Fratelli di sangue. - Museo Nazionale del Cinema
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anno VI - numero 63 - ottobree 2008 - poste italiane. spe<strong>di</strong>zione in a.p. 70% d.c. / d.c.i. torino - tassa pagata / taxe perçue / or<strong>di</strong>nario<br />
<strong>Fratelli</strong> <strong>di</strong> <strong>sangue</strong><br />
Il cinema <strong>di</strong> Joel & Ethan Coen<br />
Romanzo americano<br />
Omaggio a Robert Rossen<br />
SettantaOttanta<br />
La mutazione italiana intorno al 1978<br />
Sguar<strong>di</strong> in macchina<br />
Percorsi <strong>di</strong> cinema e teatro<br />
Crossroads<br />
Joy Division<br />
La prima <strong>di</strong> Medea<br />
In <strong>di</strong>retta dal Teatro Regio<br />
L’immagine spezzata<br />
Claude Lanzmann a Torino<br />
La voce segreta <strong>del</strong>le parole<br />
Il grande cinema in lingua originale<br />
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA<br />
larivista<br />
63<strong>del</strong>cinema<br />
OTTOBRE2008<br />
<strong>Fratelli</strong> <strong>di</strong> <strong>sangue</strong>.<br />
Il cinema <strong>di</strong> Joel & Ethan Coen<br />
<strong>di</strong> Giampiero Frasca<br />
Un Giano bifronte, come<br />
sostiene Ronald Bergan,<br />
biografo (grosso modo)<br />
ufficiale. Lo Yin e lo Yang<br />
<strong>di</strong> un unico essere, secondo<br />
Sam Raimi, regista, amico<br />
e (talvolta) collaboratore.<br />
Un io riflesso attraverso una lente<br />
che rifranga e moltiplichi, usando<br />
le parole <strong>di</strong> Ernst Theodor Hoffmann,<br />
Burn After Rea<strong>di</strong>ng <strong>di</strong> Joel e Ethan Coen (2008)<br />
“Mercoledì da leoni”<br />
<strong>di</strong> John Milius (1970)<br />
che sarebbero appropriate, se solo questi avesse incrociato<br />
la sua epoca con la loro. I Coen. Joel ed Ethan, regista e sceneggiatore:<br />
rispettivamente, ma non rigorosamente. Autori, entrambi. Allo stesso<br />
titolo, circoscrivendo i ruoli soltanto per definire un ambito realizzativo che<br />
li vede controllare e gestire l’intero processo produttivo. Insieme: coregisti<br />
e cosceneggiatori. Inseparabili, come i gemelli Mantle <strong>di</strong> Cronenberg.<br />
Compatibili al punto tale che durante le interviste uno completa il <strong>di</strong>scorso<br />
lasciato a metà dall’altro, lasciandolo invece incompiuto e guardandosi<br />
intorno smarrito se l’altro non c’è. Interscambiabili, come se fossero una<br />
coppia <strong>di</strong> personaggi shakespeariani perennemente in scena, dei Rosencrantz<br />
e Guildenstern riletti dalla effervescente penna <strong>di</strong> Tom Stoppard.<br />
Uno smisurato amore per il cinema americano e per le forme <strong>di</strong> narrazione<br />
tra<strong>di</strong>zionali, unito ad un sapido e ben riconoscibile gusto per la trovata<br />
paradossale, impreve<strong>di</strong>bile e straniante, è il cordone ombelicale che<br />
li unisce e li sovrappone, uno in funzione <strong>del</strong>l’altro. E che li dota <strong>di</strong> una<br />
visione <strong>del</strong> mondo filtrata costantemente da una spiccata volontà narrativa,<br />
da un piacere per le modalità <strong>del</strong> racconto che è omaggio partecipe ed<br />
affettuoso, ma anche rielaborazione <strong>di</strong> situazioni, cifre stilistiche, ricorrenze<br />
d’autore, consuetu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> genere. Fin dall’esor<strong>di</strong>o, da quel Blood Simple –<br />
Sangue facile che guardava al noir <strong>di</strong> James M. Cain e Tay Garnett lungo<br />
coor<strong>di</strong>nate che conducevano al Quinlan <strong>di</strong> Welles e all’amico americano<br />
<strong>di</strong> Wenders e <strong>del</strong>la Highsmith. Periodo in cui i Coen, uno e bino,<br />
(segue a pag. 2)
larivista<br />
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA<br />
LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma ottobre<br />
<strong>del</strong>cinema<br />
I fratelli Joel e Ethan Coen<br />
<strong>Fratelli</strong> <strong>di</strong> <strong>sangue</strong>.<br />
Il cinema <strong>di</strong> Joel & Ethan Coen<br />
(da pag. 1)<br />
erano intorno ai vent’anni (uno dei due tre più <strong>del</strong>l’altro; non importa chi dei due,<br />
ovviamente) e avevano l’aspetto degli studenti scapigliati alla cerimonia <strong>di</strong> consegna<br />
dei <strong>di</strong>plomi, apparenza che, ad onor <strong>del</strong> vero, avevano anche durante l’ultima, dominata,<br />
notte degli Oscar. Una passione per le forme <strong>del</strong>la narrazione che si è conservata nel corso<br />
degli anni, al punto da giocare con i cliché. Si prenda Ed Crane, opalescente barbiere<br />
de L’uomo che non c’era alle prese con un affare più grande <strong>di</strong> lui e per questo ingestibile,<br />
ø primo piano 25 ottobre - 2 novembre<br />
FRATELLI DI SANGUE.<br />
IL CINEMA DI JOEL & ETHAN COEN<br />
•Joel & Ethan Coen<br />
Chacun son cinéma - World <strong>Cinema</strong><br />
Francia 2007, 5’, col., v.o. sott.it.<br />
In occasione <strong>del</strong> sessantesimo anniversario <strong>del</strong> Festival <strong>di</strong> Cannes,<br />
trentacinque registi, provenienti da venticinque nazioni <strong>di</strong>verse, sono<br />
stati invitati a realizzare un cortometraggio <strong>di</strong> tre minuti sulla propria<br />
visione <strong>del</strong> cinema. Uno degli episo<strong>di</strong> è affidato ai fratelli Coen che<br />
descrivono il loro particolarissimo punto <strong>di</strong> vista.<br />
SAB 25, h. 16.15, MAR 28, h. 22.15, VEN 31, h. 16.30<br />
•Joel Coen<br />
Blood Simple - Sangue facile<br />
Usa 1984, 97’, col.<br />
Marty è un greco mezzo paranoico che gestisce un bar nel Texas;<br />
Abby, la moglie, <strong>di</strong> cui Marty è gelosissimo, è l’amante <strong>di</strong> Ray, un<br />
<strong>di</strong>pendente <strong>del</strong> locale. Avendo dei precisi sospetti, Marty prima<br />
incarica Visser, un detective privato, <strong>di</strong> acquisire <strong>del</strong>le prove e poi,<br />
<strong>di</strong>etro compenso <strong>di</strong> 10.000 dollari, <strong>di</strong> uccidere la coppia <strong>di</strong> amanti.<br />
Visser, attirato dal denaro, accetta, ma ha un’idea. Fotografati i due<br />
in un motel, trucca le fotografie come se fossero cadaveri e, a missione<br />
compiuta, le porta al cliente. Appena ricevuto il denaro però, gli spara<br />
con la pistola <strong>di</strong> Abby, rubata dalla sua borsetta, in modo da poter<br />
incolpare la donna <strong>del</strong> <strong>del</strong>itto. Marty viene trovato morto da Ray<br />
e sospetta subito che ad assassinarlo sia stata Abby. Preso dal panico<br />
l’uomo va a seppellire Marty in aperta campagna.<br />
Sc.: J. e E. Coen; Fot.: Barry Sonnenfeld; Int.: Dan Hedaya,<br />
Frances McDormand, John Getz.<br />
SAB 25, h. 16.20, MAR 28, h. 22.20, VEN 31, h. 16.35<br />
•Joel Coen<br />
Arizona Junior<br />
Raising Arizona<br />
Usa 1987, 94’, col.<br />
A furia <strong>di</strong> incontrarsi in prigione, Edwina, poliziotta che fotografa i nuovi<br />
detenuti <strong>del</strong> carcere, e Herbert McDonnough, rapinatore <strong>di</strong> supermarket,<br />
si innamorano. Si sposano ma non riescono ad avere figli. Così, dal<br />
momento che la moglie <strong>di</strong> Nathan Arizona, un ricco commerciante <strong>del</strong>la<br />
zona, ne ha avuti ad<strong>di</strong>rittura cinque in un parto plurigemellare, pensano<br />
bene <strong>di</strong> portarne via uno. Le cose si complicano quando si presentano in<br />
casa degli sposi novelli, i fratelli Gaie ed Evelle Snopes, suoi ex-compagni<br />
<strong>di</strong> cella evasi. Loro capiscono subito che il frugoletto è proprio quello che<br />
la vera famiglia d’origine sta cercando con tanto <strong>di</strong> premio <strong>di</strong> 25.000<br />
dollari a chi lo riporta sano e salvo. Il colpo pare facile e i due evasi<br />
fuggono con il piccolo in una corsa spericolata. Nella sarabanda tra corse<br />
affannose, lacrime <strong>di</strong> Edwina e frenesie generali, finisce che i due evasi<br />
smarriscono il bambino. Il piccolo Arizona viene riportato indenne e<br />
sorridente da mamma e papà, con vivo dolore dei finti genitori che<br />
rinunciano <strong>di</strong>gnitosamente al compenso.<br />
Sc.: J. e E. Coen; Fot.: Barry Sonnenfeld; Int.: Nicolas Cage,<br />
Holly Hunter, John Goodman.<br />
SAB 25, h. 18.15, MER 28, h. 20.30, VEN 31, h. 18.30<br />
•Joel Coen<br />
Crocevia <strong>del</strong>la morte<br />
Miller’s Crossing<br />
Usa 1990, 115’, col., v.o. sott.it.<br />
Nel 1929, Johnny Caspar, boss napoletano <strong>di</strong> una gang <strong>di</strong> italiani,<br />
offre al rivale Leo pace ed amicizia a con<strong>di</strong>zione che smetta <strong>di</strong><br />
proteggere il bookmaker ebreo Bernie Bernbaum, che vuole morto.<br />
Ma Leo rifiuta perché ama Verna, affezionatissima sorella <strong>di</strong> Bernie.<br />
Tom, però, il suo braccio destro, pur essendo affezionato a Leo,<br />
ha una segreta e tormentata relazione amorosa con Verna.<br />
Dopo attacchi e sparatorie fra le bande rivali, mentre la polizia<br />
protegge ora l’una ora l’altra, Leo decide <strong>di</strong> sposare Verna<br />
ma scopre la relazione clandestina <strong>del</strong>la ragazza con Bernie.<br />
Nel frattempo Caspar ha conquistato il potere e il sindaco<br />
ed il capo <strong>del</strong>la polizia stanno al suoi or<strong>di</strong>ni; anche Tom<br />
è passato dalla sua parte e lo aiuta a catturare Bernie.<br />
Sc.: J. e E. Coen; Fot.: Barry Sonnenfeld; Int.: Gabriel Byrne,<br />
Marcia Gay Harden, John Turturro<br />
SAB 25, h. 20.20, LUN 27, h. 18.10, DOM 2 novembre, h.18.10<br />
2<br />
come sempre nel cinema dei Coen: Ed, tanto riluttante alla conversazione quanto pro<strong>di</strong>go<br />
<strong>di</strong> dettagli nella narrazione in prima persona che sta rivolgendo allo spettatore, tronca<br />
improvvisamente il racconto <strong>del</strong> suo primo incontro con la moglie Doris per riprenderlo<br />
dal punto esatto in cui si era interrotto solo dopo essersi recato ad un inatteso appuntamento<br />
con l’amante <strong>del</strong>la donna, durante il quale sarà costretto ad ucciderlo. L’atto efferato<br />
<strong>di</strong> Ed come un lungo interlu<strong>di</strong>o, quasi che la necessità <strong>del</strong>l’omici<strong>di</strong>o fosse un’indesiderata<br />
e sgra<strong>di</strong>ta parentesi all’interno <strong>di</strong> una rievocazione romance intorno alla quale lo stesso<br />
Ed stava saggiando il suo valore <strong>di</strong> narratore provetto. Una <strong>del</strong>iberata <strong>di</strong>stinzione tra azione<br />
e narrazione che torna più volte nella filmografia dei due fratelli (l’approccio al ristorante<br />
<strong>di</strong> Amy Archer all’ingenuo Norville Barnes raccontato in <strong>di</strong>retta dai tassisti, e derivato<br />
da Lady Eva <strong>di</strong> Preston Sturges, in Mister Hula Hoop, la cornice country & western de Il grande<br />
Lebowsky, la sostanza omerica che caratterizza Fratello, dove sei?) e che, insieme all’estrema<br />
levigatezza nella restituzione <strong>del</strong>la plasticità <strong>del</strong>le superfici, all’ossessione per gli oggetti<br />
(il placido quadro marino <strong>di</strong> Barton Fink, la brillantina <strong>di</strong> Everett/Clooney, il White Russian<br />
e la palla da bowling <strong>del</strong> Drugo Lebowsky) e alla <strong>di</strong>latata definizione <strong>del</strong>lo spazio, rappresenta<br />
una <strong>del</strong>le costanti <strong>del</strong> loro modo <strong>di</strong> concepire il cinema. Sempre sul filo <strong>del</strong> paradosso, spesso<br />
oltre. Anche nelle singole situazioni illustrate. Può capitare, infatti, che un bambino stemperi<br />
l’immutata grinta ad un misterioso cadavere ritrovato in un vicolo sottraendogli un ri<strong>di</strong>colo<br />
parrucchino (Crocevia <strong>del</strong>la morte), oppure che l’intimazione a fermarsi <strong>del</strong>l’agente <strong>di</strong> polizia<br />
non sia compresa perché sovrastata dal rumore <strong>del</strong> trituratore <strong>del</strong> legno in cui il killer sta<br />
eliminando le ultime prove <strong>del</strong>l’esistenza fisica <strong>del</strong> suo complice (Fargo).<br />
Il paradosso come forma strutturata <strong>di</strong> un’ironia sempre presente, anche quando la<br />
costruzione e l’origine stessa <strong>del</strong>la storia parrebbero non ammettere inserzioni possibili:<br />
un piccolo accenno, un mutamento <strong>di</strong> prospettiva, una reazione insolita cambiano il tono<br />
<strong>di</strong> un’intera sequenza e magnificano l’operato <strong>di</strong> questa coppia sovrapposta <strong>di</strong> cineasti.<br />
Dovunque e in modo inatteso, improvviso: l’ultima mattanza <strong>di</strong> Anton Chigurh, in quella<br />
trasposizione claustrofobia (nonostante i gran<strong>di</strong> spazi, altro paradosso) che è Non è un paese<br />
per vecchi, non è mostrata, ma l’illusione <strong>del</strong>lo spettatore è <strong>di</strong> breve durata, perché Chigurh,<br />
uscito dall’abitazione <strong>di</strong> Carla Jean Moss, si ferma e osserva le suole <strong>del</strong>le sue scarpe,<br />
assicurandosi che le sue ipertrofiche modalità <strong>di</strong> uccisione non abbiano lasciato tracce<br />
evidenti. Non è che uno scarto nel tessuto e nei toni assunti fino a quel momento, ma è<br />
la sfumatura che permette alla grottesca maschera interpretata da Javier Bardem <strong>di</strong> assumere<br />
il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> collocarsi tra i più gran<strong>di</strong> bad men <strong>di</strong> tutti i tempi. Grazie agli in<strong>di</strong>stinguibili<br />
bad boys <strong>di</strong> Minneapolis.<br />
La retrospettiva de<strong>di</strong>cata a Joel & Ethan Coen è un’iniziativa <strong>del</strong> <strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong>,<br />
<strong>del</strong>la Fondazione Cineteca Italiana e <strong>del</strong>la Fondazione Alasca. Si ringraziano per la preziosa<br />
collaborazione la Cineteca <strong>del</strong> Comune <strong>di</strong> Bologna, Hollywood Classics, MGM e 20th Century Fox.<br />
Il settore Servizi Educativi <strong>del</strong> <strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> prevede inoltre una proiezione speciale per<br />
le scuole (ragazzi dai 14 ai 18 anni) <strong>del</strong> film Barton Fink, fissata per venerdì 30 ottobre alle ore 9.15.<br />
La prenotazione è obbligatoria. La proiezione sarà effettuata per un minimo <strong>di</strong> 2 classi iscritte.<br />
Inviare la scheda <strong>di</strong> adesione (scaricabile dal sito www.museocinema.it) entro il 20 ottobre<br />
al fax 011/81.38.530.<br />
È possibile richiedere una lezione <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento sul film a scuola.<br />
Costi: euro 3,00 per studente, gratuito 2 insegnanti per classe.<br />
•Joel Coen<br />
Barton Fink<br />
È successo a Hollywood<br />
Usa 1991, 116’, col.<br />
Nel 1941 Barton Fink, giovane comme<strong>di</strong>ografo <strong>di</strong> New York, idealista<br />
ed impegnato, che si è conquistato il successo <strong>del</strong>la critica e <strong>del</strong><br />
pubblico a Broadway, si trasferisce ad Hollywood per scrivere una<br />
sceneggiatura per il produttore cinematografico Jack Lipnick. Qui<br />
Barton prende alloggio in una squallida camera <strong>di</strong> un sinistro albergo<br />
dove subisce l’intrusione <strong>del</strong> vicino <strong>di</strong> camera, Charlie Meadows,<br />
persona molto affabile e comunicativa, che sembra impersonare i<br />
valori <strong>del</strong>l’uomo <strong>del</strong>la strada. Per risolvere la propria crisi, Barton<br />
cerca consigli da W.P. Mayhew, un noto sceneggiatore che lo accoglie<br />
gentilmente, ma che è sempre ubriaco quando non riesce a scrivere,<br />
come confida a Barton la sua segretaria Audrey Taylor. Sempre più in<br />
crisi, il giovane chiama allora in aiuto Audrey, che gli rivela d’essere da<br />
tempo lei a scrivere i soggetti firmati da Mayhew, e promette <strong>di</strong><br />
raggiungerlo la notte e non solo per lavorare. Il mattino dopo, però,<br />
Barton trova al suo risveglio la giovane assassinata. Alle sue urla<br />
accorre Charlie che lo convince a non chiamare la polizia ma a<br />
nascondere il cadavere. È solo l’inizio <strong>di</strong> una grottesca avventura.<br />
Sc.: J. e E. Coen; Fot.: Roger Deakins; Int.: John Turturro, John<br />
Goodman, Judy Davis.<br />
SAB 25, h. 22.30, LUN 27, h. 16.00, DOM 2 novembre, h. 22.30<br />
•Joel Coen<br />
Mister Hula Hoop<br />
The Hudsucker Proxy<br />
Usa 1994, 111’, col.,<br />
A New York, nel 1958, l’incauto giovane laureato Norville Barnes viene<br />
assunto come fattorino nella grande <strong>di</strong>tta <strong>di</strong> giocattoli Hudsucker<br />
contemporaneamente al suici<strong>di</strong>o <strong>del</strong> proprietario, Waring Hudsucker.<br />
Nominato presidente dal subdolo Sidney Mussburger, al quale doveva<br />
consegnare una lettera blu, Norville dovrebbe provocare con la sua<br />
dabbenaggine il crollo <strong>del</strong>le azioni che, ricomprate in blocco da un<br />
gruppo ristretto capeggiato dallo stesso Mussburger, darebbe a questi<br />
la proprietà <strong>del</strong>la fiorente industria. Amy Archer, però, si accorge che<br />
Norville non è lo scemo che sembra, soprattutto quando fa brevettare
larivista<br />
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA<br />
LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma ottobre<br />
<strong>del</strong>cinema<br />
e vendere un cerchio <strong>di</strong> plastica, l’hula hoop, che lo proietta nell’empireo<br />
finanziario e produttivo. Il successo trasforma Barnes al punto che Amy<br />
decide <strong>di</strong> lasciarlo. Norville, allora, <strong>di</strong>sperato, tenta il suici<strong>di</strong>o lanciandosi<br />
dal quarantaquattresimo piano, ma si salva perché il custode <strong>del</strong>l’orologio<br />
ferma i meccanismi e blocca il tempo impedendo a Barnes <strong>di</strong> sfracellarsi<br />
al suolo. Ora tutto può ricominciare in un clima più sereno e rassicurante.<br />
Sc.: J. e E. Coen, Sam Raimi; Fot.: Roger Deakins; Int.: Tim Robbins,<br />
Jennifer Jason Leigh, Paul Newman.<br />
DOM 26, h. 16.15, GIO 30, h. 22.30, SAB 1 novembre, h. 18.15<br />
•Joel & Ethan Coen<br />
Paris, je t’aime – Tuileries<br />
Francia 2006, 10’, col., v.o. sott.it.<br />
Parigi e l’amore. Venti episo<strong>di</strong>, realizzati da altrettanti registi, ognuno<br />
dei quali è ambientato in un quartiere <strong>di</strong>verso <strong>del</strong>la capitale francese<br />
e mette in mostra i vari aspetti <strong>del</strong>l’amore. Il primo Arron<strong>di</strong>ssement,<br />
Tuileries, è stato affidato ai fratelli Coen che si spostano nella<br />
metropolitana e raccontano Parigi senza mai mostrarla.<br />
Sc.: J. e E. Coen; Fot.: Bruno Delbonnel; Int.: Julie Bataille,<br />
Steve Buscemi, Axel Kiener.<br />
DOM 26, h. 18.20, GIO 30, h. 20.30, SAB 1 novembre, h. 16.15<br />
•Joel Coen<br />
Fargo<br />
Usa 1996, 98’, col., v.o. sott.it.<br />
Addetto alle ven<strong>di</strong>te in un salone d’automobili nel Minnesota,<br />
Jerry Lundegaard consegna una vettura nuova a due balor<strong>di</strong>,<br />
Carl Showalter e Gaear Grimsrud, ai quali ha dato un appuntamento<br />
in una caffetteria. Lui è un uomo vile, goffamente astuto e pieno<br />
<strong>di</strong> debiti, mentre loro vivacchiano alla giornata. Il grande progetto<br />
<strong>di</strong> Jerry è <strong>di</strong> far rapire da loro la moglie Jean per poi chiedere il<br />
riscatto al suocero Wade Gustafson. Mentre percorrono l’autostrada,<br />
i due balor<strong>di</strong> uccidono un agente <strong>del</strong>la polizia stradale e due innocenti,<br />
sfortunatissimi testimoni <strong>del</strong> <strong>del</strong>itto. Trovare i criminali sembra<br />
un’impresa ardua per la polizia locale ma i malviventi sono goffi<br />
e commettono una serie <strong>di</strong> errori, <strong>di</strong> <strong>di</strong>strazioni ed incidenti, grazie<br />
ai quali il lavoro <strong>del</strong>le forze <strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>ne può avere successo. Premio per<br />
la miglior regia a Cannes nel 1996. Due Oscar per la miglior attrice<br />
protagonista a Frances McDormand e miglior sceneggiatura originale.<br />
Sc.: J. e E. Coen; Fot.: Roger Deakins; Int.: Frances McDormand,<br />
William H. Macy, Steve Buscemi.<br />
DOM 26, h. 18.30, GIO 30, h. 20.40, SAB 1, h. 16.25<br />
•Joel Coen<br />
Il grande Lebowski<br />
The Big Lebowski<br />
Usa 1998, 117’, col.<br />
Due sicari, inviati dal pornografo Treehorn, irrompono<br />
nell’appartamento <strong>di</strong> Jeff Lebowski, detto Drugo, <strong>di</strong>soccupato<br />
giocatore <strong>di</strong> bowling, rimasto legato agli anni Settanta. Ma hanno<br />
sbagliato, perché il loro obiettivo è un altro Jeff Lebowski, un<br />
miliardario <strong>di</strong> Pasadena. Prima <strong>di</strong> andarsene, però, i due malviventi<br />
sporcano il tappeto rosso <strong>del</strong>l’ingresso. Deciso ad ottenerne la<br />
sostituzione, Drugo va a casa <strong>del</strong> suo omonimo e sottrae un tappeto.<br />
In seguito viene richiamato dal riccone che lo incarica <strong>di</strong> consegnare<br />
il riscatto per liberare la propria giovane moglie Bunny, attricetta porno<br />
presa prigioniera da un gruppo <strong>di</strong> nichilisti tedeschi. Ma la consegna<br />
fallisce, causa la goffaggine <strong>di</strong> Walter, amico <strong>di</strong> Drugo e veterano <strong>del</strong><br />
Vietnam. Maude, figlia <strong>del</strong> miliardario e pittrice eccentrica, convoca<br />
a sua volta Drugo, gli <strong>di</strong>ce che il rapimento potrebbe essere<br />
un’invenzione e lo invita a tenere i contatti con Treehorn. Questi, dopo<br />
aver incontrato Drugo, manda i suoi scagnozzi a fargli a pezzi la casa.<br />
Sc.: J. e E. Coen; Fot.: Roger Deakins; Int.: Jeff Bridges, John<br />
Goodman, Julianne Moore, Steve Buscemi.<br />
DOM 26, h. 20.20, MER 29, h. 16.15, DOM 2 novembre, h. 16.00<br />
•Joel Coen<br />
Fratello, dove sei?<br />
O Brother, Where Art Thou?<br />
Usa 2000, 107’, col.<br />
America, anni Trenta. Everett Ulysses McGill, criminale <strong>di</strong> poco conto<br />
condannato ai lavori forzati nel Mississippi, riesce a fuggire. Insieme<br />
a lui ci sono Delmar, timido e ingenuo, e Pete, confuso e <strong>di</strong>sadattato.<br />
Ancora incatenati, i tre cominciano a fuggire senza una meta precisa.<br />
McGill rivela <strong>di</strong> aver sotterrato un tesoro da qualche parte e che ci<br />
sono quattro giorni <strong>di</strong> tempo per arrivare in quel luogo prima che<br />
l’acqua <strong>del</strong> lago si alzi e ricopra tutta il territorio. Con questo<br />
miraggio McGill convince gli altri due a seguirlo. Il viaggio si rivela<br />
<strong>di</strong>sseminato <strong>di</strong> pericoli, sorprese e eventi impreve<strong>di</strong>bili. Incontrano<br />
Tommy Johnson, un musicista che deve esibirsi alla ra<strong>di</strong>o, poi tocca<br />
a Big Dan Teague, un ven<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> Bibbie. Dopo si trovano fianco a<br />
fianco <strong>del</strong> famoso gangster Baby Face Nelson durante una <strong>del</strong>le sue<br />
rapine. Quin<strong>di</strong> seguono il governatore Pappy O’Daniel impegnato<br />
nella campagna per la rielezione. Infine, <strong>di</strong> fronte alle domande<br />
insistenti dei due compagni <strong>di</strong> viaggio, McGill è costretto a confessare<br />
che non esiste alcun tesoro.<br />
Sc.: J. e E. Coen; Fot.: Roger Deakins; Int.: George Clooney,<br />
John Turturro, John Goodman.<br />
DOM 26, h. 22.30, MER 29, h. 18.30<br />
•Joel Coen<br />
L’uomo che non c’era<br />
The Man Who Wasn’t There<br />
Usa 2001, 116’, b/n<br />
Nell’estate <strong>del</strong> 1949, in una piccola città <strong>del</strong>la California <strong>del</strong> Nord,<br />
