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Luigi Gatta. La Chiesa Abbaziale Santa Maria della Luce in Mattinata

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Antonio <strong>La</strong>t<strong>in</strong>o<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Gatta</strong>. <strong>La</strong> <strong>Chiesa</strong> <strong>Abbaziale</strong><br />

<strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Luce</strong> <strong>in</strong> Matt<strong>in</strong>ata<br />

di Antonio <strong>La</strong>t<strong>in</strong>o<br />

L’amico <strong>Luigi</strong> <strong>Gatta</strong> mi ha voluto riservare il compito di presentare uffi cialmente<br />

la sua più recente fatica editoriale dedicata alla <strong>Chiesa</strong> <strong>Abbaziale</strong> di <strong>Santa</strong><br />

<strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Luce</strong> <strong>in</strong> Matt<strong>in</strong>ata. L’onore accordatomi mi ha da subito entusiasmato<br />

per tutta una serie di motivi che <strong>in</strong> breve riassumo.<br />

In primo luogo la lunga amicizia con <strong>Luigi</strong> dai tempi <strong>in</strong> cui lui, giovane<br />

dirigente <strong>della</strong> GIAC, gioventù maschile di Azione Cattolica, <strong>in</strong>segnava a me ed<br />

ad altri bamb<strong>in</strong>i a giocare a calcio balilla nella sede di via Tor di Lupo. Qualche<br />

anno dopo lo ritrovai nella sede scout ASCI di via Amicarelli, dove fu anche tra gli<br />

animatori dell’Associazione culturale Mart<strong>in</strong> Luter K<strong>in</strong>g.<br />

A partire dal suo rientro a Matt<strong>in</strong>ata dalla Lombardia, sul fi nire degli anni<br />

settanta, condivisi con lui la passione per la ricerca storica relativa al nostro territorio<br />

che nel frattempo avevamo com<strong>in</strong>ciato a coltivare e <strong>in</strong>sieme collaborammo a quel<br />

cenacolo di studiosi montanari che si riuniva <strong>in</strong>torno alla rivista Garganostudi:<br />

un’esperienza unica ed irripetibile che ebbe, tra gli altri <strong>in</strong> Michele d’Arienzo un<br />

<strong>in</strong>faticabile animatore.<br />

Ho seguito passo dopo passo le vicende editoriali che lo hanno proposto<br />

all’attenzione di una platea culturale sovra comunale, rileggendo <strong>in</strong>sieme a lui le<br />

bozze che di volta <strong>in</strong> volta sottoponeva alla mia attenzione, non disdegnando mai<br />

consigli, suggerimenti, appunti di notizie da me annotate, tanto che <strong>in</strong> occasione<br />

<strong>della</strong> pubblicazione del primo tomo <strong>della</strong> sua storia di Matt<strong>in</strong>ata volle che gli<br />

scrivessi due racconti riportati <strong>in</strong> appendice.<br />

Ricordo che mi disse: voglio che tu scriva per me due storie matt<strong>in</strong>atesi come<br />

quelle che il dottor Francesco de Vita (cicciotte) scrisse per don Salvatore Prencipe<br />

<strong>in</strong> Matt<strong>in</strong>ata la nuova Mat<strong>in</strong>um.<br />

Ai due volumi pubblicati dall’editore Claudio Grenzi, oggi se ne aggiunge<br />

quest’altro, a completare degnamente una sorta di trilogia logica.<br />

Si, perché non si può trattare la storia di Matt<strong>in</strong>ata presc<strong>in</strong>dendo da questa<br />

<strong>Chiesa</strong>, dalla nostra <strong>Chiesa</strong> di <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Luce</strong>.<br />

Sorvolando volutamente sulle vicende più remote (la protostoria <strong>della</strong><br />

necropoli di Monte Saraceno, il sito di Mat<strong>in</strong>um di età tardo romana, il periodo<br />

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<strong>Luigi</strong> <strong>Gatta</strong>. <strong>La</strong> <strong>Chiesa</strong> <strong>Abbaziale</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Luce</strong> <strong>in</strong> Matt<strong>in</strong>ata<br />

<strong>della</strong> occupazione ottomana), arriviamo molto velocemente agli albori dell’anno<br />

Mille con la nascita e l’espansione economica e territoriale <strong>della</strong> potente Abazia<br />

benedett<strong>in</strong>a <strong>della</strong> SS. Tr<strong>in</strong>ità di Monte Sacro.<br />

