recensioni - CCIAA di Varese
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I<br />
l volume raccoglie sei saggi<br />
che stu<strong>di</strong>ano lo sviluppo<br />
delle ville e dei giar<strong>di</strong>ni del<br />
Verbano tra Ottocento e Novecento,<br />
la formazione <strong>di</strong> questa<br />
originale composizione paesaggistica,<br />
i ``protagonisti della villeggiatura<br />
in villa'' e i problemi<br />
connessi alla conoscenza e alla<br />
tutela <strong>di</strong> tale grande patrimonio<br />
paesistico. Oltre ai contributi,<br />
corredati da numerose fotografie,<br />
anche d'epoca, si segnalano<br />
ben 243schede riguardanti le<br />
ville della costiera piemontese<br />
del Verbano e do<strong>di</strong>ci analisi <strong>di</strong><br />
maggior respiro sulle realtaÁ piuÁ<br />
significative. Il territorio esaminato<br />
appartiene alle province <strong>di</strong><br />
Novara e del Verbano, Cusio,<br />
Ossola e si estende da Arona a<br />
Cannobio.<br />
Si tratta dei risultati <strong>di</strong> una<br />
ricerca sui giar<strong>di</strong>ni e sulle <strong>di</strong>more<br />
storiche del lago Maggiore<br />
pubblicati grazie a un<br />
meritorio intervento della Regione<br />
Piemonte. Il materiale<br />
non si rivolge solo agli stu<strong>di</strong>osi<br />
e agli appassionati al tema delle<br />
ville lacuali, ma anche a chi<br />
deve provvedere alla tutela <strong>di</strong><br />
un immenso patrimonio culturale<br />
sviluppatosi pro<strong>di</strong>giosamente<br />
lungo tutto l'Ottocento<br />
e all'inizio del Novecento, con<br />
il successo <strong>di</strong> quel fenomeno<br />
che va sotto il nome <strong>di</strong> `villeggiatura<br />
in villa'. Purtroppo oggi<br />
tale patrimonio, dopo la<br />
scomparsa <strong>di</strong> molte famiglie<br />
dei cosmopoliti protagonisti<br />
<strong>di</strong> quella stagione e anche del<br />
loro mondo, si eÁ spesso degradato<br />
o va degradandosi, nella<br />
sua parte e<strong>di</strong>ficata come in<br />
quella botanica; inoltre <strong>di</strong> frequente<br />
gli ere<strong>di</strong> non sono piuÁ<br />
interessati e/o neppure sono<br />
economicamente in grado <strong>di</strong><br />
mantenere nel pieno splendore<br />
gli stupen<strong>di</strong> manufatti che<br />
possiedono. Si tratta <strong>di</strong> `invenzioni'<br />
<strong>di</strong> assoluto rilievo e <strong>di</strong><br />
respiro internazionale ± sia<br />
nel campo e<strong>di</strong>lizio sia in quello<br />
botanico ± che hanno ra<strong>di</strong>calmente<br />
trasformato l'immagine<br />
e la fruizione <strong>di</strong> un territorio<br />
costiero precedentemente<br />
legato all'attivitaÁ agricola.<br />
I saggi che costituiscono la<br />
prima parte della ricerca, nell'or<strong>di</strong>ne<br />
<strong>di</strong> pubblicazione, sono<br />
<strong>di</strong> Sergio Pace, Tullio Bagnati,<br />
Renata Lodari, Carola Lodari,<br />
Sergio Rebora e Federico Fontana.<br />
Gli stu<strong>di</strong>, il censimento e la<br />
schedatura delle ville sono stati<br />
coor<strong>di</strong>nati da Renata Lodari; il<br />
gruppo <strong>di</strong> lavoro inter<strong>di</strong>sciplinare<br />
si eÁ costituito presso il Museo<br />
del Paesaggio <strong>di</strong> Pallanza.<br />
La tutela e la valorizzazione delle<br />
ville ± a cui il volume daÁ un<br />
importante contributo conoscitivo<br />
e <strong>di</strong> idee ± avranno una favorevole<br />
ricaduta anche sotto il<br />
profilo dello sviluppo turistico e<br />
della promozione dell'immagine<br />
del lago. A questo riguardo<br />
eÁ un vero peccato che il confine<br />
amministrativo lombardo-piemontese<br />
e quello politico tra<br />
Italia e Svizzera abbiano impe<strong>di</strong>to<br />
a una ricerca <strong>di</strong> questa portata<br />
<strong>di</strong> continuare in uno spazio<br />
che eÁ in<strong>di</strong>visibile da quello analizzato<br />
da un punto <strong>di</strong> vista ambientale,<br />
storico e culturale, come<br />
emerge chiaramente anche<br />
dai vari saggi.<br />
LOMBARDIA NORD-OVEST 79 3/2003<br />
Sarebbe auspicabile che la<br />
ComunitaÁ <strong>di</strong> lavoro transfrontaliera<br />
della Regio Insubrica ± la<br />
quale non ha vincoli <strong>di</strong> confine<br />
ed estende la sua giuris<strong>di</strong>zione<br />
su tutto il Verbano, oltreche sul<br />
Ceresio e sul Lario ± non lasci<br />
cadere questa iniziativa e stimoli<br />
le amministrazioni che ne fanno<br />
parte a impegnarsi per completare<br />
tale utilissimo lavoro, almeno<br />
per tutto il lago Maggiore,<br />
includendo la cosiddetta<br />
`sponda magra' varesina ± che<br />
fa comunque da sfondo a Stresa<br />
e alle Isole Borromee e in cui<br />
non mancano affatto le ville ± e<br />
quella svizzera con localitaÁ della<br />
villeggiatura <strong>di</strong> ieri e <strong>di</strong> oggi del<br />
rango <strong>di</strong> Locarno, Ascona e<br />
delle stupende isole <strong>di</strong> Brissago<br />
con relativo giar<strong>di</strong>no botanico.<br />
Carlo Brusa<br />
<strong>recensioni</strong><br />
Giar<strong>di</strong>ni e ville del lago Maggiore<br />
Un paesaggio culturale tra Ottocento<br />