Ed Crane, un barbiere assai scontento <strong>del</strong>la propria vita, spera <strong>di</strong><br />
poterla cambiare quando, scoperto il tra<strong>di</strong>mento <strong>del</strong>la moglie, decide<br />
<strong>di</strong> ricattare l’amante. Nonostante la sua mancanza <strong>di</strong> scrupoli, però,<br />
le cose andranno in maniera <strong>di</strong>versa perché l’amante <strong>di</strong> sua moglie<br />
viene trovato ucciso. Premio <strong>del</strong>la giuria ex-aequo con Mulholland<br />
Drive <strong>di</strong> David Lynch al Festival <strong>di</strong> Cannes 2001, David <strong>di</strong> Donatello<br />
nel 2002 come miglior film straniero.<br />
Sc.: J. e E. Coen; Fot.: Roger Deakins; Int.: Billy Bob Thornton,<br />
Frances McDormand, Michael Badalucco.<br />
MAR 28, h. 16.15, VEN 31, h. 20.20, DOM 2 novembre, h. 20.20<br />
•Joel Coen<br />
Prima ti sposo, poi ti rovino<br />
Intolerable Cruelty<br />
Usa 2003, 100’, col.<br />
Stanco <strong>del</strong>la vita <strong>di</strong> tutti i giorni, Miles Massey, un importante avvocato<br />
<strong>di</strong>vorzista <strong>di</strong> Los Angeles trova un giorno l’occasione per dare una svolta<br />
al tran tran quoti<strong>di</strong>ano grazie all’incontro casuale con una donna<br />
affascinante. Lei, Marilyn Rexroth, ambiziosa e arrivista, grazie a vari<br />
matrimoni e separazioni ha raggiunto l’in<strong>di</strong>pendenza finanziaria.<br />
3<br />
L’incontro fra due forze potenzialmente <strong>di</strong>verse ma convergenti scatena<br />
fra i due un vortice <strong>di</strong> passione a livello personale e professionale.<br />
Sc.: J. e E. Coen, Robert Ramsey, Matthew Stone; Fot.: Roger Deakins;<br />
Int.: George Clooney, Catherine Zeta-Jones, Geoffrey Rush,<br />
Billy Bob Thornton.<br />
MAR 28, h. 18.30, VEN 31, h. 22.30<br />
•Joel & Ethan Coen<br />
Ladykillers<br />
Usa 2004, 104’, col., v.o. sott.it.<br />
Un gruppo <strong>di</strong> cinque musicisti in cerca <strong>di</strong> un posto dove provare la<br />
loro musica sacra, trova ospitalità a casa <strong>del</strong>l’anziana signora Munson.<br />
Ma le cose non stanno proprio come sembra: in realtà il prof.<br />
Goldthwait Higginson Dorr III e i suoi compagni altri non sono che<br />
un gruppo <strong>di</strong> ban<strong>di</strong>ti in procinto <strong>di</strong> fare il colpo <strong>del</strong> secolo. Quando la<br />
signora Munson scopre la verità e minaccia <strong>di</strong> chiamare le autorità,<br />
i cinque gaglioffi decidono <strong>di</strong> farla fuori. Remake <strong>del</strong>la comme<strong>di</strong>a<br />
La signora omici<strong>di</strong> <strong>di</strong>retta nel 1955 da Alexander Mackendrick e<br />
sceneggiato da William Rose. Si tratta <strong>del</strong> primo film la cui regia<br />
è firmata da entrambi i fratelli Coen.<br />
Sc.: J. e E. Coen; Fot.: Roger Deakins; Int.: Tom Hanks, Irma P. Hall,<br />
Marlon Wayans.<br />
GIO 30, h. 16.15, SAB 1 novembre, h. 22.30<br />
•Joel & Ethan Coen<br />
Non è un paese per vecchi<br />
No Country for Old Man<br />
Usa 2007, 104’, col.<br />
Texas, anni Ottanta. L’avventura <strong>di</strong> un uomo che, durante una battuta<br />
<strong>di</strong> caccia lungo il Rio Grande, incappa per caso sulla scena <strong>di</strong> un traffico<br />
<strong>di</strong> droga andato storto dove sono stati abbandonati alcuni cadaveri, un<br />
quantitativo <strong>di</strong> eroina e soprattutto una valigia con un’ingente somma<br />
<strong>di</strong> denaro. L’uomo decide <strong>di</strong> prendere con sé la borsa con il prezioso<br />
contenuto e inizia la sua fuga <strong>di</strong>sperata per eludere la caccia all’uomo<br />
messa in atto da un assassino psicopatico, un ex agente <strong>del</strong>le forze speciali<br />
assoldato da un potente cartello e da uno sceriffo intenzionato a fermare<br />
i due inseguitori. Oscar come miglior film, miglior regia, miglior attore<br />
non protagonista a Javier Bardem e migliore sceneggiatura non originale.<br />
Sc.: J. e E. Coen, dal romanzo <strong>di</strong> Corman McCarthy; Fot.: Roger<br />
Deakins; Int.: Tommy Lee Jones, Woody Harrelson, Javier Bardem.<br />
GIO 30, h. 18.15, SAB 1 novembre, h. 20.20
larivista<br />
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA<br />
LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma ottobre<br />
<strong>del</strong>cinema<br />
Romanzo americano. Omaggio a Robert Rossen<br />
<strong>di</strong> Chiara Barbo<br />
Robert Rossen era nato a New York nel 1908, cresciuto nel Lower East Side <strong>di</strong> Manhattan,<br />
un quartiere in quegli anni ben <strong>di</strong>stante dal sogno americano. È stato pugile, uomo <strong>di</strong> teatro,<br />
sceneggiatore. La povertà <strong>del</strong>la sua infanzia e le ingiustizie <strong>del</strong> sistema americano, i<br />
combattimenti sul ring alla ricerca <strong>del</strong>la vittoria e <strong>del</strong> riscatto, in<strong>di</strong>viduale e sociale,<br />
l’interpretazione attoriale e la parola: questi gli elementi fondanti <strong>del</strong> cinema <strong>di</strong> Rossen,<br />
questo quello che <strong>del</strong>la sua vita, ancora giovanissimo, è entrato <strong>di</strong> forza nel suo cinema, come<br />
essenziale, irrinunciabile. Prima come sceneggiatore sotto contratto alla Warner Bros., in cui<br />
la sua scrittura sottile e la narrazione tesa sono a servizio degli stu<strong>di</strong>os e <strong>di</strong> registi come LeRoy,<br />
Walsh, Bacon e Milestone, e la morale <strong>di</strong> quei film è quella <strong>del</strong>l’America coraggiosa e puritana<br />
degli anni Trenta, quella <strong>di</strong> una società potenzialmente giusta, quella consolatoria verso gli<br />
sconfitti. Ma l’esperienza <strong>di</strong> Rossen è <strong>di</strong>versa, come anche la sua riflessione, così riesce a far<br />
entrare comunque in quei film il dubbio, le incrinature sociali, a raccontare la devianza<br />
<strong>del</strong>l’in<strong>di</strong>viduo proprio a causa <strong>di</strong> quella stessa società. E non è un caso che il giovane Rossen<br />
si iscriva al partito comunista, il suo sogno <strong>di</strong> egalitarismo sociale e al tempo stesso la<br />
constatazione che la grande America è in realtà profondamente intollerante e ingiusta sono<br />
evidenti tanto più nei film che comincia a <strong>di</strong>rigere, da Body and Soul (Anima e corpo) in poi<br />
l’uomo e la donna rosseniani sono in lotta contro la società, il sistema americano è iniquo e<br />
corrotto, il razzismo insopportabile, e il desiderio <strong>di</strong> riscatto e vittoria <strong>del</strong>l’in<strong>di</strong>viduo contro le<br />
avversità e le ingiustizie <strong>di</strong>venta ossessione, <strong>di</strong>venta il sogno americano che si sgretola, il mondo<br />
dei suoi eroi si fa sempre più cupo, fino a The Hustler (Lo spaccone), e al magistrale Lilith (Lilith,<br />
la dea <strong>del</strong>l’amore), in cui non è più tanto la società a essere sotto accusa, il pensiero <strong>di</strong> Rossen si<br />
ø primo piano 1-8 ottobre<br />
ROMANZO AMERICANO.<br />
OMAGGIO A ROBERT ROSSEN<br />
•Robert Rossen<br />
A <strong>sangue</strong> freddo<br />
Johnny O’Clock<br />
Usa 1947, 90’, b/n, v.o. sott.it.<br />
Copia conservata dalla<br />
Cinémathèque Royale de Belgique<br />
Johnny O’Clock è socio <strong>di</strong> minoranza <strong>di</strong> un casinò<br />
clandestino gestito da Pete Marchettis. I guai<br />
cominciano quando Harriet, la guardarobiera<br />
<strong>del</strong> casinò, viene trovata uccisa. Sua sorella Nancy<br />
indaga fino a scoprire la verità, ma finisce per<br />
innamorarsi <strong>di</strong> Johnny. La Columbia sfruttò in<br />
questo film il recente successo <strong>di</strong> Dick Powell nel<br />
noir L’ombra <strong>del</strong> passato. Rossen, al suo esor<strong>di</strong>o come<br />
regista, invece, sfruttò la sua abilità <strong>di</strong> sceneggiatore<br />
per realizzare un film complesso, con <strong>di</strong>aloghi<br />
feroci e sarcastici e una costante rabbia <strong>di</strong> fondo.<br />
Sc.: R. Rossen, da una storia <strong>di</strong> Milton Holmes;<br />
Fot.: Burnett Guffey; Int.: Dick Powell,<br />
Evelyn Keyes, Lee J. Cobb.<br />
MER 1, h. 16.30, VEN 3, h. 22.30<br />
•Robert Rossen<br />
Anima e corpo<br />
Body and Soul<br />
Usa 1947, 104’, b/n, v.o. sott.it.<br />
Copia conservata da British Film Institute<br />
Il giovane Charley Davis, dopo aver vinto un incontro<br />
<strong>di</strong> boxe in un torneo amatoriale, viene convinto a<br />
intraprendere la carriera pugilistica dal manager<br />
Quinn che si offre <strong>di</strong> seguire i suoi interessi. La madre<br />
<strong>di</strong> Charley in un primo momento si oppone ma,<br />
quando il padre muore, Charley accetta <strong>di</strong> combattere<br />
per sol<strong>di</strong> in un incontro che Quinn organizza.<br />
La sua carriera si fa promettente e vittoriosa. Charley<br />
vince un incontro dopo l’altro fino a quando si trova<br />
a dover scegliere tra la boxe combattutta secondo le<br />
regole e le possibilità <strong>di</strong> alti guadagni che gli prospetta<br />
un altro impresario senza scrupoli. Oscar per il<br />
montaggio. L’aiuto alla regia era Robert Aldrich.<br />
Sc.: Abraham Polonsky; Fot.: James Wong Howe;<br />
Int.: John Garfield, Lilly Palmer, Hazel Brooks.<br />
MER 1, h. 18.15, VEN 3, h. 20.30<br />
•Robert Rossen<br />
Lilith – La dea <strong>del</strong>l’amore<br />
Usa 1964, 114’, b/n, v.o. sott.it.<br />
Copia restaurata da Sony Pictures Releasing<br />
In un istituto per malattie mentali il giovane<br />
assistente Vincent, reduce dalla guerra, si lascia<br />
travolgere da una <strong>di</strong>sperata storia d’amore con<br />
una ragazza ammalata che vive nella stessa clinica.<br />
Ma il giovane, che ha avuto tristi esperienze<br />
belliche, sente che il male si insinua anche in lui<br />
e quando lei si innamora <strong>di</strong> un altro,<br />
Vincent reagisce spingendo il rivale al suici<strong>di</strong>o.<br />
Ultimo film <strong>di</strong> Robert Rossen.<br />
Sc.: R. Rossen, dal romanzo <strong>di</strong> J.R. Salamanca;<br />
Fot.: Eugen Shüfftan; Int.: Warren Beatty,<br />
Jean Seberg, Peter Fonda, Gene Hackman.<br />
MER 1, h. 20.30, MAR 7, h.16.15<br />
•Robert Rossen<br />
Tutti gli uomini <strong>del</strong> re<br />
All the King’s Men<br />
Usa 1949, 109’, b/n, v.o. sott.it.<br />
Copia restaurata da Sony Pictures Releasing<br />
Willie Stark, un giovane <strong>di</strong> modesta con<strong>di</strong>zione<br />
ma pieno d’ingegno, si fa coinvolgere dalla lotta<br />
politica. Alcuni politicanti appoggiano la sua<br />
can<strong>di</strong>datura col proposito <strong>di</strong> servirsi <strong>di</strong> lui per<br />
i loro loschi fini. Accortosene, Willie li denuncia<br />
agli elettori e in tal modo vince la sua battaglia.<br />
Eletto governatore <strong>del</strong>lo Stato, vuol attuare un<br />
gran<strong>di</strong>oso programma d’opere pubbliche ma, per<br />
riuscire nei suoi propositi, ricorre agli stessi sistemi<br />
<strong>di</strong> corruzione e <strong>di</strong> sopraffazione che ha tanto<br />
rimproverato agli avversari. La sua personalità<br />
si trasforma: l’assertore dei <strong>di</strong>ritti popolari <strong>di</strong>venta<br />
un <strong>di</strong>ttatore senza scrupoli, che crede lecito tutto<br />
quello che serve a consolidare il suo potere.<br />
Anche nella cerchia dei familiari e degli amici tutti<br />
devono piegarsi alla sua volontà. Tra<strong>di</strong>sce la moglie,<br />
toglie al suo migliore amico la fidanzata, causa,<br />
per egoismo, la rovina <strong>del</strong> figlio adottivo,<br />
ricatta un magistrato spingendolo al suici<strong>di</strong>o.<br />
Molti l’abbandonano, ma le folle gli rimangono<br />
fe<strong>del</strong>i e con l’aiuto <strong>di</strong> queste riesce a vincere ancora.<br />
Sc.: R. Rossen; Fot.: Burnett Guffey; Int.:<br />
Broderick Crawford, John Ireland, Anne Seymour.<br />
GIO 2, h. 16.30, LUN 6, h. 20.30, MAR 7, h. 18.30<br />
•Robert Rossen<br />
Fiesta d’amore e <strong>di</strong> morte<br />
The Brave Bulls<br />
Usa 1951, 106’, b/n, v.o. sott.it.<br />
Copia conservata dalla<br />
Cinémathèque de la Ville de Luxembourg<br />
Il torero Luis Bello ogni volta che scende nell’arena<br />
infiamma le folle con il suo straor<strong>di</strong>nario talento <strong>di</strong><br />
matador e grazie anche al lavoro <strong>del</strong> suo manager<br />
4<br />
fa meno dogmatico e si trasfigura piuttosto nell’osservazione <strong>del</strong>le cose umane, e comincia a<br />
emergere l’abisso <strong>del</strong>l’in<strong>di</strong>viduo, il dramma <strong>di</strong>venta psicologico e non più, o non solo, sociale.<br />
E ci può non piacere quello che <strong>di</strong> noi ve<strong>di</strong>amo nei personaggi/in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> Rossen, questo è<br />
quello che accade in America, ma anche alla Mostra <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> <strong>di</strong> Venezia, che escluse il film<br />
dalla selezione. Lilith infasti<strong>di</strong>sce, inquieta, e ciò che è peggio <strong>di</strong>sturba. Nessuna tesi sociale,<br />
nessuna consolazione, nessun tentativo <strong>di</strong> comporre, <strong>di</strong> ricomporre l’essere umano e la sua<br />
fragilità morbosa, anzi, Rossen scende nel profondo <strong>del</strong> cuore e <strong>del</strong>la mente malata <strong>di</strong> Lilith,<br />
e con lei nel cuore <strong>del</strong>l’America dei primi anni Sessanta, ancora assopita nel suo sonno perbenista<br />
e terribile. La forza visuale <strong>del</strong> film testimonia che la parola, fondante nel cinema <strong>di</strong> Rossen,<br />
fondamentale, non è più sufficiente, e Rossen ricerca - e con Lilith raggiunge - una complessità<br />
espressiva straor<strong>di</strong>nariamente moderna e insolente. Un nuovo inizio, un nuovo cinema. Che<br />
fatalmente non può proseguire però, Robert Rossen muore a Los Angeles nel 1966. Negli anni<br />
<strong>del</strong>lo stu<strong>di</strong>o system Robert Rossen ha scritto, <strong>di</strong>retto e prodotto i suoi film, con un’autonomia<br />
rara per l’epoca. È stato un autore assolutamente moderno, che ha attraversato anni sospesi<br />
tra un passato ancora troppo vicino e un futuro che correva veloce. E forse proprio per questo<br />
non sempre capito, non sempre amato, e mai abbastanza visto, stu<strong>di</strong>ato, mostrato.<br />
L’omaggio a Robert Rossen, a cura <strong>di</strong> Chiara Barbo e Sergio Grmek Germani, è un progetto<br />
organizzato da I mille occhi - Festival Internazionale <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> e <strong>del</strong>le Arti (Trieste) e dal <strong>Museo</strong><br />
<strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> in collaborazione con Cinémathèque Française, Cinémathèque Royale de Belgique,<br />
Cinémathèque de la Ville de Luxembourg, Centro Sperimentale <strong>di</strong> <strong>Cinema</strong>tografia – Cineteca<br />
<strong>Nazionale</strong>, National Film & Television Archive, British Film Institute, Hollywood Classics, Park Circus,<br />
Ignite Films, Sony Pictures, 20th Century Fox.<br />
Raul Fuentes che ne cura l’immagine. Quando<br />
Linda, la donna che Luis ama alla follia, muore in<br />
un terribile incidente, anche la sua carriere subisce<br />
un contraccolpo. Divorato dai sensi <strong>di</strong> colpa,<br />
Luis viene ferito da un toro durante una corrida.<br />
Le sue con<strong>di</strong>zioni sono gravi ma lentamente<br />
riuscirà a recuperare la sua forza e, soprattutto, a<br />
ritrovare il coraggio e il desiderio <strong>di</strong> andare avanti.<br />
Sc.: John Bright, da un romanzo <strong>di</strong> Tom Lea;<br />
Fot.: Floyd Crosby, James Wong Howe; Int.:<br />
Mel Ferrer, Eugene Iglesias, Anthony Quinn.<br />
GIO 2, h. 18.30, LUN 6, h. 22.30<br />
•Robert Rossen<br />
Mambo<br />
Italia/Usa 1954, 110’, b/n<br />
Copia conservata dal Centro Sperimentale<br />
<strong>di</strong> <strong>Cinema</strong>tografia - Cineteca <strong>Nazionale</strong><br />
Giovanna, modesta commessa <strong>di</strong> negozio a Venezia,<br />
e Mario giovane ambizioso, spiantato e <strong>di</strong> pochi<br />
scrupoli, sono amanti benché non ci sia tra loro un<br />
profondo affetto. Quando Giovanna incontra per<br />
caso il principe Enrico Martinengo che la vorrebbe<br />
come amante, Mario favorisce questa relazione, che<br />
giu<strong>di</strong>ca vantaggiosa dal punto <strong>di</strong> vista economico.<br />
Disgustata, Giovanna decide <strong>di</strong> lasciare Venezia<br />
ed entra a far parte <strong>di</strong> una compagnia <strong>di</strong> balletto<br />
e parte per una tournè all’estero. Qualche tempo<br />
dopo Giovanna torna a Venezia e ritrova Mario<br />
che lavora come croupier al casinò, si unisce a lui,<br />
benché il principe abbia <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> volerla sposare.<br />
I due apprendono che il principe è affetto da una<br />
malattia inguaribile che lo condurrà tra non molto<br />
ad una morte prematura e repentina. Cedendo<br />
alle insistenti pressioni <strong>di</strong> Mario, Giovanna sposa<br />
il principe nella speranza <strong>di</strong> ere<strong>di</strong>tare il suo denaro,<br />
ma molto presto si innamora <strong>di</strong> lui.<br />
Sc.: R. Rossen, Ivo Perilli, Ennio De Concini,<br />
Guido Piovene; Fot.: Harold Rosson; Int.: Silvana<br />
Mangano, Vittorio Gassman, Michael Rennie.<br />
GIO 2, h. 20.30, LUN 6, h. 16.15<br />
•Robert Rossen<br />
L’isola nel sole<br />
Island in the Sun<br />
Usa 1957, 119’, col., v.o. sott.it.<br />
Copia conservata da 20th Century Fox<br />
Arcipelago <strong>del</strong>le Antille. La convivenza tra<br />
gli inglesi e gli in<strong>di</strong>geni che abitano sull’isola<br />
<strong>di</strong> Santa Marta è sempre più <strong>di</strong>fficile.<br />
Maxwell Fleury, esponente <strong>di</strong> un’influente<br />
famiglia britannica e David Boyeur, leader<br />
carismatico dei nativi, che si batte per i <strong>di</strong>ritti<br />
dei suoi connazionali, si danno battaglia per le<br />
imminenti elezioni politiche, inevitabilmente<br />
con<strong>di</strong>zionate da drammi familiari, un omici<strong>di</strong>o<br />
e scandalose relazioni interrazziali.<br />
Sc.: Alfred Ayes; Fot.: Fred<strong>di</strong>e Young; Int.:<br />
James Mason, Joan Fontaine, Dorothy Dandridge.<br />
GIO 2, h. 22.30, LUN 6, h. 18.15<br />
•Robert Rossen<br />
Cordura<br />
They Came to Cordura<br />
Usa 1959, 123’, col., v.o. sott. it.<br />
Copia conservata da Sony Pictures Releasing<br />
Durante la guerra contro Pancho Villa, nel Messico<br />
<strong>del</strong> 1916, sei soldati americani e una donna sono<br />
in marcia in cerca <strong>di</strong> salvezza. Devono attraversare<br />
il deserto messicano e raggiungere un piccolo forte,<br />
la base militare <strong>di</strong> Cordura, in Texas. Il viaggio<br />
è massacrante e, ben presto, lascia affiorare il vero<br />
carattere e la vera natura <strong>di</strong> ognuno. Il film fece<br />
perdere cinque milioni <strong>di</strong> dollari alla Columbia<br />
e fu maltrattato dalla maggior parte dei critici.<br />
Sc.: R. Rossen, Ivan Moffat, dal romanzo<br />
<strong>di</strong> Glendon Swarthout; Fot.: Burnett Guffey;<br />
Int.: Richard Conte, Gary Cooper, Rita Hayworth.<br />
VEN 3, h. 18.15, MER 8, h. 22.30<br />
•Robert Rossen<br />
Lo spaccone<br />
The Hustler<br />
Usa 1961, 134’, b/n, v.o. sott.it.<br />
Ed<strong>di</strong>e Felson è un giovane dal carattere violento<br />
e orgoglioso che vuole <strong>di</strong>ventare campione <strong>di</strong> biliardo.<br />
Quando decide <strong>di</strong> sfidare il campione <strong>di</strong> Chicago<br />
Minnesota Fats, raccoglie una forte somma <strong>di</strong> denaro<br />
e parte per Chicago a sfidare il suo rivale. Alla fine,<br />
però, nonostante la sua sicurezza, Ed<strong>di</strong>e perde la<br />
partita e i suoi sogni <strong>di</strong> gloria sembrano svaniti. Nel<br />
frattempo ha incontrato Sarah e con lei vive momenti<br />
<strong>di</strong> forte intimità. Continuando a frequentare le sale da<br />
gioco, si mette in affari con uno sfruttatore <strong>di</strong> giocatori<br />
<strong>di</strong> biliardo, Bert Gordon, che gli offre aiuto in cambio<br />
<strong>di</strong> una percentuale sulle vincite. Preso nuovamente<br />
dal demone <strong>del</strong> gioco, si allontana lentamente da Sarah<br />
e, partita dopo partita, arriva nuovamente a sfidare<br />
Minnesota Fats, battendolo finalmente e sfilandogli<br />
ben tre<strong>di</strong>cimilacinquecento dollari.<br />
Sc.: Sidney Carroll, R. Rossen; Fot.: Eugen Schüfftan;<br />
Int.: Piper Laurie, Paul Newman, George C. Scott.<br />
MER 8, h. 20.00<br />
•Robert Rossen<br />
Alessandro il Grande<br />
Alexander the Great<br />
Usa/Spagna 1936, col., v.o. sott.it.<br />
Copia conservata da Park Circus<br />
Alessandro il Grande, il leggendario eroe greco<br />
salutato dai suoi come il Re dei Re, è stato un fiero<br />
comandante in grado <strong>di</strong> condurre in battaglia eserciti<br />
enormi senza mai subire una sconfitta, un magnifico<br />
guerriero che molti hanno considerato quasi una<br />
<strong>di</strong>vinità. Nato nel 356 avanti Cristo, in un mondo<br />
politicamente instabile, educato da Aristotele e scelto<br />
dal suo popolo quale successore al padre, questo<br />
glorioso conquistatore riuscì a superare tutti i<br />
conflitti, unificando Europa e Asia e <strong>di</strong>venendo<br />
uno dei legislatori più famosi <strong>del</strong>la storia.<br />
Sc.: R. Rossen; Fot.: Robert Krasker; Int.:<br />
Claire Bloom, Richard Burton, Danielle Darrieux.<br />
VEN 3, h. 15.45, MER 8, h. 16.30
larivista<br />
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA<br />
LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma ottobre<br />
<strong>del</strong>cinema<br />
Immagini <strong>di</strong> due città:<br />
Colonia-Torino<br />
<strong>di</strong> Geremia Carrara<br />
Tra le varie iniziative che dopo la Seconda guerra mon<strong>di</strong>ale cercavano <strong>di</strong> ricostituire i legami<br />
terribilmente lacerati dalla follia nazi-fascista tra le <strong>di</strong>verse genti d’Europa, vi fu nel luglio <strong>del</strong> 1958<br />
anche quella chiamata “Ring of Twinned Cities”. Il “Ring of Twinned Cities” fu un gemellaggio<br />
plurimo che mise insieme sei città rappresentanti degli altrettanti paesi fondatori, con la firma <strong>del</strong><br />
Trattato <strong>di</strong> Roma <strong>del</strong>l’anno precedente, <strong>del</strong>la prima cellula <strong>del</strong>la Comunità Europea; tra queste sei<br />
città, che con quest’atto vollero sottolineare un nascente spirito <strong>di</strong> solidarietà che trovava il suo<br />
humus in affinità storiche, culturali ed economiche, vi erano anche Colonia e Torino.<br />
La rassegna che il pubblico torinese avrà modo <strong>di</strong> vedere in occasione <strong>del</strong> Cinquantenario <strong>di</strong> questo<br />
gemellaggio vuole essere, proprio nello spirito che fonda un gemellaggio, una sorta <strong>di</strong> scambio<br />
d’immagini che due conoscenti lontani si passano, <strong>di</strong> loro stessi e dei luoghi in cui vivono, per<br />
migliorare, approfon<strong>di</strong>re quella loro amicizia (a fine ottobre sarà Torino, con un’analoga rassegna<br />
cinematografica, a consegnare immagini <strong>di</strong> se stessa a Colonia). L’idea è <strong>di</strong> riuscire, coi film che si<br />
proietteranno, a schizzare una sorta <strong>di</strong> ritratto <strong>di</strong> queste città che renda alle due lontane platee i due<br />
luoghi più tangibili e vicini. Ma un ritratto, come ha mostrato splen<strong>di</strong>damente Rembrandt, perché<br />
sia vero non si deve limitare semplicemente a saper copiare perfettamente la superficie <strong>di</strong> ciò che<br />
vuole rappresentare, ma deve riuscire ad andare <strong>di</strong> là dalla pelle e cogliere insieme con essa anche lo<br />