Si deve proprio ai monaci <strong>della</strong> nostra Abazia la fondazione di alcune<br />

strutture organizzative, le grangie o grangìe, atte alla buona gestione delle <strong>in</strong>genti<br />

proprietà terriere secondo i dettami <strong>della</strong> Regola del Santo fondatore Benedetto da<br />

Norcia.<br />

Basti citare a titolo di esempio la grossa grangia di Casale <strong>della</strong> Tr<strong>in</strong>ità,<br />

diventata l’odierna Tr<strong>in</strong>itapoli, nel XII secolo proprietà <strong>della</strong> nostra Abazia.<br />

Nel territorio matt<strong>in</strong>atese due furono le fondazioni similari <strong>in</strong> due punti<br />

strategici per il controllo del territorio: la grangia di Matt<strong>in</strong>atella (dove ancor oggi<br />

è <strong>in</strong> buono stato di conservazione una masseria fortifi cata con annessa chiesetta) e<br />

la ecclesiam Sanctae <strong>Maria</strong>e de Mat<strong>in</strong>ata cum omnibus ad eam per<strong>in</strong>entibus, come<br />

si ev<strong>in</strong>ce dalla bolla papale Religiosam Vitam di Adriano IV del 1158.<br />

Proprio questa antica cappella rurale, dall’alto <strong>della</strong> Coppa <strong>della</strong> Madonna,<br />

per secoli ha costituito un vero e proprio faro spirituale, grazie alla presenza<br />

discont<strong>in</strong>ua di eremiti che si avvicendavano nella cura delle modeste fabbriche, e<br />

strategico per la difesa <strong>della</strong> popolazione dimorante nella piana matt<strong>in</strong>atese dalle<br />

scorrerie piratesche grazie ai r<strong>in</strong>tocchi <strong>della</strong> campanella posta nella torretta sulla<br />

cuspide del tetto.<br />

Proprio a partire dalla celletta, simile al primo <strong>in</strong>sediamento di Monte<br />

Sacro tuttora esistente, quello del citato documento del 1158, <strong>Luigi</strong>, con una serie<br />

di disegni (che più avanti nel corso <strong>della</strong> serata illustrerà), ipotizza le varie fasi<br />

dell’evoluzione <strong>della</strong> chiesa oggetto dell’opera, per arrivare a quello visibile <strong>in</strong><br />

una foto dei primi del ‘900, riprodotto nella foto di copert<strong>in</strong>a, dalle fattezze di un<br />

caseggiato rurale, fi no all’attuale fi sionomia <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> <strong>della</strong> Madonna <strong>della</strong> <strong>Luce</strong><br />

che si deve alla ricostruzione <strong>della</strong> facciata nel 1908 sotto l’amm<strong>in</strong>istrazione del<br />

parroco don Giuseppantonio Azzarone.<br />

F<strong>in</strong>o alla fi ne del XVIII secolo la nostra <strong>Chiesa</strong>, come ben si nota nella mappa<br />

del Pacichelli, restò isolata, arroccata sull’altura prospiciente la piana ed il mare.<br />

Solo nei primi anni dell’800 <strong>in</strong>iziò il fenomeno dell’accentramento urbano<br />

<strong>della</strong> nascente borgata, come già documentato da <strong>Luigi</strong> nel primo tomo dell’opera<br />

Matt<strong>in</strong>ata, frazione di Monte Sant’Angelo tra ‘800 e ‘900 pubblicato nel 1996<br />

dall’editore Grenzi.<br />

Sul lato s<strong>in</strong>istro, per chi guarda, <strong>della</strong> facciata <strong>della</strong> chiesa, era ubicato il<br />

primitivo cimitero, cui si accedeva attraverso l’arco di Pirro Garganico, quello<br />

ancora esistente, <strong>in</strong> cui i torrieri più <strong>in</strong> vista seppellivano i propri morti, prima<br />

<strong>della</strong> edifi cazione del nuovo cimitero a seguito <strong>della</strong> legislazione napoleonica di Re<br />

Gioacch<strong>in</strong>o Murat (decreto Sa<strong>in</strong>t Cloud del 1806) che sancì come le <strong>in</strong>umazioni<br />

dovessero avvenire extra moenia, al di fuori delle c<strong>in</strong>te urbane e non all’<strong>in</strong>terno di<br />

luoghi di culto.<br />

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Antonio <strong>La</strong>t<strong>in</strong>o<br />

Nel corso di lavori di sistemazione del cortiletto <strong>della</strong> vecchia sagrestia,<br />

effettuati negli anni ’30 sotto l’amm<strong>in</strong>istrazione del parroco don Salvatore<br />

