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Ezechiele_ITA 2013 esegesi da Ez 8-11 - Istitutoteologicoassisi.It

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<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

EZ 9 NEL CONTESTO DI EZ 8-<strong>11</strong>:<br />

IL CASTIGO DELLA CITTÀ E LA SALVEZZA DI ALCUNI<br />

Come per le parti precedenti, anche qui si fa ampio utilizzo delle dispense del p. Conroy,<br />

inserendovi integrazioni personali.<br />

1. La partenza della Gloria <strong>da</strong>l tempio (<strong>Ez</strong> 8-<strong>11</strong>)<br />

Dopo diversi racconti di azioni simboliche nei capp. 4-5 troviamo una serie di tremendi annunci<br />

di un disastro imminente, "la fine", per i "monti d'Israele" (i.e. tutto il paese, Gerusalemme e Giu<strong>da</strong><br />

compresi) nei capp. 6-7. Tale disastro viene poi ulteriormente spiegato nella grande visione dei<br />

capp. 8-<strong>11</strong> dove riappare il tema della Gloria di YHWH. Vediamo prima una strutturazione<br />

possibile dei quattro capitoli, poi alcune note sul contenuto (evidentemente in modo selettivo), poi<br />

una riflessione sul significato teologico del testo, e infine una nota sulla genesi del testo.<br />

1.1 Strutturazione<br />

Nella forma finale del testo dunque i quattro capitoli, a prima vista assai complessi, si potrebbero<br />

strutturare in modo approssimativo come segue:<br />

A 8,1-4: arrivo<br />

B 8,5-10,7 (8,5-18 + 9,1-10,7 = peccati e castigo)<br />

C 10,8-17.18-22 : nuova descrizione della gloria e partenza <strong>da</strong>l tempio<br />

B′ <strong>11</strong>,1-21 (<strong>11</strong>,1-6 + <strong>11</strong>,7-13 = peccati e castigo) [+ <strong>11</strong>,14-21]<br />

A′ <strong>11</strong>,22-25: partenza (<strong>da</strong> Gerusalemme e <strong>da</strong> <strong>Ez</strong>, che è riportato tra i deportati)<br />

C'è un inquadramento narrativo (A – A′) all'inizio (8,1-4) e alla fine (<strong>11</strong>,22-25), basato sullo<br />

schema "arrivo / partenza" in corrispondenza simmetrica.<br />

Il racconto della visione della Gloria viene svolto in forma concentrica con due parti esterne (B –<br />

B′) e una parte centrale (C) dove c'è una nuova descrizione dettagliata della Gloria (10,8-17: trono<br />

divino, cherubini, ecc.) insieme con il racconto dei primi stadi della sua partenza <strong>da</strong>l Tempio<br />

(10,18-22).<br />

In una lettura della forma finale si potrebbe prendere <strong>11</strong>,14-21 come risposta alla doman<strong>da</strong><br />

angosciata del profeta nel <strong>11</strong>,13 (così Greenberg), ma indubbiamente la presenza di un oracolo di<br />

un futuro positivo (nei vv. 17-20: "nuovo cuore, nuovo spirito") sorprende in un contesto di<br />

tremendo giudizio e suggerisce inevitabilmente un lavoro re<strong>da</strong>zionale in vari stadi.


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<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

1.2 Note sul contenuto<br />

1.2.1 L'inquadramento narrativo (8,1-4 + <strong>11</strong>,22-25)<br />

All'inizio del racconto <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong> si trova in Babilonia nell'atto di insegnare agli "anziani di<br />

Giu<strong>da</strong>" seduti di fronte a lui (8,1), quando improvvisamente "la mano di YHWH cadde su di me"<br />

(cf. già 1,3) – un modo di dire che significa l'entrata in uno stato visionario totalmente sotto il<br />

dominio della potenza divina. Percepisce "qualcosa <strong>da</strong>ll'aspetto d'uomo" (v. 2: cf. il linguaggio<br />

indiretto del cap. 1) splendente di luce, che estende "come una mano" (v. 3) e trasporta <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong> in<br />

visione al cortile del tempio a Gerusalemme, dove vede un idolo (v. 3) e dove appare la Gloria di<br />

YHWH "simile a quella che avevo visto nella valle" (v. 4: cf. 3,22).<br />

Nella conclusione (<strong>11</strong>,22-25) la direzione viene rovesciata: la Gloria se ne va <strong>da</strong>l Tempio verso<br />

est (in direzione di Babilonia) (vv. 22-23), <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong> viene ritrasportato in visione alla sua casa in<br />

Babilonia (v. 24a), la visione scompare e il profeta tornato in sé racconta ai deportati ciò che ha<br />

visto (vv. 24b-25). Partenza e ritorno, dunque, raccontati in modo speculare.<br />

1.2.2 Gli abomini cultuali all'interno del Tempio (8,5-18)<br />

Cosa vede <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>?<br />

Nella presenza della Gloria di YHWH (8,4) vengono mostrate ad <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong> quattro scene di<br />

flagrante idolatria commessa <strong>da</strong> Israeliti nell'area del Tempio, una peggiore dell'altra fino al<br />

culmine nella quarta scena. Il Tempio di YHWH è ormai profanato in modo orrendo e definitivo.<br />

Notiamo l'insistenza sul verbo "vedere" nella quattro scene: <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong> viene costituito testimone<br />

oculare dei crimini che YHWH contesta al suo popolo.<br />

Nella prima scena (vv. 5-7) si parla di un "idolo della gelosia" (cf. già v. 3) nel cortile interno del<br />

Tempio. L'identificazione precisa non ha importanza per il testo (potrebbe forse trattarsi di una<br />

statua della dea Asherah: cf. 2 Re 21,7 a proposito dei tempi antecedenti del re Manasse). La scena<br />

termina con le parole: "ne vedrai altri ancora peggiori" (tAldoG> tAb[eAT ha,r>Ti bWvT' dA[w>, v. 6).<br />

La secon<strong>da</strong> scena (vv. 8-13) ha come protagonisti settanta anziani di Israele che offrono incenso<br />

alle immagini di vari idoli. Gli anziani non credono più alla presenza e all'assistenza di YHWH;<br />

dicono "YHWH non ci vede ... YHWH ha abbandonato il paese" (v. 12). La scena finisce come<br />

quella precedente: "Vedrai che si commettono nefandezze peggiori di queste" (v. 13).<br />

~yfi[o hM'he-rv,a] tAldoG> tAb[eAT ha,r>Ti bWvT' dA[<br />

La terza scena (vv. 14-15) presenta un gruppo di donne che praticano un rito di lutto per il dio<br />

mesopotamico Tammuz, la cui morte è associata alla stagione cal<strong>da</strong> e secca quando non c'è più<br />

crescita e la cui risurrezione corrisponde alla nuova vita nella natura con il ritorno delle piogge.<br />

Conclude con le parole (v. 15): "vedrai abomini peggiori di questi".<br />

hL,aeme tAldoG> tAb[eAT ha,r>Ti bWvT' dA[<br />

Il culmine degli abomini arriva nella quarta scena (vv. 16-18): all'entrata del tempio stesso<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong> vede circa venticinque uomini prostrati in adorazione verso il sole che sorge ad oriente,<br />

cioè, con le spalle verso il Santo dei Santi del tempio di YHWH. Il significato esatto del rito<br />

particolare menzionato nel v. 17b rimane oscuro, ma è chiaro che si tratta di un gesto idolatrico. A<br />

tanta corruzione nel luogo di culto corrispondono tante violenze nella vita sociale di Giu<strong>da</strong> (v. 17).


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<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

Il colmo è raggiunto. La sentenza di YHWH è annunciata nel v. 18: nessuna compassione e nessun<br />

ascolto per questa gente.<br />

~t'Aa [m;v.a, al{w> lAdG" lAq yn:z>a'b. War>q'w> lmox.a, al{w> ynIy[e sAxt'-al{ hm'xeb. hf,[/a, ynIa]-~g:w><br />

«Ebbene: anch'io agirò nella mia ira; il mio occhio non avrà compassione, io non avrò pietà.<br />

Faranno giungere alle mie orecchie forti gri<strong>da</strong>, ma non li ascolterò».<br />

1.2.3 Le descrizioni del castigo dei colpevoli: capp. 9 e 10<br />

Il castigo annunciato in 8,18 viene descritto in 9,1–10,7 e prosegue come sfondo anche nella<br />

descrizione della Gloria del Signore in 10,8-17.18-22. In questo testo complesso si svolgono<br />

simultaneamente due sequenze di azioni: il castigo della città e la partenza della Gloria.<br />

(1) La visione del castigo della città mette in scene sei giustizieri, ciascuno con un'arma di<br />

distruzione in mano, accompagnati <strong>da</strong> uno scriba che ha il compito previo di marcare con un segno<br />

sulla fronte (la lettera paleo-ebraica tau) le persone a Gerusalemme che non hanno partecipato ai riti<br />

idolatrici. Le persone così segnate verranno risparmiate (cf. Esod 12). Tutti gli altri verranno uccisi<br />

e la strage deve iniziare proprio nel tempio di YHWH (9,6-7). Si ricorderà che un ca<strong>da</strong>vere rende<br />

ina<strong>da</strong>tto al culto (cf. Lev 21,1-4; Num 6,6-12 e 19,<strong>11</strong>-16). Cioè, YHWH ordina la profanazione<br />

definitiva del proprio tempio, già profanato <strong>da</strong>i peccati di idolatria.<br />

(2) Simultaneamente al castigo dei colpevoli si svolge la partenza graduale della Gloria di<br />

YHWH <strong>da</strong>l Tempio ormai desacralizzato. Il primo movimento della Gloria è menzionato già in 9,3.<br />

Poi in 10,2 viene <strong>da</strong>to un ordine allo scriba che ha accompagnato i sei giustizieri di riempirsi le<br />

mani con i carboni ardenti che erano fra i cherubini (uguali agli "esseri viventi" del cap. 1) e di<br />

spargere questo fuoco sulla città per completarne la distruzione; così il fuoco che distruggerà<br />

Gerusalemme è in ultima analisi il fuoco che viene <strong>da</strong>lla presenza oltraggiata di YHWH. Uno<br />

spostamento ulteriore della Gloria verso l'est è descritto in 10,18-22 (e si noterà come i vv. 20 e 22<br />

sottolineano l'identità di questa visione della Gloria con quella dei capp. 1-3). Infine l'ultimo stadio<br />

della partenza della Gloria è descritto in <strong>11</strong>,22-23: <strong>da</strong>lla porta orientale esterna del Tempio<br />

attraversa la valle del Kedron al Monte degli Ulivi. Fin qui il testo (v. 23), ma continuando lo<br />

spostamento verso est la Gloria andrebbe in direzione della Babilonia.<br />

1.3 Significato teologico del testo<br />

La visione risponde a due problemi dei deportati in Babilonia. Come capire teologicamente la<br />

distruzione del Tempio (imminente o già avvenuta) e la situazione dei deportati in terra straniera<br />

impura?<br />

1.3.1 Come capire teologicamente la distruzione del Tempio di YHWH?<br />

I popoli dell'antico mondo semitico (Israele compreso) interpretavano la sconfitta di un esercito o<br />

la presa di una città come una vittoria anche del dio (o degli dèi) del popolo vincitore su quello del<br />

popolo vinto. Dunque se Gerusalemme viene presa e il Tempio incendiato, ciò significa che<br />

Marduk, il dio principale di Babilonia, si è dimostrato più forte di YHWH. Un problema enorme e<br />

reale in Israele, come si vede <strong>da</strong> <strong>Ez</strong> 8,12 e 9,9. Il racconto della visione di <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong> viene incontro<br />

a questo problema, mostrando che la distruzione di Gerusalemme e del Tempio non è dovuta<br />

all'impotenza di YHWH, alla sua incapacità di difendere la sua città e il suo tempio, ma invece è


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<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

dovuta alla decisione di YHWH di abbandonare la città e di sconsacrare il Tempio a motivo delle<br />

tante infedeltà che qui vengono commesse. In questo modo Yhwh non viene colpito <strong>da</strong>ll’arrivo<br />

dell’esercito babilonese e neppure viene sconfitto...<br />

Si può aggiungere che l'idea dell'abbandono di un tempio <strong>da</strong> parte del dio del tempio e la<br />

conseguente distruzione del tempio non era nuova nell'antico Vicino Oriente. Già ai tempi dei<br />

Sumeri (fine terzo millennio a.Cr.) troviamo il tema in un testo chiamato "Lamento sulla distruzione<br />

di Ur" (ANET 455-463; COS I 535-539). C'è però una differenza importante <strong>da</strong>l testo biblico,<br />

perché il testo sumerico attribuisce la distruzione della città di Ur e dei suoi templi, non ai peccati<br />

degli abitanti, bensì alla malizia dei nemici nei riguardi di una città innocente.<br />

Colpisce poi la co-presenza del racconto di <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong> di due aspetti in tensione: <strong>da</strong> una parte, la<br />

violenza e la durezza del castigo coman<strong>da</strong>to <strong>da</strong> YHWH (nessuna pietà, nessun ascolto dei gemiti o<br />

delle preghiere), <strong>da</strong>ll'altra parte la partenza graduale e lenta della Gloria di YHWH (quasi per<br />

indicare la sua riluttanza di an<strong>da</strong>rsene). Se ne va solo perché "costretto" a farlo <strong>da</strong>ll'enormità dei<br />

peccati degli abitanti.<br />

1.3.2 Come capire teologicamente la situazione dei deportati?<br />

Il problema riguar<strong>da</strong> la presenza di YHWH tra deportati della prima deportazione del 597 e<br />

probabilmente anche dopo la caduta della città (587/586). <strong>Ez</strong> <strong>11</strong>,5 mette sulla bocca della gente<br />

rimasta a Gerusalemme dopo il 597 questo detto a proposito dei deportati: "Voi an<strong>da</strong>te pure lontano<br />

<strong>da</strong> YHWH: a noi è stata <strong>da</strong>ta in possesso questa terra" (cioè, lontananza <strong>da</strong> Gerusalemme vuol dire<br />

lontananza <strong>da</strong> YHWH). Questa tesi viene confutata nella risposta di YHWH a <strong>11</strong>,16: "Se li ho<br />

man<strong>da</strong>ti lontano fra le genti, se li ho dispersi in terre straniere, sarò per loro un santuario per poco<br />

tempo nelle terre dove hanno emigrato." Anche se la frase (j[;m. vD"q.mil. ~h,l' yhia/w") tradotta "un<br />

santuario per poco tempo" è aperta a diverse interpretazioni, il senso generale è chiaro: YHWH è<br />

presente anche tra i deportati in Babilonia. La visione di <strong>Ez</strong> 1-3 del resto ha già espresso la stessa<br />

idea. (Con altro linguaggio troviamo lo stesso in Ger 24 e 29; c'è tutta una teologia in favore dei<br />

deportati.)<br />

1.4 Breve approfondimento su <strong>Ez</strong> 9<br />

Mi sembra opportuno dedicare un’attenzione particolare a questo testo, all’interno della sezione<br />

8-<strong>11</strong>, testo che, come ben sappiamo, fu particolarmente significativo nell’esperienza di Francesco e<br />

giustifica il suo amore al segno del tau.<br />

Il cap. 9 continua quanto iniziato nel cap. 8: siamo nello stesso luogo e il tema sono, ugualmente,<br />

gli abomini di Gerusalemme.<br />

v. 1 > la voce gri<strong>da</strong> agli orecchi di <strong>Ez</strong>... ma in realtà il comando è rivolto ad altri: <strong>Ez</strong> deve<br />

ascoltare ciò che viene ordinato. Che cosa?<br />

Vengono chiamati quelli che devono «punire» la città (ry[ih' tADquP., Gerusalemme) > di per sé il<br />

termine potrebbe significare solo «visitare», ma è chiarito subito <strong>da</strong>lla secon<strong>da</strong> metà del versetto di<br />

quale tipo di visita si tratti.<br />

Hanno infatti con sé ognuno uno strumento per lo sterminio (Ady"B. Atxev.m; yliK. vyaiw>): ognuno è<br />

attrezzato con ciò di cui ha bisogno per svolgere il suo particolare compito.<br />

Al v. 2 infatti si ribadisce che i 6 uomini che si avvicinano hanno lo strumento per lo sterminio<br />

(si cambia qui vocabolo) e che un altro uomo, il settimo quindi, ha con sé, ai suoi fianchi,


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<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

l’attrezzatura tipica dello scriba (wyn"t.m'B. rpeSoh; ts,q è evidente che Ap 15,6 con i<br />

suoi 7 angeli, riprende il testo di <strong>Ez</strong>.<br />

È vestito di lino e il fatto non è per nulla casuale né trascurabile. Siamo nel tempio che è stato<br />

profanato, in particolare, <strong>da</strong>lle colpe di coloro che in esso fanno servizio e viene un uomo vestito<br />

come un sacerdote per decretare chi verrà punito e chi no. Le vesti di lino infatti sono il segno tipico<br />

del sacerdozio (cf. in particolare Es 28,42 e 39,28 per le prescrizioni sulle vesti sacerdotali e Lv 16<br />

per il loro utilizzo nel giorno dell’espiazione).<br />

Lo stesso uomo vestito di lino ritorna in Dan 10 e 12....<br />

v. 4 > il comando: passare in mezzo alla città... segnare con un tau...<br />

Il vb. «passare» (rb[), in alcuni contesti, indica un’azione divina, una sua manifestazione, una<br />

teofania . Qui non è esattamente Dio che passa, ma un suo stretto collaboratore, un suo inviato.<br />

A motivo dell’utilizzo del verbo unito all’idea di porre un segno su qualcosa/qualcuno, il testo è<br />

stato tradizionalmente accostato a Es 12.<br />

hm'heB.-d[;w> ~d"a'me ~yIr:c.mi #rL:B; ~yIr:c.mi-#r<br />

@GOn>li ~k,yTeB'-la, abol' tyxiv.M;h; !TeyI al{w> xt;P,h;-l[;<br />

Es 12,23 «Il Signore passerà per colpire l'Egitto, vedrà il sangue sull'architrave e sugli stipiti;<br />

allora il Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa<br />

per colpire».<br />

Effettivamente i contatti sono piuttosto rilevanti:<br />

- chi è segnato con il tau qui verrà risparmiato, così come là vengono risparmiati gli israeliti che<br />

si trovano nelle loro case, segnate con il sangue sugli stipiti delle porte.<br />

- in entrambi i testi, compare la figura di uno «sterminatore».<br />

<strong>Ez</strong> 9 dunque allude certamente alla Pasqua ebraica, al momento fon<strong>da</strong>tore dell’uscita d’Israele<br />

<strong>da</strong>ll’Egitto. Qui però è come se la storia si fosse ribaltata: certo, alcuni saranno risparmiati, ma il<br />

popolo nel suo complesso sarà distrutto e castigato a motivo dei suoi peccati, proprio <strong>da</strong> Colui che<br />

allora li aveva liberati. C’è un’altra schiavitù di cui Israele è schiavo... di se stesso, della propria<br />

idolatria e, per questo, solo l’intervento punitivo è utile a salvarlo <strong>da</strong>l proprio male.<br />

Chi sono quelli che vengono segnati con il tau?<br />

Si usano due verbi poco comuni che suonano praticamente in modo identico: ~yxin"a/Nv;<br />

«Dopo molto tempo il re d'Egitto morì. Gli Israeliti gemettero per la loro schiavitù, alzarono<br />

gri<strong>da</strong> di lamento e il loro grido <strong>da</strong>lla schiavitù salì a Dio».<br />

Questo grido di lamento fu l’inizio della liberazione: anche il gemito di coloro che non<br />

commettono gli stessi abomini in Gerusalemme è, per loro, fonte di una particolare liberazione.