spirito <strong>del</strong> rappresentato. Così un valido ritratto <strong>di</strong> città non si riduce solo a mostrare in pellicola<br />
palazzi, strade o monumenti, ma deve riuscire a consegnarci anche una topografia storica e sociale<br />
<strong>del</strong> luogo. Perciò non ha importanza se in questa rassegna, ad esempio, il cortometraggio<br />
Marchorka Muff (1962/63) sia ambientato a Bonn e non a Colonia, poiché esso ci parla <strong>di</strong> Colonia<br />
attraverso uno dei suoi più illustri citta<strong>di</strong>ni, quell’Heinrich Böll Premio Nobel per la letteratura nel<br />
1972 dal quale gli allora giovani registi Jean-Marie Straub e Danièle Huillet presero avvio per dar<br />
vita ad uno dei percorsi più belli e ra<strong>di</strong>cali che la storia <strong>del</strong> cinema conosca. La Colonia, quella<br />
fisica, con stralci <strong>del</strong>le sue architetture e atmosfere messe in quadro dagli sguar<strong>di</strong> particolarissimi<br />
<strong>del</strong>la coppia Straub-Huillet tornerà (appena un anno dopo) con Non riconciliati (1964/65), sempre<br />
me<strong>di</strong>ata da Böll, per raccontarci la storia tedesca <strong>del</strong>la prima metà <strong>del</strong> Novecento dove proprio<br />
la borghesia nata sulle sponde <strong>del</strong> Reno occupava un ruolo <strong>di</strong> primo piano. Nell’acuta satira<br />
Il capitano <strong>di</strong> Colonia (1956), prodotto dalla Repubblica Democratica Tedesca e accolto nella<br />
Germania <strong>del</strong>l’Ovest solo trent’anni dopo, la città renana post bellica offrirà invece col suo<br />
brulichio l’archetipo <strong>del</strong>la metropoli tedesca <strong>del</strong>l’era adenaueriana intrecciata ancora col periodo<br />
ø percorsi 9-12 ottobre<br />
IMMAGINI DI DUE CITTÀ: COLONIA-TORINO.<br />
•Rolf Randolf<br />
Il men<strong>di</strong>cante <strong>del</strong> Duomo <strong>di</strong> Colonia<br />
Der Bettler vom Kölner Dom<br />
Germania 1927, 83’, b/n, <strong>di</strong>d.or. sott.it.<br />
Copia restaurata da Stiftung Deutsche Kinemathek<br />
Accompagnamento dal vivo al pianoforte <strong>del</strong> Maestro Stefano Maccagno<br />
All’hotel Excelsior, accanto al Duomo <strong>di</strong> Colonia, una banda<br />
internazionale <strong>di</strong> ladri vuole impossessarsi dei gioielli <strong>di</strong> un milionario<br />
americano. La polizia e uno strano investigatore privato durante<br />
il carnevale cercano il modo per sgominare questa banda.<br />
Nel film recita Carl de Vogt, attore molto conosciuto in Germania<br />
in quegli anni ed interprete dei film giovanili <strong>di</strong> Fritz Lang<br />
come Halbblut, Der Herr der Liebe e Die Spinne.<br />
Sc.: Emanuel Alfieri; Int.: Henry Stuart, Elsa Temary, Hanni Weisse,<br />
Carl de Vogt.<br />
GIO 9, h. 20.30 – ingresso euro 4,00<br />
•Volker Schlöndorff, Margarethe Von Trotta<br />
Il caso Katharina Blum<br />
Die verlorene Ehre der Katharina Blum<br />
Germania 1975, 106’, col., v.o. sott.it.<br />
Katharina Blum, <strong>di</strong>vorziata, vive molto ritirata e si mantiene facendo<br />
la donna <strong>di</strong> servizio in casa <strong>di</strong> una zia. Una sera, però, partecipa al<br />
Carnevale <strong>di</strong> Colonia e conosce Ludwig e lo ospita in casa propria<br />
senza sapere che si tratta <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sertore <strong>del</strong>la Bunderswehr, ricercato<br />
e sorvegliato dalla polizia per motivi politici e criminali. Quando i tutori<br />
<strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>ne irrompono nell’appartamento <strong>di</strong> Katharina, Ludwig è già<br />
fuggito e sulla donna ricade il sospetto <strong>di</strong> complicità con un anarcoide<br />
e <strong>di</strong> attività sovversive. Trattenuta in carcere e poi in libertà con<strong>di</strong>zionata,<br />
Katharina <strong>di</strong>viene la facile preda <strong>di</strong> giornali scandalistici e, in modo<br />
particolare, <strong>del</strong> reporter Bernard che <strong>di</strong>ffonde notizie <strong>del</strong> tutto arbitrarie<br />
e false, tali da ledere altamente l’onorabilità e la reputazione <strong>del</strong>la donna.<br />
Sc.: V. Schlöndorff, M. Von Trotta; Fot.: Herbert Kerz, Jost Vacano,<br />
Jurgen Bieske; Int.: Angela Winkler, Mario Adorf, Dieter Laser.<br />
VEN 10, h. 16.30, SAB 11, h. 20.30<br />
•Michael Gramberg<br />
Ritratto <strong>di</strong> una coloniese<br />
Porträt einer Kölnerin<br />
Germania 1974, 45’, col., v.o. sott.it.<br />
La redazione cultura ed arte <strong>del</strong>la rete televisiva WDR propose a<br />
Henrich Böll <strong>di</strong>verse idee per la realizzazione <strong>di</strong> un documentario<br />
che avesse come soggetto persone che abitassero a Colonia. Böll scelse<br />
<strong>di</strong> interessarsi alla comunista Gertrude Hemacher. In questo lavoro<br />
il premio Nobel per la prima volta si pone per un tempo così lungo<br />
davanti ad una macchina da presa realizzando un’intervista con<br />
l’anziana comunista. Intervista durante la quale Böll percorre senza<br />
pathos, con parole semplici, la vita <strong>di</strong> questa donna politicamente<br />
attiva da circa quarantacinque anni e che si fonde inevitabilmente<br />
con i fatti più gravi <strong>del</strong>la recente storia tedesca: la Repubblica <strong>di</strong><br />
Weimar, il nazismo, i bombardamenti. Il documentario non mancò<br />
<strong>di</strong> suscitare aspre critiche da parte <strong>del</strong>la stampa conservatrice<br />
che lo accusò <strong>di</strong> essere un lavoro <strong>di</strong> propaganda politica.<br />
VEN 10, h. 18.30, SAB 11, h. 22.30<br />
•Jean-Marie Straub, Danièle Huillet<br />
Machorka-Muff<br />
Germania 1963, 17’, col., v.o. sott.it.<br />
Copia proveniente da Deutsche Filminstitut<br />
Il primo cortometraggio <strong>di</strong> Straub si basa sulla satira Haupstädtisches<br />
Journal <strong>di</strong> Heinrich Böll apparso nel 1956 in occasione <strong>del</strong>la<br />
ricostituzione <strong>del</strong>l’esercito tedesco. Il colonnello Machorka-Muff<br />
è inviato a Bonn dal Ministero <strong>del</strong>la Difesa, reintegrato e promosso<br />
generale. Sposa l’amata Inniga von Zaster-Pehnutz e può realizzare<br />
il suo progetto preferito: l’Accademia per la memoria militare, in cui<br />
ogni ex soldato, dal grado <strong>di</strong> maggiore in poi, dovrà avere la possibilità<br />
<strong>di</strong> scrivere le proprie memorie parlando con i camerati e collaborando<br />
con l’Ufficio per la storia bellica <strong>del</strong> Ministero<br />
Sc.: D. Huillet, J-M. Straub, dal racconto <strong>di</strong> Heinrich Böll;<br />
Fot.: Wen<strong>del</strong>in Sachtler; Int.: Erich Kuby, Renate Lang, Johannes Eckardt.<br />
VEN 10, h. 19.20, SAB 11, h. 23.20<br />
•Jean-Marie Straub, Danièle Huillet<br />
Non riconciliati<br />
Nicht versöhnt oder Es hilft nur Gewalt, wo Gewalt herrscht<br />
Germania 1964-65, 50’, col., v.o. sott.it.<br />
Colonia 1956: la storia tedesca <strong>del</strong>la prima metà <strong>del</strong> secolo,<br />
rispecchiata nelle vicende <strong>di</strong> tre generazioni <strong>del</strong>la famiglia <strong>di</strong> architetti<br />
Fähmel e narrate nel giorno <strong>del</strong>l’ottantesimo compleanno <strong>di</strong> Heinrich<br />
Fähmel. Nel 1934 il figlio Robert, studente, entrò in<br />
un’organizzazione antifascista e fu costretto a fuggire in Olanda con<br />
5<br />
nazista. Ne Il men<strong>di</strong>cante <strong>del</strong> duomo <strong>di</strong> Colonia invece la città è il suo Duomo, è intorno a questo<br />
incre<strong>di</strong>bile monumento che germoglia, s’intreccia e si scoglie la storia <strong>di</strong> questo poliziesco girato<br />
nel lontano 1927 e ancora privo <strong>di</strong> voce. Ed è ancora il Duomo, <strong>di</strong> cui Hegel descrivendone la<br />
maestosità e leggiadria architettonica parlava non tanto <strong>di</strong> un salire quanto <strong>di</strong> un ascendere volando,<br />
che impressiona lo sguardo americano <strong>di</strong> un Samuel Fuller invitato a girare, un quarantennio<br />
più tar<strong>di</strong>, <strong>di</strong> nuovo un poliziesco sotto le sue guglie, Il piccione morto sulla Beethovenstrasse (1972).<br />
In questo film Colonia è ancora una volta raccolta nel suo Duomo che con le sue elevatissime cime<br />
gotiche esprime la vertigine, il <strong>di</strong>sorientamento che prende i personaggi, oppure, con quella sua<br />
altezza imponente, resa macabra dalla sera, il destino che incombe su loro. Un’eccitazione, una<br />
vertigine, che coglie lo stesso regista americano che si mette, in questa sua opera minore, a giocare<br />
briosamente col genere e col cinema. Architetture, spazi, atmosfere <strong>di</strong> una città in mezzo ai quali<br />
vivono i suoi citta<strong>di</strong>ni e che si impregnano dei loro gran<strong>di</strong> o piccoli drammi o gioie. Questa città<br />
fatta <strong>di</strong> carne ce la mostrano con intelligenza e sensibilità i documentari Ritratto <strong>di</strong> una coloniese e<br />
Cosa vivi?. Nel primo (una rarità) il Böll che <strong>di</strong>verse volte era stato oggetto d’interesse <strong>del</strong> cinema,<br />
anche Il caso Katharina Blum presente nella rassegna (uno dei più grossi successi <strong>di</strong> quella splen<strong>di</strong>da<br />
stagione cinematografica che fu Il nuovo cinema tedesco) era tratto da un suo libro, decide <strong>di</strong> utilizzare<br />
lui stesso per la prima volta la macchina da presa per raccontare con sobrietà, senza alcun pathos,<br />
la vita <strong>di</strong> un’anonima coloniese, la comunista Gertrude Hemacher. La vita <strong>di</strong> questa donna<br />
politicamente attiva da circa 45 anni, che come <strong>di</strong>ce Böll stesso potrebbe essere la signora <strong>del</strong>la<br />
panetteria all’angolo, <strong>di</strong>viene incarnazione dei fatti più gravi <strong>del</strong>la storia tedesca <strong>del</strong> Novecento:<br />
la Repubblica <strong>di</strong> Weimar, il nazismo, i bombardamenti alleati e quella contrad<strong>di</strong>zione democratica<br />
che fu il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> certi lavori per chi si professava membro <strong>del</strong> partito comunista in vigore nella<br />
Repubblica Federale. Nel secondo documentario è ancora la quoti<strong>di</strong>anità, il vivere anonimo <strong>di</strong><br />
comuni coloniesi ad accentare le immagini, questa volta però è quella <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> giovani le<br />
cui origini (Turchia, Albania, Tunisia, Marocco) abbruniscono la pallida luce <strong>del</strong> nord. La giovane<br />
regista Bettina Braun li ha seguiti per due anni dando parola alle loro <strong>di</strong>fficoltà e ai loro desideri<br />
e in una città dove convivono più <strong>di</strong> cento nazionalità non presentarli sarebbe stato un po’ come,<br />
ritornando alla metafora <strong>del</strong> ritratto, farne uno senza un orecchio o naso.<br />
La rassegna Immagini <strong>di</strong> due città: Colonia-Torino, a cura <strong>di</strong> Geremia Carrara, è organizzata<br />
dal <strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> e dal Goethe-Institut <strong>di</strong> Torino con la collaborazione <strong>di</strong> FilmInitiativ<br />
Köln, WDR, Bavaria, Progress Film, Kinowelt, Deutsche Filminstitut, Stiftung Deutsche Kinemathek.<br />
La rassegna <strong>di</strong> film ambientati a Torino, che si svolgerà a Colonia dal 29 ottobre al 2 novembre,<br />
è organizzata dall’Istituto Italiano <strong>di</strong> Cultura <strong>di</strong> Colonia (www.iiccolonia.esteri.it).<br />
l’amico Schrella. Robert ottenne l’amnistia, Schrella ritornò in patria<br />
soltanto vent’anni dopo. Nettlinger, che all’epoca aveva denunciato<br />
i due ragazzi, è nel frattempo salito a ruoli ministeriali. La madre<br />
<strong>di</strong> Robert, Johanna Fähmel, malata <strong>di</strong> mente fin dai tempi <strong>del</strong>la prima<br />
guerra mon<strong>di</strong>ale, il giorno <strong>del</strong> compleanno <strong>del</strong> marito spara con una<br />
pistola a Nettlinger, durante una manifestazione <strong>di</strong> ex combattenti.<br />
Nettlinger, «con grande meraviglia», si salva anche questa volta.<br />
Sc.: D. Huillet, J-M. Straub; Fot.: Wen<strong>del</strong>in Sachtler, Gerhard Ries,<br />
Christian Schwarwald, J.-M. Straub; Int.: Heinrich Hargesheimer,<br />
Carlheinz Hargesheimer, Martha Ständner.<br />
VEN 10, h. 19.40, SAB 11, h. 23.40<br />
•Samuel Fuller<br />
Piccione morto in via Beethoven<br />
Tote Taube in der Beethovenstrasse<br />
Germania 1972, 105’, col., v.o. sott.it.<br />
Girato in esterni tra Bonn e Colonia. Un investigatore privato<br />
americano, incaricato da un senatore <strong>di</strong> recuperare i negativi <strong>di</strong> certe<br />
fotografie compromettenti, viene ucciso a Bonn da Charlie Umlaut,<br />
un pregiu<strong>di</strong>cato coinvolto in traffici <strong>di</strong> droga. Un altro agente, Sandy,<br />
rintraccia l’assassino che però riesce rocambolescamente a fuggire.<br />
A Colonia Sandy rintraccia Christa, la ragazza con cui il senatore<br />
si è compromesso. Christa propone a Sandy <strong>di</strong> prendere il suo posto<br />
ed entrare nel giro dei ricatti e degli intrighi politici internazionali.<br />
Sandy finge <strong>di</strong> stare al gioco ma finisce per innamorarsi <strong>del</strong>la ragazza<br />
sbagliata. Fuller interpreta il ruolo <strong>del</strong>l’agente ucciso.<br />
Sc.: S. Fuller; Fot.: Jerzy Lipman; Int.: Stéphane Audran, Eric P. Caspar,<br />
Anthony Chinn.<br />
VEN 10, h. 20.30, DOM 12, h. 16.15<br />
•Bettina Braun<br />
Come ti va?<br />
Was lebst Du?<br />
Germania 2004, 87’, col., v.o. sott.it.<br />
Nel suo primo documentario la giovane regista Bettina Braun<br />
ha seguito a Colonia, per circa due anni, un gruppo <strong>di</strong> giovani tra i<br />
16 e i 20 anni con <strong>di</strong>fferenti origini geografiche (l’Albania, la Turchia,<br />
il Marocco). Was lebst du? ci mostra la quoti<strong>di</strong>anità <strong>di</strong> queste giovani<br />
vite che si muovono tra la scuola e la formazione professionale, tra il<br />
rapporto con i genitori rimasti molto legati alle tra<strong>di</strong>zioni dei paesi<br />
d’origine e la vita in una grande e moderna metropoli occidentale<br />
che ha ridefinito per sempre il loro presente e futuro.<br />
Sc.: B. Braun; Fot.: B. Braun; Int.: Ali El Mkllaki, Alban Ka<strong>di</strong>ri,<br />
Kais Setti.<br />
VEN 10, h. 22.30, SAB 11, h. 18.45<br />
•Slatan Dudow<br />
Il capitano <strong>di</strong> Colonia<br />
Der Hauptmann von Köln<br />
Germania 1956, 118’, col., v.o. sott.it.<br />
Un giovane calzolaio è arrestato per aver rubato una piccola somma.<br />
Quando viene rilasciato dopo quin<strong>di</strong>ci anni ha bisogno <strong>di</strong> un<br />
certificato per poter lavorare e iniziare da capo, ma senza un lavoro<br />
non può ottenere il certificato. Si addentra, così, nella burocrazia<br />
senza riuscire a vedere una soluzione. Fino a quando, in un negozio<br />
<strong>di</strong> abiti <strong>di</strong> seconda mano vede una uniforme che gli calza a pennello<br />
e inizia a escogitare un piano per risolvere i suoi problemi.<br />
Sc.: Helmut Käutner Fot.: Albert Benitz; Int.: Heinz Rühman,<br />
Martin Held, Hannelore Schroth.<br />
SAB 11, h. 16.30, DOM 12, h. 18.15
larivista<br />
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA<br />
LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma ottobre<br />
<strong>del</strong>cinema<br />
SettantaOttanta. La mutazione italiana intorno al 1978<br />
L’Associazione Culturale Franti – Nisi Masa in collaborazione con il <strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong><br />
– Fondazione Maria Adriana Prolo e l’Associazione <strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> anche<br />
quest’anno, con SettantaOttanta. La mutazione italiana intorno al 1978, torna ad occuparsi<br />
<strong>di</strong> uno dei momenti più drammatici, controversi e densi <strong>di</strong> significato <strong>del</strong>la storia italiana.<br />
Quella manciata <strong>di</strong> anni che stravolsero per sempre la fisionomia <strong>del</strong> nostro paese saranno<br />
raccontati grazie ad una rassegna multi<strong>di</strong>sciplinare: cinema, teatro, spettacoli musicali, mostre<br />
fotografiche, incontri con i protagonisti <strong>del</strong>l’epoca, per sviscerare e comprendere un periodo storico<br />
affascinante e terribile, un’epoca <strong>di</strong>fficilmente decifrabile, soprattutto per le generazioni più giovani.<br />
La cifra <strong>di</strong>stintiva che ha sempre contrad<strong>di</strong>stinto quegli anni è stata la particolare commistione<br />
fra impegno sociale, spinta ideologica e una costante e palpabile violenza quoti<strong>di</strong>ana.<br />
In Italia se ne è molto scritto, parlato e <strong>di</strong>scusso, soprattutto lo scorso anno in occasione <strong>del</strong><br />
trentennale 1977/2007; il terrorismo politico, i moti studenteschi, il boom <strong>del</strong>l’eroina, la nascita<br />
<strong>del</strong>le tv e ra<strong>di</strong>o libere, il lento scivolare verso la crisi <strong>del</strong>l’impegno, la deriva ideologica ed infine<br />
l’adeguamento a <strong>di</strong>versi mo<strong>del</strong>li <strong>di</strong> vita. In questo contesto <strong>di</strong> rievocazioni e processi alla storia,<br />
Franti – Nisi Masa Italia con SettantaOttanta vuole spostare l’angolo d’osservazione, mettendo sotto<br />
la lente d’ingran<strong>di</strong>mento non gli epifenomeni <strong>di</strong> quegli anni ma ciò che è sotteso a questi<br />
acca<strong>di</strong>menti, la <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> una vera e propria metamorfosi antropologica e sociale.<br />
La sezione cinema <strong>di</strong> quest’anno sarà articolata in tre giornate: la prima mercoledì 22 ottobre<br />
de<strong>di</strong>cata al <strong>di</strong>sagio mentale e la legge Basaglia che quest’anno ha compiuto trent’anni;<br />
il culmine <strong>del</strong>la giornata sarà la proiezione <strong>del</strong> capolavoro <strong>di</strong> Marco Bellocchio, Silvano Agosti,<br />
Sandro Petraglia e Stefano Rulli, Matti da slegare (1975). La seconda giornata, giovedì 23 ottobre,<br />
ø percorsi 22-24 ottobre<br />
SETTANTAOTTANTA.<br />
LA MUTAZIONE ITALIANA<br />
INTORNO AL 1978<br />
•Matteo Silvan<br />
Echi d’autunno<br />
2006 Italia, 50’, col.<br />
Sulla scia <strong>del</strong>la legge Basaglia <strong>del</strong> 1978 i manicomi,<br />
ancora oggi, continuano a svuotarsi. All’ ex<br />
manicomio Sant’Artemio il ricordo <strong>di</strong> ciò che è<br />
stato abbandona con lentezza stanze e viali. Nei<br />
passi spesi lungo i corridoi la storia ancora si<br />
racconta. Al Sant’Artemio qualcuno non se n’è<br />
andato e il giar<strong>di</strong>no intorno ancora lo protegge.<br />
Voluto dal Consiglio Provinciale <strong>di</strong> Treviso nel<br />
1906, cento anni dopo, la Provincia lo rivuole per<br />
restituirlo alla comunità. Matteo Silvan, giovane<br />
regista trevigiano, formatosi a Torino, ha<br />
documentato l’ultimo mese <strong>del</strong>l’anomala<br />
quoti<strong>di</strong>anità nel manicomio per preservare la<br />
memoria <strong>di</strong> quanto è stato vissuto tra quelle pareti,<br />
registrando brevi poetici frammenti <strong>del</strong>la comunità<br />
dei cosiddetti “malati mentali” che ivi ha mescolato<br />
le proprie particolarissime vite.<br />
MER 22, h. 16,30<br />
Il film sarà introdotto dall’autore<br />
•Stefano Rulli<br />
Un silenzio particolare<br />
Italia 2004, 75’, col.,<br />
La storia <strong>di</strong> Matteo, affetto da problemi psichici,<br />
dei suoi genitori Clara e Stefano, e <strong>del</strong>la loro<br />
decisione <strong>di</strong> creare La città <strong>del</strong> Sole, un agriturismo<br />
dove ognuno trova la sua collocazione, dove tutti<br />
hanno il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> sostare e convivere. Dalle<br />
immagini <strong>di</strong> Matteo piccolo fino all’inaugurazione<br />
<strong>del</strong> progetto dei suoi genitori. “È stata una strana<br />
esperienza, a metà tra cinema e vita. Mentre mi<br />
trovavo in quella situazione, mi ci trovavo pensando<br />
<strong>di</strong> essere in un certo contesto, <strong>di</strong> essere un certo<br />
padre; nel momento in cui mi sono rivisto come<br />
personaggio sullo schermo, ho capito <strong>di</strong> me e <strong>del</strong>la<br />
mia relazione con Matteo cose che non avevo<br />
capito prima: anche e soprattutto tutti i <strong>di</strong>fetti, tutti<br />
i <strong>di</strong>sagi” (S. Rulli).<br />
Sc.: S. Rulli; Fot.: Ugo A<strong>di</strong>lar<strong>di</strong>; Int.: Clara Sereni,<br />
Giorgio Arlorio, Nello Correale.<br />
MER 22, h. 17.30<br />
•Silvano Agosti<br />
La seconda ombra<br />
Italia 2000, 84’, col.,<br />
“Il film La seconda ombra nasce dalla convinzione<br />
che nel nostro paese la figura <strong>di</strong> Franco Basaglia sia<br />
stata una <strong>del</strong>le più rilevanti nella seconda metà <strong>del</strong><br />
secolo scorso. Pochi come lui si sono proposti <strong>di</strong><br />
liberare il maggior numero <strong>di</strong> persone inutilmente e<br />
cru<strong>del</strong>mente rinchiuse all’interno <strong>del</strong>le istituzioni<br />
manicomiali. Si trattava <strong>di</strong> 150.000 persone che<br />
venivano letteralmente segregate nei 144 manicomi,<br />
spesso per ragioni completamente estranee alla<br />
psichiatria, quasi sempre solo per giustificare<br />
sovvenzioni pubbliche. L’opera <strong>di</strong> Basaglia sfocia<br />
nella legge 180 che mette fuori legge tutti i<br />
manicomi” (S. Agosti)<br />
Sc.: S. Agosti; Fot.: S. Agosti; Int.: Remo Girone,<br />
Victoria Zinny, Eva Mauri, Edo Basso.<br />
MER 22, h. 19.00<br />
•Marco Bellocchio, Silvano Agosti,<br />
Sandro Petraglia e Stefano Rulli<br />
Matti da slegare<br />
Nessuno o tutti<br />
Italia 1975, 190’, col.<br />
Copia conservata dal Centro Sperimentale<br />
<strong>di</strong> <strong>Cinema</strong>tografia - Cineteca <strong>Nazionale</strong><br />
Matti da slegare, non è in senso stretto un’inchiesta,<br />
ma piuttosto una testimonianza e una denuncia.<br />
La tesi è racchiusa nel titolo: i malati mentali sono<br />
persone “legate” in molti mo<strong>di</strong> e per <strong>di</strong>verse cause.<br />
Se si vuole curarli (non guarirli, ma almeno<br />
impe<strong>di</strong>re che vengano guastati dai meto<strong>di</strong><br />
tra<strong>di</strong>zionali) occorre slegarli, liberarli, reinserirli<br />
nella comunità. Il film conta e vale come atto <strong>di</strong><br />
amore e <strong>di</strong> rispetto per l’uomo che, anche quando<br />
è “<strong>di</strong>verso” e malato in modo sconvolgente<br />
è sempre preso sul serio. La finale festa danzante<br />
è un grande momento <strong>di</strong> cinema.<br />
“Perché è un film straor<strong>di</strong>nario? Lo è per il<br />
suo valore <strong>di</strong> documento. Lo è perché è una<br />
memorabile esperienza cinematografica.<br />
Lo è perché è un atto <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> rispetto<br />
per l’Uomo” (M. Moran<strong>di</strong>ni).<br />
MER 22, h. 20,45<br />
Il film sarà preceduto da una tavola rotonda, a<br />
trent’anni dalla Legge Basaglia, alla quale sono stati<br />
invitati a partecipare gli autori <strong>del</strong> film.<br />
•Aldo Lado<br />
Chi l’ha vista morire?<br />
Italia 1972, 90’, col.<br />
1968, Megève, un velo nero ricamato, una<br />
soggettiva misteriosa, il ritornello inquietante <strong>di</strong><br />
una filastrocca, una bambina dai capelli rossi<br />
assassinata. 1972, Venezia, Roberta bimba dai<br />
lunghi capelli rossi viene ritrovata senza vita in un<br />
canale. Suo padre lo scultore Franco Serpieri non<br />
riesce a darsi pace ed inizia un indagine solitaria e<br />
pericolosa alla ricerca <strong>del</strong> responsabile. Scoprirà il<br />
