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L'arte di stare insieme. Percorsi didattici tra Pisa e il Mediterraneo, a ...

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Assessorato all’Istruzione della Provincia <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong><br />

L’arte <strong>di</strong> <strong>stare</strong> <strong>insieme</strong><br />

<strong>Percorsi</strong> <strong>di</strong>dattici <strong>tra</strong> <strong>Pisa</strong> e <strong>il</strong> Me<strong>di</strong>terraneo<br />

a cura <strong>di</strong><br />

Caterina Bay e Lorenzo Carletti<br />

Quaderni del Centro per la <strong>di</strong>dattica della Storia<br />

Numero 8


Immagine in copertina:<br />

Ri<strong>tra</strong>tto ideale <strong>di</strong> Leonardo Fibonacci<br />

Scuola elementare Collo<strong>di</strong>, IV A<br />

I Quaderni già pubblicati:<br />

1. Persecuzioni e stermini nella seconda guerra mon<strong>di</strong>ale<br />

2. La politica razziale del fascismo<br />

3. Dalla <strong>di</strong>scriminazione allo sterminio<br />

4. La Grande Guerra<br />

5. Fuori dall’ombra. Sguar<strong>di</strong> sulla storia della donne<br />

6. Il primo dopoguerra e <strong>il</strong> culto dei caduti<br />

7. Lotte conta<strong>di</strong>ne e operaie nel <strong>Pisa</strong>no nel secondo dopoguerra<br />

Fotolito & Stampa: Stab<strong>il</strong>imento Tipografico De Rose (CS)<br />

Grafica e Impaginazione: Me<strong>di</strong>alab (PI)<br />

Finito <strong>di</strong> stampare nel mese <strong>di</strong> settembre 2004


Presentazione<br />

In<strong>di</strong>ce<br />

Preparazione al viaggio <strong>di</strong> Caterina Bay e Lorenzo Carletti<br />

Diario <strong>di</strong> bordo. Cronache <strong>di</strong> rielaborazione creativa <strong>di</strong> Lorenzo Carletti<br />

- L’incontro con le opere d’arte <strong>di</strong> Caterina Bay<br />

- L’incontro con le fonti letterarie <strong>di</strong> Lorenzo Carletti<br />

- Il gioco del passato, un lavoro <strong>di</strong> classe <strong>di</strong> Caterina Bay<br />

Bibliografia<br />

Il percorso: impianto pedagogico-<strong>di</strong>dattico <strong>di</strong> Ilario Luperini<br />

Numeri delle scuole in mos<strong>tra</strong> e informazioni<br />

Appen<strong>di</strong>ce letteraria<br />

Appen<strong>di</strong>ce iconografica, a cura <strong>di</strong> Caterina Bay e Lorenzo Carletti<br />

3<br />

p. 5<br />

p. 7<br />

p. 13<br />

p. 27<br />

p. 29<br />

p. 31<br />

p. 35<br />

p. 39


Presentazione<br />

Questo quaderno è <strong>il</strong> resoconto <strong>di</strong> un’esperienza <strong>di</strong>dattica particolare, che ha coinvolto nello scorso<br />

anno scolastico molte classi dei vari or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> scuole della provincia <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>. Su incarico della Sezione<br />

<strong>di</strong>dattica della mos<strong>tra</strong> <strong>Pisa</strong> e <strong>il</strong> Me<strong>di</strong>terraneo, Caterina Bay e Lorenzo Carletti, due giovani storici<br />

dell’arte, hanno presentato alle classi che ne hanno fatto richiesta una serie <strong>di</strong> percorsi tesi a fornire<br />

strumenti <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento sui temi che la mos<strong>tra</strong> affrontava. La collaborazione <strong>tra</strong> università e<br />

scuola che si è venuta così a istituire è stata particolarmente efficace e <strong>il</strong> successo dell’iniziativa è<br />

<strong>di</strong>mos<strong>tra</strong>to sia dal numero degli alunni che vi hanno partecipato sia da quanto <strong>il</strong>lus<strong>tra</strong>to dal presente<br />

quaderno. Il merito ne va a tutti i soggetti coinvolti, non ultimi i due autori nella relazione dei quali<br />

<strong>tra</strong>spare la passione con cui hanno svolto <strong>il</strong> loro lavoro. Questa passione, che nasce naturalmente<br />

dal rapporto con le curiosità sempre nuove degli alunni e alimenta <strong>il</strong> lavoro nelle scuole <strong>di</strong> tanti<br />

misconosciuti insegnanti, <strong>di</strong>mos<strong>tra</strong> anche quanto spazio ci sia tuttora per iniziative <strong>di</strong> rinnovamento<br />

dell’insegnamento della storia che non perdano <strong>di</strong> vista <strong>il</strong> nesso cruciale <strong>tra</strong> passato e presente e<br />

gli stimoli continui che l’ambiente in cui vivono propone ai ragazzi <strong>di</strong> ogni età.<br />

Alessandra Peretti<br />

Direttrice del Centro per la <strong>di</strong>dattica della Storia<br />

5


A Gabriella Garzella e Catia Renzi Rizzo (Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>evistica, Università <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>), a Mariagiulia<br />

Burresi e Ilario Luperini (Sezione <strong>di</strong>dattica del Museo Nazionale <strong>di</strong> San Matteo) va tutta la nos<strong>tra</strong> riconoscen-<br />

za per averci fornito materiali e suggerimenti preziosi e per averci avviato alla <strong>di</strong>dattica delle arti.<br />

Si ringraziano inoltre Stefano Del Ry per le fotografie della mos<strong>tra</strong> che ci ha gent<strong>il</strong>mente concesso, Francesca<br />

e Massim<strong>il</strong>iano (Perfect s.n.c.) per l’in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e supporto tecnico e informatico e per aver attivamente<br />

partecipato alla realizzazione degli strumenti <strong>di</strong>dattici, Fabriz io Cigni (Dipartimento <strong>di</strong> Lingue e Letterature<br />

romanze, Università <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>) per la sua pazienza f<strong>il</strong>ologica, Giovanni Gestri e Rino Picchi per aver messo a<br />

nos<strong>tra</strong> completa <strong>di</strong>sposizione le strutture dell’Osservatorio Scolastico Provinciale, e Alessandra Peretti<br />

(Centro per la <strong>di</strong>dattica della Storia) che ha creduto fortemente in questo progetto inter<strong>di</strong>sciplinare.<br />

Un ringraziamento particolare va infine agli operatori che hanno svolto <strong>insieme</strong> a noi i percorsi (Desirée<br />

Bariviera, Marta Galluzzo, Roberta Mirandola e Alessandra Saggin), ma soprattutto a tutti i ragazzi e a tutti<br />

gli insegnanti che hanno reso possib<strong>il</strong>e questo lavoro.<br />

A un anno dall’inaugurazione della mos<strong>tra</strong> <strong>Pisa</strong> e <strong>il</strong> Me<strong>di</strong>terraneo, un pensiero affettuoso va al<br />

Prof. Marco Tangheroni.<br />

6<br />

Caterina Bay e Lorenzo Carletti


PREPARAZIONE AL VIAGGIO<br />

“Chi va a <strong>Pisa</strong>, vi vede i mostri che vengono dal mare: questa città è sor<strong>di</strong>da <strong>di</strong> pagani,<br />

<strong>di</strong> Turchi, <strong>di</strong> Libici ed anche <strong>di</strong> Parti, gli oscuri Caldei frequentano le sue spiagge.”<br />

(Donizonis Vita Math<strong>il</strong><strong>di</strong>s, inizio del XII secolo)<br />

Con la mos<strong>tra</strong> “<strong>Pisa</strong> e <strong>il</strong> Me<strong>di</strong>terraneo. Uomini, merci, idee dagli Etruschi ai Me<strong>di</strong>ci”, svoltasi agli<br />

Arsenali Me<strong>di</strong>cei dal settembre 2003 al gennaio 2004, è nata un’esperienza <strong>di</strong> formazione che ha<br />

coinvolto molte scuole della città e della provincia. In quest’occasione si sono riunite competenze<br />

<strong>di</strong>verse - dal Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>evistica dell’Università <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> alla Sezione <strong>di</strong>dattica del Museo<br />

Nazionale <strong>di</strong> San Matteo, dall’Associazione culturale Artiglio alla Cooperativa Capitolium – che<br />

hanno progettato itinerari <strong>di</strong>fferenziati a seconda dell’or<strong>di</strong>ne e del grado delle scuole. Sono state così<br />

accompagnate in visita guidata circa 500 classi, <strong>di</strong> cui 68 (19 elementari, 33 me<strong>di</strong>e inferiori e 16 me<strong>di</strong>e<br />

superiori) hanno potuto approfon<strong>di</strong>re con i percorsi <strong>di</strong>dattici alcune delle tematiche principali della<br />

mos<strong>tra</strong>.<br />

Seguendo un percorso inter<strong>di</strong>sciplinare, l’esposizione ricostruiva le rotte delle merci, delle idee e<br />

delle imprese m<strong>il</strong>itari che, dall’antichità all’età moderna, hanno avvicinato la città ai principali porti<br />

dell’Europa meri<strong>di</strong>onale, dei paesi islamici e dell’Oriente bizantino. In sintonia con la mos<strong>tra</strong>, l’attività<br />

<strong>di</strong>dattica ad essa correlata si è rivelata un’occasione importante per riflettere su quanto la nos<strong>tra</strong> cultura<br />

sia frutto <strong>di</strong> reciproche contaminazioni e come la migrazione <strong>di</strong> popoli e cose abbia profondamente<br />

segnato la nos<strong>tra</strong> storia.<br />

I percorsi <strong>di</strong>dattici hanno infatti scelto come f<strong>il</strong>o conduttore <strong>il</strong> tema del viaggio, inteso come viaggio<br />

fisico e, allo stesso tempo, scambio <strong>di</strong> idee, lingue e st<strong>il</strong>i. In questo senso essi si sono rivelati una vera<br />

e propria fines<strong>tra</strong> sull’attualità, un punto <strong>di</strong> osservazione priv<strong>il</strong>egiato per le tante scuole, in particolare<br />

quelle elementari e me<strong>di</strong>e inferiori, caratterizzate da classi sempre più multietniche. Nel segno della<br />

reciprocità è accaduto, ad esempio, che un ragazzo maghrebino abbia letto ai suoi compagni le iscrizioni<br />

arabe <strong>di</strong> una delle ban<strong>di</strong>ere turche conservate nella chiesa dei Cavalieri <strong>di</strong> Santo Stefano (Fig. 1) e<br />

che una bambina rom, originaria della Macedonia, abbia declamato alla classe un antico accordo<br />

commerciale <strong>tra</strong> <strong>Pisa</strong> e l’Imperatore bizantino Isacco (Fig. 2). Comprendere <strong>il</strong> passato me<strong>di</strong>ante <strong>il</strong><br />

presente e viceversa è un assunto fondamentale del mestiere <strong>di</strong> storico, che gli studenti hanno qui<br />

provato a mettere in pratica in prima persona.<br />

La meta fissata è stata quin<strong>di</strong> la scoperta dell’altro at<strong>tra</strong>verso un graduale avvicinamento alla<br />

comprensione delle fonti storiche. Ogni percorso, che rispecchiava <strong>il</strong> taglio inter<strong>di</strong>sciplinare<br />

dell’esposizione, si articolava in tre incontri, tre tappe <strong>di</strong> un processo formativo incen<strong>tra</strong>to sul confronto<br />

<strong>di</strong>retto con le immagini, i testi e infine le opere.<br />

Durante <strong>il</strong> primo incontro si proiettavano una serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>apositive <strong>di</strong> soggetti più o meno noti, che<br />

7


ichiamavano in maniera intuitiva dei collegamenti imprevisti: le cupole della piazza del Duomo<br />

(Fig. 3) e quelle <strong>di</strong> Santa Sofia a Costantinopoli (Fig. 4), l’interno della Cattedrale e quello della<br />

moschea <strong>di</strong> Cordoba (Figg. 5-7), <strong>il</strong> Battistero (Fig. 8) con <strong>il</strong> Santo Sepolcro (Fig. 9) e la Cupola della<br />

Roccia (Fig. 10), en<strong>tra</strong>mbe a Gerusalemme; ma anche i riferimenti all’architettura classica, <strong>tra</strong> cui <strong>il</strong><br />

Pantheon (Fig. 11) ancora per <strong>il</strong> Battistero, ed <strong>il</strong> complesso monumentale del Settizonio per l’intera<br />

piazza del Duomo (Figg. 12-13). Le immagini venivano presentate senza troppi commenti, in modo<br />

da investire innanzitutto la sfera emozionale e percettiva, stimolo per catturare l’attenzione e suscitare<br />

la curiosità. Al termine <strong>di</strong> queste suggestioni visive, veniva organizzato un piccolo laboratorio in cui<br />

gli studenti, <strong>di</strong>visi per gruppi, collocavano le immagini appena proiettate in tre mappe del Me<strong>di</strong>terraneo<br />

nell’antichità, nel Me<strong>di</strong>oevo e nell’età moderna (Figg. 14-16). Scoprivano così, ad esempio, che opere<br />

<strong>di</strong> manifattura islamica, come <strong>il</strong> bac<strong>il</strong>e bronzeo oggi conservato al Museo dell’Opera del Duomo<br />

(Fig. 17), aveva compiuto un lungo viaggio dal Me<strong>di</strong>oriente fino alla sagrestia della Cattedrale <strong>di</strong><br />

<strong>Pisa</strong>; oppure che, giunti dai paesi musulmani seguendo le rotte commerciali, dei piatti con invocazioni<br />

in arabo si ritrovavano a decorare le chiese cristiane della città (Fig. 18).<br />

Con questo bagaglio si in<strong>tra</strong>prendeva <strong>il</strong> secondo incontro, uno dei viaggi (delle architetture, degli<br />

uomini, dei segni, delle navi, delle cose e delle merci) volto ad approfon<strong>di</strong>re argomenti emersi nel<br />

corso della prima lezione. Un nuovo set <strong>di</strong> <strong>di</strong>apositive veniva stavolta commentato da ampie spiegazioni<br />

e arricchito dalla lettura <strong>di</strong> fonti letterarie, che offrivano <strong>di</strong>versi punti <strong>di</strong> vista; ad esempio, parlando<br />

delle imprese m<strong>il</strong>itari della Repubblica marinara, della stessa battaglia si davano le testimonianze dei<br />

vincitori e dei vinti (Fonte 1 e 2). Lo studente è stato così messo <strong>di</strong> fronte alla complessità del tema<br />

in questione e alla necessità <strong>di</strong> adottare adeguati strumenti d’indagine per interpretarlo nelle <strong>di</strong>verse<br />

sfaccettature.<br />

L’ultimo incontro era una prosecuzione dei precedenti: a nuove informazioni e conoscenze si<br />

aggiungeva però <strong>il</strong> contatto <strong>di</strong>retto con gli oggetti e le opere esposte. Ciò doveva mettere in moto un<br />

meccanismo <strong>di</strong> riconoscimento, che spingeva a ripercorrere criticamente l’itinerario svolto sin lì.<br />

Quelli che seguono sono i percorsi proposti.<br />

8<br />

Caterina Bay e Lorenzo Carletti


IL VIAGGIO DELLE ARCHITETTURE<br />

a cura <strong>di</strong> Caterina Bay e Lorenzo Carletti<br />

A raccontare la storia dello scambio <strong>di</strong> uomini, idee e merci da <strong>Pisa</strong> e per <strong>Pisa</strong> at<strong>tra</strong>verso <strong>il</strong> mare<br />

sono prima <strong>di</strong> tutto le pietre e i palazzi, che sembrano parlare una lingua comune. Come le lingue<br />

“romanze” trovano la loro ra<strong>di</strong>ce nel latino parlato, ma si sono arricchite della contaminazione con<br />

altri i<strong>di</strong>omi e culture, in particolare l’arabo (mahzin - magazzino, ta’r f - tariffa, sukkar - zucchero,<br />

al-barq q - albicocca), allo stesso modo <strong>il</strong> “romanico” deriva <strong>di</strong>rettamente dal linguaggio architettonico<br />

classico, al quale si aggiungono suggestioni e influenze <strong>di</strong> paesi lontani. La Cattedrale, <strong>il</strong> Battistero,<br />

<strong>il</strong> Campan<strong>il</strong>e e <strong>il</strong> Camposanto <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> sembrano infatti trovare corrispondenze strutturali e st<strong>il</strong>istiche<br />

con monumenti dell’antichità, quali <strong>il</strong> Pantheon e <strong>il</strong> Settizonio; altrettanto riconoscib<strong>il</strong>i sono i riferimenti<br />

ad architetture dell’Oriente cristiano e dell’Occidente islamico, come Santa Sofia a Costantinopoli e<br />

la moschea <strong>di</strong> Cordoba in Andalusia. In un unico luogo si incon<strong>tra</strong>no così le <strong>di</strong>verse anime del<br />

Me<strong>di</strong>terraneo.<br />

IL VIAGGIO DEGLI UOMINI<br />

a cura <strong>di</strong> Caterina Bay e Lorenzo Carletti<br />

La scoperta <strong>di</strong> terre lontane at<strong>tra</strong>verso gli occhi dei <strong>Pisa</strong>ni e la scoperta <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> at<strong>tra</strong>verso quelli<br />

degli s<strong>tra</strong>nieri costituisce quasi un gioco <strong>di</strong> specchi <strong>tra</strong> paesi affacciati sullo stesso mare. Accompagnando<br />

alcuni personaggi d’eccezione si può svelare la storia <strong>di</strong> questa duplice visione e si possono ripercorrere<br />

modalità e motivazioni che hanno da sempre spinto le genti a viaggiare. Ragioni politiche, economiche,<br />

m<strong>il</strong>itari, culturali, religiose stanno alla base <strong>di</strong> queste migrazioni: <strong>il</strong> funzionario dell’Impero Rut<strong>il</strong>io<br />

Namaziano, costretto a fuggire da Roma, risale la costa tirrenica descrivendo la città e <strong>il</strong> porto <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong><br />

in decadenza. Una sorta <strong>di</strong> viaggio <strong>di</strong> formazione è quello che spinge <strong>il</strong> pisano Fibonacci a stu<strong>di</strong>are<br />

matematica in Algeria e nel lontano Oriente e, dall’altro punto <strong>di</strong> vista, <strong>il</strong> geografo musulmano El-<br />

Idrisi a visitare la città. Il viaggio immaginario del Pe<strong>tra</strong>rca in Terra Santa e quello reale e leggendario<br />