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<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

Lo stesso verbo ricorre in <strong>Ez</strong> 21,<strong>11</strong>-12 in riferimento a <strong>Ez</strong>: è il profeta che deve piangere <strong>da</strong>vanti<br />

ai suoi ascoltatori per indicare che ormai la fine è giunta > si introduce così l’oracolo sulla spa<strong>da</strong> e<br />

quello sull’arrivo del re di Babilonia all’incrocio di due strade.<br />

Di fatto quello che il testo dichiara è l’esistenza di un piccolo resto, non così chiaramente visibile<br />

sulle prime, ma che l’inviato del Signore sa riconoscere.<br />

Zimmerli accosta a questo <strong>da</strong>to, la storia di Elia in 1Re 19,15-18 > il profeta si lamenta di essere<br />

rimasto solo a combattere contro i profeti di Baal e contro la regina Gezabele, ma il Signore gli<br />

rivela che esistono altri 7000 che non hanno piegato le ginocchia di fronte a Baal.<br />

L’azione di segnare<br />

- segno di salvezza per chi ha peccato ma che non deve essere ucciso <strong>da</strong> chi lo incontra: è il caso<br />

di Caino in Gen 4,15<br />

- richiama l’idea di proprietà, di appartenenza > uno schiavo che appartiene al suo padrone viene<br />

segnato nel suo corpo con un foro agli orecchi (Es 21,6)... questo si fa «<strong>da</strong>vanti a Dio» (~yhil{a/h'-la,)<br />

Il segno del tau: aveva effettivamente la forma di una croce, una X... in ebraico antico<br />

(ovviamente non nella scrittura quadrata che utilizziamo noi).<br />

vv. 5-6 > comando di colpire senza compassione.<br />

Chi? Tutti tranne quelli che hanno il tau sulla fronte.<br />

Dove? In tutta la città ma a partire <strong>da</strong>l santuario, perché è lì che si sono commessi i peggiori<br />

crimini (come ha ben evidenziato il cap. 8).<br />

v. 7 > comando di profanare il tempio...<br />

Il testo si ricollega a 5,<strong>11</strong> > qui si annuncia il giudizio su Gerusalemme e si constata che la città<br />

ha profanato il santuario del Signore.<br />

Tutto il libro di <strong>Ez</strong> utilizza immagini molto forti, molto dure, ma la legge che anima i vari<br />

interventi divini è sempre quella del taglione > tu hai fatto questo e io ti ricambio con la medesima<br />

moneta. Si tratta di un espediente letterario per dire che il male fatto, provoca male a chi lo compie<br />

in modo corrispondente.<br />

Notiamo ancora che il motivo della fine della profanazione (qui si tratta del nome del Signore)<br />

sarà un elemento chiave nel racconto del ritorno della gloria del Signore nel tempio in <strong>Ez</strong> 43,7-9.<br />

Tutte le azioni divine, quelle punitive e quelle di restaurazione e di perdono, hanno come unico<br />

scopo far sì che Gerusalemme possa di nuovo vivere una relazione di amore e di giustizia nei<br />

confronti del Signore.<br />

v. 8 > l’intervento del profeta: una doman<strong>da</strong> piena di dolore, un grido di intercessione.<br />

Di per sé al profeta è stato garantito che un resto si salverà. Ciò nonostante egli doman<strong>da</strong> che<br />

qualcuno almeno possa sopravvivere, come se la devastazione compiuta nel tempio e la sua<br />

profanazione decretassero comunque l’impossibilità di continuare ad esistere per gli abitanti di<br />

Gerusalemme.<br />

v. 9 > la risposta del Signore e la mancanza di compassione: la gravità della situazione. Non solo<br />

le colpe sono enormi, ma manca qualsiasi percezione della presenza di Dio. Per questo tutto diventa<br />

lecito, non ci si cura di evitare il male in nessun modo... tanto Dio non vede.<br />

v. 10 > gli abitanti di Gerusalemme affermano che Dio non vede... Lui farà in modo <strong>da</strong>vvero di<br />

«non vedere», cioè il suo occhio eviterà la compassione di fronte al suo popolo.<br />

Qui si esplicita senza nessuna possibilità di equivoco che il Signore sta facendo ricadere sul loro<br />

capo il frutto delle loro azioni. Il suo comportamento è dunque perfettamente equo e commisurato al<br />

male commesso.


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<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

v. <strong>11</strong> > il comando è stato eseguito.<br />

Nel cap. 10 subito c’è un altro comando > prendere il fuoco <strong>da</strong>ll’interno delle ruote sotto il<br />

cherubino e spargerlo sulla città. Il testo non racconta dell’esecuzione del comando fino in fondo<br />

(solo che lo ha preso, v. 7, ma non che lo abbia sparso sulla città) > stile ellittico della narrativa<br />

biblica: si dà per scontato che il comando sia stato eseguito completamente.<br />

1.5 Genesi del testo di <strong>Ez</strong> 8-<strong>11</strong><br />

Gli indizi di stratificazione letteraria sono molteplici (cf. commentario di Zimmerli).<br />

Nel cap. 10 ci sono diverse tensioni (per esempio: 10,1 interrompe la continuità fra 9,<strong>11</strong> e 10,2; 10,13-15<br />

interrompono la descrizione delle ruote).<br />

Fra il cap. 10 e il cap. 1 ci sono molte somiglianze ma anche alcune differenze (e.g. "esseri viventi" nel<br />

cap. 1 ma "cherubini" nel cap. 10).<br />

<strong>11</strong>,1-21 sembra ignorare la distruzione di Gerusalemme già descritta nei capp. 9-10 e non c'è nessun<br />

accenno alla Gloria di YHWH in quei versetti.<br />

Possibile spiegazione:<br />

La base più antica del testo seguiva la struttura di un oracolo di giudizio: denuncia di peccati (nel cap. 8)<br />

seguita <strong>da</strong> annuncio di castigo (capp. 9-<strong>11</strong>* molto ridotti).<br />

Questo strato originale è stato successivamente ampliato diverse volte con due preoccupazioni principali:<br />

(1) armonizzare la descrizione della Gloria nel cap. 10 con quella del cap. 1, e<br />

(2) aggiungere <strong>11</strong>,1-13 [qui ci sono ancora 25 uomini dopo la strage del cap. 9...] e probabilmente più<br />

tardi <strong>11</strong>,14-21 [promessa agli esiliati].<br />

Tutti i capp. 8-<strong>11</strong>, in fondo, trattano un tema molto caro alla Scrittura (molto caro a Gesù nei<br />

Vangeli): chi è <strong>da</strong>vvero dentro e chi è <strong>da</strong>vvero fuori <strong>da</strong>l rapporto con Dio?<br />

Qui appare tutto rovesciato:<br />

- quelli dentro il tempio compiono i peggiori misfatti<br />

- quelli che piangono e gemono (ma che non hanno alcuna visibilità) sono segnati per essere<br />

salvati<br />

- a quelli che sono lontani (i deportati) viene annunciata un’alleanza nuova e Dio garantisce di<br />

trovarsi in mezzo a loro con una specie di «santuario portatile»...<br />

2. Il ritorno della Gloria al nuovo tempio del futuro (<strong>Ez</strong> 43,1-12; 44,4-5)<br />

2.1 Contesto: la grande visione conclusiva dei capp. 40-48<br />

Gli ultimi nove capitoli del libro costituiscono una grandiosa visione del rinnovamento del<br />

popolo dopo la catastrofe. In primo luogo c'è il progetto di un nuovo tempio a Gerusalemme,<br />

intorno al quale la città e poi tutta la terra di Israele verranno rinnovate. In parte il testo offre un<br />

progetto realizzabile nella storia, in parte c'è una dimensione poetica che coinvolge anche la natura<br />

(cf. il ben noto testo di <strong>Ez</strong> 47,1-12: l'acqua che scorre abbon<strong>da</strong>nte <strong>da</strong>l lato del nuovo tempio e porta<br />

vita e fertilità dovunque va<strong>da</strong>). Non occorre qui entrare nella discussione diacronica riguardo alla<br />

genesi del testo di <strong>Ez</strong> 40-48 che è presentato in prima persona <strong>da</strong> <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong> come il resto del libro;<br />

comunque contiene molto lavoro re<strong>da</strong>zionale secondo la maggioranza degli studiosi.


19<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

2.2 Significato della visione della Gloria<br />

I capp. 40-42 <strong>da</strong>nno una descrizione dettagliata del progetto di un nuovo tempio. Poi 43,1-9<br />

(sempre in visione) presenta la scena culminante della dedicazione del nuovo tempio. Non si tratta<br />

di una cerimonia liturgica, come nel caso del tempio di Salomone (1 Re 8,1-<strong>11</strong>). La dedicazione del<br />

nuovo tempio verrà effettuata <strong>da</strong> Dio stesso, con il ritorno della sua Gloria nel nuovo edificio. La<br />

Gloria verrà <strong>da</strong> Oriente (43,1-2), con un suono come di molte acque (cf. 1,24) e la terra sarà<br />

illuminata <strong>da</strong>l suo splendore. La voce di <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong> nota esplicitamente (43,3) che questa visione<br />

della Gloria "era simile a quella che avevo visto quando an<strong>da</strong>i per distruggere la città [cioè, i capp.<br />

8-<strong>11</strong>) e simile a quella che avevo visto presso il canale Chebar [cioè, i capp. 1-2]". È chiaro che i<br />

re<strong>da</strong>ttori hanno voluto usare il tema della Gloria in maniera "sistematica" per unificare le diverse<br />

parti del libro.<br />

La Gloria entra attraverso la porta orientale (<strong>da</strong> dove era uscita secondo 10,19 e <strong>11</strong>,22-23) e<br />

riempie il tempio con lo splendore della sua presenza. E proprio questo è il significato della visione:<br />

la presenza di YHWH è il nuovo futuro per il popolo. La conferma viene nelle ultime parole del<br />

libro (48,35), dove (senza menzionare la Gloria) si annuncia il nuovo nome per la Gerusalemme<br />

dell'avvenire: "YHWH è là" (nome che nell'ebraico ha una certa somiglianza sonora con il nome<br />

"Gerusalemme").<br />

Ma prima di arrivare fin lì, al ritorno della gloria del Signore dentro il suo tempio, molta altra<br />

stra<strong>da</strong> dovrà essere fatta <strong>da</strong> Gerusalemme, tutta la stra<strong>da</strong> necessaria perché il peccato possa essere<br />

riconosciuto come tale sperimentando, finalmente, la doverosa vergogna.


20<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

EZECHIELE 16: STORIA DI UNA DONNA AMATA<br />

PETTIGIANI, O., "Ma io ricorderò la mia alleanza con te" (<strong>Ez</strong> 16,60). La procedura del rîb come<br />

chiave interpretativa di <strong>Ez</strong> 16<br />

1. Elementi introduttivi<br />

1.1 Un testo poco conosciuto<br />

... gli anni del mio dottorato lo provano!<br />

Lo scarso interesse per questo testo si colloca a più livelli:<br />

- uno è quello liturgico: è noto che, nel mondo ebraico, i rabbini discussero sull’opportunità di<br />

leggere <strong>Ez</strong> 16 in sinagoga, a motivo delle forti accuse contro Gerusalemme che esso contiene. Meno<br />

noto, ma significativo, il fatto che nel lezionario cattolico romano <strong>Ez</strong> 16 compaia in un unico giorno<br />

feriale (venerdì della XIX sett. del T.O., anno pari) e se ne leggano solo i vv. 1-15.60.63 1 .<br />

Ovviamente ci sono delle ragioni anche valide per cui ciò accade (ad es. la lunghezza del testo, il<br />

suo linguaggio, i fraintendimenti a cui esso può essere soggetto, ecc.), ma, di fatto, il testo è<br />

sostanzialmente emarginato;<br />

- un altro livello riguar<strong>da</strong> gli studi esegetici di tipo scientifico: <strong>Ez</strong> 16 «gode» della sorte di tutto il<br />

libro. Infatti, si constata una relativa marginalità, all’interno degli studi di carattere scientifico, a cui<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong> è stato relegato. Se un certo interesse per questo libro profetico sta, ultimamente, venendo<br />

alla luce 2 , tuttavia siamo lontani <strong>da</strong> un apprezzamento dell’opera che corrispon<strong>da</strong> al suo valore.<br />

- All’interno di <strong>Ez</strong>, altri testi hanno ricevuto un po’ più di considerazione (pensiamo al cap. 18 o<br />

al cap. 36), ma soprattutto l’interesse degli studiosi sembra essere catturato <strong>da</strong>lla questione<br />

diacronica (come si è formato il libro? quali strati lo compongono?), senza puntare sugli aspetti<br />

interpretativi. Di fatto, il capitolo di cui ci occupiamo, benché sia un testo letterariamente molto<br />

bello e teologicamente rilevante, non è stato oggetto di grande attenzione.<br />

Per quanto riguar<strong>da</strong> l’<strong>esegesi</strong> rabbinica, Bodendorfer ha dedicato un’ampia monografia al modo<br />

in cui la tradizione ebraica ha letto il testo 3 . Il suo studio fa emergere che <strong>Ez</strong> 16 viene utilizzato<br />

sostanzialmente per interpretare e chiarire altri passi biblici, senza che vi sia un interesse specifico<br />

per il capitolo in se stesso.<br />

Se ci spostiamo sul fronte dell’<strong>esegesi</strong> moderna e contemporanea, esiste solo una monografia che<br />

si occupa di <strong>Ez</strong> 16 con una certa ampiezza: Jerusalem in the Book of <strong>Ez</strong>ekiel, di Galambush.<br />

1 Qualcuno si è persino doman<strong>da</strong>to, in termini molto più generali, se sia possibile, per i cristiani, leggere il<br />

libro di <strong>Ez</strong> ; cf. TIEMEYER, L.-S., «To Read - Or Not to Read - <strong>Ez</strong>ekiel as Christian Scripture», Expository<br />

Times 121 (2010) 481-488.<br />

2 Pensiamo ad alcuni contributi recenti sul libro: DE JONGE - TROMP (ed.), The Book of <strong>Ez</strong>ekiel and its<br />

Influence; LAUNDERVILLE, Spirit and Reason; LYONS, From Law to Prophecy; MAYFIELD, Literary<br />

Structure and Setting in <strong>Ez</strong>ekiel; TOOMAN - LYONS (ed.), Transforming Visions; MEIN - JOYCE, (ed.), After<br />

<strong>Ez</strong>ekiel; POSER, Das <strong>Ez</strong>echielbuch als Trauma-Literatur.<br />

3 BODENDORFER, Das Drama des Bundes.


21<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

Tuttavia, pur dedicando una sezione considerevole al capitolo, l’autrice assume una prospettiva più<br />

estesa, trattando anche altri testi che hanno come punto focale la città di Gerusalemme.<br />

Abbiamo, poi, il lavoro svolto <strong>da</strong>i commentatori 4 e una serie piuttosto numerosa, di articoli.<br />

1.2 Un testo facilmente frainteso: problemi di genere letterario<br />

- pochi se ne sono occupati in modo serio<br />

- anche tra costoro si nota una certa difficoltà nella lettura, nella comprensione.<br />

Numerosi sono i problemi di natura testuale e letteraria, ma non mancano anche difficoltà di<br />

ordine tematico e teologico, soprattutto in relazione al castigo e all’uso della «violenza», ma anche<br />

al rapporto «invertito» tra vergogna e perdono (prima il perdono e poi la vergogna), ecc.<br />

Tuttavia, molte delle difficoltà che il testo presenta ai suoi lettori, sono legate, a nostro avviso, ad<br />

un’insufficiente riflessione sul genere letterario della pericope: non comprendendone la tipologia<br />

testuale, si travisa il senso delle sue affermazioni, assumendo un atteggiamento di difesa della figura<br />

di Gerusalemme e, parimenti, di accusa nei confronti di Yhwh 5 .<br />

Su questa linea si colloca spesso l’approccio femminista di cui, senza negare i numerosi meriti,<br />

crediamo si debbano segnalare alcuni limiti. In particolare, la preoccupazione di leggere il testo<br />

biblico considerando la sensibilità del lettore contemporaneo, esigenza di per sé legittima, finisce<br />

per far dimenticare che il testo proviene <strong>da</strong> un altro contesto storico e culturale. Il rischio, non<br />

sempre evitato, è quello di non comprendere il messaggio, anzi di piegarlo alle proprie esigenze, se<br />

non addirittura di «con<strong>da</strong>nnare» il testo biblico ritenendolo inaccettabile. Ancora, si può finire per<br />

accusare la Bibbia di approvare comportamenti ingiustificabili 6 . Questo modo di leggere è<br />

improprio in quanto non corrisponde alla retorica del testo. Esso esige infatti, per essere compreso<br />

nella sua logica, che il lettore si identifichi con il punto di vista divino senza sovrapporre<br />

problematiche che gli sono del tutto estranee 7 .<br />

Un’altra difficoltà risiede nel fatto di leggere il testo in modo parziale. Infatti, basandosi su<br />

osservazioni di natura diacronica, si tende a screditare la secon<strong>da</strong> parte della pericope (vv. 44-63),<br />

non solo ritenendola un’aggiunta secon<strong>da</strong>ria 8 , ma attribuendole meno valore. Il capitolo invece, pur<br />

molto lungo, chiede di essere letto nella sua interezza.<br />

4<br />

Tra questi riteniamo siano <strong>da</strong> segnalare Zimmerli e Greenberg, esponenti di due approcci molto diversi<br />

(il primo storico-critico, il secondo di tipo sincronico), che hanno <strong>da</strong>to un apporto fon<strong>da</strong>mentale alla ricerca<br />

su <strong>Ez</strong>.<br />

5<br />

Non mancano neppure tentativi di un’inopportuna «difesa» di Yhwh, evidenziando, sul versante<br />

opposto, la medesima non comprensione.<br />

6<br />

A noi pare difficile sostenere che la BH fornisca agli uomini una giustificazione teologica per<br />

commettere violenza contro le donne; cf. SHIELDS, «Multiple Exposure», 18; DAY, «Rhetoric and Domestic<br />

Violence». Pensiamo che sia inadeguato qualificare alcuni testi profetici come superati e che non sia<br />

condivisibile l’intento di rifiutare simili testi escludendoli <strong>da</strong>l canone; cf. BRENNER, «Ponoprophetics<br />

Revisited», 84-85.<br />

7<br />

Il testo non tratta della violenza dei mariti nei confronti delle mogli. Stiebert ha peraltro evidenziato che<br />

il linguaggio è volutamente iperbolico e che l’uso della metafora femminile è inclusivo di uomini e donne;<br />

cf. STIEBERT, «The Woman Metaphor», 204.<br />

8<br />

Che una porzione testuale possa essere riconosciuta come più tardiva non costituisce, a nostro avviso,<br />

una difficoltà. Non condividiamo però l’atteggiamento di svalutazione che tale riconoscimento spesso<br />

comporta nei commentatori.


22<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

La proposta di lettura che presento (che è stata oggetto della mia tesi) è questa: leggendo <strong>Ez</strong> 16<br />

come un testo di rîb, si risolvono praticamente tutte le questioni di fondo a livello interpretativo e<br />

diventa possibile cogliere con chiarezza l’an<strong>da</strong>mento complessivo del testo. Quindi il rîb è il genere<br />

letterario che meglio descrive il testo nella sua struttura e nella sua dinamica interna, permettendo di<br />

comprenderne il funzionamento. L’assunzione di tale prospettiva consente, inoltre, di considerare<br />

come perfettamente inserita anche la secon<strong>da</strong> parte della pericope, valorizzando sia gli elementi di<br />

continuità che quelli di discontinuità.<br />

Affermare che <strong>Ez</strong> 16 sia un testo di lite bilaterale permette inoltre di uscire <strong>da</strong> attribuzioni di<br />

genere letterario che, per varie ragioni, appaiono insufficienti. Quali?<br />

Allegoria > tratti allegorici sì, ma allegoria no. Perché?<br />

- l’allegoria è una figura retorica (non un genere letterario) che può essere impiegata all’interno di<br />

vari generi letterari e, quindi, anche di un racconto che chiameremmo allegorico.<br />

- l’allegoria richiede un puntuale e univoco riferimento a fatti esterni al testo, ovvero che sia<br />

possibile un’opera di decodificazione. Ora, nel caso in esame, questo non si verifica. L’allegoria<br />

peraltro, proprio a motivo del suo carattere «univoco», richiede un processo razionale per essere<br />

compresa e decifrata. Nel nostro caso, invece, il testo mira a toccare soprattutto la componente<br />

affettiva del lettore.<br />

- l’allegoria ha, generalmente, un carattere piuttosto statico: le immagini sono codici che<br />

significano di per se stesse un’altra realtà, necessitando di un’azione limitata per essere efficaci.<br />

In <strong>Ez</strong> 16 abbiamo invece una pagina piena di movimento, una storia con vari personaggi (oltre ai<br />

due principali) in relazione tra loro.<br />

- l’allegoria è qualcosa che viene descritto <strong>da</strong>l di fuori e non utilizza l’appello diretto in secon<strong>da</strong><br />

persona come accade invece nel nostro testo.<br />

- si deve ricor<strong>da</strong>re che, all’interno della tradizione biblica, il termine greco «allegoria» è<br />

sconosciuto: la LXX non lo utilizza mai, né per tradurre māšāl, né alcun altro termine con cui si<br />

possa indicare un genere letterario. Oltre a non conoscere il vocabolo, si può dire anche che l’AT<br />

ricorre raramente ad una tale figura retorica.<br />

Per tutte queste ragioni riteniamo che la definizione di <strong>Ez</strong> 16 come allegoria non sia appropriata.<br />

Parabola<br />

Molti elementi permettono di an<strong>da</strong>re in questa direzione. Infatti, come nella parabola, c’è almeno<br />

un punto in particolare che vuol essere espresso 9 e la mo<strong>da</strong>lità utilizzata è quella di un racconto<br />

<strong>da</strong>l carattere metaforico che istituisce un paragone. Inoltre, come nella parabola, c’è un effetto<br />

che si persegue, un giudizio che l’ascoltatore è chiamato ad esprimere sulla vicen<strong>da</strong> narrata, <strong>da</strong>l<br />

momento che essa rende evidente la gravità dei peccati che la donna/Gerusalemme ha commesso.<br />

Ancora, come nella parabola, il lettore è interpellato in merito al suo comportamento che chiede<br />

di essere modificato e il testo mira a distogliere l’uditore <strong>da</strong> se stesso perché il suo giudizio possa<br />

essere più libero.<br />

Il problema di definire <strong>Ez</strong> 16 come parabola è che, sebbene la dicitura appaia calzante per molti<br />

aspetti, non spiega il testo nella sua unità: la secon<strong>da</strong> parte, infatti, si allontana <strong>da</strong>l genere<br />

parabolico e non ha il medesimo an<strong>da</strong>mento narrativo della prima, ma si presenta come un<br />

annuncio, una promessa.<br />

Metafora estesa<br />

9 In <strong>Ez</strong> 16 esso è costituito <strong>da</strong>lla gravità delle azioni di Gerusalemme e <strong>da</strong>lla giustizia del castigo divino.


