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La mafia americana: trapianto o ibridazione? - Rivista Meridiana

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Reti di mafie<br />

da cosa nostra, prodotto americano. Nondimeno, i critici non accettarono<br />

che nella sua logica evoluzionistica esso lasciasse intatto il non<br />

provato concetto dell’originario contagio etnico siciliano, o italiano.<br />

Sembra che questi scrittori pensino che il sindacato del crimine, come metodo,<br />

non sia mai esistito negli Stati Uniti prima dell’immigrazione di massa di<br />

italiani e siciliani. Ancora, essi non dicono che molti dei primi membri del sindacato<br />

del crimine in America non erano italiani né siciliani 10 .<br />

<strong>La</strong> citazione è tratta da un saggio di Joseph Albini, che reca il titolo<br />

The American Mafia e il più significativo sottotitolo Genesis of a legend.<br />

Quella riguardante la <strong>mafia</strong> sarebbe dunque una leggenda xenofoba,<br />

alimentata dall’autorità politica e di polizia, nonché dalla<br />

stampa; leggenda che impedisce di comprendere l’evidente collegamento<br />

tra il ciclo criminale e quello migratorio – prima tedesco e irlandese,<br />

poi ebraico e italiano. Al libro di Albini seguì quello di un altro<br />

studioso italo-americano, Humbert Nelli, che nella sua vasta disamina<br />

degli avvenimenti non si schierò con altrettanta nettezza sulla<br />

non legittimità dell’uso del termine <strong>mafia</strong>. In entrambi i testi la questione<br />

veniva comunque riconsiderata criticamente, a cominciare<br />

dall’evento inaugurale di New Orleans, dove le relazioni tra il mondo<br />

dei dagos – termine spregiativo per indicare gli italiani – e quelle dei<br />

nativi non rispondevano proprio allo schema della contrapposizione<br />

tra vizio e virtù. Dei due clan siciliani in lotta venne messo sotto accusa<br />

prima e sterminato poi quello dei Matranga, che in barba alle presunte<br />

leggi dell’omertà si era in passato rivolto, vanamente, alla legge;<br />

e l’ostilità dei Matranga verso il capitano Hennessy era dovuta proprio<br />

alla protezione di cui il clan avverso dei Provenzano godeva presso<br />

la polizia. Il sindaco e il suo partito erano poi alla ricerca di un sistema<br />

per evitare che un’alleanza tra la comunità italiana e quella irlandese<br />

sottraesse loro il potere, donde la campagna di stampa che individuava<br />

negli italiani i protagonisti della gran parte dei delitti di sangue<br />

nella zona – laddove l’analisi dei documenti dimostra che in molti<br />

casi non di italiani si trattava, ma di spagnoli o francesi 11 . Quanto alla<br />

«Mano nera», era evidente per Albini come per Nelli che il termine<br />

non indicava tanto un’organizzazione quanto una fenomenologia criminale:<br />

si trattava di una firma abbastanza oscura, impersonale e minacciosa<br />

da impressionare i destinatari, la stampa e gli stessi ricattatori,<br />

13 Albini, The American <strong>mafia</strong> cit., p. 154; la frase di Capone è citata da Nelli, The business<br />

cit., p. 218.<br />

14 Albini, The American <strong>mafia</strong> cit., pp. 135 e 328.<br />

15 F.J. Ianni, Affari di famiglia, Milano 1984, pp. 218 e 270-1; e, per una critica, P. Reu-<br />

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