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n°9 Dicembre 2012 - Nuova Specie

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Solitudini<br />

Il blues della lumaca, Il lamento dell’anima ferita.<br />

Un canto solitario che si leva dal profondo e che parla di rabbia e di dolore.<br />

Come il coyote, anche la lumaca sale sulla rupe e affida alla luna il proprio canto. Ascoltare il proprio<br />

negativo è il primo passo per andare oltre. Dove? ...<br />

Verso il prossimo blues!!<br />

La RaBBia NoN<br />

ESPRESSa di UNa<br />

BamBiNa<br />

Benedetta<br />

In pochissimo tempo mi sono sentita<br />

di nuovo bambina, fragile e incredula<br />

di ciò che stava accadendo a me<br />

Inizio dalla fine.....<br />

"Ieri, una passeggiata, il cimitero, Renato, la sua<br />

voce, il racconto, il corridoio, la paura, il desiderio,<br />

la lapide, la foto sbiadita, il nodo, di nuovo la paura,<br />

la pancia, l'accompagnamento, Renato, Nonno,<br />

Arturo, la bambina, la morte, l'abbandono, io e il<br />

mostro, io e l'affetto, io e un uomo, io e l'amore, io e il<br />

desiderio, la delusione, il dolore, le lacrime, il silenzio<br />

soffocato, l'infanzia tradita, la morte in agguato, la<br />

rabbia repressa, io e i suoi occhi, io e il terrore, io<br />

e l'ingiustizia, io e i ricordi più vivi dell'infanzia, la<br />

violenza...la rabbia espressa di una bambina, quella<br />

espressa di una donna, la fatica, e di nuovo tanto<br />

dolore.<br />

Ricordi non più sbiaditi, ma rubati e rapiti da un<br />

dolore che per trent'anni hanno cancellato e non<br />

vissuto la mia vita...ora la ferita è finalmente aperta e<br />

il dolore sta sgorgando liberamente. Non so cos'altro<br />

verrà fuori dal buio sotterrato insieme al suo corpo<br />

esanime quando avevo solo otto anni".<br />

E' così che ho vissuto due giorni fa quando ho deciso<br />

insieme all'aiuto amorevole di Renato di affrontare<br />

Arturo, il mio nonno paterno, e senza sapere cosa<br />

poteva accadere mi sono immersa in quel pozzo che<br />

durante il progetto Rainbow è riemerso più insistente<br />

e nitido.<br />

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29<br />

Voglio scrivere perché sento che questo è anche il<br />

frutto che sto raccogliendo di tanto lavoro che ho<br />

fatto dentro di me soprattutto nell'ultimo anno.<br />

E' un nuovo inizio per la mia vita dove sento che<br />

posso cominciare a fidarmi un po' di più della figura<br />

maschile che per tanto, troppo tempo, ha tessuto le<br />

mie catene di desiderio-delusione-dolore.<br />

Le braccia di Renato mi sostenevano<br />

Il ricordo è riemerso all'improvviso, proprio davanti<br />

alla sua triste lapide che da più di sei anni non<br />

visitavo.<br />

In pochissimo tempo mi sono sentita di nuovo<br />

bambina, fragile e incredula di ciò che stava<br />

accadendo a me, a me e a lui, e a mio fratello Gabriele.<br />

Le braccia di Renato mi sostenevano e mentre le sue<br />

mani premevano sulla mia pancia i ricordi salivano,<br />

uno ad uno, senza più fermarsi...<br />

Sentivo la paura di cosa potesse venir fuori e mi<br />

fregavo con il mio razionale per non perdere il<br />

controllo, quel controllo che per tanto tempo mi<br />

ha permesso di non ricordare e di continuare a non<br />

vivere nella verità.<br />

L'affetto che sentivo per mio nonno era senza misura,<br />

questo è quello che inizialmente ho provato appena<br />

dinnanzi a lui.<br />

Lui era un uomo, e da bambina mi riempiva di mille<br />

attenzioni, in certi momenti la sua dolcezza mi rapiva<br />

da darmi uno sballo senza limiti.<br />

I suoi occhi tristi e profondi sono impressi dentro di me<br />

da sempre, le sue mani forti e decise ora le ricordo con<br />

un po' di terrore.<br />

Era un uomo fragile e aveva bisogno di me. La sua<br />

dolcezza all'improvviso diventava gelida e il suo<br />

sguardo cambiava e si faceva sempre più mostruoso.<br />

Io non potevo fermarlo, era troppo per me, piuttosto<br />

aspettavo che la sua ira si placasse per poi accogliere le<br />

sue lacrime di sofferenza nella mia pancia così piccola<br />

per ribellarsi, ma troppo grande per non perdonarlo.

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