e Novecento<br />
a cura <strong>di</strong> Renata Lodari<br />
Centro Stu<strong>di</strong> Piemontesi - Museo<br />
del Paesaggio, Verbania - Regione<br />
Piemonte, Torino, 2002, pagine 278
I Tinelli<br />
Storia <strong>di</strong> una famiglia (Secoli XVI-XX)<br />
a cura <strong>di</strong> Marina Cavallera<br />
Milano, Franco Angeli, 2003, pagine 428<br />
I<br />
l volume, curato da Marina<br />
Cavallera, raccoglie gli atti<br />
del convegno I Tinelli, storia<br />
<strong>di</strong> una famiglia lombarda,<br />
tenutosi a Laveno il 13e 14 ottobre<br />
2000, grazie ai finanziamenti<br />
del Comune <strong>di</strong> Laveno,<br />
della ComunitaÁ Montana della<br />
Valcuvia e alla <strong>di</strong>sponibilitaÁ della<br />
famiglia Tinelli <strong>di</strong> Gorla. Un<br />
valido contributo scientifico eÁ<br />
stato fornito dall'Istituto per la<br />
storia dell'Italia contemporanea<br />
e del movimento <strong>di</strong> liberazione<br />
<strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, ora intitolato a<br />
Luigi Ambrosoli, con il patrocinio<br />
del Dipartimento <strong>di</strong> Storia<br />
della societaÁ e delle istituzioni<br />
dell'UniversitaÁ <strong>di</strong> Milano.<br />
Nella ricca ed esauriente introduzione,<br />
la curatrice presenta<br />
la raccolta <strong>di</strong> saggi e mette in<br />
risalto come, partendo dallo<br />
stu<strong>di</strong>o della vita <strong>di</strong> Luigi Tinelli,<br />
uomo legato alla Giovine Italia<br />
e percioÁ costretto a emigrare in<br />
America, si sia arrivati a descrivere,<br />
attraverso le tracce piuÁ antiche<br />
della famiglia, un quadro<br />
della societaÁ, vista sotto tutti gli<br />
aspetti.<br />
Il volume eÁ <strong>di</strong>viso in quattro<br />
sezioni: la prima riguarda la figura<br />
<strong>di</strong> Luigi Tinelli e i suoi rapporti<br />
familiari. La seconda rivolge<br />
la sua attenzione al passato<br />
<strong>di</strong> casa Tinelli e alle relazioni<br />
con la societaÁ. La terza sezione<br />
affronta il problema della continuitaÁ<br />
della tra<strong>di</strong>zione familiare<br />
nel XIX secolo, movimentato<br />
dalle trasformazioni sociali. Infine,<br />
la quarta sezione in<strong>di</strong>vidua,<br />
soprattutto attraverso significative<br />
lettere <strong>di</strong> membri<br />
della famiglia, aspetti importanti<br />
dei rapporti, sia pubblici che<br />
privati.<br />
Il primo contributo, dal titolo<br />
La lettera sul Romanticismo,eÁ<br />
l'analisi <strong>di</strong> Luigi Ambrosoli della<br />
lettera che il giovane Tinelli,<br />
studente a Pavia, invia al padre<br />
il 13aprile 1820. In essa Luigi<br />
descrive al genitore la propria<br />
adesione al Romanticismo, ma<br />
con senso critico, senza esaltazione<br />
ma anche senza alcun<br />
dubbio.<br />
Nel saggio Luigi Tinelli e la<br />
Giovine Italia: 1831-1833, ricco<br />
<strong>di</strong> documenti tratti dagli interrogatori<br />
a cui fu sottoposto,<br />
Franco Della Peruta delinea i<br />
rapporti <strong>di</strong> Luigi Tinelli con la<br />
Giovine Italia e pone il problema<br />
della sua effettiva collaborazione<br />
con gli inquirenti<br />
austriaci.<br />
In seguito alla condanna a<br />
morte, poi commutata in depor-<br />
3/2003<br />
80 LOMBARDIA NORD-OVEST<br />
tazione in America, Luigi Tinelli<br />
si recoÁ negli Stati Uniti e poi, nel<br />
1840, a Oporto, dove fu console<br />
generale degli Stati Uniti; questo<br />
periodo eÁ illustrato dal saggio<br />
successivo Nella terra della<br />
libertaÁ: Luigi Tinelli in America<br />
<strong>di</strong> Marco Sioli, anch'esso ricco<br />
<strong>di</strong> documentazione, tratta non<br />
solo dal carteggio privato ma<br />
anche da fonti americane.<br />
Nel contributo de<strong>di</strong>cato a La<br />
figura <strong>di</strong> Anna Zannini Tinelli<br />
tra famiglia, politica ed arte, Serena<br />
Contini descrive i mutamenti<br />
dei sentimenti della moglie<br />
verso il marito esiliato, la<br />
sua partecipazione alla lotta risorgimentale<br />
e infine le sue capacitaÁ<br />
artistiche, particolarmente<br />
nella miniatura.<br />
Allargando il <strong>di</strong>scorso per<br />
appurare se l'emigrazione, pur<br />
forzata, <strong>di</strong> Tinelli fosse un fatto<br />
isolato nella societaÁ e nell'ambiente<br />
prealpino, il saggio <strong>di</strong><br />
Patrizia Audenino L'eÂlite dell'emigrazione<br />
nelle Alpi centro-occidentali<br />
(secc. XIX-XX) presenta,<br />
con esempi, numerosi<br />
analoghi casi <strong>di</strong> spirito impren<strong>di</strong>toriale<br />
portato al <strong>di</strong> laÁ della<br />
frontiera patria, in aggiunta alla<br />
ormai consolidata emigrazione<br />
temporanea, vista peroÁ non come<br />
sintomo <strong>di</strong> povertaÁ ma come<br />
uno strumento per l'esercizio <strong>di</strong><br />
traffici e <strong>di</strong> mestieri.<br />
Infine, a conclusione della<br />
prima sezione, Giancarlo Peregalli<br />
ne L'archivio <strong>di</strong> famiglia,<br />
esamina la principale, e per la<br />
maggior parte ine<strong>di</strong>ta, fonte <strong>di</strong><br />
documentazione dei vari stu<strong>di</strong><br />