Prencipe, vennero esumate le ossa di questi primi abitanti del borgo e furono<br />

sistemate <strong>in</strong> una fossa comune nel mezzo <strong>della</strong> navata centrale <strong>della</strong> chiesa, chiusa<br />

da una pietra marmorea su cui di legge ancora EXULTABUNT DOMINO OSSA<br />

HUMILIATA.<br />

Ecco per quali motivi nella chiesa, qu<strong>in</strong>di su questa modesta tomba <strong>in</strong> cui<br />

riposano i nostri penati, possiamo a ragione affermare che poggiano le fondamenta<br />

<strong>della</strong> nostra comunità cittad<strong>in</strong>a.<br />

<strong>Chiesa</strong> nella quale ognuno di noi, credente e non credente, trova<br />

<strong>in</strong>evitabilmente le proprie radici storiche e antropologiche.<br />

In questa <strong>Chiesa</strong> siamo stati battezzati, abbiamo celebrato i nostri matrimoni,<br />

abbiamo dato l’estremo saluto ai nostri cari.<br />

Ecco perché non possiamo non sentirla come nostra!<br />

Intervenendo <strong>in</strong> una recente polemica sulla possibilità di vendere vecchi<br />

edifi ci di culto non più utilizzati, l’architetto tic<strong>in</strong>ese Mario Botta, uno dei più<br />

grandi architetti contemporanei, progettista di chiese e cattedrali, afferma che<br />

una <strong>Chiesa</strong> non è mai un complesso casuale perché è sempre depositaria di una<br />

memoria storica: anche la più vecchia ed abbandonata canonica di campagna può<br />

avere il suo valore.<br />

Ad avvalorare questa tesi l’<strong>in</strong>tervento di Monsignor Thimoty Verdon,<br />

storico dell’arte e consultore <strong>della</strong> Pontifi cia Commissione per i beni culturali <strong>della</strong><br />

<strong>Chiesa</strong> che ribadisce come per i Cristiani la vera chiesa non sono le cattedrali o le<br />

basiliche, ma è la comunità dei credenti <strong>in</strong> Cristo: per questo motivo i Cristiani<br />

devono essere consapevoli che una chiesa può essere trasformata, ma con grande<br />

prudenza, perché si tratta sempre di luoghi che hanno segnato la vita di generazioni<br />

di credenti con battesimi, matrimoni, funerali.<br />

Accennavo ai mutamenti <strong>della</strong> fi sionomia architettonica nel corso di un<br />

millennio ben descritta dall’autore. Solo per restare alle trasformazioni degli ultimi<br />

cento anni, che ha visto <strong>in</strong> primo luogo la sostituzione <strong>della</strong> facciata dalla primitiva<br />

grangia nell’odierna <strong>in</strong> stile neoclassico, molto simile a quella di <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> al<br />

Priorato <strong>in</strong> Roma opera dell’architetto Giovan Battista Piranesi, è <strong>in</strong>dispensabile<br />

ancora una volta rimarcare come quell’opera fu resa possibile grazie al contributo<br />

fattivo, factis non verbis, dei primi emigranti matt<strong>in</strong>atesi.<br />

Parafrasando Padre Davide <strong>Maria</strong> Turoldo che ricordava spesso che sui<br />

frontoni di molte chiese cristiane la parola Dio è scritta col sangue e le guerre,<br />

possiamo a ragione affermare, non solo metaforicamente, che il frontone <strong>della</strong><br />

<strong>Chiesa</strong> <strong>della</strong> Madonna <strong>della</strong> <strong>Luce</strong> è scritto con la fatica e il sudore degli operai<br />

matt<strong>in</strong>atesi oltreoceano.<br />

Mio nonno Lorenzo fu tra quegli emigranti e <strong>Luigi</strong> ha voluto riportare un<br />

documento dell’epoca che lo attesta e che custodisco gelosamente.<br />

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<strong>Luigi</strong> <strong>Gatta</strong>. <strong>La</strong> <strong>Chiesa</strong> <strong>Abbaziale</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Luce</strong> <strong>in</strong> Matt<strong>in</strong>ata<br />

<strong>La</strong> millenaria nostra chiesa fu una delle tante cappelle esistenti nel nostro<br />

territorio: da quella monastica di Matt<strong>in</strong>atella sopra citata, al Convento Priorato<br />

pulsanese di Santo Stefano alla Sperlonga, dalle chiese padronali di San Matteo e<br />

dell’Incoronata, ancora aperte al culto, a quella diruta ma ancora visibile di <strong>Santa</strong><br />

<strong>Maria</strong> <strong>della</strong> Concezione all’Intorce, fi no a quelle ormai scomparse di Sant’Anastasio<br />