<strong>di</strong> San Ranieri, le imprese dei soldati pisani viste dagli “infedeli”, la città osservata con lo sguardo<br />

concreto dei mercanti, fino ad arrivare alle descrizioni dei primi viaggiatori del Grand-Tour,<br />

tutte queste testimonianze offrono un quadro d’<strong>insieme</strong> sul viaggio compiuto dagli uomini in <strong>tra</strong>nsito<br />

per <strong>Pisa</strong>.<br />

9


IL VIAGGIO DELLE COSE<br />

a cura <strong>di</strong> Caterina Bay e Lorenzo Carletti<br />

L’uso per cui è stato creato un oggetto in un determinato luogo o circostanza può essere abbandonato<br />

in un <strong>di</strong>verso contesto. L’oggetto può quin<strong>di</strong> conoscere un uso altro e <strong>di</strong>venire elemento decorativo<br />

o essere adoperato per scopi imprevisti, come nel caso dell’ampolla islamica destinata originariamente<br />

a contenere profumi e <strong>tra</strong>sformata in pisside-reliquiario nella Collegiata <strong>di</strong> Barga. Gli esempi sono<br />

molteplici e alcuni <strong>di</strong> s<strong>tra</strong>or<strong>di</strong>naria r<strong>il</strong>evanza: al Grifo <strong>di</strong> manifattura islamica, adoperato probab<strong>il</strong>mente<br />

come brucia-profumi prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>venire trofeo <strong>di</strong> guerra ed essere esposto all’esterno del Duomo, fa<br />

eco una collezione unica <strong>di</strong> bacini ceramici dal X al XIII secolo, provenienti da Egitto, Sic<strong>il</strong>ia, Tunisia,<br />

Spagna meri<strong>di</strong>onale e Baleari. Un ulteriore esempio dell’appropriazione e del riuso <strong>di</strong> un’opera in un<br />

contesto <strong>di</strong>ame<strong>tra</strong>lmente opposto sono, in epoca moderna, le ban<strong>di</strong>ere conservate nella<br />

chiesa dei Cavalieri <strong>di</strong> Santo Stefano, predate agli “infedeli” negli scontri con i Turchi.<br />

IL VIAGGIO DEI SEGNI<br />

a cura <strong>di</strong> Caterina Bay e Lorenzo Carletti<br />

Se la lingua comune dei mercanti, i numeri arabi, è stata adottata universalmente, alcune parole<br />

<strong>di</strong> lontana provenienza hanno perso la grafia originaria, ma sono en<strong>tra</strong>te nell’uso comune mantenendo<br />

<strong>il</strong> proprio significato: qint r (quintale), d w n (dogana; pisano antico duana), biz-zef (bizzeffe), l m n<br />

(limone), n ran (arancio). Diverso è <strong>il</strong> caso in cui <strong>il</strong> segno <strong>di</strong>venta <strong>di</strong>segno, motivo ornamentale: la<br />

scrittura fallisce <strong>il</strong> suo scopo comunicativo e perde <strong>di</strong> contenuto, eppure riesce a comunicare la sua<br />

forma primaria, <strong>tra</strong>sformandosi in pura grafia. In maniera assolutamente pacifica una cultura figurativa<br />

al<strong>tra</strong> arricchisce quella autoctona. I bacini ceramici, ad esempio, importati in gran quantità dai mercanti<br />

pisani almeno fin dal X secolo come oggetti d’uso quoti<strong>di</strong>ano, vengono collocati nei paramenti murari<br />

esterni delle chiese citta<strong>di</strong>ne e così colori sgargianti, <strong>di</strong>segni ed iscrizioni in arabo invocanti Allah<br />

decorano i locali templi della Cristianità. Una sim<strong>il</strong>e invocazione compare nell’aureola della Madonna<br />

col Bambino <strong>di</strong> Gent<strong>il</strong>e da Fabriano al Museo Nazionale <strong>di</strong> San Matteo, mentre sulle vesti <strong>di</strong><br />

alcune sculture lignee me<strong>di</strong>evali i caratteri cufici si sono già <strong>tra</strong>sformati in sinuosi linearisimi.<br />

10


LA NAVIGAZIONE<br />

a cura <strong>di</strong> Roberta Mirandola e Alessandra Saggin<br />

Il Mar Me<strong>di</strong>terraneo è senza dubbio <strong>il</strong> centro più importante nello sv<strong>il</strong>uppo della civ<strong>il</strong>tà occidentale:<br />

esso ha costituito <strong>il</strong> fattore <strong>di</strong> unione, la via <strong>di</strong> collegamento <strong>tra</strong> le terre da esso bagnate, fra l’Europa<br />

e le più sv<strong>il</strong>uppate civ<strong>il</strong>tà dell’Asia e dell’Egitto. E sin dall’epoca preistorica proprio la navigazione<br />

ha costituito <strong>il</strong> mezzo <strong>di</strong> spostamento più importante per i popoli che si affacciavano nelle aree<br />

me<strong>di</strong>terranee. Navi da carico e navi da guerra sin da epoca etrusca si sono incrociate nel mare nostrum<br />

e hanno contribuito agli incontri, agli scontri, agli scambi e agli spostamenti <strong>di</strong> persone, notizie, idee<br />

e merci. Nella creazione della cultura del mondo me<strong>di</strong>terraneo, le azioni piratesche da parte dei pisani,<br />

che con i proventi delle loro scorrerie permisero la costruzione della Cattedrale e della chiesa <strong>di</strong> San<br />

Sisto, non hanno minore r<strong>il</strong>evanza degli scambi commerciali <strong>di</strong> sete e spezie dei mercanti veneziani.<br />

Ma come erano fatte le imbarcazioni delle varie epoche? In cosa <strong>di</strong>fferiva una nave da carico<br />

da una da guerra? Come si viveva a bordo? Come si navigava? Quali rotte venivano seguite?<br />

Relitti che giacciono nei fondali del Mar Tirreno, o insabbiati come quelli del porto urbano <strong>di</strong> San<br />

Rossore, immagini su pitture e r<strong>il</strong>ievi, documenti letterari e storici ci forniscono informazioni su navi<br />

etrusche e romane, sulle cocche (navi da carico) e sulle galee (navi da guerra) pisane <strong>di</strong> epoca me<strong>di</strong>evale.<br />

UN VIAGGIO NEL PASSATO: PISA ANTICA<br />

a cura <strong>di</strong> Roberta Mirandola e Alessandra Saggin<br />

<strong>Pisa</strong> ligure, etrusca o romana? Gli scavi degli ultimi anni hanno definitivamente chiarito questo<br />

problema che le fonti lasciavano irrisolto. <strong>Pisa</strong> è una città molto antica, le cui origini vanno fatte<br />

risalire agli inizi della civ<strong>il</strong>tà etrusca, quando gli uomini scelsero <strong>il</strong> suo sito per la posizione felice e<br />

particolare, vicino al mare e ad esso collegato da un complesso sistema <strong>di</strong> fiumi e lagune. Una città<br />

dall’immagine sfumata che possiamo pensare come costituita da più isolotti emergenti dalle acque<br />

con case <strong>di</strong> terra, templi decorati con la terracotta, impianti artigianali e necropoli.<br />

Nel corso del tempo <strong>il</strong> paesaggio si è gradualmente <strong>tra</strong>sformato e <strong>Pisa</strong> è <strong>di</strong>ventata la città <strong>di</strong> due<br />

fiumi, descritta dalle fonti letterarie. Alleata con i Romani nelle guerre contro i Liguri, <strong>di</strong>venta poi<br />

colonia. Assume allora l’aspetto tipico <strong>di</strong> ogni città romana, con <strong>il</strong> foro decorato da statue e archi<br />

onorari, <strong>il</strong> tempio <strong>di</strong> Augusto, le taverne, le terme, <strong>il</strong> teatro, l’anfiteatro, l’acquedotto, ma soprat-<br />

tutto <strong>il</strong> porto fluviale <strong>di</strong> San Rossore e i primi cantieri per la costruzione delle navi.<br />

11


IL VIAGGIO DELLE MERCI<br />

a cura <strong>di</strong> Roberta Mirandola e Alessandra Saggin<br />

L’espressione “più ricco <strong>di</strong> un pisano” <strong>di</strong>viene d’uso comune nel XII secolo e testimonia la prosperità<br />

economica raggiunta da <strong>Pisa</strong> in questo periodo.<br />

Fonti arabe e ebraiche la ricordano come città potente e temib<strong>il</strong>e per la sua forza per mare; come<br />

era avvenuto per gli Etruschi più <strong>di</strong> 1500 anni prima, <strong>Pisa</strong> marinara basò la propria supremazia nel<br />

Tirreno, a partire dall’XI secolo, sull’uso della forza m<strong>il</strong>itare e della pirateria. Nel pieno Me<strong>di</strong>oevo<br />

<strong>Pisa</strong> si afferma come centro <strong>di</strong> smistamento delle merci importate ed esportate da tutta la regione:<br />

grano, tessuti, pelli, metalli, ceramiche e spezie passavano da <strong>Pisa</strong> per arrivare via fiume o via terra<br />

nell’interno della Toscana o giungere via mare i porti più importanti del Me<strong>di</strong>terraneo. Mercanti pisani<br />

raggiungono l’Oriente bizantino, <strong>il</strong> Maghreb, l’Egitto, le Baleari, la Provenza, la Sic<strong>il</strong>ia, la Corsica e<br />

la Sardegna; a Costantinopoli c’era un importante quartiere portuale pisano e così ad Acri in Terra<br />

Santa.<br />

Ma dal porto <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> fin dall’antichità partivano e arrivavano carichi <strong>di</strong> ogni genere. Ceramiche<br />

da mensa, anfore per olio e vino venivano prodotte in età etrusca e romana in fornaci situate in città<br />

o nell’imme<strong>di</strong>ato entroterra per essere vendute. Ma quali erano queste merci? Con quali mezzi e con<br />

quali contenitori venivano <strong>tra</strong>sportate? Come erano fatti i porti che le accoglievano? Quali le rotte<br />

percorse?<br />

Gli scavi e gli stu<strong>di</strong> degli ultimi decenni rispondono ad alcune <strong>di</strong> queste domande.<br />

12


DIARIO DI BORDO<br />

CRONACHE DI RIELABORAZIONE CREATIVA<br />

Dai percorsi sono nati <strong>di</strong>segni e prospetti geometrici, temi, articoli <strong>di</strong> giornale, ricerche e ad<strong>di</strong>rittura<br />

un gioco da tavolo che qui presentiamo. Si <strong>tra</strong>tta <strong>di</strong> materiale eterogeneo, realizzato a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong><br />

tempo dalle classi sotto la guida <strong>di</strong> maestri e professori, prendendo spunto da argomenti affrontati<br />

durante gli incontri. Questa sorta <strong>di</strong> <strong>di</strong>ario <strong>di</strong> bordo corrisponde alla terza fase del processo cognitivo,<br />

intesa come rivisitazione creativa dell’esperienza; è perciò estremamente significativo provare ad<br />

analizzare questo materiale per capire che <strong>di</strong>rezione abbiano preso i viaggi e che cosa ne sia rimasto.<br />

Il f<strong>il</strong>o rosso che lega i lavori degli alunni delle scuole elementari, come quelli dei ragazzi delle me<strong>di</strong>e<br />

inferiori e superiori, è lo stesso che animava i percorsi, vale a <strong>di</strong>re la scoperta della contaminazione<br />

culturale interpretata con una serie <strong>di</strong> varianti.<br />

Alla scoperta dell’altro<br />

I percorsi sono stati concepiti nell’intento <strong>di</strong> riconoscere la città come luogo in cui – da sempre –<br />

si sono incon<strong>tra</strong>te culture <strong>di</strong>verse. Per far ciò si è pensato <strong>di</strong> partire dal luogo comune che restringe<br />

alla gloria della Repubblica marinara i rapporti <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> con <strong>il</strong> resto del Me<strong>di</strong>terraneo e <strong>di</strong> procedere<br />

al suo smontaggio. In realtà, nella maggior parte dei casi quest’operazione si è rivelata non necessaria,<br />

perché lo stereotipo sembra essere sempre meno ra<strong>di</strong>cato nelle coscienze delle giovani generazioni:<br />

per <strong>di</strong> più, quando esso sussiste, è circoscritto alla sola potenza m<strong>il</strong>itare e spesso è erroneamente<br />

collocato nel corso della storia, soprattutto in epoca rinascimentale. Si è presentato quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> problema<br />

<strong>di</strong> rivedere in corso d’opera ciò che avevamo scelto come punto <strong>di</strong> partenza e abbandonare quella che<br />

si è rivelata essere più che altro una nos<strong>tra</strong> convinzione.<br />

Se da un lato questo cambio <strong>di</strong> rotta invita a riflettere sulla <strong>di</strong>fficoltà degli studenti <strong>di</strong> orientarsi<br />

nello spazio e nel tempo e sulla incerta conoscenza della storia della loro stessa città, dall’altro ha<br />

permesso <strong>di</strong> concen<strong>tra</strong>re l’attenzione su quanto la nos<strong>tra</strong> cultura sia risultato <strong>di</strong> scambi che si sono<br />

se<strong>di</strong>mentati senza soluzione <strong>di</strong> continuità dall’antichità fino ai nostri giorni. Anche gli errori, come<br />

la confusione del mondo arabo con l’Oriente bizantino e ad<strong>di</strong>rittura con <strong>il</strong> continente asiatico,<br />

sottolineano lo sforzo <strong>di</strong> allargare gli orizzonti e <strong>di</strong> inserire la propria città in un contesto <strong>di</strong> relazioni<br />

più ampie. Di conseguenza tutto ciò che si riconosce come “esotico” viene detto arabo:<br />

Poiché la repubblica marinara <strong>Pisa</strong>na in<strong>tra</strong>tteneva numerosi rapporti con i paesi del bacino del<br />

Me<strong>di</strong>terraneo (tutti <strong>di</strong> cultura araba) i monumenti costruiti in questo periodo a <strong>Pisa</strong> vennero progettati<br />

ed eretti in st<strong>il</strong>i orientali. A causa <strong>di</strong> questi scambi commerciali anche <strong>il</strong> duomo <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> ha ottenuto<br />

numerose influenze; ad esempio la cupola, <strong>il</strong> pavimento e l’interno della cattedrale sono in st<strong>il</strong>e arabo.<br />

(Scuola me<strong>di</strong>a Pontasserchio, II A)<br />

13


La scoperta, del tutto inattesa, <strong>di</strong> una storia profondamente intrecciata con gli altri popoli affacciati<br />

sullo stesso mare ha spinto gli studenti a continui riferimenti con la situazione attuale. Imme<strong>di</strong>ato <strong>il</strong><br />

pensiero è andato alle “guerre preventive” e all’idea che esistano due civ<strong>il</strong>tà non comunicanti <strong>tra</strong> <strong>di</strong><br />

loro, destinate inevitab<strong>il</strong>mente allo scontro, dai tempi delle Crociate fino ad oggi. Tuttavia le architetture<br />

della città me<strong>di</strong>evale, i portali scolpiti del Battistero (Fig. 19), le tavole, le icone (Fig. 20) e i r<strong>il</strong>ievi<br />

bizantini (Fig. 21), le tarsie geometriche e i mosaici pavimentali (Figg. 22-24), gli i<strong>di</strong>omi presi in<br />

prestito sono alcune concrete e inconfutab<strong>il</strong>i testimonianze del <strong>di</strong>alogo incessante <strong>tra</strong> i mon<strong>di</strong> più<br />

<strong>di</strong>versi. Leggere la propria storia significa quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffidare dalle semplificazioni che vengono propinate<br />

come verità in<strong>di</strong>scutib<strong>il</strong>i:<br />

I monumenti che si trovano nella piazza sono formati da tanti st<strong>il</strong>i e da tante tecniche ognuna delle<br />

quali rappresenta una civ<strong>il</strong>tà con la quale <strong>Pisa</strong> ha commerciato e dalla quale ha imparato tecniche<br />

<strong>di</strong> costruzione e <strong>di</strong> rappresentazione.<br />

(Scuola me<strong>di</strong>a Pontasserchio, II A)<br />

L’intreccio <strong>di</strong> tecniche e st<strong>il</strong>i è stato oggetto <strong>di</strong> indagini mirate da parte delle scuole superiori. Ad<br />

esempio si sono isolati alcuni particolari decorativi ed architettonici della Cattedrale e del Battistero:<br />

nel loro corpo niveo de marmore si sono evidenziate le coloratissime geometrie, <strong>di</strong> derivazione islamica,<br />

rispettivamente della facciata e del pavimento (Figg. 25-26).<br />

Il lavoro fianco a fianco, nello stesso cantiere, <strong>di</strong> artisti <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa provenienza e della più <strong>di</strong>sparata<br />

fede religiosa ha dato vita ad animate <strong>di</strong>scussioni in classe:<br />

A me ha colpito molto la fantasia che avevano gli Arabi a costruire questi animali [<strong>il</strong> Grifo]: però<br />

mi è sembrato s<strong>tra</strong>no che fosse stato messo sopra <strong>il</strong> Duomo visto che è un luogo dove si prega e si<br />

celebrano dei riti rivolti a Dio.<br />

(Scuola me<strong>di</strong>a Pontasserchio, II A)<br />

In questo senso la tavola <strong>di</strong>pinta da Gent<strong>il</strong>e da Fabriano, raffigurante la Madonna dell’Um<strong>il</strong>tà, è<br />

stata oggetto <strong>di</strong> numerosi stu<strong>di</strong> da parte degli studenti delle superiori, proprio perché rappresenta <strong>il</strong><br />

caso più emblematico <strong>di</strong> una imprevista convivenza. Gli studenti hanno faticato ad accettare la presenza<br />

<strong>di</strong> un’invocazione ad Allah in caratteri cufici sul cuscino su cui è adagiato Gesù e sull’aureola della<br />

Vergine, che recita: “Non vi è altro Dio al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> Allah” (Figg. 27-28). Ai più sembrava una<br />

provocazione da parte dell’artista, ad altri persino un sacr<strong>il</strong>egio, ad altri ancora pareva un ar<strong>di</strong>to<br />

compromesso <strong>tra</strong> religioni <strong>di</strong>verse. Anche gli studenti musulmani facevano sim<strong>il</strong>i osservazioni,<br />

mos<strong>tra</strong>ndo la medesima <strong>di</strong>fficoltà ad interpretare un fenomeno che invece è largamente <strong>di</strong>ffuso nella<br />

pittura del XIV e XV secolo e che <strong>di</strong>pende dall’intensa circolazione delle merci, in particolare tessuti,<br />

provenienti dai paesi islamici. Come altri celebri pittori del tempo, infatti, Gent<strong>il</strong>e avrebbe ricopiato<br />

quello che a lui, non conoscendo l’arabo, sembrava un elegante <strong>di</strong>segno decorativo. Lo sguardo su<br />

una vicenda artistica <strong>di</strong> circa cinquecento anni fa ha portato gli studenti a vedere con occhi nuovi la<br />

situazione che si trovano a vivere quoti<strong>di</strong>anamente a scuola o nel quartiere. Questa riflessione sull’altro<br />