mondo segreto <strong>del</strong>la ricca e colta borghesia<br />
veneziana, popolato da vizi inconfessabili e verità<br />
nascoste per anni…<br />
Sc.: A. Lado; Fot.: Franco Di Giacomo;<br />
Int.: Adolfo Celi, George Lazenby, Anita Strindberg,<br />
Alessandro Haber.<br />
GIO 23, h. 16.30<br />
sarà invece de<strong>di</strong>cata al cinema <strong>di</strong> Aldo Lado, regista conosciuto anche con lo pseudonimo<br />
<strong>di</strong> George B. Lewis; gialli psicologici, thriller, melodrammi a tinte violente, atmosfere cupe,<br />
comme<strong>di</strong>e velatamente erotiche, queste le tante facce <strong>del</strong> cinema <strong>di</strong> Aldo Lado, uno sguardo <strong>di</strong>retto<br />
e popolare su una società fotografata in un momento <strong>di</strong> forte crisi e trasformazione.<br />
L’ultimo giorno, venerdì 24 ottobre, sarà de<strong>di</strong>cato al racconto degli anni più cupi <strong>del</strong> terrorismo<br />
ad un trentennio dal rapimento <strong>di</strong> Aldo Moro, attraverso proiezioni, incontri e <strong>di</strong>battiti.<br />
La sezione cinema <strong>di</strong> SettantaOttanta proseguirà nei primi <strong>di</strong> Novembre con la sonorizzazione <strong>del</strong><br />
capolavoro <strong>del</strong> Feks (Fabbrica <strong>del</strong>l’attore eccentrico <strong>di</strong> Pietrogrado) Le avventure <strong>di</strong> Mr. West nel paese<br />
dei Bolscevichi (1924) <strong>di</strong> Lev V. Kulesov da parte <strong>di</strong> Stefano Giaccone (ex Franti), Max Brizio<br />
e Dylan Fowler, che qualche giorno dopo saranno impegnati nel rea<strong>di</strong>ng musicale Solo vecchia brace,<br />
voci nel tempo a Torino. Questa bellissima performance, che trasuda cinema da Le amiche (1955)<br />
<strong>di</strong> Michelangelo Antonioni al grande Pier Milanese, chiuderà la seconda e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> SettantaOttanta.<br />
La sezione cinema <strong>di</strong> SettantaOttanta è a cura <strong>di</strong> Andrea Mattacheo, Sebastiano Pucciarelli<br />
e Vittorio Sclaverani. Il programma completo <strong>del</strong>la manifestazione è consultabile anche sul sito:<br />
www.frantinisimasa.it<br />
Ingresso alle proiezioni:<br />
euro 3,00 per gli spettacoli pomeri<strong>di</strong>ani,<br />
euro 4,00 per gli spettacoli serali.<br />
6<br />
•Aldo Lado<br />
L’ultimo treno <strong>del</strong>la notte<br />
Italia 1975, 91’, col.<br />
“L’ultimo treno <strong>del</strong>la notte mortifica la ragione e<br />
offende il “comune sentimento <strong>del</strong> pudore” <strong>del</strong>le<br />
persone <strong>di</strong> buon senso, per gli eccessi <strong>di</strong> quella<br />
“pornografia <strong>del</strong>la violenza” che raggiunge qui<br />
espressioni davvero fasti<strong>di</strong>ose”. Così scriveva<br />
Renato Palazzi, trent’anni fa su Il Corriere <strong>del</strong>la<br />
Sera. Oggi la violenza senza ragione <strong>di</strong> Blackie e<br />
Curly, la lussuria perversa <strong>del</strong>la repressa e<br />
perbenista signora in tailleur, la cena natalizia <strong>del</strong><br />
Dottor Stra<strong>di</strong> e la sua sete <strong>di</strong> vendetta sembrano<br />
una profezia tristemente avveratasi. Musiche <strong>di</strong><br />
Ennio Morricone.<br />
Sc.: A. Lado, Renato Rizzo; Fot.: Gábor Pogány;<br />
Int.: Enrico Maria Salerno, Macha Méril, Flavio<br />
Bucci, Marina Berti.<br />
GIO 23, h. 18.30<br />
•Aldo Lado<br />
La corta notte<br />
<strong>del</strong>le bambole <strong>di</strong> vetro<br />
Italia 1972, 90’, col.<br />
Abbiamo bisogno dei giovani per mantenerci in vita,<br />
i giovani devono vivere come noi, pensare come noi,<br />
i ribelli vanno addormentati, eliminati, niente deve<br />
cambiare. Il corpo <strong>del</strong> giornalista americano<br />
Gregory Moore viene ritrovato in un giar<strong>di</strong>no<br />
pubblico <strong>di</strong> Praga apparentemente senza vita.<br />
In realtà si trova solo in stato catalettico, il suo<br />
cervello continua a ragionare incessantemente<br />
ed attraverso una serie <strong>di</strong> flash sempre più<br />
inquietanti ci guiderà alla scoperta <strong>di</strong> un<br />
terrificante <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> controllo.<br />
Sc.: A. Lado; Fot.: Giuseppe Ruzzolini; Int.: Mario<br />
Adorf, Barbara Bach, Ingrid Thulin, Jean Sorel.<br />
GIO 23, h. 20.45 - ingresso libero<br />
Il film sarà preceduto da un incontro con il regista Aldo<br />
Lado<br />
•Marco Bellocchio<br />
Buongiorno, notte<br />
2003 Italia, 105’, col.<br />
Chiara è una giovane brigatista coinvolta nel<br />
sequestro Moro. Impiegata insospettabile e<br />
militante clandestina: una doppia esistenza che<br />
accresce la sua angoscia e il suo progressivo <strong>di</strong>stacco<br />
dalla realtà. Lo sguardo attonito <strong>di</strong> una donna<br />
intrappolata tra l’ideologia <strong>del</strong>la lotta armata e le<br />
ragioni umanitarie, una prospettiva ine<strong>di</strong>ta su un<br />
dramma che ha precipitato la storia italiana in un<br />
buco nero. Ispirato al libro autobiografico <strong>di</strong> Anna<br />
Laura Braghetti (e Paola Tavella) Il prigioniero.<br />
Sc.: M. Bellocchio; Fot.: Pasquale Mari; Int.:<br />
Luigi Lo Cascio, Maya Sansa, Roberto Herlitzka.<br />
VEN 24, h. 16,30<br />
•Damiano Damiani<br />
Io ho paura<br />
Italia 1977, 120’, col.<br />
Copia conservata dal Centro Sperimentale<br />
<strong>di</strong> <strong>Cinema</strong>tografia - Cineteca <strong>Nazionale</strong><br />
Marzo 1977, Roma. Il briga<strong>di</strong>ere Ludovico<br />
Graziano viene assegnato come guar<strong>di</strong>a <strong>del</strong> corpo<br />
a un magistrato all’antica, il quale scopre suo<br />
malgrado un traffico <strong>di</strong> armi in cui sono implicati<br />
terroristi <strong>di</strong> destra e servizi segreti. Quando il<br />
giu<strong>di</strong>ce muore ammazzato, Graziano inizia a fare<br />
giustizia a modo suo. “Pochi attori sarebbero stati<br />
in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>segnare il personaggio centrale <strong>del</strong><br />
film con la torva e <strong>di</strong>sperata prestanza infusagli<br />
da Gian Maria Volonté” (G. Biraghi).<br />
Sc.: Damiano Damiani, Nicola Badalucco; Fot.:<br />
Luigi Kuveiller; Int.: Gian Maria Volonté,<br />
Erland Josephson, Mario Adorf.<br />
VEN 24, h. 18.30<br />
•Luigi Maria Perotti<br />
L’infame e suo fratello<br />
Italia/Germania 2008, 91’, col.<br />
Patrizio Peci è stato il primo pentito <strong>del</strong>le<br />
Brigate Rosse: l’infame, come egli stesso si è<br />
definito in un libro. Il fratello Roberto invece,<br />
proprio a causa <strong>del</strong> pentimento <strong>di</strong> Patrizio,<br />
verrà rapito e ‘usato’ dalle BR, in un tragico<br />
gioco me<strong>di</strong>atico in cui i Brigatisti registravano<br />
e filmavano le fasi <strong>del</strong>l’interrogatorio nel <strong>di</strong>sperato<br />
tentativo <strong>di</strong> piegare i me<strong>di</strong>a ai loro scopi.<br />
In un mosaico <strong>di</strong> testimonianze <strong>di</strong>rette, immagini<br />
d’epoca e ricostruzioni dei fatti nella “prigione <strong>del</strong><br />
popolo”, il documentario restituisce un passaggio<br />
cruciale <strong>di</strong> quella notte <strong>del</strong>la repubblica che ha<br />
marcato in<strong>del</strong>ebilmente la storia <strong>del</strong>l’Italia a venire.<br />
VEN 24, h. 20,45<br />
Al termine incontro con gli autori e i protagonisti<br />
dei film programmati nella serata<br />
•Gianni Sartorio<br />
Noi non abbiamo vinto?<br />
2006 Italia, 70’, col.<br />
1967-1977: <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> storia torinese,<br />
ma non solo. Dieci “anni <strong>di</strong> piombo”, ma<br />
anche <strong>di</strong> grande entusiasmo e partecipazione.<br />
Le lotte, i miti e le atmosfere <strong>di</strong> quella stagione<br />
attraverso le voci <strong>di</strong> una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> testimoni<br />
<strong>di</strong> varia formazione politica e culturale – tra gli altri<br />
Adriano Sofri, Giampiero Leo, Bruno Gambarotta<br />
e Stefano Della Casa.<br />
VEN 24, h. 23,00
larivista<br />
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA<br />
LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma ottobre<br />
<strong>del</strong>cinema<br />
Festival <strong>Cinema</strong>mbiente<br />
XI e<strong>di</strong>zione (16-21 ottobre)<br />
<strong>di</strong> Gaetano Capizzi<br />
Superata, brillantemente la barriera psicologica <strong>del</strong> decimo anno <strong>di</strong> vita, il Festival CinemAmbiente inaugura il 16 ottobre la sua 11a<br />
e<strong>di</strong>zione. Si può ormai <strong>di</strong>re che sia uno dei più seguiti e longevi festival <strong>di</strong> cinema ambientale <strong>del</strong> panorama internazionale. Con film,<br />
<strong>di</strong>battiti, approfon<strong>di</strong>menti, mostre, incontri con registi, esperti, scrittori e ambientalisti e la sua formula capace <strong>di</strong> coniugare rigore e<br />
<strong>di</strong>vulgazione, si è imposto come un appuntamento irrinunciabile per chi vuole essere informato sullo stato <strong>del</strong> pianeta. La sua cadenza<br />
annuale permette inoltre <strong>di</strong> seguire con regolarità luci e ombre <strong>del</strong>l’evoluzione <strong>del</strong>la problematica ambientale, segnalare nuovi problemi<br />
e nuove soluzioni e monitorare lo sviluppo e le tendenze <strong>del</strong>la cultura ambientalista.<br />
Nel solco <strong>del</strong>la continuità, anche quest’anno CinemAmbiente presenta un cartellone ricco <strong>di</strong> proposte. Selezionati tra le centinaia <strong>di</strong> film iscritti al<br />
Concorso Internazionale Documentari, ne verranno proposti <strong>di</strong>eci <strong>di</strong> grande respiro, che, al<strong>di</strong>là <strong>del</strong>la tematica ambientale, è importante vedere per<br />
il loro valore cinematografico. Film che parlano <strong>del</strong> ritorno alla tentazione nucleare, <strong>di</strong> miniere d’oro e <strong>del</strong>la loro incidenza sul territorio e sugli<br />
uomini, <strong>di</strong> animali combattenti e <strong>del</strong> rapporto con i “trainer-padroni”, <strong>di</strong> acqua e idropolitica, <strong>di</strong> visioni <strong>del</strong> mondo e <strong>di</strong> visionari capaci <strong>di</strong><br />
immaginare un futuro sostenibile per la terra, <strong>di</strong> viaggi e incontri straor<strong>di</strong>nari, <strong>di</strong> “ethical living”, cioè dei tentativi più o meno seri <strong>di</strong> vivere nel<br />
quoti<strong>di</strong>ano in modo etico, <strong>di</strong> cosa può succedere se una famiglia decide <strong>di</strong> immagazzinare i propri rifiuti nel garage e <strong>di</strong> un elemento presente nella<br />
vita <strong>di</strong> tutti i giorni come la polvere, <strong>di</strong> “ironeaters”, che con il loro lavoro oltre il limite <strong>del</strong>la sopportabilità, riciclano le navi, fatiscenti giganti <strong>del</strong><br />
mare, e infine <strong>del</strong>la progettazione a tavolino <strong>di</strong> megacorridoi stradali in cui transitino solo biciclette e pecore.<br />
Il documentarismo italiano conferma in modo più o meno esplicito il crescente interesse dei suoi autori per argomenti legati all’ambiente e ai<br />
mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vivere, concentrandosi ora su temi globali, ora su questioni prettamente italiane ma con significati universali. Il Concorso doc italiani<br />
vede in gara do<strong>di</strong>ci film che spaziano dalla pesca intensiva, al riscaldamento globale, dai mo<strong>del</strong>li <strong>di</strong> sviluppo industriale, all’attenzione per il<br />
territorio, dalla meteorologia confrontata con i movimenti sociali, alla crisi petrolifera. In omaggio alla nuova sezione Ambiente Lavoro,<br />
è stato inserito nel concorso anche un film su questo tema. In gara autori come Silvio Sol<strong>di</strong>ni, Guido Chiesa e Daniele Segre.<br />
La tra<strong>di</strong>zionale sezione Cortometraggi <strong>di</strong> animazione proporrà un<strong>di</strong>ci fulminanti filmati provenienti da altrettanti paesi.<br />
EcoKids, la sezione per le scuole, che lo scorso anno ha contato settemila giovani spettatori e per la quale è necessario prenotarsi in anticipo, sarà<br />
riproposta a Torino e in <strong>di</strong>eci comuni <strong>del</strong>la provincia con film per elementari, me<strong>di</strong>e e superiori. Ormai parte integrante <strong>del</strong> festival, il Focus sui Diritti Umani organizzato in collaborazione con Amnesty<br />
International, getta quest’anno un cono <strong>di</strong> luce sul Tibet, il Darfur e il dramma dei bambini soldato. L’attenzione che CinemAmbiente ha da sempre <strong>di</strong>mostrato per la sicurezza <strong>del</strong> lavoro e dei lavoratori<br />
e per le conseguenze ambientali e sociali <strong>del</strong>l’organizzazione <strong>del</strong>la produzione, quest’anno, grazie all’interessamento <strong>del</strong>l’INAIL piemontese, trova una propria sistematicità nella sezione Ambiente Lavoro<br />
che riserverà alcune sorprese in termini <strong>di</strong> qualità e <strong>di</strong> livello dei momenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>battito. Una sezione speciale <strong>del</strong> festival sarà de<strong>di</strong>cata al tema <strong>del</strong>l’acqua che, da risorsa libera come è libera l’aria che<br />
respiriamo, è stata trasformata in prodotto commerciale. La sua scarsità e privatizzazione <strong>del</strong>la <strong>di</strong>stribuzione sono <strong>di</strong>ventate uno degli strumenti <strong>di</strong> pressione politica per intere popolazioni.<br />
Questi film verranno replicati al Forum Mon<strong>di</strong>ale <strong>del</strong>l’Acqua che si svolgerà il prossimo anno a Istanbul.<br />
Due mostre, alcuni film e una tavola rotonda, porranno l’attenzione sul popolo Inuit, le cui con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita sono un termometro <strong>del</strong>l’inquinamento e <strong>del</strong> riscaldamento globale.<br />
Tornano gli aperitivi letterari con presentazioni <strong>di</strong> novità e<strong>di</strong>toriali inerenti l’ambiente. Leo Hickman, il giornalista ambientalista <strong>del</strong> Guar<strong>di</strong>an, conosciuto dal pubblico italiano per la spassosa<br />
cronaca <strong>di</strong> un anno passato con moglie e figlioletta cercando <strong>di</strong> vivere nel modo più ecologico possibile, presenterà il suo ultimo lavoro sulla insostenibilità <strong>del</strong> turismo <strong>di</strong> massa. Altri autori<br />
parleranno dei loro libri sul movimento dei Guerrilla Gardens, sui rifiuti a Napoli, sulla sconvolgente incidenza <strong>del</strong>l’inquinamento nei tumori e sul concetto <strong>di</strong> ecoletteratura.<br />
Le sale <strong>del</strong> cinema Massimo saranno il cuore <strong>del</strong> festival, ma non il solo luogo dove si svolgerà: proiezioni, mostre e incontri al <strong>Museo</strong> Regionale <strong>di</strong> Scienze Naturali, King Kong Microplex,<br />
Circolo dei Lettori, Cascina Marchesa, oltre ai già citati comuni <strong>del</strong>la cintura torinese.<br />
Da ricordare le numerose collaborazioni con enti, istituzioni, televisioni, associazioni che offrono un patrimonio <strong>di</strong> esperienze e rendono la manifestazione sempre più viva.<br />
Info: www.cinemambiente.it<br />
ø palcoscenico 22 ottobre<br />
Sguar<strong>di</strong> in macchina.<br />
Percorsi <strong>di</strong> cinema e teatro<br />
<strong>di</strong> Alberto Barbera<br />
In<strong>di</strong>scusse influenze reciproche, frequenti <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> stima<br />
contraccambiata e consanguineità esibita, contaminazioni infinite<br />
e infinitamente produttive. È la storia <strong>del</strong> rapporto fra cinema<br />
e teatro. Ma c’è anche un’altra storia, meno ufficiale, più simile<br />
a quella tante volte raccontata - per <strong>di</strong>re - in uno dei numerosi<br />
melodrammi familiari <strong>di</strong> Claude Chabrol. Una modesta vicenda<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffidenze reciproche, <strong>di</strong> rivalità mai veramente sopite, <strong>di</strong><br />
sospetti malcelati: il tutto generato dal legittimo desiderio <strong>di</strong><br />
primeggiare, dai sommessi rancori per le indebite appropriazioni,<br />
dalle comprensibili invi<strong>di</strong>e per le fortune economiche <strong>del</strong>l’altro.<br />
Vicende <strong>di</strong> parenti serpenti che sembrerebbero non interessare più<br />
nessuno, neppure gli stessi protagonisti, se non fosse per gli inattesi<br />
soprassalti che giungono <strong>di</strong> tanto in tanto a scuotere la calma<br />
apparente <strong>di</strong> un universo spettacolare da tempo attestato su soli<strong>di</strong><br />
confini e accertate zone <strong>di</strong> influenza. È almeno dai tempi <strong>di</strong> André<br />
Bazin e <strong>del</strong>la sua riven<strong>di</strong>cazione teorica <strong>di</strong> un cinema impuro che<br />
nessuno più si sogna <strong>di</strong> mettere in <strong>di</strong>scussione la natura meticcia<br />
<strong>del</strong> linguaggio cinematografico (altri <strong>di</strong>rebbero, più correttamente,<br />
sincretica), capace <strong>di</strong> appropriarsi con leggerezza e spavalderia<br />
<strong>di</strong> tecniche ed estetiche faticosamente messe a punto nel corso<br />
dei secoli dalle altre arti. E, per analogia, la tendenza speculare <strong>del</strong><br />
palcoscenico a nutrirsi <strong>di</strong> forme e modalità narrative messe a punto<br />
dal cinema nel corso <strong>del</strong>la sua pur breve esistenza. Da tempo,<br />
autori che scrivono in<strong>di</strong>fferentemente per l’uno o l’altro mezzo,<br />
registi che passano da <strong>di</strong>etro le quinte a <strong>di</strong>etro la macchina da presa<br />
(e viceversa) con risultati sorprendenti, attori che compiono<br />
ripetutamente un analogo tragitto con sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> tutti,<br />
non fanno quasi più notizia. Gli ultimi a farci caso poi, sono gli<br />
spettatori, cioè i legittimi destinatari <strong>del</strong>le due forme <strong>di</strong> spettacolo:<br />
vuoi per un certo <strong>di</strong>sinteresse nei confronti <strong>di</strong> problematiche<br />
astratte, vuoi perché i due pubblici hanno da tempo cessato <strong>di</strong><br />
essere un corpo unico, <strong>di</strong>sponibile a frequentare alternativamente –<br />
a seconda dei casi e <strong>del</strong>l’interesse <strong>del</strong>le proposte – il buio <strong>del</strong>le sale<br />
cinematografiche o quello dei teatri <strong>di</strong> prosa. L’iper<br />
specializzazione a cui le società contemporanee sono da tempo<br />
assuefatte sembra aver colpito anche lo spettatore, nella maggior<br />
parte dei casi ridotto a mero consumatore <strong>del</strong>l’uno o <strong>del</strong>l’altro<br />
prodotto, incapace (o impossibilitato) a godere <strong>di</strong> entrambi,<br />
scarsamente interessato a ciò che accade nell’orto <strong>del</strong> vicino.<br />
Il programma, messo a punto dal <strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong><br />
e dal Teatro Stabile <strong>di</strong> Torino per accompagnare la stagione<br />
2008-2009 <strong>di</strong> quest’ultimo, si rivolge invece idealmente<br />
a uno spettatore non <strong>di</strong>mezzato che sicuramente ancora esiste,<br />
a un pubblico fatto <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui curiosi e <strong>di</strong>sponibili a inoltrarsi<br />
in percorsi non scontati. L’idea è semplice: abbinare ad una<br />
buona parte degli spettacoli in cartellone, la proiezione <strong>di</strong> un film<br />
presentato dagli autori <strong>del</strong>la messa in scena - il regista o l’attore<br />
o entrambi - in un calendario a cadenza pressoché settimanale<br />
<strong>di</strong> appuntamenti successivi al giorno <strong>del</strong>la “prima”. Per parlare<br />
<strong>del</strong>le influenze e dei riman<strong>di</strong>, per sottolineare i debiti meno palesi<br />
o evidenziare i legami sotterranei, per riflettere a voce alta sul<br />
proprio lavoro e su quello realizzato con gli altri, per rievocare<br />
esperienze passate che riemergono più o meno inaspettatamente<br />
e interagiscono con le urgenze espressive <strong>del</strong>l’oggi. Sarà un modo<br />
non consueto e non banale per incontrare - al <strong>di</strong> fuori dei luoghi<br />
e dei momenti istituzionalmente pre<strong>di</strong>sposti - i protagonisti<br />
<strong>di</strong> una stagione teatrale che si annuncia ricca <strong>di</strong> stimoli e<br />
provocazioni. Ma anche per proporre un’originale modalità<br />
<strong>di</strong> riflessione sui rapporti fra il teatro e il cinema, che continuano<br />
a generare produttive contaminazioni e scambi fecon<strong>di</strong>, al <strong>di</strong> là<br />
degli steccati tra<strong>di</strong>zionali <strong>del</strong>la cui esistenza l’arte contemporanea<br />
ha <strong>di</strong>mostrato l’assoluta inutilità.<br />
Il primo appuntamento è con Pippo Delbono, autore <strong>del</strong>lo spettacolo<br />
La Menzogna che sarà in scena alle Fonderie Limone <strong>di</strong> Moncalieri<br />
dal 21 ottobre al 2 novembre (info: www.teatrostabiletorino.it)<br />
•Pippo Delbono<br />
Grido<br />
Italia 2006, 75’, col.<br />
Il regista teatrale Pippo Delbono ripercorre le tappe più importanti<br />
<strong>del</strong>la sua vita e <strong>del</strong>la sua carriera, e parla dei personaggi che ha incontrato<br />
e che lo hanno accompagnato nei momenti felici e nelle prove più dure.<br />
Attraverso il teatro e l’autobiografia, Delbono descrive il suo percorso<br />
artistico e fa una precisa <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> poetica. “Questo film nasce<br />
dalla necessità <strong>di</strong> raccontare un’esperienza che mi ha trapassato la vita...<br />
Una lavorazione <strong>di</strong> due anni per estrarre l’essenza <strong>di</strong> una storia molto più<br />
lunga. Non volevo e non potevo scrivere una sceneggiatura, né inventare<br />
personaggi. La storia era presente lì, come le persone, vive.<br />
E insieme a questo c’è il mio desiderio <strong>di</strong> cercare nel linguaggio<br />
<strong>del</strong> cinema la libertà <strong>del</strong> volo, <strong>del</strong>l’irreale, <strong>del</strong> sogno, <strong>del</strong>la poesia.<br />
Senza perdere la coscienza <strong>del</strong>la verità” (P. Delbono).<br />
Sc.: P. Delbono; Fot.: Cesare Accetta; Int.: P. Delbono, Pepe Robledo, Bobò.<br />
MER 22 – Sala Due, h. 18.00 – ingresso euro 3,00<br />
Il film sarà presentato da Pippo Delbono e Mario Martone<br />
7<br />
La voce segreta<br />
<strong>del</strong>le parole<br />
Prosegue ad ottobre la rassegna La voce segreta<br />
<strong>del</strong>le parole – Il grande cinema in lingua originale.<br />
In programma nella Sala 2 <strong>del</strong> cinema Massimo cinque<br />
film <strong>di</strong> grande successo in versione originale con<br />
sottotitoli in italiano. Il calendario completo è in<br />
<strong>di</strong>stribuzione presso la cassa <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> Massimo.<br />
Come sempre è possibile organizzare proiezioni mattutine<br />
per le scuole. Per informazioni: 011/8138516-517,<br />
e-mail: <strong>di</strong>dattica@museocinema.it.<br />
I film <strong>di</strong> ottobre<br />
Il treno per il Darjeeling<br />
The Darjeeling Limited<br />
<strong>di</strong> Wes Anderson (Usa 2007, 91’), v.o. inglese, sott.it.<br />
Giovedì 2 ottobre, h. 20.30/22.30<br />
In Bruges<br />
La coscienza <strong>del</strong>l’assassino<br />
<strong>di</strong> Martin McDonagh (Usa 2008, 110’), v.o. inglese, sott.it.<br />
Giovedì 9 ottobre, h. 20.30/22.30<br />
Sex and the City<br />
<strong>di</strong> Michael Patrick King (Usa 2008, 140’), v.o. inglese, sott.it.<br />
Giovedì 16 ottobre, h. 20.45<br />