23<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

Tutti i commentatori parlano dell’uso di metafore all’interno del capitolo (il che è evidente), ma<br />

ritengono che non si possa definire il capitolo come una metafora, senza ulteriori precisazioni. Vi<br />

è infatti un problema di lunghezza 10 che viene risolto con l’espressione «extended metaphor».<br />

Come valutare dunque la proposta di definire <strong>Ez</strong> 16 una metafora estesa? Essa risolve certamente<br />

la questione della lunghezza, ma la definizione resta generica e a<strong>da</strong>tta a vari tipi di<br />

componimento <strong>11</strong> . Per questo riteniamo che non sia soddisfacente.<br />

Molte sono, a nostro avviso, le ragioni per ritenere che <strong>Ez</strong> 16 sia un classico esempio di lite<br />

bilaterale, nonostante non si faccia ricorso ad un linguaggio stereotipato (ad es. non c’è alcun<br />

appello al cielo e alla terra) o non compaia la radice rîb in nessuno dei 63 versetti di cui il testo è<br />

composto!<br />

In estrema sintesi evidenziamo 4 elementi:<br />

1. rapporto tematico con altri testi riconosciuti come lite bilaterale. Ci riferiamo, in particolare<br />

a Ger 2-3 in cui, come abbiamo osservato, la metafora sponsale riveste un ruolo chiave e<br />

compare anche chiaramente l’utilizzo della radice byr (2,9.29);<br />

2. una storia parabolica con funzione di accusa. In questo senso il v. 2 ha un ruolo<br />

fon<strong>da</strong>mentale perché coman<strong>da</strong> tutto lo svolgimento successivo del testo: «Figlio dell’uomo,<br />

fa’ conoscere a Gerusalemme le sue abominazioni». Quello che viene narrato ha un chiaro<br />

intento accusatorio e il profeta deve rivolgersi direttamente all’accusata cercando di portarla<br />

al riconoscimento del male compiuto;<br />

3. la struttura è quella tipica del rîb (che, in parte, abbiamo già evidenziato per Ger 2-3):<br />

(i) il passato (vv. 1-43) con il rîb di accusa modulato secondo lo schema ricordo dei<br />

benefici (origine) + infedeltà di Gerusalemme (storia) e conseguenze punitive<br />

(ii) il futuro (vv. 44-63) con il rîb propositivo. Qui si sviluppa infatti l’invito al<br />

riconoscimento della gravità della colpa e delle sue conseguenze punitive, e, al tempo<br />

stesso, si tematizza la promessa di un «rovesciamento della sorte» (<strong>Ez</strong> 16,53-55) e di<br />

una nuova relazione di alleanza fon<strong>da</strong>ta sul perdono (<strong>Ez</strong> 16,59-63; cfr. Ger 3,14-18;<br />

4,1-2).<br />

4. la finalità del discorso è quella della riconciliazione (tra marito e moglie) e non quella della<br />

«con<strong>da</strong>nna» (non siamo in un ambito di tipo giudiziario). Il rîb di <strong>Ez</strong> 16, come quello di Ger<br />

2–3, ha una logica paradossale, poiché la collera punitiva <strong>da</strong> parte di YHWH, l’umiliazione e<br />

«la morte» della moglie (<strong>Ez</strong> 16,35-43) sono un mezzo per suscitare nel colpevole il senso<br />

della «vergogna», e per rivelare come il Signore agisce in modo salvifico nei confronti di<br />

Gerusalemme.<br />

1.3 Il testo ed elementi utili per la strutturazione<br />

1 Fu la parola del Signore a me, dicendo:<br />

2 Figlio dell’uomo, FA’ CONOSCERE a Gerusalemme le sue abominazioni,<br />

3 e dirai: Così dice il Signore Dio a Gerusalemme.<br />

10 La metafora è un enunciato breve e non è un genere letterario, bensì una figura retorica.<br />

<strong>11</strong> Tra cui la parabola; cf. FUSCO, Oltre la parabola, 33. Ma non si capisce, allora, perché non chiamarlo<br />

«parabola».


24<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

3b Le tue origini e i tuoi natali sono <strong>da</strong>l paese dei Cananei;<br />

TUO PADRE È L’AMORREO E TUA MADRE È ITT<strong>ITA</strong>.<br />

4 E i tuoi natali, nel giorno in cui tu fosti partorita non fu tagliato il tuo cordone ombelicale ed in<br />

acqua non fosti lavata in vista dell’unzione, quanto al sale, non fosti frizionata con sale, quanto alle fasce,<br />

non fosti fasciata. 5 Nessun occhio ebbe compassione di te per farti una di queste cose, per aver pietà di te,<br />

ma fosti gettata in aperta campagna per disgusto della tua persona nel giorno in cui tu fosti partorita.<br />

6 E passai vicino a te e ti vidi mentre ti dibattevi nel tuo sangue. E dissi a te nel tuo sangue: Vivi! E dissi<br />

a te nel tuo sangue: Vivi! 7 Crescere come germoglio del campo ti feci e crescesti e diventasti grande e<br />

giungesti ad essere donna i seni divennero sodi e il tuo pube rigoglioso, ma tu eri nu<strong>da</strong> e scoperta.<br />

8 E passai vicino a te e ti vidi ed ecco la tua età era l’età dell’amore e stesi il mio mantello su di te e<br />

coprii la tua nudità e ti feci un giuramento ed entrai in alleanza con te - ORACOLO DEL SIGNORE DIO - e<br />

divenisti mia. 9 e ti lavai nell’acqua e ti ripulii <strong>da</strong>l tuo sangue e ti unsi con olio 10 e ti vestii con stoffa<br />

variopinta e ti calzai di pelle pregiata e ti cinsi di bisso e ti coprii di tessuto finissimo <strong>11</strong> e ti adornai di<br />

ornamenti e posi braccialetti ai tuoi polsi e una collana al tuo collo 12 e posi un anello al tuo naso e<br />

orecchini alle tue orecchie e una corona splendi<strong>da</strong> sul tuo capo 13 e ti adornasti d’oro e d’argento e le tue<br />

vesti erano di bisso e di tessuto finissimo e di stoffa variopinta fior di farina e miele e olio mangiavi e<br />

divenisti bella sempre di più e divenisti a<strong>da</strong>tta alla regalità. 14 e si diffuse il tuo nome tra le genti a causa<br />

della TUA BELLEZZA, perché essa era perfetta a causa del mio splendore che avevo posto su di te -<br />

ORACOLO DEL SIGNORE DIO-<br />

15 Ma hai confi<strong>da</strong>to nella TUA BELLEZZA e ti sei prostituita a causa del tuo nome e hai riversato le<br />

tue prostituzioni su ogni passante: a lui fu.<br />

16 E prendesti <strong>da</strong>i tuoi vestiti e facesti per te luoghi di culto multicolori, e ti sei prostituita su di essi -<br />

non avrebbe dovuto avvenire e non doveva essere -<br />

17 e prendesti gli oggetti del tuo splendore, del mio oro e del mio argento che ti avevo <strong>da</strong>to, e facesti<br />

per te immagini di maschio, e ti sei prostituita con esse.<br />

18 E prendesti i tuoi vestiti ricamati e le ricopristi, e il mio olio e il mio incenso ponesti <strong>da</strong>vanti a loro,<br />

19 e il mio pane che ti avevo <strong>da</strong>to fior di farina e olio e miele che io ti facevo mangiare e lo ponesti <strong>da</strong>vanti<br />

a loro come profumo soave, e fu così - oracolo del Signore Dio -<br />

20 E prendesti i tuoi figli e le tue figlie che avevi partorito per me e li sacrificasti a loro in cibo. Erano<br />

dunque troppo poco le tue prostituzioni? 21 E hai scannato i miei figli e li hai <strong>da</strong>ti facendoli passare a loro;<br />

22 e con tutte le tue abominazioni e le tue prostituzioni non ti sei ricor<strong>da</strong>ta dei giorni della tua giovinezza,<br />

quando eri nu<strong>da</strong> e scoperta e ti dibattevi nel tuo sangue.<br />

23 E dopo tutta la tua malvagità - ohi, ohi a te - ORACOLO DEL SIGNORE DIO - 24 Hai costruito per te un<br />

postribolo e hai fatto per te una postazione in ogni piazza. 25 Ad ogni crocevia hai costruito la tua<br />

postazione, e hai reso abominevole la tua bellezza, e hai divaricato le tue gambe ad ogni passante, e hai<br />

moltiplicato le tue prostituzioni. 26 E ti sei prostituita con i figli d’Egitto i tuoi vicini ben dotati, e hai<br />

moltiplicato le tue prostituzioni per farmi adirare. 27 Ed ecco, stesi la mia mano su di te, e ridussi la tua<br />

razione, e ti consegnai alla brama di quelle che ti odiano, le figlie dei Filistei, che si vergognano della tua<br />

condotta scellerata. 28 E ti sei prostituita con i figli di Assur, non essendo sazia, e ti sei prostituita con<br />

loro e ancora non eri sazia. 29 E hai moltiplicato le tue prostituzioni con il paese di Canaan, fino alla<br />

Caldea e anche con questo non eri sazia.<br />

30 Com’è stato languido il tuo cuore - ORACOLO DEL SIGNORE DIO - nel tuo fare tutto questo, lavoro di<br />

una grande prostituta, 31 nel tuo costruire il tuo postribolo ad ogni crocevia, e la tua postazione hai fatto in<br />

ogni piazza; ma non sei stata come la prostituta poiché irridevi la paga: 32 oh donna adultera che al posto<br />

di suo marito prende gli stranieri! 33 Ad ogni prostituta <strong>da</strong>nno un compenso, invece tu hai <strong>da</strong>to la tua dote<br />

a tutti i tuoi amanti, e hai fatto loro regali perché venissero <strong>da</strong> te <strong>da</strong>ll’intorno per le tue prostituzioni; 34 e<br />

accadde con te il contrario delle altre donne nelle tue prostituzioni: nessuno ti è venuto dietro per<br />

prostituirsi, e mentre tu <strong>da</strong>vi una paga, nessuna paga fu <strong>da</strong>ta a te; e sei stata al contrario.<br />

35 Perciò, o prostituta, ascolta la Parola del Signore:


25<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

36 Così dice il Signore Dio: per il fatto che è stata profusa la tua ricchezza ed è stata scoperta LA TUA<br />

NUDITÀ nelle tue prostituzioni con i tuoi amanti, e con tutti gli idoli delle tue abominazioni, e per il<br />

sangue dei tuoi figli che hai <strong>da</strong>to loro, 37 perciò eccomi radunare tutti i tuoi amanti con i quali sei stata<br />

compiacente e tutti quelli che hai amati insieme a tutti quelli che hai odiati e li radunerò contro di te<br />

<strong>da</strong>ll’intorno, e scoprirò LA TUA NUDITÀ a loro e vedranno tutta LA TUA NUDITÀ<br />

38 e ti giudicherò con il giudizio delle adultere e delle spargitrici di sangue, e ti renderò sangue, furore<br />

e gelosia, 39 e ti consegnerò nelle loro mani, e demoliranno il tuo postribolo e abbatteranno le tue<br />

postazioni, e ti spoglieranno delle tue vesti e prenderanno gli oggetti del tuo splendore e ti lasceranno<br />

nu<strong>da</strong> e scoperta; 40 e faranno salire contro di te un’assemblea, e ti lapideranno con pietre e ti trafiggeranno<br />

con le loro spade, 41 e bruceranno le tue case nel fuoco e faranno giustizia di te sotto gli occhi di molte<br />

donne.<br />

E ti farò smettere di prostituirti, e anche un compenso non <strong>da</strong>rai più, 42 e porrò fine al mio furore verso<br />

di te, e si allontanerà la mia gelosia <strong>da</strong> te e mi calmerò e non mi adirerò più.<br />

43 Poiché non hai ricor<strong>da</strong>to i giorni della tua giovinezza, e mi hai provocato con tutte queste cose,<br />

anch’io, ecco, la tua condotta ho fatto ricadere sul tuo capo - ORACOLO DEL SIGNORE DIO - ma non ho<br />

fatto l’infamia a motivo di tutte le tue abominazioni.<br />

44<br />

Ecco, ognuno che fa proverbi, su te farà un proverbio dicendo:<br />

come sua MADRE, così sua figlia<br />

45<br />

figlia di tua MADRE tu sei, che rigetta suo marito e i suoi figli,<br />

e sorella delle tue sorelle tu sei, che hanno rigettato i loro mariti e i loro figli;<br />

VOSTRA MADRE È ITT<strong>ITA</strong> E VOSTRO PADRE AMORREO.<br />

46<br />

Tua sorella maggiore è Samaria, lei con le sue figlie sta alla tua sinistra,<br />

e tua sorella minore di te sta alla tua destra, Sodoma e le sue figlie,<br />

47<br />

ma non hai camminato nelle loro vie e secondo le loro abominazioni hai agito, come se fosse poco,<br />

invece ti sei pervertita più di loro in tutte le tue vie. 48 Com’è vero che io vivo – ORACOLO DEL SIGNORE<br />

DIO – se ha fatto Sodoma, tua sorella, lei e le sue figlie, come hai fatto tu e le tue figlie; 49 ecco, questa fu<br />

la colpa di Sodoma, tua sorella: orgoglio, sazietà di pane e tranquilla prosperità ebbero lei e le sua figlie,<br />

ma la mano del povero e del misero non ha sostenuto 50 e si insuperbirono e commisero abominio <strong>da</strong>vanti<br />

a me, e le feci sparire quando vidi. 51 E Samaria la metà dei tuoi peccati non ha peccato, e hai moltiplicato<br />

i tuoi abomini più di loro, e hai giustificato le tue sorelle con tutti i tuoi abomini che hai commesso; 52 e<br />

anche tu porta la tua umiliazione che hai mediato in favore delle tue sorelle; per i tuoi peccati, con cui ti<br />

sei resa abominevole più di loro, sono più giuste di te, e <strong>da</strong>vvero tu vergognati e porta la tua umiliazione<br />

nel tuo giustificare le tue sorelle.<br />

53 E RISTABILIRÒ la loro sorte, la sorte di Sodoma e delle sue figlie, e la sorte di Samaria e delle sue<br />

figlie, e RISTABILIRÒ le tue sorti in mezzo a loro, 54 perché porti la tua umiliazione e ti senta umiliata di<br />

tutto ciò che hai fatto nel tuo consolarle. 55 E tua sorella Sodoma e le sue figlie TORNERANNO al loro stato<br />

di prima, e Samaria e le sue figlie TORNERANNO al loro stato di prima, e tu e le tue figlie TORNERETE al<br />

vostro stato di prima. 56 Non era forse Sodoma, tua sorella, come uno zimbello sulla tua bocca, nel giorno<br />

del tuo orgoglio, 57 prima che fosse scoperta la tua malvagità? Come al tempo dello scherno delle figlie di<br />

Aram e tutte le sue vicine, delle figlie dei Filistei che ti disprezzano all’intorno: 58 la tua perversione e le<br />

tue abominazioni tu le devi portare - ORACOLO DEL SIGNORE -<br />

59 Poiché così dice il Signore Dio: ho fatto a te secondo ciò che hai fatto, perché hai disprezzato un<br />

giuramento, così <strong>da</strong> rompere un’alleanza; 60 ma io ricorderò la mia alleanza con te nei giorni della tua<br />

giovinezza, e farò sussistere in tuo favore un’alleanza eterna; 61 e ricorderai le tue vie, e ti sentirai<br />

umiliata quando riceverai le tue sorelle, le più grandi di te e le più piccole di te, e le <strong>da</strong>rò a te per figlie,<br />

ma non per la tua alleanza; 62 e io farò sussistere la mia alleanza con te, COSÌ CHE TU CONOSCA che io<br />

sono il Signore, 63 perché ti ricordi e ti vergogni, e non apra più bocca a motivo della tua umiliazione,<br />

quando ti avrò purificata per tutto ciò che hai fatto - ORACOLO DEL SIGNORE DIO -


26<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

+ La delimitazione non presenta difficoltà, in quanto, troviamo la formula hw"hy>-rb;d> yhiy>w:<br />

rmoale yl;ae («Fu a me la Parola del Signore») al v. 1, che ricorre nuovamente in 17,1. Il verbo<br />

√[dy (conoscere) incornicia la sequenza (vv. 2 e 62), costituendo uno dei motivi fon<strong>da</strong>mentali<br />

del discorso profetico («fa’ conoscere a Gerusalemme», v. 2; «conoscerai che io sono il<br />

Signore», v. 62) . I vv. 1-3a introducono l’ampio monologo che il profeta fa a nome di Yhwh. Il<br />

testo <strong>da</strong> considerare in dettaglio è quindi costituito <strong>da</strong>i vv. 3b-63.<br />

+ Un <strong>da</strong>to pure evidente è la cesura che si ha dopo il v. 43. Dal v. 44, infatti, il discorso si muove<br />

in una nuova direzione, con una significativa ripresa lessicale, in riferimento alle tre sorelle<br />

(«vostra madre è <strong>It</strong>tita e vostro padre Amorreo», v. 45), di quanto, al v. 3, era detto solo di<br />

Gerusalemme («tuo padre è l’Amorreo e vostra madre è <strong>It</strong>tita»).<br />

Da un punto di vista tematico i vv. 3b-43 costituiscono l’accusa e il conseguente castigo,<br />

mentre i vv. 44-63, pur ripercorrendo le accuse, si concentrano sul perdono e sul nuovo<br />

intervento in favore di Gerusalemme che Yhwh annuncia. Per questo riteniamo che la sequenza<br />

(<strong>Ez</strong> 16) sia costituita <strong>da</strong> due sotto-sequenze (vv. 3b-43 e 44-63).<br />

+ Nella prima sotto-sequenza abbiamo tre passi: vv. 3b-14; 15-34; 35-43. Essi sono individuabili<br />

sia per motivi di contenuto, che per ragioni formali. Il primo, pur appartenendo all’accusa, ne<br />

costituisce il fon<strong>da</strong>mento, descrivendo l’azione benevola di Yhwh verso il suo popolo.<br />

3b-14 = ricordo dei benefici<br />

3b-5 = i genitori<br />

6-14 = intervento del Signore<br />

Con il v. 15 si ha l’inizio del secondo passo, collegato al primo tramite l’utilizzo di due parole<br />

gancio («nome» e «bellezza»), riprese in ordine inverso. Da un punto di vista tematico,<br />

troviamo l’elenco delle colpe di Gerusalemme, descritte attraverso il lessico della prostituzione.<br />

15-34 = elenco delle colpe / prostituzione<br />

15-22 = l’idolatria<br />

23-34 = i rapporti con le nazioni straniere<br />

Al v. 35 inizia il terzo passo, che si apre con la congiunzione causale !kel' e introduce il tema del<br />

castigo.<br />

Se i segnali per la suddivisione risultano sufficientemente chiari, si deve notare che esistono<br />

però anche forti connessioni, dovute soprattutto alla continuità del lessico. Alcuni vocaboli<br />

chiave ricorrono nei primi due passi, rafforzandone l’unità: il verbo √rb[, «passare» (vv.<br />

6.8.15.25), il riferimento alla bellezza (vv. 13-14.15.25) e quello alla nudità (vv. 7-8.22.36-<br />

37.39). È inoltre evidente che la denuncia delle colpe (secondo passo) e l’annuncio del castigo<br />