<strong>in</strong> località Sante Stèse, di San Mart<strong>in</strong>o di Porcarezza alla Craparizze e di <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong><br />

di Bucecchia nell’omonimo sito, a San Nicola de Tiliata o dei Tigli, alla cappella di<br />

San Michele nel Castelluccio.<br />

E proprio a questa chiesetta di <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Luce</strong>, a partire dal<br />

XVII, spetterà il privilegio di fungere da polo accentratore del nascente borgo<br />

matt<strong>in</strong>atese.<br />

Tra i motivi determ<strong>in</strong>anti l’<strong>in</strong>vidiabile posizione orografi ca ma soprattutto<br />

l’acquisizione al patrimonio ecclesiastico del prezioso dip<strong>in</strong>to di scuola napoletana,<br />

probabile dono <strong>della</strong> famiglia baronale dei Gambadoro, che determ<strong>in</strong>a nel 1663 la<br />

mutazione del titolo da <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>in</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Luce</strong>, proprio come l’<br />

iscrizione <strong>in</strong>cisa sulla corona <strong>della</strong> Verg<strong>in</strong>e.<br />

Nel 1675 troviamo il primo Abate Giacomo Pucc<strong>in</strong>elli, nipote dell’Arcivescovo<br />

Sipont<strong>in</strong>o Alfonso <strong>Maria</strong> Pucc<strong>in</strong>elli. Nel 1735 è Abate don Michelangelo Giordano.<br />

Penultimo Abate nel 1856 sarà l’Arciprete don Giuseppantonio Azzarone. Nel<br />

1950 l’Arcivescovo Sipont<strong>in</strong>o Monsignor Andrea Cesarano riprist<strong>in</strong>erà il titolo di<br />

Abazia Mitrata e nom<strong>in</strong>erà l’arciprete don Salvatore Prencipe Abate Mitrato.<br />

Dalla morte di don Salvatore nel 1974 il titolo non è stato più attribuito:<br />

colgo l’occasione, ancora una volta, per proporre una petizione popolare a Sua<br />

Eccellenza Arcivescovo Monsignor Michele Castoro perché <strong>in</strong>vesta il nostro<br />

attuale benemerito Arciprete don Francesco <strong>La</strong> Torre <strong>della</strong> dignità Abaziale, come<br />

si confà alla nostra <strong>Chiesa</strong> Abaziale.<br />

Ma torniamo rapidamente agli albori <strong>della</strong> nostra <strong>Chiesa</strong>: il 4 novembre 1675<br />

l’Arcivescovo Sipont<strong>in</strong>o Card<strong>in</strong>ale V<strong>in</strong>cenzo <strong>Maria</strong> Ors<strong>in</strong>i (solo qualche anno<br />

dopo eletto Papa Benedetto XIII) giunge a Matt<strong>in</strong>ata equitando e preceduto da<br />

una Croce per effettuare la prima <strong>Santa</strong> Visita, evento ripetuto il 9 ottobre 1677:<br />

come ancora si legge nella lapide collocata all’<strong>in</strong>gresso <strong>della</strong> chiesa sulla parete<br />

s<strong>in</strong>istra <strong>della</strong> navata centrale, ispeziona e benedice la <strong>Chiesa</strong> e gli ambienti ad essa<br />

annessi, loda il benefattore Scipione Giordano e per la prima volta pone il problema<br />

dell’istituzione <strong>della</strong> parrocchia.<br />

Nel 1735 ha luogo la <strong>Santa</strong> Visita dell’Arcivescovo don Marco Antonio<br />

De Marco e fi nalmente dal 1800 vengono assegnati alla <strong>Chiesa</strong> dei rettori stabili<br />

quali Vicari Curati: il primo fu don Antonio Galletti, cui seguirono don V<strong>in</strong>cenzo<br />

de Mart<strong>in</strong>is, don Giuseppe Notarangelo, don Pasquale Giudilli e per fi nire don<br />

Michelangelo del Nobile dal 1840 al 1847.<br />

Sotto l’amm<strong>in</strong>istrazione di quest’ultimo curato nel 1842 la chiesa cambia<br />

titolo da <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Luce</strong> <strong>in</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> del Popolo (dall’omonimo Pio<br />

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Antonio <strong>La</strong>t<strong>in</strong>o<br />

Stabilimento di Monte Sant’Angelo che ne amm<strong>in</strong>istrava i beni) e si acquista nel<br />

1844 una seconda campana su cui sono scolpite le immag<strong>in</strong>i <strong>della</strong> Madonna <strong>della</strong><br />