14


si estendeva automaticamente a tutti i migranti presenti in classe, perciò non solo gli arabi, ma anche<br />

i numerosi ragazzi originari dell’Europa dell’Est. A questo punto gli “s<strong>tra</strong>nieri” <strong>di</strong>ventavano i protagonisti<br />

del viaggio e le gerarchie della classe tendevano a rovesciarsi: erano loro a raccontare del proprio<br />

paese e a spiegare ai compagni la propria <strong>tra</strong><strong>di</strong>zione e la propria storia. In questo riconoscersi in un<br />

calderone <strong>di</strong> culture <strong>di</strong>verse, ciascuno ha qualcosa da <strong>di</strong>re e anche chi proviene da un’al<strong>tra</strong><br />

regione o ad<strong>di</strong>rittura da una città limitrofa si sente portatore <strong>di</strong> un ulteriore arricchimento.<br />

• L’incontro con le opere d’arte<br />

Imprescin<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e per la scoperta dell’altro è stato considerato <strong>il</strong> contatto <strong>di</strong>retto con le opere d’arte,<br />

intese come testimoni parlanti degli intrecci culturali. Particolarmente interessante quin<strong>di</strong> si è rivelato<br />

scoprire quale oggetto ha colpito <strong>di</strong> più gli studenti e per quali ragioni ed osservare in che modo vi<br />

si sono rapportati e l’effetto scaturito.<br />

Il Grifo bronzeo del Museo dell’Opera del Duomo (Fig. 29-30), senza grosse sorprese, ha attirato<br />

l’attenzione soprattutto degli studenti delle scuole elementari e me<strong>di</strong>e, mettendo in moto nella maggior<br />

parte dei casi un meccanismo <strong>di</strong> rielaborazione creativa. In pochi, infatti, hanno scelto <strong>di</strong> descrivere<br />

fedelmente l’opera d’arte in questione, fornendo informazioni essenziali innanzitutto sulla sua natura<br />

composita e quin<strong>di</strong> sulla sua funzione <strong>di</strong> “sentinella” (Figg. 31-32):<br />

In generale, in classe, abbiamo parlato e visto delle chiese o moschee, come <strong>il</strong> Duomo <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>,<br />

costruito quando <strong>Pisa</strong> era molto ricca. In alto, in cima, ha una statuetta <strong>di</strong> Grifone, cioè un animale<br />

mezzo leone e mezzo aqu<strong>il</strong>a, che proteggeva la città da qualsiasi pericolo […] La torre <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> ha<br />

dei capitelli all’esterno, su cui sono scolpite delle scimmie; infatti gli animali a quel tempo erano i<br />

protettori delle città.<br />

(Scuola me<strong>di</strong>a Pontasserchio, II A)<br />

Il Grifo, che compare già in un bestiario me<strong>di</strong>evale del IX secolo (Fig. 33), non era <strong>il</strong> solo animale<br />

affacciato dai principali e<strong>di</strong>fici ecclesiastici della città (Figg. 34-35). La visione in mos<strong>tra</strong> dell’opera<br />

originale - calata dall’alto del Duomo, dove adesso si trova una copia – ha tutto <strong>il</strong> fascino <strong>di</strong> un<br />

confronto <strong>di</strong>retto con un oggetto antico. Il primo passo è l’investigazione delle sue caratteristiche<br />

fisiche, vale a <strong>di</strong>re del materiale, del colore, dello stato <strong>di</strong> conservazione e delle decorazioni che lo<br />

impreziosiscono:<br />

Questo oggetto mi è piaciuto anche esteticamente, infatti ha un bel colore bronzo lucente (Scuola<br />

me<strong>di</strong>a Pontasserchio, II A).<br />

15<br />

Lorenzo Carletti


Al <strong>di</strong> là dell’accezione in cui è inteso <strong>il</strong> termine “estetico”, l’apprezzamento delle forme del Grifo<br />

è più o meno comune. Solo in alcuni casi lo si trova “brutto” per la sua imbarazzante somiglianza con<br />

un animale da pollaio.<br />

L’osservazione delle iscrizioni in caratteri cufici rivela però la lontana provenienza dell’opera;<br />

questa scoperta è stata oggetto <strong>di</strong> una piccola ricerca compiuta dai ragazzi delle superiori, che hanno<br />

rin<strong>tra</strong>cciato le principali opere pisane in cui compaiono iscrizioni in arabo e ne hanno isolato gli<br />

eleganti linearismi (Fig. 36). Ciò ha portato a riconoscere la scrittura araba come uno dei motivi<br />

decorativi largamente ut<strong>il</strong>izzati nelle tavole e nelle sculture me<strong>di</strong>evali.<br />

Una volta sul posto, dunque, l’oggetto viene analizzato nel dettaglio e con la scoperta <strong>di</strong> un grosso<br />

foro sulla pancia dell’animale rimane impressa ai ragazzi l’ipotesi più accre<strong>di</strong>tata sulla funzione<br />

originaria dell’opera:<br />

Esso è creazione orientale, e sulle alte cupole del Duomo <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> ce n’è uno, ut<strong>il</strong>izzato in passato<br />

come bruciaprofumo.<br />

(Scuola me<strong>di</strong>a Pontasserchio, II A)<br />

L’<strong>insieme</strong> <strong>di</strong> notizie e <strong>di</strong> suggestioni dà vita ad alcune elaborazioni fantastiche, <strong>tra</strong> cui uno spericolato<br />

viaggio in<strong>di</strong>etro nel tempo. Lo sforzo <strong>di</strong> comprendere a pieno l’oggetto comporta la ricostruzione del<br />

mondo che l’ha prodotto in relazione al contesto attuale:<br />

Mi sono immersa nei miei pensieri provando ad immaginare le persone <strong>di</strong> quel tempo che lo<br />

usavano. Sono riuscita ad immaginare <strong>il</strong> posto e quando lo usavano:<br />

<strong>il</strong> posto: su un pie<strong>di</strong>stallo;<br />

quando veniva usato:<br />

- nelle feste;<br />

- in casa.<br />

Nell’immaginazione si poteva capire che era <strong>di</strong> lusso. Esso mi ha fatto ragionare sui loro utens<strong>il</strong>i,<br />

e mi sono sentita più vuota perché non avevano: televisore, giochini, lavatrice, lavastoviglie…ecc…!<br />

Comunque se avessi <strong>il</strong> Grifone lo terrei in camera su una colonnina greca accanto al letto e lo<br />

userei come nascon<strong>di</strong>glio per <strong>il</strong> mio o miei oggetti più importanti.<br />

(Scuola me<strong>di</strong>a Pontasserchio, II A)<br />

La maggior parte dei <strong>di</strong>segni dei bambini delle scuole elementari superano gli ultimi legami con<br />

la realtà e si avventurano nella creazione <strong>di</strong> un vero e proprio bestiario <strong>di</strong> animali fantastici, improbab<strong>il</strong>i<br />

incroci <strong>tra</strong> bestie miti e feroci, che incarnano simbolicamente le qualità degli umani. L’aspetto singolare<br />

è che la compresenza <strong>di</strong> animali <strong>di</strong>versi in un unico corpo, oltre a rispecchiare l’entità del Grifo, riflette<br />

la contaminazione <strong>di</strong> popoli e culture del Me<strong>di</strong>terraneo <strong>di</strong> cui si è ampiamente <strong>di</strong>battuto in classe. Si<br />

<strong>tra</strong>tta della rielaborazione <strong>di</strong> uno degli aspetti più sorprendenti per i ragazzi, vale a <strong>di</strong>re l’incursione<br />

<strong>di</strong> vocaboli s<strong>tra</strong>nieri nella nos<strong>tra</strong> lingua, conseguenza dell’importazione degli stessi oggetti o animali<br />

a cui le parole corrispondono (Figg. 37-38).<br />

16


Infine, mi ha molto interessato la lezione sulle parole che derivano dall’arabo, come i nomi <strong>di</strong><br />

animali: falco si <strong>di</strong>ce “AL-FANAK”, oppure gazzella si <strong>di</strong>ce “GAZEL”, giraffa si <strong>di</strong>ce “ZURAFA”.<br />

(Scuola me<strong>di</strong>a Pontasserchio, II A)<br />

E’ così che, accanto agli animali più fam<strong>il</strong>iari e in particolare quelli domestici (cani, gatti, galline,<br />

conigli, rane, topi, pesci, etc.), compaiono molti animali esotici - <strong>tra</strong> cui spesso giraffe e gazzelle, ma<br />

anche elefanti e leoni - e animali leggendari come draghi e unicorni. Questi ibri<strong>di</strong> vengono battezzati<br />

con neologismi, che rispecchiano a loro volta le <strong>di</strong>sparate contaminazioni (Figg. 39-46). Come se non<br />

bastasse, alcuni <strong>di</strong> questi <strong>di</strong>segni sono corredati da ampie spiegazioni che danno conto della natura<br />

composita <strong>di</strong> queste nuove bestie e <strong>insieme</strong> provano a raccontarne la storia, altrettanto fantastica, che<br />

sembra ricalcare le vicende del grifone mitologico (Figg. 47-49).<br />

Seppure <strong>il</strong> Grifo ha catalizzato l’attenzione degli studenti, anche altri oggetti hanno suscitato<br />

interesse e curiosità. Innanzitutto i modellini, che restituiscono integralmente ciò che è perduto o<br />

inevitab<strong>il</strong>mente compromesso (Figg. 50-51). Così è accaduto con <strong>il</strong> modello della barca <strong>di</strong> Marsiglia,<br />

ma anche con la ricostruzione del tumulo etrusco <strong>di</strong> via San Jacopo a <strong>Pisa</strong>. Il plastico ha incuriosito<br />

moltissimo per <strong>il</strong> mistero che in parte ancora nasconde e si è rivelato un valido strumento per mettere<br />

in relazione <strong>il</strong> passato e <strong>il</strong> presente del territorio:<br />

Un’al<strong>tra</strong> cosa che mi ha colpito è stata la ricostruzione <strong>di</strong> una grande tomba <strong>di</strong> un marinaio […]<br />

Certo vorrei andare spesso a visitare delle mostre, perché ciò che vedo è molto istruttivo e mi aiuta<br />

a capire quanta s<strong>tra</strong>da è stata fatta se metto a confronto ciò che si vede alle mostre con ciò che mi<br />

circonda oggi.<br />

(Scuola me<strong>di</strong>a Pontasserchio, II A)<br />

Trovarsi <strong>di</strong> fronte alle ricostruzioni, e non alle opere originali com’è avvenuto per <strong>il</strong> Grifo, ha<br />

suscitato non pochi dubbi e <strong>di</strong>scussioni a proposito della veri<strong>di</strong>cità delle copie e del loro valore. La<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>tra</strong> originale e copia sembra essere un concetto particolarmente ostico: mentre i bambini<br />

delle elementari faticano a riconoscerlo, per quelli più gran<strong>di</strong> la copia rischia <strong>di</strong> perdere interesse in<br />

quanto non autentica e quin<strong>di</strong> non antica. Tale riflessione si è fatta particolarmente problematica <strong>di</strong><br />

fronte al relitto della piroga del II secolo d. C. che, giocando sull’ambiguità, riproduceva in scala<br />

naturale finanche le ammaccature e l’invecchiamento del legno (Fig. 52):<br />

Era una barca, non in “modellino”, ma vera. Anzi, non era vera, era rifatta; mi ha colpito proprio<br />

per questo, sembrava verissima e quando la guida ci ha chiesto se secondo noi la barca era vera o<br />

una copia, noi abbiamo risposto che era vera. Invece abbiamo sbagliato tutti! La vera barca, infatti,<br />

l’avevano trovata sotto <strong>il</strong> mare, ma non potevano recuperarla sennò <strong>il</strong> legno marciva. Aveva dei buchi<br />

e delle ammaccature che sembravano fatte dalle onde del mare.<br />

(Scuola me<strong>di</strong>a Pontasserchio, II A)<br />

Specialmente in questo caso <strong>il</strong> sapore dell’antico ha creato un corto circuito con la modernità, una<br />

confusione accentuata dall’allestimento spregiu<strong>di</strong>cato. Dalle osservazioni che seguono, al “nuovo”<br />

17


sembra corrispondere un giu<strong>di</strong>zio estetico positivo, mentre al “vecchio” viene riconosciuta soltanto<br />

l’importanza, l’autorità del reperto archeologico:<br />

Anche com’era posizionata la barca era molto carina, era “stesa su un lato” e aveva intorno delle<br />

lucine come quelle <strong>di</strong> Natale. Accanto c’erano dei teloni e sotto <strong>di</strong> questi c’erano delle luci, una viola<br />

e l’al<strong>tra</strong> verde che la <strong>il</strong>luminavano facendola colorata e bella.<br />

Dava l’aria <strong>di</strong> un oggetto vecchio, ma in fondo era carina. Mi piacerebbe molto un giorno fare<br />

un giro su queste barche che un tempo venivano usate dai mercanti, sperando che non affon<strong>di</strong>no da<br />

quanto sono vecchie!!!<br />

(Scuola me<strong>di</strong>a Pontasserchio, II A)<br />

Analoghe considerazioni scaturiscono dalla visione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> un autentico reperto archeologico,<br />

vale a <strong>di</strong>re la barchetta in terracotta ritrovata a Tarquinia in una sepoltura del IX secolo a.C. Dapprima<br />

se ne osservano le caratteristiche fisiche e per descriverla si cercano paragoni con oggetti fam<strong>il</strong>iari,<br />

un giocattolo o una tazzina da caffè. Quin<strong>di</strong> si passa a immaginare le vicissitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> un’opera così<br />

antica, testimone <strong>di</strong> un passato indefinib<strong>il</strong>e, e la constatazione della profon<strong>di</strong>tà della storia dà vita a<br />

uno “s<strong>tra</strong>no pensiero”:<br />

Mi è piaciuta in modo particolare perché quando l’ho vista mi sono detto <strong>tra</strong> me e me “chissà a<br />

quante persone è stata in mano, persone del passato, marinai, archeologi”, mi ha fatto provare uno<br />

s<strong>tra</strong>no pensiero. Mi ha davvero impressionato molto.<br />

(Scuola me<strong>di</strong>a Pontasserchio, II A)<br />

Nel complesso gli oggetti <strong>di</strong> uso quoti<strong>di</strong>ano sembrano avere la forza <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogare <strong>di</strong>rettamente con<br />

gli studenti, mentre le opere d’arte in quanto tali paiono re<strong>stare</strong> mute. Queste ultime vengono appena<br />

ricordate nei temi e nei <strong>di</strong>segni e, quando compaiono, sono isolate dal proprio contesto e confinate<br />

al solo valore estetico, che si fatica però a comprendere. Le opere d’arte sembrano non attivare quel<br />

meccanismo <strong>di</strong> ricostruzione fantastica che invece riguarda le cose: è proprio la funzione che fac<strong>il</strong>ita<br />

la comprensione e suscita un imme<strong>di</strong>ato riscontro con l’uso che ancora si fa nel presente <strong>di</strong> oggetti<br />

analoghi; è questo <strong>il</strong> caso del portaprofumi <strong>di</strong> manifattura islamica, riut<strong>il</strong>izzato in ambito liturgico<br />

ad<strong>di</strong>rittura come reliquiario (Fig. 53). Molto interesse hanno suscitato i piatti provenienti dall’area<br />

islamica occidentale, riut<strong>il</strong>izzati dai pisani come elementi decorativi delle chiese. In questo caso è<br />

stato apprezzato <strong>il</strong> tentativo <strong>di</strong> ricostruzione delle opere nel loro contesto, proposto in mos<strong>tra</strong>:<br />

Gli oggetti erano rappresentati in modo simpatico; per esempio c’erano i bacini ceramici e <strong>di</strong>etro<br />

era raffigurata la chiesa da dove li avevano es<strong>tra</strong>tti e che ci permetteva <strong>di</strong> immaginare come era in<br />

passato.<br />

(Scuola me<strong>di</strong>a Pontasserchio, II A)<br />

Quando le opere vengono menzionate si <strong>tra</strong>lascia la loro qualità, come nel caso della Croce<br />

processionale della metà del Duecento attribuita a Giunta <strong>Pisa</strong>no:<br />

Abbiamo visto dei <strong>di</strong>pinti, i quali erano <strong>di</strong>pinti su due lati perché quando venivano portati in<br />

18


processione si vedevano tutti e due.<br />

(Scuola me<strong>di</strong>a Pontasserchio, II A)<br />

Nei lavori degli studenti delle scuole elementari e me<strong>di</strong>e i nomi degli artisti naturalmente non<br />

compaiono quasi mai, mentre per quelli delle superiori si propongono confronti st<strong>il</strong>istici <strong>tra</strong> opere <strong>di</strong><br />

mano <strong>di</strong>versa. E’ così che l’evolversi della pittura pisana nel corso del Duecento viene stu<strong>di</strong>ata a<br />

partire dalla Croce del Santo Sepolcro per passare alla cosiddetta Croce n. 20 (Figg. 54-56), arrivando<br />

poi alla Croce processionale firmata da Giunta <strong>di</strong> Capitino (Figg. 57-58), capolavori esposti al Museo<br />

Nazionale <strong>di</strong> San Matteo. Si scopre che <strong>il</strong> modello del Christus patiens viene introdotto per la prima<br />

volta in Occidente proprio a <strong>Pisa</strong>, grazie ad un anonimo maestro bizantino.<br />

Unico caso segnalato dai bambini delle scuole elementari è quello <strong>di</strong> Nicola <strong>Pisa</strong>no, identificato<br />

come l’artista per eccellenza al quale vengono generosamente attribuite opere citta<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> ogni genere.<br />

Il grande architetto e scultore del Duecento viene fatto <strong>di</strong>ventare un bravo pittore, ad<strong>di</strong>rittura autore<br />

delle Storie <strong>di</strong> San Ranieri in Camposanto, e l’artefice del cratere neo-attico detto Vaso del Talento,<br />

che in realtà egli si limitò a stu<strong>di</strong>are. Il Vaso del Talento (Fig. 59), <strong>il</strong> Sarcofago <strong>di</strong> Fedra (Fig. 60) e<br />

la formella della Natività del Pulpito del Battistero (Fig. 61), proiettate in <strong>di</strong>apositiva durante <strong>il</strong><br />

percorso, sono state oggetto <strong>di</strong> alcuni stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno da parte dei ragazzi delle superiori (Figg. 62-<br />