(terzo passo), sono collegati <strong>da</strong>l lessico della prostituzione e dell’abominio.<br />

+ Anche la secon<strong>da</strong> sotto-sequenza è suddivisa in tre passi: vv. 44-52; 53-58 e 59-63. Il primo<br />

riprende il motivo delle colpe sviluppandolo in una nuova direzione, mediante il confronto con<br />

le sorelle. Il secondo annuncia il cambiamento che il Signore ha decretato ed è dominato <strong>da</strong>l<br />

ricorrere dell’espressione tWbv. bWv [šûḇ š e ḇûṯ] (v. 53) e <strong>da</strong>ll’annuncio del ritorno ad uno stato<br />

precedente (v. 55). Il terzo si apre ulteriormente al futuro con il tema dell’alleanza unito a<br />

quello del ricordo 12 .<br />

12 Il sostantivo tyrIB. ricorre 5 volte e il verbo √rkz 3 volte.


27<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

+ La figura complessiva sarebbe quindi quella di un dittico in cui, all’accusa e al castigo per le<br />

colpe, corrisponde un’azione totalmente nuova e gratuita <strong>da</strong> parte del Signore. Nello stesso<br />

tempo, la disposizione del testo fa sì che all’inizio (come ricordo dei benefici) e alla fine (come<br />

promessa di alleanza) troviamo tratteggiata l’opera di Dio in relazione al male, la sua capacità<br />

di creare il bene anche a partire <strong>da</strong>lla malvagità umana e, con questo, di contenerla 13 . Il ricordo<br />

dell’origine (passato), il motivo delle colpe (storia presente) e l’annuncio della salvezza<br />

(futuro), costituiscono tre elementi chiave dello svolgimento del rîb in quanto genere letterario<br />

e tutti ricorrono nel testo in esame.<br />

2 Commento esegetico per parti<br />

Tutto il capitolo dipende <strong>da</strong> un imperativo divino rivolto al profeta, che svolge la funzione di<br />

titolo e permette di comprendere il senso di quanto verrà detto: h'yt,bo[]AT-ta, ~ØIl;v'Wry>-ta, [d:Ah ~d"a'-!B,<br />

(v. 2). L’incarico consiste nel rendere noto a Gerusalemme qualcosa che non conosce, nel senso che<br />

non ne comprende la gravità, non ne percepisce la dimensione drammatica. Tutta la vicen<strong>da</strong> è<br />

narrata perché avvenga il passaggio <strong>da</strong> un’ignoranza che è non comprensione, alla conoscenza<br />

profon<strong>da</strong> della portata dei propri atti. Non a caso √[dy incornicia il capitolo (vv. 2 e 62): se<br />

all’inizio devono essere conosciuti i suoi «abomini», alla fine si ha la promessa che Gerusalemme<br />

conoscerà il Signore. Leggendo il capitolo nella sua tensione narrativa, risulta quindi che la città<br />

non potrà conoscere <strong>da</strong>vvero Yhwh, se prima non avrà conosciuto (e riconosciuto) il proprio<br />

comportamento abominevole. Il profeta deve perciò annunciare che non si <strong>da</strong>rà autentica<br />

comunione con Dio, senza un altrettanto autentico riconoscimento di aver peccato.<br />

Come si comincia? Qual è il modo scelto <strong>da</strong>l profeta (e <strong>da</strong> Yhwh) per far sì che Gerusalemme<br />

arrivi ad ammettere le proprie colpe?<br />

Il primo passo nell’accusa consiste nel mettere in evidenza l’immensa grandezza dei doni divini<br />

e l’assoluta bontà con cui il Signore ha agito verso la donna elevandola <strong>da</strong> condizioni del tutto<br />

miserevoli allo stato di regina.<br />

2.1 La benevolenza di Dio all’origine: figlia e sposa (<strong>Ez</strong> 16,3b-14)<br />

2.1.1 Gerusalemme figlia<br />

In questo contesto del ricordo dei benefici, il primo elemento che il testo pone in scena è la<br />

nascita di Gerusalemme. Questo <strong>da</strong>to è del tutto originale perché, sebbene in diversi testi si parli di<br />

Israele come di un bambino, mai se ne racconta la nascita, mai si risale così indietro nella<br />

raffigurazione dell’origine.<br />

La nascita viene qui descritta come un evento drammatico per due ragioni:<br />

a) perché i genitori <strong>da</strong> cui Gerusalemme discende non sono quelli che ci si aspetterebbe: non<br />

abbiamo qui alcun riferimento ai patriarchi, bensì a popoli vicini e decisamente poco<br />

stimati (Amorrei, <strong>It</strong>titi e Cananei);<br />

13 Il ricorrere della stessa espressione del v. 3, al 45 segnala precisamente la ripresa dell’intervento divino<br />

che crea qualcosa di nuovo e di inatteso.


28<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

b) perché questi genitori non compiono verso Gerusalemme quanto ci si aspetterebbe <strong>da</strong> un<br />

genitore «normale». Ciò che il testo presenta (vv. 4-5) è una serie di azioni negate,<br />

mancanti e, alla fine, il gesto di chi si libera di qualcosa/qualcuno di fastidioso: «fosti<br />

gettata in aperta campagna per disgusto della tua persona nel giorno in cui tu fosti<br />

partorita».<br />

Funzioni di una genealogia «scioccante»<br />

In questa anomala genealogia di Gerusalemme non compaiono i patriarchi, né Abramo né Sara;<br />

neppure compare l’uscita <strong>da</strong>ll’Egitto... Perché parlare di Israele come di un popolo cananeo?<br />

1. Innanzitutto richiama alla mente del lettore i peccati di cui i popoli nominati sono<br />

ripetutamente accusati, e dice che Gerusalemme, a motivo della propria nascita, è, in qualche<br />

modo, peccatrice come loro. Israele tenderà a comportarsi come coloro <strong>da</strong> cui è nata.<br />

L’affermazione è certamente un insulto, ma crediamo che, insieme, racchiu<strong>da</strong> qualche nota di<br />

scusante, perché non è possibile scegliere i propri genitori e neppure, più tardi, cambiarli. La<br />

metafora della nascita, infatti, induce a mettere in conto un certo grado di condizionamento e,<br />

pertanto, a ritenere il popolo meno responsabile delle proprie colpe.<br />

2. Dal punto di vista di Dio, queste origini problematiche, sottolineano l’assoluta gratuità del<br />

suo amore: Egli non si interessa di un popolo «degno» della sua attenzione, ma di uno come<br />

gli altri, se non addirittura più indegno.<br />

Funzione narrativa delle cure negate<br />

Il fatto poi che questi genitori non facciano nulla per prendersi cura della bambina, impone di<br />

vedere il loro comportamento come un rifiuto di riconoscimento del figlio: Gerusalemme nasce<br />

<strong>da</strong>lle nazioni, ma non diventa mai figlia delle nazioni.<br />

Su questo sfondo (assenza di vincoli giuridici), è possibile leggere l’intervento del Signore (vv.<br />

6-7). Egli passa e, in maniera speculare all’assenza di cura, entra in relazione con la neonata<br />

abbandonata e se ne assume la responsabilità divenendo per lei padre. Uno studio dettagliato delle<br />

varie espressioni del testo, permette infatti di affermare che qui si intende presentare Yhwh come un<br />

padre adottivo.<br />

Quali le principali ragioni che ci permettono di dirlo?<br />

1. La contrapposizione tra i genitori naturali e Dio che interviene<br />

a) Negazione e affermazione<br />

Dopo le cinque negazioni che dettagliano le cure parentali di cui la bambina è privata, al v. 6 il<br />

tono cambia completamente: <strong>da</strong> espressioni formulate in negativo e anonime, si passa ad azioni<br />

fatte positivamente <strong>da</strong> un soggetto ben identificato. Yhwh descrive il suo agire riassumendolo in<br />

quattro azioni compiute in solitudine: «passai», «vidi», «dissi», «feci crescere».<br />

b) Allontanamento e avvicinamento<br />

Dal punto di vista del movimento si ha una prospettiva inversa. Nei vv. 4-5 il solo verbo in<br />

forma finita, senza negazione è √$lv «gettare» (hofal 2 f.s., ykil.v.Tuw:, «fosti gettata»).<br />

L’agire divino ricomincia <strong>da</strong>ll’ultimo gesto dei genitori e si pone in direzione contraria: al loro<br />

allontanare, risponde il suo farsi vicino (√rb[ + l[;).<br />

c) «Nessun occhio ebbe compassione di te» // « ti vidi»<br />

Il v. 5 è costruito a partire <strong>da</strong>ll’espressione !yI[; %yIl;[' hs'x'-al{ ( «non ebbe compassione di te<br />

occhio») che regge i due infiniti seguenti: lo sguardo dovrebbe muovere l’azione e l’atteggiamento<br />

interiore, ma tutto questo è assente.


29<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

Al contrario Yhwh positivamente vede. Si nota una corrispondenza precisa del campo semantico<br />

del «vedere» e un cambiamento rilevante: non è più l’occhio il soggetto dell’azione, ma il Signore.<br />

Dio identifica la situazione con chiarezza e ne coglie la valenza di morte. Non è necessario, stando<br />

alle leggi dell’economia narrativa, affermare che abbia provato pietà per Gerusalemme, perché ciò è<br />

evidente, sia in base all’opposizione creata, sia all’agire che ne consegue.<br />

d) «... per fare a te» // «dissi a te»<br />

Il suffisso pronominale di 2 f.s., frequente in questi versetti, ricorre tre volte unito alla<br />

preposizione l. (%l'). La prima volta, al v. 5, si afferma: «Non ebbe compassione per te occhio per<br />

farti...». Si riprende così in sintesi quanto dettagliato al v. 4 e si sottolinea di nuovo la mancanza<br />

nell’agire.<br />

Al v. 6 %l' ricorre insieme al verbo «dire» (%l' rm;aow") e introduce l’unica parola divina («Vivi!»)<br />

presentata come discorso diretto all’interno del monologo portato avanti <strong>da</strong>l Signore. La centralità<br />

dell’affermazione seguente e la corrispondenza tra %l' (nei due versetti), suggerisce che l’autore<br />

abbia voluto mettere in risalto la forza potente della Parola divina. Se l’uomo ha bisogno di «fare»<br />

perché qualcosa si realizzi, e, nel nostro caso, non fa nulla, al Signore è sufficiente una parola, in<br />

quanto parola creatrice, per colmare le molteplici azioni omesse 14 . Inoltre l’utilizzo di %l' mette in<br />

evidenza l’aspetto relazionale di quanto Yhwh compie: Egli non «dice» in modo generico, ma si<br />

rivolge ad un «tu» entrando in un rapporto personale 15 .<br />

e) «...gettata in aperta campagna» // «ti feci crescere come germoglio del campo»<br />

Un ulteriore elemento che segnala la corrispondenza tra le parti è la ripresa del sostantivo hd,f',<br />

«campagna». Al v. 5 esso ha identifica il luogo in cui la bambina è abbandonata e avrebbe dovuto<br />

morire. Inoltre la violenza del verbo precedente fa quasi percepire l’urto tra il corpo della neonata e<br />

la superficie del suolo, in un movimento <strong>da</strong>ll’alto verso il basso.<br />

Al contrario, al v. 7, il riferimento al campo è collocato all’interno di una similitudine in cui la<br />

bambina è vista crescere come un germoglio, ovvero in un processo in cui il suolo non è entità di<br />

scontro, bensì possibilità di sviluppo della vita, e il cui an<strong>da</strong>mento segue la direttrice opposta: <strong>da</strong>l<br />

basso verso l’alto. Anche in questo Dio si pone in antitesi all’opera dei genitori e si sostituisce ad<br />

essi.<br />

f) Silenzio e parola<br />

Un ultimo <strong>da</strong>to significativo è l’opposizione tra silenzio e parola. Nei vv. 4-5 manca, oltre ai<br />

gesti, una qualsiasi espressione verbale. Regna un assoluto silenzio che accentua il rifiuto.<br />

Yhwh invece entra in una relazione diretta: non solo le parla, ma la interpella con un imperativo<br />

che doman<strong>da</strong> assenso (v. 6). In tal senso mette in gioco una dimensione «paterna», in quanto,<br />

attraverso il linguaggio, chiama alla vita e al rapporto una creatura che, pur non potendo intendere il<br />

significato delle parole, riconosce, nella voce, il desiderio amoroso: con questo Egli la fa divenire<br />

partner della relazione 16 .<br />

2. I gesti divini in quanto tali<br />

14 Si noti il contatto con la concezione sacerdotale dell’agire divino, così come espressa in Gen 1.<br />

15 Lo stile diretto «io-tu» è, all’interno del formulario dell’alleanza, una manifestazione del suo carattere<br />

dialogico e della decisione divina di promuovere Israele a proprio interlocutore; cf. L’HOUR, La morale de<br />

l’alliance, 36.<br />

16 Non ci sembra dunque che il parlare di Yhwh in tutto il capitolo possa essere interpretato come un<br />

rendere Gerusalemme un semplice oggetto; contra SHIELDS, «Multiple Exposure», 7.


30<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

- passare > in relazione alle tradizioni del ritrovamento d’Israele (in particolare Dt 32,10) inĀ<br />

cui Yhwh assume il ruolo di padre per Israele<br />

- vedere e parlare > vede la bambina che si dibatte nel sangue, la salva <strong>da</strong> morte attraverso la<br />

sua parola benedicente: «Vivi!»<br />

Yhwh interviene dunque manifestando il proprio desiderio di bene, come un padre che si<br />

preoccupa del figlio. Poiché l’imperativo esprime, in ebraico, tutte le sfumature di volontà del<br />

locutore e può equivalere ad un futuro, si potrebbe tradurre «Vivrai!» o parafrasare il comando con<br />

espressioni come «voglio che tu viva», «desidero che tu rimanga in vita». Beauchamp nota che, in<br />

Gen 1-2, la filiazione dell’uomo è tratteggiata, senza chiamare Dio con il nome di padre, ma<br />

utilizzando il registro del linguaggio che coman<strong>da</strong> e dona 17 . Qualcosa di analogo accade qui,<br />

quando Egli si rivolge ad una neonata chiamandola alla vita. La radice √hyx si riferisce alla vita nei<br />

suoi molteplici aspetti: se è in primo piano il perdurare della vita fisica, l’indeterminatezza di<br />

quest’unica parola, aperta sul futuro, fa pensare si allu<strong>da</strong> anche a tutti i benefici che essa può portare<br />

con sé.<br />

- far crescere > «ti feci crescere» (espressione difficile %yTit;n> hd


31<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

- il Signore «era passato e aveva visto» > salvare e adottare la bambina / ora passa di nuovo e<br />

vede di fronte a sé una donna («età dell’amore»)<br />

- il v. 7 si chiudeva sulla nudità della ragazza ormai cresciuta / qui, sul piano simbolico, la nudità<br />

viene coperta = diviene moglie.<br />

Da un punto di vista tematico però, si pone il problema dell’accostamento della metafora paterna<br />

con quella matrimoniale. Il passaggio appare inatteso e, in certa misura, illogico perché nessun<br />

padre, adottivo o naturale che sia, può sposare legalmente la figlia 19 . Tuttavia un’illogicità analoga<br />

trova posto in altri testi di rîb. Il caso più chiaro è Ger 3 che, in tutto il capitolo, porta avanti un<br />

doppio registro metaforico, con un continuo passaggio <strong>da</strong>ll’uno all’altro 20 , ma anche Is 1e Os 1-3<br />

mostrano qualcosa di simile 21 . L’unicità di <strong>Ez</strong> 16 consiste nel fatto che il cambiamento di metafora<br />

non determina anche un cambiamento di genere grammaticale (<strong>da</strong>l maschile al femminile), come<br />

invece accade negli altri rîb.<br />

a. Gesti e parole per dire le nozze: il v. 8<br />

Funzione prolettica del v. 8: tutti gli elementi fon<strong>da</strong>mentali.<br />

- stendere il lembo del mantello (cf. Rut 3,9)<br />

- coprire la nudità (unico caso in cui si usa questa espressione nella BH)<br />

- fare un giuramento<br />

- entrare in alleanza<br />

Non potrebbe esserci modo più esplicito per riferirsi alle nozze > 4 azioni divine simboliche e,<br />

insieme, <strong>da</strong>l chiaro valore giuridico.<br />

Segue la risposta della donna così descritta: «e divenisti mia»<br />

b. I segni di un amore eccedente<br />

vv. 9-12: l’amore che dona: lavata, unta e profumata; vesti e gioielli; cibo raffinato;<br />

v. 13: l’amore che trasforma > «e divenisti bella sempre di più, e divenisti a<strong>da</strong>tta alla<br />

regalità»<br />

v. 14: un nome tra le genti<br />

Si esplicitano i motivi per cui Gerusalemme viene conosciuta: la sua bellezza «perfetta» e lo<br />

splendore di Yhwh posto su di lei. L’accostamento di «tua bellezza» e «mio splendore» fa<br />

19 Si tratterebbe di incesto. Riteniamo sia questa la ragione per cui la metafora paterna viene tratteggiata<br />

con toni sfumati (e generalmente ignorata <strong>da</strong>i commentatori) e quella matrimoniale viene introdotta con un<br />

linguaggio allusivo.<br />

20 Vv 1-5: metafora sponsale, ma, al v. 4, riferimento al padre (ybia'); vv. 6-13: metafora sponsale; vv. 14-<br />

18: si aprono con «figli traviati»; vv. 19-25: metafora paterna, ma al v. 20 si parla dell’infedeltà di una donna<br />

al suo compagno. Abma elenca una serie di metafore utilizzate per descrivere Yhwh, ma non nomina quella<br />

paterna. Cf. ABMA, Bonds of Love, 215.<br />

21 In Is 1,2 la metafora iniziale è quella dei «figli» ribelli, mentre in 1,21 si introduce la donna diventata<br />

prostituta: non è quindi un’immagine sponsale in senso stretto, ma è chiaro che la relazione amorosa, viene<br />

deturpata a motivo dell’infedeltà. In Os 1-3 il Signore chiede al profeta di prendere una donna prostituta e di<br />

avere figli di prostituzione. Sembrerebbe quindi che la relazione di Yhwh e di Israele sia parallela a quella di<br />

Osea e di Gomer. Però il popolo è identificato sia con la sposa che con i figli nati <strong>da</strong> lei (Os 2,1). Ciò<br />

significa che Yhwh è insieme sposo e padre del suo popolo (cf. Os 2,4.6-7).


32<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

ulteriormente comprendere che il dono di Yhwh è comunicazione di sé stesso alla sposa, che, così,<br />

la rende bella.<br />

Tutto questo è meraviglioso e, insieme, tragico: è previsto e voluto che le nazioni riconoscano la<br />

grandezza conferita <strong>da</strong> Dio ad Israele; Yhwh desidera che il nome di Gerusalemme sia conosciuto<br />

ed è Lui stesso a renderla splendi<strong>da</strong>, eppure, proprio quando il Suo disegno si realizza, avrà inizio<br />

l’inesplicabile tradimento d’Israele. Il v. 14 celebra l’apice della gloria di Gerusalemme. Il<br />

raggiungimento di un simile vertice potrebbe segnare, nell’impianto di una favola, la conclusione<br />

felice della vicen<strong>da</strong>. Invece, nel rîb, questa è solo la prima tappa: la storia prosegue descrivendo il<br />

peccato e la vertiginosa discesa che esso provoca.<br />

2.2 «Ti farò smettere di prostituirti»: colpe e castigo (<strong>Ez</strong> 16,15-43)<br />

Come nel primo passo dell’accusa (vv. 3b-14), abbiamo due metafore strettamente collegate (vv.<br />

3b-7; 8-14), che indicano due fasi del dono di Yhwh, così nel secondo (vv. 15-34) e nel terzo (vv.<br />

35-43), rintracciamo due momenti del litigio che non possono essere separati:<br />

- dichiarazione dei peccati commessi e<br />

- annuncio del castigo che ne deriva.<br />

Si tratta di due tappe necessarie: la prima perché assolve al compito di «far conoscere» (v. 2)<br />

all’accusata le sue colpe, la secon<strong>da</strong> perché, mancando una qualche richiesta di perdono,<br />

l’accusatore si trova a dover procedere adottando altre strategie.<br />

Per interpretare in modo corretto questo genere di testi è fon<strong>da</strong>mentale comprendere (e accettare) che il<br />

rîb, in quanto tale, implica aspetti di aggressività, già nella sua parte di denuncia verbale, in quanto mira ad<br />

abbattere le resistenze dell’accusato. Quando, poi, la parola si mostra insufficiente, perché manca il<br />

riconoscimento dei propri torti <strong>da</strong> parte del colpevole, si mettono in atto altre mo<strong>da</strong>lità, che coinvolgono<br />

anche la dimensione corporea 22 .<br />

Su questo punto, purtroppo, si nota spesso un grave fraintendimento, in quanto il comportamento divino<br />

viene letto come un esempio di violenza 23 , senza entrare nella logica del testo: esso intende far pervenire<br />

Israele alla presa di coscienza dei propri misfatti, interpretando quindi come meritati e profon<strong>da</strong>mente ispirati<br />

a giustizia i castighi che ne derivano 24 .<br />

2.2.1 Conoscere i peccati: la forza dell’accusa<br />

Il v. 15 ha qui un ruolo fon<strong>da</strong>mentale perché permette di an<strong>da</strong>re alle radici del peccato,<br />

segnalando un profondo cambiamento. Esso dichiara che Gerusalemme pone la propria fiducia nella<br />

propria bellezza, quella stessa bellezza che ha ricevuto in dono <strong>da</strong> Yhwh.<br />

Il tema della bellezza, unito a quello della fiducia, pone in gioco una serie di elementi che<br />

tesseranno la trama della dichiarazione delle colpe.<br />

Il primo è il fatto che proprio il dono di Yhwh diviene occasione di abbandono e di tradimento.<br />

<strong>Ez</strong> offre un esempio tipico della critica profetica, ma anche, in generale, del modo in cui la BH<br />

22 «Il rîb sfocia necessariamente in una guerra quando le due parti non trovano nella parola la possibilità<br />

di una giusta intesa; si potrebbe dire che il rîb prosegue la sua dinamica di confronto, mettendo in gioco la<br />

totalità del corpo, fino a che uno dei due ce<strong>da</strong> e dia ragione all’altro»; BOVATI, Ristabilire la giustizia, 39.<br />

23 Giudicandolo quindi ingiusto e immotivato.<br />

24 Su questo il contributo più interessante è, a nostro avviso, l’articolo di Ben Zvi, che coglie<br />

adeguatamente la dinamica soggiacente ai testi che utilizzano la metafora matrimoniale, e individua con<br />

precisione il tipo di lettore che essi postulano; cf. BEN ZVI, «Observations on the Marital Metaphor».


