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parte 1 - Comunità Montana dei Monti Dauni meridionali

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REGIONE PUGLIA<br />

PROGRAMMA OPERATIVO REGIONALE<br />

2000-2006<br />

ANALISI DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE<br />

PROGETTO INTEGRATO TERRITORIALE N. 10<br />

“SUB APPENNINO DAUNO”<br />

Allegato n.2


SOMMARIO<br />

Relazione<br />

PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 2 di 179<br />

CAP. 1. Premessa<br />

1.1 Premessa pag. 6<br />

CAP. 2. Quadro di riferimento programmatico<br />

2.1 Inquadramento degli interventi nell’area di studio pag. 8<br />

2.2 Rapporto del progetto con gli obiettivi perseguiti dagli strumenti di<br />

pianificazione del territorio:<br />

2.2.1 La pianificazione regionale pag. 10<br />

2.2.2 Vincoli presenti sul territorio pag. 15<br />

2.3 Coerenza del progetto con gli obiettivi <strong>dei</strong> piani<br />

2.3.1 Coerenze pag. 19<br />

2.3.2 Eventuali disarmonie e/o criticità pag. 20<br />

2.3.3 Considerazioni finali pag. 20<br />

CAP. 3. Quadro di riferimento progettuale<br />

3.1 Finalità dell’intervento pag. 22<br />

CAP. 4. Quadro di riferimento ambientale PARTE I<br />

4.1 Premesse pag. 25<br />

4.1.1 Criteri metodologici per l’analisi ambientale pag. 25<br />

4.1.2 Assetto del territorio e caratteristiche ambientali dell’area di<br />

intervento pag. 25<br />

4.1.3 Ambito territoriale coinvolto pag. 26<br />

4.1.4 Sistemi ambientali interessati pag. 27<br />

CAP. 5. PARTE II – componenti ambientali<br />

5.1 Atmosfera pag. 31<br />

5.2 Ambiente idrico pag. 31<br />

5.2.1 Rete idrica superficiale pag. 31<br />

5.2.2 Cenni climatici pag. 32<br />

5.3 Suolo e sottosuolo<br />

5.3.1 Aspetti morfo – strutturali pag. 36<br />

5.3.2 Quadro geologico d’insieme pag. 36<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 3 di 179<br />

5.3.3 Caratteri idrogeologici pag. 39<br />

5.3.4 Uso del suolo pag. 42<br />

5.4 Vegetazione e flora<br />

5.4.1 Vegetazione pag. 46<br />

5.4.2 Flora pag. 48<br />

5.5 Fauna pag. 56<br />

5.5.1 Componenti faunistiche pag. 63<br />

5.6 Ecosistemi<br />

5.6.1 Identificazione degli ecosistemi pag. 73<br />

5.7 Paesaggio – Considerazioni generali pag. 76<br />

5.7.1 Metodologia di lavoro pag. 78<br />

5.7.2 Analisi del contesto d’intervento pag. 78<br />

CAP. 6. Compatibilità fra l’opera progettata e l’esistenza della proposta di sito<br />

di interesse comunitario (SIC)<br />

6.1 Compatibilità fra le misure previste e la presenza delle proposte di Siti di<br />

Interesse Comunitario<br />

6.1.1 Premessa pag. 82<br />

6.1.2 Caratteristiche <strong>dei</strong> Sic pag. 83<br />

CAP. 7. PARTE III – sintesi delle interazioni opera – ambiente<br />

7.1 Quadro di riferimento <strong>dei</strong> criteri di intervento progettuale nell’ambito del<br />

piano di sviluppo pag. 92<br />

7.1.1 Piano degli interventi pag. 94<br />

7.1.2 Percorsi turistico-naturalistici e fruizione pag. 97<br />

7.2 Patrimonio antropologico-culturale pag. 103<br />

7.3 Altri punti operativi pag. 106<br />

7.4 Piano degli interventi – punti operativi: linee di indirizzo e strategie<br />

per lo sviluppo occupazionale pag. 108<br />

7.5 Rapporto tra l’opera ed il sistema ambientale – definizione delle interferenze<br />

e delle logiche di attenuazione pag. 112<br />

7.5.1 Tipologie degli interventi pag. 112<br />

7.5.2 Tipologia delle interferenze individuate pag. 152<br />

7.5.3 Modalità di intervento ambientale pag. 154<br />

7.5.4 Raccolta sintetica delle potenziali interferenze pag. 156<br />

7.5.5 Modificazione del territorio e della sua fruizione pag. 179<br />

7.5.6 Capacità di recupero del sistema ambientale pag. 179<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 4 di 179<br />

ANALISI DI COMPATIBILITA’<br />

AMBIENTALE<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 5 di 179<br />

Capitolo 1.<br />

PREMESSA<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


1.1 Premessa<br />

PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 6 di 179<br />

il PIT 10 – Subappennino Dauno, è stato concepito con una forte connotazione ambientale,<br />

intendendo con questo termine non tanto un concetto di imbalsamazione del territorio in nome di un<br />

ambientalismo estremo, ma volendo conciliare, per quanto possibile, una presenza dignitosa<br />

dell’uomo alla conservazione e corretta utilizzazione delle risorse del territorio.<br />

Su questa linea si muove la scelta delle misure che concorrono a caratterizzare l’intervento.<br />

Tutto ciò è bene illustrato nella I bozza delle linee guida per l’attuazione del PIT ed in particolare<br />

nella <strong>parte</strong> che per comodità di lettura si riporta integralmente:<br />

Perché del naturale<br />

La scelta della “naturalità” come fattore di qualificazione del PIT è una scelta derivante dalla<br />

tipologia delle risorse che costituiscono il patrimonio del sistema locale, ma è anche una scelta<br />

obbligata, nel senso che un territorio che ha una limitata disponibilità di fattori di produzione<br />

materiale e, nello stesso tempo, una potenziale capacità di offerta monopolistica di beni e servizi<br />

naturali e ambientali, che comunque si pongono in alternativa ai primi, tende a privilegiare<br />

quest’ultimo approccio di offerta che, peraltro è nell’interesse non solo della comunità locale, ma<br />

anche della collettività regionale.<br />

Ne deriva che:<br />

La naturalità è una scelta obbligata sotto il profilo produttivo e una condizione connaturata al<br />

sistema locale, che potrebbe incontrare le aspirazioni della comunità locale alle condizioni ed in<br />

considerazione delle riflessioni svolte nel punto 1). Del resto, vie alternative –ancorchè episodiche-<br />

allo sviluppo locale hanno dimostrato di produrre molti costi e pochi ritorni per la società locale<br />

Il distretto del naturale è, nell’interesse della società regionale (v. L.r. 19/97 e direttive<br />

comunitarie su SIC e ZPS), in quanto la stessa non possiede altre aree rurali e montane tanto vaste<br />

e ricche in termini di biodiversità, come è il Subappennino Dauno.<br />

In conclusione, l’idea-forza del PIT e lo stesso programma integrato non rappresenta solo<br />

un’aspirazione e un’opportunità della comunità locale, ma anche una scelta necessaria della stessa<br />

società regionale. Infatti, la mancanza di interventi integrati e finalizzati ad un obiettivo generale<br />

(che non può che puntare ad invertire le tendenze in atto all’abbandono del territorio ed allo<br />

spopolamento) porterebbe inevitabilmente a depauperare il patrimonio di risorse e di valori della<br />

regione, considerato che il Subappennino Dauno è l’unica area autenticamente montana della<br />

regione.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 7 di 179<br />

Capitolo 2.<br />

QUADRO DI<br />

RIFERIMENTO<br />

PROGRAMMATICO<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


2.1 Inquadramento degli interventi nell’area di studio<br />

PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 8 di 179<br />

Gli interventi previsti dal PIT 10 Subappennino Dauno ricadono in territorio soggetto da anni ad<br />

una profonda aggressione da <strong>parte</strong> dell’uomo, aggressione che ha modificato in modo sensibile<br />

gli equilibri ecologici preesistenti semplificando in maniera consistente l’ambiente e<br />

diminuendo il suo livello di biodiversità.<br />

Ciononostante ci si trova comunque di fronte ad un comprensorio ancora ad altissima valenza<br />

ecologica, con ambienti diversificati e ricchi di elementi di assoluto pregio.<br />

L’area interessata ricade nell’ambito delle due <strong>Comunità</strong> Montane: Subappennino settentrionale<br />

e Subappennino meridionale ed occupa una superficie che orientativamente si aggira intorno ai<br />

200.000 ettari.<br />

Il territorio si presenta come collinare e alto-collinare, con la quota massima sul livello del mare<br />

raggiunta da M. Cornacchia, nel Comune di Biccari, e pari a 1152 metri.<br />

Altri rilievi raggiungono e superano, sia pur di poco, i 1000 metri: M. Sambuco, M.<br />

Crispignano, M. Tre Titoli, ecc.<br />

Gli interventi previsti dal PIT sono inquadrabili in una serie di azioni in cui si nota un<br />

denominatore comune che è quello dello Sviluppo Compatibile.<br />

In effetti, il Subappennino è una delle poche aree della Puglia, insieme al Gargano ed alla<br />

Murgia, in cui è possibile trovare ancora una consistente diffusione di ambienti naturali di<br />

pregio, ma, al contrario delle due zone precedenti, non è inquadrata ancora in alcun<br />

provvedimento di tutela, se si toglie la proposta di SIC inoltrata all’Unione Europea nel 1995.<br />

Nella scelta delle misure che costituiscono il PIT, si può quindi notare una filosofia particolare,<br />

se vogliamo innovativa, rispetto ad tante iniziative passate: sviluppo economico, ma inserito in<br />

un più ampio panorama di tutela dell’ambiente che qui è considerabile come l’unica vera risorsa<br />

territoriale.<br />

Sulla scorta di altre esperienze maturate in altre zone d’Italia, si è cercato di articolare una serie<br />

di proposte che vedessero come protagonista l’ambiente e le sue peculiarità, che basassero lo<br />

sviluppo territoriale sull’utilizzazione corretta del territorio e delle sue risorse.<br />

Non è stata trascurata la possibilità di impianti produttivi di tipo industriale, ma questi sono stati<br />

pensati come sviluppo di piccole e medie industrie, preferibilmente legate alla trasformazione e<br />

commercializzazione <strong>dei</strong> prodotti locali e comunque con l’impegno a non stravolgere il<br />

territorio.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 9 di 179<br />

D’altro canto, la posizione stessa del Subappennino pone <strong>dei</strong> limiti allo sviluppo industriale;<br />

tolta l’area di Candela, vicina all’autostrada, il comprensorio si sviluppa lontano da grandi vie di<br />

comunicazione per cui è ragionevole pensare che i costi di trasporto delle materie prime e,<br />

successivamente, <strong>dei</strong> prodotti finiti incida talmente sul costo totale delle produzioni da far sì che<br />

esse non possano essere competitive sul piano economico.<br />

Per un altro verso, la situazione di estrema instabilità geologica dell’area, renderebbe<br />

problematico l’insediamento di grandi complessi industriali che sarebbero soggetti a consistenti<br />

rischi derivanti dal dissesto idrogeologico che caratterizza il territorio.<br />

Questo limite, d’altra <strong>parte</strong>, costituisce un elemento di pregio se si considera la potenzialità<br />

turistica e naturale della zona che proprio per il suo relativo isolamento offre la possibilità di<br />

riimergersi in un ambiente ove la natura e le tradizioni costituiscono una caratteristica<br />

importante ed ampiamente utilizzabile per l’innesco di flussi di turismo ambiewntale, culturale,<br />

gastronomico, religioso ecc. rivolti alle famiglie che cercano nella vacanza o, più<br />

semplicemente nella visita, un momento di rilassamento e di recupero di una dimensione<br />

temporale a “misura d’uomo”.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


del territorio<br />

PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 10 di 179<br />

2.2 Rapporto del progetto con gli obiettivi perseguiti dagli strumenti di pianificazione<br />

2.2.1 La pianificazione a scala comunale e regionale<br />

La Regione Puglia ha individuato nel Subappennino un’area naturale da proteggere e da valorizzare<br />

da un punto di vista turistico.<br />

La proposta di numerosi Siti di Interesse Comunitario che vedono interessata una buona <strong>parte</strong> del<br />

territorio è l’espressione pratica di questo intendimento.<br />

La lettura della situazione urbanistica, riferita ad un ambito territoriale, a scala comunale<br />

nello specifico, contribuisce all’obiettivo finale di tale ricerca ed acquisizione di dati: il momento<br />

della pianificazione esistente, magari anche parzialmente già attuata ed il confronto con l’ipotesi di<br />

processo di sviluppo.<br />

Esiste pertanto una interrelazione stretta tra lo studio urbanistico pianificato in periodi più o<br />

meno distanti da oggi, fattore che sostanzialmente non varia nelle diverse realtà comunali<br />

interessate, e le conseguenti ipotesi di perseguire una strategia di sviluppo locale che va al di là<br />

dell’attività urbanistica come pura applicazione di un progetto del territorio.<br />

Dall’esame <strong>dei</strong> differenti strumenti urbanistici si riesce ad evidenziare che soltanto in tempi<br />

più recenti, la lettura del territorio è diventata più rigorosa, ma anche più dettagliata, in quanto<br />

l’interesse urbanistico non può essere cosa slegata dall’interesse verso un modello di sviluppo<br />

attuabile nel concreto.<br />

Si intuisce come detto modello si possa allargare non mantenendosi solo a scala territoriale,<br />

ovvero con il solo scopo di costituire un interesse esclusivamente di tipo comunale, ma anche di<br />

sollecitare alcuni studi verso la fattibilità di uno sviluppo anche economico direttamente collegato<br />

ad un sistema di comuni.<br />

Non sempre infatti il concetto di sviluppo economico trova spazio nel disegno urbanistico<br />

non solo degli strumenti innanzi descritti, ma in quasi tutta la prassi urbanistica <strong>dei</strong> primi anni<br />

ottanta.<br />

Detta “consuetudine urbanistica” ha generato piani in cui gli obiettivi fondamentali erano la<br />

scelta delle aree e delle quantità edilizie, la scelta del tipo di fabbricazione, la scelta del rapporto fra<br />

aree residenziali ed aree per i servizi, la scelta delle aree a densità produttiva, la scelta delle grandi<br />

infrastrutture del territorio sia a scala comunale, sia a scala territoriale o sovracomunale con grande<br />

impegno di parti del territorio stesso per strade di comunicazione.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 11 di 179<br />

L’ambiente o il paesaggio naturale e le sue valenze eventuali vengono sovente incluse nelle<br />

aree agricole, come sottinsiemi del paesaggio agrario complessivo, situazioni spesso considerate<br />

come puntuali e circoscritte all’immediata area da tutelare, quasi mai riconosciute come componenti<br />

territoriali da privilegiare anche in termini di investimenti e risorse.<br />

Lo sfondo teorico che regge questo approccio comporta la concezione del territorio come un<br />

insieme di relazioni complesse inscindibili tra risorse sul territorio ed ambiente antropico o società<br />

di fatto.<br />

Il progetto del territorio richiede, dunque “atti pianificatori” che agiscano sullo stesso per<br />

individuare dinamiche di sviluppo anche e soprattutto economico ed urbano, forme di espressione<br />

attraverso cui possono passare tracciati di sviluppo economico e sociale compatibilmente con le<br />

risorse ambientali, lì dove infatti qualità dell’ambiente è anche qualità della vita e qualità urbana.<br />

Sulla base della documentazione che è stato possibile acquisire ad oggi risulta che <strong>dei</strong><br />

comuni interessati buona <strong>parte</strong> hanno approvato o, comunque, adottato un Piano Regolatore<br />

Generale, mentre altri ambiti governano le trasformazioni del proprio territorio con strumento non<br />

idoneo, oltre che per caratteristiche intrinseche <strong>dei</strong> Programmi di fabbricazione, anche per vetusta,<br />

essendo ovviamente precedenti all’approvazione della L.R. n.56/’80.<br />

Per quanto riguarda i Piani regolatori generali, inoltre, risulterebbero per oltre la metà redatti<br />

entro il 1990, data che può considerarsi indicativa non solo da un punto di vista giuridico ( es.<br />

decadenza di vincoli) o burocratico - amministrativo (superamento di due terzi dell’arco di<br />

previsioni di un quindicennio), ma anche <strong>dei</strong> relativi criteri culturali e disciplinari.<br />

Tra questi un’impostazione del Piano come strumento per il completamento e lo sviluppo<br />

residenziale del centro abitato, magari qualificato con dotazioni di aree a servizi, in alcuni casi con<br />

la valorizzazione <strong>dei</strong> nuclei antichi, ma non ancora come strumento per tutelare, valorizzare,<br />

controllare e gestire l’intero territorio comunale, con riferimento a tutte le sue componenti e<br />

valenze.<br />

Da un punto di vista morfologico le linee tendenziali di sviluppo appaiono condizionate e<br />

segnate tanto dalle caratteristiche orografiche quanto dalle vie di comunicazioni con i comuni<br />

confinanti e con i centri di maggior peso gravitazionale (Lucera, San Severo, Foggia).<br />

Si sono determinate in tal senso nel tempo direttrici di crescita lineare con prevalenza est-<br />

ovest (Casalnuovo Monterotaro, Volturara Appula, Castelnuovo della <strong>Dauni</strong>a, Accadia, Bovino)<br />

oppure sud-nord in direzione della costa (Serracapriola e Chieuti), in altri casi ancora configurazioni<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 12 di 179<br />

più articolate sono contenute tra corsi d’acqua (Deliceto tra il torrente Gavitelle ed il torrente<br />

fontana), tra crinali o aree boschive.<br />

Caratteristica ricorrente anche l’ubicazione di zone destinate ad insediamenti produttivi –<br />

artigianali - industriali- di norma distanti dai centri abitati sulle principali vie di comunicazione.<br />

Non si evince, comunque, un criterio di ubicazione <strong>dei</strong> vari PIP in un quadro di riferimento di area<br />

vasta, né di relazioni funzionali tra di essi. Si rileva tra le varie normative esaminate quella del<br />

Comune di Sant’Agata di Puglia che prevede la zona urbanistica D3, specificamente destinata alla<br />

produzione dell’olio di oliva.<br />

Per quanto riguarda le previsioni di zone destinate ad attività ricettive e turistiche le<br />

ubicazioni sono determinate in funzione di emergenze naturalistiche.<br />

Anche gli strumenti urbanistici <strong>dei</strong> comuni di Faeto e Bovino (zona a destinazione<br />

esclusivamente turistica e alberghiera) contengono previsioni insediative in funzione delle attività<br />

ricettive.<br />

Per quanto riguarda l’estensione <strong>dei</strong> territori comunali nella loro globalità e per quanto<br />

concerne la complessità ambientale, sulla base <strong>dei</strong> documenti grafici e scritti disponibili all’esame<br />

si può affermare che molti degli strumenti urbanistici <strong>dei</strong> comuni oggetto del presente studio<br />

evidenziano i limiti di un’impostazione tutta centrata sulle problematiche di crescita urbana, in<br />

termini di edificazione nei nuclei abitati ed in prossimità degli stessi per quanto riguarda<br />

insediamenti produttivi per l’industria, l’artigianato, il commercio all’ingrosso e per le attività<br />

turistico - ricettive.<br />

Dalla lettura <strong>dei</strong> documenti progettuali si desume, in molti casi, che ancora tutto il territorio<br />

comunale che non sia stato impegnato per le previsioni insediative di cui si diceva prima, rimane in<br />

una condizione di area definita fisicamente dai confini amministrativi, normativamente dalla<br />

categoria urbanistica della zona omogenea E agricola, operativamente intesa come potenziale spazio<br />

per ulteriori processi di trasformazione determinabili volta per volta e secondo scenari variabili.<br />

In tale quadro territoriale e normativo si evidenziano quindi le aree vincolate da leggi<br />

nazionali e regionali, per particolari e specifici caratteri idrogeomorfologici, architettonici,<br />

archeologici, paesaggistici ed ambientali, ma raramente si coglie una visione organica, che si<br />

traduca in un progetto unitario di tutela, valorizzazione ed uso del territorio - ambiente,<br />

considerando le valenze naturali e quelle antropiche beni da tutelare, e, nel contempo, risorse<br />

culturali ed economiche.<br />

Si riscontra nei piani esaminati l’individuazione, il rilevamento e la tutela di tali emergenze ,<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 13 di 179<br />

in maniera crescente a seconda della data di redazione degli stessi che varia dalla fine degli anni<br />

settanta alla fine degli anni novanta, segnando in tal modo l’evoluzione nel campo legislativo ed in<br />

quello disciplinare.<br />

Si è ritenuto di prendere in considerazione e investigare in sede regionale il Piano<br />

urbanistico territoriale tematico per il paesaggio (PUTT/P).<br />

Con riferimento a tale strumento, lo stesso è stato redatto ai sensi L. R. 31 maggio 1980 n.<br />

56 "Tutela ed uso del territorio" e risulta approvato recentemente dalla Regione Puglia.<br />

Rientrano nel campo di applicazione del PUTT/P le categorie di beni paesistici e ambientali<br />

di cui all' art. 1 della legge 1497/39, al c. 5° dell' art. 82 del DPR 616/77 (integrato dalla L. 431/85),<br />

all' art. 1 quinquies della L. 431/85, con le ulteriori articolazioni e specificazioni di cui al PUTT/P<br />

stesso.<br />

segue:<br />

Il Piano perimetra degli ambiti territoriali di differente valore, classificati da A ad E come<br />

- ambito di valore eccezionale ("A"), laddove sussistano condizioni di rappresentatività<br />

di almeno un bene costitutivo di riconosciuta unicità e/o singolarità, con o senza<br />

prescrizioni vincolistiche preesistenti;<br />

- ambito di valore rilevante ("B"), laddove sussistano condizioni di compresenza di più<br />

beni costitutivi con o senza prescrizioni vincolistiche preesistenti;<br />

- ambito di valore distinguibile ("C"), laddove sussistano condizioni di presenza di un<br />

bene costitutivo con o senza prescrizioni vincolistiche preesistenti;<br />

- ambito di valore relativo ("D"), laddove, pur non sussistendo la presenza di un bene<br />

costitutivo, sussista la presenza di vincoli (diffusi) che ne individui una significatività;<br />