65). Ma la formella <strong>di</strong> Nicola è stata analizzata anche da un bambino delle elementari: ne è nata<br />

quasi una lettura st<strong>il</strong>istica che, nella posa squadrata della Vergine e nelle cinque piccole figure<br />

<strong>di</strong> contorno, intende riassumere la complessità e <strong>il</strong> linguaggio del r<strong>il</strong>ievo originale (Fig. 66).<br />

• L’incontro con le fonti letterarie<br />

Insieme alle opere, le fonti letterarie sono state considerate altrettanto essenziali per la conoscenza<br />

e l’interpretazione del mondo che ci circonda e i suoi cambiamenti. Le parole degli antichi viaggiatori<br />

<strong>di</strong> passaggio a <strong>Pisa</strong> forniscono una quadro variegato <strong>di</strong> impressioni e riflessioni sulla città nelle <strong>di</strong>verse<br />

epoche storiche (Fonti 3-5). Numerose sono le testimonianze lasciate da forestieri negli anni in cui<br />

<strong>il</strong> porto <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> <strong>di</strong>venta uno degli scali principali del Me<strong>di</strong>terraneo e la lettura <strong>di</strong> tali fonti ha coinvolto<br />

gli studenti in una riflessione sulla molteplicità dei punti <strong>di</strong> vista; ne è nata un’immagine della città<br />

moltiplicata come in un caleidoscopio:<br />

Un’al<strong>tra</strong> lettera testimonia che <strong>Pisa</strong> era una città molto potente. In una lettera c’era un ebreo<br />

chiamato Beniamin de Tudela che arrivò a <strong>Pisa</strong> nel 1160, <strong>di</strong>ceva che <strong>Pisa</strong> era molto bella, che era<br />

19<br />

Caterina Bay


senza una signoria e senza governanti, che aveva 10.000 case-torri per respingere <strong>il</strong> nemico, infine<br />

che aveva un bellissimo fiume. Nella lettera <strong>di</strong> un arabo geografo, si <strong>di</strong>ce che <strong>Pisa</strong> aveva mercati<br />

fiorenti, paesaggi stupen<strong>di</strong>, meravigliosi monumenti e che c’è un fiume.<br />

(Scuola me<strong>di</strong>a Pontasserchio, II A)<br />

In questo gioco <strong>di</strong> specchi è stato raccontato anche <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> vista dei pisani, come quello <strong>di</strong><br />

Leonardo Fibonacci, che alla fine del XII secolo viaggiò in Algeria, Egitto e Oriente, dove gli stu<strong>di</strong><br />

scientifici erano all’avanguar<strong>di</strong>a (Fig. 67). Egli apprese e <strong>tra</strong>smise poi all’Europa i progressi della<br />

cultura matematica, in particolare nel suo Liber Abaci risalente ai primi del Duecento (Fig. 68).<br />

Fibonacci è <strong>di</strong>ventato <strong>il</strong> protagonista <strong>di</strong> uno dei <strong>di</strong>segni più singolari realizzati dagli alunni delle scuole<br />

elementari: un suo ipotetico ri<strong>tra</strong>tto, dai caratteri marcatamente arabeggianti, è affiancato da un limone<br />

e da un’albicocca (Fig. 69). Si <strong>tra</strong>tta <strong>di</strong> un’associazione mentale <strong>tra</strong> <strong>il</strong> <strong>di</strong>vulgatore dei numeri arabi<br />

in Occidente e l’incursione <strong>di</strong> parole s<strong>tra</strong>niere, legate al <strong>tra</strong>ffico commerciale, nelle lingue romanze<br />

e quin<strong>di</strong> nell’italiano.<br />

Più spesso i bambini delle elementari hanno cercato <strong>di</strong> <strong>il</strong>lus<strong>tra</strong>re con i loro <strong>di</strong>segni le parole dei<br />

viaggiatori. L’attenzione si focalizza sul <strong>tra</strong>gitto per mare e quin<strong>di</strong> sulle navi: i versi del De re<strong>di</strong>tu<br />

suo <strong>di</strong> Rut<strong>il</strong>io Namaziano (Fonte 6), che nel suo viaggio da Roma alla costa meri<strong>di</strong>onale francese<br />

ricorda <strong>il</strong> passaggio per <strong>Pisa</strong> nel 415 d.C., vengono sceneggiati con una barchetta, <strong>di</strong> cui si tenta pure<br />

una ricostruzione f<strong>il</strong>ologica; la figura <strong>di</strong> Rut<strong>il</strong>io compare festante a poppa o intento a fronteggiare una<br />

tempesta (Figg. 70-71).<br />

Nel pensiero degli studenti delle me<strong>di</strong>e <strong>il</strong> racconto <strong>di</strong> Rut<strong>il</strong>io si riassume in poche essenziali tappe,<br />

che riguardano ancora una volta lo spostamento. E’ proprio <strong>il</strong> viaggio fisico a suscitare <strong>il</strong> loro interesse<br />

e a mettere in relazione <strong>il</strong> poeta romano con altri personaggi storici:<br />

Rut<strong>il</strong>io veniva dalla Francia meri<strong>di</strong>onale e nel IV secolo si <strong>tra</strong>sferì a Roma e <strong>di</strong>venne un funzionario<br />

romano; successivamente fu costretto a scappare via mare a causa delle invasioni barbariche, e<br />

faceva molte soste. Da Roma arrivò a <strong>Pisa</strong>, dove raccontò cosa gli era successo. Arrivò anche a<br />

Genova, ma dopo <strong>il</strong> 415 d. C. (cioè la sua partenza da Genova), si sono perse le sue notizie, quin<strong>di</strong><br />

non si sa se è mai tornato in Francia. […]<br />

Ci fu poi S. Ranieri che <strong>tra</strong> l’XI e <strong>il</strong> XII secolo fece un viaggio a Gerusalemme per commerciare;<br />

era un mercante ab<strong>il</strong>e e ricco. Dopo 10 anni tornò a <strong>Pisa</strong>, <strong>il</strong> suo paese d’origine.<br />

(Scuola me<strong>di</strong>a Pontasserchio, II A)<br />

Un documento d’archivio, che ha richiesto un maggiore sforzo interpretativo, è la misteriosa lettera<br />

scritta da Berta, marchesa <strong>di</strong> Toscana, al califfo <strong>di</strong> Baghdad Muktafi nel 906 d.C. (Fonte 7). La capitale<br />

irachena ha richiamato imme<strong>di</strong>atamente le tristi vicende dell’attualità, suscitando stupore per i rapporti<br />

amichevoli che potevano intercorrere allora <strong>tra</strong> due potenze del mondo musulmano e cristiano. La<br />

storia particolarmente suggestiva, i doni meravigliosi, ma soprattutto l’ambiguità <strong>tra</strong> viaggio reale e<br />

fantastico ha spinto poi, soprattutto i bambini delle elementari, ad una rielaborazione della fonte con<br />

20


la <strong>tra</strong>sposizione del documento in una colorata arca <strong>di</strong> Noè (Figg. 72-74).<br />

Ancora una classe elementare ha dato prova <strong>di</strong> misurarsi con una fonte: in questo caso sono stati<br />

gli alunni stessi a produrre un falso storico, simulando l’antichità della carta e <strong>il</strong> linguaggio arcaico<br />

(Fig. 75). Il documento narra, dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> un anonimo pisano, una battaglia immaginaria<br />

avvenuta nel 1358, quando i vichinghi avrebbero assalito le coste della città. La sorpresa dell’attacco<br />

e la crudeltà dello scontro fanno <strong>il</strong> verso ad una autentica fonte araba, datata 1088 (Fonte 2), in cui<br />

si racconta la scorreria della flotta pisana contro la città tunisina <strong>di</strong> Al Madh<strong>il</strong>a e Zaw<strong>il</strong>a:<br />

Avvolto ero in un profon<strong>di</strong>ssimo sonno quando un gran frastuono mi risvegliò: vi<strong>di</strong> in lontananza<br />

navi gran<strong>di</strong> come balene munite <strong>di</strong> vele assai s<strong>tra</strong>ne; a poppa e a prua vi erano draghi minacciosi,<br />

infiniti remi solcavano le nostre acque.<br />

(Scuola elementare <strong>di</strong> Gello, IV A)<br />

Alcuni alunni, prendendo spunto dai racconti degli antichi viaggiatori, hanno voluto lasciare<br />

testimonianza <strong>di</strong> un proprio viaggio compiuto nel passato. Invitati dall’insegnante sono andati alla<br />

scoperta della città me<strong>di</strong>evale con gli occhi del figlio <strong>di</strong> un um<strong>il</strong>e pastore. I temi elaborati hanno ancora<br />

una volta cercato <strong>di</strong> imitare le fonti antiche, offrendo essi stessi uno spaccato della città datato<br />

precisamente al 29 <strong>di</strong>cembre 1250:<br />

Durante una normale cena mio padre mi <strong>di</strong>sse: “Domani andrò a <strong>Pisa</strong> e voglio portarmi con me<br />

qualcuno <strong>di</strong> voi. Guardate che è un’ottima occasione, però dovrete levarvi presto per essere là prima<br />

che <strong>il</strong> sole sia alto in cielo”. […] Come mi aveva promesso, mio padre mi portò a visitare la città.<br />

Prima andammo in una piazza affollatissima, era maestosa. Al centro sorgevano tre monumenti:<br />

un’enorme chiesa fatta a croce, una torre che pende dove ci sono montata e dalla quale ho visto tutta<br />

la città dall’alto e un altro e<strong>di</strong>ficio che tutti chiamano Battistero e che ha un tetto a cupola. Dopo<br />

aver girato la città ci siamo recati dove <strong>il</strong> fiume si immette nel mare e lì abbiamo visto molte barche.<br />

(Scuola me<strong>di</strong>a Pontasserchio, II A)<br />

Lo splendore e la meraviglia della città, evocano le parole <strong>di</strong> tanti cronisti forestieri <strong>di</strong> passaggio<br />

nel Me<strong>di</strong>oevo e le prime rappresentazioni <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> (Figg. 76-77). I “mercati fiorenti” e le “vaste<br />

campagne abbondanti d’orti e <strong>di</strong> seminagioni non interrotte”, menzionati dal geografo arabo El Edrisi<br />

alla metà del Duecento (Fonte n. 4), ritornano nella descrizioni dei ragazzi delle scuole me<strong>di</strong>e. Curiosità<br />

ha poi suscitato la lettura dei testi in mos<strong>tra</strong>, at<strong>tra</strong>verso alcune regis<strong>tra</strong>zioni sonore che ricreavano<br />

l’atmosfera cosmopolita dell’antica città, una sorta <strong>di</strong> Babele linguistica (Figg. 78-79):<br />

Ci siamo poi fermati in una stanza dove ci sono sei “campane” da cui si sentono voci che parlano:<br />

l’italiano, l’arabo, l’ebraico, <strong>il</strong> greco, lo spagnolo, <strong>il</strong> latino.<br />

(Scuola me<strong>di</strong>a Pontasserchio, II A)<br />

Nel complesso i tentativi <strong>di</strong> rielaborazione del documento mos<strong>tra</strong>no un grande interesse nel<br />

confrontarsi con le fonti storiche, intese non solo come autorevoli testimonianze, ma come impressioni<br />

da riportare in vita:<br />

21


Le s<strong>tra</strong>de erano gremite <strong>di</strong> gente <strong>di</strong>retta nelle botteghe per compiere i propri doveri durante le<br />

giornate <strong>di</strong> lavoro, e al mercato della città: all’interno <strong>di</strong> esso si svolgevano attività finanziarie come<br />

<strong>il</strong> prestito dei sol<strong>di</strong> da parte <strong>di</strong> cambiavalute, i quali regis<strong>tra</strong>vano gli interessi, e commerciali, <strong>tra</strong> cui<br />

lo scambio e la ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> merci, come tessuti <strong>di</strong> seta, lino e altre fibre tess<strong>il</strong>i finemente decorati e<br />

spezie, ut<strong>il</strong>izzate per la conservazione e <strong>il</strong> con<strong>di</strong>mento degli alimenti, provenienti dal Me<strong>di</strong>o Oriente,<br />

dall’In<strong>di</strong>a e dalla Cina.<br />

(Scuola me<strong>di</strong>a Pontasserchio, II A)<br />

Nei temi dei bambini delle scuole elementari e me<strong>di</strong>e si regis<strong>tra</strong> la tendenza a realizzare storie<br />

verosim<strong>il</strong>i, risolvendo così la convivenza <strong>tra</strong> dato reale e fantastico che spesso si riscon<strong>tra</strong>, ed è <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e<br />

da riconoscere, negli stessi documenti antichi. Alcuni ragazzi delle superiori, invece, hanno voluto<br />

proprio sottolineare questa <strong>di</strong>stanza <strong>tra</strong> visione fantastica e reale nelle rappresentazioni iconografiche<br />

della città (Figg. 80-82), in<strong>di</strong>viduando un limpido processo evolutivo, che dall’as<strong>tra</strong>zione procede per<br />

tappe salienti verso la descrizione fedele (Figg. 83-84). Al <strong>di</strong> là dell’eccessiva semplificazione, si<br />

<strong>tra</strong>tta <strong>di</strong> un tentativo <strong>di</strong> affrontare <strong>il</strong> complesso e <strong>di</strong>battuto problema della rappresentazione della città<br />

e ciò significa riflettere su noi stessi e sul modo in cui occhi <strong>di</strong>versi hanno guardato a noi nel corso<br />

del tempo.<br />

• Il gioco del passato, un lavoro <strong>di</strong> classe<br />

Nella gran mole <strong>di</strong> lavori presentati al termine dei percorsi si <strong>di</strong>stingue quello della classe I G del<br />

Liceo scientifico-tecnologico Buonarroti, che ha dato un’interpretazione del tutto originale della cartina<br />

dei <strong>tra</strong>ffici commerciali <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> nel Me<strong>di</strong>oevo con gli altri porti del Me<strong>di</strong>terraneo (Fig. 85). La mappa<br />

è <strong>di</strong>ventata <strong>il</strong> campo da gioco su cui novelli mercanti si sfidano a colpi <strong>di</strong> merci da importare ed<br />

esportare e <strong>di</strong> imprevisti vari, dalle burrasche al favore del vento e dalla peste ai pirati. Il contenuto<br />

del percorso è stato assim<strong>il</strong>ato al punto che ne è nata una reinterpretazione in forma lu<strong>di</strong>ca: Me<strong>di</strong>pisando<br />

è a sua volta uno strumento <strong>di</strong>dattico raffinato, che invita i potenziali giocatori a riflettere sull’importanza<br />

del mare nostrum nello sv<strong>il</strong>uppo della civ<strong>il</strong>tà occidentale. Nel regolamento si condensa <strong>il</strong> lungo e<br />

faticoso lavoro collettivo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione <strong>tra</strong> <strong>il</strong> dato storico reale (i prodotti esportati ed importati dai<br />

principali porti del XIII secolo) e le necessità proprie del gioco da tavolo, quin<strong>di</strong> gli imprevisti, le<br />

caselle e i da<strong>di</strong> (Figg. 86-88). L’elaborazione <strong>di</strong> tali regole, che qui <strong>di</strong> seguito presentiamo, è stata<br />

essa stessa un esercizio <strong>di</strong> tolleranza, sperimentata <strong>tra</strong> compagni <strong>di</strong> banco.<br />

22<br />

Lorenzo Carletti


DIARIO DI BORDO<br />

(CRONACA DI UN LAVORO)<br />

La partecipazione al percorso <strong>di</strong>dattico “<strong>Pisa</strong> e <strong>il</strong> Me<strong>di</strong>terraneo” ha creato lo stimolo per progettare<br />

un gioco legato agli scambi commerciali pisani del me<strong>di</strong>oevo.<br />

…dal porto <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>, fin dall’antichità, partivano ed arrivavano carichi <strong>di</strong> ogni genere…<br />

Analizzando la carta che in<strong>di</strong>viduava le rotte commerciali nella seconda metà del XIII secolo (con<br />

le principali esportazioni ed importazioni <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>), è sorta l’idea <strong>di</strong> sfruttarla come tavola-base del<br />

gioco.<br />

Abbiamo quin<strong>di</strong> ingran<strong>di</strong>to la suddetta carta evidenziando <strong>il</strong> mare con una coloritura azzurra e<br />

in<strong>di</strong>viduato i possib<strong>il</strong>i obiettivi del gioco.<br />

A questo punto sono sorte accese <strong>di</strong>scussioni per creare <strong>il</strong> regolamento: elaborarlo è risultato assai<br />

complesso e con<strong>di</strong>videre <strong>tra</strong> noi delle scelte è risultato altrettanto <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e.<br />

Dopo varie ipotesi sono state in<strong>di</strong>viduate le caselle del percorso-gioco sfruttando l’andamento delle<br />

rotte commerciali.<br />

Ci siamo poi <strong>di</strong>visi in gruppi <strong>di</strong> lavoro:<br />

- Realizzazione delle pe<strong>di</strong>ne (<strong>tra</strong> le varie soluzioni sono state scelte quelle costruite con das<br />

verniciato, stecchini e cartoncino)<br />

- Elaborazione carte-merci<br />

- Elaborazione carte- probab<strong>il</strong>ità<br />

- Elaborazione carte-porti<br />

Per la ricerca delle immagini è stato ampiamente usato <strong>il</strong> computer; ogni carta è stata poi “rinforzata”<br />

incollando sul retro un cartoncino e inserendola successivamente in una busta <strong>tra</strong>sparente (anche<br />

per proteggerla dall’uso).<br />

Man mano che <strong>il</strong> lavoro procedeva, <strong>il</strong> regolamento si perfezionava e subiva mo<strong>di</strong>fiche. L’ultimo ritocco<br />

è stato fatto “giocando” in classe con <strong>il</strong> lavoro prodotto.<br />

Vince <strong>il</strong> gioco chi riesce a tornare per primo al porto pisano carico <strong>di</strong> merci. Ma <strong>il</strong> prodotto lu<strong>di</strong>co,<br />

secondo <strong>il</strong> nostro intento, dovrebbe anche far riflettere sull’importanza che <strong>il</strong> mar Me<strong>di</strong>terraneo ha<br />

avuto nello sv<strong>il</strong>uppo della civ<strong>il</strong>tà occidentale.<br />