Les chansons d’amour<br />
<strong>di</strong> Christophe Honoré (Francia 2007, 100’), v.o. francese,<br />
sott.it.<br />
Giovedì 23 ottobre, h. 20.30/22.30<br />
In<strong>di</strong>ana Jones<br />
e il Regno <strong>del</strong> teschio <strong>di</strong> cristallo<br />
In<strong>di</strong>ana Jones and the Kingdom of the Crystal Skull<br />
<strong>di</strong> Steven Spielberg (Usa 2008, 125’), v.o. inglese, sott.it.<br />
Giovedì 30 ottobre, h. 20.15/22.30
larivista<br />
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA<br />
LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma ottobre<br />
<strong>del</strong>cinema<br />
ø palcoscenico 4-5 ottobre<br />
Médée Follie. Per la prima volta l’opera<br />
in <strong>di</strong>retta in alta definizione al <strong>Cinema</strong> Massimo<br />
Domenica 5 ottobre Medea, il capolavoro che Luigi<br />
Cherubini scrisse nel 1797, inaugura la nuova stagione <strong>del</strong><br />
Teatro Regio. L’opera, per la prima volta in scena al Regio, è<br />
presentata nel nuovo allestimento firmato dal regista<br />
argentino Hugo de Ana con la <strong>di</strong>rezione <strong>del</strong> maestro Evelino<br />
Pidò. In scena un cast straor<strong>di</strong>nario con Anna Caterina<br />
Antonacci, una <strong>del</strong>le artiste più affascinanti e carismatiche <strong>del</strong><br />
panorama internazionale, nel ruolo <strong>del</strong>la protagonista. Accanto<br />
a lei il Giasone <strong>di</strong> Giuseppe Filianoti; nel ruolo <strong>di</strong> Glauce, la<br />
sfortunata rivale <strong>di</strong> Medea, Cinzia Forte, mentre Sara<br />
Mingardo è l’ancella Neris e Giovanni Battista Paro<strong>di</strong> il re<br />
Creonte. Per l’occasione il <strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong><br />
de<strong>di</strong>ca, sabato 4 ottobre, un’intera giornata ai film che hanno<br />
rivisitato il mito <strong>di</strong> Medea. Culmine <strong>di</strong> questa Médée Follie, la<br />
trasmissione in <strong>di</strong>retta <strong>del</strong>la Prima domenica 5 ottobre alle ore<br />
19,00, grazie alla collaborazione con il Teatro Regio, il Centro<br />
<strong>di</strong> Produzione RAI <strong>di</strong> Torino e il Gruppo Fon<strong>di</strong>aria SAI. Per<br />
la prima volta a Torino saranno effettuate riprese e proiezione<br />
in alta definizione, in modo da offrire al pubblico l’opportunità<br />
<strong>di</strong> seguire l’opera, contemporaneamente all’apertura <strong>del</strong><br />
sipario al Regio, anche nella Sala Uno <strong>del</strong> cinema Massimo,<br />
con l’apporto essenziale <strong>di</strong> una tecnologia all’avanguar<strong>di</strong>a.<br />
Medea, uno dei personaggi più affascinanti <strong>del</strong> repertorio<br />
<strong>del</strong>l’antichità, mito <strong>di</strong> passione e vendetta, ha conquistato<br />
innumerevoli drammaturghi, musicisti e registi. Delle sue<br />
numerose versioni musicali quella <strong>di</strong> Cherubini - che<br />
Beethoven definì il più grande operista <strong>del</strong>l’epoca - ha sempre<br />
riscosso un gran<strong>di</strong>ssimo successo, tanto che Brahms, dopo<br />
averla ascoltata, scrisse: “Medea, quella che noi musicisti<br />
riconosciamo fra <strong>di</strong> noi come la cosa suprema <strong>del</strong>la musica<br />
drammatica”. Contagiata dalla Médée Follie la sala <strong>del</strong> Teatro<br />
Regio si estenderà idealmente fino al cinema Massimo,<br />
permettendo alla maga <strong>del</strong>la Colchide <strong>di</strong> unire, ancora una<br />
volta, opera e cinema e <strong>di</strong> mettere in atto una nuova,<br />
“tecnologica” seduzione.<br />
I taglian<strong>di</strong> gratuiti per assistere alla proiezione verranno <strong>di</strong>stribuiti<br />
giovedì 2 ottobre alla Biglietteria <strong>del</strong> Teatro Regio (Piazza Castello<br />
215 tel. 011.8815241/2) a partire dalle ore 10.30 e fino a<br />
esaurimento dei posti <strong>di</strong>sponibili. Inoltre, 100 taglian<strong>di</strong> saranno<br />
<strong>di</strong>stribuiti <strong>di</strong>rettamente domenica 5 al <strong>Cinema</strong> Massimo a partire<br />
dalle ore 18.30 in concomitanza con l’apertura <strong>del</strong>la sala.<br />
ø crossroads 29 ottobre<br />
In occasione <strong>del</strong>l’uscita <strong>del</strong> film Control <strong>di</strong> Anton Corbijn, biografia <strong>del</strong> leggendario frontman dei<br />
Joy Division Ian Curtis, proponiamo un documentario sulla band <strong>di</strong> Manchester. Il film, ine<strong>di</strong>to<br />
in Italia, viene presentato in questi mesi al pubblico britannico dagli stessi New Order, il gruppo<br />
nato sulle ceneri dei Joy Division dopo la morte <strong>del</strong> loro leader.<br />
•Grant Gee<br />
Joy Division<br />
Gran Bretagna/Usa 2007, 94’, col., v.o. sott.it.<br />
•Pier Paolo Pasolini<br />
Medea<br />
Italia 1970, 118’, col.<br />
Copia conservata dal Centro Sperimentale <strong>di</strong> <strong>Cinema</strong>tografia -<br />
Cineteca <strong>Nazionale</strong><br />
Nel 1976 quattro ragazzi provenienti dalla decadente e post-industriale Manchester vanno a vedere<br />
i Sex Pistols e, poco dopo, formano una band che chiamano Joy Division. Tre anni dopo sarà già una<br />
questione <strong>di</strong> arte, vita e morte. Ora, trent’anni dopo, influenzano ancora con energia il panorama musicale<br />
internazionale. Grazie ad un grande coinvolgimento dei membri <strong>del</strong>la band rimasti, il film esamina la storia<br />
<strong>del</strong> gruppo attraverso il montaggio <strong>di</strong> live performance ine<strong>di</strong>te, foto personali, filmati d’epoca e registrazioni<br />
au<strong>di</strong>o recentemente ritrovate. Con gli intensi racconti <strong>di</strong> Bernard Summer, Peter Hook e Stephen Morris,<br />
i contributi <strong>di</strong> Tony Wilson, <strong>del</strong>l’icona <strong>del</strong>la graphic art Peter Saville, <strong>del</strong> fotografo Anton Corbijn, <strong>del</strong><br />
giornalista belga Annik Honoré e <strong>di</strong> altri ancora, il film è una fresca narrazione visiva <strong>di</strong> un’intera stagione.<br />
MER 29, h. 20.30/22.30<br />
Il giovane Giasone, alla testa degli Argonauti, muove alla volta <strong>del</strong>la<br />
remota Colchide per impadronirsi <strong>del</strong> Vello d’oro, che dovrà servirgli<br />
per riscattare il trono usurpatogli dallo zio Pelia. La maga Medea, figlia<br />
<strong>del</strong> sovrano <strong>del</strong>la Colchide lo aiuta a rubare il prezioso simulacro e<br />
fugge con lui. Tornato in patria, Giasone sposa Medea e ha due figli ma,<br />
<strong>di</strong>vorato dall’ambizione, abbandona la famiglia per prendere in moglie<br />
Glauce, giovane figlia <strong>del</strong> re <strong>di</strong> Corinto. Folle dalla gelosia, Medea<br />
mette in atto una tremenda vendetta: con le sue arti magiche provoca<br />
la morte <strong>di</strong> Glauce e <strong>del</strong> re, e, successivamente uccide i propri figli,<br />
incurante <strong>del</strong>le invocazioni <strong>di</strong>sperate <strong>di</strong> Giasone. “Giasone è l’eroe<br />
attuale (la mens momentanea) che non solo ha perso il senso metafisico,<br />
ma neppure si pone ancora questioni <strong>del</strong> genere. È il tecnico abulico,<br />
la cui ricerca è esclusivamente intenta al successo” (P.P. Pasolini).<br />
Sc.: P.P. Pasolini, dalla Medea <strong>di</strong> Euripide; Fot.: Ennio Guarnieri;<br />
Int.: Maria Callas, Laurent Terzieff, Massimo Girotti, Giuseppe Gentile<br />
SAB 4, h. 16.15<br />
•Arturo Ripstein<br />
Asì es la vida - Così è la vita<br />
Messico/Francia/Spagna 2000, 98’, col.<br />
A Giulia cade il mondo addosso quando suo marito Nicolas la lascia<br />
per una donna più giovane. Di colpo vede sparire tutto ciò per cui<br />
aveva sacrificato ogni cosa: la sua famiglia d’origine, la città in cui era<br />
8<br />
ø cinema <strong>di</strong> carta 27 ottobre<br />
L’immagine spezzata.<br />
Claude Lanzmann a Torino<br />
In occasione <strong>del</strong>l’uscita <strong>del</strong> libro <strong>di</strong> Ivelise Pernola<br />
L’immagine spezzata. Il cinema <strong>di</strong> Claude Lanzmann<br />
(E<strong>di</strong>zioni Kaplan, Torino 2007), il <strong>Museo</strong><br />
<strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> organizza una serata<br />
de<strong>di</strong>cata al grande regista francese che, dal 1970<br />
ad oggi, ha de<strong>di</strong>cato il suo lavoro allo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>la<br />
Shoa. I suoi film sono una “riflessione <strong>di</strong> carattere<br />
esclusivamente intellettuale sul potere <strong>del</strong> cinema,<br />
sui valori <strong>del</strong>la libertà, <strong>del</strong>la resistenza, <strong>del</strong>la<br />
politica, <strong>del</strong>la guerra e <strong>del</strong>la strategia per la<br />
sopravvivenza”. Acclamato internazionalmente per<br />
il documentario Shoah, che in nove ore e mezza<br />
ripercorre tutte le tappe <strong>del</strong>lo sterminio degli<br />
ebrei, Lanzmann ha contribuito a far scar<strong>di</strong>nare la <strong>di</strong>stinzione tra finzione e documentario e, quin<strong>di</strong>,<br />
tra messa in scena <strong>del</strong>la realtà e realtà come messa in scena.<br />
•Claude Lanzmann<br />
Sobibor<br />
Sobibor, 14 octobre 1943, 16 heures<br />
Francia 2001, 95’, col., v.o. sott.it.<br />
A Sobibor, dove gli ebrei venivano sterminati quasi imme<strong>di</strong>atamente dopo il loro arrivo, un piccolo gruppo<br />
<strong>di</strong> prigionieri veniva impiegato per i lavori <strong>di</strong> fatica. Sapendo <strong>di</strong> essere condannati, e sotto la guida <strong>di</strong> un<br />
soldato esperto, capitano ebreo <strong>del</strong>l’Armata Rossa, un pugno <strong>di</strong> internati decidono <strong>di</strong> uccidere le un<strong>di</strong>ci<br />
guar<strong>di</strong>e <strong>del</strong>le SS tedesche e un certo numero <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>e ucraine che presi<strong>di</strong>ano il campo. Sobibor è<br />
conosciuta come l’unico tentativo riuscito <strong>di</strong> una ribellione da parte <strong>di</strong> prigionieri ebrei in un campo <strong>di</strong><br />
concentramento nazista che si consumò il 14 ottobre 1943. Circa metà dei 600 internati a Sobibor<br />
riuscirono a fuggire dal campo e la gran parte venne ripresa e fucilata nei giorni successivi, ma circa<br />
cinquanta persone riuscirono a sopravvivere alla guerra e a raccontare questa incre<strong>di</strong>bile storia. I nazisti<br />
decisero infatti, <strong>di</strong> chiudere e smantellare il campo occultando il luogo e piantando centinaia <strong>di</strong> alberi.<br />
LUN 27, h. 20.30 – ingresso euro 3,00<br />
Prima <strong>del</strong> film incontro con Claude Lanzmann e Ivelise Perniola<br />
nata, il benessere <strong>del</strong>le sue origini. L’impatto emotivo <strong>del</strong>l’abbandono<br />
le impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> accettare la nuova situazione, mentre la sua amica<br />
A<strong>del</strong>a cerca <strong>di</strong> fare tutto il possibile perché <strong>di</strong>mentichi il passato<br />
e si ricostruisca una nuova vita. Ma lei sceglie <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>carsi in maniera<br />
orribile. Primo film in <strong>di</strong>gitale girato in America latina.<br />
Sc.: Paz Alicia Garcia<strong>di</strong>ego; Fot.: Guillermo Granillo;<br />
Int.: Arcelia Ramírez; Luis Felipe Tovar; Patricia Reyes Spindola.<br />
SAB 4, h. 18.30<br />
•Tonino De Bernar<strong>di</strong><br />
Médée Miracle<br />
Francia/Italia 2007, 81’, col., v.o. sott.it.<br />
Rivisitazione <strong>del</strong> mito <strong>di</strong> Medea in chiave contemporanea. Ambientata<br />
nella periferia francese, narra le vicende <strong>di</strong> Irene, una madre desiderosa<br />
<strong>di</strong> rifarsi una vita, costretta però a convivere con due figli ‘tiranni’ che<br />
suscitano in lei sentimenti omici<strong>di</strong>. Irene riuscirà a convertire il suo<br />
desiderio <strong>di</strong> violenza in una vita <strong>di</strong> completa de<strong>di</strong>zione agli altri. “Il film<br />
l’ha ispirato Isabelle Huppert cui sarò sempre debitore: la storia <strong>di</strong><br />
Medea dopo Euripide, Seneca, Grillparzer, Anouilh, Pasolini, Heiner<br />
Muller, Christa Wolf. Mitologia e trage<strong>di</strong>a greca. Ma chi è Medea oggi?<br />
È la straniera e maga rifiutata la cui storia appartiene alle donne <strong>di</strong> oggi?<br />
Una donna come Medea, non importa quale, vittima, vincitrice,<br />
perdente come oggi si può essere; c’è il nome <strong>di</strong> ‘Libera’ associazione,<br />
c’è la storia <strong>di</strong> mia madre. Il film è una ‘passione’, un film miracolo<br />
che nasce da amore e solidarietà tra noi” (T. De Bernar<strong>di</strong>).<br />
Sc.: T. De Bernar<strong>di</strong>; Fot.: Tommaso Borgstrom; Int.: Isabelle Huppert,<br />
Giulietta De Bernar<strong>di</strong>, Tommaso Ragno.<br />
SAB 4, h. 20.30 – ingresso euro 3,00<br />
Alla fine <strong>del</strong> film incontro con Tonino De Bernar<strong>di</strong>
larivista<br />
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA<br />
LE RASSEGNE DEL MASSIMO3 programma ottobre<br />
<strong>del</strong>cinema<br />
ø non fiction 7 ottobre<br />
A quarant’anni dalla storica e<strong>di</strong>zione <strong>del</strong>la<br />
Mostra <strong>del</strong> cinema <strong>di</strong> Venezia <strong>del</strong> 1968, molti<br />
cineasti e autori <strong>di</strong> sinistra ricordano il<br />
movimento che esplose con grande forza<br />
in quella stagione straor<strong>di</strong>naria <strong>del</strong>la storia<br />
italiana.<br />
•Antonello Sarno, Steve Della Casa<br />
Venezia ‘68<br />
Italia 2008, 39’, col.<br />
Il movimento <strong>di</strong> cineasti e autori che esplose a<br />
Venezia nel ’68 con l’intenzione <strong>di</strong> “attaccare”<br />
lo Statuto <strong>del</strong>la Mostra, si risolse nella<br />
contestazione <strong>del</strong> <strong>di</strong>rettore Luigi Chiarini con due<br />
giornate <strong>di</strong> lotta e drammi: Chiarini stesso si<br />
<strong>di</strong>mise, Pasolini fu pressato per il ritiro <strong>di</strong> Teorema,<br />
Liliana Cavani lamentò il mancato appoggio da<br />
parte dei contestatori alla resistenza <strong>di</strong> Praga.<br />
Luciana Castellina ricorda il conflitto e le<br />
lacerazioni interne alla Federazione <strong>del</strong> PCI <strong>di</strong><br />
Venezia. La protesta <strong>del</strong> ’68 fece non solo rinviare<br />
<strong>di</strong> quarantott’ore la serata <strong>di</strong> apertura, ma trasformò<br />
per un<strong>di</strong>ci anni la Mostra in una rassegna “minore”,<br />
come la definisce lo stesso Louis Malle. Difficile<br />
<strong>di</strong>re se il ’68 veneziano sia stato o no un successo,<br />
con buona parte degli intervistati che non ricordano<br />
bene i motivi per cui “marciarono sul Lido”,<br />
malgrado proprio alcuni continuino a prendere<br />
posizioni severe verso l’establishment veneziano.<br />
MAR 7, h. 21.00 – ingresso libero<br />
Il film sarà presentato dagli autori Steve Della Casa<br />
e Antonello Sarno<br />
ø master class 13 ottobre<br />
Archivi <strong>del</strong> film<br />
e nuova storiografia<br />
Il <strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong><br />
e l’Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Torino<br />
presentano Archivi <strong>del</strong> film e nuova<br />
storiografia, Workshop con Paolo Cherchi<br />
Usai che si terrà il 13 ottobre presso la<br />
Bibliome<strong>di</strong>ateca “Mario Gromo” <strong>di</strong> Torino,<br />
in via Matilde Serao 8/a.<br />
ø Cult! 12 ottobre<br />
Si <strong>di</strong>ce che il concetto stesso <strong>di</strong> “cult” sia nato<br />
proprio con Rocky Horror Picture Show, il più<br />
irriverente e geniale musical <strong>di</strong> tutti i tempi<br />
che, dopo più <strong>di</strong> trent’anni (uscì a Londra<br />
nell’agosto <strong>del</strong> 1975), non sembra aver perso i<br />
suoi ammiratori. Il <strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong><br />
<strong>Cinema</strong> de<strong>di</strong>ca una serata al lavoro <strong>di</strong>retto da<br />
Jim Sharman e ispirato allo spettacolo scritto e<br />
musicato da Richard O’Brien. Tra gli interpreti<br />
<strong>del</strong> film compare anche il cantante Meat Loaf<br />
che interpreta le canzoni <strong>del</strong>la colonna sonora<br />
(tra cui la famosissima Time Warp).<br />
•Jim Sharman<br />
Rocky Horror Picture Show<br />
Gran Bretagna 1975, 100’, col., v.o. sott.it.<br />
Brad e Janet, una giovane coppia, sono in viaggio<br />
<strong>di</strong>retti dal loro professore universitario, il dottor<br />
Scotto, quando la loro auto si arresta per un guasto.<br />
I due cercano aiuto e casualmente bussano alla<br />
porta <strong>del</strong> castello <strong>di</strong> Frank Wurstel. Questi è un<br />
extraterrestre, arrivato sulla terra per dare vita al<br />
mostruoso Rocky Horror. L’essere cerca <strong>di</strong> circuirli<br />
e svela loro alcuni segreti sconosciuti al genere<br />
umano. Arriva anche il professor Scott, che è alla<br />
ricerca <strong>di</strong> suo nipote Ed<strong>di</strong>e. Chi riporterà l’alieno<br />
alla ragione? Il più bel musical rock <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong><br />
cinema, ignorato alla sua uscita, è <strong>di</strong>venuto presto<br />
un film <strong>di</strong> culto. È ispirato alla comme<strong>di</strong>a musicale<br />
<strong>di</strong> O’Brien che da oltre tren’anni resiste sui<br />
palcoscenici americani.<br />
Sc.: J. Sharman, Richard O’Brian; Fot.:<br />
Peter Suschitzky; Int.: Tim Curry, Susan Sarandon,<br />
Barry Bostwick.<br />
DOM 12, h. 20.30/22.30<br />
PROGRAMMA<br />
Gli archivi <strong>del</strong> film tra curatorship e museo<br />
• h. 10.00-13.00 • Tavola rotonda intorno al<br />
volume Film Curatorship: Archives, Museums,<br />
and the Digital Marketplace (Synema and<br />
Filmmuseum, Wien, 2008) <strong>di</strong> Paolo Cherchi<br />
Usai, David Francis, Alexander Horwath,<br />
Michael Loebenstein<br />
Intervengono, insieme all’autore:<br />
Alberto Barbera (<strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong>,<br />
Torino); Gabriele D’Autilia (Archivio Au<strong>di</strong>ovisivo <strong>del</strong><br />
Movimento Operaio e Democratico, Roma); Donata<br />
Pesenti Campagnoni (<strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong>,<br />
Torino); Sergio Toffetti (Centro Sperimentale <strong>di</strong><br />
<strong>Cinema</strong>tografia – Cineteca <strong>Nazionale</strong>, Roma);<br />
Notiziario Associazione<br />
<strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong><br />
La stagione 2008/2009 <strong>del</strong>l’Associazione <strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> verrà inaugurata mercoledì 15 ottobre alle 20.45 presso<br />
la sala 3 <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> Massimo dove si renderà omaggio al grande regista Dino Risi. Nel corso <strong>del</strong>la serata, ad ingresso libero fino ad<br />
esaurimento posti, verrà proiettato il bellissimo documentario Una bella vacanza. Buon compleanno Dino Risi (2006, 55’) realizzato da<br />
Fabrizio Corallo che, a inizio serata, ricorderà il regista recentemente scomparso. In questo documentario, il maestro <strong>del</strong>la comme<strong>di</strong>a all’italiana ripercorre, in occasione dei suoi novant’anni,<br />
la storia <strong>del</strong> cinema italiano, dal dopoguerra a oggi. Quello che emerge <strong>di</strong> più in questo lavoro è l’aspetto privato, ine<strong>di</strong>to, <strong>del</strong>la vita quoti<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> un testimone <strong>del</strong> suo tempo. Il regista milanese si racconta<br />
come protagonista <strong>di</strong> emozionanti momenti <strong>di</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana e come testimone schietto ed ironico <strong>di</strong> eventi impreve<strong>di</strong>bili con aneddoti e curiosità sui suoi film e sulla società in evoluzione, tra le speranze<br />
<strong>del</strong>l’Italia <strong>del</strong>la ricostruzione, le euforie e le contrad<strong>di</strong>zioni <strong>del</strong> boom economico, gli incanti ed i <strong>di</strong>sincanti <strong>del</strong>la contestazione e i drammi degli anni <strong>di</strong> piombo fino al villaggio globale <strong>del</strong>l’era televisiva.<br />
Tra le numerose testimonianze raccolte nel documentario, quelle dei suoi attori Jean Louis Trintignant, Franca Valeri, Catherine Spaak, Lorella De Luca e Alessandra Panaro; <strong>di</strong> spettatori d’eccezione<br />
come Martin Scorsese, Umberto Eco e Carlo Verdone; dei colleghi <strong>di</strong> lavoro Ettore Scola, Furio Scarpelli ed Enrico Lucherini, quelle dei figli Marco e Clau<strong>di</strong>o Risi, e dei figli d’arte Alessandro Gassman<br />
e Ricky Tognazzi; dei giovani colleghi Paolo Virzì e Marco Tullio Giordana e dei critici Valerio Caprara, Tullio Kezich, Marco Giusti e tanti altri. A seguire, per essere coerenti con il nuovo percorso <strong>del</strong>la<br />
nostra Associazione, che dall’aprile <strong>di</strong> quest’anno ha rinnovato e ringiovanito il suo consiglio <strong>di</strong>rettivo presieduto da Paolo Manera, verrà proiettato uno dei film più amati da Dino Risi nonché dal pubblico<br />
italiano degli anni ’50, Poveri ma belli (1956, 101’, copia conservata dalla Cineteca <strong>Nazionale</strong> – Centro Sperimentale <strong>di</strong> <strong>Cinema</strong>tografia). Poveri ma belli era un po’ il neorealismo adattato alle esigenze <strong>del</strong>la<br />
nuova società; il “benessere”cominciava a farsi sentire in Italia. Il neorealismo con tutta la sua affascinante tristezza non bastava più. La gente non voleva più vedersi fotografata nella miseria <strong>del</strong>la guerra e <strong>del</strong> dopoguerra.<br />
Cambiava la società, stava cambiando il tessuto sociale, il modo <strong>di</strong> vivere. Poveri ma belli, nel suo piccolo rappresentava questo passare da un tipo <strong>di</strong> vita all’altro. Poi naturalmente hanno tanto detto contro questo film,<br />
che si portò <strong>di</strong>etro imitazioni, imitatori e un facile modo <strong>di</strong> vedere la vita. Nel mio film era patetico quel tentare <strong>di</strong> vivere dei giovani protagonisti in una società alla quale ancora non erano adatti; ma il loro vitalismo, il loro<br />
ottimismo tipico degli italiani ha poi funzionato. (Dino Risi) La nostra Associazione è sempre più composta da giovani studenti e appassionati <strong>di</strong> cinema, tutt’altro che poveri milionari, che aiutano a mandare<br />
avanti le nostre innumerevoli attività: le Borse <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong>o intitolate a Roberto Ra<strong>di</strong>cati, la cura <strong>del</strong> Fondo Pasquale Festa Campanile (collaboratore storico <strong>di</strong> Risi e co-autore <strong>del</strong>la sceneggiatura<br />
<strong>di</strong> Poveri ma belli), la rivista Mondo Niovo 18-24 ft/s e le numerose collaborazioni costruite in questi anni con enti e associazioni che si occupano <strong>di</strong> cinema sul nostro territorio. Per l’occasione le nostre<br />
povere ma belle socie e collaboratrici metteranno in ven<strong>di</strong>ta bellissimi libri <strong>di</strong> cinema all’ingresso <strong>del</strong>la sala per permettere <strong>di</strong> sostenere e portare avanti le nostre molteplici attività. Tra le nostre attività più<br />
importanti ricor<strong>di</strong>amo il progetto <strong>del</strong>l’Enciclope<strong>di</strong>a <strong>del</strong> cinema in Piemonte frutto <strong>di</strong> un lavoro <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> promozione culturale che l’Associazione <strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> (in collaborazione con<br />
