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La mafia americana: trapianto o ibridazione? - Rivista Meridiana

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Reti di mafie<br />

di zolfo e di emigranti che tocca il suo porto. Anche qui troviamo<br />

personaggi che, dal punto di vista siciliano, non sono criminali qualunque,<br />

né mafiosi qualunque, ma esponenti di spicco della <strong>mafia</strong>.<br />

Uno dei fratelli Badalamenti, protagonisti della vicenda che determina<br />

il secondo importante processo di <strong>mafia</strong> (il processo Amoroso, 1883),<br />

va a farsi ammazzare ai primi del secolo XX a New York; lo stesso<br />

può dirsi per Giuseppe Fontana, sospetto assassino di Emanuele Notarbartolo,<br />

protagonista del più celebre delitto di <strong>mafia</strong> negli anni a<br />

cavallo tra Otto e Novecento 5 . Petrosino si reca sia a Napoli che a Palermo<br />

alla ricerca delle prove sui precedenti penali dei delinquenti di<br />

New York: ma è a Palermo che viene ucciso, al termine di un complesso<br />

quanto pericoloso gioco di scambio con importanti capi-<strong>mafia</strong><br />

come Vito Cascio-Ferro, anche lui proveniente da un’esperienza <strong>americana</strong>,<br />

e, a quanto sembra, impegnato nell’organizzazione degli espatri.<br />

Probabilmente il detective newyorkese trova in Sicilia, per sua<br />

sfortuna, quel che cerca.<br />

Sembra dunque che già prima della guerra ogni importante evento<br />

della storia della <strong>mafia</strong> siciliana abbia un suo corrispettivo oltre oceano.<br />

Ma il punto decisivo va collocato più avanti, laddove lo colloca lo<br />

stesso Valachi, che fa ruotare tuta la sua ricostruzione della storia di<br />

cosa nostra attorno alla cosiddetta «guerra castellamarese» del 1929-<br />

31, sanguinoso conflitto svoltosi a New York tra criminali siciliani appartenenti<br />

a due opposte fazioni guidate da Joe Masseria e Salvatore<br />

Maranzano, nativo appunto di Castellammare del Golfo. Valachi, portato<br />

proprio da quest’ultimo al rango di neofita di cosa nostra, ce lo<br />

dipinge come un leader e una persona distinta: «caspita, pareva quasi<br />

un banchiere. Campavi mill’anni non avresti mai capito ch’era un<br />

racketeer». Nick Gentile, che è stato un suo nemico, lo rappresenta<br />

invece come un «Pancho Villa» impegnato in una ribellione insensata 6 .<br />

<strong>La</strong> figura di Maranzano, sbarcato in America nel 1927, all’età di 43 anni,<br />

appare comunque diversa da quella dei gangster italo-(o siculo)americani<br />

precedenti o successivi, anche solo per questo elemento<br />

dell’età: non dovendo il suo rango di boss a un curriculum newyorkese,<br />

egli non può esserselo guadagnato che con un curriculum siciliano,<br />

su cui purtroppo non abbiamo informazioni. Possono aiutarci le memorie<br />

del suo compaesano Joe Bonanno, padre del Bill già da noi conosciuto<br />

– mafioso eminente, da ascoltare quindi, ma con prudenza.<br />

Nelli, The business of crime cit., p. 328, si basa su «fonti confidenziali».<br />

11 Lupo, Storia della <strong>mafia</strong> cit., p. 220 sgg.<br />

12 Le lettere di Garofano sono riportate in S. Viola, Il padrone di Palermo, in «L’Espres-<br />

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