Il Salvagente n° 21 - Modenacinquestelle.it

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Napoli, Roma, Milano e soprattutto
Venezia. Fine 1627. Il
45enne capitano Diego Alatriste
y Te norio, spadaccino mercenario
fedele alle regole (quasi sempre sotto
le bandiere del re), appassionato
di teatro e libri (ma non di musica),
sarebbe morto (forse) a Re -
croi il 19 maggio 1643.
Intanto, magro duro frugale sgraziato,
volto aquilino e capelli corti,
occhi verdi glauchi e ampi bianchi
mustacchi, cicatrici sfregi bruciature
ovunque, dopo un’incursione
sulla costa greca sta ritemprando
salute e spirito fra le delizie dell’antica
Partenope, paradiso degli
spagnoli in Italia. È sempre in compagnia
del basco 17enne al quale
dopo averne visto morire il padre
soldato ha insegnato tutto, il brillante
audace hidalgo Iñigo Bilboa,
schermitore e scacchista, capelli
neri e folti, alfiere a Rocroi, salvo e
più fortunato poi.
Giunge da Madrid il famoso poeta
don Francisco de Quevedoall’apice
delle lettere e della politica, li
arruola per un tentativo di golpe
la notte di Natale, a Venezia, contro
il Doge in carica, uno dei tre avversari
peninsulari (con il Papa e i Savoia)
dell’egemonia spagnola. Il piano
è segreto, vari numerosi gruppi
a compartimenti stagni, partecipa-
Leggo vedo sento
Un appassionante
golpe a Venezia
Valerio Calzolaio
no anche i compagni di sempre Sebastián
Copons e il moro Gurriato,
sulla Laguna ospitati dalla bella
ebrea Livia Tagliapiera, ex ambita
meretrice ora referenziata mezzana,
che s’intende con Diego. Fra i
congiurati c’è anche il sicario palermitano
Gualtiero Malatesta, acerrimo
nemico di Diego.
Il settimo bel romanzo della mitica
saga dell’ex reporter di guerra
61enne Arturo Pérez-Reverte (“Il
ponte degli assassini”, Tropea
2012, 278 pagine, 16,90 euro; originale
2011, traduzione di E. Mogavero
e G. Carraro) inizia con il
mortale duello fra i due, dopo che
intrighi e battaglie sono accaduti,
tutto raccontato da Iñigo che
spesso cita Cervantes. Se sapessimo
il futuro, aspetteremmo la fine.
Segnalo bevanda nera a pagina
218. Colazione con “gachas” e
sbronze in osteria.
Autore
Emilio Barbarani
Editore
Mursia
Pagine
308
Prezzo
19 euro
Il Salvagente 24-31 maggio 2012
Primo piano
Stranissimo campione Alessandro
Del Piero. Amatissimo da
tutti gli juventini (e in Italia sono
milioni), detestato - probabilmente
- da un pezzo della famiglia
Agnelli, quella che ha
ereditato la gestione del club.
Forse per storie private che si
sono sussurrate soltanto a Torino,
ma non sono mai arrivate
alla grande opinione pubblica.
Eppure “Giochiamo ancora”,
il libro che Alex ha scritto
insieme al giornalista Maurizio
Crosetti, diffonde la convinzione
che non sia facile litigare con
lui (Mondadori, 115 pagine rilegate,
15,90 euro).
Memoriali
La dittatura cilena vista
dall’ambasciata italiana
Santiago. Dicembre 1974-settembre 1976. Dopo
il golpe fascista militare, l’Italia chiude le relazioni
diplomatiche con il Cile. Restano nell’ambasciata
italiana incaricati d’affari Piero De Masi
prima, Tomaso de Vergottini poi, un console, il
personale. La situazione peggiora. La Residenza
comincia a ospitare i perseguitati che chiedono
asilo. Il massimo (250) si raggiunge perché non
viene autorizzato l’espatrio dopo che nel giardino
viene buttato il cadavere di una giovane militante
del Mir. In Chi ha ucciso Lumi Videla il
numero due italiano Emilio Barbarani racconta
quei mesi, senza ambizioni
storiografiche,
con grazia letteraria.
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