presentati al convegno.<br />
La seconda sezione si apre
con uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Marina Cavallera,<br />
Vie <strong>di</strong> ascesa economica<br />
e sociale: dal Lago Maggiore a<br />
Milano, che esamina le origini<br />
e le modalitaÁ della crescita socio-economica<br />
della famiglia,<br />
partendo dal XVI secolo, da Felice<br />
Tinelli, che puoÁ essere considerato<br />
l'iniziatore delle fortune<br />
familiari. L'autrice evidenzia<br />
alcuni personaggi o momenti<br />
che possono essere visti come<br />
pietre miliari <strong>di</strong> questa ascesa,<br />
fino all'acquisto del feudo <strong>di</strong><br />
Gorla che segna la definitiva<br />
consacrazione dei Tinelli, comprovata<br />
dell'inserimento della<br />
famiglia nel Libro de' nobili citta<strong>di</strong>ni<br />
milanesi del 1770.<br />
Pierangelo Frigerio descrive<br />
ne Il giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> villa Tinelli a<br />
Laveno la situazione dell'area<br />
nel periodo precedente la sua<br />
realizzazione e i fatti che portarono<br />
alla progettazione del giar<strong>di</strong>no.<br />
La storia della famiglia viene<br />
continuata da Clau<strong>di</strong>a Morando<br />
in Strategie per conservare il<br />
patrimonio (secc. XVIII-XIX),<br />
vista da un'angolazione particolare,<br />
ossia lo stu<strong>di</strong>o delle <strong>di</strong>sposizioni<br />
testamentarie, e da Maria<br />
Teresa Luvini in Politica ed<br />
esperienze familiari nella stagione<br />
cisalpina e napoleonica attraverso<br />
lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> alcune figure<br />
rilevanti del casato: Antonio,<br />
Fer<strong>di</strong>nando e Camillo, figli <strong>di</strong><br />
Carlo Tinelli e <strong>di</strong> Teresa Maschio,<br />
attivi nel periodo a cavallo<br />
tra la fine del XVIII e il XIX<br />
secolo.<br />
Le vicende della famiglia Tinelli<br />
nei secoli XIX e XX sono<br />
analizzate nella terza sezione<br />
del volume; il primo contributo,<br />
Prove d'impren<strong>di</strong>torialitaÁlombarda<br />
nel XIX secolo: tra filande,<br />
ceramiche e torbiere <strong>di</strong> Aldo<br />
Carera, pone l'accento sull'attivitaÁ<br />
impren<strong>di</strong>toriale della famiglia<br />
in relazione alla tra<strong>di</strong>zionale<br />
attivitaÁ commerciale attraverso<br />
lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tre casi: la filanda<br />
<strong>di</strong> Laveno, la ceramica <strong>di</strong> San<br />
Cristoforo a Milano e la torbiera<br />
<strong>di</strong> Orentano.<br />
Raffaella Ausenda in La sconosciuta<br />
porcellana <strong>di</strong> Milano:<br />
dai Tinelli ai Richard presenta<br />
in quale modo la famosa fabbrica<br />
<strong>di</strong> ceramica Richard tragga le<br />
sue origini dall'industria che i<br />
Tinelli possedevano a Milano<br />
ai Corpi Santi <strong>di</strong> Porta Ticinese,<br />
lungo il Naviglio, presso San<br />
Cristoforo.<br />
Giuseppe Panzeri nel suo<br />
saggio Le proprietaÁlecchesi <strong>di</strong><br />
Camporeso al Monte Barro (secc.<br />
XVIII-XIX) ricostruisce i rapporti<br />
tra conta<strong>di</strong>ni e proprietari<br />
e il ruolo che la famiglia Maschio,<br />
poi Tinelli per il matrimonio<br />
fra Teresa Maschio e<br />
Carlo Tinelli, svolsero nell'ambito<br />
delle attivitaÁ rurali.<br />
L'ultimo stu<strong>di</strong>o della terza sezione<br />
(Amministrazione e societaÁa<br />
Laveno Mombello nell'Ottocento<br />
<strong>di</strong> Giuseppe Musumeci)<br />
ha per oggetto la partecipazione<br />
alla vita amministrativa e sociale<br />
<strong>di</strong> alcuni rappresentanti della<br />
famiglia, limitandosi peroÁ al solo<br />
comune <strong>di</strong> Laveno Mombello,<br />
dove i Tinelli erano ra<strong>di</strong>cati<br />
da secoli. CosõÁ l'autore segue le<br />
figure <strong>di</strong> Carlo, del figlio Filippo<br />
e del nipote Carlo.<br />
L'ultima sezione si apre con<br />
LOMBARDIA NORD-OVEST 81 3/2003<br />
un saggio <strong>di</strong> Giuseppe Armocida,<br />
Carlo Tinelli e Giulio Adamoli:<br />
un amichevole e lungo rapporto<br />
epistolare tra Otto e Novecento,<br />
che presenta una ricca<br />
documentazione tratta dall'archivio<br />
Adamoli; nelle lettere <strong>di</strong><br />
Tinelli si trattano vari argomenti:<br />
da richieste <strong>di</strong> interventi<br />
presso gli uffici romani per le<br />
esigenze dell'amministrazione<br />
<strong>di</strong> Laveno a questioni che riguardavano<br />
<strong>di</strong>rettamente la famiglia;<br />
un nutrito gruppo <strong>di</strong> lettere<br />
eÁ de<strong>di</strong>cato alle questioni<br />
politiche e illumina sulla presenza<br />
importante <strong>di</strong> Tinelli nella<br />
vita politica locale.<br />
Il carteggio con Sofia (1895-<br />
1896) <strong>di</strong> Ginevra Battistini presenta<br />
alcuni motivi d'interesse:<br />
il fascino <strong>di</strong> una corrispondenza<br />
<strong>di</strong> altri tempi, il rapporto tra padre<br />
e figlia inserito nel contesto<br />
culturale <strong>di</strong> quegli anni, l'educazione<br />
delle figlie nelle famiglie<br />
aristocratiche e borghesi.<br />
