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riflessioni sulla sintassi di un testo padovano medioevale

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Nigel Vincent<br />

che riflessione metodologica sull’interpenetrazione latino-volgare nelle prime fasi<br />

dei <strong>di</strong>aletti peninsulari.<br />

2. Testi anaalizzati<br />

La Cronaca <strong>di</strong> Rolan<strong>di</strong>no (1200-1276) narra le vicende della città <strong>di</strong> Padova durante<br />

la vita dello spietato Ezzelino III, concludendo con la morte <strong>di</strong> questi nel<br />

1260. Sappiamo che ci fu <strong>un</strong>a pubblica lettura dell’intera composizione il 13 aprile<br />

1262 nello Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Padova, dove l’autore insegnava, e il primo manoscritto<br />

conservato risale al 1267. L’opera consta <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci libri per <strong>un</strong> totale <strong>di</strong> circa 70000<br />

parole. Pochissimi gli stu<strong>di</strong> de<strong>di</strong>cati alla sua lingua, che non è com<strong>un</strong>que priva <strong>di</strong><br />

interesse in quanto da <strong>un</strong> lato, come si è già osservato, è cosparsa <strong>di</strong> ‘volgarismi e<br />

costrutti popolari’ mentre dall’altro rivela <strong>un</strong>a conoscenza profonda dei precetti<br />

dell’ars <strong>di</strong>ctaminis – l’autore aveva stu<strong>di</strong>ato a Bologna presso la scuola <strong>di</strong> Boncompagno<br />

da Signa – e <strong>un</strong>a destra padronanza del cursus, particolare del suo stile già<br />

rilevato da Paro<strong>di</strong> (1912-5, 401). Ne consegue <strong>un</strong>a paradossale mescolanza <strong>di</strong> tratti<br />

dotti e popolari che, come spero <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>mostrare, getta <strong>un</strong>a luce originale <strong>sulla</strong><br />

situazione linguistica dell’epoca.<br />

Per il volgare <strong>padovano</strong> della fine del Trecento i p<strong>un</strong>ti <strong>di</strong> riferimento car<strong>di</strong>nali<br />

rimangono la Bibbia istoriata (Folena e Mellini 1962) e El libro agregà de Serapiom,<br />

altrimenti noto col nome Erbario carrarese (Ineichen 1957, 1962-66), i quali sono<br />

ora complementati sia cronologicamente che per quanto riguarda la tipologia testuale<br />

dalla preziosa antologia <strong>di</strong> testi <strong>di</strong> carattere pratico databili tra il 1336 e il 1380<br />

compilata e corredata <strong>di</strong> <strong>un</strong> ampio commento linguistico da Lorenzo Tomasin (2004) 2 .<br />

3. Costruutti<br />

Non è ovviamente possibile in <strong>un</strong> breve intervento offrire <strong>un</strong> quadro completo<br />

della <strong>sintassi</strong> del nostro <strong>testo</strong>. Ho scelto quin<strong>di</strong> tre argomenti, ogn<strong>un</strong>o a suo modo<br />

emblematico <strong>di</strong> <strong>un</strong> momento <strong>di</strong>verso nei rapporti fra latino e volgare. Lo stu<strong>di</strong>o<br />

della posizione dell’ aggettivo (§ 3.1) rivela fattori operanti al livello <strong>di</strong>afasico più<br />

alto e cioè quando la lingua è manipolata consapevolmente. Vedremo come Rolan<strong>di</strong>no<br />

avesse assorbito le lezioni del suo maestro Boncompagno, e ne noteremo<br />

<strong>un</strong>a conseguenza imprevista per le strutture del volgare. Col secondo tema, quello<br />

delle completive e specialmente le causative (§ 3.2), ci troviamo davanti ad <strong>un</strong> costrutto<br />

volgare nascosto <strong>di</strong>etro <strong>un</strong>a maschera latina. Concluderemo col ger<strong>un</strong><strong>di</strong>o (§<br />

3.3), forma presente in <strong>un</strong>a serie <strong>di</strong> costrutti che vanno dai livelli stilistici più alti a<br />

2 Si noti che la raccolta curata da Tomasin comprende i testi padovani già pubblicati separatamente<br />

per merito <strong>di</strong> Alfredo Stussi (1998, 2000, 2001) ma non il documento identificato come ‘Padova 1388’<br />

da Stussi (1995) né la lettera del 1396 redatta in <strong>un</strong> <strong>padovano</strong> toscaneggiante resa nota dallo stesso<br />

Stussi (2002a). Ancora ine<strong>di</strong>to è <strong>un</strong> Lucidario che risale alla fine del Trecento o ai primi anni del Quattrocento<br />

e la cui seconda parte contiene chiare tracce padovane (Donadello 2002). Per <strong>un</strong>a rassegna<br />

più dettagliata della tra<strong>di</strong>zione testuale patavina si rimanda a Tomasoni (1994).

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