<strong>Luce</strong> e di San Michele, campana che andava ad affi ancare la campana grande del<br />

1605 donata a devozione del Popolo di Matt<strong>in</strong>ata.<br />

<strong>La</strong> questione dell’istituzione <strong>della</strong> parrocchia sarà sollevata ancora<br />

dall’Arcivescovo Monsignor Dentice nel 1818 e da Monsignor Salvem<strong>in</strong>i nel 1834.<br />

Il 26 aprile 1835, solo a due anni di distanza dall’istituzione <strong>della</strong> Delegazione<br />

Municipale di Matt<strong>in</strong>ata, il S<strong>in</strong>daco di Monte Sant’Angelo Domenico Giordani<br />

si appellava al Decurionato perché deliberasse <strong>in</strong> tal senso. Bisognerà comunque<br />

aspettare il 1847 per accogliere nella frazione matt<strong>in</strong>atese il primo parroco nella<br />

persona di don Gennaro Roberti, uomo colto (a lui si deve, dopo il suo ritorno nel<br />

capoluogo nel 1855 come primo Arciprete di <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> del Carm<strong>in</strong>e, la riscoperta<br />

<strong>della</strong> Tomba dI Rotari) e noto anche per l’impegno profuso per la pacifi ca resa di<br />

tanti briganti nel territorio di Monte Sant’Angelo e Matt<strong>in</strong>ata.<br />

Nel 1856 gli subentra don Giuseppantonio Azzarone, uomo di forte tempra e<br />

risoluto coraggio, famoso per i suoi <strong>in</strong>teressi culturali (a lui si devono le prime scoperte<br />

archeologiche nel territorio matt<strong>in</strong>atese), ma anche imprenditoriali con la costruzione<br />

del primo mul<strong>in</strong>o a vapore e di un trabucco per la pesca ai piedi di Monte Saraceno.<br />

Ma don Giuseppantonio fu protagonista anche <strong>in</strong> campo politico capeggiando<br />

nel turbolento periodo post-unitario la fazione fi lo borbonica che <strong>in</strong>torno a lui si<br />

riuniva e che fomentava la reazione affi data alle bande di briganti delle quali la più<br />

famosa fu quella capitanata da Palumbo <strong>Luigi</strong>, detto il Pr<strong>in</strong>cipe all’<strong>in</strong>terno <strong>della</strong><br />

quale militarono molti matt<strong>in</strong>atesi, uom<strong>in</strong>i e donne.<br />

Anche la parrocchia di Matt<strong>in</strong>ata fu teatro di questi episodi per la rivalità<br />

politica che contrapponeva il parroco don Giuseppantonio al viceparroco don<br />

<strong>Luigi</strong> Basso, fedele ai Savoia e fratello del liberale montanaro e più volte S<strong>in</strong>daco<br />

Filippo Basso, il quale dimorava nella tenuta di famiglia del Papone il cui frantoio<br />

fu più volte bruciato per motivi di vendetta.<br />

A don Giuseppantonio Azzarone si devono i più importanti <strong>in</strong>terventi di<br />

trasformazione <strong>della</strong> chiesa, la missione parrocchiale del 1900 e la posa <strong>della</strong> Croce<br />

a metà del viale <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> (oggi scomparsa) e l’istituzione <strong>della</strong> Confraternita *<br />

Congrega di <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Luce</strong>. Restò alla guida <strong>della</strong> parrocchia per 53 anni.<br />

Alla sua morte nel 1909 gli successe il vice parroco don Michele Prencipe<br />

fu Lorenzo, il quale tra le altre cose cont<strong>in</strong>uò l’opera di <strong>in</strong>novazione <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong><br />

<strong>in</strong>trapresa dal suo predecessore. Fu nel contempo più volte Delegato Municipale e<br />

tra i fondatori del Circolo Mat<strong>in</strong>um.<br />

Nel 1931 a don Michele, nel frattempo deceduto, successe il suo vice parroco<br />

e nipote don Salvatore Prencipe, l’<strong>in</strong>dimenticabile parroco per tutta una serie di<br />

motivi: dall’impegno profuso per l’abbellimento e il decoro <strong>della</strong> chiesa da lui<br />

amm<strong>in</strong>istrata, per l’associazionismo parrocchiale, dall’Azione Cattolica nei suoi<br />

vari rami, all’Apostolato <strong>della</strong> Preghiera, alle ACLI, la fondazione <strong>della</strong> Biblioteca<br />