…esso ha costituito <strong>il</strong> fattore <strong>di</strong> unione, la via <strong>di</strong> collegamento <strong>tra</strong> le terre da esso bagnate, fra l’Europa<br />

e le più sv<strong>il</strong>uppate civ<strong>il</strong>tà dell’Asia e dell’Egitto. Navi da carico e da guerra sin dall’epoca etrusca<br />

si sono incrociate nel “mare nostrum” e hanno contribuito agli incontri, agli scontri, agli scambi e<br />

agli spostamenti <strong>di</strong> persone, notizie, idee e merci…<br />

BUON DIVERTIMENTO!<br />

23


LA SCATOLA COMPRENDE<br />

MEDIPISANDO<br />

- una carta geografica del mar Me<strong>di</strong>terraneo con in<strong>di</strong>cate le rotte commerciali pisane nella<br />

seconda metà del XIII secolo;<br />

- 6 pe<strong>di</strong>ne (con ban<strong>di</strong>erine <strong>di</strong> colore <strong>di</strong>verso);<br />

- 2 da<strong>di</strong>;<br />

- 7 carte-porto (Cagliari, Valencia, Tunisi, Messina, Costantinopoli, Terra Santa e Alessandria<br />

d’Egitto) più la carta-porto <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> (porto <strong>di</strong> arrivo);<br />

- 138 carte-merci <strong>di</strong>vise in: 102 carte importate (riquadro blu) ovvero merci provenienti da altri<br />

porti e <strong>di</strong>rette a <strong>Pisa</strong>; 36 carte esportate (riquadro giallo) ovvero merci provenienti da <strong>Pisa</strong> e<br />

<strong>di</strong>rette verso altri porti;<br />

- 32 carte imprevisti.<br />

REGOLE DEL GIOCO<br />

(da 2 a 6 giocatori)<br />

Il gioco si svolge su una tavola-carta geografica del Me<strong>di</strong>terraneo con 90 caselle che in<strong>di</strong>cano alcuni<br />

porti significativi e le rotte da seguire. Sopra queste caselle si muovono i segnalini che i giocatori<br />

prendono all’inizio del gioco. Per determinare gli spostamenti ci sono due da<strong>di</strong>. Prima <strong>di</strong> cominciare<br />

si <strong>di</strong>stribuiscono a un giocatore 6 carte merci da importare e 6 carte merci da esportare e una carta<br />

porto.<br />

SVOLGIMENTO DEL GIOCO<br />

Tutti i giocatori, all’inizio, gettano i due da<strong>di</strong> e chi fa <strong>il</strong> numero maggiore comincia <strong>il</strong> gioco. La prima<br />

persona getta i da<strong>di</strong> e, a seconda del numero ottenuto, muove <strong>il</strong> segnalino <strong>di</strong> altrettanti spazi sulla<br />

tavola procedendo seguendo la numerazione; poi passa i da<strong>di</strong> ad un altro giocatore (posto accanto<br />

a lui in senso antiorario), che procede nello stesso modo e così via…<br />

Evidentemente può accadere che più segnalini vengono a fermarsi sulla stessa casella, ma ciò non<br />

provoca nessun mutamento nel normale svolgimento del gioco.<br />

Se la casella su cui <strong>il</strong> segnalino si ferma è contornata <strong>il</strong> giocatore deve pescare una carta-imprevisti.<br />

Dopo aver seguito le istruzioni in essa contenute, la carta viene rimessa in fondo al mazzo.<br />

Quando un giocatore, gettando i da<strong>di</strong>, fa un numero doppio, procede con <strong>il</strong> suo segnale come al solito,<br />

ma deve tirare una seconda volta e spo<strong>stare</strong> <strong>di</strong> nuovo <strong>il</strong> segnalino. Tirando però tre volte <strong>di</strong> seguito<br />

un numero doppio tornerà alla partenza.<br />

Ogni volta che una pe<strong>di</strong>na passa da un porto, <strong>il</strong> giocatore può pescare tante carte merci-importate<br />

quante sono in suo possesso le carte merci-esportate relative a quel porto.<br />

24


CARTA PORTO<br />

Cagliari<br />

Valencia<br />

Tunisi<br />

Messina<br />

Costantinopoli<br />

Terra Santa<br />

Alessandria<br />

Se la pe<strong>di</strong>na si ferma su un porto si presentano al giocatore <strong>di</strong>verse possib<strong>il</strong>ità:<br />

- se possiede la carta <strong>di</strong> quel porto riceve in premio tutte le carte-merci <strong>di</strong> quel porto da portare a <strong>Pisa</strong>;<br />

- se <strong>il</strong> porto appartiene ad un altro giocatore può barattare carte esporta da <strong>Pisa</strong> per quel<br />

porto con un numero uguale <strong>di</strong> merci da portare a <strong>Pisa</strong>;<br />

- se <strong>il</strong> porto appartiene ad un altro giocatore e non ha nessuna carta esporta da <strong>Pisa</strong> per quel<br />

porto deve cedere tutte le carte-merci in suo possesso da portare a <strong>Pisa</strong>;<br />

- se <strong>il</strong> porto non appartiene a nessun giocatore lo può acqui<strong>stare</strong> se possiede le carte esporta<br />

da <strong>Pisa</strong> per quel porto.<br />

CARTA MERCI ESPORTATE<br />

DA PISA<br />

Manufatti<br />

Manufatti<br />

Argento, manufatti<br />

Manufatti<br />

Manufatti, tessuti<br />

Armi, legname<br />

Armi, legname, ferro<br />

25<br />

CARTA MERCI IMPORTATE<br />

DA PISA<br />

Sale, argento, pelli, formaggi, lana<br />

Lana, manufatti ceramici<br />

Cera, olio, oro, manufatti ceramici<br />

Grano, manufatti ceramici<br />

Spezie, seta<br />

Spezie<br />

Spezie, seta, manufatti ceramici<br />

Caterina Bay


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TOLAINI E., <strong>Pisa</strong>, Bari 1992<br />

27


IL PERCORSO: IMPIANTO PEDAGOGICO-DIDATTICO<br />

L’in<strong>di</strong>viduazione all’interno della mos<strong>tra</strong> <strong>di</strong> uno specifico percorso <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento ha avuto lo<br />

scopo primario <strong>di</strong> creare le con<strong>di</strong>zioni ideali per far nascere o crescere lo stimolo alla visita della<br />

mos<strong>tra</strong> <strong>Pisa</strong> e <strong>il</strong> Me<strong>di</strong>terraneo e costituire le basi per la concreta e approfon<strong>di</strong>ta comprensione dei<br />

temi in essa presentati, specialmente per quei livelli dell’età evolutiva in cui non sono ancora consolidate<br />

e strutturate in maniera organica e sistematica le categorie dello spazio e del tempo.<br />

Il percorso si affiancava alla mos<strong>tra</strong> e a tutti gli apparati ad essa connessi in maniera propulsiva,<br />

senza la pretesa <strong>di</strong> sostituirsi e tanto meno correggere i criteri con cui l’esposizione era stata pensata,<br />

progettata e realizzata, ma come strumento ut<strong>il</strong>e all’acquisizione anche da parte della scuola <strong>di</strong> ricerche<br />

e scoperte condotte da esperti <strong>di</strong>sciplinari. Ricerche e scoperte destinate – se comprese nella loro più<br />

profonda sostanza – a <strong>di</strong>venire patrimonio del bagaglio culturale <strong>di</strong> base, raggiungendo così un<br />

importante obiettivo formativo.<br />

La mos<strong>tra</strong> è stata la condensazione <strong>di</strong> molti lavori <strong>di</strong> ricerca storica e critica, rappresentando <strong>il</strong><br />

risultato <strong>di</strong> un’operazione complessa e rigorosa, ut<strong>il</strong>e sia agli specialisti che al grosso pubblico. Proprio<br />

per questo gli stimoli e le opportunità formative che essa ha offerto sono andate ben al <strong>di</strong> là dei tempi<br />

dell’esposizione, costituendo un <strong>insieme</strong> <strong>di</strong> temi e problemi ut<strong>il</strong>i alla comprensione dei rapporti<br />

sv<strong>il</strong>uppati per molti secoli dalla città <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> all’interno <strong>di</strong> vaste aree geografiche e culturali. L’esposizione<br />

è stata, dunque, un’importante occasione per offrire al variegato mondo della scuola <strong>di</strong>verse opportunità<br />

<strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento su argomenti specifici e <strong>di</strong> interesse generale.<br />

Prendendo spunto dalla ricchezza dei materiali in essa esposti e sistematicamente organizzati, è<br />

stato possib<strong>il</strong>e elaborare un percorso cognitivo (che sv<strong>il</strong>uppa determinati meccanismi <strong>di</strong> pensiero e<br />

porta a maturazione specifiche capacità intellettive) – articolato in alcuni itinerari tematici (i viaggi)<br />

– con una propria autonomia pedagogico-<strong>di</strong>dattica e una valenza formativa duratura nel tempo.<br />

Gli obiettivi da raggiungere possono essere raggruppati in tre categorie.<br />

Obiettivi cognitivi:<br />

- sv<strong>il</strong>uppare le capacità <strong>di</strong> mettere in relazione passato e presente, come strumento essenziale per<br />

l’articolazione complessa del pensiero;<br />

- abituare ad un metodo <strong>di</strong> indagine conoscitiva che, partendo dall’approccio spontaneo al problema,<br />

crei le con<strong>di</strong>zioni per momenti successivi e sequenziali <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento, in maniera che <strong>il</strong><br />

nucleo problematico <strong>di</strong> volta in volta affrontato si riveli in tutta la sua complessità. E’ <strong>il</strong> metodo<br />

dell’avvicinamento spontaneo, dell’allontanamento guidato, del riavvicinamento critico. Un tema<br />

si determina sempre entro una rete <strong>di</strong> connessioni: ciò che si fa per comprendere <strong>il</strong> tema particolare,<br />

29


costringe a mettersi sulla s<strong>tra</strong>da delle connessioni, tanto da avere l’impressione <strong>di</strong> allontanarsi da<br />

esso mentre si compiono le operazioni necessarie per sv<strong>il</strong>upparlo. Certamente non connessioni<br />

deterministiche per cui si connette in modo lineare A con B, quasi che A fosse incon<strong>di</strong>zionatamente<br />

la causa <strong>di</strong> B, ma connessioni interattive, che possono raggiungersi superando un percorso puramente<br />

lineare-sequenziale e seguendo uno sv<strong>il</strong>uppo per mappe concettuali;<br />

- agevolare <strong>il</strong> passaggio dal momento intuitivo alla sistemazione razionale come uno dei principali<br />

itinerari per lo sv<strong>il</strong>uppo della creatività.<br />

Obiettivi <strong>di</strong>dattici:<br />

- fornire competenze d’indagine generalizzab<strong>il</strong>i, secondo lo schema della ricerca simulata. Semplificare,<br />

ma non falsificare, avendo come riferimento alcune concezioni <strong>di</strong> fondo: a) la semplice osservazione,<br />

anche la più accurata, coglie solo gli in<strong>di</strong>zi; b) anche i percorsi più rigorosamente scientifici non<br />

sono lineari (ma ramificati per <strong>il</strong> ruolo che vi hanno l’inconscio, l’intuizione, l’approssimazione);<br />

c) la creatività è la base non meno della ricerca scientifica che delle varie forme della ricerca<br />

artistica;<br />

- offrire immagini, documenti, materiali vari perché gli studenti siano messi in grado <strong>di</strong> costruire<br />

un autonomo progetto <strong>di</strong> lavoro, intendendo per progetto una s<strong>tra</strong>tegia <strong>di</strong> innovazione educativa<br />

che preveda l’apporto e la collaborazione <strong>di</strong> vari soggetti, dentro e fuori la scuola, e <strong>il</strong> supporto<br />

<strong>di</strong> esperti nel campo metodologico, <strong>di</strong>sciplinare e strumentale.<br />

Macro-obiettivi <strong>di</strong> contenuto:<br />

- superare lo stereotipo secondo cui i rapporti <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> col Me<strong>di</strong>terraneo si risolvono nella semplice<br />

equazione “<strong>Pisa</strong> = Repubblica marinara”. Superare non significa rifiutare o rimuovere, ma guidare<br />

verso la consapevolezza <strong>di</strong> quanto lo stereotipo sia elemento che con<strong>di</strong>ziona e sv<strong>il</strong>isce i percorsi<br />

<strong>di</strong> conoscenza; da lì partire per far nascere l’intima esigenza del suo superamento;<br />

- in<strong>di</strong>viduare <strong>Pisa</strong> come luogo in cui – da sempre – si sono incon<strong>tra</strong>te e reciprocamente “contaminate”<br />

culture <strong>di</strong>verse.<br />

Il lavoro si è articolato in tre fasi corrispondenti a tre <strong>di</strong>versi momenti del percorso cognitivo:<br />

a) <strong>il</strong> nascere delle motivazioni, <strong>il</strong> sorgere dell’interesse, la riflessione sulle attuali conoscenze e<br />

competenze (l’avvicinamento spontaneo); b) la costruzione del progetto e la verifica della sua<br />

atten<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità (l’allontanamento guidato); c) la restituzione del vissuto, in termine <strong>di</strong> conoscenze,<br />

<strong>di</strong> competenze e <strong>di</strong> capacità (<strong>il</strong> riavvicinamento critico).<br />

30<br />

Ilario Luperini


Scuole<br />

SCUOLE IN VISITA GUIDATA ALLA MOSTRA<br />

“PISA E IL MEDITERRANEO.<br />

UOMINI, MERCI, IDEE DAGLI ETRUSCHI AI MEDICI”,<br />

ARSENALI MEDICEI 13 SETTEMBRE 2003 - 11 GENNAIO 2004.<br />

Dati raccolti ed elaborati dall’Associazione culturale Artiglio e Capitolium s.c.r.l.<br />

SCUOLE TERRITORIO COMUNE<br />

Scuole elementari e materne<br />

Scuole me<strong>di</strong>e<br />

Scuole me<strong>di</strong>e superiori<br />

Totale<br />

SCUOLE TERRITORIO PROVINCIA<br />

Scuole elementari e materne<br />

Scuole me<strong>di</strong>e<br />

Scuole me<strong>di</strong>e superiori<br />

Totale<br />

SCUOLE FUORI PROVINCIA<br />

Scuole elementari e materne<br />

Scuole me<strong>di</strong>e<br />

Scuole me<strong>di</strong>e superiori<br />

Totale<br />

SCUOLE FUORI REGIONE<br />

Scuole me<strong>di</strong>e superiori<br />

Totale complessivo<br />

31<br />

Classi<br />

48<br />

47<br />

64<br />

159<br />

45<br />

65<br />

31<br />

141<br />

14<br />

56<br />

107<br />

177<br />

15<br />

492<br />

Alunni<br />

712<br />

680<br />

919<br />

2311<br />

696<br />

1022<br />

488<br />

2206<br />

208<br />

858<br />

1435<br />

2501<br />

227<br />

7245<br />

Accompagnatori<br />

62<br />

57<br />

79<br />

198<br />

69<br />

96<br />

40<br />

205<br />

19<br />

79<br />

117<br />

215<br />

18<br />

636


Scuole<br />

PERCORSI DIDATTICI DELLA MOSTRA “PISA E IL MEDITERRANEO”<br />

SVOLTI DURANTE L’ANNO SCOLASTICO 2003/2004.<br />

Dati raccolti ed elaborati dall’Associazione culturale Artiglio e Capitolium s.c.r.l<br />

SCUOLE TERRITORIO COMUNE<br />

Scuola elementare via <strong>di</strong> Parigi<br />

Scuola elementare Oratoio<br />

Scuola elementare Barbaricina<br />

Scuola elementare “F. Baracca”, Ospedaletto<br />

Scuola elementare “Collo<strong>di</strong>”<br />

Scuola me<strong>di</strong>a “Mazzini”<br />

Scuola me<strong>di</strong>a “Gal<strong>il</strong>ei”<br />

Scuola me<strong>di</strong>a “Santa Caterina”<br />

Liceo classico “Gal<strong>il</strong>ei”<br />

Liceo scientifico “Buonarroti”<br />

Liceo scientifico “Santa Caterina”<br />

Totale<br />

SCUOLE TERRITORIO PROVINCIA<br />

Scuola elementare “Newbwey”, Marina <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong><br />

Scuola elementare Ghezzano, San Giuliano Terme<br />

Scuola elementare Gello, San Giuliano Terme<br />

Scuola elementare <strong>di</strong> Metato<br />

Scuola me<strong>di</strong>a “Gereschi”, Pontasserchio<br />

Scuola me<strong>di</strong>a Capannori<br />

Scuola me<strong>di</strong>a “Giunta <strong>Pisa</strong>no”, Calci<br />

Liceo classico “XXV apr<strong>il</strong>e”, Pontedera<br />

Liceo pedagogico “G. Carducci”, San Miniato<br />

Totale<br />

SCUOLE FUORI PROVINCIA<br />

Scuola me<strong>di</strong>a “Ienco”, Viareggio<br />

Scuola me<strong>di</strong>a “G. Carducci”, Lucca<br />

Totale<br />

Totale complessivo<br />

32<br />

Alunni<br />

50<br />

50<br />

23<br />

52<br />

98<br />

118<br />

18<br />

54<br />

58<br />

120<br />

35<br />

676<br />

50<br />

80<br />

22<br />

17<br />

200<br />

75<br />

104<br />

98<br />

45<br />

691<br />

75<br />

24<br />

99<br />

1466<br />

Classi<br />

2<br />

2<br />

1<br />

2<br />

4<br />

6<br />

1<br />

3<br />

3<br />

5<br />

2<br />

31<br />

2<br />

4<br />

1<br />

1<br />

10<br />

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4<br />

1<br />

5<br />

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Informazioni<br />

Il lavoro nelle scuole intende proseguire anche nei prossimi anni: dopo i due incontri in classe, la<br />

visita alla mos<strong>tra</strong> sarà sostituita da un’escursione nei luoghi più rappresentativi degli scambi <strong>tra</strong> <strong>Pisa</strong><br />

e <strong>il</strong> Me<strong>di</strong>terraneo. Grazie alla collaborazione con l’Opera della Primaziale pisana e con <strong>il</strong> Museo<br />

Nazionale <strong>di</strong> San Matteo, a seconda del tema prescelto i ragazzi saranno accompagnati in visita al<br />

Camposanto monumentale, al Museo dell’Opera del Duomo o al Museo <strong>di</strong> San Matteo. In alternativa<br />

po<strong>tra</strong>nno svolgere un viaggio per la città e i suoi monumenti, per abituarsi a leggere criticamente le<br />

opere d’arte, testimonianze della vocazione <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> “città aperta”.<br />

