primo capitolo - Istituto di Istruzione Superiore "Alberto De Simoni"
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dotta delle cose agrarie» (art. 272). Data la<br />
loro "finalità professionalizzanti" legate<br />
alle esigenze formative del mondo economico,<br />
le scuole tecniche e gli istituti tecnici,<br />
fino al 1877, furono alle <strong>di</strong>pendenze del<br />
Ministero dell'Agricoltura, Industria e<br />
Commercio. Questo Ministero nel 1865,<br />
anno <strong>di</strong> fondazione dell'<strong>Istituto</strong>, era retto<br />
dal tiranese conte Luigi Torelli (1810-<br />
1887).<br />
In quegli anni il Ministero della Pubblica<br />
<strong>Istruzione</strong> si occupava solo dell'istruzione<br />
secondaria classica (Ginnasio e Liceo),<br />
finalizzata alla selezione <strong>di</strong> un'élite che<br />
doveva costituire la futura classe <strong>di</strong>rigente.<br />
Il conte Luigi Torelli, promotore della<br />
fondazione dell'<strong>Istituto</strong> Tecnico<br />
<strong>di</strong> Sondrio.<br />
La domanda <strong>di</strong> istruzione<br />
La creazione <strong>di</strong> un istituto tecnico a Sondrio<br />
rispondeva a una richiesta da tempo<br />
espressa dalle autorità e dagli intellettuali<br />
locali. Fin dal 1844, per esempio, Francesco<br />
Visconti Venosta, rilevava la scarsa<br />
funzionalità dei ginnasi privati <strong>di</strong> Ponte,<br />
Tirano e Bormio e l'esiguità dei loro iscritti<br />
i primi 50 anni dell'<strong>Istituto</strong> 3<br />
e per questo proponeva <strong>di</strong> chiudere queste<br />
scuole, convogliando le risorse verso l'istituzione<br />
<strong>di</strong> «una scuola tecnica in cui si<br />
insegnassero le migliorie d'ogni maniera da<br />
praticarsi nella agricoltura del paese, e come<br />
meglio crescere e conservare il bestiame,<br />
e tante utili pratiche <strong>di</strong> domestica economia,<br />
cose tutte nelle quali il popolo valtellinese<br />
è stazionario da secoli». 2 La proposta,<br />
pur riflettendo una realtà produttiva<br />
ancora legata prevalentemente al lavoro dei<br />
campi, mostrava una chiara consapevolezza<br />
della necessità <strong>di</strong> superare il monopolio<br />
<strong>di</strong> un'istruzione esclusivamente umanistica<br />
ed elitaria.<br />
Il processo evolutivo auspicato dal Venosta<br />
cominciò a realizzarsi dopo l'annessione<br />
della provincia al Regno d'Italia, quando<br />
questa scottante tematica trovò spazio anche<br />
sulle pagine dei perio<strong>di</strong>ci locali. Ad<br />
esempio il settimanale La Valtellina 3 nel<br />
numero del 9 agosto 1861, in un articolo<br />
firmato da G. A. M., reclamava l'istituzione<br />
<strong>di</strong> scuole tecniche che garantissero<br />
«un'istruzione comune della quale si giovassero<br />
così le classi più agiate come il<br />
popolo minuto e che pre<strong>di</strong>sponesse l'intelletto<br />
a qualunque varietà <strong>di</strong> applicazioni<br />
pratiche ne' commerci, nell'agricoltura,<br />
nella ingegneria e nelle industrie fabbrili».<br />
In particolare, rilevava l'importanza <strong>di</strong> impartirvi<br />
«l'insegnamento sulla maniera generale<br />
<strong>di</strong> tenere i registri in semplice e doppia<br />
scrittura, sulla compilazione dei libri<br />
relativi a ciascun sistema <strong>di</strong> amministrazione,<br />
sulle pratiche più utili del conteggio e<br />
sullo stile usato nella trattazione degli affari<br />
mercantili».<br />
Si cominciava a sentire la necessità <strong>di</strong> ragionieri<br />
e <strong>di</strong> geometri.<br />
Lo stato della scuola nella<br />
provincia<br />
Ma qual era la situazione dell'istruzione<br />
pubblica locale nel 1865? Una chiara fotografia<br />
del fenomeno è desumibile dalla