- ambito di valore normale ("E"), laddove è comunque dichiarabile un significativo<br />

valore paesaggistico-ambientale.<br />

I terreni e gli immobili ricadenti all'interno degli ambiti da "A" a "D" sono sottoposti a tutela<br />

diretta dal Piano, che definisce degli indirizzi di tutela, delle direttive di tutela e delle prescrizioni di<br />

base.<br />

Il PUTT/P ha previsto la istituzione di aree naturali protette in maniera coordinata ed in<br />

coerenza con le previsioni della L.S. 394/91.<br />

Per il PUTT l’area protetta (e il piano relativo) “diventa, pertanto, lo strumento operativo per<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 14 di 179<br />

determinare il concerto tra il pubblico interesse e quello <strong>dei</strong> privati (passando dal regime <strong>dei</strong> vincoli<br />

a quello delle attività per/o coerenti con la tutela).”<br />

E’ previsto che vengano formati <strong>dei</strong> “piani di secondo livello” finalizzati al recupero, alla<br />

salvaguardia e valorizzazione paesistico-ambientale delle aree.<br />

Pertanto, il Piano di sviluppo del territorio risulta strategico anche in rapporto alla tutela<br />

paesaggistico-ambientale negli ambiti territoriali estesi come delineati dal piano tematico, ed è<br />

anche per questa ragione che nel presente studio si sono considerati attentamente gli ambiti come<br />

individuati dal PUTT/P della Regione Puglia, al fine di offrire un collegamento efficace con la<br />

restante attività pianificatoria regionale e per offrire una continuità che valorizzi i punti di forza <strong>dei</strong><br />

vari strumenti di pianificazione esistenti.<br />

Si è consci che il PUTT/P è operativo soltanto dal gennaio 2001, così come lo stesso non<br />

possa essere (come ogni piano) esente da critiche e non possa non contenere degli aspetti meritevoli<br />

di essere ridiscussi. Si è però della precisa convinzione che i “piani” a qualunque livello debbano tra<br />

loro dialogare indipendentemente dall’iter approvativo che stanno seguendo, così come si è<br />

seriamente convinti dell’importanza delle previsioni (senza entrarne nel merito) del PUTT/P e della<br />

possibilità di perfezionare le stesse e darne maggiore forza attraverso gli strumenti operativi insiti<br />

nel PIT.<br />

Per il PUTT/P le formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche, biologiche, con<br />

eccezionale o rilevante valore naturalistico e ambientale, oltre a quelle che risultano già comprese<br />

nelle riserve o nei parchi nazionali di cui alle L. 448/76, 979/82 e 394/91, rappresentano patrimonio<br />

naturale della Regione, così come i beni archeologici e architettonici vincolati e segnalati presenti<br />

sul territorio in modo episodico, diffuso, addensato, all’esterno <strong>dei</strong> centri abitati, costituiscono il<br />

patrimonio culturale extraurbano della Regione.<br />

* * * *<br />

Il sistema delineato dal PUTT/PBA Puglia per l’individuazione e la delimitazione degli<br />

ambiti territoriali estesi è essenzialmente, perlomeno per quanto concerne i comuni del<br />

SubAppennino Dauno settentrionale e meridionale, un sistema a macchia di leopardo; esso è<br />

costituito, cioè, da un insieme di aree di forma e dimensione molto varie, diffuse, con soluzioni di<br />

continuità, nel territorio comunale e sottoposte ai diversi regimi di tutela sopra descritti.<br />

Senza addentrarsi nella lettura approfondita del PUTT, cosa che viene rimandata in altra<br />

sede, si pone in risalto che il PUTT stesso non ha in genere tenuto in grande considerazione le<br />

valenze ambientali del SubAppennino, tranne quelle di puro valore giuridico (vincolo ex lege,<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 15 di 179<br />

boschi, ecc.). E’ mancata infatti una lettura attenta del territorio in esame sotto l’aspetto<br />

naturalistico ed in merito pertanto si ritiene debbano eseguirsi gli opportuni approfondimenti in sede<br />

di approntamento <strong>dei</strong> vari progetti.<br />

2.2.2 Vincoli presenti sul territorio<br />

Il territorio del Subappennino dauno è interessato da una serie di vincoli che derivano dalla<br />

situazione strutturale del comprensorio e dalla presenza di una serie di situazioni di elevato<br />

interesse.<br />

Sono presenti il vincolo idrogeologico, vincolo paesaggistico, vincoli archeologici, nonché vincoli<br />

correlati alla L. R. 10/84. Nell’area sono stato proposti numerosi Siti di Interesse Comunitario.<br />

E’ importante infine porre in risalto che l’area è dichiarata zona sismica.<br />

L'individuazione <strong>dei</strong> vincoli che insistono sul territorio comunale, convenientemente estesa<br />

all’area vasta del Sub Appennino Dauno Settentrionale e Meridionale, ha rappresentato un<br />

momento fondamentale nello studio intrapreso in quanto la trasformabilità del territorio è<br />

prioritariamente legata anche ai vincoli territoriali ed istituzionali; invero non risulta legata agli<br />

stessi solo in quanto rappresentano delle limitazioni sotto il profilo delle procedure amministrative<br />

per le modifiche sul territorio, ma soprattutto perché la vincolistica è stata proposta per preservare le<br />

valenze del territorio contro modifiche incontrollate dello stato <strong>dei</strong> luoghi e tali da alterarne le<br />

valenze, oltre che la qualità visiva del paesaggio. Inoltre il rispetto di quest’ultimo, come anche<br />

delle altre componenti ambientali, non deve identificarsi solo in un rispetto dell'ambiente visivo, ma<br />

più in generale nel rispetto di tutti quei fattori che contribuiscono al complesso equilibrio del<br />

territorio, e per i quali sono a volte imposti i vincoli ex-lege.<br />

I vincoli da prendere in considerazione nell’ambito dello studio, quindi, sono quelli imposti<br />

a tutela di alcuni aspetti che interferiscono con le componenti ambientali dell’area di studio e con il<br />

paesaggio, laddove quest'ultimo tende, come detto, ad essere alterato indirettamente in tutto<br />

l'ecosistema.<br />

Numerosi sono quelli imposti da leggi specifiche, oltre naturalmente il vincolo paesaggistico<br />

ex lege 1497/39 (ora inquadrato nel regime del Testo Unico), ed oggetto <strong>dei</strong> presenti<br />

approfondimenti. I principali, indagati, sono riportati di seguito:<br />

- vincolo archeologico ex lege N° 1089 del 01/06/39;<br />

- vincolo idrogeologico ex lege n° 3267 del 30/12/23 e forestale;<br />

- vincolo generale di cui all'art. 1 della L. 08/08/85 N°431;<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


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- vincoli ai sensi della precedente Legge 29/06/39 N° 1497 emessi dal Min. Beni Culturali ed<br />

Ambientali ("Galassini");<br />

- vincolo connesso alle aree soggette ad uso civico.<br />

Ai sensi dell'art. 1 della legge 1 giugno 1939 n° 1089 (“tutela delle cose di interesse artistico<br />

e storico”, risultano assoggettate alle previsioni e prescrizioni della stessa, "le cose, immobili e<br />

mobili, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnografico, etc".<br />

Alle stesse specifiche sono pure assoggettate le valli, i parchi e i giardini che abbiano<br />

interesse artistico o storico.<br />

Sono altresì sottoposte alla legge n. 1089 anche "le cose immobili che, a causa del loro<br />

riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell'arte e della cultura in genere, siano<br />

state riconosciute di particolare interesse, ecc.".<br />

Le indagini condotte non hanno evidenziato aree ed immobili specificamente vincolati.<br />

Ai sensi dell'art. 1 della legge 1497/39, le cui previsioni sono attualmente state sostituite da<br />

quelle del recente Testo Unico n° 490 sui beni ambientali, erano soggette alle previsioni e<br />

prescrizioni della stessa, "a causa del loro notevole interesse pubblico” le cose immobili che hanno<br />

cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica, le ville, i giardini e i parchi che,<br />

non contemplati dalle leggi per la tutela delle cose d'interesse artistico o storico, si distinguono per<br />

la loro non comune bellezza, i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto<br />

avente valore estetico e tradizionale. Sono altresì soggette a specifica protezione anche le bellezze<br />

panoramiche considerate come quadri naturali e così pure quei punti di vista o di belvedere,<br />

accessibili al pubblico, dai quali si gode lo spettacolo di quelle bellezze.<br />

Nonostante la bellezza delle aree in esame, non vi sono zone sottoposte a vincolo e ricadenti<br />

nel territorio dell’area di studio.<br />

A norma dell'art. 1 della legge 3267/23 sono invece sottoposti a vincolo per scopi<br />

idrogeologici i terreni di qualsiasi natura e destinazione che, per effetto di forme di utilizzazione<br />

contrastanti con le norme di cui agli artt. 7, 8 e 9 della stessa legge, possano con danno pubblico<br />

subire denudazioni, perdere la stabilità o turbare il regime delle acque.<br />

La suddetta legge prevede oltre al vincolo idrogeologico per i fini sopra richiamati, anche un<br />

vincolo specifico per i boschi che, stante la loro ubicazione, difendono terreni o fabbricati dalla<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


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caduta di valanghe, dal rotolamento di sassi, o che comunque per altri scopi, siano ritenuti tali da<br />

essere sottoposti a limitazione dell'utilizzo.<br />

Le aree soggette a vincolo idrogeologico che ricadono nell’area di studio (Comune di Faeto<br />

e area vasta) sono presenti nel territorio in maniera diffusa e sono costituite da zone talvolta grandi<br />

e compatte e a luoghi frammentate.<br />

Particolare significativo è che le aree soggette a tale vincolo ruotano comunque intorno al<br />

sistema <strong>dei</strong> boschi, quasi a proteggerne le valenze.<br />

La vastità <strong>dei</strong> boschi è significativa sul territorio comunale e gli stessi sono censiti anche dal Piano<br />

Paesistico regionale recentemente approvato.<br />

Sul territorio sono presenti inoltre alcune oasi di protezione faunistica, zone di ripopolamento e<br />

cattura.<br />

Con riferimento alle aree caratterizzate da interesse venatorio l’indagine condotta ha evidenziato<br />

nell’area e nei comuni limitrofi l’esistenza delle seguenti tipologie di aree (con riferimento ai<br />

comuni del Sub-Appennino meno distanti):<br />

- Zona di ripopolamento e cattura “Masseria Mastrangelo” a Bovino;<br />

- Zona di ripopolamento e cattura “Monte Maggiore” a Orsara di Puglia;<br />

- Oasi di protezione della selvaggina “Stallone Acqua di Pisani” a Bovino;<br />

- Oasi di protezione Montagna-Toppo Casone-Vetruscelli a Castelluccio Val.re o Celle S.Vito<br />

- Azienda faunistico-venatoria di Difesa Vadicola a Celle S. Vito.<br />

Non poteva certamente mancare poi un approfondimento degli aspetti connessi alla<br />

vincolistica proposta con l'art. 1 della Legge Galasso. Tale importante previsione normativa ha<br />

imposto il vincolo paesaggistico ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497 su numerose categorie<br />

di beni, tra cui i fiumi, i torrenti ed i corsi d'acqua iscritti negli elenchi di cui al testo unico delle<br />

disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre<br />

1933, n. 1775, e le relative sponde o piede degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna.<br />

La previsione normativa si estende poi su altre categorie molto importanti per il territorio di<br />

studio, stante la presenza cospicua delle categorie di beni tutelati. Ci si riferisce in particolare alle<br />

previsioni vincolistiche sui “parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione<br />

esterna <strong>dei</strong> parchi, come anche sui territori coperti da riserve e da boschi, ancorché percorsi o<br />

danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento”.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 18 di 179<br />

L’importanza della legge Galasso porta a riflettere sulla sua strategia nella tutela del<br />

territorio: indubbiamente trattasi di una legge diversa dalle precedenti, in quanto vincola non più<br />

ambiti definiti ma grosse categorie di beni naturali.<br />

Pertanto risulterebbero vincolati o meritevoli di tutela intere categorie di beni non<br />

esclusivamente individuati con le specifiche perimetrazioni a volte proposte o suggerite.<br />

Risulterebbero infatti vincolati anche i territori esterni in cui siano riscontrabili valori che risultano<br />

presenti all’interno delle aree perimetrate.<br />

Il vincolo paesaggistico ai sensi della legge Galasso interviene infatti su tutti i fiumi, torrenti<br />

e corsi d'acqua iscritti in appositi elenchi e sui territori all'interno di una fascia di 150 m da ogni<br />

sponda.<br />

Nessun vincolo specifico è stato proposto con gli specifici decreti del Ministero <strong>dei</strong> Beni<br />

Culturali ed Ambientali, i cosiddetti Galassini, di fatto quasi subito invalidati. Tali decreti hanno<br />

perso infatti quasi subito la loro efficacia e sono successivamente stati considerati solo in quanto<br />

riportavano la segnalazione “scientifica” di grandi valenze presenti sul territorio.<br />

Considerazioni particolari devono rivolgersi al vincolo paesaggistico imposto ai sensi della<br />

L. 431/85 anche sui parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna<br />

<strong>dei</strong> parchi, ed inoltre sui territori coperti da riserve e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal<br />

fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento.<br />

Nell’area di studio non ricade alcuna <strong>parte</strong> di territorio rientrante nella perimetrazione di<br />

parchi nazionali ovvero regionali.<br />

Formalmente poi occorre segnalare che si è fuori da perimetrazioni di parchi regionali, in<br />

quanto quello <strong>dei</strong> Boschi del Sub Appennino Dauno formalmente non risulta istituito: si è infatti<br />

fermi, sotto l’aspetto procedurale, alla fase di chiusura delle pre-conferenze (come previsto dalla<br />

L.R. 19/97). Nell’area di studio non risultano poi presenti riserve naturali normate ai sensi della L.<br />

394 sui parchi, come anche dalla L.R. 19/97, in quanto la definizione delle stesse verrà a valle della<br />

definizione del piano del parco.<br />

Significativamente esteso risulta però il vincolo paesaggistico ex L. Galasso imposto a tutela<br />

<strong>dei</strong> boschi, in quest’area presenti ed appositamente individuati non solo dal PUTT/P ma anche<br />

attraverso le specifiche indagini naturalistiche.<br />

Non risultano invece vincolate le aree ricadenti all’interno delle perimetrazioni <strong>dei</strong> S.I.C. e<br />

delle zone ZPS, in quanto non specificamente previsto, anche se tali aree sono comunque tutelate, o<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


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dovrebbero esserlo, da possibili conseguenze negative di interventi sul territorio, stante la specifica<br />

previsione della redazione della valutazione di incidenza per grandi categorie di interventi.<br />

Gli usi civici sono stati indagati perché significativi per l’area in esame.<br />

La perimetrazione degli usi civici, visionata allo stato attuale, andrà approfonditamente<br />

indagata al fine di eliminare le aree definitivamente affrancate. In ogni caso, l’uso civico sembra<br />

corrispondere in numerosi casi più ad un vincolo generico su di un’area, che al vincolo che potrebbe<br />

derivare su aree rilevanti sotto il profilo ambientale.<br />

Le perimetrazioni riscontrate riguardano ampie aree del territorio comunale.<br />

Come già posto in risalto, nell’area del Sub Appennino ricadono molti Siti di Interesse<br />

Comunitario; a tal proposito si citano:<br />

corso del Fortore – lago di Occhito (IT9110002)<br />

boschi di Celenza – Monte Sambuco (IT9110035)<br />

Monte Cornacchia – Bosco di Faeto (IT9110003)<br />

Accadia – Deliceto (IT9110033).<br />

Valle Ofanto – lago Capacciotti (IT9120011)<br />

Valli del Cervaro - Bosco dell'Incoronata (IT9110032).<br />

2.3 Coerenza del progetto con gli obiettivi <strong>dei</strong> piani<br />

2.3.1 Coerenze<br />

Il progetto si inserisce in modo armonico e coerente con i piani di sviluppo dell’area del<br />

Subappennino individuando la compatibilità degli interventi con le reali vocazioni del territorio.<br />

Il progetto, inoltre, contiene tutti gli elementi che caratterizzano un piano di sviluppo in area<br />

protetta, anticipando quindi tutte quelle azioni che caratterizzano l’elaborazione del piano parco che<br />

dovrà essere redatto al momento in cui si darà esecuzione alla normativa regionale per l’istituzione<br />

<strong>dei</strong> parchi regionali del Subappennino dauno settentrionale e del Subappennino dauno meridionale.<br />

Nel PIT che in questa sede si esamina, infatti, sono contenute misure che prevedono azioni ed<br />

interventi compatibili con l’esistenza <strong>dei</strong> Siti di Interesse Comunitario ed anche le misure che<br />

prevedono interventi di tipo più specificatamente industriale non appaiono, al momento,<br />

incompatibili con quanto può essere realizzato in ambiti di sviluppo inclusi nelle aree protette.<br />

Un esame più approfondito e più puntuale potrà, comunque, essere condotto solo dopo la<br />

presentazione <strong>dei</strong> progetti specifici a seguito della presentazione <strong>dei</strong> bandi.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 20 di 179<br />

Appare opportuno precisare, inoltre, che la compatibilità o meno di un intervento dipende in gran<br />

<strong>parte</strong> dalla sua localizzazione per cui è ragionevole pensare che solo al momento della<br />

presentazione <strong>dei</strong> progeti definitivi possa essere effettuata una valutazione reale della compatibilità.<br />

2.3.2 Eventuali disarmonie e/o criticità<br />

A livello di progetto generale, non si evincono particolari disarmonie e/o criticità in quanto non si<br />

conoscono né i progetti specifici né le localizzazioni degli stessi.<br />

Sicuramente la filosofia che sta alla base del PIT, così come viene presentato, si nota un perfetto<br />

accordo con le norme e con lo spirito di tutela che riguardano aree destinate ad essere incluse in<br />

decreti di protezione quali quelli di un Parco Regionale.<br />

Come verrà più avanti esplicitato, esistono una serie di perplessità su alcuni interventi previsti dalla<br />

misura 4, ma, si ripete, al momento si ravvisa solamente una potenziale criticità in quanto non si<br />

conoscono le realizzazioni e la loro collocazione.<br />

2.3.3 Considerazioni finali<br />

Il progetto in esame presenta tutte le caratteristiche di sviluppo e contemporanea tutela che sono<br />

consone agli interventi in un’area ad elevato valore ambientale come è il Subappennino Dauno.<br />

Come verrà messo in evidenza più avanti, infatti, la maggior <strong>parte</strong> delle misure che compongono il<br />

PIT è volta all’impostazione di un tipo di sviluppo rispettoso delle caratteristiche naturali del<br />

territorio e delle tradizioni che in esso ancora sopravvivono ben radicate in una popolazione che si<br />

sente <strong>parte</strong>cipe dell’ambiente in cui opera.<br />

La presenza, inoltre, di misure dedicate alla formazione ed all’informazione costituisce un elemento<br />

qualificante di conoscenza attraverso il quale possono essere impostate una serie di attività<br />

compatibili con le naturali vocazioni del territorio e, ancor più, si forniscono gli strumenti per<br />

esaltare le potenzialità di sviluppo sociale ed economico offerte da queste iniziative.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 21 di 179<br />

Capitolo 3.<br />

QUADRO DI<br />

RIFERIMENTO<br />

PROGETTUALE<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


3.1 Finalità dell’intervento<br />

PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 22 di 179<br />

L’intervento si pone, come obiettivo finale, lo sviluppo sociale ed economico delle popolazioni<br />

presenti nel Subappennino Dauno attraverso lo stimolo di una imprenditoria rispettosa delle<br />

caratteristiche del territorio e delle tradizioni che lo qualificano.<br />

In particolare, la coniugazione “sviluppo – tutela ambientale” porterebbe, qualora realizzata<br />

integralmente, ad una positiva evoluzione socio economica dell’area parallelamente alla<br />

conservazione, anzi al miglioramento, delle condizioni ambientali, evitando di dare corpo a<br />

quell’equazione perversa e falsa che vuole che allo sviluppo si accompagni necessariamente la<br />

compromissione ambientale del territorio.<br />

Tale obiettivo finale si intende raggiungere attraverso una serie di azioni:<br />

a) creazione di nuove opportunità di crescita e di sviluppo sostenibile, assicurando un uso<br />

efficiente e razionale delle risorse naturali, promuovendo la localizzazione di nuove<br />

iniziative imprenditoriali, in particolare quelle del settore turistico e delle attività<br />

culturali;<br />

b) la promozione della localizzazione di nuove iniziative imprenditoriali, assicurando la<br />

sostenibilità ambientale dello sviluppo del sistema produttivo, anche con l’utilizzo delle<br />

migliori tecnologie disponibili e rispettando nel medio e lungo periodo la capacità di<br />

carico dell’ambiente;<br />

c) stabilire condizioni favorevoli per nuove opportunità imprenditoriali, in particolare nel<br />

settore agro-alimentare e nei settori dell’artigianato tradizionale, riducendo i tassi di<br />

disoccupazione, e accrescendo la <strong>parte</strong>cipazione al mercato del lavoro e l’emersione<br />

delle attività informali (e quindi la loro produttività), valorizzando le risorse femminili.<br />

Più chiaramente, tutto ciò viene esplicitato attraverso l’illustrazione delle strategie generali del<br />

progetto:<br />

a) apertura del sistema territoriale del PIT, che rappresenta un obiettivo basilare e<br />

fondamentale per arginare e modificare le dinamiche in atto;<br />

b) cooperazione sia nell’elaborare la strategia e il modello di sviluppo che nel realizzare gli<br />

interventi di attuazione del PIT;<br />

c) qualità delle scelte, per raggiungere un livello di competitività e di visibilità verso<br />

l’esterno, e <strong>dei</strong> prodotti per affermare uno standard di reputazionalità dell’area sia in<br />

termini produttivi che di sistema ambientale e socio-economico;<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 23 di 179<br />

d) identità territoriale delle risorse impiegate, <strong>dei</strong> prodotti, <strong>dei</strong> valori e <strong>dei</strong> comportamenti,<br />

in modo che l’apertura del sistema non ne mini le precondizioni di competitività o di<br />

distinzione, cioè le modalità del vivere e del produrre, i valori umani e culturali, le<br />

tradizioni ed i costumi, le risorse naturali e il paesaggio, che rappresentano la vera<br />

ricchezza del sistema territoriale.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 24 di 179<br />

Capitolo 4.<br />

QUADRO DI<br />

RIFERIMENTO<br />

AMBIENTALE<br />

PARTE I<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


4.1 Premesse<br />

4.1.1 Criteri metodologici per l’analisi ambientale<br />

PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 25 di 179<br />

E’ indubbio che alla base di una corretta analisi ambientale vi siano adeguati criteri di<br />

lettura; detti criteri si basano sui seguenti temi di indagine e valutazione:<br />

Assetto del territorio e caratteristiche ambientali dell’area di intervento - valenze e<br />

criticità ambientali del contesto interessato quale area di intervento eventualmente correlata a<br />

quelle limitrofe significativamente suscettibili di essere interessate o influenzate;<br />

Aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente e sua evoluzione probabile senza<br />

l’attuazione del piano o del programma.<br />

4.1.2 Assetto del territorio e caratteristiche ambientali dell’ area di intervento<br />

Inquadramento del territorio a scala provinciale – provincia di Foggia<br />

L'area interessata dalla proposta di piano di sviluppo ricade nella provincia di Foggia ed è<br />

limitata a Nord dalle Foci del Torrente Saccione e del Fiume Fortore, ad Ovest dal confine apulo-<br />

campano-molisano, a Sud dall’asta terminale del Fiume Calaggio e dall’alto e medio corso del<br />

Torrente Carapelle e, infine, ad Est dal versante che degrada verso il mare Adriatico.<br />

In tale <strong>parte</strong> della provincia di Foggia si distinguono due distretti geografici, che dalla<br />

Catena Appenninica (a Sud-Ovest) al Mar Adriatico (a Nord-Est), Promontorio del Gargano<br />

escluso, sono noti rispettivamente come Appennino Dauno o <strong>Monti</strong> della <strong>Dauni</strong>a e Capitanata o<br />