Mancano purtroppo le lettere<br />
<strong>di</strong> Sofia; la sua immagine emerge<br />
solo filtrata dagli occhi <strong>di</strong><br />
Carlo, il padre.<br />
Pierluigi Piano (Daniele fotografo.<br />
Frammenti <strong>di</strong> un carteggio)<br />
presenta la figura <strong>di</strong> Daniele,<br />
figlio <strong>di</strong> Luigi Tinelli e considerato<br />
l'enfant terrible della famiglia<br />
perche pittore e fotografo,<br />
commerciante <strong>di</strong> cavalli e<br />
quadri, giramondo inquieto e<br />
genialoide, sempre pronto ad<br />
affrontare nuove avventure.<br />
Con l'ultimo saggio <strong>di</strong> Bruna<br />
Bianchi, Combattere per la libertaÁnella<br />
seconda guerra mon<strong>di</strong>ale,<br />
si compie un salto temporale.<br />
L'autrice ricostruisce il proces-
so che ha portato un giovane,<br />
cresciuto nella scuola fascista,<br />
a <strong>di</strong>ventare un cosciente combattente<br />
antifascista. Ma, pur<br />
con la frattura temporale, in<br />
questo stu<strong>di</strong>o si coglie il senso<br />
della continuitaÁ della famiglia<br />
nell'impegno politico, presente<br />
anche nel piuÁ recente passato.<br />
Completano il volume l'albero<br />
genealogico della famiglia<br />
compilato alla metaÁ del XX secolo<br />
e una serie <strong>di</strong> riproduzioni<br />
fotografiche.<br />
A conclusione <strong>di</strong> questa ra-<br />
pida rassegna degli stu<strong>di</strong> raccolti,<br />
possiamo affermare che,<br />
partendo dalla figura <strong>di</strong> Luigi<br />
Tinelli, rimasta centrale e vista<br />
nei suoi vari aspetti, sia <strong>di</strong> uomo<br />
privato che pubblico, lo<br />
stu<strong>di</strong>o si eÁ allargato fino a presentare<br />
una visione della societaÁ<br />
lombarda in questi ultimi<br />
secoli.<br />
Pur nella limitazione posta<br />
dall'aver stu<strong>di</strong>ato una sola famiglia<br />
attraverso i suoi rapporti<br />
epistolari, questo volume eÁ assai<br />
utile perche permette <strong>di</strong> aggiun-<br />
3/2003<br />
82 LOMBARDIA NORD-OVEST<br />
gere un tassello alla ricostruzione<br />
del quadro sociale: esso offre,<br />
in modo esauriente, nuove<br />
conoscenze sul ruolo assunto<br />
dalle eÂlite lombarde, milanesi e<br />
provinciali allo stesso tempo.<br />
Infine, ultimo ma non minore<br />
merito del volume, la documentazione<br />
su cui si basa la maggior<br />
parte delle ricerche, non essendo<br />
mai stata consultata, offre<br />
agli stu<strong>di</strong>osi un ricco campo <strong>di</strong><br />
ricerche.<br />
Renato Ardo
S<br />
i era nell'anno 1953allorcheÂ<br />
fu decisa la demolizione<br />
dell'e<strong>di</strong>ficio,<br />
ormai <strong>di</strong>venuto fatiscente e da<br />
oltre quin<strong>di</strong>ci anni in <strong>di</strong>suso,<br />
sede del Teatro Sociale <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Tale decisione, se a <strong>di</strong>stanza<br />
<strong>di</strong> cinquant'anni merita<br />
un giu<strong>di</strong>zio inappellabilmente<br />
<strong>di</strong> condanna, nel momento in<br />
cui fu adottata trovoÁ nelle varie<br />
componenti del contesto socioculturale,<br />
sia pubblico sia privato,<br />
della <strong>Varese</strong> d'allora un<br />
comportamento tutto sommato<br />
<strong>di</strong> acquiescenza: operazione ritenuta,<br />
per cosõÁ <strong>di</strong>re, ineluttabile.<br />
EÁ quanto emerge dal volume<br />
Il Teatro Sociale <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> nell'Ottocento<br />
recentemente pubblicato<br />
e presentato a Palazzo<br />
Estense il 21 settembre scorso<br />
dall'autore, Bruno Belli, critico<br />
e consulente letterario e musicale,<br />
presidente de `Il CaffeÁ della<br />
Cultura' <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Il clima <strong>di</strong> spiccata attenzione<br />
alla ricostruzione postbellica<br />
e <strong>di</strong> fervore <strong>di</strong>namico nelle attivitaÁ<br />
economiche fu una delle<br />
componenti che <strong>di</strong>strassero i<br />
varesini, notoriamente dotati<br />
<strong>di</strong> genialitaÁ impren<strong>di</strong>toriale, da<br />
considerazioni <strong>di</strong> interesse culturale<br />
quali avrebbe dovuto<br />
suggerire la presenza <strong>di</strong> uno<br />
`strumento' prestigioso che per<br />
quasi un secolo e mezzo aveva<br />
favorito la crescita civile e sociale<br />
della popolazione. Il libro del<br />
Belli eÁ infatti una stimolante <strong>di</strong>mostrazione<br />
<strong>di</strong> quanto il Teatro<br />
Sociale rappresentoÁ per <strong>Varese</strong><br />
in punto <strong>di</strong> capacitaÁ <strong>di</strong> coinvolgimento<br />
e <strong>di</strong> affinamento del<br />
tessuto sociale e induce a sfata-<br />
re (fatte, come si eÁ visto, le debite<br />
eccezioni) il luogo comune<br />
che considera i varesini quasi<br />
esclusivamente interessati ai<br />
problemi economici e scarsamente<br />
attenti agli aspetti culturali<br />
del vivere civile.<br />
Partendo dalla istituzione del<br />
Teatro Ducale, inaugurato il 4<br />
ottobre 1779 (sorto pressocheÂ<br />
ove eÁ ubicato l'attuale provvisorio<br />
teatro prefabbricato), l'autore<br />
offre un'esauriente e, per gli<br />
