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i comici della "sponda lombarda"

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Sangiano ad ascoltarli, in famiglia si parlava dialetto e grazie a questa abitudine<br />

ho potuto attingere direttamente a un patrimonio culturale oggi scomparso».<br />

Svampa quel patrimonio l’ha salvaguardato, incidendo dischi con i Gufi e in<br />

solitario, racconti in musica di situazioni che oggi ci appaiono remote, ma<br />

appartengono alla vita dell’altrieri, certo più povera ma molto più vera, fatta<br />

di persone singole e singolari e non di ombre mute affatto simili. La stessa<br />

diversità di golfi e spiagge, l’unicità dei borghi più minuti, la trasparenza delle<br />

albe di gennaio, le pietre contorte e aspre <strong>della</strong> “<strong>sponda</strong> magra”, con l’inverno<br />

che fa pensare e scavare dentro.<br />

«Dopo aver trascorso una notte sulle rive del lago d’Elio a un paio d’ore d’ascesa<br />

da Maccagno, ripigliammo la nostra vogata lungo la riva sinistra, quella<br />

che da Luino, per Laveno corre giù sinuosa fino a Sesto Calende: la <strong>sponda</strong> lombarda<br />

cosiddetta, quella su cui le guide in genere sorvolano, dicendola insignificante.<br />

In realtà pochi abitanti rallegrano quella <strong>sponda</strong>. Ma se io vi dicessi che<br />

appunto per questo suo carattere selvaggio, per la sua forte solitudine io vi scoprii<br />

un incanto sottile! Quel breve promontorio chiamato punta Caldè, passata<br />

la fumante Luino, mi parve nel suo aspetto diruto e roccioso, nelle rudi sagome<br />

dei suoi altiforni di calcare creare agli occhi un quadro di intensa, poderosa<br />

natura lombarda. Pareva un Caravaggio, un Magnasco. Era una composizione<br />

tutta mossa e viva, con un che di tragico e di oscuro nella sua struttura, fermamente<br />

armonizzato da una severa dolcezza di toni», scriveva Carlo Linati nel<br />

1931, quando con alcuni amici attraversò l’intero lago Maggiore in canotto.<br />

La “severa dolcezza”, colta dal raffinato prosatore comasco, è il motivo dominante<br />

<strong>della</strong> terra di qui e una componente di chi è nato per far divertire, ridere<br />

o sorridere. I nomi sono parecchi, Massimo Boldi, Francesco Salvi, Renato<br />

Pozzetto, Enzo Iacchetti, sparsi tra Laveno e Luino, senza contare il sangiane-<br />

In alto: Il “Gufo” Nanni Svampa.<br />

Sotto: L’intellettuale che ride: Dario Fo.<br />

A fianco: Il promontorio di Caldè, teatro naturale<br />

del lago Maggiore. Photo Paolo Zanzi<br />

Above: The “Gufo”, the owl, is the surname<br />

of the famous poet and chansonnier Nanni<br />

Svampa.<br />

Below: The laughing intellectual, Dario Fo.<br />

Aside: The promontory of Caldé, natural<br />

theatre of Major Lake.

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