Tavoliere della Puglia.<br />

In particolare il distretto geografico dell’ Appennino Dauno viene ulteriormente distinto in<br />

SubAppennino Settentrionale e SubAppennino Meridionale.<br />

L’ambito territoriale ristretto oggetto della presente relazione, interessato dal PIT, è quello<br />

<strong>dei</strong> comuni del Sub Appennino Settentrionale e Meridionale.<br />

Si ritiene estremamente utile evidenziare che i comuni di Orsara, Bovino, Deliceto, Panni,<br />

Accadia e Sant’Agata sono caratterizzati da una particolare e pregevole vegetazione boschiva ed<br />

attualmente è segnalata un’oasi di protezione.<br />

Il comprensorio, interessante dal confine con il Molise fino al confine con la Basilicata a<br />

sud, racchiude un complesso di aree di grande importanza per la presenza del Bosco Difesa Grande<br />

di Accadia, delle gole del Torrente Frugno, delle formazioni ripariali presenti lungo il corso<br />

superiore del Cervaro con specie vegetali ed animali inserite nella Direttiva UE 92/43.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 26 di 179<br />

Tali fattori estremamente caratterizzanti il comprensorio nel suo assetto ambientale e<br />

naturalistico sono stati individuati come siti, ricadenti nella Provincia di Foggia per i quali è<br />

indispensabile attivare degli strumenti di tutela e fruizione, come indicati dalla L. R. 19/97, e<br />

proposti, secondo la classificazione operata dalla stessa legge, per l’istituzione di “Parco naturale<br />

regionale” ovvero “Aree terrestri, fluviali, lacustri, marine prospicienti alla costa, in grado di<br />

costituire un sistema omogeneo individuato dagli assetti naturali <strong>dei</strong> luoghi, dai valori<br />

paesaggistici e dalle tradizioni culturali delle popolazioni locali.”<br />

In questa realtà i rischi connessi alla salvaguardia territoriale sono rappresentati dalla messa<br />

a coltura e dal sovrapascolo.<br />

Componenti ambientali e naturalistiche del contesto territoriale<br />

Nell'ambito della presente analisi, sono stati prescelti le seguenti componenti ed indicatori<br />

ambientali in quanto essenziali ai fini della definizione dell’assetto ambientale del territorio<br />

interessato.<br />

In particolare, essi sono:<br />

CLIMATOLOGIA<br />

VEGETAZIONE E FLORA<br />

FAUNA<br />

PAESAGGIO<br />

4.1.3 Ambito territoriale specifico coinvolto<br />

L’ambito territoriale coinvolto nel progetto ricade nel perimetro amministrativo delle due <strong>Comunità</strong><br />

Montane, Subappennino Settentrionale e Subappennino Meridionale.<br />

L’estensione del territorio appare notevole aggirandosi intorno ai 200.000 ettari nei quali sono<br />

compresi centri abitati (29 Comuni e numerose frazioni), aree coltivate per lo più a grano duro,<br />

amienti naturali comprendenti boschi di varia tipologia, pascoli, corsi d’acqua, laghi, stagni,<br />

marcite, macchia mediterranea.<br />

Tutto il territorio si sviluppa in ambito collinare e montano con la quota più alta corrispondente a<br />

M. Cornacchia pari a 1152 metri sul livello del mare, ma con altri rilievi che raggiungono e<br />

superano i 1000 metri (M. Sambuco, M. Crispignano, M. Tre Titoli, ecc.).<br />

Il territorio si presenta come un’arco, con orientamento genericamente Nord – Sud, che delimita il<br />

confine del Tavoliere e della Capitanata con il Molise (provincia di Campobasso), la Campania<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 27 di 179<br />

(provincia di Avellino e di Benevento) ed infine, verso Sud, con la Basilicata (provincia di<br />

Potenza).<br />

4.1.4 Sistemi ambientali interessati<br />

Nel territorio del Subappennino possono essere individuati una serie di ambienti “fondamentali”<br />

estremamente importanti che costituiscono, con la loro alternanza, “l’ossatura naturale” del<br />

territorio.<br />

Si individuano preliminarmente:<br />

ambienti forestali<br />

ambienti di macchia<br />

ambienti di pascolo<br />

ambienti umidi.<br />

Queste categorie di validità generale vanno suddivise in sottocategorie più specifiche sulle quali<br />

effettuare in un momento successivo, una analisi più approfondita.<br />

Ambienti forestali<br />

Fermo restando il concetto che il termine foresta non può essere applicato agli ambienti boscati<br />

della nostra zona, ormai degradati e profondamente modificati dall’azione dell’uomo, con il termine<br />

“ambiente forestale intenderemo tutte quelle aree nelle quali insiste una copertura arborea.<br />

Si distinguono fondamentalmente boschi:<br />

di conifere<br />

misti di conifere e latifoglie<br />

di latifoglie.<br />

I primi due tipi sono da considerarsi di sicura origine artificiale in quanto risultato di<br />

rimboschimenti effettuati nel corso degli anni in zone soggette a precedenti incendi o soggette a<br />

dissesti.<br />

Molto più raramente i boschi misti possono essere considerati il risultato di una integrazione con<br />

conifere su una precedente base naturale di bosco di latifoglie.<br />

I boschi di latifoglie sono suddivisibili in boschi con predominanza di roverella (Quercus<br />

pubescens), posizionati in tutto l’arco collinare, e boschi igrofili con dominanza di pioppo (Populus<br />

sp.) e salice (Salix sp.) e posizionati nelle aree umide per lo più costituite da torrenti e rare marcite.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


Ambienti di pascolo<br />

PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 28 di 179<br />

Ormai rarefatti a causa della messa a coltura, spesso illegale, di ampie superfici di questi ambienti,<br />

costituiscono ambiti importantissimi iin quanto ospitano specie fondamentali per l’equilibrio del<br />

territorio.<br />

Ambiti preferenziali, se non esclusivi di caccia del lupo e di moltissimi rapaci, ospitano anche<br />

ricche popolazioni di lepidotteri e, coonseguentemente, <strong>dei</strong> loro predatori.<br />

Anche dal punto di vista botanico ospitano specie rare ed importanti, oltre che protette fra le quali si<br />

citano per tutte varie specie di orchidee.<br />

Costituiscono inoltre un elemento fondamentale di prevenzione <strong>dei</strong> dissesti in quanto la coltre<br />

erbosa, assai compatta, in <strong>parte</strong> smorza la violenza delle acque meteoriche ed in <strong>parte</strong> permette il<br />

loro ruscellamento senza permettere l’innescarsi di processi erosivi che, nella situazione geologica<br />

del comprensorio, potrebbero rivelarsi disastrosi.<br />

Ambienti umidi<br />

Pure facendo astrazione dall’antico adagio che recita “ove c’è acqua c’è vita”, questi ambienti<br />

appaiono di fondamentale importanza in quanto costituiscono luoghi di abbeverata, siproduzione e<br />

sopravvivenza di zoocenosi di eccezionale rilievo.<br />

Nel Subappennino gli ambienti umidi sono inquadrabili in varia tipologia:<br />

fiumi perenni<br />

torrenti stagionali<br />

abbeveratoi<br />

marcite<br />

laghi di grande estensione<br />

laghetti collinari.<br />

L’estrema varietà degli ambienti stimola una altrettanto varia diversificazione delle forme di vita e<br />

costituisce un elemento fondamentale per il mantenimento della biodiversità.<br />

In alcuni casi, ad esempio per i fontanili, ci si trova di fronte a vere e proprie riserve biogenetiche<br />

nelle quali sopravvivono specie importantissime e rare. Si citano a questo proposito le popolazioni<br />

di Triturus carnifex, Triturus italicus, Hirundo medicinalis, Rana dalmatina, Bombina variegata,<br />

ecc.<br />

Costituiscono inoltre riserve d’acqua esente per lo più da inquinamento e quindi adatta per<br />

l’insediamento, sopravvivenza e riproduzione di specie molto sensibili che ormai si trovano quasi<br />

esclusivamente in questi ambiti.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


Ambienti di macchia<br />

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Questo tipo di ambiente resiste ormai in pochi lembi nel territorio. La sua importanza risiede nel<br />

tipo di vegetazione che lo caratterizza, costituita da cespugli di vario sviluppo che spesso si<br />

compenterano formando intrichi vegetazionali che costituiscono un eccezionale rifugio, oltre che<br />

alimentazione, per moltissime specie animali.<br />

Tipologicamente distinguibile in macchia arida, caratteristica delle zone secche, e macchia più<br />

igrofila, spesso associata a ristagni di acqua, permette una notevole diversificazione delle zoocenosi<br />

contribuendo in modo determinante all’aumento della biodiversità.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 30 di 179<br />

Capitolo 5.<br />

PARTE II<br />

COMPONENTI<br />

AMBIENTALI<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


5.1 Atmosfera<br />

PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 31 di 179<br />

L’area nella quale si va a collocare l’intervento risulta lontana da qualsiasi emissione di gas da <strong>parte</strong><br />

di industrie o impianti che possano esalare sostanze inquinanti.<br />

L’area risulta ventosa ed è interessata prevalentemente dai venti occidentali nel periodo primaverile<br />

ed autunnale, mentre in inverno si rileva una tendenza delle correnti d’aria a ruotare da Nord e Nord<br />

– Est ed in estate la tendenza risulta essere quella <strong>dei</strong> venti <strong>meridionali</strong>.<br />

5.2 Ambiente idrico<br />

l’ambiente idrico è formato da tutte le presenze di acqua che interessano il territorio, acque correnti<br />

o ferme, in alvei naturali o artificiali, perenni o temporanee.<br />

Alla presenza dell’acqua sul territorio contribuiscono i fattori climatici quali le precipitazioni e la<br />

temperatura, il primo evento come fonte di ricarica delle falde, il secondo come elemento che<br />

contribuisce alla evaporazione e alla conseguente siccità estiva.<br />

5.2.1 Rete idrica superficiale<br />

L'esame della situazione del territorio a livello idrologico, tenendo conto delle acque superficiali<br />

(corsi d'acqua, invasi, risorgive, stagni e marcite) e delle acque sotterranee (falde e sbocchi di<br />

falda), appare estremamente interessante, stante la ricchezza del territorio per quanto riguarda<br />

l'acqua.<br />

Numerose sono le sorgenti nel territorio in esame, a testimonianza di un complesso reticolo<br />

sotterraneo, anche se non per tutte le sorgenti esiste la condizione di perennità.<br />

La qualità di queste acque è piuttosto varia, anche in considerazione che i terreni sovrastanti<br />

moltissime sorgenti sono interessati da una notevole attività agricola con l'uso di fitofarmaci,<br />

diserbanti e concimi chimici che potrebbero, ed in qualche caso esiste fondato sospetto che ciò sia<br />

già avvenuto, inquinare le falde più superficiali alimentanti un buon numero di sorgenti.<br />

Le acque superficiali, fluenti nei vari fiumi e torrenti presenti nel comprensorio e quelle raccolte<br />

nell'invaso della diga di Occhito ed in quello, molto più piccolo, del lago Pescara, costituiscono un<br />

bene di importanza straordinaria da tutelare a tutti i costi.<br />

Tutti i corsi d'acqua nascono in terreni calcareo marnosi e/o calcareo argillosi e scorrono<br />

prevalentemente su un substrato in cui i costituenti arenacei ed argillosi sono abbondantemente<br />

presenti.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 32 di 179<br />

Su questi substrati le acque attuano la loro azione erosiva, soprattutto durante il periodo primaverile<br />

quando le portate sono massime e la velocità <strong>dei</strong> corsi aumenta l'energia delle acque stesse che<br />

riescono a trasportare verso valle una notevole quantità di sedimenti.<br />

Questi, per quanto riguarda il bacino del Fortore, vanno a riversarsi nell'invaso di Occhito per il<br />

quale, comunque, il rischio di interramento in tempi relativamente brevi non appare molto reale per<br />

merito di una sorta di filtro naturale costituito dalla grande massa di vegetazione semiimmersa che<br />

si è creata a monte della diga.<br />

Altri torrenti del comprensorio vanno a costituire il ramo destro del bacino del Candelaro e<br />

riversano i sedimenti prelevati dal versante orientale della catena subappenninica nel sunnominato<br />

fiume.<br />

Lo stesso può dirsi per gli altri tre grossi fiumi del comprensorio: il Cervaro, il Carapelle e l'Ofanto,<br />

con i loro affluenti.<br />

Anche se generalmente poco considerate in quanto non direttamente utilizzabili per le attività<br />

umane, importanza estrema rivestono alcune risorgive ed alcune marcite esistenti sul territorio in<br />

analisi. Alla loro esistenza si devono alcune presenze botaniche e faunistiche di estremo interesse.<br />

La loro tutela nell'ambito della gestione del territorio deve essere considerata di primaria<br />

importanza anche in vista di una utilizzazione turistica <strong>dei</strong> beni di carattere paesaggistico presenti<br />

nella zona.<br />

5.2.2 Cenni climatici<br />

Il Subappennino Dauno costituisce il primo corpo collinare - montuoso che, procedendo da Est<br />

verso Ovest, si incontri provenendo dal tavoliere pugliese.<br />

L'orientamento della catena del Subappennino Dauno è definibile pressappoco nella direttiva Nord -<br />

Sud ed è posizionata a relativamente breve distanza dal mare Adriatico e dal Gargano.<br />

Il clima, da un punto di vista molto generale, è quello mediterraneo, con alcune varianti dovute<br />

principalmente alle influenze <strong>dei</strong> venti che, contribuiscono ad esaltare o a deprimere alcuni caratteri<br />

peculiari creando così una situazione particolare, come risulterà dall'analisi che appresso viene<br />

illustrata.<br />

Le variazioni del clima del comprensorio, rispetto ad un "tipo" di validità generale, sono in gran<br />

<strong>parte</strong> imputabili all'azione <strong>dei</strong> venti, azione che talvolta viene esaltata dalla particolare posizione e<br />

dall'orientamento delle vallate all'interno della catena.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 33 di 179<br />

Infatti il territorio risulta soggetto all'azione dominante <strong>dei</strong> quattro venti principali, ma sono<br />

essenzialmente quelli provenienti da Nord – Est, d'inverno, e da Sud, d'estate, a condizionare in<br />

modo particolare il clima.<br />

Nella stagione invernale, infatti, salvo alcune rare eccezioni, allorché la circolazione d'aria a livello<br />

Europeo apre la strada ai venti da Est e da Nord, si ha una esaltazione del raffreddamento del clima.<br />

mm.<br />

100,00<br />

90,00<br />

80,00<br />

70,00<br />

60,00<br />

50,00<br />

40,00<br />

30,00<br />

20,00<br />

10,00<br />

0,00<br />

gennaio<br />

febbraio<br />

marzo<br />

aprile<br />

maggio<br />

Ascoli Satriano: termoudogramma<br />

giugno<br />

luglio<br />

agosto<br />

Ciò avviene per effetto dell'instaurarsi di circolazioni anticicloniche che portano sul comprensorio<br />

aria fredda continentalizzata sulle regioni fredde settentrionali e Nord Orientali dell'Europa e che,<br />

giunte sul nostro territorio, sono la principale causa delle precipitazioni nevose anche a basse quote.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE<br />

settembre<br />

ottobre<br />

novembre<br />

dicembre<br />

50,00<br />

40,00<br />

30,00<br />

20,00<br />

10,00<br />

0,00<br />

pioggia media<br />

T°C m edia<br />

E' stato infatti accertato che in assenza di queste situazioni vengono totalmente a mancare le<br />

precipitazioni nevose e l'inverno trascorre in assenza di temperature basse, permanendo la colonnina<br />

del mercurio quasi sempre al di sopra dello zero.<br />

Il profilo dolce <strong>dei</strong> rilievi sul versante orientale del comprensorio permette ai venti freddi di<br />

travalicare agevolmente lo spartiacque e di estendere la loro influenza anche alle parti interne ed<br />

alle valli che separano il comprensorio in oggetto dal Molise.<br />

Causa di piogge sono invece i venti che in corrispondenza delle due stagioni di transizione,<br />

Primavera ed Autunno, giungono frequentemente da Ovest. Queste correnti d'aria cariche di umidità<br />

assorbita nel Mediterraneo, sorpassano agevolmente la catena appenninica e giungono con un tasso


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 34 di 179<br />

di umidità ancora piuttosto elevato sul territorio subappenninico ove apportano piogge sovente<br />

abbondanti, divenendo quindi la causa principale <strong>dei</strong> due picchi di piovosità tipici della zona.<br />

Di effetto del tutto contrario sono i venti che durante il periodo estivo si impostano da Sud per<br />

effetto delle circolazioni anticicloniche. Questi infatti giungono sul comprensorio dopo aver<br />

percorso le assolate pianure del Sud della Puglia ed aver scaricato la loro umidità nel Salento e sulle<br />

Murge.<br />

Il loro effetto principale è quindi quello di un forte innalzamento della temperatura e<br />

contemporaneamente di una spiccata azione di disidratazione dovuta alla forte insolazione.<br />

A queste due azioni concomitanti è da imputare il fenomeno di siccità che si rileva chiaramente<br />

dall'analisi <strong>dei</strong> termoudogrammi relativi al territorio che permettono il rilevamento di un prolungato<br />

periodo di assenza<br />

di precipitazioni unito ad un brusco innalzamento della temperatura.<br />

mm<br />

120,00<br />

100,00<br />

80,00<br />

60,00<br />

40,00<br />

20,00<br />

0,00<br />

gen<br />

feb<br />

mar<br />

apr<br />

mag<br />

faeto: termoudogramma<br />

giu<br />

lug<br />

Di relativo minore effetto sono i venti Nord – orientali invernali che si limitano ad apportare un<br />

abbassamento della temperatura senza peraltro essere causa sensibile di importanti precipitazioni<br />

nevose.<br />

Esistono, evidentemente, a livello locale, fattori condizionanti che contribuiscono a moderare o,<br />

talvolta, ad esaltare i fenomeni verificabili a più ampia scala.<br />

Quello che forse può essere considerato come il maggiore di questi fattori è la presenza della diga di<br />

Occhito, un invaso di enorme estensione che comporta una superficie evaporante estremamente<br />

importante e che, con la sua enorme massa d'acqua, esercita una azione moderatrice sulla<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE<br />

ago<br />

set<br />

ott<br />

nov<br />

dic<br />

60,00<br />

50,00<br />

40,00<br />

30,00<br />

20,00<br />

10,00<br />

0,00<br />

PIOTOT<br />

TMED


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 35 di 179<br />

temperatura invernale portando un relativo addolcimento del clima, più sensibile nel versante<br />

occidentale del comprensorio e, nel contempo, contribuisce a fornire al comprensorio umidità<br />

durante il periodo estivo.<br />

Essa è però anche causa del fenomeno frequente delle nebbie autunnali allorché la massa d'acqua,<br />

ancora calda a causa del lungo periodo di riscaldamento estivo, funziona ancora come massa<br />

fortemente evaporante in concomitanza con il rinfrescamento del clima, cosa che comporta la<br />

condensazione in loco dell'umidità dell'aria e della creazione conseguente di nebbie confinate però<br />

sulla zona.<br />

Altro fattore, di minore impatto in relazione alla sua relativa estensione, è la presenza di una area<br />

boscata nel comprensorio.<br />

La sua azione principalmente si esplica con un rinfrescamento del clima nelle zone ove essa esiste,<br />

unita ad una relativa umidificazione dell'aria.<br />

Il limite di efficacia di questo fattore è costituito dal fatto che i boschi, nella stragrande<br />

maggioranza, sono gestiti a ceduo ed il periodico taglio ne limita fortemente gli effetti, soprattutto a<br />

livello locale, in concomitanza all'avvenuto taglio ciclico.<br />

Una attenta lettura <strong>dei</strong> dati e della situazione del territorio del Subappennino Dauno permette di<br />

classificare la zona, dal punto di vista climatico, come clima mediterraneo, regione xeroterica,<br />

sottoregione submediterranea di transizione, caratterizzata da un periodo secco della durata media<br />

di due mesi, un indice xerotermico fra 1 e 40, piovosità annua intorno ai 750 - 800 mm ed una<br />

temperatura media annua aggirantesi intorno ai 12 gradi centigradi.<br />

A livello più generale, simile situazione, pur con le opportune varianti locali, è riscontrabile, oltre<br />

che in quasi tutto l'arco dell'Appennino pugliese, anche nell'Appennino campano e calabro, oltre<br />

che nel piano montano inferiore della Sicilia.<br />

E' chiaro che in una situazione di questo genere assume grande importanza l'esposizione del<br />

territorio, con sensibili variazioni dettate da questa.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


5.3 Suolo e sottosuolo<br />

5.3.1 Aspetti morfologici<br />

PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 36 di 179<br />

L'origine stessa della catena del Subappennino condiziona la sua morfologia, caratterizzata da<br />

profili arrotondati e da un andamento tipicamente collinare.<br />

L'aspetto principale del comprensorio è costituito da una serie di rilievi che non superano i 1150<br />

metri di altitudine, tutti con un andamento piuttosto arrotondato anche se in alcune situazioni si<br />

rilevano pendii notevolmente ripidi.<br />

Tolto qualche caso, le vallate, con evidente profilo a V disegnato dall’azione <strong>dei</strong> fiumi, sono ampie<br />

e non molto profonde, modellate su sedimenti spesso incoerenti o debolmente cementati, di<br />

formazione relativamente recente, costituiti per lo più da alternanza di sabbie ed argille, con tutti i<br />

termini di passaggio fra queste due formazioni tipiche, intercalate a loro volta con sedimenti più<br />

compatti a forte componente calcarea, anch'essi di origine marina.<br />

E' su questi sedimenti che l'azione degli agenti fisici esogeni ha avuto facile presa, ottenendo in<br />

tempi relativamente brevi un rimodellamento della superficie nei termini sopra descritti.<br />

Nelle zone ove affiorano i sedimenti più compatti e sui quali gli effetti degli agenti esogeni sono<br />

meno vistosi, essendo l'azione stessa più lenta, il profilo appare improvvisamente più aspro, in<br />

contrasto con l'aspetto generale del territorio.<br />

Ciò è frequente nelle zone ove affiorano sedimenti più duri, più antichi, con un grado di coesione<br />

ben maggiore di quelli pertinenti a periodi geologici più recenti.<br />

5.3.2 Quadro geologico d’insieme<br />

L'origine del Subappennino Dauno appare completamente diversa da quella del Gargano e del<br />

Tavoliere, soprattutto per quanto riguarda i presupposti della sua formazione.<br />

Il Gargano infatti si origina per sollevamento di una struttura relativamente stabile, frutto di una<br />

sedimentazione "tranquilla" in un mare dapprima profondo e, successivamente, sempre più con<br />

caratteristiche litoranee.<br />

Il Tavoliere emerge in epoca relativamente recente e la sua copertura è formata da sedimenti marini<br />

di facies costiera e da sedimenti alluvionali.<br />

Nel Subappennino, invece, siamo di fronte ad una storia antica molto diversa.<br />

I presupposti della formazione di questa catena, infatti, prendono corpo molto tempo indietro, al<br />

momento dell'inizio dell'emersione della catena <strong>dei</strong> monti dell'attuale Matese.<br />