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<strong>Luigi</strong> <strong>Gatta</strong>. <strong>La</strong> <strong>Chiesa</strong> <strong>Abbaziale</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Luce</strong> <strong>in</strong> Matt<strong>in</strong>ata<br />

e <strong>della</strong> Scuola Materna parrocchiale e del <strong>La</strong>boratorio femm<strong>in</strong>ile con l’arrivo delle<br />

Suore Discepole di Gesù Eucaristico.<br />

Si deve anche a lui l’impegno per la rivendicazione <strong>della</strong> Autonomia<br />

Comunale da Monte Sant’Angelo, fi nalmente conseguita il 4 agosto 1955.<br />

Uomo di grande cultura, ci ha lasciato tra le altre cose una preziosa eredità<br />

grazie alle sue pubblicazioni a partire dal periodico «<strong>La</strong> Voce del Pastore» che per<br />

circa quaranta anni ha raggiunto e <strong>in</strong>formato i matt<strong>in</strong>atesi sparsi nel mondo.<br />

Non <strong>in</strong> secondo piano le due Guide turistiche, primo tentativo di dare<br />

dignità turistica al nostro territorio e il Vocabolarietto dialettale.<br />

Di ben altro spessore la monografi a dedicata all’Abazia Benedett<strong>in</strong>a <strong>della</strong> SS.<br />

Tr<strong>in</strong>ità di Monte Sacro, e il volume Matt<strong>in</strong>ata, la nuova Mat<strong>in</strong>um, prezioso saggio<br />

storico-etnografi co, tutte opere ormai <strong>in</strong>trovabili se non nelle biblioteche di pochi<br />

bibliofi li.<br />

Gli ultimi anni di don Salvatore furono segnati dal dramma derivante dal<br />

furto sacrilego del quadro <strong>della</strong> Madonna <strong>della</strong> <strong>Luce</strong> perpetrato da ignoti nella notte<br />

del 29 marzo 1971, dolore portato nella tomba il giorno <strong>della</strong> sua morte avvenuta<br />

nell’ottobre 1974 (all’età di 72 anni, dopo 43 anni alla guida <strong>della</strong> parrocchia).<br />

Sarebbe il caso che oggi, a distanza di tanti anni ci si attivasse per il<br />

ritrovamento del dip<strong>in</strong>to, segnalandolo ancora al Comando per la tutela del<br />

patrimonio culturale dell’Arma dei Carab<strong>in</strong>ieri istituito a partire dal 2004 perché<br />

l’immag<strong>in</strong>e <strong>della</strong> nostra Verg<strong>in</strong>e <strong>della</strong> <strong>Luce</strong> venga <strong>in</strong>serita nell’apposita Banca Dati<br />

dei Beni Culturali illecitamente sottratti.<br />

Il nostro quadro trafugato senz’altro su commissione potrebbe essere oggi<br />

dimenticato nella collezione privata di qualche amante dell’arte pittorica privo di<br />

scrupoli.<br />

E un miracolo <strong>in</strong> questo caso non sarebbe impossibile grazie alle nuove<br />

tecnologie <strong>in</strong>formatiche ed <strong>in</strong>vestigative!<br />

A don Salvatore è subentrato il suo vice parroco don Francesco <strong>La</strong> Torre, ancora<br />

felicemente <strong>in</strong> mezzo a noi. Tutti ricordiamo il giorno dell’ord<strong>in</strong>azione sacerdotale<br />

di questo giovane prete quel 30 luglio 1966 e <strong>in</strong> tanti gli siamo stati <strong>in</strong>torno nelle tante<br />

<strong>in</strong>iziative <strong>in</strong>traprese soprattutto nell’ambito dell’associazionismo giovanile.<br />

A lui si deve l’opera di ristrutturazione più recente e importante che, dopo<br />

qualche anno di forzata chiusura <strong>della</strong> chiesa con le funzioni liturgiche ospitate<br />

<strong>in</strong> questo Salone parrocchiale dal 1985, grazie all’<strong>in</strong>tervento progettato e diretto<br />

dall’<strong>in</strong>gegner Franco Piemontese, nel settembre 1990 permise che la chiesa fosse<br />

riaperta al culto e dedicata dall’Arcivescovo Monsignor V<strong>in</strong>cenzo D’Addario.<br />

Sembra appena ieri, ma sono passati ben venti anni: la chiesa è stata arricchita<br />

da nuove statue, da artistiche vetrate e soprattutto da un importante Battistero,<br />

mentre è <strong>in</strong> progetto la costruzione <strong>della</strong> Sala <strong>della</strong> Riconciliazione.<br />

Un ultimo doveroso pensiero al restante clero matt<strong>in</strong>atese da don Michele<br />

