recensioni - CCIAA di Varese

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Wildt, grandi tele di Previati (il Trittico del Sole, giaÁ esposto al Salon des Divisionnistes di Parigi del 1907) ma anche ammiccanti quadri da salotto di Emilio Rizzi, splendide vetrate, molto Tiffany, soprattutto della ditta Beltrami & C., mobili da sogno di Quarti, di Bugatti e di Zen, manifesti dei triestini Dudovich, per il Bitter Campari, e Metlicovitz per l'Esposizione internazionale del Sempione del 1906 ± del tanto che era stato innalzato per tale avvenimento, ora rimane solo, in via Gadio, il padiglione dell'Acquario ±, ferri battuti da Alessandro Mazzucotelli nei piuÁ virtuosistici dei modi e fin disegni preparatori di Annibale Cusi per sciccosissimi gioielli. Dato che la recensione della mostra e del catalogo del Liberty a Milano eÁ destinata a una rivista del territorio varesino, pare giusto segnalare le `presenze' in essa che in qualche modo lo riguardano. Come si sa, Varese era allora in provincia di Como e soltanto le cittaÁ di Gallarate e Busto Arsizio con i comuni limitrofi facevano parte di quella di Milano. Tuttavia da tutti codesti centri l'occhio volgeva in direzione del capoluogo, soprattutto per quanto riguarda l'architettura. D'altra parte Sommaruga aveva addi- rittura aperto uno studio in societaÁ con l'ingegnere Giulio Macchi a Varese e qui lascioÁ piuÁ che significative tracce, culminate nel Grand HoÃ tel Campo dei Fiori ``insieme sontuoso e gradevole, monumentale e accogliente'' (Bossaglia); altri professionisti milanesi furono impegnati nella plaga per ville, kursaal e cappelle funerarie, senza contare che architetti e geometri attivi in tutto l'Alto Milanese si schierarono convintamente dalla parte delle modernitaÁ provenienti dal capoluogo, adottandole con tempestivitaÁ nei loro progetti. Ma se fu Milano a dettare legge nel campo dell'architettura, furono soprattutto gli scultori di ViggiuÁ e dintorni, con la loro abilitaÁ e la loro sensibilitaÁ, a imporre le eleganti cadenze floreal-simboliste alla danarosa clientela della grande cittaÁ che, a onor del vero, seppe accoglierle con disponibilitaÁ e partecipazione. Se il `maestro di Brera' Enrico Butti fu piuttosto refrattario ai morbidi andamenti del Liberty (ma il suo simbolismo emerge nei soggetti e nei temi affrontati) e giustamente non eÁ rappresentato in mostra, vi furono altri artefici delle valli varesine che seppero declinare in ritmi di ondante scioltezza le floride forme, quasi sempre 3/2003 86 LOMBARDIA NORD-OVEST muliebri, derivate dalla Scapigliatura di Giuseppe Grandi, nativo di Ganna, e dal suo monumento alle Cinque giornate, inaugurato nel 1895. Alla mostra lo provano soprattutto i gessi e i bronzetti ± ammiratissimi ± di Eugenio Pellini, scultore di Marchirolo, capace di rendere delicati, ma non sdolcinati affetti famigliari entro cadenze avvolgenti, vibranti di tenerezze. Anche per la ceramica le novitaÁ provenivano, in buona parte, da Laveno. Infatti la vecchia fabbrica di terraglia nota col nome della cittadina lacustre non rimase ancorata a tipologie e decori d'antan e fin dai primissimi anni del secolo si orientoÁ verso le forme eleganti del nuovo stile proveniente d'Oltralpe. Non solo per i prodotti di facile consumo, ma anche per oggetti di qualitaÁ e di lusso fra cui vasi, in ceramica colorata e bronzo, opera del designer Giorgio Spertini: nella forma elegante e preziosa e nei vibranti decori Art Nouveau essi assemblano le caratteristiche e i pregi piuÁ autentici di quello `stile liberty', come lo si sentiva chiamare dalle nostre nonne, che ora eÁ tornato a essere affascinante e amato. Speriamo per sempre. Giuseppe Pacciarotti