33<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

legge la dinamica del peccato: Israele pecca «a motivo» del dono e, nello stesso tempo, Dio non<br />

sarebbe tale se non colmasse di beni il suo popolo. Ci si trova in una situazione paradossale: Dio<br />

deve donare, a motivo del suo amore di padre e di sposo, correndo il rischio che la sua opera di<br />

salvezza venga stravolta, volgendo in male ciò che è bene ed è <strong>da</strong>to per il bene.<br />

Da qui si origina il secondo tratto, ovvero l’irragionevolezza di quanto accade: non ci sono<br />

ragioni, non colpe <strong>da</strong> parte di Yhwh, né, in Gerusalemme risentimento per qualcosa, ma solo un<br />

agire folle che distrugge chi lo compie.<br />

Un terzo aspetto è la presenza, alla radice del peccato, di una forma di idolatria, un indebito<br />

apprezzamento di una realtà esteriore, un difetto di valutazione del «cuore», qui reso attraverso il<br />

«confi<strong>da</strong>re», che provocherà una condotta idolatrica, nel culto e nelle relazioni interpersonali.<br />

Infine si deve considerare che la bellezza è, per <strong>Ez</strong>, un motivo importante all’interno dell’accusa<br />

fatta alla città di Tiro 25 , al suo re 26 , al faraone e all’Assiria (<strong>Ez</strong> 31), creando un collegamento,<br />

quanto a colpe, tra Gerusalemme e i suoi nemici.<br />

Il testo accosta due cose buone (fiducia e bellezza), la cui correlazione finisce per essere<br />

<strong>da</strong>nnosa. La fiducia è indirizzata male, posta in qualcosa che non ha consistenza e non può fornire<br />

appoggio. Tale movimento, inoltre, è autoreferenziale: che un essere umano cerchi garanzie in se<br />

stesso dice, di per sé, l’insipienza del suo comportamento 27 .<br />

La Scrittura conosce un solo tipo di fiducia ben posta, quella in Yhwh 28 , perché Lui solo è in<br />

grado di garantire la beatitudine di chi gli si affi<strong>da</strong> 29 e di evitare che Israele precipiti nel culto<br />

idolatra.<br />

Stando alla dinamica che abbiamo evidenziato è logico che, al venir meno della fiducia in Yhwh,<br />

segua la prostituzione: quando al centro non c’è la relazione d’amore con l’Altro, l’unico criterio di<br />

riferimento diventa l’«io», con il suo bisogno di essere saziato, in qualunque modo; inoltre appare<br />

chiaro che è «a motivo» dei doni ricevuti e, quindi, del divenire attraenti agli occhi di altri popoli<br />

che la prostituzione inizia.<br />

All’interno della categoria «prostituzione», trovano posto differenti tipi di comportamento<br />

peccaminoso che, in modi diversi, dicono comunque il tradimento della relazione esclusiva con il<br />

Signore:<br />

25<br />

Qui la bellezza introduce l’accusa (27,3-4) e viene definita perfetta, completa, come in 16,14.<br />

26<br />

<strong>Ez</strong> 28,12.17. Il re, inorgogliendosi per la propria bellezza, fa sì che la sua sapienza si corrompa. Arbel<br />

parla di un uso positivo del linguaggio dell’esaltazione, attraverso cui il personaggio è elevato ad uno status<br />

divino. Le difficoltà insorgono quando si perdono le distinzioni tra condizione umana e natura divina, nonché<br />

il senso dell’assoluta supremazia di Dio; cf. ARBEL, «“Seal of Resemblance”», 133.<br />

27<br />

La stessa dinamica in 33,13, in cui il giusto, proprio confi<strong>da</strong>ndo nella propria giustizia, finisce per fare<br />

il male e morire.<br />

28<br />

Cf. ad es. 2Re 18,5 (elogio di <strong>Ez</strong>echia); Is 12,2; 26,3.4; 50,10; Ger 17,7; 39,18; 49,<strong>11</strong>; Sal 4,6; 9,<strong>11</strong>;<br />

13,6; 21,8; 22,5.6; ecc. Molte invece le realtà in cui Israele non deve confi<strong>da</strong>re: gli idoli (Is 42,17; Ab 2,18;<br />

Sal <strong>11</strong>5,8; 135;18), tutto ciò che è menzogna (Ger 7,4.8; 13,25; 28,15; 29,31), la malvagità (Is 47,10), la<br />

vanità (Is 59,4), vari simboli di forza o di violenza (Is 30,12; Ger 5,17; Os 10,13; Am 6,1; Sal 49,7; 146,3),<br />

l’Egitto (Is 31,1; 36,6; Ger 46,25), la propria ricchezza (Ger 48,7; 49,4; Sal 52,9; Pr <strong>11</strong>,28), il proprio cuore<br />

(Pr 28,26). Ci sono situazioni in cui non si può confi<strong>da</strong>re nemmeno nel tempio (Ger 7,14), nel fratello (Ger<br />

9,3) e nell’amico (Mi 7,5). Un testo interessante è Pr 31,<strong>11</strong>: qui il marito confi<strong>da</strong> nella moglie e ne trae<br />

vantaggio.<br />

29<br />

Particolarmente esplicito Ger 17,5-8, che pone in antitesi chi colloca la sua fiducia nell’uomo e chi nel<br />

Signore. Cf. anche Sal 1.


34<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

vv. 16-22 > culto idolatrico... fino all’uccisione dei propri figli<br />

vv. 23-34 > alleanze con i popoli stranieri<br />

Il culto (vv. 16-22)<br />

I profeti si trovano spesso ad accusare Israele in merito all’azione cultuale 30 . Il <strong>da</strong>to non<br />

sorprende in quanto il culto rappresenta, per così dire, la manifestazione visibile della relazione<br />

uomo-Dio. Se tale relazione, per qualche ragione, diventa problematica, il culto è implicato e rientra<br />

tra gli argomenti del contenzioso. Due però sono i binari lungo i quali corre l’accusa: un culto al<br />

Signore che viene criticato per qualche «vizio» interno, non sempre facilmente individuabile (cf. Is<br />

1,10-17 > culto usato come copertura dell’iniquità di chi lo pratica), oppure un comportamento<br />

decisamente idolatra. Nel nostro caso, il versante è, decisamente, quello dell’idolatria vera e<br />

propria. Essa viene collegata alla questione del ricordo (v. 22) > Gerusalemme non ricor<strong>da</strong>...<br />

l’amore di Yhwh, quello che ha ricevuto... un oblio colpevole e stolto.<br />

L’alleanza con gli stranieri... e il lamento funebre (vv. 23-34)<br />

La secon<strong>da</strong> on<strong>da</strong>ta di accuse si apre con un lamento («ohi ohi a te») che può essere interpretato<br />

alla luce della prassi delle lamentazioni funebri 31 . La morte è vista, implicitamente, come sbocco<br />

fatale del procedere di Gerusalemme 32 . Con l’ironia che contraddistingue spesso il parlare profetico,<br />

il lamento funebre non è innalzato per i figli già uccisi, ma per la madre che uccide.<br />

In <strong>Ez</strong> 16 l’immagine presenta una donna apparentemente piena di vita, che si diverte in modo<br />

sfrenato, senza essere mai sazia e senza mai cedere alla stanchezza 33 . Eppure, quello che sembra<br />

una vitalità portentosa, nasconde un an<strong>da</strong>re incontro alla propria rovina. Per questo il Signore (per<br />

bocca del profeta) innalza su di lei un lamento, osservando con compassione e dolore quello che la<br />

sposa continua a fare. Solo come conseguenza di tale sofferenza possiamo dire che yAa svolga anche<br />

la funzione di minaccia: se non ci sarà cambiamento il Signore stesso interverrà, anche con forza.<br />

Tuttavia il suo intento è riportare Israele su una stra<strong>da</strong> di vita, cioè <strong>da</strong>re efficacia al «Vivi!»<br />

pronunciato fin <strong>da</strong>ll’inizio.<br />

2.2.2 L’intervento punitivo di Yhwh<br />

In tutto questo, Gerusalemme prosegue la sua corsa sfrenata senza porre alcun correttivo alle<br />

proprie azioni (come dimostra anche l’inefficacia di un primo intervento punitivo moderato, v. 27).<br />

Che fare dunque se colei cha Dio ama, si comporta in modo così folle?<br />

Quanto fin qui il profeta ha detto come accusa, sarebbe privo di senso e del tutto inefficace, se<br />

non venissero annunciate anche le conseguenze punitive che ne derivano. Non è sufficiente, infatti,<br />

evidenziare il male, senza tentare, nel contempo, di arginarlo e correggerlo. Il momento della<br />

punizione si colloca qui, dopo una serie ripetuta di infrazioni gravi e dopo un’implicita valutazione<br />

dell’inutilità di procedere oltre su un piano puramente verbale.<br />

30<br />

Cf. la critica dei sacrifici in Ger 6,20; 7,21-22; <strong>11</strong>,15; Os 6,6; Am 5,21-23; Mi 6,6-7.<br />

31<br />

Tre i possibili ambienti vitali del lamento: la maledizione nel contesto dell’alleanza, la pe<strong>da</strong>gogia<br />

sapienziale familiare e il lamento funebre.<br />

32<br />

Si ve<strong>da</strong> la parte relativa al castigo, in particolare vv. 39-40.<br />

33<br />

Cf. Is 57,10: «Ti sei stancata in tante tue vie, ma non hai detto: “È inutile”. Hai trovato come ravvivare<br />

la mano; per questo non ti senti esausta». In modo analogo Ger 2,24-25 descrive Israele come un’asina del<br />

deserto perennemente in calore.


35<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

Nella lite bilaterale tra il Signore e il suo popolo, non esiste per Israele la possibilità di appellarsi<br />

ad un’istanza superiore a quella di Yhwh, né, per Yhwh, quella di riman<strong>da</strong>re ad altri il caso in<br />

questione. Questo è il motivo per cui la controversia tra questi due contendenti, non è bilaterale solo<br />

in partenza, ma è destinata a rimanere tale fino alla fine. Ciò che può cambiare è la mo<strong>da</strong>lità con cui<br />

il litigio procede: <strong>da</strong>l momento che, <strong>da</strong> parte dell’accusata, non è pervenuto nessun riconoscimento<br />

di colpevolezza, il Signore reputa necessario passare ad una differente mo<strong>da</strong>lità di parola, qual è,<br />

appunto, la punizione, ma non senza annunciarla, motivarla e utilizzare gesti che siano<br />

«significativi».<br />

È in questa prospettiva, di ulteriore ricerca di giustizia, che devono essere interpretati i successivi<br />

passi compiuti <strong>da</strong>l Signore.<br />

Quali? In che modo si presenta l’intervento del Signore?<br />

- «perciò»: stretta connessione tra la punizione e l’elenco delle colpe (= il tuo stesso male ti<br />

punisce»);<br />

- ulteriore invito all’ascolto: «ascoltare» il nome di «prostituta» che ti sei auto-procurata;<br />

- ulteriore sintesi delle colpe commesse (v. 36): come se non fossero mai sufficientemente<br />

chiarite o dichiarate le motivazioni che portano al castigo;<br />

- al v. 37, il primo attore che compare è il Signore: la sua presenza, solennemente dichiarata<br />

(ynIn>hi), indica un radicale cambiamento. Il v. 37 dev’essere inteso come una serie di affermazioni <strong>da</strong>l<br />

carattere prolettico. Il tutto risulta profon<strong>da</strong>mente concatenato, così che le varie azioni di Yhwh e<br />

degli amanti, corrispondono (in particolare fino al v. 39) in modo puntuale a quanto sintetizzato al<br />

v. 36. La costruzione del testo evidenzia che il Signore non agisce in pre<strong>da</strong> ad un qualche impulsivo<br />

desiderio di vendetta, ma si muove in maniera corrispondente a ciò che Gerusalemme ha, per sua<br />

libera decisione, posto in essere. Certamente si tratta dell’annuncio di un castigo che, in quanto tale,<br />

implica il ricorso alla forza, ma crediamo che alcune interpretazioni che sottolineano l’inaudita<br />

violenza di Yhwh siano scorrette 34 .<br />

I primi due provvedimenti consistono nel «radunare» gli amanti e «scoprire la nudità». La loro<br />

correlazione è significativa. Se infatti il primo verbo serve spesso per indicare il convenire di un<br />

esercito in vista della battaglia (e a questo il testo allude), tuttavia esso viene collegato ad una<br />

differente azione, compiuta <strong>da</strong>l Signore che, di per sé, non modifica la situazione di nudità che la<br />

donna si è procurata <strong>da</strong> sola. Il gesto di spogliare è indubbiamente un’azione punitiva infamante, ma<br />

la logica che la coman<strong>da</strong> è quella del contrappasso: poiché Gerusalemme si è denu<strong>da</strong>ta, dovrà essere<br />

denu<strong>da</strong>ta. Questo modo di procedere, che caratterizza la sezione del castigo, intende evidenziare la<br />

34 Pensiamo ad affermazioni, come quella di Dempsey, sull’ira fuori <strong>da</strong> ogni controllo che Yhwh<br />

manifesterebbe, an<strong>da</strong>ndo contro il coman<strong>da</strong>mento che vieta di uccidere; cf. DEMPSEY, «The “Whore” of<br />

<strong>Ez</strong>ekiel 16», 71. Difficile <strong>da</strong> condividere è pure la tesi di Zsolnay che interpreta l’agire divino come tipico di<br />

una personalità paranoica, per cui il violento (Yhwh) sarebbe in realtà un insicuro; cf. ZSOLNAY, «The<br />

Inadequacies of Yahweh», 57-74. Inoltre ci sembra che spesso manchi una riflessione adeguata sul concetto<br />

stesso di violenza. Perché un comportamento possa essere inteso come violento non è infatti sufficiente che<br />

vi sia il ricorso alla forza, ma che esso sia motivato <strong>da</strong>ll’odio, <strong>da</strong>l desiderio di fare del male, cosa che, nel<br />

nostro testo, non compare. Per una definizione di violenza, cf. BOVATI, «Violenza e giustizia nell’Antico<br />

Testamento», 10-<strong>11</strong>.


36<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

giustizia con cui Dio interviene 35 . Lo scopo è creare le condizioni perché possa emergere una nuova<br />

consapevolezza, facendo avvertire alla donna la bassezza delle sue azioni.<br />

Va sottolineato che il crimine di Gerusalemme merita la morte; <strong>da</strong> questa morte meritata (e<br />

simbolicamente vissuta nell’esilio) Dio salva, non seguendo le regole della giustizia retributiva, ma<br />

quelle della controversia familiare (rîb). Si può notare come la punizione divina, pur descritta nei termini<br />

tecnici del processo giudiziario («giudizio»: v. 38; «fare giustizia»: v. 41) è pure vista come conseguenza<br />

della collera del marito nei confronti della moglie («furore» e «gelosia»: v. 38 e v. 42). Ciò serve per<br />

correggere l’impianto interpretativo forense, riportando la sanzione al livello della relazione bilaterale. Si<br />

noti, tra l’altro, che la finalità ultima della punizione è quella di impedire alla donna di continuare nella<br />

prostituzione (v. 41): il castigo serve a liberare il colpevole <strong>da</strong>l suo peccato (cfr. Os 2,8-9), e non è la<br />

semplice applicazione di una astratta giustizia vendicativa (P. Bovati).<br />

La fine della prostituzione (vv. 41-43)<br />

√tbv «cessare», è il verbo chiave che esprime l’opera di Yhwh. Si ha qui un nuovo cambiamento<br />

di soggetto per cui il Signore dichiara la finalità di quanto aveva, in parte, affi<strong>da</strong>to ad altri. Se infatti<br />

altri agenti (gli amanti) sono capaci di cooperare al castigo, soltanto Lui è capace di allontanare<br />

Israele <strong>da</strong>l suo male.<br />

La fine decretata è quella della prostituzione, così che quel «nome» infamante che Gerusalemme<br />

si era procurata (v. 35), possa essere cancellato. Se rileggiamo le accuse, tutte inglobate sotto la<br />

denominazione di «prostituzione», possiamo comprendere quanto significativa sia tale fine. Essa<br />

implica la revisione complessiva della sua condotta, il termine di ogni pratica idolatrica, del<br />

sacrificio dei figli e delle alleanze con gli stranieri. La donna è rimasta nu<strong>da</strong> e, quindi, senza nulla<br />

<strong>da</strong> <strong>da</strong>re, ma questa condizione la costringe a non agire più in maniera insensata, alla ricerca di<br />

coloro che non la cercano. Con la dichiarazione dA[-ynIT.ti al{ !n:t.a,-~g:w>, si risana quello che era stato<br />

l’ultimo punto dell’accusa (v. 34): Gerusalemme è uscita, in modo forzato, anche <strong>da</strong>lla follia di<br />

pagare i propri amanti per esserne poi uccisa 36 .<br />

Se, dunque, l’opera di Yhwh conduce alla fine della prostituzione, anche il Signore pone termine<br />

alla propria collera (si conclude l’azione di giustizia punitiva).<br />

Con il v. 43 si ha un’ultima rilettura dell’accaduto, un’ultima «spiegazione» del senso degli<br />

eventi: fino alla fine il male compiuto <strong>da</strong> Gerusalemme è visto come la causa scatenante<br />

dell’intervento di Dio (![;y: + ynIa]-~g:w>). L’azione viene inoltre descritta secondo due parametri<br />

complementari: <strong>da</strong> un lato il ripagare in modo conforme alle azioni compiute, <strong>da</strong>ll’altro il non farsi<br />

trascinare nella perversione <strong>da</strong> lei commessa. In 43ba si afferma, infatti, che la retribuzione è stata<br />

conforme agli atti, ma in 43bb si introduce anche un elemento di differenza per cui Yhwh non si<br />

35 Poiché è stata adultera, subirà il castigo delle adultere; poiché ha sparso sangue, il suo sangue sarà<br />

sparso; poiché ha provocato all’ira e alla gelosia, dovrà subire il manifestarsi dell’ira e della gelosia di<br />

Yhwh; poiché si è <strong>da</strong>ta a molti amanti, adesso viene consegnata nelle loro mani; ecc. Di fatto Dio applica la<br />

regola del contrappasso.<br />

36 All’interno della visione del ritorno del Signore nel tempio, in <strong>Ez</strong> 43,7.9, riappare il motivo della fine<br />

della prostituzione. Tale collocazione sottolinea ulteriormente l’importanza del tema. Talmon e Fishbane<br />

ritengono che la pericope di <strong>Ez</strong> 43,1-9 sia stata unita al progetto del tempio ed evidenziano la coerenza<br />

dell’operazione all’interno della struttura letteraria, come ripresa di <strong>Ez</strong> 8-<strong>11</strong>; cf. TALMON ‒ FISHBANE «The<br />

Structuring of Biblical Books», 146-148.


