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Maggio - Giugno - Comune di SAN MICHELE SALENTINO

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4 <strong>Maggio</strong> - <strong>Giugno</strong> 2011<br />

Il teatro<br />

delle<br />

marionette<br />

Racconto in forma <strong>di</strong> poesia<br />

<strong>di</strong> Vincenzo PALMI<strong>SAN</strong>O<br />

Il ban<strong>di</strong>tore Eutimio lo gridò e lo ripetè<br />

sul tamburo a tutti gli angoli,<br />

la notizia volò, fece il giro del paese<br />

e tutti in un baleno lo seppero.<br />

La sera, accompagnati da Teresa,<br />

percorremmo il“corso”, svoltammo in via IV novembre,<br />

la via <strong>di</strong> zia Fissa,<br />

e dopo pochi passi varcammo la soglia <strong>di</strong> uno<br />

dei primi portoni sulla destra.<br />

Il biglietto costava poche lire. Teresa pagò e subito<br />

ci trovammo nella penombra <strong>di</strong> una rimessa<br />

in fondo alla quale era stato innalzato<br />

un palcoscenico.<br />

Panche e se<strong>di</strong>e erano già quasi tutte occupate.<br />

Le panche, più alte, <strong>di</strong>etro verso l’ingresso<br />

e le se<strong>di</strong>e, a scalare, avanti fin sotto il proscenio.<br />

C’era frenetica animazione, l’animazione che precede<br />

un avvenimento insolito, mai visto.<br />

La sala risuonava come la chioma fronzuta <strong>di</strong> un albero<br />

dopo il tramonto, fitta <strong>di</strong> voli e <strong>di</strong> voci,<br />

ultimo sicuro approdo prima del sonno.<br />

Intanto l’attesa durava, durava…<br />

Il pubblico friggeva <strong>di</strong> impazienza. Non voleva<br />

più aspettare. Alcuni protestavano fischiando.<br />

Si vedevano i più piccoli mareggiare tra le se<strong>di</strong>e.<br />

Ma un buio improvviso congelò parole e gesti,<br />

aprì il sipario e nella quiete ansiosa una luce violenta<br />

illuminò il palco.<br />

Vi irruppero dai lati, come venuti da un pianeta sconosciuto,<br />

due esseri strani: imponenti, protervi, mai da nessuno<br />

incontrati.<br />

Sembravano uomini ma non lo erano. Avevano ossa <strong>di</strong> ferro,<br />

muscoli <strong>di</strong> legno. Indossavano gambali, corazza, scudo<br />

ed elmo <strong>di</strong> lamiera e saettavano intorno lampi abbaglianti.<br />

Da fermi parevano anchilosati, impacciati,<br />

ma quando si muovevano sferragliavano lievi, quasi danzando,<br />

incutendo stupore, tremore, terrore.<br />

Parlavano e la loro voce, muta sulle labbra sigillate,<br />

pioveva dall’alto, cadeva dal cielo.<br />

I nervi, allo scoperto, erano sottili, quasi invisibili<br />

fili <strong>di</strong> ferro, che collegando pie<strong>di</strong>, mani e testa,<br />

rendevano i movimenti ora lenti ora solenni ora guizzanti<br />

e nervosi.<br />

Roteavano spade lucenti e con queste, dopo<br />

alcuni minuti, lanciandosi come frecce aspre parole,<br />

cominciarono a duellare con tanto accanimento<br />

che alla fine uno dei due stramazzò sulle tavole del palco<br />

mordendo la polvere.<br />

L’ultimo atto fu qualcosa<br />

che non ho mai <strong>di</strong>menticato.<br />

Apparve sulla scena, e ne occupò la parte centrale,<br />

un prigioniero condannato a morte.<br />

Era legato mani e pie<strong>di</strong> a due focosi<br />

e scalpitanti cavalli - uno a destra, l’altro a sinistra -<br />

che, tirando in <strong>di</strong>rezioni opposte, tentavano<br />

<strong>di</strong> squartarlo e <strong>di</strong>viderlo a metà.<br />

Due palafrenieri frustavano i cavalli e li incitavano<br />

ad intensificare gli sforzi,<br />

mentre le grida del condannato salivano al cielo.<br />

Il pubblico in sala o ammutoliva sgomento<br />

o spronava i due aguzzini ad incrudelire<br />

senza pietà.<br />

Quando le spasmo<strong>di</strong>che esplosioni <strong>di</strong> strazio del condannato,<br />

vibrando come corde <strong>di</strong> chitarre impazzite,<br />

raggiunsero l’acme e all’improvviso si spezzarono<br />

e si spensero, il suo corpo spaccandosi si <strong>di</strong>vise in due<br />

parti, liberando da una sacca nascosta un fiume <strong>di</strong> sangue<br />

che allagò tutto il palco.<br />

Per la prima volta la finzione del teatro<br />

mi spalancò le porte <strong>di</strong> un mondo nuovo e sconosciuto.<br />

Tutto era finto - lo capivo benissimo- ma tutto era<br />

al tempo stesso più vero del reale.<br />

Più tar<strong>di</strong>, innumerevoli anni dopo,<br />

sedendo in cattedra e aprendo La chanson de Roland<br />

per leggere il tra<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Gano <strong>di</strong> Maganza<br />

per commentare la morte <strong>di</strong> Rolando<br />

e per drammatizzare la vendetta <strong>di</strong> Carlo Magno,<br />

sempre ho rivisto, con la stessa sbalor<strong>di</strong>ta<br />

e tesa emozione della mia infanzia,<br />

la scena dello squartamento del tra<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> Roncisvalle<br />

nel teatro delle marionette a San Michele<br />

durante la guerra.

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