Ficuzza e il corleonese - Club Plein Air BdS

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Corilionis e Kalatrasi vengono donati da Guglielmo II alla chiesa di Monreale. Alla fine del XII secolo il territorio dell'Arcivescovado comprende le tre “Magnae Divisae” al cui interno ricadono molte divise o casali. Qui si insediarono gli arabi per opporre la loro resistenza ai normanni e poi agli svevi lasciando i più evidenti segni di antropizzazione in questo territorio. La diffusione del latifondo continuò con l'aristocrazia feudale, attorno ai casali, alcuni dei quali trasformati in castelli, e si formarono borghi; questo fenomeno fu incoraggiato dai governi spagnoli che riconoscevano il titolo di principi e baroni a chi edificava nuovi borghi. Nel XV secolo l'Arcivescovo di Monreale concesse feudi agli esuli albanesi che cercavano rifugio spinti dall'invasione turca nei Balcani. Dopo la fondazione degli insediamenti greco-albanesi, altri comuni vennero fondati, tutti aventi impianto urbanistico ortogonale. Nel 1702 molti feudi dell'Arcivescovado di Monreale furono concessi a masseria ai baroni e massari che realizzarono le proprie residenze all'interno delle nuove aziende agricole. Noi vogliamo proporvi quattro interessanti itinerari che permettono la scoperta della vasta regione. I tempi di percorrenza possono variare secondo l'interesse naturalistico o storicomonumentale del visitatore; essi sono: • il Bosco di Ficuzza, la Rocca Busambra o il centro storico di Marineo; • le masserie, i borghi rurali del monrealese e la cittadina di Corleone; • Godrano, le Terme Arabe di Cefalà Diana, il centro grecoalbanese di Mezzojuso e Campofelice di Fitalia; • Piana degli Albanesi e la zona dei laghi Marineo, il Bosco di Ficuzza e Rocca Busambra Il primo itinerario ha inizio a Bolognetta, piccolo centro agricolo di recente formazione, meta preferita dagli appassionati di itinerari eno-gastronomici e sede del Museo della Casa Contadina, una vera abitazione contadina tuttora arredata e attrezzata degli strumenti per la produzione vinicola e cerealicola. Da qui, percorrendo la SS. 118 si arriva a Marineo, un antico centro situato su un declivio e sovrastato da un'imponente rupe chiamata Rocca o Montagnola. Marineo per la sua posizione geografica – il paese è posto lungo il corso dell'Eleuterio - ebbe un ruolo strategico di controllo del commercio e delle comunicazioni tra la costa e l'entroterra siciliana. La sua fondazione si deve a Francesco Beccatelli Bologna che ne ricevette licenza da Carlo V nel XVI secolo, il quale trasformò la fortezza angioina in castello feudale, costruì anche la chiesa del Crocefisso e quella della Madrice. Quest'ultima, in stile barocco, fu ultimata nel 1562 e all'interno presenta opere d'arte di notevole pregio: l'altare del 1737 in marmo policromo, dove è posta un'urna argentea che contiene le reliquie del Santo Patrono, San Ciro; un tabernacolo in marmo bianco della bottega del Gagini; l'Immacolata, statua in legno, eseguita dallo scultore V. Genovesi. Ai margini del centro abitato, sopraelevato, si trova il convento della Madonna della Dayna, del 1583, dove sono custodite opere quali una tavola raffigurante la Madonna della Dayna e l'Annunciazione, tela di Tommaso Pollace (1784). Importante è anche il museo archeologico che conserva reperti provenienti dalla valle dell'Eleuterio del periodo punico, ellenistico, tardo romano, arabo e normanno. Lasciata Marineo si prosegue in direzione del Lago dello Scanzano, luogo di sosta di molti uccelli migratori, come già accennato, ai margini del Bosco del IL CLUB n. 97 – pag. 49 Cappelliero. Quindi si giunge al borgo Ficuzza che si presenta al visitatore pieno di fascino e di interesse naturalistico e rilevante anche dal punto di vista storico. Infatti, alla fine del 1700, Ferdinando IV di