Si tratta infatti di una catena che si è formata da sedimenti la cui origine è da ricercarsi in una serie<br />

di frane sottomarine dovute a movimenti orogenetici interessanti le non lontane zone appenniniche,<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 37 di 179<br />

movimenti che hanno causato l'impilamento di sedimenti alloctoni discordanti fra di loro e quindi a<br />

bassissima stabilità.<br />

Tutta la struttura si presenta interessata, infatti, da una serie di discontinuità tettoniche, localmente<br />

complicate da strati rovesciati, verticali, pieghe a ginocchio, assetti monoclinalici ecc., che ne<br />

compromettono ulteriormente la stabilità.<br />

In pratica appare ragionevole pensare che possa essere accaduta una serie di eventi in successione<br />

temporale, appresso illustrati, per necessità di sintesi, in forma semplificata e riguardante solo gli<br />

aspetti macroscopici del fenomeno.<br />

Il motore remoto dell'emersione della catena subappenninica è stato, in tempi molto più antichi, il<br />

sollevamento del complesso del Matese.<br />

Il fenomeno può essere così riassunto: il succedersi della sedimentazione, accumulando sempre<br />

maggiore peso sui primi strati permette il compattamento degli stessi e l'innescarsi del processo di<br />

diagenesi. Gli strati inferiori iniziano quel processo che permette loro di divenire roccia.<br />

Man mano che si procede verso la superficie (vale a dire verso gli strati più giovani), il<br />

compattamento risulta sempre minore, sia per il minor peso a cui sono soggetti, sia per il minor<br />

tempo di giacitura.<br />

Si viene quindi a creare una successione, dalla porzione più profonda del fondo marino a quella più<br />

superficiale che rispetta questo ordine: una zona profonda molto dura e compatta, una zona<br />

intermedia più "elastica", una zona superficiale quasi del tutto sciolta (queste "zone" possono essere<br />

anche di elevato spessore).<br />

Nel momento in cui la spinta orogenetica costringe i sedimenti ad innalzarsi, le zone più compatte,<br />

raggiunto il limite di rottura, si fratturano, quelle più elastiche si piegano, mentre la frazione sciolta,<br />

o comunque con minore coesione, inizia a scivolare sui fianchi delle creste che si innalzano, dando<br />

origine a enormi frane sottomarine.<br />

Queste si accavallano, scorrendo e si accumulano ad una certa distanza dalla zona di orogenesi.<br />

In questo modo si deve essere formata la catena di colline piuttosto alte su cui attualmente si trova<br />

la città di Campobasso.<br />

In questo nuovo complesso, si impostano gli stessi fenomeni descritti per il precedente e nel<br />

momento in cui la spinta orogenetica interessa anche quel complesso, la porzione superficiale del<br />

sedimento riscorre, dando origine a nuove frane sottomarine. In questo modo, verosimilmente, si è<br />

andata formando la catena Subappenninica.<br />

La testimonianza di questi eventi sta nella situazione geologica del territorio:<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 38 di 179<br />

Il territorio di competenza del Subappennino Dauno comprende una serie di affioramenti<br />

cronologicamente compresi fra il Cretaceo-Paleogene e l'Olocene, con varie formazioni ed una<br />

litologia estremamente varia.<br />

Al periodo più antico ap<strong>parte</strong>ngono le formazioni riferibili, in base alla microfauna in esse<br />

contenuta, al Cretaceo- Paleogene e rappresentate dal complesso indifferenziato, costituito<br />

prevalentemente da argille e marne a forte componente siltosa, grigie e varicolori, il cui strato di<br />

costipazione e scistosità varia notevolmente.<br />

Queste argille sono affiancate da complessi di strati calcarei, calcareo-marnosi e calcarenitici con<br />

intercalazioni di brecce calcaree, arenarie, puddinghe e, in misura minore, diaspri e scisti diasprigni.<br />

In definitiva, il complesso in questione rappresenta episodi di frane sottomarine intraformazionali.<br />

Pertinenti al Miocene sono le estese aree di affioramento denominate "Formazioni della <strong>Dauni</strong>a"<br />

che, quasi senza soluzione di continuità, coprono tutta l'area sommitale della Catena.<br />

Sono prevalentemente costituite da brecce, da brecciole calcareo-organogene con intercalazioni<br />

lenticolari di selce e con alternanze a marne ed argille varicolori.<br />

Sono inoltre costituenti diffusi di queste formazioni argille e marne siltose, calcari compatti o<br />

talvolta biancastri a struttura farinosa, oltre ad arenarie di vario tipo.<br />

Sono presenti pure puddinghe poligeniche.<br />

Le formazioni della <strong>Dauni</strong>a sono interessate dalla presenza di briozoi e molluschi miocenici<br />

associati a foraminiferi del Paleogene e del Miocene.<br />

Di minore importanza, ma comunque presenti, sono altri affioramenti riferibili al Miocene.<br />

Sufficientemente estese sono molasse, sabbie argillose, argille siltose con microfaune del Miocene<br />

superiore che si estendono in ampi affioramenti. In quest'ultimo vasto affioramento si rivela la<br />

presenza di due formazioni minori, l'una più antica con arenarie quarzose, sabbie, sabbie argillose<br />

ed argille siltose e l'altra, leggermente più recente, costituita da argille ed argille siltose, molasse ed<br />

arenarie intercalate a lenti di puddinghe.<br />

Attribuibili al Pliocene marino sono gli affioramenti rilevabili nelle zone a quote basse ai piedi del<br />

Subappennino, nel versante orientale. Costituiti da argille scistose, argille marnose grigio azzurre,<br />

sabbie argillose, intercalate con livelli di puddinghe.<br />

Nelle aree sommitali delle colline che delimitano con andamento perpendicolare alla catena<br />

subappenninica i valloni creati da torrenti e fiumiciattoli che dal Subappennino scendono verso la<br />

pianura lucerina, si rinvengono affioramenti e coperture costituiti da ciottolame con elementi di<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 39 di 179<br />

medie e grandi dimensioni, a volte cementati e derivanti da rocce presenti nei terreni del<br />

Subappennino.<br />

Nei valloni derivati dall'azione modellatrice <strong>dei</strong> corsi d'acqua, nelle zone più basse del<br />

Subappennino, affiorano rari crostoni calcarei, mentre più frequenti sono depositi terrazzati di<br />

origine fluviale e superfici spianate coperte da terreni eluviali.<br />

Frequenti anche terre nere derivanti da fondi palustri.<br />

L'intera catena subappenninica è percorsa da una serie di faglie, più frequenti man mano che ci si<br />

avvicina alla porzione più meridionale del comprensorio, orientate grossolanamente Nord-Sud, che<br />

contribuiscono a rendere instabile tutta la struttura montano - collinare.<br />

La frequente presenza di detriti di falda e di conoidi di <strong>dei</strong>ezione uniti ad evidenti zone di frana,<br />

permette di accertare come la concomitante presenza di terreni relativamente giovani, sciolti, con<br />

una grossa componente argillosa ed una litologia varia da un lato, di sistemi di faglie estremamente<br />

estesi, di una diffusa rete di sorgenti che testimoniano un complesso reticolo di falde idriche<br />

dall'altra, porta in definitiva a dover considerare il territorio come naturalmente instabile e quindi a<br />

dover prevedere ogni intervento sul comprensorio sottoposto ad attenta analisi d'impatto.<br />

D'altra <strong>parte</strong> l'instabilità del territorio in esame si può spiegare anche analizzando la già citata<br />

origine del Subappennino.<br />

Si tratta infatti di una catena che si è formata non tanto per innalzamento di strati frutto di una<br />

sedimentazione tranquilla, e quindi con una loro coerenza ed una loro intrinseca stabilità, ma di<br />

sedimenti la cui origine è da ricercarsi in una serie di frane sottomarine dovute a movimento<br />

orogenetici interessanti le non lontane zone appenniniche, movimenti che hanno causato<br />

l'impilamento di sedimenti alloctoni discordanti fra di loro e quindi a bassissima stabilità.<br />

Tutta la struttura si presenta interessata da una serie di discontinuità tettoniche, localmente<br />

complicate da strati rovesciati, verticali, pieghe a ginocchio, assetti monoclinalici ecc., che ne<br />

compromettono ulteriormente la stabilità.<br />

5.3.3 Caratteri idrologici<br />

L’accentuata presenza di acque superficiali è forse la caratteristica più evidente del comprensorio<br />

subappenninico e differenzia questo territorio dal resto della Puglia.<br />

Si possono individuare numerosi bacini, con un’asta fluviale principale ed un’articolata rete di<br />

torrenti.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


Sono individuabili i seguenti bacini:<br />

Fortore sup. bacino 1600 Km 2 circa<br />

Catola<br />

Candelaro sup. bacino 1800 Km 2 circa<br />

Radicosa<br />

Triolo<br />

Salsola<br />

Canale S. Maria<br />

Casanova<br />

Vulgano<br />

Celone<br />

S. Lorenzo<br />

Cervaro sup. bacino 700 Km 2 circa<br />

Lavella<br />

Sannoro<br />

Biletra<br />

Carapelle sup. bacino 800 Km 2 circa<br />

Carapellotto<br />

Rio Speca<br />

Ofanto sup. bacino 2800 Km 2 circa<br />

Rio Salso<br />

Locone<br />

Marana Capacciotti<br />

PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 40 di 179<br />

Esclusion fatta per le aste maggiori, la quasi totalità degli altri corsi d’acqua presenta un carattere<br />

torrentizio, ad andamento stagionale. La carenza estiva di acqua è esaltata dal concomitante<br />

prelievo (quasi sempre abusivo) a scopo irriguo e non di rado si arriva alla completa estinzione del<br />

torrente.<br />

Il periodo di maggiore attività <strong>dei</strong> corsi d’acqua coincide con lo scioglimento delle nevi sulle alture<br />

del Subappennino e in concomitanza con questo evento si registrano piene anche consistenti, con<br />

trasporto di notevoli quantità di sedimento.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 41 di 179<br />

Allo stato attuale tre corsi d’acqua alimentano altrettanti invasi artificiali; due di questi per<br />

sbarramento diretto (Celone e Fortore), il terzo per deviazione delle acque dall’Ofanto (diga<br />

Capacciotti).<br />

Allo stato delle attuali conoscenze la qualità delle acque <strong>dei</strong> fiumi e torrenti menzionati appare<br />

decrescere dalla sorgente verso valle, con cadute quasi verticali della qualità dopo il passaggio nelle<br />

vicinanze di centri abitati.<br />

Manca però un serio e puntuale studio con metodi standardizzati, soprattutto per quanto riguarda la<br />

qualità biologica. Lo stesso discorso vale per gli invasi, per i laghetti collinari, per le marcite e gli<br />

stagni e, infine, per i fontanili (abbeveratoi). In quest’ultimo caso, non esistono in Europa lavori di<br />

studio completi per cui non è possibile nemmeno effettuare raffronti.<br />

Ad una superficiale e preliminare analisi, il degrado di questi particolarissimi ambienti è legato alla<br />

loro accessibilità con autovetture. In questo caso, infatti, per un diffuso malvezzo tutto italiano, i<br />

fontanili vengono utilizzati come luoghi per lavare le macchine e l’inquinamento che ne deriva<br />

appare strettamente legato alla presenza, nelle vasche, di detersivi e sostanze chimiche utilizzate per<br />

i lavaggi. Altro elemento di degrado appare la captazione delle acque sorgive <strong>dei</strong> fontanili con la<br />

conseguente essiccazione degli stessi e l’uso delle stesse riserve d’acqua per la miscelazione <strong>dei</strong><br />

fitofarmaci ed erbicidi con conseguente contaminazione delle stesse acque.<br />

Molto diversa si presenta la situazione nei fontanili che, in gran <strong>parte</strong>, sono poco o nulla accessibili<br />

con i normali mezzi.<br />

In questo caso ci si trova di fronte ad ambienti di elevatissimo valore con entità faunistiche<br />

importantissime, spesso scomparse da altre zone.<br />

Un discorso a <strong>parte</strong> va fatto per le marcite, ormai quasi del tutto scomparse dal territorio, ma in<br />

passato presenti in modo più consistente.<br />

Questi ambienti molto particolari, originati dall’affioramento di falde, costituiscono vere e proprie<br />

riserve genetiche alle quali conferiscono numerosissimi anfibi (Tritone, Salamandra, Ululone,<br />

Rospo smeraldino, Rana italica, ecc.), con colonizzazione da <strong>parte</strong> di specie botaniche rare e<br />

protette (orchidee, farfaraccio maggiore, equiseto, carice, giunco, ecc.).<br />

Tutti gli ambienti acquatici, inoltre, costituiscono luoghi di riproduzione di insetti e rappresentano<br />

punti di abbeverata fondamentali per tutta la fauna del comprensorio.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


5.3.4 Uso del suolo<br />

PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 42 di 179<br />

Dell’intera superficie del Subappennino dauno solo una <strong>parte</strong> appare occupata da ambienti naturali,<br />

comunque interessati dall’azione dell’uomo.<br />

Una gran <strong>parte</strong> del territorio è stata trasformata, in <strong>parte</strong> occupata da abitazioni, la stragrande<br />

maggioranza adibita ad uso agricolo.<br />

Una sia pur superficiale analisi della situazione mostra aspetti interessanti che appresso vengono<br />

messi in evidenza.<br />

Per quanto riguarda l’esame degli ambienti naturali presenti nell’area si rimanda alla descrizione<br />

che è stata effettuata nell’apposito capitolo limitandoci qui solo ad una pura elencazione.<br />

Ci soffermerà quindi solo sull’uso del suolo non più naturale e trasformato dall’uomo.<br />

Ambienti naturali<br />

Per quanto semplificato anche in modo consistente, una gran <strong>parte</strong> del territorio è ancora interessato<br />

da ecosistemi naturali.<br />

Principalmente si ritrovano pascoli e boschi, questi ultimi divisibili in boschi di origine naturale e<br />

boschi di origine antropica e realizzati con essenze estranee al territorio.<br />

I pascoli sono esclusivamente utilizzati per l’allevamento di bestiame con dominanza assoluta degli<br />

ovicaprini, seguiti da bovini ed equini.<br />

La pressione di pascolo non sembra eccessiva e la tendenza che si registra vede un ulteriore<br />

progressivo abbandono della pratica dell’allevamento brado.<br />

Sicuramente esiste una utilizzazione eccessiva di alcuni elementi naturali tipici del pascolo quali il<br />

fungo cardarello (Pleurotus sp.) il cui prelievo appare tuttora indiscriminato ed eccessivo<br />

soprattutto dove non è stata emanata alcuna regolamentazione per la raccolta <strong>dei</strong> frutti agresti.<br />

Per quanto riguarda l’ambiente forestale, occorre fare una distinzione fra i boschi di latifoglie e<br />

quelli di conifere.<br />

Il bosco di latifoglie è per la massima <strong>parte</strong> governato a ceduo con un ciclo ventennale.<br />

Le ceduazioni vengono effettuate al raggiungimento della cosiddetta “maturità” e appaiono<br />

eccessivamente pesanti, sia in quanto alla quantità di alberi abbattuti, sia in quanto all’età degli<br />

stessi e, in ultimo, al metodo utilizzato.<br />

Riguardo alla quantità di alberi il risultato è che un ambiente, in cui la penetrazione del sole è<br />

parziale a causa della copertura <strong>dei</strong> rami, si trova all’improvviso a divenire aperto con la scomparsa<br />

di tutte quelle specie vegetali ed animali che nella penombra del sottobosco aevano trovato il loro<br />

ambiente ideale.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 43 di 179<br />

L’ambiente forestale viene enormemente semplificato e la sua ricostituzione in termini appena<br />

accettabili avviene dopo molti anni dall’intervento.<br />

La situazione viene inoltre complicata dal fatto che il taglio interessa soprattutto alberi grandi,<br />

spesso vicino alla maturità (alla capacità di produrre seme) ed il risultato è quello di ottenere un<br />

bosco sempre troppo giovane con l’aggravante che questa giovinezza è tutta a carico della<br />

rigerminazione delle ceppaie e non di novellame da seme.<br />

Questo tipo di situazione si riflette in modo consistente sulla fauna che viene privata <strong>dei</strong> grandi<br />

alberi, spesso cavi, in cui trova rifugio, viene privata di cibo consistente, ad esempio, in ghiande,<br />

faggiole, ecc.. accanto a questo l’impatto si estende ai predatori che non trovano elementi trofici<br />

sufficienti alla loro sopravvivenza.<br />

L’altro aspetto che deve essere messo in evidenza è la modalità di ceduazione, effettuata con la<br />

penetrazione nel bosco di grandi e pesanti mezzi che deastano il suolo distruggendo elementi<br />

importanti anche dal punto di vista economico, oltre che ecologico. Scompaiono quindi i frutti di<br />

sottobosco (rovo, fragola, funghi, tartufi, ecc.) scompaiono gli invertebrati che, a causa della loro<br />

scarsa mobilità, non possono sfuggire all’opera devastante delle macchine (chiocciole anche di<br />

interesse economico quale Helix lucorum). Stessa sorte per gli invertebrati che rivestono un ruolo<br />

importante nella catena alimentare e nella complessa rete di equilibri ecologici.<br />

L’ambiente umido genericamente inteso e più specificatamente l’ambiente fluviale vengono<br />

utilizzati esclusivamente per il prelievo, spesso eccessivo, di acqua per l’irrigazione <strong>dei</strong> campi,<br />

impoverendo la portata <strong>dei</strong> corsi d’acqua e provocando la scomparsa di numerosi elementi sia<br />

faunistici che botanici.<br />

Lo stesso discorso vale per gli abbeveratoi che, nel contesto in esame, costituiscono vere e proprie<br />

riserve genetiche ospitanti popolazioni di insetti e anfibi di enorme importanza (basti ricordare che<br />

il 90% delle popolazioni di Triturus carnifex e di Triturus italicus sono ospitate in questi importanti<br />

ambienti.<br />

Per queste ultime riserve di acqua occorre inoltre menzionare il fatto che, oltre al prelievo e<br />

conseguente disseccamento delle vasche, perdura la perniciosa abitudine del lavaggio delle<br />

macchine qualora gli abbeveratoi siano posizionati vicino a strade, e lutilizzazione di questi<br />

ambienti per la miscelazione di sostanze tossiche che finiscono inevitabilmente per distruggere tutta<br />

la biocenosi presente.<br />

Un discorso a <strong>parte</strong> merita l’attività venatoria qui per lo più esercitata, dai locali, sul cinghiale, la<br />

lepre, la beccaccia, il fagiano, la quaglia e, più raramente l’allodola.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 44 di 179<br />

I cacciatori esterni sembrano non seguire una caccia tradizionale puntando il loro interesse su tutto<br />

quanto sia cacciabile e, qualche volta, anche su specie protette.<br />

Consistente il fenomeno del bracconaggio che, sviluppandosi sia in ore che in periodi vietati,<br />

contribuisce in modo determinante all’impoverimento delle risorse naturali del comprensorio.<br />

Gli ambienti antropizzati<br />

L’uso del suolo finalizzato al ricavo di reddito diretto in campo agricolo si limita, nella stragrande<br />

maggioranza <strong>dei</strong> casi, alle colture seminative a grano duro con alternanza ciclica a girasole.<br />

Il grave problema derivante dall’attività agricola è costituito dalle arature su pendii eccessivi, dalle<br />

messe a coltura di zone a pascolo, dall’uso della chimica e dalla bruciatura delle stoppie che spesso<br />

si traduce in devastanti incendi boschivi.<br />

A riguardo del primo elemento, l’aratura su pendii troppo acclivi, oltre a compromettere la<br />

sicurezza degli operatori agricoli, è una delle cause prime <strong>dei</strong> dissesti del territorio, insieme alla<br />

messa a coltura delle aree a pascolo.<br />

D’altro canto, soprattutto in conseguenza degli ultimi eventi siccitosi gravanti soprattutto sulla<br />

pianura del Tavoliere, il Subappennino rimane una delle ultime zone ove la produttività <strong>dei</strong> terreni<br />

seminativi rimane piuttosto elevata spingendo quindi gli agricoltori all’ipersfruttamento di ogni area<br />

appena accessibile.<br />

Altrettanto dannoso appare l’uso eccessivo della chimica nelle pratiche agricole. Uso eccessivo<br />

spesso accompagnato all’incompetenza e all’incoscienza più assolute provocano inquinamenti<br />

anche gravi con ripercussioni potenziali sulla salute dell’uomo. Non è raro, infatti, trovare<br />

svolazzanti per il territorio involucri di pesticidi di prima classe abbandonati dagli agricoltori dopo<br />

l’uso, né è raro rilevare inquinamenti da eccesso di azoto nelle acque di abbeveratoi a monte della<br />

sorgente <strong>dei</strong> quali si trovano aree agricole seminative.<br />

Un ulteriore accenno va fatto sulle conseguenze che annualmente si manifestano a seguito della<br />

bruciatura delle stoppie effettuata, nella gran <strong>parte</strong> <strong>dei</strong> casi, senza il minimo rispetto delle più<br />

elementari regole di prudenza. Accensioni effettuate senza la preventiva realizzazione <strong>dei</strong> solchi<br />

frangifuoco a protezione di argini e boschi, accensione durante giornate di forte vento e nelle ore<br />

più calde, accensione ed abbandono del fuoco sono le principali cause della sua propagazione agli<br />

ambienti naturali.<br />

Solo nelle zone a quote più basse e in ambiti riparati si ritrova la coltura dell’olivo qualche volta<br />

associato al mandorlo e, più raramente, della vigna.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


Ancora più rare lo colture orticole spesso limitate all’uso familiare.<br />

PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 45 di 179<br />

Non esistono, se non raramente, le industrie e, dove sono presenti, sono per lo più di tipo familiare e<br />

vocate alla trasformazione di prodotti locali.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


5.4 Vegetazione e flora<br />

5.4.1 Vegetazione<br />

PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 46 di 179<br />

Lo sviluppo della vegetazione in un comprensorio è condizionato da una moltitudine di fattori che,<br />

a vari livelli, agiscono sui processi vitali delle singole specie causando una selezione che consente<br />

uno sviluppo dominante<br />

solo a quelle particolarmente adattate o comunque con potenziale di adattabilità (valenza ecologica)<br />

estremamente alto.<br />

Sia il clima che il suolo, oltre naturalmente le scelte dell'uomo, sono fattori di condizionamento<br />

estremamente potenti e sono questi, assieme alla disponibilità maggiore o minore di acqua, che<br />

determinano la vegetazione forestale del comprensorio.<br />

Esso è caratterizzato dalla presenza di formazioni prevalentemente costituite da latifoglie decidue<br />

con una dominanza delle querce, in particolare roverella (Quercus pubescens) e cerro (Quercus<br />

cerris), in stretta dipendenza del substrato pedologico. Ritroviamo quindi il Cerro in<br />

corrispondenza di suoli scarsamente argillosi, mentre ove la frazione argillosa si fa dominante<br />

prosperano le formazioni di roverella.<br />

Al limite di queste formazioni dominanti, nelle zone più basse e calde, si rileva una consistente<br />

colonizzazione da <strong>parte</strong> del leccio (Quercus ilex), qui però di dimensioni ridotte e con la tendenza a<br />

divenire arbustivo.<br />

Ci troviamo quindi di fronte ad una copertura forestale di latifoglie mesofile in cui domina la<br />

roverella, specie ad alta valenza ecologica e che per la sua diffusione può essere definita la quercia<br />

tipica d'Italia. Assieme ad essa vegetano, sia pure in subordine, tutta una serie di "specie<br />

accompagnanti" quali acero campestre, acero montano, acero opalo, carpino bianco, frassino,<br />

nocciolo, olmo montano, tiglio, sorbo domestico, ciliegio, pero, ecc.<br />

Estremamente ricco il sottobosco, fino a divenire infestante anche a causa della mancanza di<br />

popolazioni di grossi erbivori che, è risaputo, costituiscono il controllo naturale di questo piano<br />

della vegetazione nelle aree di foresta.<br />

Sono presenti, oltre a queste formazioni largamente dominanti, lembi di faggeta conservatisi in zone<br />

il cui microclima particolare ne ha consentito la sopravvivenza.<br />

Questi lembi, di notevole importanza in quanto riserve genetiche, posseggono una notevole<br />

potenzialità per quanto riguarda la loro estensione con la ricolonizzazione di altre aree favorevoli,<br />

climaticamente e pedologicamente, a questa specie.<br />

Sulle sponde <strong>dei</strong> fiumi e dell'invaso della diga di Occhito e comunque in tutte le aree umide trovano<br />

il loro ambiente di elezione il pioppo ed il salice, dando luogo ad interessanti formazioni.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 47 di 179<br />

