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Solitudini<br />
Il blues della lumaca, Il lamento dell’anima ferita.<br />
Un canto solitario che si leva dal profondo e che parla di rabbia e di dolore.<br />
Come il coyote, anche la lumaca sale sulla rupe e affida alla luna il proprio canto. Ascoltare il proprio<br />
negativo è il primo passo per andare oltre. Dove? ...<br />
Verso il prossimo blues!!<br />
La RaBBia NoN<br />
ESPRESSa di UNa<br />
BamBiNa<br />
Benedetta<br />
In pochissimo tempo mi sono sentita<br />
di nuovo bambina, fragile e incredula<br />
di ciò che stava accadendo a me<br />
Inizio dalla fine.....<br />
"Ieri, una passeggiata, il cimitero, Renato, la sua<br />
voce, il racconto, il corridoio, la paura, il desiderio,<br />
la lapide, la foto sbiadita, il nodo, di nuovo la paura,<br />
la pancia, l'accompagnamento, Renato, Nonno,<br />
Arturo, la bambina, la morte, l'abbandono, io e il<br />
mostro, io e l'affetto, io e un uomo, io e l'amore, io e il<br />
desiderio, la delusione, il dolore, le lacrime, il silenzio<br />
soffocato, l'infanzia tradita, la morte in agguato, la<br />
rabbia repressa, io e i suoi occhi, io e il terrore, io<br />
e l'ingiustizia, io e i ricordi più vivi dell'infanzia, la<br />
violenza...la rabbia espressa di una bambina, quella<br />
espressa di una donna, la fatica, e di nuovo tanto<br />
dolore.<br />
Ricordi non più sbiaditi, ma rubati e rapiti da un<br />
dolore che per trent'anni hanno cancellato e non<br />
vissuto la mia vita...ora la ferita è finalmente aperta e<br />
il dolore sta sgorgando liberamente. Non so cos'altro<br />
verrà fuori dal buio sotterrato insieme al suo corpo<br />
esanime quando avevo solo otto anni".<br />
E' così che ho vissuto due giorni fa quando ho deciso<br />
insieme all'aiuto amorevole di Renato di affrontare<br />
Arturo, il mio nonno paterno, e senza sapere cosa<br />
poteva accadere mi sono immersa in quel pozzo che<br />
durante il progetto Rainbow è riemerso più insistente<br />
e nitido.<br />
torna all’indice<br />
29<br />
Voglio scrivere perché sento che questo è anche il<br />
frutto che sto raccogliendo di tanto lavoro che ho<br />
fatto dentro di me soprattutto nell'ultimo anno.<br />
E' un nuovo inizio per la mia vita dove sento che<br />
posso cominciare a fidarmi un po' di più della figura<br />
maschile che per tanto, troppo tempo, ha tessuto le<br />
mie catene di desiderio-delusione-dolore.<br />
Le braccia di Renato mi sostenevano<br />
Il ricordo è riemerso all'improvviso, proprio davanti<br />
alla sua triste lapide che da più di sei anni non<br />
visitavo.<br />
In pochissimo tempo mi sono sentita di nuovo<br />
bambina, fragile e incredula di ciò che stava<br />
accadendo a me, a me e a lui, e a mio fratello Gabriele.<br />
Le braccia di Renato mi sostenevano e mentre le sue<br />
mani premevano sulla mia pancia i ricordi salivano,<br />
uno ad uno, senza più fermarsi...<br />
Sentivo la paura di cosa potesse venir fuori e mi<br />
fregavo con il mio razionale per non perdere il<br />
controllo, quel controllo che per tanto tempo mi<br />
ha permesso di non ricordare e di continuare a non<br />
vivere nella verità.<br />
L'affetto che sentivo per mio nonno era senza misura,<br />
questo è quello che inizialmente ho provato appena<br />
dinnanzi a lui.<br />
Lui era un uomo, e da bambina mi riempiva di mille<br />
attenzioni, in certi momenti la sua dolcezza mi rapiva<br />
da darmi uno sballo senza limiti.<br />
I suoi occhi tristi e profondi sono impressi dentro di me<br />
da sempre, le sue mani forti e decise ora le ricordo con<br />
un po' di terrore.<br />
Era un uomo fragile e aveva bisogno di me. La sua<br />
dolcezza all'improvviso diventava gelida e il suo<br />
sguardo cambiava e si faceva sempre più mostruoso.<br />
Io non potevo fermarlo, era troppo per me, piuttosto<br />
aspettavo che la sua ira si placasse per poi accogliere le<br />
sue lacrime di sofferenza nella mia pancia così piccola<br />
per ribellarsi, ma troppo grande per non perdonarlo.