appassionati, affascinante illustrazione<br />
dell'attivitaÁ artisticomusicale<br />
che favorõÁ la trasformazione<br />
<strong>di</strong> <strong>Varese</strong> da ``piccolo<br />
borgo in una moderna e attiva<br />
citta<strong>di</strong>na''. Il Teatro Ducale, che<br />
per do<strong>di</strong>ci stagioni aveva svolto<br />
una funzione assai ragguardevole,<br />
con l'offerta al pubblico<br />
<strong>di</strong> opere <strong>di</strong> compositori tra i<br />
piuÁ importanti d'Europa, chiuse<br />
i battenti nel 1790 per cause<br />
sia economico-amministrative<br />
(mancato rinnovo contrattuale<br />
da parte della proprietaÁ dell'immobile)<br />
sia, <strong>di</strong>remmo oggi, <strong>di</strong><br />
`or<strong>di</strong>ne pubblico' (pratica del<br />
gioco d'azzardo).<br />
Un inconfon<strong>di</strong>bile segno della<br />
fervida vita culturale della cittaÁ,<br />
favorita anche dalla componente<br />
nobiliare milanese, si riscontra<br />
nella `fulminea' soluzione<br />
(circa un anno e mezzo) che<br />
fu data al problema della costruzione<br />
del nuovo teatro. Il<br />
`Sociale', con rapi<strong>di</strong>taÁ <strong>di</strong> tempi<br />
sia burocratici che attuativi oggi<br />
inimmaginabile, su progetto <strong>di</strong><br />
Ottavio Torelli era infatti pronto<br />
per l'autunno 1791, e iniziava<br />
la sua gloriosa stagione il 6 ottobre<br />
<strong>di</strong> quell'anno (data piuÁ pro-<br />
LOMBARDIA NORD-OVEST 83 3/2003<br />
Bruno Belli<br />
Il Teatro Sociale <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
nell'Ottocento<br />
(AttivitaÁ e funzione culturale)<br />
<strong>Varese</strong>, Grafica Europa, 2003,<br />
pagine 220<br />
babile in<strong>di</strong>cata dall'autore) con<br />
la rappresentazione dell'opera<br />
La serva innamorata <strong>di</strong> Pietro<br />
Guglielmi.<br />
Ai riferimenti piuÁ propriamente<br />
<strong>di</strong> carattere storico dei<br />
primi sei capitoli, segue nella<br />
seconda parte un'approfon<strong>di</strong>ta<br />
lettura delle linee generali organizzative<br />
del `Sociale' con ampi<br />
riferimenti ai soci, agli impresari<br />
(famoso Bartolomeo Merelli<br />
che ricopriva lo stesso ruolo alla<br />
Scala <strong>di</strong> Milano) e ai <strong>di</strong>rettori.<br />
L'autore si <strong>di</strong>ffonde poi ampiamente<br />
nella descrizione, che<br />
sarebbe piuÁ appropriato definire<br />
`dotta lezione' sull'attivitaÁ<br />
operistica del `Sociale' nell'Ottocento.<br />
Da esperto musicologo,<br />
egli offre al lettore interessanti<br />
spaccati sulla storia della<br />
musica, coniugata con la societaÁ<br />
dell'epoca, un quadro da cui
emerge l'influsso avuto dal teatro<br />
nella crescita culturale della<br />
cittaÁ: il teatro come aÁmbito <strong>di</strong><br />
rappresentazioni musicali, e in<br />
seguito anche <strong>di</strong> prosa, ma altresõÁ<br />
fattore <strong>di</strong> aggregazione sociale<br />
ed elemento vivace <strong>di</strong> promozione<br />
umana. Attraverso un<br />
ampio mosaico <strong>di</strong> temi illustranti<br />
la vita del `Sociale' emerge<br />
la valenza <strong>di</strong> un'istituzione<br />
``in grado <strong>di</strong> allestire spettacoli<br />
non solo <strong>di</strong> qualitaÁ ma legati alle<br />
migliori novitaÁ della piazza'',<br />
quando si pensi alla rappresentazione<br />
<strong>di</strong> opere <strong>di</strong> eminenti<br />
musicisti quali Donizetti, Rossini,<br />
Bellini, Ver<strong>di</strong>.<br />
Tra i molteplici aspetti toccati<br />
dall'autore eÁ interessante il riferimento<br />
alla ``Cronaca Prealpina''<br />
come giornale `culturale'<br />
che dal 1889, grazie al suo <strong>di</strong>rettore<br />
Giovanni Bagaini, appassionato<br />
inten<strong>di</strong>tore d'opera,<br />
ebbe a riservare alla lirica servi-<br />
zi ampi e dettagliati, redatti da<br />
critici particolarmente competenti<br />
in materia. In tale contesto<br />
merita un accenno la pungente<br />
`<strong>di</strong>gressione' del Belli, laÁ dove<br />
viene sottolineato la non infrequente,<br />
o<strong>di</strong>erna situazione che<br />
vede, nel campo della comunicazione,<br />
il ruolo del critico artistico<br />
ricoperto da in<strong>di</strong>vidui impreparati<br />
e incompetenti che<br />
svolgono tale incombenza assai<br />
spesso in un contesto <strong>di</strong> rapporti<br />
comportamentali prettamente<br />
clientelari.<br />
Un capitolo del volume eÁ<br />
inoltre de<strong>di</strong>cato all'attivitaÁ del<br />
teatro riguardante concerti, accademie<br />
e prosa, nel quale, tra<br />
l'altro, una sottolineatura eÁ riservata<br />
al grande tenore Francesco<br />
Tamagno. Egli aveva eletto<br />
<strong>Varese</strong> a localitaÁ <strong>di</strong> soggiorno<br />
estivo e pur non avendo mai<br />
cantato un'intera opera al `Sociale',<br />
si esibõÁ tuttavia in due<br />
3/2003<br />
84 LOMBARDIA NORD-OVEST<br />
concerti (nel 1889 e nel 1903)<br />
organizzati per finalitaÁ benefiche<br />
nei quali riscosse successi<br />
memorabili.<br />
E Á infine da rilevare l'abbondante<br />
qualificata `bibliografia<br />
essenziale' citata nel volume,<br />