Prencipe fu Antonio, <strong>in</strong>segnante, a don Francesco Prencipe fu Lorenzo, cappellano<br />

196


Antonio <strong>La</strong>t<strong>in</strong>o<br />

Palat<strong>in</strong>o <strong>della</strong> Basilica garganica, a don Raffaele Prencipe fu Michele, all’accolito<br />

don Michele R<strong>in</strong>aldi, al padre vocazionista don Giuseppe Bisceglia (soprannom<strong>in</strong>ato<br />

Marasdei), a don Agost<strong>in</strong>o R<strong>in</strong>aldi, vice parroco a Matt<strong>in</strong>ata, poi parroco di<br />

Carp<strong>in</strong>o, a don Pepp<strong>in</strong>o Prencipe, nipote di don Salvatore Prencipe e suo vice parroco,<br />

poi parroco di Macchia, a don Michele Ciccone, poi parroco di San Michele<br />

a Manfredonia, a don Carlo Sansone, già Arciprete di San Giovanni Rotondo, a<br />

don Giuseppe Bisceglia ora parroco <strong>della</strong> Madonna <strong>della</strong> Croce a Foggia, a don<br />

Michele de Salvia, missionario all’estero.<br />

Ma anche ai sacerdoti che nell’ottocento dimorarono a Matt<strong>in</strong>ata da don<br />

V<strong>in</strong>cenzo Lettieri, calabrese, cappellano <strong>della</strong> Villa <strong>La</strong> Cavola <strong>della</strong> famiglia<br />

Giordano, al quasi matt<strong>in</strong>atese don Nicola Mantuano, Deputato al Parlamento<br />

napoletano, Arcidiacono <strong>della</strong> Basilica garganica e proprietario dell’omonimo<br />

palazzo <strong>in</strong> Matt<strong>in</strong>ata, a don Giuseppe Gelm<strong>in</strong>i, a don Giuseppe Azzarone fu<br />

Matteo (diverso dal contemporaneo don Giuseppantonio e citato come Arciprete<br />

di <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> Bucecchia <strong>in</strong> un documento <strong>della</strong> metà dell’800), questi ultimi<br />

due sacerdoti risultano seppelliti, tra l’altro, a Matt<strong>in</strong>ata.<br />

Tanti i sacerdoti forestieri che si sono avvicendati come vice parroci nel corso<br />

degli anni, da don Gennaro Piccirillo, a don Nazareno Cacace (forse abitava <strong>in</strong> una<br />

casupola nel largo all’<strong>in</strong>izio di via Zuppetta), a don Matteo Capriati, al più recente<br />

don Antonio di Maggio, ora parroco a Manfredonia, ai Padri missionari che da<br />

qualche anno coadiuvano, alternandosi, don Francesco nel m<strong>in</strong>istero parrocchiale.<br />

A partire dagli scritti di Ciro Angelillis, di don Salvatore Prencipe, di<br />

Matteo Giudilli, di Francesco Granatiero, negli ultimi anni stiamo assistendo ad<br />

una straord<strong>in</strong>aria fi oritura di pubblicazioni, <strong>in</strong> diversi generi letterari, di autori<br />

matt<strong>in</strong>atesi o tali per adozione: Michele Tranasi, Angela Ross<strong>in</strong>i e Giovanni<br />

Quitadamo, Michele De Filippo, Matteo Guerra, Pasqu<strong>in</strong>a Basso, Colomba<br />

d’Apolito, <strong>Luigi</strong> Totaro e scusate se mi sfugge qualcuno.<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Gatta</strong>, dopo gli esordi con l’editore Grenzi, con questa opera viene ad<br />

arricchire la scuderia di <strong>Luigi</strong> Basso <strong>in</strong>sieme a Berard<strong>in</strong>o Arena, autore delle belle<br />

pubblicazioni sul calcio e sul c<strong>in</strong>ema a Matt<strong>in</strong>ata.<br />

Per fi nire proprio al nostro comune editore <strong>Luigi</strong> Basso voglio dedicare un<br />

ultimo pensiero riconoscente: forse non tutti sanno che l’idea e la denom<strong>in</strong>azione<br />

altisonante <strong>Luigi</strong> Basso Editore fu partorita dalla fervida mente di mio cug<strong>in</strong>o Michele<br />

Bisceglia che, senz’altro con un pizzico di lungimiranza e presunzione, asseriva che il<br />

bravo e modesto <strong>Luigi</strong> avrebbe dovuto diventare il <strong>La</strong>terza di Matt<strong>in</strong>ata!<br />