il DAMS <strong>del</strong>l’Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Torino) porta avanti dal 2000 con il sostegno <strong>del</strong>la Fondazione CRT e Compagnia <strong>di</strong> San Paolo; sul sito gratuito, www.cinemainpiemonte.it, potrete scoprire come<br />
Dino Risi esordì nel mondo <strong>del</strong> cinema proprio in Piemonte sul Lago Maggiore, quando l’amico Alberto Lattuada lo portò, come aiuto, sul set <strong>di</strong> Piccolo Mondo Antico (1941) <strong>di</strong>retto da Mario Soldati.<br />
La storia <strong>di</strong> Dino Risi è continuata nella nostra regione dove parte il drammatico viaggio <strong>di</strong> Vittorio Gassman e Alessandro Momo in Profumo <strong>di</strong> donna (1974) per proseguire ancora sul Lago Maggiore dove<br />
nel 1977 girò La stanza <strong>del</strong> vescovo e nel 1980 (sulla sponda lombarda) il <strong>di</strong>vertentissimo Sono fotogenico. Da queste poche righe credo si capisca quanto amiamo il cinema <strong>di</strong> Dino Risi, nei nostri progetti futuri<br />
c’è la forte intenzione <strong>di</strong> proseguire nel tempo questo omaggio in collaborazione con gli amici <strong>di</strong> Piemonte Movie in particolare sviluppando il suo rapporto con lo scrittore Giovanni Arpino.<br />
Ricor<strong>di</strong>amo inoltre tre importanti appuntamenti, ai quali collaboriamo con entusiasmo, programmati per questo mese: 1) Su queste pagine troverete la sezione de<strong>di</strong>cata alla seconda<br />
rassegna <strong>di</strong> SettantaOttanta (21 ottobre - 8 novembre) che quest’anno partendo dal cinema (22-24 ottobre) si allargherà alle altre arti con maggiori approfon<strong>di</strong>menti ed iniziative. Il programma<br />
completo <strong>del</strong>la manifestazione è consultabile sul sito: www.frantinisimasa.it. 2) Ricor<strong>di</strong>amo inoltre il proseguimento <strong>del</strong>la sezione autunnale <strong>del</strong>la rassegna Immagini d’oriente, collaterale alla<br />
mostra Il celeste impero. Dall’esercito <strong>di</strong> terracotta alla via <strong>del</strong>la seta, programmata presso il <strong>Museo</strong> <strong>di</strong> Antichità fino al 16 novembre 2008; per maggiori informazioni www.fondazionearte.it.<br />
3) A fine ottobre prenderà inoltre il via la cinquantanovesima e<strong>di</strong>zione <strong>del</strong> Cineforum <strong>del</strong>l’Istituto Sociale coor<strong>di</strong>nata da Giuseppe Mariano, il cineforum con <strong>di</strong>battito più longevo in Italia;<br />
per maggiori informazioni sul programma e le modalità d’iscrizione: www.istitutosociale.it/cineforum.asp.<br />
Per chi volesse essere inserito nella mailing list <strong>del</strong>l’Associazione <strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong>: info@amnc.it – Per maggiori informazioni: www.amnc.it<br />
9<br />
ø prima visione 13-15 ottobre<br />
Tra i film che si sono persi nella <strong>di</strong>sattenzione<br />
<strong>del</strong>le uscite estive emerge Grace Is Gone,<br />
bell’esor<strong>di</strong>o <strong>di</strong>etro la macchina da presa <strong>del</strong>lo<br />
sceneggiatore James C. Strouse. Film a basso<br />
budget, fortemente voluto dall’attore John<br />
Cusack (che l’ha prodotto), ha trionfato al<br />
Sundance Film Festival vincendo il premio<br />
<strong>del</strong> pubblico, il premio per la miglior<br />
sceneggiatura e quello per le musiche <strong>di</strong> Clint<br />
Eastwood.<br />
•James C. Strouse<br />
Grace Is Gone<br />
Usa 2007, 85’, col.<br />
Da quando sua moglie Grace, militare nel corpo<br />
dei marines, è partita per il fronte in Iraq,<br />
l’ex militare Stanley Philipps si occupa <strong>del</strong>la casa<br />
e <strong>del</strong>le due figlie, Dawn e Hei<strong>di</strong>. Alla notizia <strong>del</strong>la<br />
morte <strong>di</strong> Grace durante una battaglia, Stanley non<br />
riesce a comunicare alle figlie la scomparsa <strong>del</strong>la<br />
mamma e decide <strong>di</strong> partire con loro per un viaggio.<br />
Lungo il tragitto, l’uomo si troverà costretto a fare<br />
i conti con una serie <strong>di</strong> sentimenti contrastanti che,<br />
a causa <strong>del</strong> dolore per la per<strong>di</strong>ta <strong>del</strong>l’amata,<br />
metteranno in <strong>di</strong>scussione tutto ciò in cui lui<br />
ha sempre creduto e allo stesso tempo riuscire<br />
a comunicare alle bambine che la loro mamma<br />
non tornerà più. La canzone Grace Is Gone, scritta<br />
da Eastwood con Carole Bayer Sager, è cantata<br />
da Jamie Cullum.<br />
Sc.: J.C. Strouse; Fot.: Jean-Louis Bompoint; Int.:<br />
John Cusack, Gracie Bdenarczyk, Shelan O’Keefe.<br />
LUN 13 e MER 15, h. 16.30/18.15, MAR 14, h.<br />
16.30/18.15/20.30/22.15<br />
Maurizio Torchio (Archivio Storico FIAT, Torino);<br />
Modera: Luca Giuliani (<strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong><br />
<strong>Cinema</strong>, Torino)<br />
• h. 13.00-15.00 • Pausa lavori<br />
Griffith e la nuova storiografia, tra teoria,<br />
interpretazione e pratiche d’archivio<br />
h. 15.00-18.00 • Intorno al volume David Wark<br />
Griffith (Il Castoro, Milano, 2008) <strong>di</strong> Paolo<br />
Cherchi Usai<br />
Intervengono, insieme all’autore:<br />
Giulia Carluccio (Università <strong>di</strong> Torino); Antonio Costa<br />
(Università IUAV <strong>di</strong> Venezia); Gianni Rondolino<br />
(Università <strong>di</strong> Torino); Modera: Silvio Alovisio<br />
(Università <strong>di</strong> Torino)<br />
Il cinema per noi. Rassegna<br />
<strong>di</strong> film per ragazzi e famiglie<br />
Una rassegna de<strong>di</strong>cata ai ragazzi che propone<br />
però film non esclusivamente pensati per il<br />
pubblico dei giovanissimi. La scommessa è <strong>di</strong><br />
avvicinare i più giovani al cinema, raccontando<br />
loro storie <strong>di</strong>vertenti, magiche o commoventi<br />
che non hanno età e non passano mai <strong>di</strong> moda.<br />
In collaborazione con Città <strong>di</strong> Torino - ITER,<br />
Centro Torino e la sua Cultura.<br />
Domenica 26 ottobre 2008<br />
Be Kind Rewind<br />
Gli acchiappafilm<br />
<strong>di</strong> Michel Gondry (USA 2007, 98’)<br />
Mike, commesso <strong>di</strong> una videoteca, si rende<br />
improvvisamente conto che tutte le cassette<br />
video prese in prestito dal suo amico Jerry si sono<br />
smagnetizzate. Per non far perdere il posto e i<br />
clienti al suo amico, Jerry propone <strong>di</strong> girare loro<br />
stessi una nuova versione <strong>del</strong>le pellicole rovinate<br />
per darle a noleggio. Ben presto i remake amatoriali<br />
girati da Jerry e Mike <strong>di</strong>ventano tanto popolari<br />
nel loro quartiere che i due amici si trasformano<br />
in vere e proprie star cinematografiche.<br />
Domenica 2 novembre 2008<br />
La volpe e la bambina<br />
<strong>di</strong> Luc Jacquet (Francia 2007, 90’)<br />
È una bella mattina d’autunno e una bambina<br />
percorre un sentiero in mezzo alla natura segreta<br />
e selvaggia. Durante il suo cammino, la bambina<br />
si imbatte in una volpe e ne rimane al contempo<br />
affascinata e impaurita. Vinto il timore iniziale,<br />
la bambina si avvicina alla volpe e da quel momento<br />
vivrà un’incre<strong>di</strong>bile avventura.<br />
Orario: inizio proiezioni h. 11.00.<br />
Costo: prezzo unico euro 3,00<br />
Alle 20.30 al <strong>Cinema</strong> Massino (Sala Tre, ingresso<br />
libero) presentazione <strong>del</strong> libro L’arte <strong>del</strong> film <strong>di</strong><br />
Vachel Lindsay (Marsilio, Venezia, 2008),<br />
e<strong>di</strong>zione italiana a cura <strong>di</strong> Antonio Costa<br />
Intervengono, insieme al curatore:<br />
Massimo Bacigalupo (Università <strong>di</strong> Genova); Giulia<br />
Carluccio (Università <strong>di</strong> Torino).<br />
A seguire cortometraggi Biograph<br />
• h. 22.00 • I Griffith <strong>di</strong> oggi<br />
Paolo Cherchi Usai presenta i film: The Country<br />
Doctor (Usa 1909, 14’) e Alla Deriva <strong>di</strong> Jon Jost<br />
(The Bed You Sleep In, Usa 117’).
FUORI SCHERMO ottobre<br />
larivista<br />
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA <strong>del</strong>cinema<br />
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA<br />
FUORI SCHERMO<br />
IL MUSEO DEL CINEMA<br />
ALLE GIORNATE<br />
DEL CINEMA MUTO<br />
DI PORDENONE<br />
Nell’aprile <strong>di</strong> quest’anno è scomparso Vittorio Martinelli, autore <strong>di</strong><br />
numerosissime rassegne e monografie e co-autore, con Aldo Bernar<strong>di</strong>ni,<br />
<strong>del</strong>la filmografia sul cinema muto italiano per le E<strong>di</strong>zioni Bianco &<br />
Nero. Le Giornate <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> muto <strong>di</strong> Pordenone (4 - 11 ottobre<br />
2008) ricorderanno il grande ed eclettico storico <strong>del</strong> cinema con una<br />
rassegna <strong>di</strong> film muti italiani, che comprenderà l’anteprima <strong>di</strong> tre<br />
restauri curati dal <strong>Museo</strong> <strong>di</strong> Torino in collaborazione con altre cineteche<br />
e realizzati presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata <strong>di</strong> Bologna.<br />
Primo fra tutti, Maciste in vacanza (Itala Film, 1921), un altro capitolo<br />
<strong>del</strong>le avventure <strong>di</strong> Bartolomeo Pagano nell’ambito <strong>del</strong> progetto<br />
“seriale” de<strong>di</strong>cato al famoso gigante nato con Cabiria (Itala Film, 1914)<br />
che il <strong>Museo</strong> cura con la Cineteca <strong>del</strong> Comune <strong>di</strong> Bologna. Un<br />
personaggio caro a Vittorio Martinelli, appassionato stu<strong>di</strong>oso <strong>del</strong><br />
fenomeno <strong>del</strong> <strong>di</strong>vismo e autore, nel 1981 con Mario Quargnolo,<br />
<strong>del</strong> volume Maciste & Co. In questo film <strong>di</strong>retto da Romano Luigi<br />
Borgnetto, l’eroe forzuto, perseguitato dalla sua fama e innamorato<br />
<strong>del</strong>la sua automobile - al tempo stesso amante e madre - ci regala una<br />
<strong>del</strong>le sue interpretazioni più <strong>di</strong>vertenti e ironiche, in un’atmosfera <strong>di</strong><br />
soffusa malizia. La ricostruzione <strong>di</strong> questa versione italiana colorata<br />
<strong>di</strong> 1.700 metri è stata realizzata dalla Cineteca <strong>del</strong> Comune <strong>di</strong><br />
Bologna, dalla Cineteca <strong>Nazionale</strong> <strong>di</strong> Roma e dal <strong>Museo</strong> <strong>di</strong> Torino<br />
con la collaborazione <strong>del</strong>la Filmoteca Española <strong>di</strong> Madrid.<br />
In omaggio alla “curiosità onnivora” <strong>di</strong> Vittorio Martinelli per tutto<br />
(o quasi) il cinema, al suo gusto per il ritrovamento, a volte fortunoso,<br />
<strong>di</strong> rare pellicole e, soprattutto, al suo enorme contributo<br />
all’identificazione <strong>di</strong> molte opere cinematografiche, il programma<br />
prevede anche l’anteprima <strong>di</strong> due documentari <strong>di</strong> produzione torinese.<br />
Sicilia illustrata, fino a oggi considerato perduto, è un breve e prezioso<br />
“film <strong>di</strong> paesaggio” fotografato da Giovanni Vitrotti, uno dei primi<br />
gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>rettori <strong>del</strong>la fotografia, e prodotto dalla Casa Ambrosio nel<br />
1907: le panoramiche catturano la bellezza <strong>di</strong> Messina, <strong>di</strong> Taormina<br />
e <strong>del</strong>l’isola dei Ciclopi. L’intervento è stato realizzato dal <strong>Museo</strong><br />
e dall’Österreichisches Filmmuseum <strong>di</strong> Vienna a partire da una<br />
copia nitrato imbibita e virata con <strong>di</strong>dascalie tedesche conservata<br />
dall’archivio austriaco.<br />
Il restauro conservativo <strong>di</strong> La vita <strong>del</strong> grillo campestre è stato, invece,<br />
realizzato dal <strong>Museo</strong> e dalla Cineteca Italiana <strong>di</strong> Milano a partire da<br />
una copia positiva nitrato bianco e nero sonorizzata conservata<br />
dall’archivio milanese. Il film è il primo <strong>del</strong>la serie entomologica “La<br />
film <strong>del</strong>la Natura”, creata a metà degli anni Venti da Roberto Omegna a<br />
Torino, in piena autonomia produttiva dopo la lunga esperienza alla casa<br />
Ambrosio ormai chiusa e prima <strong>del</strong> trasferimento al Luce <strong>di</strong> Roma. Il<br />
documentario <strong>di</strong> Omegna è al tempo stesso puntuale, <strong>di</strong>vulgativo e<br />
<strong>del</strong>icatamente poetico. Un cinema scientifico, frutto <strong>di</strong> pazienti ricerche<br />
e geniale sperimentazione tecnica, che attinge alla letteratura e si offre<br />
a sua volta come materia viva d’ispirazione. Basti ricordare l’intenso<br />
rapporto <strong>di</strong> Omegna con il cugino Guido Gozzano e il <strong>di</strong>segno <strong>del</strong><br />
poeta promeneur solitaire <strong>di</strong> un poema sulla vita e la metamorfosi <strong>del</strong>le<br />
farfalle rimasto in parte incompiuto. In un documento manoscritto che<br />
riporta la descrizione completa <strong>del</strong>le parti <strong>di</strong> La vita <strong>del</strong> grillo campestre<br />
Fotogrammi dalla copia nitrato <strong>di</strong> Sicilia illustrata <strong>di</strong> Arturo Ambrosio (Ambrosio, 1907).<br />
(Fondo Privato Roberto Omegna. Collezione G.C.) Omegna scrive:<br />
“Anche il grillo soggiace, come ogni essere umano, alle ferree leggi <strong>del</strong>la<br />
Natura, e, prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare perfetto, trascina il suo far<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> dolore.<br />
Inau<strong>di</strong>te sofferenze lo sconvolgono allorché giunge il momento <strong>di</strong><br />
mutare la pelle.” Una scrittura che in più passaggi sfugge alla ristrettezza<br />
<strong>del</strong> suo contesto e sembra riecheggiare in un passo <strong>di</strong> Céline in Voyage<br />
au bout de la nuit (1932): “C’est peut-être cela qu’on cherche à travers la<br />
vie, rien que cela. Le plus grand chagrin possible pour devenir soi même<br />
avant de mourir.” Ma Vittorio Martinelli, un maestro nel senso più<br />
generoso <strong>del</strong> termine - come lo è stato Piero Tortolina e come lo sono<br />
figure fuori da ogni schema come Gianna Chiapello e Piero Matteini –<br />
ci ha insegnato e <strong>di</strong>mostrato l’esatto contrario: forse ciò che si può<br />
cercare nella vita, anche con il nostro lavoro, è il più grande piacere<br />
possibile per <strong>di</strong>ventare se stessi prima <strong>di</strong> morire. Se Vittorio il prossimo<br />
ottobre, come sempre negli ultimi ventisei anni, fosse in sala a<br />
Pordenone potremmo avere ancora una volta il privilegio <strong>di</strong> ascoltare<br />
con devozione una sua sgridata per qualche errore commesso ma anche<br />
tante proposte e consigli per le ricerche ancora da fare, magari insieme.<br />
Il <strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> <strong>di</strong> Torino de<strong>di</strong>cherà alla memoria <strong>di</strong><br />
Vittorio Martinelli uno dei prossimi interventi <strong>di</strong> restauro, quello <strong>di</strong><br />
Wide Open Faces (Ai ban<strong>di</strong>ti penso io, Kurt Neumann, 1938) nella<br />
versione italiana sonorizzata alla Fert <strong>di</strong> Torino. Il film è interpretato<br />
da Joe E. Brown, l’attore americano spesso ricordato per la sua celebre<br />
battuta in Some Like It Hot (A qualcuno piace caldo, Billy Wilder, 1959)<br />
e da Lyda Roberti qui alla sua ultima interpretazione per il grande<br />
schermo. Un piccolo tributo all’irresistibile, galante passione<br />
<strong>del</strong>lo storico napoletano per le <strong>di</strong>ve e l’eterno femminile.<br />
Clau<strong>di</strong>a Gianetto<br />
LA COLLEZIONE<br />
DI FOTOGRAFIA<br />
PIEMONTESE<br />
Torino, città-laboratorio per molti anni principale centro <strong>del</strong>l’industria<br />
e <strong>del</strong>la tecnologia, ha avuto un ruolo fondamentale non solo per la<br />
nascita <strong>del</strong> cinema in Italia, ma anche per lo sviluppo <strong>del</strong>l’arte ad esso<br />
più vicina: la fotografia. È a Torino che Enrico Federico Jest realizza l’8<br />
ottobre 1839 uno dei primi esperimenti fotografici italiani riprendendo,<br />
me<strong>di</strong>ante la tecnica dagherrotipica, la celebre veduta <strong>del</strong>la Gran Madre<br />
<strong>di</strong> Dio e, sempre nella città sabauda, ha luogo il primo congresso<br />
nazionale <strong>di</strong> fotografia (1898), nasce la fotografia artistica italiana (1904)<br />
e si costituiscono o si <strong>di</strong>ffondono alcune importanti riviste <strong>di</strong> settore<br />
(La fotografia artistica, Il Corriere Fotografico, Luci e Ombre, etc.), <strong>di</strong>venute<br />
nel tempo punto <strong>di</strong> riferimento per critici e appassionati. Non è un caso,<br />
quin<strong>di</strong>, che in Piemonte operino importanti fotografi professionisti<br />
e <strong>di</strong>lettanti le cui capacità tecniche e artistiche hanno reso celebre<br />
il marchio italiano al <strong>di</strong> là<br />
dei confini nazionali.<br />
Proprio al Piemonte e a Torino<br />
è de<strong>di</strong>cata una parte significativa<br />
<strong>del</strong>la collezione fotografica<br />
conservata dal <strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> costituitasi, sin dai<br />
primi anni <strong>di</strong> vita <strong>del</strong>l’istituzione,<br />
soprattutto grazie alle donazioni<br />
pervenute dai familiari <strong>di</strong> alcuni<br />
noti fotografi (Secondo Pia,<br />
Giuseppe e Odoardo Ratti,<br />
Domenico Peretti Griva,<br />
Maggiorino Gramaglia, Italo<br />
Bertoglio, Vittorio Zumaglino,<br />
etc.). Un patrimonio consistente<br />
(oltre 33.000 immagini) che offre<br />
oggi una casistica pressoché esaustiva <strong>del</strong>la produzione locale dal 1840 al<br />
1940 circa. Accanto alla preziosa raccolta <strong>di</strong> dagherrotipi che documenta<br />
le origini <strong>del</strong>la fotografia piemontese sono conservate migliaia <strong>di</strong> carte de<br />
visite, quelle caratteristiche fotografie dal formato “biglietto da visita”,<br />
che ritraggono la borghesia piemontese e, nel contempo, testimoniano<br />
la prolifera attività degli stu<strong>di</strong> fotografici ottocenteschi presenti nel<br />
territorio (Allais, Berra, Bertieri, Lovazzano, Schemboche…); <strong>di</strong> grande<br />
interesse sono anche i fon<strong>di</strong> che raccolgono le oltre 12.000 immagini<br />
<strong>del</strong> patrimonio artistico piemontese fotografato dall’avvocato astigiano<br />
Secondo Pia, le 5.000 fotografie realizzate dai fratelli Giuseppe e<br />
Odoardo Ratti, molte <strong>del</strong>le quali scattate sul fronte <strong>del</strong>la Grande Guerra,<br />
le elaborate composizioni pittorialiste eseguite con la tecnica al bromolio<br />
da Domenico Peretti Griva e, non ultimo, le 3.000 immagini riprese<br />
dall’ingegnere Italo Bertoglio, autore, tra l’altro, <strong>di</strong> surreali e ironiche<br />
nature morte che hanno reso celebre la produzione piemontese all’estero.<br />
Da anni il <strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> è impegnato in una significativa<br />
campagna <strong>di</strong> catalogazione e <strong>di</strong> restauro dei fon<strong>di</strong>; un’attività<br />
<strong>di</strong> valorizzazione che, nei prossimi mesi, sarà completata dalla<br />
<strong>di</strong>gitalizzazione <strong>di</strong> un primo nucleo <strong>di</strong> materiali con l’obiettivo <strong>di</strong> rendere<br />
accessibile questo patrimonio unico non solo agli stu<strong>di</strong>osi, ma anche<br />
a tutti coloro che intendano ripercorrere o scoprire la storia <strong>del</strong>la<br />
fotografia piemontese.<br />
Italo Bertoglio, Torino, post 1930-ante 1940<br />
Roberta Basano<br />
10<br />
OTTOBRE ALLA MOLE<br />
Visite guidate week-end senza prenotazione<br />
Tutti i sabati e le domeniche, h. 16.00<br />
A partire dalla storia degli spettacoli ottici e dalla nascita <strong>del</strong> cinema,<br />
la visita introduce alle <strong>di</strong>verse fasi <strong>di</strong> realizzazione <strong>del</strong> film attraverso<br />
i protagonisti e i capolavori <strong>del</strong>la settima arte.<br />
Presentarsi alla biglietteria almeno 10 minuti prima <strong>del</strong>la partenza <strong>del</strong>la visita.<br />
Costo a persona: euro 3,00 + biglietto <strong>di</strong> ingresso ridotto<br />
Visite guidate per gruppi con prenotazione<br />
Dal martedì alla domenica, percorso <strong>di</strong> visita e orario da concordare<br />
Guida in italiano: euro 70,00/gruppo (max 25)<br />
Guida in lingua straniera: euro 80,00/gruppo (max 25)<br />
Biglietto <strong>di</strong> ingresso ridotto<br />
Prenotazione obbligatoria con almeno una settimana <strong>di</strong> anticipo<br />
al n. 011 8138.564/565<br />
(lun. e ven. 9.00 - 14.00/ mar. mer. gio. 9.00 - 16.30)<br />
Visite guidate con interprete LIS<br />
Proseguono le visite al <strong>Museo</strong> con interprete <strong>del</strong>la Lingua dei Segni<br />
Italiana. Il prossimo appuntamento è venerdì 3 ottobre, h. 18.00<br />
Info: tel. 011 8138.517, traversi@museocinema.it<br />
Prenotazione obbligatoria: prenotazioni@museocinema.it<br />
Costo a persona: euro 3,00 + ingresso gratuito<br />
PROPOSTA PER LE SCUOLE<br />
RACCONTI<br />
DI LANTERNA MAGICA<br />
L’iniziativa, rivolta alle classi <strong>del</strong>le scuole primarie e secondarie<br />
<strong>di</strong> I grado in visita al <strong>Museo</strong> entro <strong>di</strong>cembre 2008, propone ai ragazzi<br />
<strong>di</strong> raccontare attraverso parole e immagini ciò che più li ha colpiti<br />
<strong>del</strong> <strong>Museo</strong> e <strong>del</strong>la visita guidata all’Archeologia <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong>.<br />
I lavori più creativi saranno premiati con un laboratorio-spettacolo<br />
gratuito a scuola, dove trasformare i <strong>di</strong>segni realizzati dai ragazzi<br />
in vetri da proiettare con la lanterna magica.<br />
Tutti i partecipanti al progetto potranno assistere a uno spettacolo<br />
<strong>di</strong> lanterna magica presso il <strong>Cinema</strong> Massimo durante il quale saranno<br />
presentati anche i lavori selezionati.<br />
Il regolamento e la scheda <strong>di</strong> adesione all’iniziativa sono <strong>di</strong>sponibili<br />
sul sito www.museocinema.it. Per informazioni: tel. 011 8138.516.<br />
IL MUSEO INTERCULTURALE<br />
CORSO PER INSEGNANTI ED EDUCATORI<br />
VIAGGI NELLE STORIE<br />
FRAMMENTI DI CINEMA<br />
PER NARRARE<br />
In collaborazione con Fondazione ISMU – Iniziative e Stu<strong>di</strong> sulla<br />
Multietnicità.<br />
DESTINATARI<br />
Docenti <strong>di</strong> scuole <strong>di</strong> ogni grado e dei Centri Territoriali Permanenti;<br />
Centri <strong>di</strong> aggregazione.<br />
Il <strong>Museo</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> collabora con la Fondazione ISMU nel proporre<br />
a docenti ed educatori <strong>del</strong> territorio torinese un corso <strong>di</strong> formazione<br />
per l’utilizzo in classe <strong>del</strong> cofanetto Viaggi nelle Storie, uno strumento<br />
multime<strong>di</strong>ale (realizzato dall’ISMU in collaborazione con AGIS<br />
Lombarda e Regione Lombar<strong>di</strong>a) per favorire, attraverso il cinema,<br />
attività <strong>di</strong>dattiche legate al racconto autobiografico, al <strong>di</strong>alogo<br />
interculturale o all’appren<strong>di</strong>mento <strong>del</strong>l’italiano come seconda lingua.<br />
INCONTRI<br />
20 e 27 ottobre 2008, h 16-19. Bibliome<strong>di</strong>ateca M. Gromo<br />
(Via Matilde Serao 8/A).<br />
Iscrizioni: Inviare la scheda <strong>di</strong> adesione (scaricabile dal sito<br />
www.museocinema.it) al fax: 011 8138.530 o all’in<strong>di</strong>rizzo<br />
<strong>di</strong>dattica2@museocinema.it entro il 6 ottobre 2008.<br />
Il corso è gratuito e sarà attivato per un minimo <strong>di</strong> 15 partecipanti.<br />
Info: 011 8138516, www.museocinema.it.
