3 - Aeronautica Militare Italiana
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n° 3- Dicembre SPECIALE<br />
Il Giornalino del Douhet<br />
Speciale di<br />
NATALE<br />
Premio Letterario Nazionale:<br />
In un attimo tutto può cambiare<br />
All’interno<br />
Panorama: SPADINO
.<br />
2<br />
P a r o l a a l l a<br />
REDAZIONE<br />
Quanto possono essere lunghi venti<br />
giorni? Non molto in fondo. Sostanzialmente<br />
non sono neppure un mese,<br />
meno di tre settimane. Quante cose<br />
possono accadere in venti giorni? Se lo<br />
chiedessimo a voi colleghi, voi che come<br />
noi vivete la Scuola Douhet, rispondereste<br />
di certo che ne possono accadere<br />
tante, eccome. Talmente tante cose<br />
che la Redazione ha pensato a questo<br />
numero speciale per dare il giusto risalto<br />
ad ognuna. Primo fra tutte lo spadino<br />
che gli allievi del Primo Corso hanno<br />
ricevuto il giorno 7 Dicembre, con una<br />
cerimonia, quest’ anno, in parte rinnovata<br />
rispetto a quelle precedenti, ma<br />
con intatto tutto il suo valore simbolico.<br />
Non potevamo quindi non dedicare<br />
a ciò un inserto ricco di foto e di diversi<br />
punti di vista (Panorama: Spadino). Non<br />
meno importante il Premio Letterario<br />
Nazionale che ci ha visto partecipi e vincitori<br />
(In un attimo tutto può cambiare).<br />
Nonostante questo sia un numero<br />
speciale, ci sentivamo in dovere di continuare<br />
il filone di Storia dell’<strong>Aeronautica</strong>,<br />
rubrica tra le più apprezzate. Altro<br />
grande must quello della Terza Pagina,<br />
questa volta con il contributo del Professore<br />
Fabbrini, al quale vanno i nostri<br />
più sinceri ringraziamenti per la puntualità<br />
e la disponibilità dimostrataci,<br />
nonostante i numerosi e importantissimi<br />
impegni. A questo punto non possiamo<br />
esimerci dal salutare questo 2011<br />
che si appresta a lasciarci, e salutarci<br />
tutti, con i migliori auguri di lieto Natale<br />
e ovviamente di una buona lettura.<br />
La Redazione<br />
IL GIORNALINO DEL DOUHET<br />
L’Esperesso<br />
Anno 2011/2012<br />
n°3 - Dicembre-SPECIALE<br />
la REDAZIONE<br />
Direttore<br />
Cap. DI ROSA Francesco<br />
Vicedirettore<br />
Ten. DIANA Daniele<br />
Capo Redattore<br />
All. GIURI Eleonora<br />
Redattori<br />
All. BARABINO Francesco<br />
All. GIOIA Mario<br />
All. LAGALANTE Ilaria<br />
Grafica<br />
All. BARABINO Francesco
STORIE &<br />
persone<br />
............<br />
I n u n a t t i m o t u t t o p u ò<br />
cambiare<br />
All. Rosanna Di Tonno<br />
All.Veronica Mannino<br />
All. Arturo Laudato<br />
Piccoli Piloti<br />
Crescono<br />
All. Matteo Ingrosso<br />
All. Federico Lagrasta<br />
4<br />
12<br />
P a n o r a m a :<br />
SPADINO<br />
17<br />
Lo spadino<br />
ma non solo<br />
La Readzione<br />
Intervista<br />
doppia<br />
La Redazione18<br />
19<br />
Auguri<br />
oggi come<br />
ieri<br />
La Redazione<br />
Gennaro Panzarino<br />
20<br />
rubriche<br />
ECCETERA<br />
............<br />
Terza pagina<br />
14<br />
Prof. Michelangelo<br />
Fabbrini10<br />
Oltre il<br />
cancello<br />
All. Eleonora Giuri13<br />
Storia A.M.<br />
All Francesco<br />
Barabino<br />
AUDITE!<br />
audite!<br />
............<br />
Il giorno 21 dicembre<br />
avrà luogo la recita<br />
del Corso Espero!<br />
Buon divertimento!<br />
La Redazione ringrazia<br />
vivamente, inoltre, tutti<br />
