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Dove non suoanano più i fucili - Europuglia

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due settimane, accontentandosi di dormire nei sacchi a pelo nelle scuole. I<strong>non</strong>dano<br />

la città di stimoli nuovi, di colori diversi. Il prossimo anno sarà il decimo eppure il pubblico<br />

locale è ancora latitante…”.<br />

In effetti, c’è di che aver paura ad addentrarsi in questa selva di erbacce e cemento<br />

armato cadente in cui è momentaneamente ospitato il centro Abraseviç. In città era<br />

comunemente noto come il posto dove i tossici si vanno a fare. Ma con l’arrivo dell’uragano<br />

Abraseviç la canzone è cambiata. Andiamo a visitare il Centro insieme a<br />

Nedim. Si tratta di un pallone tensostatico montato al centro di uno stadio in costruzione<br />

poi abbandonato in seguito alla guerra. All’interno trova ospitalità una lunga<br />

teoria di container ciascuno dei quali è affidato a un’associazione diversa che riunisce<br />

ragazzi e ragazze di almeno cinque paesi diversi. Le francesi del Mladi Most Film<br />

Club ci spiegano che, grazie alle munificenze internazionali, son riusciti a comprare<br />

un proiettore professionale e a montarlo su un furgone che gira per i paesi<br />

dell’Erzegovina per portare il Cinema nei centri <strong>più</strong> sperduti. Inoltre organizzano<br />

retrospettive e producono corti grazie anche alle <strong>più</strong> sofisticate tecnologie multimediali<br />

che, lo vediamo, per queste ragazze <strong>non</strong> hanno segreti.<br />

Nedim incalza: “Ti sembra tutto bello, ma <strong>non</strong> hai idea di che fatica tenere in piedi<br />

questa struttura. Ci trasferiremo presto in un bellissimo centro che stiamo ristrutturando<br />

con le nostre mani, ma è il solito trucchetto. Il Comune ci regala questo spazio<br />

ma mancano le concessioni edilizie, manca il certificato di proprietà, una vera<br />

patata bollente. Quando abbiamo messo sul tavolo dei politici diecimila firme perché<br />

ci dessero la possibilità di smentire una volta per tutte che si fa cultura e <strong>non</strong> abbiamo<br />

tempo neppure per pensare alle droghe e ai tossici -che pure ospitiamo durante<br />

le manifestazioni come farebbe chiunque dotato di umanità- loro, i politici, son rimasti<br />

senza parole, <strong>non</strong> avevano proprio argomenti per controbattere”.<br />

Il flusso comunicativo di Nedim è inarrestabile come inarrestabile è la sequela di<br />

eventi grandi e piccoli che si producono fra l’Istituto Alternativo e Abraseviç. In<br />

novembre organizzano un festival itinerante per l’Europa, e sono partner giovani<br />

della Biennale organizzata dall’ARCI che vede nel torinese Alessandro Stillo l’infati-<br />

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cabile tessitore dei contatti che ogni due anni portano a quest’evento ormai tradizionale.<br />

L’altro partner bosniaco è a Sarajevo e risponde al nome di Mr. Ibrahim Spahic,<br />

“l’imperatore”, come lo chiama affettuosamente Nedim. “Lui ha le mani in pasta dappertutto.<br />

Dal Winter Festival al Sarajevo Film Festival al MESS: le tre <strong>più</strong> grosse<br />

manifestazioni del Paese <strong>non</strong>ché quelle che assorbono l’intero budget del Ministero<br />

della Cultura. Certo, se <strong>non</strong> ci fosse lui, tutta la Bosnia sarebbe <strong>più</strong> povera. Tuttavia<br />

questi grossi eventi servono solo da spot pubblicitario internazionale. A chi sono<br />

rivolte? A chi si può permettere gli spettacoli, cioè pochissimi. L’impatto di queste<br />

manifestazioni sulla città è bassissimo, <strong>non</strong> servono a stimolare la gente qualunque,<br />

farla crescere. Con il mio gruppo abbiamo partecipato l’anno scorso al Winter<br />

Festival. Hanno voluto che arrivassimo in teatro a bordo di una Mercedes e la nostra<br />

passerella si svolse su un tappeto rosso, per <strong>non</strong> parlare del lusso dell’hotel. Con i<br />

soldi statali puoi fare tutti i cocktail party che ti pare. Andare a Cannes e affittare la<br />

<strong>più</strong> bella sala e invitare le televisioni e una star holliwoodiana. Ma tutta questa paccottiglia<br />

resta solo pubblicità, un modo per dire al mondo occidentale: possiamo fare<br />

le stesse cose che fate voi, siamo cresciuti, dateci spazio”.<br />

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