riflessioni sulla sintassi di un testo padovano medioevale

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Nigel Vincent
Al contrario, facio + participio presente si trova in latino classico solo col significato
di ‘fingere, dipingere’ (Kühner-Stegmann 1962, 704) e quindi un caso come (11) va
attribuito all’effetto analogico volgarizzante del costrutto percettivo su quello causativo,
forse agevolato qui dal fatto che il participio si trova co-ordinato con un infinito:
(11) Ecelinus … Paduanos armari fecit et in destrariis sedentes
‘E fece armare i Padovani e salire sui destrieri’ (IV.5.42)
E data la frequente confusione tra gerundio e participio presente sia nel latino medievale
che nei testi volgari, non sorprende troppo se ci s’imbatte nel tipo in (12)
anche se non esistono precisi precedenti latini per il costrutto facere + gerundio.
Lo stesso costrutto con un verbo reggente diverso si attesta in (13). 12
(12) opera probitatis que viros nobiles faciunt comendandos
‘atti di probità che rendono degni di lode i nobili’ (II.13.8)
(13) hominibus reddere vos amandos
‘di farvi amare dagli uomini’ (II.11.25)
Di nuovo, quindi, vediamo che anche se la veste morfologica è latina il modello sintattico
soggiacente è romanzo.
Infine, è interessante osservare che Tomasin (2004, pp. 220-1) annovera tra le
strutture latineggianti individuabili nei suoi testi di carattere prevalentemente pratico
l’uso dell’AcI, ad esempio: sentençiemo el predicto Nani dovere dare ala predicta
conpagnia (34.53r.45-46). Questo giudizio non è certamente da contestare, ma lo
spoglio della Cronaca rolandiniana rivela che, anche in un testo latino dell’epoca,
l’AcI non è poi così frequente, se si tolgono dal conteggio i costrutti fattitivi e percettivi
appena discussi. È vero che questi ultimi trovano il loro etimo almeno in
parte nell’AcI (Robustelli 1993 (2000), 48-52), ma, a quest’epoca e in un testo come
quello di Rolandino, è legittimo pensare che si tratti di un travestimento latino
di un costrutto volgare autonomo piuttosto che di un genuino costrutto classico. Vere
istanze di AcI rimangono – ne cito due selezionate a caso: dixit se velle super his habere
consilium ‘disse che sulla questione voleva tenere consiglio’ (II.12.1); memini namque
quosdam in Padua fecisse statutum ‘mi ricordo infatti che alcuni a Padova fecero
uno statuto’ (III.13.6) – ma forse non sono tanto meno dotte in un testo latino quanto
indubbiamente lo sono in un testo volgare (cfr Segre 1952 (1976), 117-122).
3.3 Gerundio
Per un’indagine del tipo che ci prefiggiamo qui il gerundio è una spia molto sottile
dal momento che si tratta di un elemento sintattico con un’ampia gamma di usi,
che vanno da quelli più raffinati e tipici della prosa latina di ispirazione classicheggiante
a quelli che sono di stampo decisamente popolare e assolutamente sco-
12 In (12) ma non in (13) sarebbe anche possibile assegnare al gerundio un semplice valore attributivo.