Per informazioni e prenotazioni:<br />

Associazione culturale Artiglio<br />

tel.: 349 8551075<br />

tel.: 339 7680358<br />

Fax: 050 540153<br />

Ema<strong>il</strong>: associazioneartiglio@yahoo.it<br />

33


- Fonte n. 1<br />

Appen<strong>di</strong>ce letteraria<br />

“Accingendomi a scrivere la storia degli <strong>il</strong>lustri pisani<br />

Rinnovo la memoria degli antichi Romani<br />

Giacché ora <strong>Pisa</strong> fa rivivere la mirab<strong>il</strong>e lode<br />

Che ricevette un tempo Roma vincendo Cartagine.”<br />

(Anonimo, Carmen in victoriam pisanorum, 1087)<br />

- Fonte n. 2<br />

“ Hanno assalito la nos<strong>tra</strong> patria i nemici, in tal numero, che [pareano nuvoli <strong>di</strong>] locuste o [brulicame<br />

<strong>di</strong> vermicciuoli] ”.<br />

“ Ventim<strong>il</strong>a e la metà [per arrota] si raccolsero d’ogni banda, ahi trista accolta”!<br />

“ Piombarono improvvisi sopra un pugno d’uomini, inesperti <strong>di</strong> guerra, ignari”,<br />

“ Usi a vita molle e spensierata: ma <strong>il</strong> Destino, no, non ha gli occhi langui<strong>di</strong>”!<br />

“ Destandosi dal sonno mattutino, si videro [<strong>di</strong> faccia] occhi torvi e aff<strong>il</strong>ati bran<strong>di</strong>”.<br />

“ [Erano venuti] su galee che parean montagne, se non che le vette erano irte <strong>di</strong> lance e spade”.<br />

“ Soavemente le portava un’aura a seconda <strong>di</strong> lor brame: lasso, che per noi fu tempesta”!<br />

“ E calato <strong>il</strong> vento, le spingean remi che venianci addosso quai serpenti s<strong>il</strong>âl”.<br />

(Anonimo arabo, 1088)<br />

- Fonte n. 3<br />

“<strong>Pisa</strong>, posta a due giorni <strong>di</strong> viaggio da Genova, è una città <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni. Vi sorgono circa<br />

<strong>di</strong>ecim<strong>il</strong>a case munite <strong>di</strong> torri, che vengono usate in caso <strong>di</strong> scontri citta<strong>di</strong>ni. I <strong>Pisa</strong>ni sono uomini<br />

valorosi, non hanno re né signore che li governi, ma giu<strong>di</strong>ci che essi stessi eleggono. A <strong>Pisa</strong> risiedono<br />

una ventina <strong>di</strong> ebrei, con a capo rabbi Moseh, rabbi Hayyim e rabbi Yosef. La città, che priva <strong>di</strong> mura,<br />

sorge a circa sei miglia dal mare: vi si accede in nave grazie al fiume che la at<strong>tra</strong>versa.”<br />

(Binyamin da Tudela, Itinerario (Sefer massa’ot), 1160 ca.)<br />

35


- Fonte n. 4<br />

“E’ una delle maggiori metropoli dei Rhum [Romani]; celebre è <strong>il</strong> suo nome, esteso <strong>il</strong> suo territorio;<br />

ha mercati fiorenti e case ben abitate, spaziosi paesaggi e vaste campagne abbondanti d’orti e <strong>di</strong><br />

seminagioni non interrotte. Il suo stato è possente, i ricor<strong>di</strong> delle sue gesta terrib<strong>il</strong>i; alti ne sono i<br />

fort<strong>il</strong>izi, fert<strong>il</strong>i le terre, copiose le acque, meravigliosi i monumenti. La popolazione ha navi e cavalli<br />

ed è pronta alle imprese marittime sopra gli altri paesi. La città è posta su <strong>di</strong> un fiume che ad essa<br />

viene da un monte dalla parte della Langobar<strong>di</strong>a. Questo fiume è grande ed ha sulle sponde mulini e<br />

giar<strong>di</strong>ni.”<br />

(El-Edrisi, metà del XIII secolo)<br />

- Fonte n. 5<br />

“…<strong>il</strong> comandante della nave ti mostrerà dalla poppa del vascello <strong>Pisa</strong>, città antichissima, <strong>di</strong> aspetto<br />

tuttavia moderno e gradevole, che, sebbene situata in pianura, non si presenta come la maggior parte<br />

delle città, con poche torri, ma appare tutta colma <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici imponenti.”<br />

(Francesco Pe<strong>tra</strong>rca, Itinerarium Syriacum, 1358 ca.)<br />

- Fonte n. 6<br />

“Lasciate dunque le navi all’ancora al sicuro<br />

raggiungo per via <strong>di</strong> terra la città <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>.<br />

(…) Contemplo l’antica città che <strong>tra</strong>e origine dall’Alfeo,<br />

la cingono l’Arno e l’Auser con acque gemelle.<br />

Confluendo dan luogo come a una punta <strong>di</strong> piramide<br />

sulla cui fronte en<strong>tra</strong> una lingua <strong>di</strong> terra.<br />

(…) Qui mi si offrì l’immagine del mio venerato padre,<br />

statua che i <strong>Pisa</strong>ni han posto nel loro Foro.<br />

Piango commosso leggendo le lo<strong>di</strong> del padre perduto,<br />

gioia dolente corse le guance ma<strong>di</strong>de.”<br />

(Rut<strong>il</strong>io Namaziano, De re<strong>di</strong>tu suo, 415 d.C.)<br />

36


- Fonte n. 7<br />

“Nel nome <strong>di</strong> Dio clemente e misericor<strong>di</strong>oso. Dio ti guar<strong>di</strong>, o re eccellente in autorità e potente in<br />

signoria, da tutti i tuoi nemici, ti assicuri <strong>il</strong> regno, ti mantenga in salute nel corpo e nell’anima.<br />

Io, Berta figlia <strong>di</strong> Lotario, regina <strong>di</strong> tutti i Franchi, ti saluto, mio signore re. Tra me e <strong>il</strong> re dell’Ifriqiya<br />

vi era amicizia, perché io finora non sospettavo che vi fosse sulla terra un re superiore a lui. Le mie<br />

navi, essendo uscite, presero le navi del re dell’Ifriqiya, <strong>il</strong> cui comandante era un eunuco chiamato Alì:<br />

lo feci prigioniero con centocinquanta uomini che erano con lui su tre navi e rimasero in mio possesso<br />

per sette anni. Lo trovai intelligente e pronto, ed egli mi informò che tu sei re sopra tutti i re e benché<br />

molta gente fosse venuta nel mio regno, nessuno mi aveva detto <strong>il</strong> vero intorno a te, eccetto questo<br />

eunuco che ti porta questa mia lettera.<br />

Ho mandato con lui dei doni <strong>di</strong> cose che si trovano nel mio paese per tributarti onore e ottenere <strong>il</strong> tuo<br />

affetto; essi consistono in cinquanta spade, cinquanta scu<strong>di</strong>, cinquanta lance (del tipo in uso presso i<br />

Franchi), venti vesti tessute d’oro, venti eunuchi slavi, venti schiave slave belle e graziose, <strong>di</strong>eci gran<strong>di</strong><br />

cani, contro i quali non valgono né fiere né altre bestie, sette falchi, sette sparvieri, un pa<strong>di</strong>glione <strong>di</strong><br />

seta con tutto <strong>il</strong> suo apparato, venti vesti <strong>di</strong> lana prodotta da una conchiglia es<strong>tra</strong>tta dal fondo del mare<br />

da queste parti, dai colori cangianti come l’arcobaleno, che cambia colore a ogni ora del giorno, tre<br />

uccelli (del paese dei Franchi) i quali se vedono cibi e bevande avvelenati gettano uno strido orrendo<br />

e battono le ali, sicché si conosce la cosa, delle perle <strong>di</strong> vetro che es<strong>tra</strong>ggono senza dolore frecce e<br />

punte <strong>di</strong> lancia, anche se la carne vi sia cresciuta intorno.<br />

Egli mi ha informato che <strong>tra</strong> te ed <strong>il</strong> re dei Bizantini che risiede a Costantinopoli vi è amicizia. Ma io<br />

ho signoria più vasta ed eserciti più numerosi, poiché la mia signoria comprende ventiquattro regni,<br />

ciascuno dei quali ha un linguaggio <strong>di</strong>verso da quello del regno che gli è vicino, e nel mio regno sta<br />

la città <strong>di</strong> Roma la grande. Dio sia lodato. Mi ha detto <strong>di</strong> te che le tue cose procedono bene, riempiendo<br />

<strong>il</strong> mio cuore <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione e io chiedo a Dio <strong>di</strong> aiutarmi a ottenere la tua amicizia e l’accordo fra<br />

noi per quanti anni io rimanga in vita: che ciò avvenga <strong>di</strong>pende da te. L’accordo è cosa che nessuno<br />

della mia famiglia, della mia parentela e della mia stirpe ha mai ricercata, né alcuno mi aveva mai<br />

informata intorno ai tuoi eserciti e all’eccellenza in cui ti trovi come mi ha informato questo eunuco<br />

che ti ho spe<strong>di</strong>to.<br />

Or dunque, o signore, su te per l’amore <strong>di</strong> Dio la salute più grande. Scrivimi intorno alla tua salute e<br />

a tutto ciò che più abbisogni nel mio regno e nel mio paese per mezzo <strong>di</strong> questo eunuco Alì; non<br />

<strong>tra</strong>ttenerlo presso <strong>di</strong> te, affinché egli possa portarmi la tua risposta: io aspetto <strong>il</strong> suo arrivo. L’ho anche<br />

incaricato <strong>di</strong> un segreto che egli ti <strong>di</strong>rà quando vedrà <strong>il</strong> volto e udrà le tue parole, affinché questo<br />

segreto rimanga <strong>tra</strong> noi, giacché non voglio che ne sia in possesso alcuno <strong>tra</strong>nne te, me e questo eunuco.<br />

La salute <strong>di</strong> Dio più grande sia su te e sui tuoi e possa Id<strong>di</strong>o um<strong>il</strong>iare <strong>il</strong> tuo nemico e farlo calpe<strong>stare</strong><br />

sotto i tuoi pie<strong>di</strong>. Salute.”<br />

(Lettera <strong>di</strong> Berta, marchesa <strong>di</strong> Toscana, inviata a Muktafî, califfo <strong>di</strong> Baghdad, 906)<br />

37


Appen<strong>di</strong>ce iconografica<br />

Le immagini qui riprodotte sono state adoperate nel corso dei percorsi <strong>di</strong>dattici e le lunghe <strong>di</strong>dascalie<br />

intendono spiegare alcuni dei confronti proposti in classe.<br />

39


41<br />

1 2<br />

Fig. 1. Manifattura turca, Ban<strong>di</strong>era, XVII secolo, chiesa dei Cavalieri <strong>di</strong> Santo Stefano <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>.<br />

Fig. 2. Trattato <strong>di</strong> pace <strong>tra</strong> l’imperatore bizantino Isacco II Angelo e gli ambasciatori pisani Ranieri Gaetani e Sigerio Giu<strong>di</strong>ce,<br />

febbraio 1192, carta (originale greco), pergamena (<strong>tra</strong>duzione latina), Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>.<br />

Nel XII secolo <strong>Pisa</strong> strinse accor<strong>di</strong> commerciali con i popoli dell’intero arco me<strong>di</strong>terraneo, regolando<br />

i <strong>di</strong>ritti alla sicurezza delle persone e delle merci. La Repubblica fu ad<strong>di</strong>rittura la prima potenza<br />

cristiana a stringere un accordo <strong>di</strong> questo tipo con un paese islamico, <strong>il</strong> Marocco nel 1133. I <strong>Pisa</strong>ni<br />

frequentavano allora le Baleari, la Spagna musulmana, l’Egitto, <strong>il</strong> Maghreb e gli stati crociati, giungendo<br />

fino a Costantinopoli, dove dal 1111 avevano istituito un proprio quartiere. I <strong>tra</strong>ttati erano sanciti dai<br />

<strong>Pisa</strong>ni da una posizione dominante, spesso favorita da vittorie m<strong>il</strong>itari, ma in realtà si deve presupporre<br />

che <strong>tra</strong> le due parti fosse <strong>tra</strong>scorso in precedenza un lungo periodo <strong>di</strong> pacifiche consuetu<strong>di</strong>ni commerciali.<br />

Ne è testimonianza l’intero nucleo <strong>di</strong> accor<strong>di</strong>, spesso in doppia lingua, conservati all’Archivio <strong>di</strong> Stato<br />

<strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>.<br />

La ban<strong>di</strong>era, invece, è un vero e proprio trofeo <strong>di</strong> guerra, sot<strong>tra</strong>tto agli “infedeli” dai Cavalieri <strong>di</strong> Santo<br />

Stefano all’epoca delle battaglie per <strong>il</strong> predominio del Me<strong>di</strong>terraneo <strong>tra</strong> <strong>il</strong> XVI e <strong>il</strong> XVII secolo. Esposta<br />

nella chiesa dell’Or<strong>di</strong>ne <strong>insieme</strong> ad altri esemplari, mos<strong>tra</strong> una lunga invocazione ad Allah, in caratteri<br />

dorati, dall’elegante linearismo.


3<br />

4<br />

Fig. 3. Cupole della piazza del Duomo <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>, XII - XIV secolo.<br />

Fig. 4. Cupole <strong>di</strong> Santa Sofia a Costantinopoli, 532-537.<br />

La Cattedrale <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> è una delle prime chiese in Europa occidentale ad avere copertura a cupola e<br />

per questa caratteristica, riecheggiata dalla cupola del Battistero, viene <strong>tra</strong><strong>di</strong>zionalmente avvicinata<br />

alla chiesa <strong>di</strong> Santa Sofia a Costantinopoli. Tra i tanti a sottolineare questa analogia, <strong>il</strong> poeta inglese<br />

Lord Byron commentava: “<strong>Pisa</strong> con la sua torre pendente, <strong>il</strong> suo Duomo che somiglia a quello <strong>di</strong> Santa<br />

Sofia, mi dà l'idea d'una città orientale”. In questo scenario <strong>il</strong> campan<strong>il</strong>e gli ricordava uno dei quattro<br />

minareti aggiunti alla chiesa <strong>di</strong> Santa Sofia, <strong>tra</strong>sformata nel XV secolo in moschea dai musulmani<br />

all’epoca della conquista <strong>di</strong> Costantinopoli.<br />

42


Fig. 5. Interno della Cattedrale <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>, XII secolo.<br />

Fig. 6. Interno della moschea <strong>di</strong> Cordoba, 785- 988.<br />

Fig. 7. Capitello <strong>di</strong> Fath, X secolo, Museo dell’Opera del Duomo.<br />

7<br />

5 6<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista in cui è stata scattata la fotografia qua sopra, l’interno del Duomo <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> ha ricordato,<br />

a più <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>oso, l’interno <strong>di</strong> una delle più antiche e imponenti moschee d’Europa, quella <strong>di</strong><br />

Cordoba in Andalusia. L’eccezionale selva <strong>di</strong> colonne, 850, e la bicromia della decorazione sembrano<br />

tornare nei colori e negli imponenti colonnati <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>. A rafforzare questa parentela era la presenza<br />

in Duomo <strong>di</strong> un capitello che reca la firma <strong>di</strong> Fath,<br />

lo stesso artista che ha lavorato a Cordoba nel X secolo; sull’abaco corre la scritta in arabo “opera<br />

<strong>di</strong> Fath lo scultore suo servo”. Probab<strong>il</strong>mente giunto a <strong>Pisa</strong> con i <strong>tra</strong>ffici commerciali, <strong>il</strong><br />

capitello, lavorato come un ricamo, è stato qui reimpiegato <strong>insieme</strong> a tante altre spolia romane.<br />

43


Fig. 8. Battistero <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>, fondato da Deotisalvi nel 1152.<br />

Fig. 9. Erard Reuwich, Santo Sepolcro <strong>di</strong> Gerusalemme, 1483-84, x<strong>il</strong>ografia.<br />

Fig. 10. Moschea <strong>di</strong> Umàr o Cupola della Roccia, Gerusalemme, 691-692.<br />

Fig. 11. Pantheon <strong>di</strong> Roma, 128 d.C. ca.<br />

8<br />

9<br />

Quando nel IV secolo si volle erigere un sepolcro in memoria <strong>di</strong> Cristo, l’imperatore Costantino scelse<br />

<strong>il</strong> modello architettonico che nell’antica Roma era destinato ai personaggi <strong>di</strong> altissimo lignaggio: <strong>il</strong><br />

mausoleo. Il Santo Sepolcro <strong>di</strong> Gerusalemme prese così le forme <strong>di</strong> un grande c<strong>il</strong>indro dal quale<br />

emergeva la cupola cuspidata, aperta in alto alla maniera del Pantheon. La spettacolarità della<br />

costruzione, ricca <strong>di</strong> intensi significati simbolici, <strong>di</strong>ventò un modello per tutta l’architettura cristiana,<br />

sia in oriente che in occidente. A <strong>Pisa</strong>, dopo le crociate, <strong>il</strong> luogo destinato al battesimo ricalcò le<br />

sembianze teoricamente antitetiche del sepolcro, alludendo alla salvezza dell’anima dopo la morte<br />

del corpo. Il Battistero si presenta quin<strong>di</strong> con una pianta dodecagonale iscritta in un cerchio, sormontata<br />

da una cupola troncoconica. Ma <strong>il</strong> Santo Sepolcro è ricco <strong>di</strong> suggestioni anche per i musulmani: allo<br />

scopo <strong>di</strong> sacralizzare la roccia da cui Maometto spiccò <strong>il</strong> volo in cielo per ricevere le tavole del Corano<br />

<strong>di</strong>rettamente da Allah, si e<strong>di</strong>ficò un’architettura a pianta ottagonale, iscritta in un cerchio, con una<br />

spettacolare cupola dorata.<br />

44<br />

10<br />

11


12<br />

Fig. 12. I resti del Settizonio prima della demolizione or<strong>di</strong>nata da Sisto V nel XVI secolo.<br />

Fig. 13. Facciata della Cattedrale <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>.<br />

13<br />

Le architetture della piazza del Duomo, costruite in “marmo bianco come la neve”, ricordano per<br />

concezione <strong>il</strong> foro romano, dove si raccoglievano gli e<strong>di</strong>fici più importanti della vita pubblica. L’idea<br />

del complesso monumentale è rafforzata, oltre che dall’uso <strong>di</strong> un materiale costoso e nob<strong>il</strong>e come <strong>il</strong><br />

marmo, da una forte unità st<strong>il</strong>istica che viene rispettata in oltre tre secoli <strong>di</strong> vita del cantiere: gli archi<br />

ciechi al primo or<strong>di</strong>ne sormontati da loggette percorrib<strong>il</strong>i ne sono <strong>il</strong> principale elemento unificatore.<br />

Le loggette, una delle più interessanti innovazioni del romanico pisano, paiono esemplate da un tempio<br />

classico o da un e<strong>di</strong>ficio come <strong>il</strong> Settizonio, fatto costruire dall’imperatore Settimio Severo (193 - 211<br />

d.C.) e demolito nel Cinquecento per volontà <strong>di</strong> papa Sisto V; <strong>il</strong> palazzo era caratterizzato appunto<br />

da una facciata con più or<strong>di</strong>ni sovrapposi <strong>di</strong> colonne <strong>di</strong> marmo.<br />

45


46<br />

Fig. 14. Mappa del Me<strong>di</strong>terraneo nell’Antichità.


