recensioni - CCIAA di Varese

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so che ha portato un giovane, cresciuto nella scuola fascista, a diventare un cosciente combattente antifascista. Ma, pur con la frattura temporale, in questo studio si coglie il senso della continuitaÁ della famiglia nell'impegno politico, presente anche nel piuÁ recente passato. Completano il volume l'albero genealogico della famiglia compilato alla metaÁ del XX secolo e una serie di riproduzioni fotografiche. A conclusione di questa ra- pida rassegna degli studi raccolti, possiamo affermare che, partendo dalla figura di Luigi Tinelli, rimasta centrale e vista nei suoi vari aspetti, sia di uomo privato che pubblico, lo studio si eÁ allargato fino a presentare una visione della societaÁ lombarda in questi ultimi secoli. Pur nella limitazione posta dall'aver studiato una sola famiglia attraverso i suoi rapporti epistolari, questo volume eÁ assai utile percheÂ permette di aggiun- 3/2003 82 LOMBARDIA NORD-OVEST gere un tassello alla ricostruzione del quadro sociale: esso offre, in modo esauriente, nuove conoscenze sul ruolo assunto dalle eÂlite lombarde, milanesi e provinciali allo stesso tempo. Infine, ultimo ma non minore merito del volume, la documentazione su cui si basa la maggior parte delle ricerche, non essendo mai stata consultata, offre agli studiosi un ricco campo di ricerche. Renato Ardo
S i era nell'anno 1953allorcheÂ fu decisa la demolizione dell'edificio, ormai divenuto fatiscente e da oltre quindici anni in disuso, sede del Teatro Sociale di Varese. Tale decisione, se a distanza di cinquant'anni merita un giudizio inappellabilmente di condanna, nel momento in cui fu adottata trovoÁ nelle varie componenti del contesto socioculturale, sia pubblico sia privato, della Varese d'allora un comportamento tutto sommato di acquiescenza: operazione ritenuta, per cosõÁ dire, ineluttabile. EÁ quanto emerge dal volume Il Teatro Sociale di Varese nell'Ottocento recentemente pubblicato e presentato a Palazzo Estense il 21 settembre scorso dall'autore, Bruno Belli, critico e consulente letterario e musicale, presidente de `Il CaffeÁ della Cultura' di Varese. Il clima di spiccata attenzione alla ricostruzione postbellica e di fervore dinamico nelle attivitaÁ economiche fu una delle componenti che distrassero i varesini, notoriamente dotati di genialitaÁ imprenditoriale, da considerazioni di interesse culturale quali avrebbe dovuto suggerire la presenza di uno `strumento' prestigioso che per quasi un secolo e mezzo aveva favorito la crescita civile e sociale della popolazione. Il libro del Belli eÁ infatti una stimolante dimostrazione di quanto il Teatro Sociale rappresentoÁ per Varese in punto di capacitaÁ di coinvolgimento e di affinamento del tessuto sociale e induce a sfata- re (fatte, come si eÁ visto, le debite eccezioni) il luogo comune che considera i varesini quasi esclusivamente interessati ai problemi economici e scarsamente attenti agli aspetti culturali del vivere civile. Partendo dalla istituzione del Teatro Ducale, inaugurato il 4 ottobre 1779 (sorto pressocheÂ ove eÁ ubicato l'attuale provvisorio teatro prefabbricato), l'autore offre un'esauriente e, per gli appassionati, affascinante illustrazione dell'attivitaÁ artisticomusicale che favorõÁ la trasformazione di Varese da ``piccolo borgo in una moderna e attiva cittadina''. Il Teatro Ducale, che per dodici stagioni aveva svolto una funzione assai ragguardevole, con l'offerta al pubblico di opere di compositori tra i piuÁ importanti d'Europa, chiuse i battenti nel 1790 per cause sia economico-amministrative (mancato rinnovo contrattuale da parte della proprietaÁ dell'immobile) sia, diremmo oggi, di `ordine pubblico' (pratica del gioco d'azzardo). Un inconfondibile segno della fervida vita culturale della cittaÁ, favorita anche dalla componente nobiliare milanese, si riscontra nella `fulminea' soluzione (circa un anno e mezzo) che fu data al problema della costruzione del nuovo teatro. Il `Sociale', con rapiditaÁ di tempi sia burocratici che attuativi oggi inimmaginabile, su progetto di Ottavio Torelli era infatti pronto per l'autunno 1791, e iniziava la sua gloriosa stagione il 6 ottobre di quell'anno (data piuÁ pro- LOMBARDIA NORD-OVEST 83 3/2003 Bruno Belli Il Teatro Sociale di Varese nell'Ottocento (AttivitaÁ e funzione culturale) Varese, Grafica Europa, 2003, pagine 220 babile indicata dall'autore) con la rappresentazione dell'opera La serva innamorata di Pietro Guglielmi. Ai riferimenti piuÁ propriamente di carattere storico dei primi sei capitoli, segue nella seconda parte un'approfondita lettura delle linee generali organizzative del `Sociale' con ampi riferimenti ai soci, agli impresari (famoso Bartolomeo Merelli che ricopriva lo stesso ruolo alla Scala di Milano) e ai direttori. L'autore si diffonde poi ampiamente nella descrizione, che sarebbe piuÁ appropriato definire `dotta lezione' sull'attivitaÁ operistica del `Sociale' nell'Ottocento. Da esperto musicologo, egli offre al lettore interessanti spaccati sulla storia della musica, coniugata con la societaÁ dell'epoca, un quadro da cui
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