23. Virgilio e le Argonautiche di Apollonio Rodio - Edu.lascuola.it
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<strong>23.</strong><br />
<strong>Virgilio</strong> e <strong>le</strong> <strong>Argonautiche</strong> <strong>di</strong> <strong>Apollonio</strong> Ro<strong>di</strong>o<br />
La figura <strong>di</strong> Didone e la vicenda della sua grande passione per uno straniero<br />
richiama senza dubbio il III libro del<strong>le</strong> <strong>Argonautiche</strong>, poema scr<strong>it</strong>to nel III secolo<br />
a.C. da <strong>Apollonio</strong> Ro<strong>di</strong>o. Infatti <strong>Virgilio</strong> doveva aver ben presente la vicenda <strong>di</strong><br />
Medea, che, colta da passione per Giasone, decide <strong>di</strong> aiutarlo nell’impresa del<br />
vello d’oro, abbandonando la patria e gli affetti, per seguirlo in Grecia.<br />
L’immagine più famosa <strong>di</strong> Medea, del resto, è quella <strong>di</strong>ffusa dall’omonima<br />
trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Euripide, quella della maga ven<strong>di</strong>cativa, assassina dei propri figli.<br />
Nel poema <strong>di</strong> <strong>Apollonio</strong> Ro<strong>di</strong>o troviamo, invece, una giovinetta, sacerdotessa,<br />
esperta <strong>di</strong> arti magiche, tormentata dal dubbio, che l’amore per lo straniero <strong>le</strong><br />
ha susc<strong>it</strong>ato nell’animo. Tutta l’azione del III libro è inframezzata da monologhi,<br />
nel corso dei quali Medea si chiede se debba aiutare i Greci e seguire <strong>le</strong><br />
ragioni del cuore.<br />
Vi è anche un momento <strong>di</strong> rif<strong>le</strong>ssione, insieme alla sorella Calciope, confidente<br />
della fanciulla, che richiama il <strong>di</strong>alogo tra Didone ed Anna. Tuttavia, mentre la<br />
regina cartaginese apre comp<strong>le</strong>tamente il proprio cuore alla sorella, Medea, in<br />
linea con la propria natura <strong>di</strong>ffidente, come si vedrà nel testo riportato <strong>di</strong><br />
segu<strong>it</strong>o, non è comp<strong>le</strong>tamente sincera, ma ricorre ad una menzogna per<br />
indurre Calciope ad approvare il suo appoggio nei confronti degli Argonauti.<br />
Disse, e si alzò dal <strong>le</strong>tto, e aprì <strong>di</strong> colpo la porta,<br />
vest<strong>it</strong>a della sola tunica e a pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong>:<br />
vo<strong>le</strong>va vedere Calciope sub<strong>it</strong>o, e varcò la soglia<br />
del corti<strong>le</strong>, ma poi lungo tempo restò nel vestibolo,<br />
trattenuta dalla vergogna, e si volse, e tornò in<strong>di</strong>etro,<br />
e dalla sua camera <strong>di</strong> nuovo si gettò fuori e <strong>di</strong> nuovo<br />
rientrò: inutilmente i pie<strong>di</strong> la portavano avanti e in<strong>di</strong>etro.<br />
Quando avanzava, la vergogna la teneva ferma là dentro;<br />
trattenuta dalla vergogna, la spingeva il desiderio possente.<br />
Per tre volte tentò, e si fermò per tre volte. Alla quarta<br />
si sentì mancare, e cadde prona sul <strong>le</strong>tto.<br />
Come una giovane sposa piange nella stanza nuzia<strong>le</strong><br />
lo sp<strong>le</strong>n<strong>di</strong>do sposo a cui l’hanno data i gen<strong>it</strong>ori e i fratelli,
e per vergogna e riserbo non si mescola al<strong>le</strong> sue ancel<strong>le</strong> –<br />
resta seduta in <strong>di</strong>sparte, e soffre il dolore –<br />
lui l’ha ucciso il destino, prima che entrambi godessero<br />
il reciproco amore; piange la donna straziata<br />
in si<strong>le</strong>nzio, e fissa gli occhi sul <strong>le</strong>tto vuoto,<br />
temendo il sarcasmo e <strong>le</strong> ingiurie del<strong>le</strong> altre donne:<br />
così piangeva Medea. D’improvviso la vide<br />
una giovane ancella venuta in quel punto,<br />
una sua serva, e lo riferì a Calciope<br />
sub<strong>it</strong>o: essa sedeva tra i figli pensando<br />