coloro che si sono adoperati<br />
per questo numero<br />
speciale, nonostante<br />
i tempi ristretti.<br />
3
La scuola si è classificata prima al V Premio<br />
Domenica 27 novembre, presso il salone dei 500 in Palazzo Vecchio ha avuto luogo la premiazione del<br />
V Premio Letterario Nazionale “Scrivere per riportare la vita sulle strade”, promosso dalla Fondazione<br />
“Isabella e Maria Chiara Casini” Onlus e presieduto dall’Assessore all’Educazione del Comune di Firenze,<br />
Dott. Rossella Di Giorgi. L’iniziativa, nata dalla coraggiosa e ferma volontà della Presidentessa della<br />
Fondazione stessa – Dott. Doretta Boretti - di promuovere una cultura di consapevolezza stradale<br />
basata sul rispetto delle regole e della vita umana, è dedicata al ricordo di tutte le vittime della strada<br />
e, in particolare, delle sue due figlie, entrambe perite in un tragico incidente occorso in città il 24<br />
dicembre 2003. La partecipazione della Scuola Douhet al concorso rappresenta l’ultima tappa di un<br />
percorso iniziato con un primo incontro sul tema, svoltosi presso l’ISMA il 21 febbraio del 2010 e subito<br />
seguito dal workshop “Bevi con la testa” il 26 marzo scorso. In quelle circostanze, il personale militare<br />
e civile dell’Istituto Scienze Militari Aeronautiche e gli allievi della Scuola militare erano stati avviati<br />
all’approfondimento della drammatica e gravissima piaga degli incidenti stradali, causa di circa 4000<br />
vittime all’anno, a sua volta aggravata dall’eventuale abuso di alcolici e sostanze psicotiche da parte<br />
di chi, irresponsabilmente, si mette alla guida sotto il loro effetto. Un altro passo fondamentale nell’<br />
avvicinamento consapevole al tema aveva avuto luogo il 20 novembre scorso, con la partecipazione<br />
degli allievi alla rappresentazione teatrale “La maternità offesa” messo magistralmente in scena<br />
dalla stessa Dott.ssa Boretti.<br />
Al premio letterario hanno partecipato quest’anno 7600 concorrenti e 100 Istituti Scolastici di tutta<br />
Italia. La Scuola “G. Douhet” ha aderito all’iniziativa presentando 45 elaborati, classificandosi prima<br />
e ricevendo il trofeo della Fondazione, la targa di benemerenza del quotidiano “La Nazione” e quella<br />
messa in palio da IN Firenze, uno dei più noti e diffusi organi di informazione indipendente della città.<br />
Il premio del Presidente della Repubblica è andato al comandante della Scuola – Col. Giorgio Baldacci<br />
– partecipante con un saggio autobiografico fuori concorso “… per essere riuscito a trasmettere ai<br />
propri allievi il rispetto e l’amore per la vita” mentre ben sette allievi della Scuola, si sono aggiudicati<br />
i premi individuali previsti per i primi 6 finalisti di ogni sezione in concorso e cioè:<br />
per la “POESIA” : 1° cl. Alessio CUPIDO, 5° cl. Andrea TARCHI e 6° cl. Arturo LAUDATO.<br />
per il “RACCONTO”: 3° cl. Rosanna DI TONNO, 5° cl. Veronica Michela MANNINO e 6° cl. Beatrice<br />
PERCIBALLI.<br />
per la “LETTERA”: 4° cl. Giulia CIOCCHETTI, 5° cl. Michelangelo NIGLIO e 6° cl. Cristina GALLELLI.<br />
-L’articolo sovrastante è pubblicato sul sito istituzionale dell’ <strong>Aeronautica</strong> <strong>Militare</strong>, sezione news. NdR-<br />
Ora pubblichiamo i racconti degli allievi Di Tonno e Mannino e la poesia dell’allievo Laudato.<br />
4<br />
Racconto : “Ricordo”<br />
Letterario Nazionale “Scrivere per riportare la vita sulle strade”<br />