Oggi, a soli due anni di distanza dal Natale 2007, il suo catalogo editoriale<br />

vanta ben sei pubblicazioni, niente male per un giovane artigiano con spiccate<br />

attitud<strong>in</strong>i imprenditoriali.<br />

Il mio augurio è che altri matt<strong>in</strong>atesi, soprattutto giovani, si ciment<strong>in</strong>o nella<br />

ricerca storica e <strong>in</strong> altri ambiti letterari perché questa nostra piccola comunità<br />

cittad<strong>in</strong>a ha bisogno di crescere, anche culturalmente.<br />

197


BIBLIOGRAFIA<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Gatta</strong>. <strong>La</strong> <strong>Chiesa</strong> <strong>Abbaziale</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Luce</strong> <strong>in</strong> Matt<strong>in</strong>ata<br />

ANGELILLIS Ciro, Matt<strong>in</strong>ata nel Monte Gargano, Daunia III. Foggia, Edizioni Il<br />

R<strong>in</strong>novamento, 1948.<br />

BASSO Filippo, Poche parole al Parlamento Italiano e a tutta l’Europa civile. Napoli,<br />

Tipografi a Ferrante e C., 1863.<br />

BASSO Filippo, Risposta alle improntitud<strong>in</strong>i e bizzarrie mentali di Michele Cesare<br />

Rebecchi per Filippo Basso, dottor fi sico. Napoli, Tipografi a Ferrante e C., 1863.<br />

GATTA <strong>Luigi</strong>, Matt<strong>in</strong>ata, frazione di Monte Sant’Angelo fra ‘800 e ’900. Foggia,<br />

Edizioni Claudio Grenzi, 1997.<br />

GATTA <strong>Luigi</strong>, Matt<strong>in</strong>ata da frazione a comune: il Novecento. Foggia, Edizioni<br />

Claudio Grenzi, 2007.<br />

GATTA <strong>Luigi</strong> (a cura di) Figli <strong>della</strong> <strong>Luce</strong>. Cronache matt<strong>in</strong>atesi da «<strong>La</strong> Voce del<br />

Pastore». Raccolta <strong>in</strong>edita.<br />

GATTA <strong>Luigi</strong>, <strong>La</strong> <strong>Chiesa</strong> <strong>Abbaziale</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> <strong>della</strong> <strong>Luce</strong> <strong>in</strong> Matt<strong>in</strong>ata. Matt<strong>in</strong>ata,<br />

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LATINO Antonio, MATInates. Matt<strong>in</strong>atesi si nasce. Matt<strong>in</strong>ata, <strong>Luigi</strong> Basso Editore,<br />

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LATINO Antonio, Salvatore Prencipe, sacerdote <strong>della</strong> chiesa e studioso del Gargano.<br />

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LATINO Antonio, Un esempio di architettura neoclassica a Matt<strong>in</strong>ata: <strong>La</strong> facciata<br />

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1986. «Qui Domani» nn. 12/13. Foggia. 15 luglio 1989.<br />

<strong>La</strong>t<strong>in</strong>o Antonio, L’Arciprete vecchio, appendice <strong>in</strong> L. <strong>Gatta</strong> Matt<strong>in</strong>ata frazione di<br />

Monte Sant’Angelo fra ‘800 e ‘900. Foggia, Edizioni Claudio Grenzi, 1997.<br />

LATINO Antonio, Il S<strong>in</strong>daco con gli scarponi, appendice <strong>in</strong> L. <strong>Gatta</strong> Matt<strong>in</strong>ata frazione<br />

di Monte Sant’Angelo fra ‘800 e ‘900. Foggia, Edizioni Claudio Grenzi, 1997.<br />

PRENCIPE Salvatore, Matt<strong>in</strong>ata la nuova Mat<strong>in</strong>um. Marigliano, Tipografi a Anselmi,<br />

1968.<br />

REBECCHI Michele Cesare, Un’adeguata risposta ad un libello famoso, ovvero molti<br />

fatti provati a poche parole calunniose. Foggia, Tipografi a G. Ciampitti, 1863.<br />

ROBERTI <strong>La</strong>ura (a cura di) <strong>La</strong> Fototeca Tancredi. Gente e luoghi del Gargano nei<br />

primi anni del ‘900. Foggia, Edizioni Claudio Grenzi, 2002.<br />

SANSONE Matteo, Panorama archeologico del Gargano. Estratto da Studi di Storia<br />

Pugliese, vol. 1. Galat<strong>in</strong>a, Edizioni Congedo, 1972.<br />

TANCREDI Giovanni, Folklore Garganico. Manfredonia, Tipografi a Armillotta e<br />

Mar<strong>in</strong>o, 1938.<br />

198

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