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Liceo Scientifico ''Leonardo da Vinci' - Euclide. Giornale di ...

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sotterranea. L'or<strong>di</strong>namento delle pene, come <strong>di</strong>ce Virgilio nel canto XI, <strong>di</strong>pende <strong>da</strong>ll'Etica<br />

Nicomachea <strong>di</strong> Aristotele, e prefigura una gerarchia del male basata sull'uso<br />

della ragione. I peccatori più "vicini" a Dio e alla luce, posti cioè nei primi più vasti gironi,<br />

sono gli incontinenti, quelli cioè che hanno fatto il minor uso della ragione nel<br />

peccare. Seguono i violenti, che a loro volta sono stati accecati <strong>da</strong>lla passione, sebbene<br />

a un livello <strong>di</strong> intelligenza maggiore dei primi. Gli ultimi sono i fraudolenti e i<br />

tra<strong>di</strong>tori, che hanno invece sapientemente voluto e realizzato il male.<br />

Altro riferimento al numero, come si è già detto, si trova nel Purgatorio. Un argomento<br />

<strong>di</strong> grande interesse è rappresentato <strong>da</strong>lla presenza <strong>di</strong> un numero <strong>da</strong>l significato<br />

enigmatico: il 515. Questo numero, che in cifre romane si scrive DXV, si trova<br />

nel canto XXXIII, versi 37-45:<br />

Non sarà tutto tempo sanza re<strong>da</strong><br />

l’aguglia che lasciò le penne al carro,<br />

per che <strong>di</strong>venne mostro e poscia pre<strong>da</strong>;<br />

ch’io veggio certamente, e però il narro,<br />

a <strong>da</strong>rne tempo già stelle propinque,<br />

secure d’ogn’ intoppo e d’ogne sbarro,<br />

nel quale un cinquecento <strong>di</strong>ece e cinque,<br />

messo <strong>di</strong> Dio anciderà la fuia<br />

con quel gigante che con lei delinque.<br />

Se il numero DXV viene anagrammato può essere letto come la parola DVX, ossia<br />

"coman<strong>da</strong>nte", che secondo alcuni stu<strong>di</strong>osi si riferisce ad Arrigo VII <strong>di</strong> Lussemburgo,<br />

re <strong>di</strong> Germania e imperatore del Sacro Romano Impero. Questa ipotesi è avvalorata<br />

<strong>da</strong>ll’importanza che Dante attribuiva al potere dell’imperatore, come restauratore<br />

del Sacro Romano Impero. Secondo Dante il potere dell’imperatore non doveva essere<br />

subor<strong>di</strong>nato a quello del Papa, perché entrambi erano scelti secondo un volere<br />

<strong>di</strong>vino, per questo entrambi erano "messi <strong>di</strong> Dio". Vi è però anche un’altra ipotesi,<br />

considerata <strong>da</strong> molti vali<strong>da</strong>. Secondo questa ipotesi DXV sarebbero le iniziali <strong>di</strong> Domini<br />

Xristi Vicarius, cioè il Papa. Questa tesi è meno cre<strong>di</strong>bile, sia per i contrasti che,<br />

nel corso della sua vita, Dante ebbe con il Papa, Bonifacio VIII, sia per l’importanza<br />

che avrebbe attribuito a una carica <strong>di</strong> cui aveva sottolineato più volte gli aspetti negativi.<br />

Questo numero rimane quin<strong>di</strong> senza una interpretazione certa e costituisce<br />

un piccolo mistero (simile a quello del veltro) all’interno del poema.<br />

Se nelle due cantiche precedenti i riferimenti alla matematica sono significativi, tuttavia,<br />

il più famoso ed interessante ricorso alla numerologia nella Divina Comme<strong>di</strong>a<br />

si ritrova nel para<strong>di</strong>so. Dante nel canto XXVIII propone una sorta <strong>di</strong> censimento degli<br />

angeli e per riuscire in questa incre<strong>di</strong>bile impresa ricorre ad un efficace paragone<br />

con il gioco degli scacchi, ove il numero e la matematica in generale possiedono una<br />

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