Ancora più in basso, si rinvengono associazioni floristiche di estremo interesse costituite da olivo<br />

selvatico, lentisco e mirto, in associazione a più rare querce.<br />

Di particolare importanza, in questo contesto, il Bosco di Dragonara, sulle rive del Fortore, subito a<br />

valle dell'invaso di Occhito, bosco che rappresenta ciò che rimane di ben più vaste foreste<br />

planiziarie che collegavano le alture del Subappennino con la costa.<br />

L'analisi delle interazioni <strong>dei</strong> fattori condizionanti l'ambiente porta a determinare l'area in esame nel<br />

climax della roverella e della rovere, idonea alla presenza di formazioni con dominanza di roverella<br />

e possibilità potenziale per il cerro e per la rovere nella fascia più alta e nei terreni con minor tenore<br />

di argilla e scarsa potenzialità per il leccio in corrispondenza della base <strong>dei</strong> versanti più caldi e<br />

riparati.<br />

Si tratta quindi di formazioni miste tipiche dell'Italia meridionale e sviluppantesi su terreni calcareo<br />

-argillosi o marnosi in cui la componente argillosa svolga un ruolo importante.<br />

La composizione floristica varia in modo sensibile da zona a zona, sia in relazione al particolare<br />

microclima locale, sia in dipendenza <strong>dei</strong> fattori edafici, con alternanza delle dominanze ora di una<br />

specie ora dell'altra.<br />

copertura vegetazionale<br />

L’elaborazione di una sia pur approssimativa analisi della copertura vegetazionali del territorio<br />

interessato dal progetto è risultata necessaria per comprendere alcuni aspetti importanti della qualità<br />

e della potenzialità ambientale.<br />

Si riportano quindi alcune osservazioni sulla presenza di formazioni vegetazionali di base utili a<br />

comprendere la struttura ambientale del teritorio.<br />

Dal punto di vista delle formazioni vegetazionali presenti nel comprensorio in esame si riconoscono<br />

alcune tipologie che, per una migliore lettura <strong>dei</strong> risultati sono state estremamente semplificate e<br />

non vogliono avere alcuna pretesa di precisione a livello botanico e/o fitosociologico.<br />

Le tipologie individuate sono così riassunte:<br />

pascoli<br />

boschi a predominanza di latifoglie<br />

boschi a predominanza di conifere<br />

boschi misti<br />

macchia<br />

coltivazioni (vigna, orti, ecc.)<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


vegetazione ripariale<br />

coltivi annuali a cereali e frumento<br />

PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 48 di 179<br />

Il territorio appare caratterizzato da una distribuzione per lo più irregolare delle varie formazioni<br />

vegetazionali ed il paesaggio che ne risulta può essere definito “a pelle di leopardo”, con le varie<br />

tipologie che si alternano e si compenetrano in modo significativo. Tale situazione di estrema<br />

variabilità in una notevole potenzialità che però non riesce ad esprimersi per i continui interventi,<br />

non sempre corretti, dell’uomo sull’ambiente (ceduazioni troppo radicali, aratura di zone a pascolo,<br />

captazione di sorgenti, penetrazione di coltivazioni nelle aree boschive, incendi, ecc.<br />

Anche se solo a livello indicativo, si può accennare una gradazione nella presenza delle varie<br />

formazioni vegetazionali: si passa dalle aree coltivate della zona più bassa, alle formazioni forestali<br />

delle medie altitudini o, comunque, <strong>dei</strong> pendii della catena collinare, sino alle formazioni di pascolo<br />

in molte aree sommatali.<br />

Tolto il comprensorio più settentrionale del Subappennino, non sono presenti estensioni forestali<br />

molto ampie e, spesso, il bosco originario di latifoglie è interessato da rinfoltimenti a base di<br />

conifere. Diffusi sono infatti gli imboschimenti con pino nero ed altre essenze estranee al territorio.<br />

Il grado di conservazione delle formazioni boschive è legato strettamente a due fenomeni: il taglio<br />

ciclico per l’uso civico ed i troppo frequenti incendi boschivi, soprattutto in prossimità di strade.<br />

Solo poche zone possiedono quella caratteristica di “impenetrabilità” che ne fa un rifugio ottimale<br />

della fauna e, nella maggior <strong>parte</strong> <strong>dei</strong> casi, queste sono di estensione molto ridotta e circondate da<br />

aree ad elevato sfruttamento da <strong>parte</strong> dell’uomo.<br />

5.4.2 Flora<br />

Come per la fauna, anche per la flora ci si atterrà, in questo primo rapporto, ad una elencazione<br />

delle specie presenti con annotazioni sulla frequenza, sullo status legale, sulla normativa e sulla<br />

distribuzione nel territorio. Appare quindi evidente che tutte le informazioni sono riferite al<br />

complesso del Subappennino dauno.<br />

Specie<br />

famiglia<br />

Nome<br />

volgare<br />

Acer campestre L. Aceraceae Acero campestre F U/Boschi<br />

Acer neapolitanum Ten. Aceraceae Acero napoletano F U/Boschi<br />

Acer pseudoplatanus L. Aceraceae Acero<br />

pseudoplatano<br />

F L/Boschi<br />

Aceras anthropophorum Orchidaceae F L/margine di boschi –<br />

(L.) R. Br.<br />

macchia<br />

Frequenza<br />

Status<br />

legale<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE<br />

Normativa<br />

Distribuzio<br />

ne


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 49 di 179<br />

Achillea collina L. Cruciferae Achillea millefoglie R L/prati<br />

Adiantum capillusveneris<br />

L.<br />

Adiantaceae Capelvenere R P L/rupi umide e ombrose<br />

Agropyron pungens<br />

(Pers.) R. et S.<br />

Graminaceae Agropiro Prati<br />

Ailanthus altissima Simaroubaceae Ailanto F U/boschi, margini<br />

(Miller) Swingle<br />

stradali/importato<br />

Aira caryophyllea L. Graminaceae C Prati<br />

Alisma plantago-aquatica Alismataceae<br />

L.<br />

R L/aree umide<br />

Allium sphaerocephalon<br />

L.<br />

Liliaceae Aglio selvatico R L/prati<br />

Allium tenuiflorum Ten. Liliaceae C Prati<br />

Allium ursinum L. Liliaceae Aglio orsino R P L/sottobosco buio<br />

Alnus viridis (Chaix) DC. Betulaceae Olmo F U/bosco<br />

Alopecurus pratensis L. Graminaceae C U/prati<br />

Alyssum minutum<br />

Schlecht.<br />

Cruciferae C Prati<br />

Anacamptis pyramidalis<br />

(L.)L.C.Rich.<br />

Orchidaceae F U/prati e macchia<br />

Anagallis arvensis L. C Prati e macchia<br />

Anagallis foemina Miller Primulaceae C Prati<br />

Anemone appennina L. Primulaceae Anemone F U/macchia e boschi<br />

Anemone hortensis L. Ranunculaceae Anemone F U/macchia aperta<br />

Anthoxanthum odoratum<br />

L.<br />

Ranunculaceae C Prati<br />

Anthriscus sylvestris (L.)<br />

Hoffm.<br />

Graminaceae F Prati<br />

Anthyllis vulneraria L. Umbelliferae C Prati<br />

Arabis hirsuta (L.) Scop. Leguminosae C Prati<br />

Arabis rosea Cruciferae R Sottobosco<br />

Artemisia vulgaris L. Compositae C Prati<br />

Arum italicum Miller Araceae Gigaro C U/sottobosco<br />

Arum maculatum L. Araceae Gigaro maculato F U/sottobosco<br />

Arundo pliniana Turra Graminaceae C Prati<br />

Asparagus acutifolius L. Liliaceae Asparago C U/sottobosco, macchia<br />

Asphodelus microcarpus<br />

Salzm. et Viv.<br />

Liliaceae Asfodelo C U/prati<br />

Asplenium onopteris L. Aspleniaceae Asplenio C Sottobosco<br />

Astragalus<br />

monspessulanus L. ssp.<br />

monspessulanus<br />

Leguminosae Astragalo R Prati<br />

Avena fatua L. Graminaceae Avena C U/prati<br />

Avena sativa L. Graminaceae Avena C U/prati<br />

Bellardia trixago (L.) All. Scrophulariaceae C Prati<br />

Bellevalia romana (L.)<br />

Sweet<br />

Liliaceae C Prati<br />

Bellis perennis L. Compositae Margheritina,<br />

pratolina<br />

C U/prati<br />

Borago officinalis L. Boraginaceae Borragine C U/margini stradali e prati<br />

Brachypodium pinnatum<br />

(L.) Beauv.<br />

Graminaceae C Prati<br />

Brachypodium rupestre<br />

(Host) R. et S.<br />

Graminaceae R Prati<br />

Briza maxima L. Graminaceae Sonaglino C Prati<br />

Bromus alopecuroides Graminaceae R Prati<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 50 di 179<br />

Poiret<br />

Bromus erectus Hudson Graminaceae F Prati<br />

Bromus madritensis L. Graminaceae R Prati<br />

Calendula officinalis L. Compositae Calendula C U/prati<br />

Calystegia sepium (L.)<br />

R.Br.<br />

Convolvulaceae C Prati e sottobosco<br />

Capsella bursa pastoris<br />

(L.) Medicus<br />

Cruciferae Borsa di pastore C U/prati<br />

Cardamine pratensis L. Cruciferae C Prati<br />

Carduus chrysacanthus<br />

Ten.<br />

Compositae C Margini stradali e prati<br />

Carex distans L. Cyperaceae C prati<br />

Carex divisa Hudson Cyperaceae C prati<br />

Carex divulsa Stockes Cyperaceae C prati<br />

Carex hallerana Asso Cyperaceae C prati<br />

Carex remota L. Cyperaceae C prati<br />

Carpinus betulus L. Corylaceae carpino C Boschi<br />

Carpinus orientalis<br />

Miller<br />

Corylaceae Carpino orientale R Boschi<br />

Castanea sativa Miller Fagaceae Castagno R Boschi<br />

Centaurea deusta Ten. Compositae Centaurea Sottobosco<br />

Cephalanthera<br />

damasonium (Miller)<br />

Druce<br />

Orchidaceae R Prati<br />

Cephalanthera rubra (L.)<br />

L. C. Rich.<br />

Orchidaceae R Prati<br />

Cerastium pumilum<br />

Curtis<br />

Caryophyllaceae C prati<br />

Cercis siliquastrum L. Leguminosae Albero di giuda R Boschi<br />

Cerinthe major L. Boraginaceae C sottobosco<br />

Chenopodium album L. Chenopodiaceae C Sottobosco<br />

Chenopodium bonushenricus<br />

L.<br />

Chenopodiaceae C sottobosco<br />

Cichorium intybus L. Compositae Cicoria selvatica C Prati<br />

Cirsium arvense (L.)<br />

Scop.<br />

Compositae C sottobosco<br />

Cistus incanus Compositae C Macchia<br />

Cistus creticus Compositae C Macchia<br />

Cistus mospeliensis Compositae C Macchia<br />

Clematis flammula L. Ranunculaceae C prati<br />

Clematis vitalba L. Ranunculaceae Vitalba prati<br />

Colchicum neapolitanum<br />

Ten.<br />

Liliaceae Colchico C Prati<br />

Convolvulus arvensis L. Convolvulaceae Convolvolo C Prati<br />

Cornus mas L. Cornaceae Corniolo C Macchia<br />

Cornus sanguinea L. Cornaceae corniolo C Macchia<br />

Corydalis cava C Sottobosco<br />

Corylus avellana L. Corylaceae nocciolo R Bosco<br />

Crataegus monogyna<br />

Jacq.<br />

Rosaceae Biancospino C Macchia<br />

Crepis capillaris (L.)<br />

Wallr.<br />

Compositae C Prati<br />

Crepis rubra L. Compositae C Prati<br />

Crocus biflorus Miller Iridaceae Croco C Prati<br />

Cupressus sempervirens<br />

L.<br />

Cupressaceae cipresso C Rimboschimenti<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 51 di 179<br />

Cyclamen hederifolium<br />

Aiton<br />

Primulaceae Ciclamino C P Sottobosco<br />

Cynara cardunculus L. Compositae C prati<br />

Cynodon dactylon (L.)<br />

Pers.<br />

Graminaceae Gramigna C Prati<br />

Cynosurus cristatus L. Graminaceae C Prati<br />

Cynosurus echinatus L. Graminaceae C Prati<br />

Dactylis glomerata L. Graminaceae C Prati<br />

Dactylis hispanica Roth Graminaceae C Prati<br />

Dactylorhiza maculata R Prati<br />

Daphne laureola L. Thymelaeaceae Olivella C Sottobosco<br />

Daphne sericea Vahl Thymelaeaceae R Macchia e sottobosco<br />

Daucus carota L. Umbelliferae Carota selvatica C Prati<br />

Dianthus sylvestris<br />

Wulfen<br />

Caryophyllaceae Garofano selvatico C Prati<br />

Diplotaxis erucoides (L.)<br />

DC.<br />

Cruciferae C Prati<br />

Diplotaxis tenuifolia (L.)<br />

DC.<br />

Cruciferae Ruchetta C Prati<br />

Dipsacus silvestris Composite Cardo <strong>dei</strong> lanaioli C Prati<br />

Ecballium elaterium (L.)<br />

A. Rich.<br />

Cucurbitaceae Cocomero asinine C Prati<br />

Echium italicum L. Boraginaceae C Prati<br />

Echium vulgare L. Boraginaceae C Prati<br />

Epilobium hirsutum L. Onagraceae R Prati<br />

Equisetum fluviatile L. Equisetaceae Equiseto C Bosco umido<br />

Eranthis hyemalis (L.)<br />

Salisb.<br />

Ranunculaceae Piè di gallo C Sottobosco<br />

Erodium malacoides (L.)<br />

L'Hér.<br />

Geraniaceae C Prati<br />

Eryngium campestre L. Umbelliferae Eringio C Prati<br />

Euonymus europaeus L. Celastraceae Berretta del prete R Macchia e bosco<br />

Euphorbia helioscopia L. Euphorbiaceae C Prati<br />

Fagus sylvatica L. Fagaceae Faggio R Bosco<br />

Ferula communis L. Umbelliferae Ferula F incolti<br />

Festuca altissima All. Graminaceae Festuca F Prati<br />

Festuca rubra L. Graminaceae F Prati<br />

Ficus carica L. Moraceae Fico C Macchia e coltivi<br />

Foeniculum vulgare<br />

Miller<br />

Umbelliferae Finocchio selvatico C Prati<br />

Fontinalis antipyretica Briofite R Fontanili e sorgenti<br />

Fraxinus excelsior L. Oleaceae Frassino C Bosco<br />

Fraxinus ornus L. Oleaceae Orniello C Macchia<br />

Fraxinus oxycarpa Bieb. Oleaceae R Bosco umido<br />

Fumaria officinalis L. Papaveraceae Fumaria C Prati<br />

Galanthus nivalis L. Amaryllidaceae Bucaneve C P Sottobosco<br />

Galium aparine L. Rubiaceae C Prati<br />

Galium verum L. Rubiaceae C Prati<br />

Genista tinctoria L. Leguminosae C Prati<br />

Glyceria plicata Fries Graminaceae C Prati<br />

Hedera helix L. Araliaceae Edera C Sottobosco<br />

Hedysarum coronarium<br />

L.<br />

Leguminosae C Prati<br />

Helianthemum<br />

apenninum (L.) Miller<br />

Cistaceae Eliantemo R Sottobosco<br />

Helleborus foetidus L. Ranunculaceae Elleboro C Sottobosco<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 52 di 179<br />

Holcus lanatus L. Graminaceae C Prati<br />

Hordeum bulbosum L. Graminaceae F prati<br />

Hordeum maritimum<br />

With.<br />

Graminaceae C Prati<br />

Humulus lupulus L. Cannabaceae Luppolo R Prati e macchia<br />

Ilex aquifolium L. Aquifoliaceae Agrifoglio R Sottobosco<br />

Ionopsidium albiflorum<br />

Durieu<br />

Cruciferae R Prati<br />

Juglans regia L. Juglandaceae Noce C Bosco<br />

Juniperus communis L. Cupressaceae Ginepro C Macchia<br />

Knautia arvensis (L.)<br />

Coulter<br />

Dipsacaceae C Prati<br />

Koeleria splendens Presl Graminaceae C Prati<br />

Lagurus ovatus L. Graminaceae Coda di topo C prati<br />

Lamium album L. Labiatae C Prati<br />

Lamium purpureum L. Labiatae C Prati<br />

Leontodon crispus Vill. Compositae C Prati<br />

Leopoldia comosa (L.)<br />

Parl.<br />

Liliaceae Lambascione C Prati<br />

Leucanthemum vulgare<br />

Lam.<br />

Compositae C Sottobosco<br />

Lilium bulbiferum L. Liliaceae Giglio <strong>dei</strong> boschi R P Sottobosco<br />

Linaria vulgaris Miller Scrophulariaceae Prati<br />

Linum trigynum L. Linaceae C Prati<br />

Lolium perenne L. Graminaceae C Prati<br />

Lolium temulentum L. Graminaceae Prati<br />

Lonicera caprifolium L. Caprifoliaceae caprifoglio C Sottobosco<br />

Lonicera etrusca Santi Caprifoliaceae C Sottobosco<br />

Loranthus europaeus<br />

Jacq.<br />

Loranthaceae Vischio giallo R bosco<br />

Maclura pomifera<br />

(Rafin.) C.K.Schneider<br />

Moraceae R Macchia<br />

Malus sylvestris Miller Rosaceae Melo selvatico C Bosco<br />

Matricaria camomilla Composite Camomilla C Prati<br />

Medicago lupulina L. Leguminosae C Prati<br />

Medicago sativa L. Leguminosae C Prati<br />

Melica magnolii G. et G. Graminaceae C Prati<br />

Melica uniflora Retz. Graminaceae C Prati<br />

Melilotus officinalis (L.)<br />

Pallas<br />

Leguminosae C Prati<br />

Mentha aquatica L. Labiatae Menta acquatica C Corsi d’acqua<br />

Mentha sativa C Prati<br />

Mercurialis perennis L. Euphorbiaceae C Prati<br />

Muscari neglectum Guss. Liliaceae Muscari C Prati<br />

Myosotis arvensis (L.)<br />

Hill<br />

Boraginaceae Non ti scordar di me C Prati<br />

Myriophyllum spicatum<br />

L.<br />

Haloragaceae Miriofillo C Laghi e stagni<br />

Myrtus communis L. Myrtaceae Mirto C Macchia<br />

Narcissus tazetta L.<br />

Nasturtium<br />

Amaryllidaceae Narciso C Prati<br />

Olea europaea L. Oleaceae Olivo C Coltivi<br />

Ophrys apifera Hudson Orchidaceae R Prati<br />

Ophrys bombyliflora Link Orchidaceae R Prati<br />

Ophrys fuciflora (Crantz)<br />

Moench<br />

Orchidaceae R Prati<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 53 di 179<br />

Ophrys fusca Link Orchidaceae R Prati<br />

Ophrys lutea Cav. Orchidaceae<br />

R Prati<br />

Ophrys sphecodes Miller Orchidaceae R Prati<br />

Orchis italica Poiret Orchidaceae R<br />

Prati<br />

Orchis papilionacea L. Orchidaceae R Prati<br />

Orchis purpurea Hudson Orchidaceae R Prati<br />

Ornithogalum exscapum<br />

Ten.<br />

Orobanche<br />

Liliaceae C<br />

Prati<br />

Ostrya carpinifolia Scop. Corylaceae Carpino nero C Bosco<br />

Paliurus spina-christi<br />

Miller<br />

Rhamnaceae Paliuro R Macchia<br />

Papaver rhoeas L. Papaveraceae Papavero F<br />

Prati<br />

Parietaria officinalis L. Urticaceae Parietaria F Prati<br />

Pastinaca sativa L. ssp.<br />

sylvestris (Miller) Rouy et<br />

Cam.<br />

Umbelliferae prati<br />

Petasites hybridus (L.)<br />

Gaertn., Meyer et Sch.<br />

Compositae Farfaraccio C<br />

Boscho umido<br />

Petrorhagia saxifraga<br />

(L.) Link<br />

Caryophyllaceae Petroragia<br />

C Prati<br />

Phalaris paradoxa L. Graminaceae<br />

Prati<br />

Phillyrea latifolia L. Oleaceae Fillirea C Macchia<br />

Phleum ambiguum Ten. Graminaceae C<br />

Prati<br />

Phlomis herba-venti L. Labiatae R Prati<br />

Phragmites australis<br />

(Cav.) Trin.<br />

Graminaceae Cannuccia di palude C Zone umide<br />

Pinus halepensis Miller Pinaceae Pino di Aleppo C<br />

Macchia<br />

Pinus nigra Arnold Pinaceae Pino nero<br />

C Rimboschimenti<br />

Pinus pinea L. Pinaceae<br />

Bosco<br />

Pistacia lentiscus L. Anacardiaceae Lentisco C Macchia<br />

Pistacia terebinthus L. Anacardiaceae Terebinto C<br />

Macchia<br />

Poa bulbosa L. Graminaceae C Prati<br />

Poa pratensis L. Graminaceae C Prati<br />

Poa trivialis L. Graminaceae C<br />

Prati<br />

Polygala nicaeensis Risso Polygalaceae C Prati<br />

Populus alba L. Salicaceae Pioppo bianco C Bosco umido<br />

Populus nigra L. Salicaceae Pioppo nero C Bosco umido<br />

Populus tremula L. Salicaceae Pioppo tremulo R<br />

Bosco umido<br />

Primula vulgaris Hudson Primulaceae Primula C Sottobosco<br />

Prunus spinosa L. Rosaceae Prugnolo C Macchia<br />

Pulmonaria officinalis L. Boraginaceae<br />

C<br />

Pyrus amygdaliformis<br />

Vill.<br />

Rosaceae Pero selvatico R Macchia<br />

Pyrus pyraster Burgsd. Rosaceae<br />

Perazzo C Macchia<br />

Quercus cerris L. Fagaceae Cerro C Bosco<br />

Quercus ilex L. Fagaceae Leccio C<br />

Bosco<br />

Quercus pubescens Willd. Fagaceae Roverella C Bosco<br />

Ranunculus aquatilis L. Ranunculaceae Ranuncolo<br />

acquatico<br />

Sorgenti<br />

Ranunculus ficaria L. Ranunculaceae<br />

C Prati<br />

Ranunculus millefoliatus<br />

Vahl<br />

Ranunculaceae C prati<br />

Reseda lutea L. Resedaceae C Prati<br />

Rhamnus alaternus L. Rhamnaceae Alaterno C Macchia<br />

Robinia pseudoacacia L. Leguminosae Robinia C<br />

Margini stradali e boschi<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 54 di 179<br />