prezioso supporto per l'approfon<strong>di</strong>mento<br />
dei vari argomenti<br />
trattati.<br />
L'impostazione del libro, in<br />
cui il Teatro Sociale viene considerato,<br />
piuÁ che sotto la prospettiva<br />
storica, dal punto <strong>di</strong> vista<br />
della sua collocazione nel contesto<br />
sociale e della penetrante influenza<br />
esercitata sulla vita citta<strong>di</strong>na<br />
del tempo, rende la `fatica'<br />
<strong>di</strong> Bruno Belli particolarmente<br />
interessante e culturalmente stimolante<br />
per le riflessioni propositive<br />
che essa puoÁ sollecitare,<br />
anche ai giorni nostri, nei<br />
riguar<strong>di</strong> della cittaÁ <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Angelo Monti
P<br />
oco piuÁ <strong>di</strong> trent'anni fa,<br />
al Palazzo della Permanente<br />
<strong>di</strong> Milano, si inaugurava<br />
la prima grande mostra<br />
del Liberty italiano, dove una<br />
squadra agguerrita <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi,<br />
capitanati da Rossana Bossaglia,<br />
aveva carreggiato tante,<br />
ma proprio tante testimonianze<br />
del Modernismo. Con un certo<br />
stupore il pubblico <strong>di</strong> allora si<br />
accorse che erano anche belle,<br />
dopo che per tanto tempo le<br />
aveva relegate in soffitta o coperte<br />
dall'in<strong>di</strong>fferenza, se non<br />
dal <strong>di</strong>sprezzo.<br />
L'indomita Bossaglia eÁ ancora<br />
a capo <strong>di</strong> una mostra, sempre<br />
a Milano, ma allo spazio<br />
Oberdan, che, organizzata dalla<br />
Provincia e dall'Unione del<br />
Commercio, fa ora il punto<br />
della situazione degli stu<strong>di</strong> e<br />
delle ricerche nel frattempo<br />
compiute. Si limita questa volta<br />
alla produzione realizzata a<br />
Milano, cittaÁ che, d'altra parte,<br />
fu con Palermo e Torino centro<br />
propulsore del nuovo stile.<br />
V'eÁ anche, per la veritaÁ, qualche<br />
documento inerente Monza,<br />
che peroÁ non sembra particolarmente<br />
qualificata come<br />
cittaÁ liberty.<br />
In occasione <strong>di</strong> questa rassegna,<br />
elegante e rigorosa nelle<br />
scelte e ben impaginata, eÁ stato<br />
pubblicato un agile catalogo<br />
che rivisita anche, a mo' <strong>di</strong> guida,<br />
tutta la Milano liberty. Innanzitutto<br />
in architettura, partendo<br />
dal palazzo <strong>di</strong> Ermenegildo<br />
Castiglioni, in corso Venezia<br />
47, giunto ormai ai suoi primi<br />
cento anni <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong>ventato,<br />
a <strong>di</strong>spetto delle non lievi traver-<br />
sie subite, soprattutto negli ambienti<br />
interni, l'e<strong>di</strong>ficio simbolo<br />
del Liberty italiano, per passare<br />
agli allora nuovi quartieri oltre<br />
il centro storico, dove la presenza<br />
dello stile s'impresse come<br />
un marchio inconfon<strong>di</strong>bile. In<br />
essi l'attivitaÁ <strong>di</strong> architetti come<br />
Giulio Ulisse Arata, Alfredo<br />
Campanini, Gaetano Moretti e<br />
Ulisse Stacchini, per <strong>di</strong>re <strong>di</strong><br />
quelli che a noi sembrano i piuÁ<br />
interessanti, fu intensa e qualificante,<br />
riuscendo a ``costituire<br />
± come giustamente scrive la<br />
Bossaglia ± una sorta <strong>di</strong> repertorio<br />
sulla varietaÁ <strong>di</strong> soluzioni<br />
espressive con cui [poteÂ] manifestarsi<br />
il nuovo stile''.<br />
Nella guida eÁ ben raccomandata,<br />
e documentata a cura <strong>di</strong><br />
Valerio Terraroli, la visita al<br />
Cimitero Monumentale, luogo<br />
scelto dalla borghesia citta<strong>di</strong>na<br />
per lasciare una traccia imperitura<br />
del suo acquisito prestigio<br />
sociale, economico e anche culturale,<br />
quest'ultimo espresso<br />
nelle scelte dei soggetti da far<br />
rappresentare in scultura, scelte<br />
non sempre conformiste e accettate<br />
da tutti. Fu il caso della<br />
e<strong>di</strong>cola Branca con il volo <strong>di</strong><br />
un'anima troppo nuda al cielo,<br />
un gruppo statuario <strong>di</strong> Ernesto<br />
Bazzaro, rimosso poco dopo la<br />
sua installazione perche ritenuto<br />
`sconveniente' dalle autoritaÁ<br />
religiose, solo con qualche protesta<br />
da parte <strong>di</strong> intellettuali e<br />
<strong>di</strong> mazziniani, e prontamente<br />
sostituito con una piuÁ ortodossa<br />
PietaÁ <strong>di</strong> Michele Vedani, che<br />
avvolse gli angeli attorno alla<br />
croce in fluttuanti e pu<strong>di</strong>chi veli.<br />
Al Monumentale, <strong>di</strong> sicuro<br />
LOMBARDIA NORD-OVEST 85 3/2003<br />
Il Liberty a Milano<br />
catalogo della mostra a cura <strong>di</strong><br />
Rossana Bossaglia e Valerio Terraroli<br />
Milano, Skira, 2003, pagine 80<br />
meglio che in altri celebrati cimiteri<br />
italiani, si puoÁ ammirare<br />
un campionario tra i piuÁ vari e<br />
pregevoli della scultura simbolista<br />
e floreale, con il vertice assoluto<br />
della cappella che Arturo<br />
Toscanini volle far erigere a<br />
ricordo del figlioletto Giorgio.<br />
Spetta a Leonardo Bistolfi, artista<br />
tra i piuÁ affascinanti e ispirati<br />
del periodo, che nel candore<br />