larivista<br />
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA<br />
PAROLE & IMMAGINI libri, riviste&dvd ottobre<br />
<strong>del</strong>cinema<br />
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA<br />
libri, riviste&dvd ottobre<br />
a cura <strong>di</strong> Silvio Alovisio e Micaela Veronesi<br />
PAROLE & IMMAGINI<br />
I LIBRI DEL MESE<br />
•Béla Balázs<br />
L’uomo visibile<br />
Torino, Lindau, 2008, pp. 406, 32 euro<br />
L’uomo visibile, pubblicato a Vienna nel 1924 e poi<br />
tradotto in molti paesi, fu considerato negli anni<br />
Venti uno dei più importanti testi teorici sul<br />
cinema. In Italia, tuttavia, il volume non fu mai<br />
proposto nella sua versione integrale ma solo<br />
attraverso estratti sparsi. Leonardo Quaresima<br />
colma oggi questa lacuna, offrendo ai lettori italiani<br />
un’accurata e<strong>di</strong>zione critica <strong>del</strong> testo, preceduta da<br />
un’approfon<strong>di</strong>ta introduzione dove il curatore<br />
ricostruisce la fortuna/sfortuna critica <strong>del</strong> testo<br />
e ne rintraccia le possibili fonti culturali, ra<strong>di</strong>cate<br />
soprattutto nel contesto tedesco (Lukacs, Rilke,<br />
Bloch, Kassner, Spengler ecc.). Come rilevato<br />
dallo stesso Quaresima, L’uomo visibile, pur<br />
aspirando a fondare una teoria estetica <strong>del</strong> cinema,<br />
non è un’opera teorica sistematica e <strong>del</strong> tutto<br />
coerente. Balázs, tra il 1922 e il 1925, è titolare <strong>di</strong><br />
una rubrica cinematografica per il quoti<strong>di</strong>ano<br />
viennese “Der Tag” (un’ampia selezione dei suoi<br />
articoli è proposta nella ricca appen<strong>di</strong>ce che chiude<br />
il volume): nel comporre il suo primo testo <strong>di</strong> teoria<br />
<strong>del</strong> cinema, l’autore approfon<strong>di</strong>sce molte <strong>del</strong>le<br />
intuizioni avanzate nella sua attività <strong>di</strong> critico.<br />
Da qui <strong>di</strong>scende un certo andamento libero <strong>del</strong><br />
testo, aperto alla moltiplicazione <strong>del</strong>le <strong>di</strong>rettrici<br />
<strong>di</strong> indagine. Balázs riflette con una mirabile qualità<br />
<strong>di</strong> scrittura sulla fisiognomia come categoria <strong>del</strong>la<br />
percezione, sul volto e sul primo piano come<br />
“anima <strong>del</strong> cinema”, sulla centralità fenomenologica<br />
<strong>del</strong>la Stimmung (l’”atmosfera”), sull’attore come<br />
“materia vivente <strong>del</strong> film”, sul cinema come “arte<br />
<strong>del</strong>la superficie”, sull’importanza <strong>del</strong>la funzione<br />
ritmica ma soprattutto sulla necessità <strong>di</strong> una<br />
stilizzazione <strong>del</strong> visibile, nel quadro <strong>di</strong> un<br />
pansimbolismo <strong>di</strong> matrice chiaramente<br />
espressionista. Il volume presenta una ricchezza <strong>di</strong><br />
idee che si sottrae alla concezione <strong>del</strong> cinema come<br />
linguaggio: anche per questo, dopo la crisi <strong>del</strong>le<br />
teorie linguistiche <strong>del</strong> cinema, oggi il testo <strong>di</strong> Balázs<br />
può riemergere in tutta la sua feconda modernità.<br />
•Anton Giulio Mancino<br />
Il processo <strong>del</strong>la verità.<br />
Le ra<strong>di</strong>ci <strong>del</strong> film politicoin<strong>di</strong>ziario<br />
italiano<br />
Torino, Kaplan, 2008, pp. 323, 20,00 euro<br />
Il volume <strong>di</strong> Mancino è un libro sul cinema che –<br />
come nei film <strong>di</strong> cui parla – finisce per <strong>di</strong>ventare<br />
un’inchiesta e appassionare proprio per questo.<br />
Punto <strong>di</strong> partenza è un aspetto solo apparentemente<br />
marginale <strong>del</strong>la produzione cinematografica italiana:<br />
l’utilizzo <strong>del</strong> film e <strong>del</strong> suo linguaggio ai fini<br />
<strong>del</strong>l’indagine giu<strong>di</strong>ziaria. Nella cospicua serie <strong>di</strong> film<br />
italiani de<strong>di</strong>cati a casi <strong>di</strong>fficili e spesso irrisolti <strong>del</strong>la<br />
storia <strong>del</strong> nostro paese, Mancino ha in<strong>di</strong>viduato un<br />
larivista<br />
<strong>del</strong>cinema<br />
Mensile <strong>del</strong> <strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong><br />
Anno VI - Numero 63-ottobre 2008<br />
Reg. Trib. Torino n. 5560 <strong>del</strong> 17/12/2001<br />
Direttore Responsabile<br />
Alberto Barbera<br />
Resp. Programmazione e Coord. Redazionale<br />
Stefano Boni<br />
Grazia Paganelli<br />
filone particolare, da lui stesso definito “politicoin<strong>di</strong>ziario”,<br />
nel quale l’autore <strong>del</strong> film trasferisce<br />
tutta una serie <strong>di</strong> dubbi e supposizioni personali circa<br />
l’acca<strong>di</strong>mento tragico <strong>di</strong> cui tratta, fino a svolgere<br />
attraverso il fare cinema una vera e propria inchiesta.<br />
È come se, ci spiega l’autore <strong>del</strong> libro, il processo<br />
creativo e realizzativo <strong>del</strong> film <strong>di</strong>ventasse <strong>di</strong> per<br />
se stesso un mezzo <strong>di</strong> indagine. Analizzare in<br />
quest’ottica i film che affrontano casi <strong>di</strong>fficili<br />
come la strage <strong>di</strong> Portella <strong>del</strong>la Ginestra, ci obbliga<br />
ad assumere uno sguardo nuovo sulle potenzialità<br />
<strong>del</strong> cinema stesso nell’ambito <strong>del</strong>la storia italiana,<br />
possibilità alle quali non de<strong>di</strong>chiamo forse mai<br />
abbastanza attenzione. In un’epoca in cui la verità,<br />
soprattutto quella mostrata attraverso i me<strong>di</strong>a, è<br />
sempre più labile e precaria, riconoscere al cinema<br />
la capacità <strong>di</strong> indagare e persino <strong>di</strong> arrivare a<br />
mostrare tracce <strong>di</strong> questa stessa verità è una scoperta<br />
importante e, per certi versi, rassicurante. Il volume<br />
riporta con chiarezza dati e documenti, ripercorre la<br />
storia produttiva <strong>di</strong> numerosi film ascrivibili al filone<br />
“politico-in<strong>di</strong>ziario”, da La terra trema a Segreti <strong>di</strong> stato,<br />
e parla a tratti un linguaggio giuri<strong>di</strong>co competente.<br />
Un testo che non interesserà solo gli appassionati<br />
<strong>di</strong> cinema, un’indagine su un cinema al <strong>di</strong> sopra<br />
<strong>di</strong> ogni sospetto.<br />
•Luca Ban<strong>di</strong>rali (a cura <strong>di</strong>)<br />
Musica/regìa.<br />
Il testo sonoro nel cinema<br />
italiano <strong>del</strong> presente:<br />
storia e testimonianze.<br />
Lecce, Argo, 2008, pp. 153, 15,00 euro<br />
Nel cinema italiano la musica ha tra<strong>di</strong>zioni storiche<br />
autorevoli, ma è anche un aspetto su cui si tende<br />
a riflettere meno. Eppure negli ultimi anni anche<br />
nel nostro cinema si sono imposte colonne sonore<br />
interessanti e hanno preso forma collaborazioni fra<br />
artisti <strong>di</strong> talento, registi e musicisti, che hanno saputo<br />
far <strong>di</strong>alogare i loro rispettivi linguaggi. Proprio<br />
all’insegna <strong>del</strong> <strong>di</strong>alogo, si sono svolte le conversazioni<br />
riportate in questo volume, curato da Luca Ban<strong>di</strong>rali,<br />
frutto <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> incontri tenuti presso<br />
la Casa <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> <strong>di</strong> Roma dal titolo “Registi<br />
e compositori a confronto”, promossi dal gruppo<br />
<strong>di</strong> appassionati e stu<strong>di</strong>osi che animano la rivista<br />
“Colonne sonore”. Felice Lauda<strong>di</strong>o ricorda nella sua<br />
introduzione al volume come la musica spesso abbia<br />
il potere <strong>di</strong> rievocare le immagini e come proprio per<br />
questo molti registi instaurino collaborazioni<br />
durature con il musicista prescelto, creando dei veri<br />
e propri sodalizi artistici. Le conversazioni fra queste<br />
coppie <strong>di</strong> artisti (Morricone/Tornatore,<br />
Giagni/Bellocchio, Banda Osiris/Garrone…),<br />
pubblicate nel volume, sono interessanti perché<br />
restituiscono aspetti <strong>del</strong> lavoro <strong>di</strong> ciascuno raccontati<br />
in prima persona. Agli otto <strong>di</strong>aloghi sono associati<br />
altrettanti saggi critici che ne approfon<strong>di</strong>scono le tesi<br />
e le argomentazioni emerse, così che dal rapporto<br />
<strong>di</strong>alettico musica/regia si sviluppa un <strong>di</strong>scorso<br />
articolato e profondo sul cinema.<br />
L’INTROVABILE DEL MESE<br />
RARITÀ DALLA BIBLIOTECA DEL MUSEO<br />
•Domenico Paolella<br />
<strong>Cinema</strong> sperimentale<br />
Napoli, Casa E<strong>di</strong>trice Moderna, 1937, pp. 149.<br />
Nel 1937, a soli <strong>di</strong>ciannove anni, Domenico<br />
Paolella, poi regista, fino agli anni Settanta, <strong>di</strong><br />
numerosi film <strong>di</strong> genere, scrive uno dei primi libri<br />
Hanno collaborato a questo numero<br />
Silvio Alovisio, Chiara Barbo, Roberta Basano,<br />
Geremia Carrara, Gaetano Capizzi, Giampiero<br />
Frasca, Clau<strong>di</strong>a Gianetto, Luca Giuliani,<br />
Vittorio Sclaverani, Domenico Spinosa,<br />
Paola Traversi, Micaela Veronesi<br />
Ricerche Iconografiche<br />
Grazia Paganelli con la collaborazione<br />
<strong>di</strong> Silvio Alovisio, Antonella Angelini,<br />
Sonia Del Secco<br />
(Bibliome<strong>di</strong>ateca “Mario Gromo”)<br />
Promozione e Comunicazione<br />
Maria Grazia Girotto<br />
Ufficio Stampa<br />
Veronica Geraci<br />
Progetto grafico Stampa<br />
Carlo Cantono Canale<br />
Redazione<br />
Via Montebello 22 - 10124 Torino<br />
Tel. 011.81.38.520 - Fax 011.81.38.530<br />
programmazione@museocinema.it<br />
<strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> Fondazione<br />
Maria Adriana Prolo Archivi <strong>di</strong> cinema,<br />
fotografia ed immagine<br />
Via Montebello 22 - 10124 Torino<br />
Tel. 011.81.38.511 - Fax 011.81.38.558<br />
www.museocinema.it<br />
Presidente<br />
Alessandro Casazza<br />
Direttore<br />
Alberto Barbera<br />
11<br />
al mondo de<strong>di</strong>cati al cinema “non industriale”. Nel<br />
corso degli anni Trenta, lo sviluppo <strong>di</strong> un cinema<br />
realizzato con pochi mezzi, senza sonoro e su<br />
pellicola a formato ridotto, ma aperto ad ar<strong>di</strong>te<br />
sperimentazioni formali, aveva trovato un propizio<br />
terreno <strong>di</strong> coltura non solo nei sempre più<br />
numerosi cineclub che si andavano costituendo<br />
soprattutto nelle città <strong>del</strong> Nord, ma anche nelle<br />
sezioni cinematografiche dei Gruppi Universitari<br />
Fascisti (i Cineguf). Uno dei principali animatori <strong>di</strong><br />
queste iniziative era Francesco Pasinetti, che non a<br />
caso firma la prefazione <strong>del</strong> volume. Il giovane<br />
Paolella, già vincitore per due anni consecutivi <strong>del</strong><br />
concorso <strong>di</strong> cinema sperimentale ai Littoriali <strong>del</strong>la<br />
Cultura, traccia nel volume un primo bilancio <strong>di</strong><br />
questa ricca produzione che cercava <strong>di</strong> intrecciare<br />
arte e politica e che spesso affrontava tematiche<br />
scomode o <strong>di</strong>fficili, come la <strong>del</strong>inquenza minorile e<br />
la prostituzione, o restituiva una certa visibilità al<br />
mondo operaio, quasi rimosso dal cinema<br />
commerciale, utilizzando, come poi farà il<br />
neorealismo, attori non professionisti ed esterni<br />
reali. Per molti giovani questi primi film quasi<br />
amatoriali, spesso influenzati dalla complessa<br />
ricerca formale <strong>del</strong> cinema sovietico, costituirono<br />
un importante momento <strong>di</strong> formazione: a scorrere<br />
le pagine <strong>del</strong>la filmografia che chiude il volume <strong>di</strong><br />
Paolella, spiccano i nomi non solo <strong>di</strong> chi prenderà<br />
poi altre strade (come Carlo Cassola o Fosco<br />
Maraini) ma anche <strong>di</strong> giovani destinati poi a<br />
fortunate carriere cinematografiche, da Luigi<br />
Comencini a Francesco Cerchio, da Maria Denis<br />
ad Andrea Checchi.<br />
IL ROMANZO DEL MESE<br />
•Walter Tevis<br />
Lo spaccone<br />
Roma, Minimum fax, 2008, 256 pp., 11,00 euro<br />
Se ancora si può <strong>di</strong>re qualcosa a proposito <strong>del</strong>la<br />
questione <strong>del</strong>l’adattamento dei testi letterari per<br />
il cinema, una <strong>di</strong> queste è che Lo spaccone, romanzo<br />
<strong>di</strong> Walter Tevis pubblicato nel 1959 e <strong>di</strong>venuto film<br />
per la regia <strong>di</strong> Robert Rossen solo due anni più<br />
tar<strong>di</strong>, è un esempio concreto <strong>di</strong> un libro che già<br />
contiene il potere visivo <strong>del</strong> cinema. Nella storia<br />
letteraria <strong>del</strong> Novecento è ricorrente questo<br />
rovesciamento e sono numerosi i casi in cui il<br />
cinema ha influenzato la scrittura al punto tale da<br />
renderla palpabile, visibile e ascoltabile. Nel caso<br />
<strong>del</strong> romanzo <strong>di</strong> Tevis va anche considerato il fatto<br />
che la maggior parte dei lettori ha incontrato prima<br />
la sua versione filmica e che questa non può non<br />
averne influenzato la lettura. Il film infatti uscì<br />
poco dopo il romanzo e <strong>di</strong>venne più famoso <strong>di</strong><br />
quest’ultimo, anche grazie a un cast straor<strong>di</strong>nario<br />
in cui spicca un Paul Newman talentuoso e<br />
affascinante. Il romanzo in lingua italiana, inoltre,<br />
non era più <strong>di</strong>sponibile nei cataloghi e<strong>di</strong>toriali da<br />
molti anni, e la nuova e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Minimum fax<br />
colma decisamente una lacuna.<br />
A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altri adattamenti, leggere<br />
Lo spaccone dopo avere visto il film è una grande<br />
esperienza. Il libro amplifica ogni dettaglio e ogni<br />
emozione, tanto che leggendo pare quasi <strong>di</strong><br />
rivedere il film al rallentatore. Impossibile inoltre<br />
non ritrovare nell’Ed<strong>di</strong>e letterario la fisionomia<br />
e le espressioni <strong>di</strong> Paul Newman che interpreta il<br />
ruolo principale cogliendone gli aspetti psicologici<br />
più profon<strong>di</strong> e dando volto appunto a un<br />
personaggio complesso, <strong>di</strong>fficile, a volte antipatico<br />
e incapace <strong>di</strong> amare ma mai contrad<strong>di</strong>ttorio.<br />
Fra le <strong>di</strong>fferenze, la più eclatante è nella figura<br />
<strong>di</strong> Sarah, meno presente nel libro ma<br />
paradossalmente più positiva e meno tragica.<br />
Dalla Sarah letteraria, Rossen ha tratto una figura<br />
femminile simbolica, votata al sacrificio, una<br />
perdente che sa <strong>di</strong> esserlo, perchè sa che essere<br />
donna in quel tipo <strong>di</strong> società equivale a una<br />
sconfitta, ma anche capace <strong>di</strong> incarnare,<br />
anticipandone i temi più scottanti, le tensioni<br />
e i conflitti <strong>di</strong> un tentativo <strong>di</strong> emancipazione.<br />
IL DVD DEL MESE<br />
•Henry Hathaway<br />
Sogno <strong>di</strong> prigioniero<br />
Usa 1935, 82’<br />
Flamingo Video, 2008<br />
Terzo lungometraggio <strong>di</strong> Henry Hathaway, Sogno <strong>di</strong><br />
prigioniero è un film anomalo per la Hollywood anni<br />
Trenta e non solo. Il film <strong>di</strong> per sé non è un<br />
capolavoro, è a tratti noioso, enfatico ed<br />
eccessivamente connotato da un senso <strong>di</strong> trage<strong>di</strong>a<br />
che soffoca la trama: la morte <strong>del</strong>la madre <strong>del</strong><br />
ragazzo al principio, il maestro cieco, l’impossibilità<br />
<strong>di</strong> realizzare l’amore se non in sogno, la vecchiaia<br />
che incombe e la morte finale dei protagonisti sono<br />
segni inequivocabili <strong>di</strong> una visione negativa<br />
<strong>del</strong>l’esistenza. Tuttavia la sua originalità, e il suo<br />
successo presso i surrealisti, Buñuel soprattutto,<br />
risiedono proprio nell’avere trasformato una trama<br />
cupa e stereotipata in uno scenario onirico originale<br />
e anticonformista. La storia è quella <strong>di</strong> Peter, un<br />
bravo architetto che si innamora <strong>del</strong>la moglie <strong>del</strong><br />
duca per cui lavora e scopre attraverso il racconto<br />
<strong>di</strong> un sogno che la donna ha fatto identico al suo<br />
che lei è la bambina con cui giocava da piccolo e <strong>di</strong><br />
cui è rimasto idealmente innamorato. Questa<br />
rivelazione spiazza i due protagonisti e provoca la<br />
gelosia <strong>del</strong> duca, che si sente tra<strong>di</strong>to dal loro amore<br />
nonostante nulla <strong>di</strong> fisico sia mai avvenuto. Durante<br />
uno scontro Peter uccide involontariamente l’uomo<br />
e pagherà con l’ergastolo questo suo tragico gesto,<br />
anche se il legame psichico con la donna è più forte<br />
<strong>del</strong> loro destino ed è destinato a un’intesa che<br />
travalica la carnalità. Così accade che i due amanti<br />
si ritrovino tutte le notti in sogno, vivendo in modo<br />
appagante e totale il loro rapporto <strong>di</strong> amore. Le<br />
lunghe sequenze oniriche dei loro incontri hanno<br />
una valenza rivoluzionaria estrema, in quanto<br />
rappresentano la sovversione dei clichè, sia amorosi<br />
sia <strong>di</strong> genere. In questo risiede l’aspetto più<br />
interessante <strong>del</strong> film, che sicuramente aveva colpito<br />
anche Bunuel. Distribuito dalla Flamingo Video,<br />
il DVD fa parte <strong>del</strong>la serie “I piaceri <strong>del</strong> cinema”<br />
curata da Vieri Razzini. La traccia au<strong>di</strong>o in lingua<br />
originale è ottima mentre quella in italiano presenta<br />
tutti i <strong>di</strong>fetti dei vecchi doppiaggi. Nei contenuti<br />
extra va segnalato il contributo <strong>del</strong>lo stesso Razzini<br />
sul film e sulla poetica <strong>di</strong> Hathaway.<br />
La pubblicazione è realizzata con il contributo <strong>del</strong> Ministero per i Beni<br />
e le Attività Culturali - Direzione Generale per il <strong>Cinema</strong><br />
(Promozione per la Cultura <strong>Cinema</strong>tografica)<br />
Si ringrazia REAR per il contributo alle attività <strong>del</strong> <strong>Museo</strong><br />
Ringraziamenti<br />
20th Century Fox, Los Angeles, CA • 2001 Distr., Torino • Simone Arcagni, Torino • Chiara Barbo, Trieste • Bavaria Film, München • Bruno<br />
Boschetto, Torino • British Film Institute, London • Geremia Carrara, Köln • Centro Sperimentale <strong>di</strong> <strong>Cinema</strong>tografia – Cineteca <strong>Nazionale</strong>, Roma •<br />
Paolo Cherchi Usai, Canberra • Cinémathèque de la Ville de Luxembourg • Cinémathèque Française, Paris • Cinémathèque Royale de Belgique,<br />
Bruxelles • Cineteca <strong>del</strong> Comune <strong>di</strong> Bologna • Antonio Costa, Venezia • Tonino De Bernar<strong>di</strong>, Torino • Pippo Delbono, Roma • Steve Della Casa,<br />
Torino • Deutsche Filminstitut, Berlin • E<strong>di</strong>zioni Kaplan, Torino • Festival “I 1000 occhi”, Trieste • FilmInitiativ, Köln • Fondazione Cineteca Italiana,<br />
Milano • Goethe-Institut Turin • Goethe-Institut München • Sergio Grmek Germani, Trieste • Hollywood Classics, London • Ignite Films,<br />
Amsterdam • Katapult Film Sales, West Hollywood, CA • Kinowelt, Leipzig • Lab80, Torre Boldone (BG) • Claude Lanzmann, Paris • Stefano<br />
Maccagno, Torino • Mario Martone, Torino • Medusa Film, Roma • Metro-Goldwyn-Mayer, Los Angeles, CA • MultiServizi, Torino • National Film &<br />
Television Archive, London • NeonVideo, Borgo d’Ale (VC) • N.I.P., Torino • Park Circus, Glasgow • Ivelise Perniola, Roma • Pierre Grise Prod., Paris<br />
• Progress Film-Verleih, Berlin • RAI, Torino • Mauro Regis, Torino • Antonello Sarno, Roma • Slow <strong>Cinema</strong>, Torino • Sony Pictures, Culver City, CA<br />
• Stiftung Deutsche Kinemathek, Berlin • Teatro Regio, Torino • Teatro Stabile Torino • Universal, Milano • Walt Disney Distr., Roma • WDR, Köln<br />
Cineteca <strong>del</strong> <strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> / Personale <strong>del</strong>la Multisala Massimo<br />
Un ringraziamento particolare a La Stampa – Torino Sette per il contributo alla <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>la rivista.