Bortone, re delle due Sicilie, riunì i feudi di Ficuzza, Lupo e Cappelliere per creare una riserva reale di caccia. Quindi vi fece erigere, su progetto degli architetti Chenchi e Marvuglia, una reale casina di caccia di grande bellezza architettonica. Il palazzo neoclassico è caratterizzato da una severità geometrica e da un razionalismo che permeano l'intera struttura dell'edificio, con una disposizione simmetrica delle finestre e delle lesene. Di rilievo il blasone borbonico e le sue sculture raffiguranti il dio Pan e la dea Diana, realizzate da Giosuè Durante, le due torrette con orologio a fondo di marmo, opera di G. Lorrito, e le canne fumarie di chiaro gusto continentale svettanti sulla massiccia mole della casina. Nella cappella del palazzo sono da ammirare i pregevoli stucchi del Firriolo e le tele del Patania e del Velasco. All'interno, invece, la scalinata in marmo rosso conduce al piano nobile dove bellissimi affreschi rivelano l'antico splendore; e ancora i sotterranei, di magnifica fattura, con ampie volte a crociera in argilla corta, sostenute da solide basi di pietra arenaria e collegati direttamente all'esterno da una galleria che sbuca nel bosco, il Pulpito del Re (un sedile scavato nella roccia) e la fontana borbonica. Il convento della Madonna della Dayna a Marineo
Le masserie, i borghi rurali del Monrealese e la cittadina di Corleone Lasciata Ficuzza, si procede in direzione di Corleone. Dopo cinque chilometri si incontra il bivio per Tagliavia. In tale località è visitabile la chiesa-santuario annessa all'eremo dedicata alla Madonna di Tagliavia (Vergine del Rosario), sorta sulle rovine dell'antico insediamento arabo di Rahalmia, ma che divenne luogo di devozione dalla fine del "700 con il ritrovamento della miracolosa immagine della Madonna dipinta su ardesia. II prospetto del Santuario è in stile neoclassico; all'interno si possono ammirare bellissimi affreschi e la tela della "Sacra Famiglia" nonché ex voto. Da Tagliavia si riprende la S.P.42 per San Giuseppe Jato e dal bivio con la S.P.92, deviando a sinistra, si prosegue per circa tre chilometri incontrando Borgo Schirò. Questo insediamento rurale di epoca fascista, oggi in semiabbandono, rappresenta un tipico esempio di architettura suburbana che raccoglie un insieme di fabbricati attorno ad una grande piazza. Si possono osservare le linee essenziali di questa forma diffusa di distribuzione territoriale agricola tipica dell'epoca, che comprende la chiesa, la casa comunale e la sede della rappresentanza militare. Tornati sulla S.P.42 si prosegue in direzione di Corleone, l'antica fortezza araba Kurliyun che mantenne una funzione militare anche in epoca normanna. Corleo- La Rocca Soprana di Corleone Il Santuario di Tagliavia e la Casina di Caccia dei Borbone a Ficuzza ne si presenta tra bastionate rocciose da cui si innalzano torrioni di IL CLUB n. 97 – pag. 50 roccia calcarea coronati da abitazioni. Sulla Rocca Soprana si trova il Castello Soprano, di origine araba; al centro del paese vi è la Rocca Sottana dove si trova l'eremo francescano dei Frati Minori Rinnovati. A monte, tra le rocce, si aprono splendide gole chiamate “Il Gran Canyon”, mentre all'interno del paese si trovano le Cascate delle Due Rocche formate dal torrente Corleone. Innumerevoli sono le chiese, sia cittadine che campestri. La più importante è senza dubbio la Chiesa Madre, dedicata a San Martino, risalente ai secoli XIV-XV ma più volte rimaneggiata fino ad assumere il definitivo aspetto neoclassico, che ospita al suo interno un bel fonte battesimale in marmo bianco della bottega del Gagini, ampi affreschi, stucchi e alcune tele di pregevole fattura fra le
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Page 5 and 6: del XV secolo. Annesso alla chiesa

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