del marmo <strong>di</strong> Carrara intaglioÁ<br />
sinuose figure in puro gusto<br />
secessionista destinate a<br />
evocare la breve esistenza del<br />
piccolo Giorgio e il dolore<br />
struggente per la sua per<strong>di</strong>ta<br />
fra coloro che restavano.<br />
La schedatura, attenta, <strong>di</strong> tutto<br />
quanto eÁ stato convogliato<br />
alla mostra nello Spazio Oberdan<br />
spetta a Silvia Colombari.<br />
Sono bronzetti d'arredo, anche<br />
<strong>di</strong> gusto orientalista, e marmi<br />
algi<strong>di</strong> e inquietanti <strong>di</strong> Adolfo
Wildt, gran<strong>di</strong> tele <strong>di</strong> Previati (il<br />
Trittico del Sole, giaÁ esposto al<br />
Salon des Divisionnistes <strong>di</strong> Parigi<br />
del 1907) ma anche ammiccanti<br />
quadri da salotto <strong>di</strong> Emilio<br />
Rizzi, splen<strong>di</strong>de vetrate,<br />
molto Tiffany, soprattutto della<br />
<strong>di</strong>tta Beltrami & C., mobili da<br />
sogno <strong>di</strong> Quarti, <strong>di</strong> Bugatti e <strong>di</strong><br />
Zen, manifesti dei triestini Dudovich,<br />
per il Bitter Campari, e<br />
Metlicovitz per l'Esposizione<br />
internazionale del Sempione<br />
del 1906 ± del tanto che era stato<br />
innalzato per tale avvenimento,<br />
ora rimane solo, in via Ga<strong>di</strong>o,<br />
il pa<strong>di</strong>glione dell'Acquario<br />
±, ferri battuti da Alessandro<br />
Mazzucotelli nei piuÁ virtuosistici<br />
dei mo<strong>di</strong> e fin <strong>di</strong>segni preparatori<br />
<strong>di</strong> Annibale Cusi per sciccosissimi<br />
gioielli.<br />
Dato che la recensione della<br />
mostra e del catalogo del Liberty<br />
a Milano eÁ destinata a una<br />
rivista del territorio varesino,<br />
pare giusto segnalare le `presenze'<br />
in essa che in qualche modo<br />
lo riguardano. Come si sa, <strong>Varese</strong><br />
era allora in provincia <strong>di</strong><br />
Como e soltanto le cittaÁ <strong>di</strong> Gallarate<br />
e Busto Arsizio con i comuni<br />
limitrofi facevano parte <strong>di</strong><br />
quella <strong>di</strong> Milano. Tuttavia da<br />
tutti codesti centri l'occhio volgeva<br />
in <strong>di</strong>rezione del capoluogo,<br />
soprattutto per quanto riguarda<br />
l'architettura. D'altra<br />
parte Sommaruga aveva ad<strong>di</strong>-<br />
rittura aperto uno stu<strong>di</strong>o in societaÁ<br />
con l'ingegnere Giulio<br />
Macchi a <strong>Varese</strong> e qui lascioÁ<br />
piuÁ che significative tracce, culminate<br />
nel Grand Hoà tel Campo<br />
dei Fiori ``insieme sontuoso e<br />
gradevole, monumentale e accogliente''<br />
(Bossaglia); altri professionisti<br />
milanesi furono impegnati<br />
nella plaga per ville,<br />
kursaal e cappelle funerarie,<br />
senza contare che architetti e<br />
geometri attivi in tutto l'Alto<br />
Milanese si schierarono convintamente<br />
dalla parte delle modernitaÁ<br />
provenienti dal capoluogo,<br />
adottandole con tempestivitaÁ<br />
nei loro progetti.<br />
Ma se fu Milano a dettare legge<br />
nel campo dell'architettura,<br />
furono soprattutto gli scultori<br />
<strong>di</strong> ViggiuÁ e <strong>di</strong>ntorni, con la loro<br />
abilitaÁ e la loro sensibilitaÁ, a imporre<br />
le eleganti cadenze floreal-simboliste<br />
alla danarosa<br />
clientela della grande cittaÁ che,<br />
a onor del vero, seppe accoglierle<br />
con <strong>di</strong>sponibilitaÁ e partecipazione.<br />
Se il `maestro <strong>di</strong> Brera'<br />
Enrico Butti fu piuttosto refrattario<br />
ai morbi<strong>di</strong> andamenti<br />
del Liberty (ma il suo simbolismo<br />
emerge nei soggetti e nei<br />
temi affrontati) e giustamente<br />
non eÁ rappresentato in mostra,<br />
vi furono altri artefici delle valli<br />
varesine che seppero declinare<br />
in ritmi <strong>di</strong> ondante scioltezza le<br />
floride forme, quasi sempre<br />
3/2003<br />
86 LOMBARDIA NORD-OVEST<br />
muliebri, derivate dalla Scapigliatura<br />
<strong>di</strong> Giuseppe Gran<strong>di</strong>,<br />
nativo <strong>di</strong> Ganna, e dal suo monumento<br />
alle Cinque giornate,<br />
inaugurato nel 1895. Alla mostra<br />
lo provano soprattutto i<br />
gessi e i bronzetti ± ammiratissimi<br />
± <strong>di</strong> Eugenio Pellini, scultore<br />
<strong>di</strong> Marchirolo, capace <strong>di</strong><br />
rendere delicati, ma non sdolcinati<br />
affetti famigliari entro cadenze<br />
avvolgenti, vibranti <strong>di</strong> tenerezze.<br />
Anche per la ceramica le novitaÁ<br />
provenivano, in buona parte,<br />
da Laveno. Infatti la vecchia<br />
fabbrica <strong>di</strong> terraglia nota col nome<br />
della citta<strong>di</strong>na lacustre non<br />
rimase ancorata a tipologie e decori<br />
d'antan e fin dai primissimi<br />
anni del secolo si orientoÁ verso<br />
le forme eleganti del nuovo stile<br />
proveniente d'Oltralpe. Non<br />
solo per i prodotti <strong>di</strong> facile consumo,<br />
ma anche per oggetti <strong>di</strong><br />
qualitaÁ e <strong>di</strong> lusso fra cui vasi, in<br />
ceramica colorata e bronzo,<br />
opera del designer Giorgio Spertini:<br />
nella forma elegante e preziosa<br />