47<br />

Fig. 15. Mappa del Me<strong>di</strong>terraneo nel Me<strong>di</strong>oevo.


48<br />

Fig. 16. Mappa del Me<strong>di</strong>terraneo in Età moderna.


Fig. 17. Maes<strong>tra</strong>nza islamica, Bac<strong>il</strong>e, fine del<br />

XIII secolo, bronzo fuso e inciso,<br />

Museo dell’Opera del Duomo <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>.<br />

Fig. 18. Manifattura tunisina, Bacino del campan<strong>il</strong>e<br />

della chiesa <strong>di</strong> San Michele<br />

degli Scalzi, ceramica decorata in<br />

blu su smalto bianco, ultimo quarto<br />

del XII secolo, Museo Nazionale <strong>di</strong><br />

San Matteo <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>.<br />

Gli oltre 600 bacini ceramici smaltati<br />

e decorati con colori vivaci, oggi al<br />

Museo Nazionale <strong>di</strong> San Matteo,<br />

costituiscono la più importante<br />

collezione al mondo <strong>di</strong> ceramica<br />

prodotta nei paesi islamici fra i secoli<br />

X e XIII. Manufatti così frag<strong>il</strong>i,<br />

ut<strong>il</strong>izzati nei paesi d’origine come<br />

semplici piatti, una volta arrivati a<br />

<strong>Pisa</strong> <strong>insieme</strong> a molte altre merci<br />

vennero adoperati per decorare <strong>il</strong><br />

paramento murario esterno degli<br />

e<strong>di</strong>fici ecclesiastici. Per questo uso<br />

“improprio”, e grazie alla loro<br />

musealizzazione a partire dagli anni<br />

Settanta del Novecento, promossa<br />

dalla Soprintendenza, se ne conserva<br />

un numero tanto elevato. Queste<br />

18<br />

ceramiche si sono poi rivelate<br />

fondamentali per datare gli e<strong>di</strong>fici,<br />

come nel caso dei 222 pezzi <strong>di</strong> San<br />

Piero a Grado; <strong>il</strong> loro inserimento è infatti necessariamente coevo alla costruzione del muro. Dalla<br />

fine del Duecento i pisani, per la prima volta nel mondo non islamizzato, cominciarono a produrre<br />

questo tipo <strong>di</strong> manufatti e, a loro volta, li esportarono in Sic<strong>il</strong>ia, Corsica, Sardegna e Francia meri<strong>di</strong>onale.<br />

Si <strong>tra</strong>tta quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> uno degli esempi più significati <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento e rielaborazione <strong>di</strong> un modello<br />

s<strong>tra</strong>niero.<br />

L’incre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e maestria artigianale dei musulmani si rivela pure nella lavorazione del bronzo, come<br />

nel caso del grande Bac<strong>il</strong>e, proveniente probab<strong>il</strong>mente dall’area dell’o<strong>di</strong>erno Iran e riconvertito<br />

anch’esso ad uso liturgico nella Cattedrale <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>. L’elegantissima ornamentazione si articola in tre<br />

cerchi concentrici: una stella a sei punte, motivo caratteristico anche delle tarsie pavimentali del<br />

Battistero, è cinta da una cornice composta da medaglioni che contengono ciascuno una coppia <strong>di</strong><br />

uccelli. Il terzo or<strong>di</strong>ne consiste in un’iscrizione de<strong>di</strong>catoria in caratteri cufici che, come spesso accade<br />

nei manufatti arabi, invoca “potenza perenne, successo, governo, incolumità, salute, prosperità, vittoria<br />

perenne, successo sempre per <strong>il</strong> proprietario”.<br />

49<br />

17


19<br />

Fig. 19. Maes<strong>tra</strong>nza bizantina, Lunetta del portale orientale del<br />

Battistero, inizi del XIII secolo.<br />

Fig. 20. Artista pisano o artista bizantino, Madonna <strong>di</strong> Sotto<br />

gli Organi, inizi del XIII secolo, Cattedrale <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>.<br />

Fig. 21. Maes<strong>tra</strong>nza bizantina, Cristo bene<strong>di</strong>cente <strong>di</strong> San<br />

Michele degli scalzi, 1204, Museo Nazionale <strong>di</strong> San<br />

Matteo.<br />

Alcune opere d’arte del XIII secolo attestano la<br />

presenza in città <strong>di</strong> maestri bizantini intenti a<br />

realizzare gli archi<strong>tra</strong>vi settentrionale e orientale<br />

del Battistero e la lunetta della chiesa <strong>di</strong> San<br />

Michele degli Scalzi. Quest’ultima reca a sinis<strong>tra</strong><br />

del Cristo Pantokrator la data 1204, anno in cui<br />

i Crociati en<strong>tra</strong>rono a Costantinopoli. Cristo è<br />

rappresentato, secondo <strong>il</strong> modello orientale, a<br />

mezza figura in posa rigidamente frontale. Con<br />

la mano des<strong>tra</strong> bene<strong>di</strong>ce, mentre con la sinis<strong>tra</strong><br />

regge <strong>il</strong> libro aperto dove si legge: “Ego sum A<br />

et / principium et finis”; la prima lettera<br />

21<br />

dell’alfabeto latino e l’ultima <strong>di</strong> quello greco<br />

sembrano riassumere in un’unica opera la<br />

convivenza <strong>tra</strong> mondo occidentale e orientale. Lo stesso incontro avviene nel Battistero: qui gli scultori<br />

bizantini introducono un’analoga complessità e ricchezza compositiva, <strong>insieme</strong> ad una rigida st<strong>il</strong>izzazione<br />

delle forme.<br />

L’influenza della cultura costantinopolitana a <strong>Pisa</strong> è testimoniato anche dalla veneratissima icona della<br />

Madonna <strong>di</strong> Sotto gli Organi, conservata nel <strong>tra</strong>nsetto sinistro della Cattedrale. Nel Bambino, sorretto<br />

con la mano des<strong>tra</strong>, sono evidenziati i segni della maturità, riba<strong>di</strong>ta dalla presenza del libro aperto,<br />

attributo solitamente associato al Cristo bene<strong>di</strong>cente: non è perciò un caso che i versi <strong>di</strong> Giovanni “Io<br />

sono la luce del mondo” siano scritti in greco.<br />

50<br />

20


22<br />

23<br />

24<br />

Fig. 22. Maes<strong>tra</strong>nza islamizzante, Tarsie del Duomo <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>, XII secolo.<br />

Fig. 23. Maes<strong>tra</strong>nza islamizzante, pavimento del Battistero <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>, XIII secolo.<br />

Fig. 24. Mosaico pavimentale, Palermo, Palazzo dei Normanni, Cappella Palatina, XII secolo.<br />

Fig. 25. Dalle decorazioni delle regioni arabiche al Duomo <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>, Liceo scientifico Buoanarroti III A.<br />

Fig. 26. Forme architettoniche-decorative orientali nell’architettura me<strong>di</strong>evale pisana, Liceo scientifico Buoanarroti III A<br />

Nel cantiere della piazza del Duomo non si misurarono soltanto culture <strong>di</strong>verse, ma anche artisti <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>verse fe<strong>di</strong> religiose. Ne sono un esempio le coloratissime tarsie che spiccano all’esterno del <strong>tra</strong>nsetto<br />

destro della Cattedrale, ma soprattutto i mosaici pavimentali della stessa Cattedrale e del Battistero.<br />

Stelle a sei punte e complicati intrecci geometrici sono elementi caratteristici della decorazione islamica,<br />

che non prevede la rappresentazione della propria <strong>di</strong>vinità. Rimane in dubbio se i mosaici e le tarsie<br />

<strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> siano <strong>di</strong>rettamente opera <strong>di</strong> maes<strong>tra</strong>nze musulmane o se si <strong>tra</strong>tti piuttosto dello stu<strong>di</strong>o e della<br />

rielaborazione da parte <strong>di</strong> artisti locali.<br />

51<br />

25<br />

26


28<br />

27<br />

Fig. 27. Iscrizioni arabe a <strong>Pisa</strong>, Liceo scientifico Buoanarroti IV A.<br />

Fig. 28. Gent<strong>il</strong>e da Fabriano, Madonna dell’Um<strong>il</strong>tà, ante 1422, Museo<br />

Nazionale <strong>di</strong> San Matteo.<br />

La piccola tavola fu commissionata nel 1422 dalla Pia Casa<br />

della Misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> al pittore marchigiano Gent<strong>il</strong>e da<br />

Fabriano (1370 ca. – 1427). L’opera, destinata ad uso devozionale<br />

privato, presenta <strong>il</strong> tema sacro della Madonna dell’Um<strong>il</strong>tà: la<br />

Vergine non è assisa in trono, ma seduta in terra e <strong>il</strong> Bambino<br />

sta sdraiato sulle sue ginocchia, in un colloquio intimo e fam<strong>il</strong>iare.<br />

L’aureola, <strong>il</strong> cuscino e <strong>il</strong> risvolto del manto della Vergine sono<br />

decorati con caratteri cufici, tipici della scrittura araba fino al<br />

XII secolo: alcuni <strong>di</strong> essi sono <strong>di</strong>ventati solo eleganti motivi<br />

ornamentali, ma hanno perso <strong>di</strong> significato, altri invece sono leggib<strong>il</strong>i. Sull’aureola gli stu<strong>di</strong>osi<br />

riconoscono <strong>il</strong> versetto del Corano, che recita “LA ILLAHI ILA ALLAH” (Non vi è altro Dio al fuori<br />

<strong>di</strong> Allah). Tale fenomeno <strong>di</strong> “esotismo” è particolarmente <strong>di</strong>ffuso nel panorama artistico italiano del<br />

Trecento e del Quattrocento, in particolare in città come <strong>Pisa</strong> dove circolavano in gran quantità merci<br />

e manufatti provenienti da paesi arabi.<br />

52


29<br />

Fig. 29. Maes<strong>tra</strong>nza islamica, Grifo, XI secolo, Museo dell’Opera del Duomo <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>.<br />

Fig. 30. Copia del Grifo sul Duomo.<br />

30<br />

Fino al 1828 <strong>il</strong> Grifo si trovava all’esterno della Cattedrale, su un capitello al culmine del timpano<br />

dell’abside, ove oggi sta una sua copia. La lunga iscrizione in caratteri cufici che corre sui fianchi e<br />

sul petto è parzialmente leggib<strong>il</strong>e: “Bene<strong>di</strong>zione perfetta e benessere completo - Gioia perfetta e pace<br />

perpetua - Salute perfetta e felicità per <strong>il</strong> possessore”. A ricordare le origini fantastiche dell’animale<br />

sono raffigurati, entro una goccia finemente <strong>di</strong>segnata all’attaccatura delle zampe, un leone sulle anteriori<br />

e un’aqu<strong>il</strong>a sulle posteriori; simbolo <strong>di</strong> potenza e vig<strong>il</strong>anza, per i Greci <strong>il</strong> Grifo vegliava sui tesori <strong>di</strong><br />

Apollo nel deserto <strong>di</strong> Scizia. La provenienza dell’opera rimane incerta, anche se l’ipotesi più accre<strong>di</strong>tata<br />

è che si <strong>tra</strong>tti del bottino <strong>di</strong> guerra <strong>di</strong> una delle tante imprese pisane nel Me<strong>di</strong>terraneo <strong>tra</strong> l’XI e la prima<br />

metà del XII secolo, forse della battaglia delle Baleari (1113 – 1115). Si pensa che <strong>il</strong> Grifo in origine<br />

fosse un brucia-profumi perché, come un sim<strong>il</strong>e leone bronzeo conservato al Metropolitan Museum<br />

of Art <strong>di</strong> New York, presenta un grande foro sotto la pancia che doveva permettere alla fiamma <strong>di</strong><br />

scaldare un’ampolla contenuta all’interno dell’animale. Secondo altri, invece, <strong>il</strong> Grifo era un elemento<br />

ornamentale <strong>di</strong> una fontana.<br />

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32<br />

31<br />

Fig. 31. Grifo, Scuola elementare Collo<strong>di</strong> IV A.<br />

Fig. 32. Ghepardaqu<strong>il</strong>a, Scuola elementare Collo<strong>di</strong> IV A.<br />

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33<br />

Fig. 33. De bestiis, in Rabano Mauro, De natura rerum, X secolo, ms.<br />

Casin. 132, Archivio dell’Abbazia <strong>di</strong> Montecassino.<br />

Fig. 34. Animali dalla piazza del Duomo, Liceo scientifico Buonarroti<br />

III A.<br />

Fig. 35. Biduino, Capitello con scimmie, Torre <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>, copia, XII<br />

secolo, marmo.<br />

35<br />

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Fig. 36. La scrittura araba, Liceo scientifico Buonarroti III A.<br />

Fig. 37. Falco iraniano, in Farid ad-Din Attar, Mantiq at-Tayr (Il verbo degli uccelli), manoscritto del XII secolo.<br />

Fig. 38. Ambito islamico, Acquaman<strong>il</strong>e, VIII-IX secolo, chiesa <strong>di</strong> San Fre<strong>di</strong>ano a Lucca.<br />

Gli animali, protagonisti dell’immaginario me<strong>di</strong>evale, comparivano all’esterno degli e<strong>di</strong>fici religiosi<br />

con la funzione <strong>di</strong> scacciare figure demoniache e spiriti maligni. Numerosi si affacciano ancora oggi<br />

sulla piazza del Duomo: due scimmie siedono su un capitello della Torre, mentre draghi e orsi<br />

vegliano l’ingresso della stessa. Uno dei primi bestiari, una sorta <strong>di</strong> inventario <strong>di</strong> animali reali e<br />

fantastici, fu comp<strong>il</strong>ato dal monaco Rabano Mauro nel IX secolo ed in questa carta del suo co<strong>di</strong>ce,<br />

<strong>tra</strong> le tante bestie “esotiche”, si riconosce anche <strong>il</strong> Grifo. Quest’ultimo viene rappresentato soprattutto<br />

in area persiana e i volat<strong>il</strong>i in genere sono <strong>tra</strong> i soggetti più <strong>di</strong>ffusi nell’arte islamica, poiché con <strong>il</strong><br />

loro canto e i loro colori allietano <strong>il</strong> giar<strong>di</strong>no del Para<strong>di</strong>so. Uno <strong>di</strong> questi è certamente <strong>il</strong> falco: una<br />

riproduzione in bronzo <strong>di</strong> questo animale, che reca incisa sul petto un’iscrizione in arabo, sovrastava<br />

la facciata della chiesa <strong>di</strong> San Fre<strong>di</strong>ano a Lucca.<br />

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38


Bestiario curato dalle classi IV A e IV B,<br />

Scuola elementare Collo<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>.<br />

Fig. 39 Elhegirabir.<br />

Fig. 40. Unicorno-gallina- cammello-volpe.<br />

57<br />

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Fig. 41. Integalgun.<br />

Fig. 42. Leongiraff.<br />

Fig. 43. Struzgiraf.<br />

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Fig. 44. Uomantibuselegiraffa.<br />

Fig. 45. Unicornus volat<strong>il</strong>e.<br />

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Fig. 46. Uccelloranapesce.<br />

Fig. 47. Pulelettric.<br />

47<br />

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Fig. 48. Orso feroce.<br />

Fig. 49. Elegiros.<br />

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Fig. 50. R<strong>il</strong>ievo con nave a vela, 60 d.C. ca, calco in gesso dell’originale a Pompei.<br />

Fig. 51. Ricostruzione <strong>di</strong> una nave romana, Liceo scientifico Buonarroti III A.<br />

Il r<strong>il</strong>ievo <strong>di</strong> Pompei è una delle rare raffigurazioni in età classica <strong>di</strong> manovre navali. Si <strong>tra</strong>tta quin<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> una delle più importanti fonti iconografiche che permettono <strong>di</strong> ricostruire la storia della navigazione<br />

antica, poiché sono pochi i relitti <strong>di</strong> imbarcazioni ad oggi ritrovati. Eccezionale è stata la scoperta<br />

avvenuta con lo scavo <strong>di</strong> San Rossore, che ha portato alla luce un gran numero <strong>di</strong> navi onerarie<br />

dall’età etrusca a quella tardo-romana, conservate praticamente integre sui fondali grazie al carico<br />

<strong>di</strong> merci che le ha protette. At<strong>tra</strong>verso i carichi è stato possib<strong>il</strong>e ricostruire la rete <strong>di</strong> relazioni mercant<strong>il</strong>i<br />

che già allora vedeva <strong>il</strong> porto <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> in contatto con i principali centri del Me<strong>di</strong>terraneo.<br />

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52<br />

53<br />

Fig. 52. Interno mos<strong>tra</strong> con ricostruzione della piroga (inizio II secolo<br />

d. C.) rinvenuta nello scavo del porto <strong>di</strong> San Rossore <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>.<br />

Fig. 53. Maes<strong>tra</strong>nza islamica, Pisside-reliquiario, VIII-XII secolo,<br />

marmo <strong>di</strong>pinto, cristallo <strong>di</strong> rocca e ottone, Collegiata <strong>di</strong> San<br />

Cristoforo a Barga (Lu).<br />

Tra i tanti manufatti islamici presenti nella Toscana<br />

occidentale e riut<strong>il</strong>izzati in ambito liturgico, questo<br />

piccolo contenitore <strong>di</strong> forma c<strong>il</strong>indrica rappresenta un<br />

caso particolare, perché al suo interno si conserva la<br />

reliquia del capo <strong>di</strong> Sant’Orsola. Nella forma, nel<br />

materiale, <strong>il</strong> marmo, e nella tecnica ad intarsio, l’opera<br />

fa pensare ad un contenitore <strong>di</strong> profumi o gioielli,<br />

secondo una tipologia <strong>di</strong>ffusa nel bacino del<br />

Me<strong>di</strong>terraneo fino a tutto <strong>il</strong> XII secolo; <strong>il</strong> confronto<br />

più stringente è con un esemplare yemenita dell’VIII<br />

secolo.<br />

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56<br />

Fig. 54. Maes<strong>tra</strong>nza pisana, Croce dalla chiesa del Santo Sepolcro, seconda metà del XII secolo, tempera su tavola,<br />

Museo Nazionale <strong>di</strong> San Matteo <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>.<br />

Fig. 55. Maestro bizantino, Croce del monastero <strong>di</strong> San Matteo, inizi del XIII secolo, tempera su pergamena applicata<br />

a tavola, Museo Nazionale <strong>di</strong> San Matteo.<br />

Fig. 56. Dalla Croce del monastero <strong>di</strong> San Matteo, Liceo scientifico Buonarroti III A.<br />

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Fig. 57. Giunta <strong>di</strong> Capitino, Crocifisso processionale, prima<br />

metà del XIII secolo, tempera su tavola, Museo<br />

Nazionale <strong>di</strong> San Matteo.<br />

Fig. 58. Stu<strong>di</strong>o sulle croci <strong>di</strong>pinte pisane, Liceo scientifico<br />

Buonarroti IV A.<br />

In molte chiese citta<strong>di</strong>ne e soprattutto nel Museo<br />

Nazionale <strong>di</strong> San Matteo si conserva<br />

un’imponente galleria <strong>di</strong> croci <strong>di</strong>pinte. Diffuse<br />

in Italia cen<strong>tra</strong>le dal XII al XV secolo, queste<br />

gran<strong>di</strong> tavole si trovavano originariamente appese<br />

all’arco trionfale o sopra l’iconostasis.<br />

Inizialmente predomina la rappresentazione del<br />

Cristo che trionfa sulla morte (Christus<br />

triumphans): nella sua espressione serena ad<br />

occhi aperti, <strong>il</strong> Nazareno prefigura la sua<br />

resurrezione nel momento stesso del supplizio.<br />

A partire dal XIII secolo comincia a <strong>di</strong>ffondersi<br />

l’iconografia, <strong>di</strong> derivazione bizantina, del Cristo<br />

sofferente (Christus patiens) che, nell’espressione<br />

addolorata e nelle ferite sanguinanti, mos<strong>tra</strong> tutta<br />

la sua umanità. La prima croce che introduce in<br />

Occidente questo soggetto si trova a <strong>Pisa</strong> ed è<br />

attribuita ad un artista bizantino dei primi del<br />

Duecento. Alla metà del secolo <strong>il</strong> pittore pisano<br />

Giunta <strong>di</strong> Capitino è in grado <strong>di</strong> interpretare<br />

quest’iconografia con estrema eleganza e con<br />

maggiore carica drammatica; alle sue soluzioni<br />

guarderanno Cimabue e poi Giotto.