al modo come poteva persuadere Medea.<br />
Ma <strong>di</strong>ede retta all’ancella quando udì da <strong>le</strong>i<br />
la parola inattesa. Stup<strong>it</strong>a si slanciò dalla sua camera<br />
nella camera dove, presa d’angoscia, la giovane<br />
s’era buttata sul <strong>le</strong>tto e si straziava <strong>le</strong> guance.<br />
Come vide gli occhi inondati <strong>di</strong> pianto, così <strong>le</strong> <strong>di</strong>sse:<br />
«Ahimé Medea, perché queste lacrime? Cosa è accaduto?<br />
Qua<strong>le</strong> pena crude<strong>le</strong> è giunta dentro il tuo cuore?<br />
Forse un ma<strong>le</strong> <strong>di</strong>vino ti ha invaso, oppure hai saputo<br />
qualche funesta minaccia <strong>di</strong> nostro padre su me e sui miei figli?<br />
O, vorrei non vedere più la casa dei miei gen<strong>it</strong>ori,<br />
né la c<strong>it</strong>tà, e ab<strong>it</strong>are ai confini del mondo<br />
dove non esiste neppure il nome dei Colchi 1 !»<br />
Così <strong>di</strong>sse e <strong>le</strong> guance <strong>di</strong> <strong>le</strong>i arrossirono. Vo<strong>le</strong>va rispondere<br />
ma la trattenne a lungo il pudore <strong>di</strong> vergine.<br />
Le paro<strong>le</strong> <strong>le</strong> fiorivano talvolta alla punta<br />
della lingua, talvolta piombavano in fondo al petto,<br />
e spesse volte correvano alla bocca soave,<br />
ma non <strong>di</strong>ventavano suono. Finalmente parlò con inganno,<br />
poiché la sconvolgevano impulsi d’amore:<br />
«Il mio cuore, Calciope, si turba per i tuoi figli,<br />
che ben presto mio padre non li uccida con gli stranieri.<br />
Poco fa, in un brevissimo sonno, ho veduto<br />
sogni luttuosi; che un <strong>di</strong>o non li lasci compiersi,<br />
1<br />
I Colchi sono il popolo <strong>di</strong> Calciope e Medea, ab<strong>it</strong>anti della Colchide, regione remota, collocata sul<strong>le</strong> coste<br />
dell’attua<strong>le</strong> Mar Nero.
che tu non abbia un dolore terribi<strong>le</strong> per i tuoi figli!»<br />
Disse, e tentava così la sorella, se mai prima<br />
la supplicasse <strong>di</strong> venire in aiuto ai suoi figli.<br />
Calciope fu travolta da una pena insopportabi<strong>le</strong>, atroce,<br />
per la paura <strong>di</strong> ciò che aveva sent<strong>it</strong>o: rispose con queste paro<strong>le</strong>:<br />
«Anch’io pensando a tutto ciò sono venuta da te,<br />
perché tu mi aiutassi a trovare, a preparare un soccorso.<br />
Ma giura sul Cielo e la Terra che quello che <strong>di</strong>co<br />
lo terrai nel tuo cuore e agirai insieme con me.<br />
Per gli dei ti imploro, per te stessa, per i gen<strong>it</strong>ori,<br />
fa’ che io non veda i miei figli sbranati da un destino funesto,<br />
miseramente o morendo insieme con loro,<br />
sarò per te dalla tomba un’Erinni tremenda».<br />
Così <strong>di</strong>sse e mentre parlava scendeva un pianto <strong>di</strong>rotto,<br />
e, a terra, <strong>le</strong> abbracciava con <strong>le</strong> mani i ginocchi.<br />
Chinarono insieme il capo sul <strong>le</strong>tto, ed entrambe intonarono,<br />
l’una accanto all’altra, il lamento. Attraverso la casa<br />
si <strong>le</strong>vò il suono soffocato dei loro dolori.<br />
Poi per prima Medea , angosciata, parlò alla sorella:<br />
«Infelice, qua<strong>le</strong> rime<strong>di</strong>o posso trovare per te che mi parli<br />
<strong>di</strong> ma<strong>le</strong><strong>di</strong>zioni tremende e <strong>di</strong> Erinni? Oh se fosse<br />
in mio potere <strong>di</strong> salvare i tuoi figli!<br />
E come mi chie<strong>di</strong>, io giuro il giuramento più grande<br />
dei Colchi, per il Cielo e per la Terra profonda,<br />
madre <strong>di</strong> tutti gli dei, che quanto è nel<strong>le</strong> mie forze<br />
non ti verrà a mancare, purché tu chieda il possibi<strong>le</strong>».<br />
(<strong>Apollonio</strong> Ro<strong>di</strong>o, <strong>Argonautiche</strong>, III, 645-717. Trad. G. Paduano)