37<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

comporta come la sposa. L’opera di Dio mantiene, per l’uomo, aspetti sconcertanti, in quanto, pur<br />

tenendo nel dovuto conto il male commesso e sanzionandolo in maniera ad esso conforme,<br />

continua ad aprire la relazione verso il futuro (cf. <strong>Ez</strong> 20).<br />

Una conclusione possibile?<br />

Giunti a questo punto, la missione del profeta sembrerebbe conclusa. Se ripercorriamo<br />

l’itinerario fatto, vediamo che il compito affi<strong>da</strong>to è stato portato a termine. Gerusalemme ha dovuto<br />

rileggere la sua vicen<strong>da</strong> storica, <strong>da</strong>lla scelta amorevole con cui Yhwh l’ha resa figlia a quella,<br />

parimenti amorevole, con cui ne ha fatto la sua sposa, riconoscendo in Lui una totale innocenza.<br />

Ugualmente ha dovuto ascoltare l’elenco delle colpe <strong>da</strong> lei commesse, narrate con un linguaggio<br />

forte e volutamente offensivo. Ancora ha dovuto ascoltare l’annuncio del castigo che tutto questo ha<br />

comportato, castigo eseguito <strong>da</strong>l Signore per mano degli amanti e interpretato come atto<br />

profon<strong>da</strong>mente giusto. La prostituzione è quindi giunta alla fine e, con essa, anche la collera di<br />

Yhwh si è arrestata. Il tutto è stato riletto nell’ottica del ripagare secondo le azioni della donna<br />

colpevole e, insieme, come un rifiuto, del Signore, di eccedere nella violenza.<br />

Il testo dunque avrebbe potuto dirsi concluso. Invece l’autore/re<strong>da</strong>ttore ha scelto di percorrere<br />

un’altra stra<strong>da</strong>, di allargare il proprio discorso inserendo nuovi personaggi, di far comprendere che<br />

la giustizia compiuta nei confronti di Gerusalemme ha una portata ben più vasta, che ci sono altri<br />

coinvolti in questa vicen<strong>da</strong> e che c’è un cammino di purificazione <strong>da</strong> affrontare. Soprattutto, ha<br />

scelto di mostrare che la distruzione non è l’ultima parola che Yhwh intende pronunciare, in quanto<br />

Egli si rivelerebbe sostanzialmente sconfitto <strong>da</strong>lla malvagità umana e l’uomo risulterebbe punito,<br />

ma non riabilitato.<br />

Per questo, <strong>da</strong>l v. 44, il testo «ricomincia», apre un nuovo inizio. Questa volontà di aprire<br />

prospettive sul futuro, annunciando, in modo esplicito, quanto di nuovo il Signore intende fare, si<br />

configura come uno dei tratti tipici del rîb profetico, che non si accontenta di denunciare il peccato,<br />

né di evidenziare la giustizia del castigo, ma vuole nutrire la fiducia e la speranza di un popolo che<br />

sperimenta, nel presente, il dolore provocato <strong>da</strong>lla distruzione.<br />

2.3 L’inspiegabile perdono: «Ristabilirò la tua sorte» (<strong>Ez</strong> 16,44-63)<br />

2.3.1 Ripresa e sviluppo dell’accusa (vv. 44-52)<br />

Ancora il peccato...<br />

Anche in questa nuova sezione troviamo i motivi tipici dell’accusa. Infatti, benché il castigo sia<br />

alle spalle e si apra l’orizzonte del perdono e una nuova situazione di vita e di benessere per<br />

Gerusalemme (e per le sue sorelle), tuttavia questo non nega la realtà di peccato, ma, piuttosto, la riassume<br />

<strong>da</strong>ll’interno come fattore, in qualche misura, provvidenziale. È proprio questa assunzione<br />

radicale del male che permette di percepire in maniera più autentica la gratuità della decisione<br />

divina e la pe<strong>da</strong>gogia sapiente secondo cui essa viene attuata.<br />

Come si accusa?<br />

Somiglianza radicale di Gerusalemme, quanto al peccato, rispetto alle nazioni; anzi<br />

Gerusalemme è più peccatrice di loro.<br />

- confronto con la madre > come la madre<br />

- confronto con le sorelle (Sodoma e Samaria, una coppia anomala) > peggiore delle sorelle


38<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

Questo tema è nuovo, <strong>da</strong>to che nessun accenno era stato fatto prima a Samaria (la sorella maggiore)<br />

o a Sodoma (la sorella minore) (v. 46). Queste due città, ai tempi di <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>, rappresentano l’emblema<br />

della distruzione e della maledizione (cfr. Is 1,9; Am 4,<strong>11</strong>); tuttavia qui sono viste soprattutto nella loro<br />

qualità di città peccatrici (come in Is 1,10) 37 . Tutto il discorso si sintetizza infatti nell’affermare che il<br />

peccato di Gerusalemme è addirittura più grave di quello commesso <strong>da</strong>lle nazioni peccatrici per<br />

eccellenza (v. 51): «tua sorella Sodoma e le sue figlie non fecero quanto hai fatto tu e le tue figlie» (v.<br />

48); «Samaria non ha peccato la metà di quanto hai peccato tu» (v. 51). Il motivo letterario del<br />

confronto odioso (cfr. il nostro commento a Is 1,3) trova qui un’altra della sue più chiare espressioni.<br />

Queste considerazioni del profeta vogliono «umiliare» l’uditore; ciò appare <strong>da</strong>lla conclusione (v.<br />

52) del brano, dove si dice che Gerusalemme deve «essere svergognata e portare l’umiliazione». La<br />

compunzione del cuore è certamente una delle finalità intese <strong>da</strong>l discorso accusatorio del rîb (cfr. Ger<br />

3,25). Va però notata la particolarità di questa «umiliazione»: secondo <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong> la vergogna consiste nel<br />

«giustificare» le sorelle (v. 51), cioè nel far apparire innocenti le nazioni più criminali (cfr. Ger 3,<strong>11</strong>).<br />

Questo motivo permette la transizione alla unità seguente.<br />

La vergogna è un elemento di grande rilievo, all’interno della logica del rîb e del nostro testo in<br />

particolare, in quanto non può esistere conciliazione tra le parti se chi è accusato non si riconosce<br />

colpevole. Gerusalemme si trova in una posizione difficile, proprio perché non riconosce i propri<br />

torti, a motivo dell’abitudine al peccato e della durezza che esso provoca. La medesima dinamica si<br />

ritrova in Ger 3,3: la sfrontatezza della prostituta è tale, che rifiuta di vergognarsi 38 .<br />

Il lessico della vergogna assume, talvolta, un significato giuridico, venendo a far parte delle<br />

mo<strong>da</strong>lità espressive che veicolano il riconoscimento della colpa e il pentimento per quanto<br />

commesso. Non a caso, attraversa l’ultima parte del capitolo (vv. 52.54 e 61.63) costituendone<br />

come il punto d’arrivo: Gerusalemme non esplicita nessuna risposta verbale, ma deve riconoscere le<br />

proprie colpe e sentirne, di conseguenza, vergogna. È questa la risposta che le è doman<strong>da</strong>ta, un<br />

pentimento che, pur non proclamato a parole, le permetta di ricollocarsi in verità di fronte a Colui<br />

che continua a rivolgerle la parola, invitandola alla relazione.<br />

2.3.2 La promessa di Yhwh: le sorti ristabilite (vv. 53-58) e l’alleanza eterna (vv.<br />

59-63)<br />

Nel contesto della vergogna, cioè in quello stato di abbattimento in cui Gerusalemme è venuta a<br />

trovarsi, si colloca il nuovo intervento salvifico del Signore. L’opera divina è descritta come un<br />

ricondurre all’origine, riportando a quelle condizioni di partenza che permetteranno di <strong>da</strong>re un<br />

nuovo incipit alla relazione di alleanza. Il passaggio alla 1 p. rende manifesto che Yhwh assume la<br />

piena responsabilità di quanto viene annunciato.<br />

Con l’espressione tecnica tWbv. bwv (Dt 30,3; Ger 29,14; 30,3; 31,23; 48,47; Os 6,<strong>11</strong>; Am 9,14; Sof<br />

2,7; 3,20; ecc.), al v. 53, viene promessa la restaurazione – ad opera di YHWH – delle città di Sodoma e<br />

di Samaria. Più che una profezia con valore storico, tale dichiarazione serve per annunciare un perdono<br />

delle nazioni peccatrici (rappresentate simbolicamente <strong>da</strong>lle capitali situate a nord e a sud di<br />

37<br />

Sodoma è con<strong>da</strong>nnata a motivo dell’orgoglio e della mancanza di soli<strong>da</strong>rietà nei confronti degli<br />

indigenti (vv. 49-50). Non si specifica invece quale sia la colpa di Samaria.<br />

38<br />

In modo analogo Ger 6,15//8,12. In <strong>Ez</strong> 3,7-9, all’interno della missione affi<strong>da</strong>tra al profeta, il popolo è<br />

accusato proprio per l’ostinazione che manifesta nel peccato.


39<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

Gerusalemme); e questo ha lo scopo di produrre ulteriore umiliazione della città di Gerusalemme (v.<br />

54).<br />

Assistiamo qui ad un vero paradosso: dopo la dichiarazione che la colpevolezza dell’imputata è<br />

più grande di quella delle più grandi peccatrici (vv. 47-51), ci si aspetterebbe una con<strong>da</strong>nna per<br />

Gerusalemme ancora più severa di quella che si è abbattuta su Samaria e su Sodoma. E invece, il<br />

crimine estremo di Gerusalemme fa sì che il Signore riporti le nazioni pagane al «loro stato di prima» (v.<br />

55) 39 . Invece di essere la giustizia della città santa a servire come strumento intercessorio (cfr. v. 52) 40 , è<br />

la gravità del delitto a determinare l’universale condono, del quale anche Gerusalemme sarà beneficiaria<br />

(v. 55).<br />

v. 60<br />

La nuova azione di Yhwh viene descritta come un atto di ricordo che sfocia nella decisione di<br />

proseguire il rapporto amoroso con Gerusalemme, definendolo ancora in termini di alleanza.<br />

L’affermazione è netta, con un «io» posto in chiaro risalto e una sfumatura avversativa rispetto al<br />

comportamento di Gerusalemme. Tale decisione si fon<strong>da</strong> su una memoria che risale indietro nel<br />

tempo. Infatti, se nel passato prossimo della sposa ci sono azioni abominevoli, in un passato più<br />

remoto, si era vissuto un periodo di alleanza felice, anche se, sembrerebbe, non molto lungo. È<br />

quindi possibile far leva su quel momento originario per fon<strong>da</strong>re un nuovo atto di benevolenza.<br />

Quale tipo di relazione si instaura? Si tratta di un’alleanza «nuova»? Sotto quali aspetti?<br />

La soluzione più sensata risulta quella che mantiene compresenti gli opposti: <strong>da</strong> un lato<br />

l’annuncio presuppone un intervento divino nuovo, <strong>da</strong>ll’altro si colloca in continuità con quanto già<br />

realizzato. In primo piano c’è il ricor<strong>da</strong>re di Dio e, a partire <strong>da</strong> qui, si decreta la presenza di<br />

un’alleanza eterna. Il testo sembra indicare l’asimmetria della situazione: se per Yhwh l’alleanza<br />

che Egli dichiara di far sussistere si fon<strong>da</strong> sulla prima, che, <strong>da</strong> parte sua, non è mai venuta meno, al<br />

contrario, per Gerusalemme si tratta di qualcosa di nuovo <strong>da</strong>l momento che lei ha rotto la<br />

precedente alleanza.<br />

Può essere utile osservare la differenza rispetto a Ger 31,31-34, unico testo della BH in cui<br />

ricorre l’espressione hv'd"x] tyrIB., e in cui si evidenziano le differenze tra le due alleanze. La scelta<br />

linguistica operata <strong>da</strong>i due autori impone di non omologarne le prospettive, bensì di rispettare il<br />

contributo di ciascuno: se Ger sottolinea la discontinuità rispetto al passato, <strong>Ez</strong> fa risaltare il futuro<br />

illimitato che si apre <strong>da</strong>vanti a Israele.<br />

Qualcosa di nuovo si compie però necessariamente, perché la rottura provocata <strong>da</strong> Gerusalemme<br />

costringe Yhwh a <strong>da</strong>re inizio ad un’alleanza nuova. Il termine impiegato per descrivere tale novità è<br />

~l'A[ («eterna, perenne»). Spesso gli autori affermano che tale alleanza, in quanto eterna, non può<br />

essere infranta. La soluzione, per quanto apparentemente logica, non risulta convincente perché, se<br />

l’alleanza si gioca in un contesto di libertà, esiste sempre per Israele la possibilità di scegliere e,<br />

perciò, anche di sbagliare dolorosamente (cf. Is 24,5). Sembra quindi più coerente, pensare che ci<br />

troviamo di fronte ad una decisione divina che risulterà efficace nella misura dell’altrui adesione.<br />

La dichiarazione che Yhwh fa, sottolinea un elemento precedentemente taciuto e rilancia in un<br />

39 Cfr. la stessa «logica» in Ger 3,6-12.<br />

40 In un certo senso, viene rovesciata la prospettiva presente nel racconto dell’intercessione di Abramo per<br />

Sodoma (Gen 18,22-33): non si tratta infatti di trovare dei «giusti» (almeno uno, dice Ger 5,1) per salvare la<br />

città, ma piuttosto di trovare qualcuno che è più peccatore, così che il confronto obblighi a dichiarare<br />

»giusta» (<strong>Ez</strong> 16 51) la nazione emblematicamente criminale.


40<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

futuro, privo di confini, il suo impegno. L’alleanza, certamente eterna <strong>da</strong> parte di Yhwh, appella alla<br />

libertà d’Israele, perché si realizzi quell’autentica conoscenza di Lui che rende non più desiderabile<br />

il tradimento 41 . Il fatto che il Signore esprima, dopo quanto accaduto, questa nuova decisione di<br />

rinnovare il suo impegno senza porre limiti di tempo, né condizioni, dice la portata della sua<br />

benevolenza e della gratuità.<br />

1. La prima novità di quest’ulteriore alleanza in <strong>Ez</strong> 16,60 consiste dunque nell’essere posta<br />

come eterna, stabile, immutabile, dopo il peccato, dopo aver sperimentato la fragilità di<br />

Israele, dopo aver visto all’opera l’infedeltà della sposa. È nella fiducia accor<strong>da</strong>ta «dopo»<br />

tutto questo, che consiste l’elemento innovativo principale.<br />

2. In secondo luogo, essa stabilisce un nuovo assetto relazionale in cui le sorelle sono<br />

consegnate come figlie, ridonando a Gerusalemme quella maternità che aveva<br />

precedentemente distrutto. Nell’ambito del ricordo delle proprie colpe (v. 61) si trova<br />

l’insorgere di un nuovo sentimento di umiliazione che, ulteriormente evidenzia l’accettazione<br />

delle accuse. La situazione descritta sembra ancora paradossale: di fronte ad un innalzamento<br />

imprevedibile, qual è l’essere resa nuovamente madre, quello che la sposa sperimenta non è<br />

la sensazione di un giusto e meritato trionfo (qui non c’è, infatti, nulla di meritato), bensì la<br />

confusione che deriva <strong>da</strong>ll’essere ricolmati di benefici riconoscendo di non averne diritto,<br />

anzi, di non esserne degni.<br />

3. Infine provoca una nuova e reale conoscenza del Signore, l’attivazione della memoria, un<br />

approfondimento della vergogna già sperimentata e un atteggiamento di silenzio umile e<br />

grato...<br />

È in questo processo di rinnovamento delle facoltà (la nuova memoria), della percezione di se<br />

stessa (nell’umiliazione), delle relazioni umane (madre delle sorelle) e con Yhwh (l’alleanza con)<br />

che scatta anche una nuova conoscenza di Lui. Tutto ciò che è stato fin qui descritto come<br />

benevolenza e gratuità del Signore, mostra la sua intenzionalità: rivelare a Gerusalemme la natura<br />

profon<strong>da</strong> di Yhwh, permetterle di comprendere l’identità di Colui che le sta di fronte, che le parla e<br />

agisce nei suoi riguardi. Ciò che non era stato compreso e sufficientemente valutato, viene<br />

finalmente riconosciuto.<br />

Il tutto si chiude con un esplicito riferimento al perdono: «quando ti avrò purificato <strong>da</strong> tutto ciò<br />

che hai fatto» (v. 63).<br />

Al termine del lungo percorso che <strong>Ez</strong> 16 ci fa compiere, appare dunque che solo il perdono si<br />

rivela in grado di generare il pentimento. La principale difficoltà con cui il Signore deve<br />

confrontarsi sembra essere proprio il creare il terreno su cui «depositare» il suo dono, offrire, in<br />

modo che possa essere accolta in verità, una grazia che Gerusalemme non ha mai doman<strong>da</strong>to.<br />

Il graduale e doloroso processo di guarigione della coscienza permetterà alla sposa di essere<br />

perdonata senza, con questo, inorgoglirsi e la memoria di Lui («ma io ricorderò la mia alleanza con<br />

te») riattiverà anche la memoria di lei, di ciò che il Signore ha fatto fin <strong>da</strong>l primo giorno della sua<br />

esistenza, come padre e come sposo, aprendola alla gratitudine e allo stupore.<br />

Il perdono getta così luce sull’esperienza del castigo: se il castigo, <strong>da</strong> solo, fosse sufficiente a<br />

produrre l’espiazione della colpa, il perdono non sarebbe necessario. Quello che il testo dice è,<br />

invece, che il perdono rimane come atto non dovuto, ma essenziale al ristabilimento della relazione<br />

e che, il castigo deve essere letto come un momento di passaggio (necessario qualora non ci sia<br />

41 <strong>Ez</strong> 16,62 si chiude infatti con la conoscenza del Signore, così come Os 2,21-22.


41<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

cambiamento... altrimenti Gerusalemme non comprenderebbe la gravità dei suoi comportamenti),<br />

ma <strong>da</strong>lla natura certamente ambigua. Esso non può costituire l’ultimo atto dell’intervento divino,<br />

perché non è in grado né di rivelare la natura più profon<strong>da</strong> di Dio, né di rinnovare il rapporto. In<br />

questo senso il perdono è una dimensione previa a qualunque altro intervento, è una decisione a<br />

priori che anima di senso anche il castigo (se Dio non volesse perdonare la sua sposa non entrerebbe<br />

nemmeno in contesa con lei) e, nello stesso tempo, è la dimensione ultima dell’azione divina, che<br />

attende di essere pienamente svelata.<br />

<strong>Ez</strong> 16 ci conduce così a fissare lo sguardo sulla purificazione che il Signore realizza,<br />

riconoscendo che essa si fon<strong>da</strong>, per sua natura, sull’esperienza del male (non c’è purificazione,<br />

perdono, ristabilimento delle sorti senza che vi sia esperienza di peccato); a contemplare l’opera<br />

difficile di Dio che, tramite il suo profeta, «fa’ conoscere a Gerusalemme i suoi abomini», perché,<br />

una volta riconosciuta la propria ingiustizia e sperimentata la forza di un amore che non viene<br />

meno, Gerusalemme (e con lei ogni credente) possa anche conoscere finalmente chi è il Signore.


