Diritti dei popoli indigeni - Fondazione Roberto Franceschi
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<strong>Fondazione</strong> <strong>Roberto</strong> <strong>Franceschi</strong><br />
Teresa Sarti<br />
Presidente di Emergency<br />
PREFAZIONE<br />
“Aborigeno” e “indigeno” sono termini entrambi di origine latina. Sono dunque<br />
termini italiani, europei. Designano gli originari del luogo.<br />
Nessuno, però, chiama aborigeno o indigeno un parigino (o un milanese) per<br />
il fatto che sia parigino (o milanese) da sempre.<br />
Lo hanno notato anche gli estensori <strong>dei</strong> dizionari, e hanno riservato questi<br />
nomi per popolazioni che, in un territorio, preesistono alla cultura dominante<br />
(dominante nel momento in cui questi termini si impiegano).<br />
La cosa, detta così, può sembrare a prima vista bizzarra. In realtà, quest’impiego<br />
<strong>dei</strong> termini è comune e condiviso.<br />
Gli <strong>indigeni</strong> (gli aborigeni), nell’essere chiamati in questo modo, vengono -<br />
per dir così - isolati, circoscritti. Questi nomi suggeriscono l’idea di un po’ sbagliato,<br />
anacronistico, fuori posto; di folcloristico, se si vuol essere buoni e comprensivi.<br />
Gran cosa l’universalismo illuministico, per il quale nessun essere umano è<br />
straniero in nessuna parte del mondo.<br />
Ma ne è una grottesca caricatura l’idea che questo principio valga solo per<br />
qualcuno; che qualcun altro sia straniero anche dove è nato: ciò che chiamiamo<br />
appunto aborigeno, indigeno.<br />
A legarci a queste parole e a questi concetti non è solo pigrizia di cultura; né<br />
soltanto inerzia di pensieri.<br />
Non si possono abbandonare parole e concetti se dura ciò che li ha prodotti.<br />
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