Rosa canina L. sensu<br />

Bouleng.<br />

Rosaceae Rosa selvatica C P Sottobosco<br />

Rubia peregrina L. Rubiaceae C Sottobosco<br />

Rubus ulmifolius Schott Rosaceae Rovo C Sottobosco<br />

Ruscus aculeatus L. Liliaceae pungitopo C Sottobosco<br />

Salix alba L. Salicaceae Salice bianco C Corsi d’acqua<br />

Salix eleagnos Scop. Salicaceae Salice R Corsi d’acqua<br />

Salix purpurea L. Salicaceae Salice rosso R Corsi d’acqua<br />

Salix triandra L. Salicaceae Salice R Corsi d’acqua<br />

Salvia pratensis L. Labiatae Salice C Prati<br />

Sambucus nigra L. Caprifoliaceae sambuco C Sottobosco<br />

Sanicula europaea L. Umbelliferae C Prati<br />

Saponaria officinalis C Prati<br />

Saxifraga bulbifera L. Saxifragaceae Sassifraga C Prati<br />

Schoenoplectus lacustris<br />

(L.) Palla<br />

Cyperaceae R Laghi<br />

Scilla bifolia L. Liliaceae C Sottobosco<br />

Scrofularia canina Scrofularacae C Prati<br />

Sedum acre Crassulacae C Rupi<br />

Senecio vulgaris L. Compositae C Prati<br />

Serapias vomeracea<br />

(Burm.) Briq.<br />

Orchidaceae R Prati<br />

Sherardia arvensis L. Rubiaceae C Prati<br />

Silene alba (Miller)<br />

Krause<br />

Caryophyllaceae C Prati<br />

Silene vulgaris (Moench)<br />

Garcke<br />

Caryophyllaceae C Prati<br />

Sinapis arvensis L. Cruciferae C Prati<br />

Smilax aspera L. Liliaceae Salsapariglia C Sottobosco<br />

Smyrnium olusatrum L. Umbelliferae<br />

Solanum dulcamara L. Solanaceae C Prati<br />

Solanum nigrum L. Solanaceae C Prati<br />

Sonchus arvensis L. s.s. Compositae C Prati<br />

Sonchus oleraceus L. Compositae<br />

Sorbus domestica L. Rosaceae Sorbo R Macchia<br />

Sorbus torminalis (L.)<br />

Crantz<br />

Rosaceae Ciavardello C Sottobosco<br />

Spartium junceum L. Leguminosae Ginestra C Macchia<br />

Stachys germanica L. Labiatae C Prati<br />

Stellaria media (L.) Vill. Caryophyllaceae<br />

Stipa pennata L. Graminaceae C Prati<br />

Tamarix africana Poiret Tamaricaceae Tamerice C Zone umide<br />

Tamus communis L. Discoreaceae C Rupi<br />

Taraxacum officinale<br />

Weber (aggregato)<br />

Compositae Tarassaco C Prati<br />

Thlaspi perfoliatum L. Cruciferae C Prati<br />

Tilia platyphyllos Scop. Tiliaceae Tiglio R Boschi<br />

Tragopogon pratensis L. Compositae C Prati<br />

Trifolium pratense L. Leguminosae trifoglio F Prati<br />

Trifolium repens L. Leguminosae Trifoglio F Prati<br />

Tulipa sylvestris L. Liliaceae Tulipano selvatico R Prati<br />

Typha latifolia L. Typhaceae Mazzasorda C Zone umide<br />

Ulmus glabra Hudson Ulmaceae Olmo R Boschi<br />

Ulmus minor Miller Ulmaceae Olmo R Boschi<br />

Urtica dioica L. Urticaceae Ortica F Prati<br />

Veronica chamaedrys L. Scrophulariaceae C Prati<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 55 di 179<br />

Vicia cracca L. Leguminosae C Prati<br />

Vicia sativa L. Leguminosae C Prati<br />

Vinca major L. Apocynaceae Pervinca C sottobosco<br />

Viola aethnensis Parl.<br />

ssp. splendida (W.<br />

Becker)Merxm. et Lippe.<br />

Violaceae viola C Prati<br />

Viscum album L. Loranthaceae Vischio C Boschi<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 56 di 179<br />

5.5 Fauna<br />

Da un punto di vista faunistico il Subappennino Dauno riveste un interesse elevatissimo sia per le<br />

presenze effettive, sia per la potenzialità che esso riveste.<br />

Come è stato accennato in precedenza, il comprensorio possiede alcune caratteristiche<br />

importantissime che contribuiscono a determinarne la qualità.<br />

E' qui opportuno, per maggiore leggibilità del contesto e per semplificare la vita al lettore di queste<br />

note, riportarne alcune di maggior peso.<br />

La vicinanza con aree ad elevata naturalità: come è stato già detto, la zona confina con una<br />

serie di regioni che conservano notevoli presenze faunistiche che consentono scambi con il nostro<br />

territorio. E' questa una garanzia di non isolamento delle popolazioni, quindi una carta in più per la<br />

loro sopravvivenza.<br />

l'elevata copertura forestale: anche se non ci troviamo a livelli ottimali, il comprensorio del<br />

Subappennino presenta una copertura boschiva di sicuro rilievo. Basti pensare all'estesa area che va<br />

dalla diga di Occhito sino al versante orientale, in vicinanza degli abitati di Pietra Montecorvino,<br />

Motta Montecorvino, Volturino, Volturara, Casalnuovo, Casalvecchio e Castelnuovo.<br />

Ancora va citata l'area, nel Subappennino Dauno Meridionale che, anche se con diverse<br />

discontinuità, copre il territorio di Orsara, Bovino, Panni, Deliceto, Accadia, ecc.<br />

la poca presenza umana nel territorio: è un altro <strong>dei</strong> fattori che contribuiscono a rendere<br />

possibile una presenza faunistica di elevato interesse nelle aree naturali.<br />

In effetti, la morfologia complessa del territorio non rende facile la presenza massiccia dell'uomo,<br />

limitando le sue azioni di maggiore impatto nella vicinanza degli abitati o, comunque, nelle aree più<br />

accessibili.<br />

Le altre zone vengono lasciate al bosco, alle praterie, ecc. con un utilizzo ciclico, ma diluito nel<br />

tempo (vedi la ceduazione, ad esempio).<br />

lo svolgimento di attività a basso impatto ambientale: Anche in questo caso ci troviamo di<br />

fronte a un elemento determinante. Agricoltura estensiva, pascolo, ceduazione, per quanto possano<br />

manomettere alcuni equilibri, in ogni caso hanno un impatto di bassa valenza sull’ambiente. Ciò,<br />

anche se non permette ancora di parlare a tutto titolo di sviluppo compatibile, consente comunque<br />

alle popolazioni animali di trovare ancora un loro spazio nel quale svilupparsi.<br />

Quanto qui sinteticamente ricordato pone le basi per una serie di potenzialità che in <strong>parte</strong> riescono a<br />

svilupparsi. Si dice in <strong>parte</strong> in quanto su un altro versante, esistono alcuni fenomeni negativi, di cui<br />

si parlerà oltre, che limitano fortemente questo sviluppo.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 57 di 179<br />

I più recenti censimenti della fauna del Subappennino permettono di riconoscere diverse specie<br />

importanti.<br />

invertebrati: La conoscenza ancora incompleta delle specie di invertebrati che popolano il<br />

territorio in esame non permette di effettuare una analisi completa della situazione. Di sicuro si può<br />

affermare che l'ambiente non eccessivamente contaminato consente l'esistenza e lo sviluppo di<br />

numerose popolazioni, a tutti i livelli.<br />

A titolo di conoscenza delle specie più importanti, è da citare la presenza di buone popolazioni di<br />

Helix lucorum, la chiocciola <strong>dei</strong> boschi, dal diametro del guscio che raggiunge agevolmente i 6 cm;<br />

ancora numerose le specie di farfalle sia diurne che notturne ed il cui studio, già impostato, è in via<br />

di svolgimento.<br />

Anche a livello di coleotteri si nota una buona presenza con popolazioni numerose e diffuse<br />

abbondantemente nelle aree più integre. Una presenza qualificante, in questo senso, è quella di<br />

Lucanus cervus, il cervo volante, il più grosso coleottero delle nostre zone.<br />

Ancora abbondantemente presenti, nelle acque stagnanti o con corrente molto lenta, le varie specie<br />

di invertebrati acquatici, tutti di elevatissimo interesse (Ranatra linearis, Nepa cinerea, Notonecta<br />

glauca, varie specie di odonati, oltre a plecotteri, efemerotteri, tricotteri, ecc.).<br />

vertebrati<br />

pesci:<br />

La presenza di ittiofauna nei nostri fiumi risente delle caratteristiche degli stessi, costituite<br />

prevalentemente da alternanza di periodi di secca (o quantomeno di magra accentuata) e periodi di<br />

forti piene.<br />

E' evidente che nei corsi d'acqua che restano inattivi per i mesi estivi, la presenza di pesci può<br />

essere limitata alle pozze che si instaurano nelle depressioni dell'alveo e che, in <strong>parte</strong>, riescono a<br />

durare sino all'arrivo di nuova corrente.<br />

Tolto l'Ofanto, perenne, per gli altri fiumi non si può parlare di una presenza abbondante di pesci.<br />

Questi, comunque, sono ben presenti e con floride popolazioni, nei vari bacini (Capacciotti,<br />

Occhito, Lago Pescara, ecc.). Vi si riconosce, come dominante, la carpa (Cyprinus carpio),<br />

l'alborella (Alburnus albidus), la tinca (Tinca tinca), l'anguilla (Anguilla anguilla), il cavedano<br />

(Leuciscus cephalus), la scardola ( Scardinius erythrophthalmus), il barbo (Barbus barbus) ecc.<br />

In alcune zone, soprattutto in laghetti privati, è presente il carassio (Carassius carassius), mentre è<br />

dubbio se in alcuni contesti sia stato effettuato qualche popolamento di luccio (Esox lucius).<br />

anfibi:<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 58 di 179<br />

Ancora legati all'acqua, gli anfibi costituiscono, nel Subappennino Dauno, una buona presenza.<br />

Sono censite buone popolazioni di rospo smeraldino (Bufo viridis), di ululone dal ventre giallo<br />

(Bombina variegata pachypus), di rana verde (Rana esculenta), di raganella (Hyla arborea).<br />

Fra gli urodeli è presente il tritone italico (Triturus italicus) ed il tritone crestato (Triturus<br />

cristatus), mentre appare non completamente documentata la presenza della salamandra e della<br />

salamandrina dagli occhiali (Zullo, comunicazione personale).<br />

rettili:<br />

Anche i rettili appaiono presenti sul territorio con buone popolazioni. L'abbondanza di prede,<br />

costituite da insetti per i sauri e i geconidi, da micromammiferi per i rettili colubridi e viperidi ed<br />

infine da anfibi e pesci per i natricidi, permette di sostenere un numero di individui talvolta elevato.<br />

Meno rosea appare la situazione per le testuggini il cui ambiente, soprattutto nelle zone meno<br />

elevate, è fortemente compromesso dalla messa a coltura <strong>dei</strong> terreni.<br />

Il censimento delle varie specie presenti sul territorio, ormai quasi completamente ultimato, mette in<br />

evidenza numerose specie di serpenti: colubro nero o biacco (Coluber viridiflavus carbonarius),<br />

forse il più diffuso degli ofidi del Subappennino e della provincia.<br />

Accanto a questo sono rilevate le presenze del cervone o pasturavacche (Elaphe quattuorlineata),<br />

del colubro di esculapio o saettone (Elaphe longissima); molto più rara è invece il colubro liscio<br />

(Coronella austriaca).<br />

Più legati all'acqua per le riserve trofiche, le due specie di natricidi presenti: la biscia dal collare<br />

(Natrix natrix) e la biscia tassellata (Natrix tessellata).<br />

Meno frequente di quanto si creda è invece la vipera comune (Vipera aspis).<br />

Piuttosto frequenti appaiono i sauri fra cui spiccano per diffusione il ramarro (Lacerta viridis) e la<br />

lucertola <strong>dei</strong> campi (Podarcis sicula)<br />

Accanto a questi è presente, anche se con minore frequenza la luscengola (Calcides calcides) e<br />

l'orbettino (Anguis fragilis).<br />

Ancora sufficientemente diffusi i geconidi, con due specie: il geco verrucoso (Hemidactylus<br />

turcicus), nelle zone al di sotto <strong>dei</strong> 700 metri di altezza ed il geco comune (Tarentola mauritanica)<br />

che, pare introdotta passivamente in tempi passati, si è acclimatata quasi esclusivamente nelle case.<br />

Nelle aree a minore altitudine è presente, anche se in numero nettamente insufficiente, la testuggine<br />

terrestre (Testudo hermanni), in via di rarefazione a causa sia della distruzione dell'ambiente che del<br />

prelievo di esemplari da tenere in giardino.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 59 di 179<br />

Ancora minore è la presenza della tartaruga palustre europea (Emys orbicularis) nelle vicinanze<br />

delle zone umide, oltretutto insidiata dalla liberazione di esemplari di tartaruga dalle orecchie rosse<br />

(Trachemys scripta) spesso tenuta in acquario e rilasciata in natura al raggiungimento di dimensioni<br />

troppo grandi per essere contenuta negli acquari.<br />

uccelli:<br />

L'area subappenninica è colonizzata da una nutrita serie di specie di uccelli, alcune molto ben<br />

rappresentate numericamente, altre di notevole rarità.<br />

La molteplicità di ambienti presenti nella zona permette altrettanta varietà di forme, spesso tipiche.<br />

In questa sede si tralascerà di proposito quella componente cosiddetta "banale" costituita da specie<br />

ubiquitarie, presenti in tutte le situazioni ambientali e geografiche d'Italia.<br />

Si porrà invece l'accento sulle specie caratteristiche della zona o di ambienti particolari e,<br />

soprattutto su alcune specie ad elevato valore zoologico ed ambientale.<br />

Uno degli ambienti caratteristici del Subappennino è costituito dalla diga di Occhito.<br />

Con i suoi tredici chilometri di lunghezza e un chilometro di larghezza, l'invaso costituisce una<br />

enorme riserva d'acqua e permette l'esistenza, sulle sue rive, di preziosi ambienti umidi.<br />

In questi ambienti trovano rifugio numerosi uccelli acquatici i cui rappresentanti di maggior rilievo<br />

sono costituiti dallo svasso maggiore (Podiceps cristatus), dal tuffetto (Podiceps ruficollis),<br />

dall'airone cinerino (Ardea cinerea), dall'airone rosso (Pyrrherodia purpurea), dalla garzetta<br />

(Egretta garzetta), dalla sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides).<br />

Accanto a queste specie di indubbio interesse, sono da citare le varie specie di anatidi che trovano<br />

rifugio in questo ambiente durante i periodi di passo: alzavole (Anas crecca), germani reali (Anas<br />

platyrhynchos), marzaiole (Anas querquedula), ecc.<br />

Anche il gruppo <strong>dei</strong> rapaci è decentemente rappresentato, fra l'altro da specie di notevolissima<br />

importanza:<br />

Rarissimo, ma presente sul Subappennino Dauno come nidificante è il falco lanario (Falco<br />

biarmicus feldeggii), comune e di passo il falco cuculo (Falco vespertinus), lo smeriglio (Falco<br />

columbarius aesalon) e il lodolaio (Falco subbuteo).Stazionario e molto diffuso il gheppio (Falco<br />

tinnunculus),<br />

Fra i grandi falchi sono da citare per la loro importanza il nibbio bruno (Milvus migrans) ed il<br />

nibbio reale (Milvus milvus), anche se questo, nell'ultimo decennio, ha fatto registrare un rilevante<br />

decremento.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 60 di 179<br />

Sporadico, ma avvistata più volte nell'arco degli ultimi 10 anni, il biancone (Circaetus gallicus),<br />

un'aquila importantissima che basa il 90% della sua alimentazione sui serpenti.<br />

Ancora piuttosto comune la poiana (Buteo buteo) e, nelle aree più basse, il falco di palude (Circus<br />

aeroginosus).<br />

Anche se in diminuzione a causa della degradazione dell'ambiente, sono ancora presenti i buon<br />

numero la quaglia (Coturnix coturnix), il fagiano (Phasianus colchicus) spesso reintrodotto a fini<br />

venatori.<br />

Ancora presenti fra la vegetazione palustre sulle rive di stagni, marcite, laghetti artificiali, fiumi<br />

ecc., la gallinella d'acqua (Gallinula chloropus), la folaga (Fulica atra), mentre nelle zone fangose<br />

sulle rive di specchi d'acqua ancora è possibile ritrovare la pavoncella (Vanellus vanellus), il<br />

combattente (Phylomachus pugnax), il piro piro (Actitis spp.).<br />

Meno frequente, ma comunque osservabile soprattutto in aree umide prospicienti al mare, il<br />

gabbiano (Larus ridibundus) che talvolta risale i corsi d'acqua giungendo sino agli specchi d'acqua<br />

dell'interno.<br />

Nelle aree forestali non è infrequente l'avvistamento di vari columbiformi quali il colobaccio<br />

(Columba palumbus), la tortora (Streptopelia turtur).<br />

Inoltre ancora è frequente la presenza del cuculo (Cuculus canorus) e della ghiandaia marina<br />

(Coracias garrulus), mentre più localizzato appare il gruccione (Merops apiaster).<br />

Ancora frequente l'upupa (Upupa epops).<br />

Lungo i fiumi è possibile incontrare,soprattutto nelle zone più riposte e tranquille, il martin<br />

pescatore (Alcedo atthis).<br />

non trascurabile la presenza <strong>dei</strong> rapaci notturni, fra i quali sono da citare il barbagianni (Tyto alba),<br />

il gufo comune (Asio otus), l'allocco (Strix aluco) e la civetta (Carine noctua).<br />

Anche la grande e diffusa famiglia <strong>dei</strong> passeriformi appare rappresentata in modo sufficiente<br />

nell'ambito del Subappennino dauno.<br />

Nelle aree di prateria e ai margini <strong>dei</strong> coltivi è frequente la cappellaccia (Galerida cristata), così<br />

come lo è l'allodola (Alauda arvensis).<br />

Soprattutto in inverno è facile incontrare la tipica ballerina bianca (Motacilla alba).<br />

Nelle zone di bosco è sufficiente comune il merlo (Turdus merula), il pettirosso, (Erithacus<br />

rubecula) che estende la sua presenza anche nelle zone aperte.<br />

Fra gli insettivori sono da citare la capinera (Sylvia atricapilla), la sterpazzola (Sylvia communis),<br />

entrambe negli ambienti di bosco ed ai loro margini, mentre sulle rive <strong>dei</strong> corsi d'acqua, fra la<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 61 di 179<br />

vegetazione palustre, sono presenti il cannareccione (Acrocephalus arudinaceus), la cannaiola<br />

(Acrocephalus scirpaceus) e forse il forapaglie (Acrocephalus Schoenobaenus), mentre fra gli<br />

arbusti della zona ripariale è frequente l'usignolo di fiume (Cettia cettii).<br />

Frequenti gli ap<strong>parte</strong>nenti alla famiglia degli irundinidi fra cui la rondine (Hirundo rustica) ed il<br />

balestruccio (Martula urbica).<br />

Fra le averle sono presenti in tutto l'arco del Subappennino, soprattutto nelle aree aperte di pascolo e<br />

pascolo cespugliato, l'averla piccola (Lanius collurio) e l'averla cinerina (Lanius minor).<br />

Non molto frequenti e localizzate le popolazioni di paridi fra cui sono da menzionare, nelle aree di<br />

bosco e di pascolo arborato, la cinciarella (Parus coeruleus), la cinciallegra (Parus major), il<br />

codibugnolo (Aegithalos caudatus ssp.) ed il pendolino, in prossimità <strong>dei</strong> corsi d'acqua<br />

(Anthoscopus pendulinus)..<br />

Di buona consistenza le popolazioni di alcuni corvidi:<br />

nei centri abitati è frequente la taccola (Coloeus monedula spermologus), nelle aree limitrofe ai<br />

boschi la gazza (Pica pica), nei boschi la ghiandaia (Garrulus glandarius), mentre nelle aree aperte<br />

<strong>dei</strong> campi e nelle zone di bosco non molto fitto è presente la cornacchia grigia (Corvus cornix).<br />

Presenti, nelle aree aperte e in prossimità <strong>dei</strong> coltivi il passero (Passer italiae), comunque<br />

ubiquitario e opportunista, il frosone (Coccothraustes coccothraustes), il verdone (Chloris chloris<br />

muhlei), il cardellino (Carduelis carduelis), il verzellino (Serinus canarius serinus) ed il fringuello<br />

(Fringilla coelebs).<br />

Anche se non presenti tutto l’anno, nelle zone umide e nei periodi di passo si trovano varie specie di<br />

ar<strong>dei</strong>di quali airone cinerino (Ardea cinerea), garzetta (Egretta garzetta), airone bianco maggiore<br />

(Egretta alba) airone rosso (Ardea purpurea), nitticora (Nycticorax nycticorax), spatola (Platalea<br />

leucorodia). Non infrequenti le gru (Grus grus), il mignattaio (Plegadis falcinellus), la cicogna<br />

bianca (Ciconia ciconia) e, più rara, la cicogna nera (Ciconia nigra).<br />

mammiferi:<br />

Le popolazioni di mammiferi del Subappennino Dauno sono costituite essenzialmente da specie di<br />

piccola e media taglia, mancando del tutto i grossi erbivori selvatici.<br />

Fra gli insettivori è ancora presente il riccio europeo (Erinaceus europaeus) limitato però alle zone<br />

meno alte della catena in continuità con le ugualmente scarse popolazioni della pianura.<br />

Più consistenti sono invece le popolazioni di talpa europea (Talpa europaea), anche nelle zone<br />

elevate del Subappennino dove sembra che le popolazioni raggiungano una densità più elevata.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 62 di 179<br />

Diffusi, fra i cosiddetti toporagni (fam. soricidae), il toporagno comune (Sorex araneus) e, meno<br />

diffuso, il toporagno pigmeo (Sorex minutus).<br />

Ancora più rari e localizzati i toporagni legati all'ambiente acquatico. Nella nostra area sembra<br />

esistere il toporagno d'acqua (Neomys fodiens), nelle vicinanze di zone allagate con acque pulite.<br />