e nei vibranti decori Art<br />
Nouveau essi assemblano le caratteristiche<br />
e i pregi piuÁ autentici<br />
<strong>di</strong> quello `stile liberty', come<br />
lo si sentiva chiamare dalle nostre<br />
nonne, che ora eÁ tornato a<br />
essere affascinante e amato.<br />
Speriamo per sempre.<br />
Giuseppe Pacciarotti
A<br />
cura del Centro <strong>di</strong> Cultura<br />
<strong>di</strong> Cardano al Campo<br />
eÁ stato pubblicato il<br />
volume Giovanni Morosi. Un'alba<br />
nella societaÁ che raccoglie le<br />
testimonianze <strong>di</strong> amici ed estimatori<br />
su una personalitaÁ <strong>di</strong><br />
spicco della zona del Gallaratese,<br />
la cui impronta nel tessuto<br />
sociale ove ebbe modo <strong>di</strong> esprimersi<br />
eÁ destinata a perdurare<br />
quale stimolo, soprattutto per<br />
i giovani, nell'impegno per la<br />
crescita civile delle comunitaÁ<br />
in cui ciascuno eÁ inserito.<br />
La figura del professor Giovanni<br />
Morosi (1923-2002), pur<br />
sinteticamente delineata, vi emerge<br />
in tutta la sua poliedrica<br />
espressivitaÁ nei vari campi <strong>di</strong><br />
impegno in cui spese generosamente<br />
le sue energie <strong>di</strong> intelligenza<br />
e <strong>di</strong> appassionata de<strong>di</strong>zione.<br />
Nell'attivitaÁ professionale <strong>di</strong><br />
me<strong>di</strong>co lo ve<strong>di</strong>amo, laureato<br />
nel 1949, percorrere i vari gra<strong>di</strong><br />
del curriculum <strong>di</strong> chirurgo sotto<br />
la guida <strong>di</strong> eminenti cattedratici<br />
a Milano, tra cui il professor<br />
De Gasperis, fino a ricoprire<br />
l'incarico <strong>di</strong> primario <strong>di</strong> chirurgia<br />
generale all'Ospedale <strong>di</strong> Circolo<br />
<strong>di</strong> Gallarate che gli viene<br />
affidato nel 1975 e che manterraÁ<br />
fino al pensionamento nel<br />
1988. Riguardo alla sua professione<br />
<strong>di</strong> me<strong>di</strong>co, i viaggi e la<br />
partecipazione a convegni in<br />
tutte le parti del mondo avranno<br />
sempre, oltre agli interessi<br />
culturali, un riferimento specifico<br />
alla realtaÁ sanitaria con primaria<br />
attenzione ai pazienti. Ed<br />
ecco durante tali viaggi l'approccio<br />
alle istituzioni ospedaliere<br />
e l'interessamento sulle<br />
metodologie adottate in materia<br />
nelle molteplici localitaÁ visitate.<br />
Profondamente ra<strong>di</strong>cato nel<br />
contesto popolare della comunitaÁ<br />
in cui era nato, lo ve<strong>di</strong>amo<br />
fin dalla giovinezza presente<br />
operativamente in iniziative<br />
culturali e <strong>di</strong> solidarietaÁ promosse<br />
nell'ambito ecclesiale e<br />
in seguito impegnato nella vita<br />
politico-amministrativa, prima<br />
come consigliere e poi, nel<br />
1960, per un decennio, nella carica<br />
<strong>di</strong> sindaco <strong>di</strong> Cardano al<br />
Campo e successivamente <strong>di</strong><br />
consigliere provinciale.<br />
Il professor Morosi fu inoltre<br />
<strong>di</strong>sponibile a offrire la sua collaborazione,<br />
con serietaÁ <strong>di</strong> preparazione<br />
e con competenza, in<br />
<strong>di</strong>versi organismi associativi,<br />
quali la Croce Rossa, il Rotary<br />
dell'area dell'Alto Milanese (<strong>di</strong><br />
cui fu presidente nell'annata<br />
1976-77) e soprattutto nel Centro<br />
culturale da lui fondato nel<br />
1951, al quale si de<strong>di</strong>coÁ appassionatamente<br />
nella convinzione<br />
del positivo ruolo <strong>di</strong> tale sodalizio<br />
per la crescita civile della<br />
popolazione. Interessante eÁ il<br />
lungo elenco degli argomenti<br />
delle conferenze da lui tenute<br />
sia al Circolo culturale sia al Rotary,<br />
o in altri ambiti associativi,<br />
da cui emerge la versatilitaÁ <strong>di</strong>un<br />
bagaglio culturale-scientifico<br />
che gli consentiva <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssertare<br />
con competenza su temi <strong>di</strong> carattere<br />
sociale, sull'arte, sulla<br />
storia, sulla letteratura e soprat-<br />
LOMBARDIA NORD-OVEST 87 3/2003<br />
Giovanni Morosi<br />
Un'alba nella societaÁ<br />
a cura del Centro <strong>di</strong> Cultura<br />
<strong>di</strong> Cardano al Campo,<br />
Cardano al Campo, 2003, pagine 62<br />
tutto sulla me<strong>di</strong>cina nelle sue<br />
varie ramificazioni.<br />
Il suo impegno <strong>di</strong> generosa<br />
de<strong>di</strong>zione nella vita familiare,<br />
nella professione, nelle istituzioni<br />
pubbliche e nei <strong>di</strong>versi sodalizi<br />
associativi traeva la linfa,<br />
come ben sottolinea il professor<br />
Livio Ghiringhelli, da una ``fede<br />
operosa [...] realisticamente agganciata<br />
al piano della testimonianza<br />
attiva'' che lo rendeva<br />
``capace <strong>di</strong> raccoglimento e <strong>di</strong><br />
me<strong>di</strong>tazione nel fervore silenzioso<br />
della preghiera, come<br />
d'entusiasmi e d'energia nella<br />
soluzione dei tanti problemi<br />
che l'esistenza offre, in una de<strong>di</strong>zione<br />
convinta al bene, al servizio<br />
del prossimo''.<br />
Angelo Monti