A cura del Centro di Cultura di Cardano al Campo eÁ stato pubblicato il volume Giovanni Morosi. Un'alba nella societaÁ che raccoglie le testimonianze di amici ed estimatori su una personalitaÁ di spicco della zona del Gallaratese, la cui impronta nel tessuto sociale ove ebbe modo di esprimersi eÁ destinata a perdurare quale stimolo, soprattutto per i giovani, nell'impegno per la crescita civile delle comunitaÁ in cui ciascuno eÁ inserito. La figura del professor Giovanni Morosi (1923-2002), pur sinteticamente delineata, vi emerge in tutta la sua poliedrica espressivitaÁ nei vari campi di impegno in cui spese generosamente le sue energie di intelligenza e di appassionata dedizione. Nell'attivitaÁ professionale di medico lo vediamo, laureato nel 1949, percorrere i vari gradi del curriculum di chirurgo sotto la guida di eminenti cattedratici a Milano, tra cui il professor De Gasperis, fino a ricoprire l'incarico di primario di chirurgia generale all'Ospedale di Circolo di Gallarate che gli viene affidato nel 1975 e che manterraÁ fino al pensionamento nel 1988. Riguardo alla sua professione di medico, i viaggi e la partecipazione a convegni in tutte le parti del mondo avranno sempre, oltre agli interessi culturali, un riferimento specifico alla realtaÁ sanitaria con primaria attenzione ai pazienti. Ed ecco durante tali viaggi l'approccio alle istituzioni ospedaliere e l'interessamento sulle metodologie adottate in materia nelle molteplici localitaÁ visitate. Profondamente radicato nel contesto popolare della comunitaÁ in cui era nato, lo vediamo fin dalla giovinezza presente operativamente in iniziative culturali e di solidarietaÁ promosse nell'ambito ecclesiale e in seguito impegnato nella vita politico-amministrativa, prima come consigliere e poi, nel 1960, per un decennio, nella carica di sindaco di Cardano al Campo e successivamente di consigliere provinciale. Il professor Morosi fu inoltre disponibile a offrire la sua collaborazione, con serietaÁ di preparazione e con competenza, in diversi organismi associativi, quali la Croce Rossa, il Rotary dell'area dell'Alto Milanese (di cui fu presidente nell'annata 1976-77) e soprattutto nel Centro culturale da lui fondato nel 1951, al quale si dedicoÁ appassionatamente nella convinzione del positivo ruolo di tale sodalizio per la crescita civile della popolazione. Interessante eÁ il lungo elenco degli argomenti delle conferenze da lui tenute sia al Circolo culturale sia al Rotary, o in altri ambiti associativi, da cui emerge la versatilitaÁ diun bagaglio culturale-scientifico che gli consentiva di dissertare con competenza su temi di carattere sociale, sull'arte, sulla storia, sulla letteratura e soprat- LOMBARDIA NORD-OVEST 87 3/2003 Giovanni Morosi Un'alba nella societaÁ a cura del Centro di Cultura di Cardano al Campo, Cardano al Campo, 2003, pagine 62 tutto sulla medicina nelle sue varie ramificazioni. Il suo impegno di generosa dedizione nella vita familiare, nella professione, nelle istituzioni pubbliche e nei diversi sodalizi associativi traeva la linfa, come ben sottolinea il professor Livio Ghiringhelli, da una ``fede operosa [...] realisticamente agganciata al piano della testimonianza attiva'' che lo rendeva ``capace di raccoglimento e di meditazione nel fervore silenzioso della preghiera, come d'entusiasmi e d'energia nella soluzione dei tanti problemi che l'esistenza offre, in una dedizione convinta al bene, al servizio del prossimo''. Angelo Monti
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Page 5 and 6: S i era nell'anno 1953allorcheÂ fu
Page 7: P oco piuÁ di trent'anni fa, al Pa

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