Il Salvagente n° 21 - Modenacinquestelle.it

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Se crolla la
Grecia. La
lunga onda...
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preferiscono attaccare prima i paesi
piccoli perché sono più influenzabili
con manovre speculative”.
In questo quadro, anche in Italia ci
si comincia a chiedere se non sia il
caso di uscire dall’euro e sottrarsi così
alle pesanti misure finanziarie imposte
dall’Europa.
“Quelli che dicono che l’Italia do-
AttualitàEuropanico
LE TESTIMONIANZE DAL PAESE ELLENICO
UN CLIMA TERRIBILE
DA DOPOGUERRA
UN PAESE DISPERATO
Guardare alla Grecia oggi non è
facile per gli italiani. Perché è un
paese vicino, simile per cultura,
e soprattutto sprofondato in una crisi
economica che mette paura.
I greci stanno vivendo un periodo difficilissimo
con povertà impressionante
e fughe all’estero da dopoguerra.
La disoccupazione ha superato il 21%
e un giovane su due è senza lavoro.
Le Ong abituate a lavorare nei paesi
in via di sviluppo iniziano a occupar-
vrebbe uscire dall’euro sono gli stessi
delinquenti che non ci volevano entrare”,
risponde senza esitazione Fabio
Sdogati. “Ci sarebbe una inflazione
altissima, disoccupazione feroce,
perdita di posti di lavoro, grande
instabilità sociale. Finiremmo in un
isolamento internazionale come la
Grecia e probabilmente si rischierebbe
la violenza fisica”.
Sdogati non ha dubbi sulla ricettada
seguire per uscire dallo stallo: “La po-
si dei quartieri poveri di Atene.
Amalia Vasilakaki è una professoressa
che ad Atene presta volontariato
in una Ong, insegna il greco agli
stranieri: “È una guerra. Non potevo
mai pensare che succedesse nel centro
di Atene. Nel nostro istituto avevamo
una giornata didattica in cui si
dava cibo per la pausa pranzo. Sono
uscita fuori perché dovevo fare una
telefonata. C’erano dei senzatetto che
gridavano ‘abbiamo fame’”.
Molto simile la testimonianza di Dimitri
Deliolanes, corrispondente in
Italia della tv ellenica Ert e autore del
libro “Come la Grecia”: “Qui c’è la miserianera.
La Grecia è allo stremo, non
ha più risorse per sopravvivere. Siamo
al quinto anno di recessione, nel
primo trimestre del 2012 i dati danno
una riduzione del 6,2% dell’economia.
Abbiamo gravi problemi di
malnutrizione per 400mila minori”.
Secondo Deliolanes, la maggiore responsabilità
è da attribuire alle politiche
attuate dal governo uscente per
seguire gli accordi imposti dalla troika
(Fondo monetario internazionale,
Banca centrale europea e Ue): “In
base al memorandum firmato, la forza
lavoro nel pubblico dovrà essere
ridotta di 150mila unità su un totale
di 800mila entro il 2015. A questo si
litica riprenda in mano le redini dell’economia
e si chiuda con l’austerità
che sta impoverendo l’Europa. Serve
il rilancio di una politica di crescita,
spendendo fondi per fare nuovi ospedali,
strade, scuole. Queste spese si possono
fare spostando la pressione fiscale
sui redditi alti e facendo una patrimoniale.
E soprattutto, bisogna restare
nell’euro e fare in modo che non
scoppi, altrimenti rischiamo la miseria
vera per almeno 3 o 4 generazioni”.
Il Salvagente 24-31 maggio 2012
aggiungono le privatizzazioni che
porteranno alla vendita di servizi come
la società elettrica. C’è in programma
la svendita dei beni dello Stato,
come certe zone protette, le spiagge.
Un saccheggio neocoloniale”.
Anche secondo Amalia Vasilakaki i
greci sono vittime della politica degli
ultimi anni: “Quando le banche ti rilasciano
una carta di credito per fare
grandi debiti per comprare la macchina,
alla fine l’unica cosa che puoi
fare è ipotecarti la casa. Abbiamo due
suicidi al giorno”.
E i giovani iniziano a scappare da un
paese che affonda, come conferma
al Salvagente Dimitri Deliolanes:
“L’emigrazione è un fenomeno in
espansione. I ragazzi se hanno parenti
in America o in Germania fuggono.
L’anno scorso molti sono partiti anche
per l’Australia, che ha stretto un
accordo con la Grecia per reclutare figure
come tecnici e artigiani”.
E dentro la Grecia c’è una fuga dalle
città. Molti si spostano nei loro paesi
di origine, tornano dai genitori, vanno
a coltivare il pezzetto di terra vicino
casa. “I colleghi spesso mi telefonano
perché vogliono venire a lavorare
in Italia, ma purtroppo devo dirgli
che anche qui di lavoro non se ne
trova”, chiosa amaro Deliolanes.