larivista<br />
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA<br />
IL CALENDARIO DEI FILM programma ottobre<br />
<strong>del</strong>cinema<br />
MERCOLEDÌ 1 OTTOBRE<br />
h. 16.30 A <strong>sangue</strong> freddo <strong>di</strong> R. Rossen (Usa 1947, 90’, v.o. sott.it.)<br />
h. 18.15 Anima e corpo <strong>di</strong> R. Rossen (Usa 1947, 104’, v.o. sott.it.)<br />
h. 20.30 Lilith <strong>di</strong> R. Rossen (Usa 1964, 114’, v.o. sott.it.) *<br />
Il film sarà presentato dai curatori <strong>del</strong>la retrospettiva<br />
Chiara Barbo e Sergio Grmek Germani<br />
GIOVEDÌ 2 OTTOBRE<br />
h. 16.30 Tutti gli uomini <strong>del</strong> re <strong>di</strong> R. Rossen (Usa 1949, 109’, v.o. sott.it.)<br />
h. 18.30 Fiesta d’amore e <strong>di</strong> morte <strong>di</strong> R. Rossen (Usa 1951, 106’, v.o. sott.it.)<br />
h. 20.30 Mambo <strong>di</strong> R. Rossen (I/Usa 1954, 110’)<br />
h. 22.30 L’isola nel sole <strong>di</strong> R. Rossen (Usa 1957, 119’, v.o. sott.it.)<br />
h. 20.30/22.30 – Sala Due Il treno per il Darjeeling <strong>di</strong> W. Anderson<br />
(Usa 2007, 91’, v.o. sott.it.)<br />
VENERDÌ 3 OTTOBRE<br />
h. 15.45 Alessandro il Grande <strong>di</strong> R. Rossen (Usa/E 1956, 136’, v.o. sott.it.)<br />
h. 18.15 Cordura <strong>di</strong> R. Rossen (Usa 1959, 123’, v.o. sott.it.)<br />
h. 20.30 Anima e corpo <strong>di</strong> R. Rossen (Usa 1947, 104’, v.o. sott.it.)<br />
h. 22.30 A <strong>sangue</strong> freddo <strong>di</strong> R. Rossen (Usa 1947, 90’, v.o. sott.it.)<br />
SABATO 4 OTTOBRE<br />
h. 16.15 Medea <strong>di</strong> P. P. Pasolini (I 1970, 118’)<br />
h. 18.30 Asi es la vida... <strong>di</strong> A. Ripstein (Mex/E/F 2000, 98’)<br />
h. 20.30 Médée Miracle <strong>di</strong> T. De Bernar<strong>di</strong> (I/F 2007, 81’, v.o. sott.it.) *<br />
DOMENICA 5 OTTOBRE<br />
h. 19.00 – Sala Uno La prima <strong>di</strong> Medea (in <strong>di</strong>retta dal Teatro Regio)#<br />
LUNEDÌ 6 OTTOBRE<br />
h. 16.15 Mambo <strong>di</strong> R. Rossen (I/Usa 1954, 110’)<br />
h. 18.15 L’isola nel sole <strong>di</strong> R. Rossen (Usa 1957, 119’, v.o. sott.it.)<br />
h. 20.30 Tutti gli uomini <strong>del</strong> re <strong>di</strong> R. Rossen (Usa 1949, 109’, v.o. sott.it.)<br />
h. 22.30 Fiesta d’amore e <strong>di</strong> morte <strong>di</strong> R. Rossen (Usa 1951, 106’, v.o. sott.it.)<br />
MARTEDÌ 7 OTTOBRE<br />
h. 16.15 Lilith <strong>di</strong> R. Rossen (Usa 1964, 114’, v.o. sott.it.)<br />
h. 18.30 Tutti gli uomini <strong>del</strong> re <strong>di</strong> R. Rossen (Usa 1949, 109’, v.o. sott.it.)<br />
h. 21.00 Venezia ‘68 <strong>di</strong> S. Della Casa/A. Sarno (I 2008, 39’) °<br />
Il film sarà presentato dagli autori Steve Della Casa e Antonello Sarno<br />
MERCOLEDÌ 8 OTTOBRE<br />
h. 16.30 Alessandro il Grande <strong>di</strong> R. Rossen (Usa/E 1956, 136’, v.o. sott.it.)<br />
h. 20.00 Lo spaccone <strong>di</strong> R. Rossen (Usa 1961, 134’, v.o. sott.it.)<br />
h. 22.30 Cordura <strong>di</strong> R. Rossen (Usa 1959, 123’, v.o. sott.it.)<br />
GIOVEDÌ 9 OTTOBRE<br />
h. 20.30 Il men<strong>di</strong>cante <strong>del</strong> duomo <strong>di</strong> Colonia <strong>di</strong> R. Randolf<br />
(G 1927, 83’, v.o. sott.it.)§<br />
Accompagnamento musicale dal vivo al pianoforte <strong>del</strong> M° Stefano Maccagno<br />
h. 20.30/22.30 – Sala Due In Bruges – La coscienza <strong>del</strong>l’assassino<br />
<strong>di</strong> M. McDonagh (Usa 2008, 110’, v.o. sott.it.)<br />
VENERDÌ 10 OTTOBRE<br />
h. 16.30 Il caso Katharina Blum <strong>di</strong> V. Schlöndorff/M. Von Trotta<br />
(G 1975, 106’, v.o. sott.it.)<br />
h. 18.30 Ritratto <strong>di</strong> una coloniese <strong>di</strong> M. Gramberg (G 1974, 45’, v.o. sott.it.)<br />
segue Machorka Muff <strong>di</strong> J-M. Straub/D. Huillet (G 1963, 17’, v.o. sott.it.)<br />
segue Non riconciliati <strong>di</strong> J-M. Straub/D. Huillet (G 1965, 50’, v.o. sott.it.)<br />
h. 20.30 Piccione morto in via Beethoven <strong>di</strong> S. Fuller<br />
(G 1972, 105’, v.o. sott.it.)<br />
h. 22.30 Come ti va? <strong>di</strong> B. Braun (G 2004, 87’, v.o. sott.it.)<br />
Gli Eventi <strong>del</strong> Mese Info<br />
LILITH DI ROBERT ROSSEN –<br />
IL RESTAURO<br />
Mercoledì 1 ottobre, h. 20.30<br />
Sala Tre – Ingresso euro 3,00<br />
TONINO DE BERNARDI<br />
PRESENTA MEDÉE MIRACLE<br />
Sabato 4 ottobre, h. 20.30<br />
Sala Tre – Ingresso euro 3,00<br />
LA PRIMA DI MEDEA<br />
(IN DIRETTA<br />
DAL TEATRO REGIO)<br />
Domenica 5 ottobre, h. 19.00<br />
Sala Uno – Ingresso gratuito<br />
(ve<strong>di</strong> modalità all’interno<br />
<strong>del</strong>la Rivista)<br />
STEVE DELLA CASA<br />
E ANTONELLO SARNO<br />
PRESENTANO VENEZIA ‘68<br />
Martedì 7 ottobre, h. 21.00<br />
Sala Tre – Ingresso libero<br />
IL MENDICANTE DEL DUOMO<br />
DI COLONIA DI ROLF<br />
RANDOLF – IL RESTAURO<br />
Giovedì 9 ottobre, h. 20.30<br />
Sala Tre – Ingresso euro 4,00<br />
<br />
CULT! – ROCKY HORROR<br />
PICTURE SHOW<br />
Domenica 12 ottobre,<br />
h. 20.30/22.30<br />
Sala Tre – Ingresso euro<br />
5,50/4,00/3,00<br />
ANTONIO COSTA PRESENTA<br />
L’ARTE DEL FILM<br />
PAOLO CHERCHI USAI<br />
PRESENTA I GRIFFITH DI<br />
OGGI<br />
Lunedì 13 ottobre,<br />
h. 20.30/22.00<br />
Sala Tre – Ingresso libero<br />
RICORDANDO DINO RISI<br />
Mercoledì 15 ottobre,<br />
h. 20.45<br />
Sala Tre – Ingresso libero<br />
PIPPO DELBONO E MARIO<br />
MARTONE PRESENTANO<br />
GRIDO<br />
Mercoledì 22 ottobre,<br />
h. 18.00<br />
Sala Due – Ingresso euro 3,00<br />
SETTANTAOTTANTA<br />
MATTI DA SLEGARE<br />
Mercoledì 22 ottobre,<br />
h. 20.45<br />
Sala Tre – Ingresso euro 4,00<br />
SETTANTAOTTANTA<br />
ALDO LADO PRESENTA<br />
LA CORTA NOTTE<br />
DELLE BAMBOLE DI VETRO<br />
Giovedì 23 ottobre, h. 20.45<br />
Sala Tre – Ingresso libero<br />
SETTANTAOTTANTA –<br />
L’INFAME E SUO FRATELLO<br />
Venerdì 24 ottobre, h. 20.45<br />
Sala Tre – Ingresso euro 4,00<br />
CLAUDE LANZMANN<br />
PRESENTA SOBIBOR<br />
Lunedì 27 ottobre, h. 20.30<br />
Sala Tre – Ingresso euro 3,00<br />
CROSSROADS<br />
JOY DIVISION<br />
Mercoledì 29 ottobre,<br />
h. 20.30/22.30<br />
Sala Tre – Ingresso euro<br />
5,50/4,00/3,00<br />
SABATO 11 OTTOBRE<br />
h. 16.30 Il capitano <strong>di</strong> Colonia <strong>di</strong> S. Dudow (G 1956, 118’, v.o. sott.it.)<br />
h. 18.45 Come ti va? <strong>di</strong> B. Braun (G 2004, 87’, v.o. sott.it.)<br />
h. 20.30 Il caso Katharina Blum <strong>di</strong> V. Schlöndorff/M. Von Trotta<br />
(G 1975, 106’, v.o. sott.it.)<br />
h. 22.30 Ritratto <strong>di</strong> una coloniese <strong>di</strong> M. Gramberg (G 1974, 45’, v.o. sott.it.)<br />
segue Machorka Muff <strong>di</strong> J-M. Straub/D. Huillet (G 1963, 17’, v.o. sott.it.)<br />
segue Non riconciliati <strong>di</strong> J-M. Straub/D. Huillet (G 1965, 50’, v.o. sott.it.)<br />
DOMENICA 12 OTTOBRE<br />
h. 16.15 Piccione morto in via Beethoven <strong>di</strong> S. Fuller<br />
(G 1972, 105’, v.o. sott.it.)<br />
h. 18.15 Il capitano <strong>di</strong> Colonia <strong>di</strong> S. Dudow (G 1956, 118’, v.o. sott.it.)<br />
h. 20.30/22.30 Rocky Horror Picture Show <strong>di</strong> J. Sharman<br />
(Gb 1975, 100’, v.o. sott.it.)<br />
LUNEDÌ 13 OTTOBRE<br />
h. 16.30/18.15 Grace Is Gone <strong>di</strong> J.C. Strouse (Usa 2007, 85’)<br />
h. 20.30 Antonio Costa presenta L’arte <strong>del</strong> film °<br />
h. 22.00 Paolo Cherchi Usai presenta I Griffith <strong>di</strong> oggi °<br />
Il programma dettagliato è all’interno <strong>del</strong>la rivista<br />
MARTEDÌ 14 OTTOBRE<br />
h. 16.30/18.15/20.30/22.15 Grace Is Gone <strong>di</strong> J.C. Strouse (Usa 2007, 85’)<br />
MERCOLEDÌ 15 OTTOBRE<br />
h. 16.30/18.15 Grace Is Gone <strong>di</strong> J.C. Strouse (Usa 2007, 85’)<br />
h. 20.45 Una bella vacanza. Buon compleanno Dino Risi <strong>di</strong> F. Corallo<br />
(I 2006, 55’) °<br />
segue Poveri ma belli <strong>di</strong> D. Risi (I 1956, 102’) °<br />
GIOVEDÌ 16 OTTOBRE<br />
h. 20.45 – Sala Due Sex and the City <strong>di</strong> M.P. King (Usa 2008, 140’, v.o. sott.it.)<br />
DA VENERDÌ 17 A MARTEDÌ 21 OTTOBRE<br />
Festival <strong>Cinema</strong>mbiente – XI e<strong>di</strong>zione<br />
MERCOLEDÌ 22 OTTOBRE<br />
h. 16.30 Echi d’autunno <strong>di</strong> M. Silvan (I 2006, 50’) *<br />
Il film sarà presentato dal regista Matteo Silvan<br />
h. 17.30 Un silenzio particolare <strong>di</strong> S. Rulli (I 2004, 75’) *<br />
h. 19.00 La seconda ombra <strong>di</strong> S. Agosti (I 2000, 84’) *<br />
h. 20.45 Matti da slegare <strong>di</strong> AA.VV. (I 1975, 140’)§<br />
Prima <strong>del</strong> film tavola rotonda con gli autori <strong>del</strong> film<br />
h. 18.00 – Sala Due Grido <strong>di</strong> P. Delbono (I 2006, 75’) *<br />
Il film sarà presentato da Pippo Delbono e Mario Martone<br />
GIOVEDÌ 23 OTTOBRE<br />
h. 16.30 Chi l’ha vista morire? <strong>di</strong> A. Lado (I 1972, 90’) *<br />
h. 18.30 L’ultimo treno <strong>del</strong>la notte <strong>di</strong> A. Lado (I 1975, 91’) *<br />
h. 20.45 La corta notte <strong>del</strong>le bambole <strong>di</strong> vetro <strong>di</strong> A. Lado (I 1970, 90’) °<br />
Il film sarà presentato dal regista Aldo Lado<br />
h. 20.30/22.30 – Sala Due Les chansons d’amour <strong>di</strong> C. Honoré<br />
(F 2007, 100’, v.o. sott.it.)<br />
VENERDÌ 24 OTTOBRE<br />
h. 16.30 Buongiorno, notte <strong>di</strong> M. Bellocchio (I 2003, 105’) *<br />
h. 18.30 Io ho paura <strong>di</strong> D. Damiani (I 1977, 120’) *<br />
h. 20.45 L’infame e suo fratello <strong>di</strong> L.M. Perotti (I/G 2008, 91’)§<br />
Al termine incontro con Luigi Maria Perotti<br />
h. 23.00 Noi non abbiamo vinto? <strong>di</strong> G. Sartorio (I 2006, 70’)§<br />
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA<br />
Mole Antonelliana<br />
Via Montebello, 20 - Torino<br />
Tel. 011.81.38.511<br />
Info biglietteria<br />
Tel. 011.81.38.560/561<br />
info@museocinema.it<br />
www.museocinema.it<br />
Orari<br />
Da martedì a venerdì e domenica:<br />
9.00-20.00<br />
sabato:<br />
9.00-23.00<br />
lunedì chiuso<br />
BIGLIETTO<br />
Intero, € 6,50<br />
Ridotto, € 5,00<br />
studenti universitari fino a 26 anni;<br />
over 65; gruppi min. 15 persone<br />
Volete ricevere via mail o per posta informazioni alle serate organizzate dal <strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong>?<br />
Compilate questo modulo e consegnatelo alla cassa <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> Massimo oppure<br />
spe<strong>di</strong>telo a <strong>Museo</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Cinema</strong> – Programmazione, via Montebello 22, 10124 Torino.<br />
Nome e cognome:<br />
In<strong>di</strong>rizzo (via, città, provincia, c.a.p.):<br />
E-mail:<br />
Età e professione:<br />
Giovani e scuole, € 2,00<br />
da 6 a 18 anni; gruppi scolastici<br />
Gratuito<br />
fino a 5 anni; <strong>di</strong>sabili e accompagnatore<br />
MUSEO + ASCENSORE PANORAMICO<br />
Intero, € 8,00<br />
Ridotto, € 6,50<br />
studenti universitari fino a 26 anni;<br />
over 65; gruppi min. 15 persone<br />
Giovani e scuole, € 4,50<br />
da 11 a 18 anni; gruppi scolastici<br />
Gratuito<br />
fino a 5 anni; <strong>di</strong>sabili e accompagnatore<br />
ASCENSORE PANORAMICO<br />
Intero, € 4,50<br />
Ridotto, € 3,20<br />
da 11 a 18 anni;<br />
studenti universitari fino a 26 anni;<br />
over 65; gruppi min. 15 persone<br />
Gratuito<br />
fino a 10 anni; <strong>di</strong>sabili e accompagnatore<br />
VISITE GUIDATE<br />
Per gruppi con prenotazione<br />
Max 25 persone / gruppo. Durata ca.: 1h30’<br />
Prenotazione obbligatoria:<br />
Tel.: 011.81.38.564/565<br />
(lun. e ven. h. 9.00-14.00;<br />
mar. mer. gio. h. 9.00-16.30)<br />
Visita guidata in italiano<br />
€ 70,00 / gruppo + biglietto ridotto<br />
SABATO 25 OTTOBRE<br />
h. 16.15 World <strong>Cinema</strong> <strong>di</strong> J. e E. Coen (F 2007, 5’, v.o. sott.it.)<br />
segue Blood Simple – Sangue facile <strong>di</strong> J. Coen (Usa 1984, 97’)<br />
h. 18.15 Arizona Junior <strong>di</strong> J. Coen (Usa 1987, 94’)<br />
h. 20.20 Crocevia <strong>del</strong>la morte <strong>di</strong> J. Coen (Usa 1990, 115’, v.o. sott.it.)<br />
h. 22.30 Barton Fink – È successo a Hollywood <strong>di</strong> J. Coen (Usa 1991, 116’)<br />
DOMENICA 26 OTTOBRE<br />
h. 11.00 Be Kind Rewind – Gli acchiappafilm <strong>di</strong> M. Gondry (Usa 2007, 98’) *<br />
h. 16.15 Mister Hula Hoop <strong>di</strong> J. Coen (Usa 1994, 111’)<br />
h. 18.20 Tuileries <strong>di</strong> J. e E. Coen (F 2006, 10’, v.o. sott.it.)<br />
segue Fargo <strong>di</strong> J. Coen (Usa 1996, 98’)<br />
h. 20.20 Il grande Lebowski <strong>di</strong> J. Coen (Usa 1998, 117’)<br />
h. 22.30 Fratello, dove sei? <strong>di</strong> J. Coen (Usa 2000, 107’)<br />
LUNEDÌ 27 OTTOBRE<br />
h. 16.00 Barton Fink – È successo a Hollywood <strong>di</strong> J. Coen (Usa 1991, 116’)<br />
h. 18.10 Crocevia <strong>del</strong>la morte <strong>di</strong> J. Coen (Usa 1990, 115’, v.o. sott.it.)<br />
h. 20.30 Sobibor <strong>di</strong> C. Lanzmann (F 2001, 95’, v.o. sott.it.) *<br />
Il film sarà presentato dal regista Claude Lanzmann<br />
MARTEDÌ 28 OTTOBRE<br />
h. 16.15 L’uomo che non c’era <strong>di</strong> J. Coen (Usa 2001, 116’)<br />
h. 18.30 Prima ti sposo, poi ti rovino <strong>di</strong> J. Coen (Usa 2003, 100’)<br />
h. 20.30 Arizona Junior <strong>di</strong> J. Coen (Usa 1987, 94’)<br />
h. 22.15 World <strong>Cinema</strong> <strong>di</strong> J. e E. Coen (F 2007, 5’, v.o. sott.it.)<br />
segue Blood Simple – Sangue facile <strong>di</strong> J. Coen (Usa 1984, 97’)<br />
MERCOLEDÌ 29 OTTOBRE<br />
h. 16.15 Il grande Lebowski <strong>di</strong> J. Coen (Usa 1998, 117’)<br />
h. 18.30 Fratello, dove sei? <strong>di</strong> J. Coen (Usa 2000, 107’)<br />
h. 20.30/22.30 Joy Division <strong>di</strong> G. Gee (Gb/Usa 2007, 94’, v.o. sott.it.)<br />
GIOVEDÌ 30 OTTOBRE<br />
h. 16.15 Ladykillers <strong>di</strong> J. e E. Coen (Usa 2004, 104’)<br />
h. 18.15 Non è un paese per vecchi <strong>di</strong> J. e E. Coen (Usa 2007, 122’)<br />
h. 20.30 Tuileries <strong>di</strong> J. e E. Coen (F 2006, 10’, v.o. sott.it.)<br />
segue Fargo <strong>di</strong> J. Coen (Usa 1996, 98’)<br />
h. 22.30 Mister Hula Hoop <strong>di</strong> J. Coen (Usa 1994, 111’)<br />
h. 20.15/22.30 – Sala Due In<strong>di</strong>ana Jones e il Regno <strong>del</strong> teschio <strong>di</strong> cristallo<br />
<strong>di</strong> S. Spielberg (Usa 2008, 125’, v.o. sott.it.)<br />
VENERDÌ 31 OTTOBRE<br />
h. 16.30 World <strong>Cinema</strong> <strong>di</strong> J. e E. Coen (F 2007, 5’, v.o. sott.it.)<br />
segue Blood Simple – Sangue facile <strong>di</strong> J. Coen (Usa 1984, 97’)<br />
h. 18.30 Arizona Junior <strong>di</strong> J. Coen (Usa 1987, 94’)<br />
h. 20.20 L’uomo che non c’era <strong>di</strong> J. Coen (Usa 2001, 116’)<br />
h. 22.30 Prima ti sposo, poi ti rovino <strong>di</strong> J. Coen (Usa 2003, 100’)<br />
SABATO 1 NOVEMBRE<br />
h. 16.15 Tuileries <strong>di</strong> J. e E. Coen (F 2006, 10’, v.o. sott.it.)<br />
segue Fargo <strong>di</strong> J. Coen (Usa 1996, 98’)<br />
h. 18.15 Mister Hula Hoop <strong>di</strong> J. Coen (Usa 1994, 111’)<br />
h. 20.20 Non è un paese per vecchi <strong>di</strong> J. e E. Coen (Usa 2007, 122’)<br />
h. 22.30 Ladykillers <strong>di</strong> J. e E. Coen (Usa 2004, 104’)<br />
DOMENICA 2 NOVEMBRE<br />
h. 11.00 La volpe e la bambina <strong>di</strong> L. Jacquet (F 2007, 90’) *<br />
h. 16.00 Il grande Lebowski <strong>di</strong> J. Coen (Usa 1998, 117’)<br />
h. 18.10 Crocevia <strong>del</strong>la morte <strong>di</strong> J. Coen (Usa 1990, 115’, v.o. sott.it.)<br />
h. 20.20 L’uomo che non c’era <strong>di</strong> J. Coen (Usa 2001, 116’)<br />
h. 22.30 Barton Fink – È successo a Hollywood <strong>di</strong> J. Coen (Usa 1991, 116’)<br />
Visita guidata in lingua straniera<br />
€ 80,00 / gruppo + biglietto ridotto<br />
Visite guidate con interprete LIS<br />
Ogni primo venerdì <strong>del</strong> mese,<br />
h. 18.00 su prenotazione<br />
Tel.: 011.81.38.517<br />
prenotazioni@museocinema.it<br />
www.museocinema.it/it/index_w.php<br />
CINEMA MASSIMO<br />
Via Ver<strong>di</strong>, 18 - Torino - Tel. 011.81.38.574<br />
Sala 1 e 2<br />
Intero, € 7,00<br />
Ridotto:<br />
- Aiace, militari, under18<br />
e studenti universitari, € 5,00<br />
- Over 60, € 3,50<br />
Abbonamento sale 1 e 2 (5 ingr.), € 20,00<br />
Sala 3<br />
Intero, € 5,50<br />
Ridotto:<br />
- Aiace, militari, under18<br />
e studenti universitari (spett. serali), € 4,00<br />
- Over 60 e studenti universitari<br />
(spett. pomeri<strong>di</strong>ani), € 3,00<br />
Abbonamento sala 3 (10 ingr.), € 30,00<br />
BIBLIOMEDIATECA “Mario Gromo”<br />
Via Matilde Serao, 8/A - Torino<br />
Tel. 011.81.38.599 - Fax 011.81.38.595<br />
biblioteca@museocinema.it<br />
lun. - ven. 9.00 - 13.00<br />
mar. - gio. 9.00 - 13.00, 13.30 - 17.30<br />
mer. chiuso<br />
Biblioteca e videoteca<br />
lun. e ven. 9.00 - 13.00<br />
mar. e gio. 9.00 - 13.00, 13.30 - 17.30<br />
mer., sab. e dom. chiuso<br />
Per vedere in sede i film <strong>del</strong>la videoteca<br />
è necessaria la prenotazione<br />
Archivio<br />
mar. 9.30 - 13.00, 13.30 - 17.30<br />
(previo appuntamento)<br />
L’archivio è consultabile su prenotazione:<br />
archivio@museocinema.it<br />
tel. 011.81.38.596 (solo mar.)<br />
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA<br />
Fondazione Maria Adriana Prolo<br />
Archivi <strong>di</strong> cinema, fotografia ed immagine<br />
Uffici: Via Montebello, 22 - 10124 Torino<br />
Tel. 011.81.38.511 - Fax 011.81.38.558<br />
info@museocinema.it - www.museocinema.it<br />
Io sottoscritto, estensore <strong>del</strong>la presente richiesta, <strong>di</strong>chiaro <strong>di</strong> prendere atto <strong>del</strong>l’informativa fornitami dalla Fondazione ai sensi<br />
<strong>del</strong>l’art.10 <strong>del</strong>la Legge 675/1996 ed acconsento liberamente, ai fini e per gli effetti <strong>di</strong> quanto previsto dall’art.11, comma 1° <strong>del</strong>la<br />
Legge 675/1996 al trattamento dei dati forniti alla Fondazione, alla comunicazione e <strong>di</strong>ffusione degli stessi ai sensi ed effetti <strong>di</strong><br />
quanto <strong>di</strong>sposto dall’art.20 <strong>del</strong>la Legge 675/1996, per lo svolgimento <strong>di</strong> tutte le operazioni connesse alla preparazione e<br />
spe<strong>di</strong>zione <strong>del</strong> programma. Dichiaro altresì <strong>di</strong> essere a conoscenza dei <strong>di</strong>ritti riconosciutomi dall’art.13 <strong>del</strong>la Legge 675/1996.<br />
Data e firma:<br />
° ingresso libero<br />
* ingresso euro 3,00<br />
§ ingresso intero euro 4,00<br />
# ingresso gratuito (ve<strong>di</strong> modalità all’interno <strong>del</strong>la Rivista)