Ugualmente localizzato, ma comunque presente il topino pettirosso (Crocidura russula), i cui resti<br />

sono stati rinvenuti in borre di rapaci.<br />

Poco si sa sui pipistrelli sui quali mancano notizie certe.<br />

E' comunque documentata la presenza di rinolofidi fra cui il rinolofo ferro di cavallo (Rhinolophus<br />

hipposideros), <strong>dei</strong> vespertilionidi di cui il più comune è il pipistrello (Pipistrellus pipistrellus)<br />

seguito dal pipistrello orecchie di topo (Myotis myotis).<br />

Fra i lagomorfi è presente la lepre (Lepus capensis), ma la consistenza delle sue popolazioni va<br />

diminuendo progressivamente, sostenuta solo dai rilasci effettuati a scopo venatorio. A questo titolo<br />

c'è da dire, comunque, che per questo motivo spesso sono state rilasciate specie estranee al territorio<br />

per cui si può affermare che nel Subappennino esiste sì la lepre ma non si ha la certezza della sua<br />

posizione tassonomica (ibrido?, specie introdotta?, meticcio?).<br />

Fra i roditori è sicuramente presente il moscardino (Muscardinus avellanarius), il topo quercino<br />

(Elyomis quercinus) ed il ghiro (Glis glis). Per quest'ultimo la presenza è rivelata da resti alimentari<br />

e da recenti numerosi avvistamenti oltre che da esemplari morti rinvenuti sulle strade.<br />

Rare le arvicole, rappresentate essenzialmente dall'arvicola (Arvicola terrestris musignani), mentre<br />

più raro è il pitimio del savi (Pitymys savi) e la cui presenza è stata documentata da resti trovati<br />

nelle borre di rapaci notturni.<br />

Fra i topi propriamente detti si rilevano fondamentalmente due tipi: il topo selvatico (Apodemus<br />

sylvaticus) ed il topolino delle case (Mus musculus).<br />

Fra i ratti l'originario ratto nero (Rattus rattus) appare sostituito in molte zone dal ratto grigio o<br />

delle chiaviche (Rattus norvegicus).<br />

Nell'area subappenninica sono presenti entrambi.<br />

Molto dubbia è la presenza dell'istrice (Hystrix cristata). alcuni aculei trovati negli anni ottanta in<br />

zone poco frequentate possono far pensare ad un residuo nucleo sopravvissuto.<br />

I carnivori sono costituiti essenzialmente da due gruppi: mustelidi e canidi.<br />

Pare infatti scomparso il gatto selvatico (Felis sylvestris) o, quantomento, molto ridotto e<br />

localizzato, forse ibridato con gatti domestici inselvatichiti la cui presenza è di notevole portata.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 63 di 179<br />

Molto più importanti come impatto sono i mustelidi: donnola (Mustela nivalis), faina (Martes<br />

foina), tasso (Meles meles) e puzzola (Mustela putorius) sono piuttosto diffusi.<br />

Non del tutto sicura la sopravvivenza, in zona, della lontra (Lutra lutra), comunque presente sino<br />

agli inizi degli anni '80 (Pennacchioni, 1982) nel Fortore e ancora attualmente nell'Ofanto.<br />

Sicuramente presente è invece il lupo (Canis lupus), con alcuni gruppi familiari (Pennacchioni<br />

1982; Pennacchioni 1994).<br />

Pure estremamente diffusa appare la volpe, ubiquitaria ed opportunista.<br />

Fra gli artiodattili, scomparsa l'esigua popolazione di caprioli lanciata qualche anno fa dalla<br />

Forestale e subito meticolosamente eliminata dai soliti bracconieri, l'unica specie esistente è il<br />

cinghiale (Sus scropha), anche in questo caso sicuramente non più ap<strong>parte</strong>nente al ceppo autoctono,<br />

ma riccamente insanguato con lanci, soprattutto in tempi passati, per i ripopolamenti a scopo<br />

venatorio.<br />

Anche qualche tentativo di ripopolamento effettuato negli anni passati con il muflone (Ovis<br />

musimon) è andato fallito.<br />

Restano presenti ma in recinti, alcuni daini, ma non si può parlare di fauna selvatica né, ad onor del<br />

vero, si può prevedere un futuro per questi animali oggetto delle brame <strong>dei</strong> numerosi bracconieri<br />

che ancora trovano asilo in queste zone.<br />

Da questa pur sommaria analisi si rileva come l’area in esame sia di notevole valore ambientale,<br />

possegga elevata biodiversità e, nel contempo, sia estremamente sensibile per la precarietà di molti<br />

equilibri compromessi in gran <strong>parte</strong> da un uso non corretto del territorio e delle sue risorse.<br />

5.5.1 Componenti faunistiche<br />

Invertebrati – insetti: lepidotteri<br />

specie Nome volgare Frequenza Status legale Normativa Distribuzione<br />

Zerynthia polyxena R P 94/43/CEE, all.IV L<br />

Papilio machaon Macaone F U<br />

Iphiclides podalirius Podalirio F U<br />

Aporia crataegi F U<br />

Anthocharis cardamines F U<br />

Gonopteryx rhamni F L<br />

Gonopteryx cleopatra F L<br />

Leptidea sinapis F U<br />

Pieris rapae C U<br />

Peiris brassicae C U<br />

Pontia daplidice C U<br />

Colias croceus C U<br />

Lasiommata megera F U<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 64 di 179<br />

Brintesia circe F U<br />

Thecla betulae R L<br />

Quercusia quercus F L<br />

Callophrys rubi F U<br />

Heodes virgaureae F U<br />

Heodes tityrus F U<br />

Iolana iolas R L<br />

Lysandra coridon F U<br />

Limenitis reducta F U<br />

Nymphalis antiopa R L<br />

Nymphalis polychloros R L<br />

Inachis io F U<br />

Aglais urticae F U<br />

Pandoriana pandora R L<br />

Argynnis paphia F U<br />

Mesocidalia aglaia F U<br />

Fabriciana adippe F U<br />

Fabriciana niobe F U<br />

Issoria lathonia F U<br />

Brenthis daphne F U<br />

Melanagria galathea procida F U<br />

Melanagria galathea F U<br />

Melanagria russiae japygia F U<br />

Melanagria arge R P 94/43/CEE, all.II L<br />

Hipparchia fagi F L<br />

Ipparchia semele F U<br />

Chazara brizeis R L<br />

Adscita sp F L<br />

Zygaena carniolica F U<br />

Zygaena filipendulae C U<br />

Pennisetia hylaeiformis R L<br />

Synanthedon vespiformis R L<br />

Hemaris fuciformis F U<br />

Acheronthia atropos R L<br />

Syntomis phegea F U<br />

Euplagia quadripunctata R L<br />

Arctia caja R L<br />

Arctia villica F U<br />

Catocala sponsa F U<br />

Catocala sp F U<br />

Invertebrati – Insetti: plecotteri, tricotteri, efemerotteri<br />

specie Nome volgare Frequenza Status legale Normativa Distribuzione<br />

Caenis sp. C U<br />

Baetis sp. C U<br />

Cloeon sp. C U<br />

Leuctra sp. R L<br />

Rhyacophila sp. F U<br />

Hydropsyche sp. F U<br />

Limnephilus sp. F U<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


Invertebrati – insetti: odonati<br />

PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 65 di 179<br />

specie Nome volgare Frequenza Status legale Normativa Distribuzione<br />

Calopteryx virgo<br />

haemorroidalis<br />

F L<br />

Calopteryx splendens F L<br />

Cordulegaster sp. F L<br />

Orthetrum sp. F L<br />

Sympetrum sp F L<br />

Gomphus sp F L<br />

Anax imperator F L<br />

Invertebrati – insetti: emitteri<br />

specie Nome volgare Frequenza Status legale Normativa Distribuzione<br />

Hydrometra stagnorum C U<br />

Gerris lacustris C U<br />

Nepa cinerea Scorpione<br />

R L<br />

d’acqua<br />

Ranatra linearis R L<br />

Notonecta glauca Notonetta C L<br />

Corixia sp C L<br />

Invertebrati – insetti: ditteri<br />

specie Nome volgare Frequenza Status legale Normativa Distribuzione<br />

Tipula maxima F U<br />

Dixa sp. F L<br />

Culex pipiens Zanzara comune C U<br />

Anopheles sp. Zanzara anofele R L<br />

Simuliidae fam. C U<br />

Chironomus sp. C U<br />

Tabanus sp. R L<br />

Invertebrati – insetti: coleotteri<br />

specie Nome volgare Frequenza Status legale Normativa Distribuzione<br />

Carabus violaceus R L<br />

Calosoma sycophanta Bombardiere RR L<br />

Carabus sp F U<br />

Dytiscus sp F L<br />

Dytiscus marginalis ditisco R L<br />

Cetonia aurata C U<br />

Cerambix sp Cerambice F U<br />

Chlaenius sp F L<br />

Chlaeniellus sp F L<br />

Scarabaeus sp F U<br />

Copris sp F U<br />

Melolonthia sp F U<br />

Oryctes nasicornis Scarabeo rinoceronte R L<br />

Trichius rosaceus F U<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 66 di 179<br />

Trichius fasciatus F U<br />

Lucanus cervus Cervo volante R P 94/43/CEE, all.II L<br />

Invertebrati – insetti: imenotteri<br />

specie Nome volgare Frequenza Status legale Normativa Distribuzione<br />

Bombus sp C U<br />

Bombus terrestris C U<br />

Bombus lapidarius F U<br />

Xylocopa violacea F U<br />

Vespa crabro calabrone F U<br />

Paravespula sp F U<br />

Scolia quadripunctata F L<br />

Invertebrati – aracnidi e simili<br />

specie Nome volgare Frequenza Status legale Normativa Distribuzione<br />

Argiope bruennichi F U<br />

Epeira crociata Ragno crociato F L<br />

Tegenaria domestica F U<br />

Euscorpius italicus scorpione F U<br />

Invertebrati – crostacei<br />

specie Nome volgare Frequenza Status legale Normativa Distribuzione<br />

Potamon fluviatilis Granchio di fiume R L<br />

Gammarus pulex F L<br />

Asellus aquaticus R L<br />

Daphnia pulex C U<br />

Invertebrati – molluschi<br />

Helix pomatia C P 94/43/CEE, all. V U<br />

Helix adspersa C U<br />

Helix lucorum R L<br />

Clausilia sp. F L<br />

Lymnaea sp C L<br />

Physa fontinalis F L<br />

Planorbarius corneus R L<br />

Ancylus fluviatilis F L<br />

Pisidium sp RR L<br />

Unio sp Cozza d’acqua dolce F L<br />

Invertebrati - irudinei<br />

specie Nome volgare Frequenza Status legale Normativa Distribuzione<br />

Hirundo medicinalis Sanguisuga RR P L<br />

Herpobdella sp. F U<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


Vertebrati – pesci<br />

PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 67 di 179<br />

specie Nome volgare Frequenza Status legale Normativa Distribuzione<br />

Ciprinus carpio Carpa C U<br />

Tinca tinca Tinca F U<br />

Leuciscus cephalus Cavedano C U<br />

Anguilla anguilla Anguilla C U<br />

Alburnus sp. Alborella F L<br />

Ictalurus melas Pesce gatto C U<br />

Vertebrati – anfibi<br />

specie Nome volgare Frequenza Status legale Normativa Distribuzione<br />

Rana esculenta Rana verde C P 94/43/CEE, all. V U/St<br />

Rana dalmatina Rana dalmatina F P 94/43/CEE, all.IV L/St<br />

Rana italica Rana italica R P 94/43/CEE, all.IV L/St<br />

Hyla arborea Raganella R P 94/43/CEE, all.IV L/St<br />

Bufo viridis Rospo smeraldino F P 94/43/CEE, all.IV U/St<br />

Bufo bufo Rospo comune R L/St<br />

Bombina variegata Ululone dal ventre giallo RR P 94/43/CEE, all.II L/St<br />

Triturus italicus Tritone italico R P 94/43/CEE, all.IV L/St<br />

Triturus cristatus Tritone crestato RR P 94/43/CEE, all.II L/St<br />

Vertebrati – rettili<br />

specie Nome volgare Frequenza Status legale Normativa Distribuzione<br />

Testudo hermanni Testuggine terrestre R P 94/43/CEE, all.II<br />

CE/2724/2000, all.A<br />

L/St<br />

Emys orbicularis Tartaruga palustre europea RR P 94/43/CEE, all.II<br />

CE/2724/2000, all.B<br />

L/St<br />

Podarcis sicula Lucertola campestre F P 94/43/CEE, all.IV U/St<br />

Podarcis muralis Lucertola muraiola R P 94/43/CEE, all.IV L/St<br />

Lacerta viridis Ramarro F/R P 94/43/CEE, all.IV L/St<br />

Tarentula<br />

mauritanica<br />

Geco F/R L/St<br />

Natrix natrix Natrice dal collare F L/St<br />

Natrix tessellata Natrice tassellata F L/St<br />

Coluber viridiflavus Biacco<br />

carbonarius<br />

F P 94/43/CEE, all.IV U/St<br />

Elaphe<br />

quattuorlineata<br />

Cervone – pasturavacche F P 94/43/CEE, all.II U/St<br />

Elaphe longissima Colubro di Esculapio R P 94/43/CEE, all.IV L/St<br />

Coronella austriaca Coronella R P 94/43/CEE, all.IV L/St<br />

Vipera aspis Vipera comune R L/St<br />

Vertebrati – uccelli<br />

specie Nome volgare Frequenza Status legale Normativa Distribuzione<br />

Tachybaptus ruficollis Tuffetto F P L.157/92 L.R.27/98 St<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 68 di 179<br />

Podiceps cristatus Svasso maggiore F P L.157/92 L.R.27/98 St<br />

Phalacrocorax carbo Cormorano F P L.157/92 L.R.27/98 Mip<br />

Botaurus stellaris Tarabuso R P 79/409/CEE all.1<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Mip<br />

Ixobrychus minutus Tarabusino R P L.157/92 L.R.27/98 Mip<br />

Nycticorax nycticorax Nitticora R P L.157/92 L.R.27/98 Mip<br />

Egretta garzetta Garzetta F P 79/409/CEE all.1<br />

CE/2724/2000, all.A<br />

L.R.27/98<br />

Mip<br />

Egretta alba Airone bianco R P 79/409/CEE all.1 MiAc<br />

maggiore<br />

CE/2724/2000, all.A<br />

L.R.27/98<br />

Ardea cinerea Airone cenerino C P L.157/92 L.R.27/98 S/Mip<br />

Ardea purpurea Airone rosso R P 79/409/CEE all.1<br />

L.R.27/98<br />

Mi<br />

Ciconia nigra Cicogna nera RR P 79/409/CEE all.1<br />

CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Mi<br />

Ciconia ciconia Cicogna bianca RR P 79/409/CEE all.1<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Mi<br />

Plegadis falcinellus Mignattaio R P 79/409/CEE all.1<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Mi<br />

Platalea leucorodia Spatola R P 79/409/CEE all.1<br />

CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Mi<br />

Anser anser Oca selvatica RR P 79/409/CEE all.1<br />

L.R.27/98<br />

Mi<br />

Anas penelope Fischione C Mi<br />

Anas crecca Alzavola F Mi<br />

Anas platyrhinchos<br />

Anas acuta<br />

Anas querquedula<br />

Anas clypeata<br />

Aythya ferina<br />

Aythya nyroca<br />

Germano reale<br />

Codone<br />

Marzaiola<br />

Mestolone<br />

Moriglione<br />

Moretta tabaccata<br />

C<br />

R<br />

F<br />

R<br />

R<br />

RR P 79/409/CEE all.1<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Mip<br />

Mi<br />

Mi<br />

Mi<br />

Mi<br />

Mi<br />

Aythya fuligula<br />

Pernis apivorus<br />

Moretta<br />

Falco pecchiaiolo<br />

RR<br />

R P 79/409/CEE all.1<br />

CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Mi<br />

Mi<br />

Milvus migrans Nibbio bruno F P 79/409/CEE all.1<br />

CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Mi<br />

Milvus milvus Nibbio reale R P 79/409/CEE all.1<br />

CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

S/Mip<br />

Circaetus gallicus Biancone RR P 79/409/CEE all 1<br />

CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Mi<br />

Circus aeruginosus Falco di palude C P 79/409/CEE all.1<br />

CE/2724/2000, all.A<br />

L.R.27/98<br />

Mi<br />

Circus cyaneus Albanella reale R P 79/409/CEE all.1<br />

CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Mi<br />

Circus pygarus Albanella minore C P 79/409/CEE all.1<br />

CE/2724/2000, all.A<br />

Mi<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 69 di 179<br />

Accipiter gentilis Astore RR P<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Accipiter nisus Sparviero C P CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Buteo buteo Poiana C P CE/2724/2000, all.A<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Pandion haliaetus Falco pescatore RR P 79/409/CEE all.1<br />

CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Falco naumanni Grillaio RR P CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Falco tinnunculus Gheppio C P CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Falco vespertinus Falco cuculo C P CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Falco columbarius Smeriglio F P CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Falco subbuteo Lodolaio F P CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92<br />

Falco biarmicus Lanario R P 79/409/CEE all.1<br />

CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

St<br />

Falco peregrinus Pellegrino R P 79/409/CEE all.1<br />

CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Mip<br />

Perdix perdix Starna F St<br />

Coturnix coturnix Quaglia C Mi<br />

Phasianus colchicus Fagiano C St<br />

Gallinula chloropus Gallinella d’acqua C St<br />

Fulica atra Folaga C St<br />

Grus grus Gru R P 79/409/CEE all.1<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

CE/2724/2000, all.A<br />

Mi<br />

Himantopus himantopus Cavaliere d’Italia R P 79/409/CEE all.1<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Mip<br />

Burhinus oedicnemus Occhione R P 79/409/CEE all.1<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Mi<br />

Vanellus vanellus Pavoncella F Mi<br />

Philomachus pugnax Combattente F Mi<br />

Gallinago gallinago Beccaccino F Mip<br />

Scolopax rusticola Beccaccia F Mi<br />

Limosa limosa Pittima reale R Mi<br />

Tringa erythropus Totano moro RR P 79/409/CEE all.1<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Mi<br />

Tringa glareola Piro piro boschereccio F P 79/409/CEE all.1<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Mi<br />

Actitis hypoleucos Piro piro piccolo C Mi<br />

Larus ridibundus Gabbiano comune F P 79/409/CEE all.1<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

St<br />

Larus argentatus Gabbiano reale F P 79/409/CEE all.1<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

St<br />

Columba livia Piccione selvatico R 79/409/CEE all.1<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

St<br />

Columba palumbus Colombaccio F P L.157/92 L.R.27/98 S/Mip<br />

Streptopelia decaocto Tortora dal collare C 79/409/CEE all.1 Mi<br />

Ac<br />

Mi<br />

St<br />

Mi<br />

Mi<br />

St<br />

Mi<br />

Mi<br />

Mi


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 70 di 179<br />

orientale L.157/92 L.R.27/98<br />

Streptopelia turtur Tortora F Mi<br />

Cuculus canorus Cuculo F P L.157/92 L.R.27/98 Mi<br />

Tyto alba Barbagianni C P CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

St<br />

Otus scops Assiolo F P CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Mi<br />

Athene noctua Civetta C P CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

St<br />

Strix aluco Allocco R P CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

St<br />

Asio otus Gufo comune F P CE/2724/2000, all.A St<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Asio flammeus Gufo di palude RR P 79/409/CEE all.1<br />

CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Mi<br />

Apus apus Rondone C P L.157/92 L.R.27/98 Mi<br />

Alcedo atthis Martin pescatore F P 79/409/CEE all.1<br />

St<br />

L.R.27/98<br />

Merops apiaster Gruccione F P L.157/92 L.R.27/98 Mi<br />

Coracia garrulus Ghiandaia marina R P L.157/92 L.R.27/98 Mi<br />

Upupa epops Upupa C P L.157/92 L.R.27/98 Mi<br />

Picus viridis Picchio verde F P L.157/92 L.R.27/98 St<br />

Dendrocopus major Picchio rosso<br />

F P L.157/92 L.R.27/98 St<br />

maggiore<br />

Melanocorypha calandra Calandra F Mi<br />

Galerida cristata Cappellaccia C St<br />

Alauda arvensis Allodola C Mi<br />

Hirundo rustica Rondine F P L.157/92 L.R.27/98 Mi<br />

Delichon urbica Balestruccio F P L.157/92 L.R.27/98 Mi<br />

Motacilla flava Cutrettola R P L.157/92 L.R.27/98 Mip<br />

Motacilla alba Ballerina bianca F P L.157/92 L.R.27/98 Mip<br />

Erithacus rubecula Pettirosso F P L.157/92 L.R.27/98 St<br />

Phoenicurus phoenicurus Codirosso R P L.157/92 L.R.27/98 St<br />

Phoenicurus ochruros Codirosso<br />

F P L.157/92 L.R.27/98 St<br />

spazzacamino<br />

Saxicola rubetra Stiaccino F P L.157/92 L.R.27/98 St<br />

Saxicola torquata Saltimpalo F P L.157/92 L.R.27/98 St<br />

Turdus merula Merlo C St<br />

Cettia cetti Usignolo di fiume F P L.157/92 L.R.27/98 St<br />

Acrocephalus<br />

schoenobaenus<br />

Forapaglie RR P L.157/92 L.R.27/98 Ac<br />

Acrocephalus scirpaceus Cannaiola R P L.157/92 L.R.27/98 St<br />

Acrocephalus<br />

arundinaceus<br />

Cannareccione RR P L.157/92 L.R.27/98 Mip<br />

Sylvia communis Sterpazzola R P L.157/92 L.R.27/98 St<br />

Sylvia atricapilla Capinera F P<br />

L.157/92 L.R.27/98 St<br />

Phylloscopus sibilatrix Luì verde R P L.157/92 L.R.27/98 St<br />

Phylloscopus collibita Luì piccolo R P L.157/92 L.R.27/98 St<br />

Muscicapa striata Pigliamosche R P L.157/92 L.R.27/98 St<br />

Panurus biarmicus Basettino RR P L.157/92 L.R.27/98 St/L<br />

Aegithalos caudatus Codibugnolo R P L.157/92 L.R.27/98 St/L<br />

Parus caeruleus Cinciarella F P L.157/92 L.R.27/98 St<br />

Parus major Cinciallegra F P L.157/92 L.R.27/98 St<br />

Remiz pendulinus Pendolino F P L.157/92 L.R.27/98 St/L<br />

Oriolus oriolus Rigogolo F P L.157/92 L.R.27/98 Mi


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 71 di 179<br />

Lanius minor<br />

Lanius excubitor<br />

Lanius collurio<br />

Lanius senator<br />

Averla cenerina<br />

Averla maggiore<br />

Averla piccola<br />

Averla capirossa<br />

F<br />

RR<br />

F<br />

F<br />

P<br />

P<br />

P<br />

P<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Mi<br />

Mi<br />

Mi<br />

Mi<br />

Garrulus glandarius Ghiandaia C St<br />

Pica pica Gazza C St<br />

Corvus monedula Taccola C St<br />

Corvus corone cornix Cornacchia grigia C St<br />

Corvus corax Corvo imperiale RR P L.157/92 L.R.27/98 Mip<br />

Sturnus vulgaris Storno C Mip<br />

Passer italiae Passera d’Italia C St/U<br />

Fringilla coelebs<br />

Serinus serinus<br />

Caeduelis chloris<br />

Carduelis carduelis<br />

Carduelis spinus<br />

Pyrrhula pyrrhula<br />

Coccothraustes<br />

Fringuello<br />

Verzellino<br />

Verdone<br />

Cardellino<br />

Lucherino<br />

Ciuffolotto<br />

Frosone<br />

C<br />

F<br />

R<br />

C<br />

R<br />

R<br />

F<br />

P<br />

P<br />

P<br />

P<br />

P<br />

P<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Mi<br />

Mi<br />

Mi<br />

St<br />

Mi<br />

Mi<br />

Mi<br />

coccothraustes<br />

Emberiza citrinella Zigolo giallo RR P L.157/92 L.R.27/98 Mi<br />

Emberiza melanocephala Zigolo testanera R P L.157/92 L.R.27/98 Mi<br />

Emberiza cirlus Zigolo nero F P L.157/92 L.R.27/98 Mi<br />

Miliaria calandra Strillozzo C P L.157/92 L.R.27/98 St<br />

Vertebrati – mammiferi<br />

specie Nome volgare Frequenza Status legale Normativa Distribuzione<br />

Canis lupus Lupo appenninico R P 94/43/CEE, all.II –<br />

CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

L/St<br />

Vulpes vulpes Volpe rossa C U/St<br />

Mustela nivalis Donnola F P L.157/92 L.R.27/98 U/St<br />

Martes foina Faina F P L.157/92 L.R.27/98 U/St<br />

Mustela putorius Puzzola RR P 94/43/CEE, all. V<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