42<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

EZ 36 E 37 E IL LORO CONTESTO IMMEDIATO<br />

1. Una nuova fase nel ministero del profeta (<strong>da</strong> <strong>Ez</strong> 33)<br />

Nell'ultimo capitolo prima del blocco degli oracoli contro le nazioni (<strong>Ez</strong> 25–32) abbiamo visto<br />

l'annuncio dell'inizio della guerra condotta <strong>da</strong>i Babilonesi contro la città ribelle di Gerusalemme<br />

(24,1-2). Adesso nel primo capitolo dopo gli oracoli contro le nazioni si racconta (33,21-22) come<br />

la notizia della caduta della città sia arrivata, tramite un fuggiasco, ad <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong> fra i deportati in<br />

Babilonia. La bocca del profeta d'ora in poi dovrà proclamare un altro messaggio per la nuova<br />

situazione disperata (agli occhi umani). <strong>Ez</strong> 33 apre questa nuova fase nella profezia.<br />

Nello stesso tempo però il capitolo mantiene molti contatti con la prima parte del libro, così <strong>da</strong><br />

funzionare anche come un capitolo di transizione o di collegamento fra il messaggio di giudizio del<br />

passato e il messaggio di speranza per il dopo-586.<br />

Il capitolo inizia con una presentazione del profeta come sentinella (33,1-9; cf. 3,16-21). Poi<br />

riprende la tematica della responsabilità personale e della necessità di conversione (33,10-20; cf.<br />

14,12-20 e 18). Il motivo del profeta diventato muto riappare in 33,21-22 (cf. 3,26 e 24,15-27).<br />

Infine nell'ultimo versetto del capitolo (33,33) troviamo la frase "sapranno che c'è un profeta in<br />

mezzo a loro" (identica a 2,5). I re<strong>da</strong>ttori chiaramente volevano insistere sul fatto che c'è continuità,<br />

e non una dicotomia assoluta, fra messaggio di giudizio e messaggio di speranza.<br />

Il cap. 33 introduce i lettori anche alla realtà della nuova fase del messaggio di <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>, che<br />

deve rivolgersi a gente che vive nel buio della disperazione, come attesta il triplice lamento dei<br />

deportati nel v. 10:<br />

"Voi dite: 'I nostri delitti e i nostri peccati sono sopra di noi /<br />

e in essi ci consumiamo /<br />

In che modo potremo vivere?'".<br />

Dietro questo triplice lamento ci sono i dubbi dei deportati riguardo alla giustizia di YHWH: "Il<br />

modo di agire di YHWH non è retto" (vv. 17 e 20). Annunciare un messaggio di speranza in queste<br />

circostanze non era facile; costituiva una grande sfi<strong>da</strong> di fede per i destinatari. E nei vv. 30-33 la<br />

voce del Signore anticipa al profeta che molti dei deportati non saranno in grado di rispondere con<br />

fede: "Essi ascoltano le tue parole, ma non le mettono in pratica" (v.32). Si noti anche la descrizione<br />

nei vv. 30-31 e il paragone efficace ma amaro nel v. 32.<br />

2. Strutturazione dei capp. 34-37<br />

Abbiamo già notato la suddivisione della secon<strong>da</strong> parte del libro (capp. 33-48), di cui i capp. 34-<br />

37 costituiscono la prima unità dopo il capitolo introduttivo (33). Si può considerare la seguente<br />

strutturazione, basata principalmente su criteri tematici.<br />

A. Due sottounità che annunciano ciascuna<br />

(a) un giudizio di Dio per eliminare i malvagi, e<br />

(b) un intervento salvifico di Dio in favore di chi gli è fedele


43<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

1. <strong>Ez</strong> 34 (giudizio sui pastori indegni / YHWH stesso agirà come pastore del suo<br />

popolo, suscitando anche un pastore della casa di Davide)<br />

2. <strong>Ez</strong> 35,1–36,15 (giudizio sui Monti di Seir [i.e. Edom] / promesse per i Monti di<br />

Israele)<br />

B. Tre sottounità che annunciano solo interventi salvifici di YHWH sotto vari aspetti<br />

1. <strong>Ez</strong> 36,16-38: purificazione di Israele in termini antropologici (anche nuovo cuore e<br />

nuovo spirito: cf. vv. 26-27), nuova fertilità anche per la terra, e tutto come segno<br />

della santità di YHWH e come testimonianza della sua potenza alle altre nazioni (vv.<br />

20-21; 22-23; 36)<br />

2. <strong>Ez</strong> 37,1-14: visione delle ossa aride<br />

3. <strong>Ez</strong> 37,15-28: azione simbolica che significa l'intenzione di YHWH di riunire le parti<br />

divise del suo popolo intorno al suo santuario in mezzo a loro (il punto culminante<br />

nei vv. 26-28: cf. 48,35)<br />

Nella parte B la visione delle ossa aride sta al centro; la nuova vita che la visione annuncia è il<br />

centro di tutto il messaggio di rinnovamento dei brani prima e dopo, il simbolo centrale di speranza.<br />

Ci sono anche alcuni fatti linguistici che confermano la tesi che i capp. 34-37 formano un’unità<br />

re<strong>da</strong>zionale. Si noti una triplice inclusione fra l'inizio nel cap. 34 e la fine nel cap. 37:<br />

• il motivo del "pastore" (tutto il cap. 34; e poi 37,24)<br />

• il nome di "Davide" (34,23-24; e poi 37,24-25)<br />

• il tema dell’alleanza (34,25 "alleanza di pace"; e poi 37,26 "alleanza di pace, alleanza eterna")<br />

Sembra proprio che i re<strong>da</strong>ttori volessero costruire nei capp. 34-37 una sintesi dei vari motivi e<br />

temi del messaggio di speranza.<br />

EZ 36,16-28: LA NUOVA ALLEANZA COME RI-CREAZIONE<br />

GRANADOS GARCÍA, C., La nueva alianza como recreacíon. Estudio exegético de <strong>Ez</strong> 36,16-28<br />

(AnBib 184; Roma 2010).<br />

1. Delimitazione della pericope e struttura retorica<br />

1.1 Delimitazione<br />

Come abbiamo visto presentando in maniera complessiva la struttura dei capitoli 34-37,<br />

l’oracolo costituito <strong>da</strong> <strong>Ez</strong> 36,16-38 si delimita in maniera piuttosto chiara.<br />

In 36,15, infatti, termina l’oracolo rivolto ai monti d’Israele (si chiude, peraltro, con un doppio<br />

«oracolo del Signore», al v. 14 e al v. 15) e in 37,1 abbiamo un nuovo inizio che indica una visione<br />

(«fu su di me la mano del Signore»).<br />

Il sintagma «casa d’Israele» ricorre all’inizio (v. 17) e alla fine (v. 37) formando un’inclusione.<br />

Così il temine ~d"a' ricorre al v. 17 e ai vv. 37-38. Anche l’espressione «sapranno che io sono il<br />

Signore» (v. 38) è una tipica conclusione degli oracoli in <strong>Ez</strong>.


44<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

1.2 Struttura retorica<br />

Proponiamo una suddivisione in tre parti.<br />

v. 16: introduzione dell’oracolo<br />

17-21: la storia passata > <strong>da</strong>ll’ira alla compassione (vv. 17-19 + 20-21)<br />

22-32: l’azione rinnovatrice del Signore (vv. 22-23 + 24-30 + 31-32)<br />

33-38: ripiantare e rigenerare (vv. 33-36 + 37-38)<br />

2. Lettura esegetica<br />

16 rmoale yl;ae hw"hy>-rb;d> yhiy>w: Mi fu rivolta questa parola del Signore:<br />

17 ~d"a'-!B,<br />

~t'm'd>a;-l[; ~ybiv.yO laer"f.yI tyBe<br />

~t'Alyli[]b;W ~K'r>d:B. Ht'Aa<br />

WaM.j;y>w:<br />

hD"NIh; ta;m.juK.<br />

LA STORIA PASSATA: DALL’IRA ALLA COMPASSIONE<br />

yn"p'l. ~K'r>d: ht'y>h'<br />

18 ~h,yle[] ytim'x] %Pov.a,w"<br />

#rq' ~ve-ta, WlL.x;y>w:<br />

~h,l' rmoa/B,<br />

hL,ae hw"hy>-~[;<br />

Wac'y" Acr>a;meW<br />

21 yvid>q' ~ve-l[; lmox.a,w"<br />

~yIAGB; laer"f.yI tyBe WhWlL.xi rv,a]<br />

s hM'v' WaB'- rv,a]<br />

22 laer"f.yI-tybel. rmoa/ !kel'<br />

hwIhy> yn"doa] rm;a' hKo<br />

laer"f.yI tyBe hf,[o ynIa] ~k,n>[;m;l. al{<br />

yvid>q'-~vel.-~ai yKi<br />

~yIAGB; ~T,l.L;xi rv,a]<br />

"Figlio dell'uomo,<br />

la casa d'Israele, quando abitava la sua terra,<br />

la rese impura con la sua condotta e le sue azioni.<br />

Come l'impurità delle mestruazioni [della mestruante]<br />

è stata la loro condotta <strong>da</strong>vanti a me.<br />

Perciò ho riversato su di loro la mia ira<br />

per il sangue che avevano sparso nel paese<br />

e per gli idoli con i quali l'avevano contaminato.<br />

Li ho dispersi fra le nazioni<br />

e sono stati dispersi in altri territori:<br />

li ho giudicati secondo la loro condotta e le loro<br />

azioni.<br />

Giunsero fra le nazioni dove erano stati spinti<br />

e profanarono il mio nome santo,<br />

perché di loro si diceva:<br />

"Costoro sono il popolo del Signore<br />

e tuttavia sono stati scacciati <strong>da</strong>l suo paese".<br />

Ma io ho avuto riguardo del MIO NOME SANTO,<br />

che la casa d'Israele AVEVA PROFANATO FRA LE<br />

NAZIONI presso le quali era giunta.<br />

L’AZIONE RINNOVATRICE DI YHWH<br />

~v' ~t,aB'-rv,a]<br />

23 lAdG"h; ymiv.-ta, yTiv.D:qiw><br />

~yIAGB; lL'xum.h;<br />

~k'AtB. ~T,l.L;xi rv,a]<br />

Perciò annuncia alla casa d'Israele:<br />

Così dice il Signore Dio:<br />

Io agisco non per riguardo a voi, casa d'Israele,<br />

ma per amore del MIO NOME SANTO,<br />

CHE VOI AVETE PROFANATO FRA LE NAZIONI<br />

presso le quali siete giunti.<br />

Santificherò il mio nome grande,<br />

profanato fra le nazioni,<br />

profanato <strong>da</strong> voi in mezzo a loro.


45<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

hw"hy> ynIa]-yKi ~yIAGh W[d>y"w>;<br />

hwIhy> yn"doa] ~aun><br />

~h,ynEy[el. ~k,b' yvid>Q'hiB.<br />

24 ~yIAGh;-!mi ~k,t.a, yTix.q;l'w><br />

tAcr"a]h'-lK'mi ~k,t.a, yTic.B;qiw><br />

~k,t.m;d>a;-la, ~k,t.a, ytiabehew><br />

25 ~T,r>h;j.W ~yrIAhj. ~yIm; ~k,yle[]<br />

yTiq.r:z"w><br />

~k,yteAam.ju lKomi<br />

~k,t.a, rhej;a] ~k,yleWLGI-lK'miW<br />

26 vd"x' ble ~k,l' yTit;n"w><br />

~k,B.r>qiB. !Tea, hv'd"x] x:Wrw><br />

~k,r>f;B.mi !b,a,h' ble-ta, ytirosih]w:<br />

rf'B' ble ~k,l' yTit;n"w><br />

27 ~k,B.r>qiB. !Tea, yxiWr-ta,w><br />

WkleTe yQ;xuB.-rv,a] tae ytiyfi['w><br />

~t,yfi[]w: Wrm.v.Ti yj;P'v.miW<br />

28 ~k,yteboa]l; yTit;n" rv,a] #r<br />

b['r" ~k,yle[] !Tea,-al{w><br />

30 hdhiw><br />

b['r" tP;r>x, dA[ Wxq.ti al{ rv,a]<br />

![;m;l.<br />

~yIAGB;<br />

31 ~y[ir"h' ~k,yker>D:-ta, ~T,r>k;z>W<br />

~ybiAj-al{ rv,a] ~k,ylel.[;m;W<br />

~k,ynEp.Bi ~t,joqon>W<br />

~k,yteAb[]AT l[;w> ~k,ytenOwO[] l[;<br />

32 hf,[o-ynIa] ~k,n>[;m;l. al{<br />

[d:W"yI hwIhy> yn"doa] ~aun><br />

~k,yker>D:mi Wml.K'hiw> WvAB ~k,l'<br />

laer"f.yI tyBe<br />

33 hwIhy> yn"doa] rm;a' hKo<br />

~k,yteAnwO[] lKomi ~k,t.a,yrIh]j; ~AyB.<br />

~yrI['h,-ta, yTib.v;Ahw><br />

tAbr"x\h, Wnb.nIw><br />

34 dbe['Te hM'v;N>h; #r<br />

hm'm'v. ht'y>h' rv,a] tx;T;<br />

rbeA[-lK' ynEy[el.<br />

Allora le nazioni sapranno che io sono il Signore -<br />

oracolo del Signore Dio -,<br />

quando mostrerò la mia santità in voi <strong>da</strong>vanti ai loro<br />

occhi.<br />

Vi prenderò <strong>da</strong>lle nazioni,<br />

vi radunerò <strong>da</strong> ogni terra<br />

e vi condurrò sul vostro suolo.<br />

Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati;<br />

<strong>da</strong> tutte le vostre impurità<br />

e <strong>da</strong> tutti i vostri idoli io vi purificherò,<br />

vi <strong>da</strong>rò un cuore nuovo,<br />

metterò dentro di voi uno spirito nuovo,<br />

toglierò <strong>da</strong> voi il cuore di pietra<br />

e vi <strong>da</strong>rò un cuore di carne.<br />

Porrò il mio spirito dentro di voi<br />

e vi farò vivere secondo le mie leggi<br />

e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme.<br />

Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri;<br />

voi sarete il mio popolo<br />

e io sarò il vostro Dio.<br />

Vi libererò <strong>da</strong> tutte le vostre impurità:<br />

chiamerò il grano e lo moltiplicherò<br />

e non vi manderò più la carestia.<br />

Moltiplicherò i frutti degli alberi e il prodotto dei<br />

campi, perché non soffriate più la vergogna della fame<br />

fra le nazioni.<br />

Vi ricorderete della vostra cattiva condotta<br />

e delle vostre azioni che non erano buone<br />

e proverete disgusto di voi stessi<br />

per le vostre iniquità e i vostri abomini.<br />

Non per riguardo a voi io agisco -<br />

oracolo del Signore Dio -, sappiatelo bene.<br />

Vergognatevi e arrossite della vostra condotta,<br />

o casa d'Israele.<br />

RIPIANTARE E RIGENERARE<br />

Così dice il Signore Dio:<br />

Quando vi avrò purificati <strong>da</strong> tutte le vostre iniquità,<br />

vi farò riabitare le vostre città<br />

e le vostre rovine saranno ricostruite.<br />

Il paese desolato sarà coltivato,<br />

anziché restare desolato<br />

al cospetto di ogni passante. (IEP)


46<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

35 hM'v;N>h; WzLeh; #rh'<br />

tAsr"h/N tAMv;n>h;w> tAbrEx\h,<br />

~yrI['h,w><br />

Wbv'y" tArWcB.<br />

36 ~k,yteAbybis. Wra]V'yI rv,a] ~yIAGh;<br />

W[d>y"w><br />

hw"hy> ynIa] yKi<br />

tAsr"h/Nh; yTi[.j;n"<br />

ytiyfi['w> yTir>B;DI hw"hy> ynIa]<br />

37 hwIhy> yn"doa] rm;a' hKo<br />

laer"f.yI-tybel. vrED"ai tazO dA[<br />

~h,l' tAf[]l;<br />

~d"a' !aCoK; ~t'ao hB,r>a;<br />

38 ~yvid"q" !acoK.<br />

h'yd una condotta cattiva, un popolo che versa sangue, proprio quando non gli<br />

mancherebbe niente (abitava nella sua terra). Ma rende impuro il paese > il peccato con le sue<br />

dimensioni sociali, territoriali... il male fa male a tutto quello che ci circon<strong>da</strong>, devasta anche la terra.<br />

La mestruante come figura simbolica della morte: perdere sangue, come perdere vita, questo rende<br />

impuri. A livello simbolico l’immagine del sangue continua ad essere ben presente nel v.<br />

successivo.<br />

vv. 18-19 > Dio che riversa la sua ira, perché loro hanno versato sangue > gioco di parole in cui<br />

si utilizza lo stesso verbo (in 2 sensi diversi) > sangue versato e dell’idolatria.<br />

Dio che disperde e giudica secondo le loro azioni > in <strong>Ez</strong> è sempre ben presente la<br />

preoccupazione di dire che tutto ciò che accade ad Israele per volontà del Signore è solo il risultato<br />

delle loro azioni malvagie: lo ripete fino all’ossessione... ma Israele sembra non esserne mai<br />

<strong>da</strong>vvero convinto...<br />

In fondo si descrive una dinamica che è tipica del peccato (anche per noi) > ci allontana <strong>da</strong>lla<br />

nostra terra, ci allontana cioè <strong>da</strong> noi stessi, <strong>da</strong>lla nostra identità più autentica...<br />

v. 20 > la reazione degli altri, di quelli che vedono: "Costoro sono il popolo del Signore e<br />

tuttavia sono stati scacciati <strong>da</strong>l suo paese". Questo, agli occhi delle nazioni, getta discredito sul<br />

nome del Signore che non sarebbe stato abbastanza potente <strong>da</strong> salvare il suo popolo. Nello stesso<br />

tempo dice a noi, al lettore credente, che non ci sono garanzie per nessuno, che non ci sono


47<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

posizioni che ci possano in alcun modo garantire... Il Signore non «guar<strong>da</strong> in faccia», per così dire,<br />

nemmeno al suo popolo, correndo il rischio che il Suo stesso nome sia disprezzato. Dio prende sul<br />

serio le nostre scelte, le rispetta, non schiaccia la nostra libertà, anche quando le nostre scelte sono<br />

di peccato, di male.<br />

Eppure constata che il castigo non è sufficiente, anzi aggrava la situazione. Nel profetismo<br />

questo è un elemento portante: il castigo appare spesse volte assolutamente necessario a svelare il<br />

male nella sua radicalità (per questo Dio sceglie di castigare); nello stesso tempo esso si mostra<br />

come intrinsecamente limitato, non sufficiente a imprimere una svolta nella situazione.<br />

v. 21 > Dio offre un’altra opportunità: «ho avuto riguardo (lett. «compassione») per il mio santo<br />

nome». È solo Dio che può compiere qualcosa di assolutamente nuovo e del tutto gratuito. Vediamo<br />

che Israele qui non chiede niente, non doman<strong>da</strong> perdono, non esprime pentimento...; vediamo anche<br />

il legame che sussiste tra Yhwh e Israele: il male che capita ad Israele profana... il nome di Suo<br />

padre (Granados interpreta tutto il testo alla luce della relazione paterna...)<br />

Che fare di fronte al peccato del proprio figlio? Come agire se l’idolatria e la violenza d’Israele<br />

hanno provocato una depravazione che ha toccato il cosmo?<br />

L’AZIONE RINNOVATRICE DI YHWH<br />

v. 22 > «Ho avuto riguardo... perciò annuncia...». Al profeta è consegnato questo nuovo<br />

annuncio. Yhwh non può far leva su qualche «opera meritoria» d’Israele, non ci sono diritti che<br />

possano essere accampati... ma solo perché il Signore lo ha deciso, per se stesso.<br />

E afferma «io agisco, io opero». Un solo verbo: hf,[o ynIa]. Dio creatore che ricrea.<br />

È interessante notare come, anche quando Dio decide la salvezza, non smette di accusare, non<br />

minimizza la colpa d’Israele ma, al contrario, la mette bene in luce. Eppure, al di là di tutte le<br />

colpe... i vv. 24-30: una serie di azioni <strong>da</strong>vvero straordinaria.<br />

v. 24 > radunati e ricondotti nel proprio paese > dopo la dispersione..<br />

«vi prenderò <strong>da</strong>...» > Israele è nuovamente scelto, eletto (cf. Dt 4,20 e Es 6,7).<br />

Poi purificati (v. 25) > come se Dio rifacesse, al contrario, il cammino che Israele ha fatto con il<br />

suo peccato: dispersi-ricondotti; macchiati-purificati.<br />

Prima l’esterno lavato con l’acqua... poi si passa all’interno.<br />

vv. 26-27 > è a questo punto che scatta la novità più profon<strong>da</strong> > Israele fatto nuovo!!! un cuore<br />

nuovo e uno spirito nuovo... cioè un DNA nuovo!!! (chiari i contatti tematici con Ger 31 di cui<br />

abbiamo già parlato).<br />

- il contesto è quello dell’alleanza, di un nuova alleanza<br />

- e tale alleanza consiste nell’intervento rinnovatore di Yhwh<br />

Il testo è organizzato in modo molto preciso, con corrispondenze esplicite nel lessico (che<br />

purtroppo si perdono nella traduzione): «toglierò il cuore di pietra <strong>da</strong>lla vostra carne e vi <strong>da</strong>rò un<br />

cuore di carne» > <strong>da</strong> pietra a carne! già solo la consistenza dei materiali, la morbidezza o meno...<br />

dice tutto! Quello di cui il Signore si era continuamente lamentato era proprio la durezza del cuore<br />

del suo popolo! ... la pietra è immobile, non batte; non si scal<strong>da</strong>, è impermeabile....<br />

E poi si evidenzia un’incompatibilità.... che ci fa un pezzo di pietra nel petto dell’uomo che è di<br />

carne? > carne va con carne!<br />

Il cuore di pietra viene dunque estirpato, tolto (solo in <strong>Ez</strong> si trova questa metafora).<br />

[cf. Dt 30,6 > la circoncisione del cuore] e, al suo posto, viene messo un cuore di carne.