59 60<br />

Fig. 59. Cratere neoattico con scena <strong>di</strong>onisiaca (detto Vaso del Talento), età <strong>tra</strong>ianea, marmo, Camposanto <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>.<br />

Fig. 60. Sarcofago con <strong>il</strong> mito <strong>di</strong> Fedra e Ippolito, particolare, 180 d.C. ca., marmo, Camposanto <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>.<br />

Fig. 61. Nicola <strong>Pisa</strong>no, Pulpito, particolare della formella della Natività, 1260 ca., marmo, Battistero.<br />

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Fig. 62. Dal Vaso del Talento al Pulpito <strong>di</strong> Nicola, Liceo scientifico<br />

Buonarroti IV A.<br />

Fig. 63. Dal Dioniso del Vaso del Talento al Patriarca della Presentazione<br />

al tempio del Pulpito <strong>di</strong> Nicola <strong>Pisa</strong>no, Liceo scientifico<br />

Buonarroti IV A.<br />

Fig. 64. Stu<strong>di</strong>o sul sarcofago <strong>di</strong> Fedra, Liceo scientifico Buonarroti IVA.<br />

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Fig. 65. Dalla formella della Natività <strong>di</strong> Nicola <strong>Pisa</strong>no, Liceo scientifico Buonarroti IV A.<br />

Fig. 66. Da un’idea <strong>di</strong> Nicola <strong>Pisa</strong>no, Scuola elementare Collo<strong>di</strong> IV A.<br />

Nicola <strong>Pisa</strong>no (1215/20 – 1278/84), artista formatosi alla corte <strong>di</strong> Federico II, è considerato <strong>il</strong><br />

rinnovatore della scultura occidentale grazie alla sua reinterpretazione dell’arte classica. La pales<strong>tra</strong><br />

<strong>di</strong> Nicola furono i numerosi marmi antichi che si trovavano nella piazza del Duomo <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>, innanzitutto<br />

i sarcofagi che stavano sul prato attorno alla Cattedrale. Nicola stu<strong>di</strong>ò i r<strong>il</strong>ievi del Vaso del Talento,<br />

dal quale riprese <strong>il</strong> volto <strong>di</strong> Dioniso nella figura del patriarca della Presentazione al tempio del Pulpito<br />

del Battistero; in quest’opera egli ripropose anche alcune figure del Sarcofago <strong>di</strong> Fedra: Fedra, la<br />

nutrice, Ippolito e <strong>il</strong> compagno <strong>di</strong> Ippolito sembrano rivivere nelle figure <strong>di</strong> Maria, Anna, l’angelo<br />

della Crocifissione e la fanciulla con brocca della scena della Natività.<br />

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68<br />

67 Fig. 67. Anatomia dell’occhio <strong>di</strong> Al-Muta<strong>di</strong>bih, 1200 ca., Il Cairo,<br />

Biblioteca Nazionale.<br />

Fig. 68. Leonardo Fibonacci, Liber Abaci, seconda metà del XIII<br />

secolo, pergamena, Biblioteca Nazionale Cen<strong>tra</strong>le <strong>di</strong> Firenze.<br />

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Fig. 69. Ri<strong>tra</strong>tto ideale <strong>di</strong> Leonardo Fibonacci, Scuola elementare Collo<strong>di</strong> IV A.<br />

Il pisano Leonardo Fibonacci, considerato <strong>il</strong> più grande matematico del Me<strong>di</strong>oevo occidentale, da<br />

bambino seguì <strong>il</strong> padre mercante in Algeria, a Bugia. Là apprese l’uso dei numeri arabi e dello zero,<br />

e poi <strong>tra</strong>smise questo sapere a tutto <strong>il</strong> mondo non islamizzato at<strong>tra</strong>verso <strong>il</strong> Liber Abaci, e<strong>di</strong>to una<br />

prima volta nel 1201 e una seconda nel 1228. Nel prologo Leonardo stesso racconta le tappe della<br />

sua formazione: dall’Africa settentrionale si perfezionò in Egitto, in Siria, nell’impero bizantino, in<br />

Sic<strong>il</strong>ia e in Provenza. Il suo può essere quin<strong>di</strong> considerato un vero e proprio viaggio <strong>di</strong> formazione<br />

ante litteram in quei paesi che eccellevano nella cultura matematica e scientifica. Già una semplice<br />

sot<strong>tra</strong>zione fatta con i numeri romani presentava enormi <strong>di</strong>fficoltà e ancora più complicata era la<br />

<strong>di</strong>visione: <strong>il</strong> Liber ebbe così un’enorme <strong>di</strong>ffusione, anche in forma <strong>di</strong> riduzioni e volgarizzamenti<br />

ad uso pratico dei mercanti e delle scuole, tanto da <strong>di</strong>ventare una sorta <strong>di</strong> lingua comune delle piazze<br />

commerciali dell’intero Me<strong>di</strong>terraneo. La viva esperienza <strong>di</strong> Leonardo nel porto <strong>di</strong> Bugia emerge<br />

anche dalle numerose formule <strong>di</strong> aritmetica applicata: calcoli per le sud<strong>di</strong>visioni dei guadagni in base<br />

all’esito del viaggio, problemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione del peso a bordo, risolti con la “regola del tre”,<br />

equivalenze <strong>di</strong> pesi e misure per città che seguivano i più <strong>di</strong>sparati sistemi. Il Liber è quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> riflesso<br />

<strong>di</strong> un mondo mercant<strong>il</strong>e sempre più complesso e, allo stesso tempo, rappresenta uno degli strumenti<br />

<strong>di</strong> unificazione in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>i per favorire <strong>il</strong> moltiplicarsi degli scambi.<br />

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70<br />

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Fig. 70. La barca <strong>di</strong> legno <strong>di</strong> Rut<strong>il</strong>io quando viaggia, Scuola elementare Collo<strong>di</strong> IV A.<br />

Fig. 71. Rut<strong>il</strong>io e la tempesta, Scuola elementare Collo<strong>di</strong> IV A.<br />

Il De Re<strong>di</strong>tu suo rappresenta una delle visioni poetiche più struggenti dell’Impero romano colto nel<br />

momento del suo inesorab<strong>il</strong>e <strong>di</strong>sfacimento. Risalente probab<strong>il</strong>mente al 415 d.C., si <strong>tra</strong>tta del <strong>di</strong>ario<br />

<strong>di</strong> bordo del funzionario Rut<strong>il</strong>io Namaziano, costretto a lasciare Roma a seguito delle invasioni<br />

barbariche. Rut<strong>il</strong>io risale la penisola via mare, a causa della rovina del sistema viario, e cerca <strong>di</strong><br />

raggiungere le coste francesi. Ma del suo viaggio, continuamente interrotto da inevitab<strong>il</strong>i soste lungo<br />

la costa tirrenica, si perdono le <strong>tra</strong>cce a Marsiglia. La lunga descrizione del porto <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> è considerata<br />

una delle fonti più importanti per ricostruire la fisionomia della città antica, <strong>di</strong> cui oggi rimangono<br />

ben poche testimonianze.<br />

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Fig. 72. Barche <strong>di</strong> Alì, Scuola elementare Collo<strong>di</strong> IV A.<br />

Fig. 73. Berta o Alì in viaggio, Scuola elementare Collo<strong>di</strong> IV A.<br />

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Fig. 74. Questo è <strong>il</strong> viaggio <strong>di</strong> Alì e <strong>di</strong> Berta, Scuola elementare Collo<strong>di</strong> IV A.<br />

Della città <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> e del suo porto, dopo la caduta dell’Impero romano si conosce ben poco. Ciò non<br />

significa che niente accadesse e che i <strong>tra</strong>ffici commerciali si fossero interrotti. Tra le scarse testimonianze<br />

ne rimane una particolarmente suggestiva, una lettera datata alla primavera del 906. Il documento<br />

originale, scritto probab<strong>il</strong>mente in latino, è andato perduto, ma è stato <strong>tra</strong>mandato at<strong>tra</strong>verso alcune<br />

fonti arabe: L’In<strong>di</strong>ce (987), comp<strong>il</strong>ato a Baghdad da Ibn an-Na<strong>di</strong>m, e quin<strong>di</strong> dal manoscritto egiziano<br />

I tesori e i doni (seconda metà del XII secolo). L’autrice della lettera è la Marchesa <strong>di</strong> Toscana Berta,<br />

<strong>il</strong> cui epitaffio è ancora conservato sulla controfacciata della cattedrale <strong>di</strong> Lucca. At<strong>tra</strong>verso uno<br />

schiavo <strong>di</strong> nome Alì, Berta inviò un favoloso carico <strong>di</strong> doni al califfo <strong>di</strong> Baghdad Muktafi, allora la<br />

massima autorità araba. Egli, ricevuta la missiva e i doni, rispose adoperando a sua volta Alì come<br />

emissario; tuttavia dello schiavo si persero misteriosamente le <strong>tra</strong>cce. Rimane la memoria <strong>di</strong> un<br />

viaggio <strong>di</strong>plomatico <strong>tra</strong> <strong>Pisa</strong> e <strong>il</strong> Me<strong>di</strong>oriente.<br />

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Un esempio <strong>di</strong> falso storico<br />

Fig. 75. Cronaca <strong>di</strong> una battaglia immaginaria, Scuola elementare <strong>di</strong> Gello IV A.<br />

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Fig. 76. Borghese <strong>di</strong> Piero (attr.), San Nicola <strong>di</strong>fende <strong>Pisa</strong> dalla peste (particolare), 1428 ca, tempera su tavola, chiesa <strong>di</strong> San Nicola <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>.<br />

Fig. 77. Stu<strong>di</strong>o su due immagini della città del XV e XVI secolo, Liceo Scientifico Buonarroti III A.<br />

Nella tavola attribuita a Borghese <strong>di</strong> Piero la città <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> compare in una delle sue più antiche<br />

raffigurazioni: cinta da alte mura, at<strong>tra</strong>versata dalla curva dell’Arno, con <strong>il</strong> Duomo, la Torre e <strong>il</strong><br />

Battistero che la identificano inequivocab<strong>il</strong>mente. Si <strong>tra</strong>tta <strong>di</strong> un particolare del <strong>di</strong>pinto; <strong>di</strong>fatti la<br />

scena è occupata da San Nicola da Tolentino a figura intera che protegge <strong>Pisa</strong> dalla peste intercettando<br />

le frecce scagliate da una piccola figura demoniaca. La rappresentazione della città, racchiusa entro<br />

un ovale <strong>di</strong> mura e fort<strong>il</strong>izi, permane ancora un secolo più tar<strong>di</strong> e <strong>Pisa</strong> è riconoscib<strong>il</strong>e quasi<br />

esclusivamente dalla presenza della Torre.<br />

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Fig. 78. Minareto della Moschea <strong>di</strong> Samarra, 847, Iraq.<br />

Fig. 79. Pieter Bruegel <strong>il</strong> Vecchio, La Torre <strong>di</strong> Babele, 1562-1567,<br />

Vienna, Kunsthistorisches Museen.<br />

A pochi ch<strong>il</strong>ometri da Baghdad si trova una delle più<br />

gran<strong>di</strong> moschee del mondo con un singolare minareto,<br />

chiamato la Ritorta, un’imponente torre contornata da<br />

scala elicoidale che sale in senso antiorario compiendo<br />

cinque rotazioni complete; ad ogni giro <strong>il</strong> <strong>di</strong>ametro si<br />

restringe e la salita <strong>di</strong>venta più ripida. Il minareto<br />

ricorda nella forma le torri a scalinata bab<strong>il</strong>onesi e per<br />

questo viene spesso identificato con la mitica Torre<br />

<strong>di</strong> Babele. Proprio alla Ritorta pare essersi ispirato <strong>il</strong><br />

pittore fiammingo Pieter Bruegel <strong>il</strong> Vecchio che, in<br />

un suo celebre <strong>di</strong>pinto, rappresenta l’episo<strong>di</strong>o biblico<br />

degli uomini intenti ad innalzare una torre che li<br />

conduca a Dio: la loro follia viene punita con la<br />

moltiplicazione delle lingue e quin<strong>di</strong> l’incomunicab<strong>il</strong>ità.<br />

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Fig. 80. Hermann Schedel, Cosmographia mun<strong>di</strong>, 1493, <strong>il</strong>lus<strong>tra</strong>zione <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>.<br />

Fig. 81. Hermann Schedel, Cosmographia mun<strong>di</strong>, 1493, <strong>il</strong>lus<strong>tra</strong>zione <strong>di</strong> Tolosa.<br />

Fig. 82. Hermann Schedel, Cosmographia mun<strong>di</strong>, 1493, <strong>il</strong>lus<strong>tra</strong>zione <strong>di</strong> Gerusalemme.<br />

La Cosmographia del tedesco Schedel è uno dei primi atlanti storico-geografici dell’età moderna.<br />

Nelle pagine <strong>di</strong> questo co<strong>di</strong>ce, che conta numerose e<strong>di</strong>zioni a partire dalla fine del Quattrocento, si<br />

trova tutto <strong>il</strong> mondo allora conosciuto e una sua breve genealogia. I principali centri d’Europa vengono<br />

descritti e <strong>il</strong> testo è accompagnato da <strong>il</strong>lus<strong>tra</strong>zioni, realizzate da gran<strong>di</strong> artisti del tempo, che raffigurano<br />

le città ponendo in primo piano i monumenti più significativi. Gerusalemme, ad esempio, viene<br />

identificata grazie alla Cupola della Roccia, creduta dai crociati <strong>il</strong> Tempio <strong>di</strong> Salomone.<br />

Tuttavia i centri che gli artisti non avevano mai visitato e per cui non <strong>di</strong>sponevano <strong>di</strong> modelli <strong>di</strong><br />

riferimento atten<strong>di</strong>b<strong>il</strong>i, vengono rappresentati secondo uno schema convenzionale: <strong>Pisa</strong> è una città<br />

fantastica, in cui la Torre pendente neppure compare, somigliante in tutto e per tutto a Tolosa.<br />

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Fig. 83. Anonimo, Torre ò sia Campan<strong>il</strong>e <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong>, acquaforte,<br />

1757, in T. Salmon, Lo stato presente <strong>di</strong> tutti i paesi…,<br />

Venezia 1757.<br />

Fig. 84. La torre <strong>di</strong> <strong>Pisa</strong> dalla visione ideale alla visione reale,<br />

Liceo scientifico Buonarroti III A.<br />

Sfogliando cosmografie, <strong>di</strong>ari <strong>di</strong> viaggio, guide<br />

turistiche, appunti, la stessa Torre pendente appare<br />

in numerose versioni e così pure nei <strong>di</strong>pinti, nelle<br />

incisioni e nei <strong>di</strong>segni sembra cambiare<br />

ra<strong>di</strong>calmente fisionomia. Cambia l’altezza,<br />

cambiano gli or<strong>di</strong>ni, <strong>il</strong> <strong>di</strong>ametro, la pendenza e<br />

l’architettura si moltiplica in una serie <strong>di</strong> immagini<br />

<strong>di</strong>venute a loro volta modello <strong>di</strong> riferimento per<br />

altri scrittori ed altri artisti. Errori e deformazioni<br />

continuano per tutto <strong>il</strong> XIX secolo ed anche oltre,<br />

fino a quando la fotografia inizia a <strong>di</strong>ffondere a<br />

un pubblico sempre più vasto un’immagine “più<br />

veritiera”.<br />

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Fig. 85. Mappa dei commerci nel Me<strong>di</strong>terraneo alla metà del XIII secolo.


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88<br />

Fig. 86. Nella scatola del gioco da tavolo Me<strong>di</strong>pisando: caselle e da<strong>di</strong>, Liceo scientifico Buoanrroti I G.<br />

Fig. 87. Nella scatola del gioco da tavolo Me<strong>di</strong>pisando: merci, imprevisti e porti, Liceo scientifico Buonarroti I G.<br />

Fig. 88. Foto <strong>di</strong> gruppo della classe I G del Liceo scientifico Buonarroti.<br />

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