L/St<br />

Meles meles Tasso F P L.157/92 U/St<br />

Lutra lutra Lontra RR P 94/43/CEE, all.II –<br />

CE/2724/2000, all.A<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

L<br />

Sus scrofa Cinghiale C U/St<br />

Lepus capensis Lepre F L/St<br />

Talpa europaea Talpa C P L.157/92 L.R.27/98 U/St<br />

Apodemus sylvaticus Topo campagnolo C U/St<br />

Arvicola terrestris Arvicola C U/St<br />

Eliomys quercinus Topo quercino R L/St<br />

Glis glis Ghiro R P L.157/92 L.R.27/98 L/St<br />

Muscardinus<br />

avellanarius<br />

Moscardino R L/St<br />

Erinaceus europaeus Riccio – porcospino F P L.157/92 L.R.27/98 U/St<br />

Sorex minutus Toporagno nano R U/St<br />

Suncus etruscus Mustiolo F U/St<br />

Rattus norvegicus Ratto grigio F U/St<br />

Felis silvestris Gatto selvatico RR(?) P 94/43/CEE, all.IV –<br />

CE/2724/2000, all.A<br />

(?)<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 72 di 179<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE<br />

L.157/92 L.R.27/98<br />

Dagli elenchi riportati sembra di poter affermare che nel territorio in esame vi sia una notevole<br />

quantità di specie animali, ma una analisi più approfondita permette di riconoscere alcune<br />

importanti assenze, soprattutto a livello di animali superiori (ad esempio, mancano del tutto i grandi<br />

erbivori), con grave influenza sugli equilibri e sulle catene alimentari.<br />

Inoltre, analizzando la colonna delle frequenze, si riscontra, almeno per alcune specie, come vi<br />

siano una considerevole quantità di specie rare. Il termine “raro” o “rarissimo”, così come tutti gli<br />

altri termini utilizzati nelle tabelle, vanno intesi come riferiti al comprensorio, quindi da questo<br />

elemento si evince quanto le popolazioni di quella specie possano essere numericamente poco<br />

consistenti. In alcuni casi ci si trova di fronte a popolazioni con così pochi individui da dover essere<br />

considerate, salvo apporti dall’esterno, ormai senza prospettive.<br />

Una ulteriore osservazione riguarda l’elevato numero di specie protette. Questo elemento deve<br />

essere considerato di elevata importanza in quanto costituisce la più evidente prova dell’importanza<br />

del territorio e della necessità di tutelarlo adeguatamente.<br />

La presenza, inoltre, di specie estremamente sensibili va letta in prospettiva come una prova della<br />

grande potenzialità del territorio in esame, potenzialità che può esprimersi solo a seguito di una<br />

regolamentazione delle attività a maggiore impatto oltre che in conseguenza della realizzazione di<br />

aree protette che fungano da riserve genetiche e da poli di espansione della fauna più significativa.


5.6 Ecosistemi<br />

5.6.1 Identificazione degli ecosistemi<br />

PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 73 di 179<br />

I ecosistemi della zona interessati dalla progettazione di cui si effettua l’analisi d’impatto sono<br />

costituiti da quattro tipologie fondamentali:<br />

• ecosistema agrario<br />

• ecosistema di pascolo con le sue varianti<br />

• ecosistema umido (fluviale, torrentizio e marcite)<br />

• ecosistema forestale<br />

per una migliore lettura della situazione della zona appare opportuno esaminare le quattro tipologie,<br />

sia pure superficialmente, nei loro aspetti fondamentali.<br />

Ecosistema agrario<br />

La quasi totalità dell’ecosistema agrario è costituita da seminativi, per lo più a grano, con alternanza<br />

circa triennale di girasole.<br />

La quota relativamente elevata e l’esposizione ai venti provenienti dai vari quadranti non permette,<br />

infatti, coltivazioni di vigneti ed oliveti – mandorleti che sono caratteristiche delle zone costiere<br />

foggiane più a valle e più riparate.<br />

Rari gli orti e le altre colture possibili (mais) a causa della relativa scarsità di acqua e, comunque,<br />

tutti concentrati vicino alle abitazioni e destinati per lo più al consumo familiare.<br />

L’ecosistema agrario, nella zona, non presenta valore intrinseco particolarmente elevato ed appare<br />

degradato a causa della intensività delle coltivazioni.<br />

Ciononostante questi ecosistemi vengono spesso attraversati da fauna gravitante sulle zone più<br />

integre nei loro passaggi da un’area all’altra.<br />

Soprattutto nel periodo invernale e primaverile, quando il grano è ancora piuttosto basso, tutte le<br />

aree a seminativo possono essere equiparate, come funzione ecologica, ai pascoli, assistendo quindi<br />

ad una loro parziale colonizzazione da <strong>parte</strong> di una componente meno sensibile della fauna.<br />

Ecosistema di pascolo<br />

Nella zona interessata dalla realizzazione l’ecosistema di pascolo è piuttosto frequente dominando,<br />

come tipologia ambientale, tutte le zone sommitali. Altri lembi di minore estensione sono collocati<br />

a quote più basse laddove le pendenze sono troppo acclivi e tali da scoraggiare tentativi di<br />

dissodamento.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 74 di 179<br />

Abbondantemente presenti nell’area, questi ecosistemi permettono la sopravvivenza in zona di<br />

specie floristiche e faunistiche estremamente interessanti, soprattutto costituite da orchidee e da<br />

invertebrati e da rettili, predatori di questi ultimi oltre che costituire aree di pascolo per lepri e<br />

piccoli mammiferi. Sono altresì utilizzati dal cinghiale per le sue escursioni al di fuori delle aree<br />

forestali.<br />

Costituiscono inoltre ottimale terreno di caccia per numerosi predatori sia mammiferi che uccelli<br />

(lupo appennnico, volpe, poiana, nibbio bruno, nibbio reale, gheppio, smeriglio, rapaci notturni).<br />

Anche numerosissimi insettivori gravitano in questi ecosistemi che rivestono un’importanza<br />

ecologica primaria nel quadro dell’equilibrio ambientale del comprensorio.<br />

A livello di attività umane questi ecosistemi sono alla base della sopravvivenza dell’attività<br />

pastorale sia con allevamento di ovicaprini che, nel periodo estivo, di bovini di razza podolica<br />

pugliese.<br />

Ecosistemi umidi<br />

Nella zona “area vasta” sono costituiti prevalentemente dai corsi d’acqua presenti nel territorio,<br />

corsi perenni, come nel caso del fiume Fortore e corsi stagionali, con periodicità diversa in<br />

relazione alla natura del corso ed al bacino imbrifero.<br />

Appare scontata l’importanza di questi ecosistemi, soprattutto in un ambito in cui gli eventi siccitosi<br />

non sono sicuramente straordinari.<br />

Una ricca vegetazione idrofila ed igrofila si concentra sulle sponde delle zone ricche di acqua<br />

offrendo rifugio e possibilità riproduttive alla maggior <strong>parte</strong> della fauna del comprensorio e<br />

permettendo l’esistenza di tutte quelle importanti componenti legate all’acqua soprattutto per la fase<br />

riproduttiva.<br />

In particolare, le aree umide ospitano una serie di insetti fondamentali per le catene alimentari<br />

(plecotteri, tricotteri, efemerotteri, odonati) che hanno la fase larvale in acqua e la fase adulta sotto<br />

forma di individui volatori, preda di altri insetti e di numerosi uccelli.<br />

Questi ecosistemi, in più, oltre a costituire fondamentali punti di abbeverata per tutte le specie<br />

animali presenti, permettono l’esistenza di specie botaniche importanti e divenute in alcuni casi<br />

molto rare (orchidee palustri).<br />

Di particolare importanza sono quei ristagni d’acqua spesso inseriti in ambiti di bosco e definiti<br />

come marcite. Frequenti nella vasta area considerata, devono essere considerati come santuari<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 75 di 179<br />

fondamentali per la sopravvivenza sia di anfibi che di microfauna acquatica tipica delle acque<br />

stagnanti o a lentissimo corso.<br />

Non devono poi essere trascurati gli invasi artificiali, dai piccoli laghetti collinari al grande invaso<br />

di Occhito. Sono forse le uniche situazioni in cui si ritrova una diversificazione sufficiente di specie<br />

ittiche. I corsi d’acqua, sia stagionali che perenni, hanno portate scarse e periodi di secca tali da<br />

impedire qualsiasi colonizzazione o, al massimo, dove permangono alcune pozze, la sopravvivenza<br />

è assicurata per pochi esemplari ap<strong>parte</strong>nenti alle specie più resistenti.<br />

Ecosistemi forestali<br />

Gli ecosistemi forestali presenti nella “vasta area considerata”, per quanto di limitata estensione,<br />

appaiono di notevole importanza se non altro in quanto ospitano una serie di insetti estremamente<br />

interessanti ed offorno rifugio ad una ricca fauna cosiddetta maggiore (lupo appenninico, cinghiale,<br />

faina, puzzola, ghiro, ecc.).<br />

Per lo più si tratta di boschi misti di latifoglie con querce, aceri, frassini e, localizzate, importanti<br />

colonie di faggio.<br />

Naturalmente non mancano i rimboschimenti, per lo più a conifere, ma con alcuni esempi piuttosto<br />

interessanti di bosco misto nell’ambito del quale, però, sarebbe ormai opportuno l’intervento di<br />

eliminazione, sia pur graduale, delle conifere per lasciare spazio alla ricostituzione della fitocenosi<br />

originale.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


5.7 Paesaggio - Considerazioni generali.<br />

PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 76 di 179<br />

Tra le varie componenti ambientali, è utile anche considerare la incidenza che assume il<br />

concetto di scenario panoramico o paesaggio in accezione estesa.<br />

Costituiscono gli scenari panoramici quelle situazioni dove la compresenza di paesaggi<br />

significativi e di particolari corrispondenze tra le varie componenti della struttura fisica e le loro<br />

vicende storico – culturali, determinano un valore del luogo che risulta in qualche modo<br />

memorabile.<br />

Possono essere identificati come scenari panoramici i casi di un nitido paesaggio rurale – le<br />

masserie, i casolari, la vegetazione che delimita i campi e le proprietà, i segni netti ma variati delle<br />

colture e <strong>dei</strong> filari, i residui delle alberate, il bosco e la macchia che incorniciano i poderi – che<br />

riassume i caratteri del territorio pugliese nelle sue varie manifestazioni.<br />

In quanto tali gli scenari panoramici costituiscono delle specifiche unità di paesaggio che<br />

non è possibile definire sulla base di parametri analitici (il paesaggio non è un dato quantitativo) ma<br />

che corrispondono a precise configurazioni nelle quali è possibile leggere, in mirabile armonia, i<br />

segni distintivi che rappresentano l’identità del territorio, la sua storia, le vicende economiche che<br />

l’hanno plasmato e che lì restano significativamente impressi.<br />

In questa fase l’analisi ambientale si basa sulla consapevolezza che il paesaggio, inteso<br />

come insieme di componenti ambientali, presenta un proprio valore anche economico, basato sia sul<br />

potenziale turistico sia sul contributo fornito ad elevare la qualità della vita della popolazione in<br />

esso presente. Anche se difficilmente quantificabile in termini strettamente monetari, questo valore<br />

non può essere trascurato nell'ambito della formazione delle politiche territoriali.<br />

Si sottolinea che per "paesaggio" si deve intendere il risultato dell'azione dell'uomo nel<br />

modificare lo spazio, attraverso azioni sedimentate nel tempo, nell'attribuirgli qualità legate alle<br />

forme d'uso e alle componenti ambientali; la categoria paesaggio comprende “forma e aspetto del<br />

territorio” inteso nella sua integrità e globalità, ivi incluse flora e fauna. (Cass. 395/85)<br />

I valori paesaggistici (unitamente agli assetti naturali <strong>dei</strong> luoghi, ai valori artistici e alle<br />

tradizioni culturali) giocano un ruolo strategico e sottolineano che nell'individuazione delle aree<br />

naturali spesso si elencano aree aventi sì preminente interesse naturalistico, ma anche ambientale e<br />

paesaggistico.<br />

I fattori che generalmente vengono presi in considerazione per esprimere i giudizi di qualità<br />

del paesaggio sono riconducibili ad almeno quattro gruppi:<br />

a) topografia o morfologia del territorio: es. altimetria, clivometria, idrografia;<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 77 di 179<br />

b) uso del suolo: es. colture e vegetazione, insediamenti umani, viabilità;<br />

c) visibilità: aree di influenza visiva (punti panoramici);<br />

d) detrattori: elementi negativi ai fini della qualità intrinseca di un sito.<br />

Il territorio del Subappennino, che costituisce la cornice orografica occidentale della<br />

Provincia di Foggia, si presenta con una fisionomia abbastanza ripetitiva, fatta di rilievi arrotondati,<br />

dolci e molli in genere, caratterizzati da argille cenozoiche, a luoghi incise da valli molto incassate e<br />

assolcate dall’erosione fluviale <strong>dei</strong> diversi corsi d’acqua che si dirigono verso il mare Adriatico.<br />

I rilievi si elevano gradualmente dalla piana del Tavoliere, che nella <strong>parte</strong> più occidentale si<br />

presenta piuttosto movimentato, con tonalità paesistiche che mutano gradualmente senza bruschi<br />

contrasti.<br />

Le forme di utilizzazione del suolo sono quelle caratteristiche della vicina pianura, più che<br />

della vicina montagna molisana e irpina.<br />

Con il progressivo aumento della quota, si assiste alla rarefazione del seminativo; dapprima<br />

predominante ed incontrastato, con l’aumentare della quota esso si intercala gradualmente alle<br />

colture arboree tradizionali (vigneto, oliveto, mandorleto), segno evidente delle conversioni<br />

colturali del territorio, alcune delle quali storicamente recenti.<br />

E’ per esempio il caso del mandorleto, gentile componente del paesaggio meridionale, che è<br />

stato diffuso su larga scala ai primi dell’Ottocento.<br />

In alto, sulle sommità <strong>dei</strong> rilievi, che vedono il punto culminale nella cima di Monte<br />

Cornacchia, sono accantonati ampi lembi boscosi, quasi tutti in forte stato di degradazione; qua e là<br />

ampliati da rimboschimenti solitamente edificati da conifere anche esotiche.<br />

Si tratta <strong>dei</strong> relitti superstiti di una azione selvaggia di disboscamento, che ha determinato la<br />

drastica diminuzione della copertura boschiva.<br />

Ciò ha provocato frane e smottamenti che rendono instabili le masse argillose di molti<br />

versanti che smottano e franano, modellando le sedi stradali, erodendo il cotico erboso, intasando<br />

l’alveo <strong>dei</strong> fiumi.<br />

All’ambiente naturale corrispondono le strutture dell’habitat rurale, che rispecchia il<br />

rapporto tra popolazione e territorio, con una fitta presenza di centri di cocuzzolo o di colle, che<br />

dominano i versanti vallivi a suoli poveri, spesso squilibrati e desertificati e di colture frammiste<br />

alla vegetazione spontanea.<br />

In questa apparente uniformità tipologica è arduo identificare qualità discrete e distinte di<br />

paesaggio, poiché l’intero territorio appare abbastanza uniforme e in taluni punti anche monotono.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


5.7.1 Metodologia di lavoro<br />

PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 78 di 179<br />

L’analisi del paesaggio è stata effettuata seguendo le indicazioni contenute nel manuale di analisi<br />

paesaggistica (Boca e Oneto).<br />

Anche le terminologie e le classificazioni vengono riprese dalla citata opera.<br />

Il metodo di analisi ha seguito un iter che ha visto la ricognizione del territorio e l’individuazione<br />

<strong>dei</strong> coni visuali; in seconda istanza si sono individuati i caratteri tipici del paesaggio.<br />

5.7.2 Analisi del contesto d’intervento<br />

Il contesto d’intervento ricade nella zona sommitale della catena subappenninica, con ampia veduta<br />

verso la pianura del Tavoliere Foggiano e, ad ovest, verso la valle del Catola e le alture del<br />

Beneventano.<br />

Il paesaggio rilevabile nella zona oggetto dello studio ricade nella tipologia 68 del manuale di<br />

analisi paesaggistica di Boca e Oneto, vale a dire quello del Tavoliere e delle sue colline marginali.<br />

Esso è identificabile con quello tipicamente agrario pedecollinare, collinare e solo in <strong>parte</strong><br />

montuoso in cui gli elementi locali caratterizzanti sono costituiti dalle curve sinuose <strong>dei</strong> crinali<br />

della catena, spesso ricoperte di boschi di latifoglie intervallati da ampie distese a pascolo e le<br />

colture che qui sono prevalentemente costituite da coltivazioni di grano duro.<br />

In questa situazione il paesaggio è caratterizzato da un clima mediterraneo, regione xeroterica,<br />

sottoregione submediterranea di transizione caratterizzata da un periodo secco della durata media<br />

inferiore ai due mesi.<br />

La piovosità annua si aggira intorno ai 700 – 800 mm e la temperatura media annua intorno ai 12°C.<br />

L’indice xerotermico ha valori compresi fra 1 e 40.<br />

Questo clima è caratteristico delle aree posizionate al di sotto delle zone a clima freddo<br />

dell’Appennino campano, pugliese e calabro (nella zona le aree inquadrabili nel clima freddo<br />

appenninico sono piuttosto rare e limitate ai rilievi al di sopra <strong>dei</strong> 950 – 1000 metri).<br />

Dal punto di vista della vegetazione è caratterizzato da formazioni di roverella che si rivela la<br />

specie arborea tipica della zona.<br />

Morfologicamente si caratterizza per un andamento <strong>dei</strong> rilievi piuttosto dolce ed il profilo degli<br />

stessi risulta quasi sempre arrotondato a causa del substrato incoerente facilmente modellabile dagli<br />

agenti atmosferici.<br />

Geologicamente è caratterizzato, verso la pianura, da terrazzi morfologici originatisi per erosione<br />

da <strong>parte</strong> <strong>dei</strong> corsi d’acqua sui sedimenti lasciati dalla regressione marina pleistocenica (spesso<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 79 di 179<br />

consistenti in conglomerati poligenici) sovrastanti sabbie e successivamente argille e sovente<br />

poggiatisi direttamente sulle argille azzurre plio – pleistoceniche.<br />

Da un punto di vista pedologico si è di fronte a suoli derivanti dall’evoluzione <strong>dei</strong> depositi fluviali<br />

e/o deltizi, con buona matrice argillosa soprattutto in corrispondenza <strong>dei</strong> fondovalle, spesso<br />

ciottolosi e molto sciolti alle sommità <strong>dei</strong> rilievi.<br />

La copertura vegetale originaria, costituita da foreste con prevalenza di roverella, è spesso<br />

scomparsa lasciando posto al suolo nudo caratteristico delle coltivazioni intensive annuali, mentre<br />

in qualche caso la copertura forestale è stata ricostituita sostituendo, però, le latifoglie con le<br />

conifere.<br />

Anche dal punto di vista del fattore idrologico, i corsi d’acqua si presentano irreggimentati con<br />

gabbionate e spesso con cemento.<br />

Le colline, dominando il territorio piuttosto piatto, offrono punti di vista scenografici con visuali ad<br />

ampio raggio, per lo più chiusi verso Ovest dalla cortina rappresentata dalla catena del versante<br />

Beneventano del Subappennino.<br />

Da questi punti di vista sopraelevati si osserva, verso il Tavoliere, un paesaggio estremamente<br />

antropizzato, attraversato da un fitto reticolo di strade minori e da agglomerati urbani ed abitazioni<br />

isolate.<br />

Rari i filari di vegetazione arborea ed arbustiva fra le aree coltivate ormai eliminati dalla pratica<br />

secolare della combustione delle stoppie di grano.<br />

Questo paesaggio è sufficientemente dinamico presentando aspetti totalmente diversi a seconda<br />

delle stagioni e del momento del ciclo colturale: brullo, di colore marrone durante il periodo<br />

autunno – invernale, verde dal chiaro allo scuro durante le varie fasi della primavera, con la<br />

vegetazione che si muove con moto ondulatorio a causa del vento, al giallo del periodo tardo<br />

primaverile – inizio dell’estate ed infine al nero delle stoppie di grano dopo la combustione<br />

tradizionale.<br />

Coni visuali di un certo valore si aprono dal sito verso le altre alture del Subappennino Dauno con<br />

viste diverse che offrono scenari forestali (M. Sambuco, i boschi di Pietra e Celenza, i Boschi di<br />

Biccari e Roseto, i boschi di Accadia), o scenari in cui le formazioni boschive sono alternate ad<br />

ampie aree di pascolo situato soprattutto alla sommità <strong>dei</strong> rilevi più alti (M. Cornacchia, M.<br />

Crispignano, M. Tre Titoli, ecc.).<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE


PIT 10 SUB APPENNINO DAUNO Pagina 80 di 179<br />

Tutto il Subappennino è costellato di situazioni di elevato interesse storico e culturale. Dai tratturi<br />

della transumanza, da recuperare e valorizzare, agli stessi centri storici <strong>dei</strong> paesi, anch’essi da<br />

restaurare e valorizzare adeguatamente, a pochi e non valorizzati siti archeologici.<br />

A riguardo di quest’ultimo aspetto è da puntualizzare che nell’ambito del territorio non è stata mai<br />

condotta un’opera di ricognizione sistematica e completa per cui è ragionevole ipotizzare che a<br />

seguito di indagini approfondite possano evidenziarsi situazioni di elevato interesse che potranno<br />

aumentare in modo consistente l’interesse culturale e turistico dell’intero comprensorio.<br />

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE

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