48<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

Non solo: lo spirito che viene <strong>da</strong>to è quello stesso di Dio! «il mio spirito» ... quello che appunto<br />

permette di osservare le leggi e i precetti. Secondo Zimmerli qui si va anche oltre Ger 31,31 perché<br />

il fatto che venga donato all’uomo lo Spirito di Dio, permette a Dio di prendere parte alla nuova<br />

obbedienza dell’uomo. Yhwh per rendere l’uomo obbediente, si fa presente dentro l’uomo con il<br />

suo Spirito.<br />

v. 28 > abitare la terra... la propria... la condizione perché ciò possa accadere è, evidentemente,<br />

quanto detto al v. 27, ovvero che si attivi una nuova obbedienza delle norme e dei precetti. Il che,<br />

retrospettivamente, dice ancora una volta il motivo per cui Israele è stato cacciato <strong>da</strong>lla sua terra<br />

(non ha obbedito ai comandi).<br />

v. 29 > una terra che adesso produce frutti abbon<strong>da</strong>ntissimi... quando Israele è con Dio finisce la<br />

carestia... anche la terra ne gioisce!<br />

Molto interessante l’immagine utilizzata: Dio che fa venire il grano... chiamandolo. Evidenti i<br />

contatti con il racconto della creazione in cui tutto viene alla luce per opera di una parola che fa<br />

essere le cose. Al v. 30 si usa il termine «moltiplicare» (#[eh' yrIP.-ta, ytiyBer>hiw>), anch’esso tipico del<br />

racconto della creazione (Gen 1,22.28) e dei racconti delle origini (8,17; 9,1.7).<br />

Si parla inoltre di una vergogna che non fa bene, che il Signore vuole togliere > quella della fame<br />

tra le nazioni.<br />

vv. 31-32 > si tratta invece di una vergogna necessaria... È quella che, ancora una volta (come in<br />

<strong>Ez</strong> 16) nasce <strong>da</strong> una memoria finalmente risanata, una memoria che riconosce la gravità delle<br />

proprie azioni e, per questo, prova un sano disgusto ...<br />

Il v. 32 coman<strong>da</strong> due volte di vergognarsi... dopo che tutto è stato rimesso a posto? sì, perché<br />

Israele possa rimanere nella verità di se stesso e nella gratitudine al suo Dio.<br />

RIPIANTARE E RIGENERARE<br />

Le ultime azioni del Signore spostano l’attenzione <strong>da</strong> Israele come popolo a Israele come paese:<br />

- città riedificate<br />

- frutti abbon<strong>da</strong>nti... come il giardino dell’Eden<br />

Quest’opera di ricostruzione, compiuta <strong>da</strong>l Signore, porterà anche le nazioni vicine a conoscere il<br />

Signore.<br />

Infine, il Signore permette ancora a Israele di pregarlo, di supplicarlo... la preghiera torna ad<br />

essere accettata perché adesso sgorga <strong>da</strong> un cuore di carne.<br />

Si torna, quindi, al popolo stesso che viene moltiplicato (come un gregge numeroso), ma in<br />

relazione a Gerusalemme come città in cui abita e, come ultimo elemento, compare, anche per gli<br />

uomini che abitano in Gerusalemme, la conoscenza del Signore.


49<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

EZ 37,1-14: NUOVA V<strong>ITA</strong> PER LE OSSA ARIDE<br />

1. Lettura del racconto della visione delle ossa aride (37,1-14)<br />

Dopo un accenno al problema di fondo, vedremo prima alcuni aspetti del racconto della visione<br />

stessa nei vv. 1-10 e poi i vv. <strong>11</strong>-14 che interpretano la visione. [racconto/immagini + spiegazione<br />

come in <strong>Ez</strong> 17 e 21]<br />

LA VISIONE DELLE OSSA (VV. 1-10)<br />

INTRODUZIONE<br />

[1] hw"hy>-dy: yl;[' ht'y>h' La mano del Signore fu sopra di me<br />

hw"hy> x:Wrb. ynIaEciAYw: e il Signore mi portò fuori in spirito<br />

h['q.Bih; %AtB. ynIxEynIy>w: e mi depose nella pianura<br />

tAmc'[] ha'lem. ayhiw> che era piena di ossa;<br />

[2] bybis' bybis' ~h,yle[] ynIr:ybi[/h,w> mi fece passare accanto ad esse <strong>da</strong> ogni parte.<br />

h['q.Bih; ynEP.-l[; <strong>da</strong>om. tABr: hNEhiw> Vidi che erano in grandissima quantità nella distesa della<br />

valle<br />

<strong>da</strong>om. tAvbey> hNEhiw> e tutte inaridite.<br />

PRIMO MOMENTO DELLA VISIONE<br />

[3] yl;ae rm,aYOw:<br />

Mi disse:<br />

«Figlio dell'uomo, potranno queste ossa rivivere?».<br />

hL,aeh' tAmc'[]h' hn"yy<br />

«Profetizza su queste ossa<br />

e annuncia loro:<br />

hw"hy>-rb;D> W[m.vi tAvbey>h; tAmc'[]h' Ossa inaridite, udite la parola del Signore.<br />

[5] hL,aeh' tAmc'[]l' hwIhy> yn"doa] rm;a'<br />

hKo<br />

Così dice il Signore Dio a queste ossa:<br />

x:Wr ~k,b' aybime ynIa] hNEhi Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito<br />

~t,yyIx.wI e rivivrete.<br />

[6] ~ydIGI ~k,yle[] yTit;n"w> Metterò su di voi i nervi<br />

rf'B' ~k,yle[] ytile[]h;w> e farò crescere su di voi la carne,<br />

rA[ ~k,yle[] yTim.r:q'w> su di voi stenderò la pelle<br />

x:Wr ~k,b' yTit;n"w> e infonderò in voi lo spirito<br />

~t,yyIx.wI e rivivrete:<br />

hw"hy> ynIa]-yKi ~T,[.d:ywI Saprete che io sono il Signore».<br />

[7] ytiyWEcu rv,a]K; ytiaBenIw> Io profetizzai come mi era stato ordinato;<br />

>yaib.N"hiK. lAq-yhiy>w: mentre io profetizzavo, sentii un rumore<br />

v[;r:-hNEhiw> e vidi un movimento (fra le ossa,)<br />

tAmc'[] Wbr>q.Tiw: che si accostavano l'uno all'altro,<br />

ciascuno al suo corrispondente.<br />

Amc.[;-la, ~c,[,<br />

[8] ytiyair"w> Guar<strong>da</strong>i<br />

~ydIGI ~h,yle[]-hNEhiw> ed ecco apparire sopra di esse i nervi;


50<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

hl'[' rf'b'W la carne cresceva<br />

hl'[.m'l.mi rA[ ~h,yle[] ~r:q.YIw: e la pelle le ricopriva,<br />

~h,B' !yae x:Wrw> ma non c'era spirito in loro.<br />

SECONDO MOMENTO DELLA VISIONE<br />

[9] x:Wrh'-la, abeN"hi yl;ae rm,aYOw: Egli aggiunse: «Profetizza allo spirito,<br />

x:Wrh'-la, T'r>m;a'w> ~d"a'-!b, abeN"hi profetizza figlio dell'uomo, e annuncia allo spirito:<br />

hwIhy> yn"doa] rm:a'-hKo “Così dice il Signore Dio:<br />

x:Wrh' yaiBo tAxWr [B;r>a;me Spirito, vieni <strong>da</strong>i quattro venti<br />

hL,aeh' ~ygIWrh]B; yxip.W e soffia su questi morti,<br />

Wyx.yIw> perché rivivano».<br />

[10] ynIW"ci rv,a]K; ytiaBeN:hiw> Io profetizzai come mi aveva coman<strong>da</strong>to<br />

x:Wrh' ~h,b' aAbT'w: e lo spirito entrò in essi<br />

Wyx.YIw: e ritornarono in vita<br />

~h,yleg>r:-l[; Wdm.[;Y:w: e si alzarono in piedi;<br />

s <strong>da</strong>om.-<strong>da</strong>om. lAdG" lyIx: erano un esercito grande, sterminato.<br />

[<strong>11</strong>] ~d"a'-!B, yl;ae rm,aYOw:<br />

hM'he laer"f.yI tyBe-lK' hL,aeh'<br />

INTERPRETAZIONE DELLA VISIONE (VV. <strong>11</strong>-14)<br />

tAmc'[]h'<br />

Mi disse: «Figlio dell'uomo,<br />

queste ossa sono tutta la gente d'Israele.<br />

~yrIm.ao hNEhi Ecco, essi vanno dicendo:<br />

WnyteAmc.[; Wvb.y" Le nostre ossa sono inaridite,<br />

Wntew"q.ti hd"b.a'w> la nostra speranza è svanita,<br />

Wnl' Wnr.z:g>nI noi siamo perduti.<br />

[12] ~h,ylea] T'r>m;a'w> abeN"hi !kel' Perciò profetizza e annunzia loro:<br />

hwIhy> yn"doa] rm;a'-hKo Così dice il Signore Dio:<br />

~k,yteArb.qi-ta, x:tepo ynIa] hNEhi Ecco, io apro i vostri sepolcri,<br />

yMi[; ~k,yteArb.Qimi ~k,t.a, ytiyle[]h;w> vi risuscito <strong>da</strong>lle vostre tombe, o popolo mio,<br />

s laer"f.yI tm;d>a;-la, ~k,t.a,<br />

ytiabehew><br />

e vi riconduco nel paese d'Israele.<br />

[13] hw"hy> ynIa]-yKi ~T,[.d:ywI Riconoscerete che io sono il Signore,<br />

~k,yteArb.qi-ta, yxit.piB. quando aprirò le vostre tombe<br />

yMi[; ~k,yteArb.Qimi ~k,t.a, ytiAl[]h;b.W e vi risusciterò <strong>da</strong>i vostri sepolcri, o popolo mio.<br />

[14] ~k,b' yxiWr yTit;n"w> Farò entrare in voi il mio spirito<br />

~t,yyIx.wI e rivivrete;<br />

~k,t.m;d>a;-l[; ~k,t.a, yTix.N:hiw> vi farò riposare nel vostro paese;<br />

hw"hy> ynIa]-yKi ~T,[.d:ywI saprete che io sono il Signore.<br />

ytiyfi['w> yTir>B:DI L'ho detto e lo farò».<br />

p hw"hy>-~aun> Oracolo del Signore Dio.<br />

2. Il problema di fondo (v. <strong>11</strong>)<br />

La disperazione dei deportati, già descritta nel cap. 33, costituisce il problema di fondo al quale<br />

la visione delle ossa aride vuole offrire una risposta. Infatti, 37,<strong>11</strong> presenta di nuovo un triplice<br />

lamento del popolo (come in 33,10): "Le nostre ossa sono inaridite / la nostra speranza è svanita, /<br />

noi siamo perduti". Qui si parla delle "ossa" in senso metonimico (parte per il tutto) per indicare


51<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

tutto l'essere di chi parla. Tale metonimia viene concretizzata nel racconto della visione delle ossa.<br />

È dunque a partire <strong>da</strong>l detto popolare che tutta la visione dev’essere compresa.<br />

Secondo Zimmerli, proprio perché la situazione descritta non è affatto positiva, siamo ancora nel<br />

periodo dell’esilio.<br />

3. La visione delle ossa (vv. 1-10)<br />

Il racconto della visione è composto <strong>da</strong> tre parti: un'introduzione (vv. 1-2); poi l'azione della<br />

visione, primo momento (vv. 3-8); e l'azione della visione, secondo momento (vv. 9-10). I due<br />

momenti dello svolgimento sono composti ciascuno <strong>da</strong> una parola di YHWH e <strong>da</strong>gli effetti di<br />

questa parola sulle ossa.<br />

3.1 Introduzione (vv. 1-2)<br />

Nel v. 1 manca la <strong>da</strong>tazione precisa che troviamo all'inizio degli altri racconti di visione. Qui il<br />

racconto inizia con la frase caratteristica "La mano del Signore fu sopra di me" (v. 1a: cf. 1,3 e 8,1).<br />

Entrato in stato visionario <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong> viene trasportato "in spirito" in "una pianura" (1c: questa valle<br />

non è localizzata qui, cf. comunque 3,22-23 e 8,4). La menzione qui di "spirito" (x;Wr ûa ) è la<br />

prima delle dieci ricorrenze del vocabolo in <strong>Ez</strong> 37,1-14: le traduzioni sono necessariamente varie in<br />

quanto il termine ebraico ha una molteplicità di sensi: vento, soffio, spirito.<br />

Il v. 2 descrive con grande efficacia ciò che <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong> vede nella visione: un panorama orrendo<br />

di ossa sparse sulla superficie della valle, ossa aride. È una valle di morte – vasta, bianca e<br />

silenziosa.<br />

3.2 L'azione della visione, primo momento (vv. 3-8)<br />

Il testo passa <strong>da</strong>lla descrizione all'azione con la doman<strong>da</strong> rivolta <strong>da</strong>l Signore ad <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong> nel v.<br />

3: una doman<strong>da</strong> di tipo retorico, in quanto le ossa sono morte, inaridite <strong>da</strong> tempo e la risposta non<br />

poteva essere che negativa. Invece <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong> risponde in modo vago, lasciando aperta una<br />

possibilità per la potenza divina, forse a motivo di certi precedenti del passato (1 Re 17,17-24; 2 Re<br />

4,31-37).<br />

In seguito (vv. 5-6) <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong> riceve l'ordine di profetizzare alle ossa annunciando che<br />

torneranno in vita per la potenza divina. Notiamo lo schema A – B – A′ (5 [spirito, rivivere] – tre<br />

azioni in 6a [nervi, carne, pelle] – 6b [spirito, rivivere]). Qui "spirito" significa il principio di vita<br />

umana, non lo spirito divino. Notiamo anche il ruolo di grande attività e importanza che, in questo<br />

testo, gioca il profeta: senza di lui nulla si realizza...<br />

L'esecuzione del comando viene raccontato nei vv. 7-8, ma sorprendentemente si tratta di<br />

un'esecuzione incompleta. Con rumore le ossa si ricompongono in forma umana, ritornano poi<br />

nervi, carne e pelle, ma manca lo spirito, principio di vita.<br />

3.3 L'azione della visione, secondo momento (vv. 9-10)<br />

C'è bisogno di un secondo comando di YHWH (v. 9) specificamente indirizzato allo spirito di<br />

vita. <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong> obbedisce al comando (v. 10), lo spirito di vita entra nei ca<strong>da</strong>veri (9e) che tornano in<br />

vita e si alzano in piedi, "un esercito grande, sterminato" (10e). Questi due stadi (elementi materiali


52<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

e poi spirito di vita) fanno pensare a Gen 2,7: "Jahve Dio plasmò l'uomo con la polvere del suolo<br />

[l'elemento materiale] e soffiò nelle sue narici un alito di vita; così l'uomo divenne un essere<br />

vivente," Anche se il testo citato della Gen non si serve della parola "spirito" (x;Wr ûa ), sembra<br />

comunque possibile sentire in <strong>Ez</strong> 37,5-10 il motivo di una nuova creazione. L'essenziale in ogni<br />

caso è il passaggio <strong>da</strong>lla morte alla vita.<br />

3. L'interpretazione della visione (vv. <strong>11</strong>-14)<br />

Il simbolismo della visione viene spiegato in due parti: primo per il profeta stesso (v. <strong>11</strong>) e poi<br />

per tutto il popolo di Israele (vv. 12-14). Allo stesso tempo la doppia interpretazione costituisce un<br />

esempio del genere "disputa profetica", in quanto troviamo la citazione di un'affermazione del<br />

popolo (v. <strong>11</strong>) e poi la confutazione di questa <strong>da</strong> parte di Dio (vv. 12-14).<br />

Nelle parole rivolte direttamente al profeta (<strong>11</strong>: "figlio dell'uomo" come al solito in <strong>Ez</strong>) viene<br />

detto con tutta chiarezza che la visione riguar<strong>da</strong> "tutta la gente d'Israele", quelli che esprimono il<br />

triplice lamento del v. <strong>11</strong>. Non si tratta di una questione di risurrezione di individui ma di un ritorno<br />

alla vita di un popolo "morto" dopo la catastrofe del 586. Il discorso è metaforico e riguar<strong>da</strong> la<br />

collettività. Ciò non esclude che in tempi posteriori il testo abbia potuto essere riletto nel senso di<br />

risurrezione corporale di individui.<br />

Seguono nei vv. 12-14 le parole che <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong> deve rivolgere al popolo. Primo, vengono<br />

annunciate tre azioni di YHWH (v. 12), quasi come risposta al triplice lamento del popolo nel v. <strong>11</strong>.<br />

Notiamo il doppio riferimento a "sepolcri" e "tombe", non menzionati nel racconto della visione. Il<br />

verbo tradotto "vi risuscito" <strong>da</strong>lla versione CEI è letteralmente "vi farò risalire/uscire" (הלע Hif), un<br />

verbo tipico delle tradizioni dell'Esodo <strong>da</strong>ll'Egitto ("vi farò salire <strong>da</strong>l paese d'Egitto"). Ciò fa<br />

pensare al motivo di "Nuovo Esodo" qui in <strong>Ez</strong> 37.<br />

Al v. 13 ricorre la "formula di riconoscimento" (cf. vv. 6.14), tipica del linguaggio del libro. Nel<br />

v. 14 c'è <strong>da</strong> notare una novità nel brano; per la prima volta qui si parla dello spirito divino (14 "il<br />

mio spirito"). I due verbi in 14 ("L'ho detto e lo farò") potrebbero far pensare al primo capitolo della<br />

Genesi ("Dio disse ... Dio fece ...": con verbi diversi però); anche qui (come nei vv. 5-10 sopra) c'è<br />

forse un suggerimento del motivo di "nuova creazione". Comunque i diversi motivi che esprimono<br />

il rinnovamento del popolo nei vv. <strong>11</strong>-14 possono essere paragonati con quelli visti in <strong>Ez</strong> 36,25-28<br />

e anche in Ger 31,31-34.<br />

Genesi del testo (la questione diacronica)<br />

2.1 Indizi nel testo<br />

(1) Il problema classico qui riguar<strong>da</strong> il riferimento a "sepolcri" e "tombe" nell'interpretazione della<br />

visione (12c-d, 13b-c) e la tensione che questo sembra creare con la descrizione nella visione<br />

stessa, dove le ossa si trovano sulla superficie della valle e non sepolte in tombe.<br />

(2) Alcuni studiosi recenti hanno visto delle tensioni anche all'interno del racconto della visione nei<br />

vv. 1-10, soprattutto la sorprendente ripetizione del comando di Dio nel v. 9 di cui non c'era nessun<br />

preavviso nei vv. 5-6.


53<br />

<strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>: corso sul profetismo biblico <strong>2013</strong> - appunti - Esegesi di testi scelti<br />

2.2 Valutazioni degli indizi<br />

(1) Basandosi sul primo indizio alcuni studiosi hanno proposto che l'interpretazione della visione nei<br />

vv. <strong>11</strong>-14 fosse originariamente più breve senza il riferimento a "sepolcri" e a "tombe", cioè<br />

consistesse nei vv. <strong>11</strong>, 12a-b, 14. In un secondo momento l'interpretazione è stata ampliata con<br />

l'aggiunta di 12c-e + 13, forse per sottolineare il motivo di nuovo esodo o (secondo qualcuno) forse<br />

anche per accennare alla nuova dottrina di risurrezione individuale.<br />

(2) Per quanto riguar<strong>da</strong> il racconto della visione nei vv. 1-10, Bartelmus e alcuni altri studiosi<br />

recenti sono arrivati alla conclusione che i versetti 7a, 8e, 9a-f, 10a sono stati aggiunti molto più<br />

tardi al testo originale di <strong><strong>Ez</strong>echiele</strong>. Ciò accadde, secondo Bartelmus, nel secondo secolo a.Cr. al<br />

tempo dei Maccabei quando c'era già in alcuni circoli una fede nella risurrezione dei morti. Il<br />

re<strong>da</strong>ttore ha così voluto "aggiornare" la visione con un riferimento a queste nuove idee in un tempo<br />

di gravissima crisi per il popolo d'Israele.<br />

Se venisse accettata questa tesi di una rilettura tardiva del testo per introdurvi, in un modo o<br />

nell'altro, un riferimento alla dottrina di una risurrezione individuale, allora ci sarebbe una base già<br />

nel testo biblico per l'interpretazione posteriore (in tempi post-biblici) che volentieri leggeva qui un<br />

riferimento alla risurrezione individuale (sia <strong>da</strong> parte della tradizione giu<strong>da</strong>ica che <strong>da</strong> parte di diversi<br />

Padri della Chiesa).

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