Dispensa, sitografia e allegati corso autismo - Direzione Didattica II ...
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Tra gli 11 bambini descritti da Kanner 5 erano figli di psicologi o psichiatri e i restanti 6 avevano genitori<br />
universitari. Basandosi essenzialmente su questi dati, una delle prime ipotesi fatte negli anni cinquanta<br />
metteva in relazione il livello culturale e sociale della famiglia con la comparsa dell’<strong>autismo</strong>. Mentre lo<br />
stesso Kanner, inizialmente, aveva ipotizzato che il disturbo fosse innato, in seguito ad osservazioni<br />
effettuate su famiglie sue clienti, aveva dedotto nel 1955 (5) che genitori troppo impegnati in attività<br />
intellettuali, perfezionisti e con poco senso dell’umorismo, potevano essere all’origine dell’<strong>autismo</strong><br />
sviluppato dai loro figli. Kanner non aveva tenuto conto che la sua clientela era selezionata in base alla loro<br />
capacità di informarsi dell’esistenza di uno specialista in psichiatria infantile a cui rivolgersi. Ne risulta che il<br />
campione da lui osservato non era rappresentativo in quanto solo dei genitori appartenenti ad uno statuto<br />
sociale ed economico elevato potevano permettersi di consultare uno psichiatra importante come Leo<br />
Kanner.<br />
Tra gli autori che hanno seguito l’ipotesi avanzata da Kanner, sulle cause psicogene dell’<strong>autismo</strong>, Bettelheim<br />
fu senza dubbio uno di quelli che impostò il suo lavoro basandosi principalmente su questa interpretazione. I<br />
deficit della persona con <strong>autismo</strong>, per Bettelheim, non erano quindi organici ma venivano innescati come<br />
reazione alla mancanza di amore e di attenzione che i genitori portavano al figlio. Questi bambini si<br />
ritiravano allora in una forma di isolamento che li proteggeva dalle influenze esterne. Bettelheim ha molto<br />
influito nel promuovere questa teoria coniando il termine di “madri-frigorifero” per designare la freddezza e<br />
il distacco con cui le mamme di bambini autistici si occupavano dei loro figli.<br />
Nel 1967, anno in cui Bettelheim scrisse “La fortezza vuota” (6) , la mancanza di ricerche e di metodi<br />
scientifici per comprendere l’<strong>autismo</strong> avevano contribuito al diffondersi di numerosi libri farciti di<br />
interpretazioni un po’ ingenue e prive di fondamento. Già nel medioevo quando nasceva un bambino<br />
deforme o con evidenti problemi, la colpa veniva data alla donna che, secondo le credenze dell’epoca, aveva<br />
“peccato” prima della gravidanza. Bettelheim ed altri autori di quel tempo hanno in fondo riproposto una<br />
teoria che ricorda il modello medioevale. In una società prevalentemente maschilista era naturale che le<br />
cause di un disturbo dei figli venisse attribuito ad una interazione con la madre.<br />
Agli inizi degli anni sessanta in America e in Europa stavano comunque nascendo dei centri che si<br />
consacravano allo studio sistematico delle persone con <strong>autismo</strong>. Prima di allora, a questi bambini, venivano<br />
date etichette di diverso tipo e, vista la quantità di termini utilizzati, c’era l’esigenza di porre dei criteri<br />
diagnostici più precisi. Nel DSM-<strong>II</strong> (Manuale Diagnostico e Statistico dell’associazione psichiatrica<br />
americana) pubblicato nel 1968, l’<strong>autismo</strong> veniva classificato come una schizofrenia infantile ed i termini<br />
psicosi infantile e psicosi simbiotica venivano ancora utilizzati come sinonimi per definire questo disturbo.<br />
Nel 1969, anno in cui un uomo mise per la prima volta i piedi sulla luna, durante la prima assemblea della<br />
National Society for Autistic Children (oggi Autism Society of America) Leo Kanner assolve pubblicamente<br />
i genitori dall’essere causa dello sviluppo della sindrome autistica nei loro figli. Lo psichiatra americano, che<br />
nel frattempo aveva continuato ad occuparsi di bambini con <strong>autismo</strong>, era ritornato alla sua prima ipotesi che<br />
definiva l’<strong>autismo</strong> come un disturbo innato dello sviluppo.<br />
Nel 1970 è stata fondata un’importante rivista internazionale sull’<strong>autismo</strong>: The Journal of Autism and<br />
Childhood Schizophrenia (La rivista dell’<strong>autismo</strong> e schizofrenia infantile). In seguito fu denominata Journal<br />
of Autism and Developmental Disorders (Rivista dell’<strong>autismo</strong> e disturbi dello sviluppo) poiché sempre più<br />
ricercatori indirizzavano i loro studi sull’<strong>autismo</strong> nell’ambito dei disturbi dello sviluppo. Anche in Francia il<br />
bollettino scientifico dell’ARAPI modificò il nome da Association pour la Recherche sur l’Autisme et la<br />
Psychose Infantile nell’attuale Association pour la Recherche sur l’Autisme et la Prévention des<br />
Inadaptations.