to può cambiare<br />
esperienza, fino all’ultima goccia.<br />
La prima cosa che ricordo è il<br />
suo viso, sempre amorevole e<br />
sorridente. Quel volto deve essere<br />
davvero importante per me se è<br />
l’ immagine più nitida che ho. Mi<br />
concentro, riesco addirittura a darle<br />
un nome: Tamara. Tamara, ora sì,<br />
ricordo. Tamara è mia madre. La<br />
rivedo affaccendata, sempre alle<br />
prese con la cura della sua casa e<br />
dei suoi figli. I suoi riccioli, morbidi<br />
e biondi, che tante volte, quando<br />
ero piccolo, mi avevano fatto il<br />
solletico quando mi teneva stretto<br />
a sè, sono tenuti<br />
raccolti da una pinza<br />
che ne lascia scivolare<br />
fuori qualcuno un po’<br />
più ribelle. Tamara<br />
indossa una tuta.<br />
La tuta è quella<br />
nera che mi piace<br />
tanto, quella che usa<br />
quando è in casa,<br />
per stare comoda<br />
mentre spolvera, lava<br />
e pulisce, mentre<br />
prepara succulenti<br />
pranzetti per me, mia<br />
sorella e mio padre.<br />
Mio padre, ricordo<br />
anche lui. Che bello<br />
vedere la memoria<br />
spalancarmi le sue<br />
porte ripagandomi<br />
di un piccolo sforzo!<br />
Massimo, mio padre, è<br />
alto, moro, occhi chiari, le sue spalle<br />
larghe mi rassicurano da sempre,<br />
come quando mi proteggevano dai<br />
miei fantasmi quando ero ancora<br />
soltanto un piccolo piagnucolone.<br />
Gli assomiglio molto: alto, stesse<br />
spalle larghe, stessi capelli<br />
neri. Gli occhi sono quelli di<br />
Tamara, però: neri, profondi<br />
come due pozzi di oscurità.<br />
Li ricordo insieme, mamma e papà,<br />
seduti sul divano a guardare la<br />
televisione. Io che mi preparo per<br />
andare a festeggiare i cento giorni<br />
prima dell’ esame con i miei amici.<br />
Mia sorella è lì, accanto a loro a<br />
sgranocchiare biscotti. Tamara e<br />
Massimo amano spesso sedersi lì,<br />
tutti intenti a fare progetti, a loro<br />
piace fantasticare sul futuro. Nei<br />
loro sogni mi vedono come un eroe.<br />
Rappresento la loro occasione<br />
per realizzare grandi cose. Sono il<br />
progetto nel quale hanno investito<br />
tutto. Tamara, quando sono nato,<br />
ha smesso di insegnare per poter<br />
restare a casa ad educarmi nel<br />
migliore dei modi. C’ è riuscita,<br />
mi ha dato tutta se stessa ed ha<br />
ottenuto ottimi risultati. Mio padre<br />
ha sempre lavorato per me e per<br />
mia sorella, non ha mai permesso<br />
che ci mancasse nulla. Sono grato<br />
ad entrambi per tutto quello che<br />
mi hanno dato e che continuano<br />
a darmi. Tamara e Massimo sono<br />
fieri di me: sono un bravo ragazzo,<br />
non frequento cattive compagnie,<br />
non fumo, non bevo, a scuola<br />
ho il massimo dei voti, sono un<br />
candidato al 100. Sono un figlio<br />
modello. Per i genitori i figli sono<br />
sempre un capolavoro, si sa, ma<br />
Tamara e Massimo “vivono” per me.<br />
Selene, mia sorella, la adoro, e lei<br />
adora me. Ha nove anni, anche<br />
lei bella, brava, un po’ capricciosa<br />
forse, ma è la piccola di casa, va<br />
bene così. Ha scelto lei il vestito<br />
che devo indossare domani per la<br />
sua prima comunione. Mi ha detto<br />
che sarò bellissimo, che tutte le<br />
sue amichette mi guarderanno<br />
e che lei sarà fiera di me. Selene<br />
è una perfettina: il velo corto, il<br />
vestitino, le ballerine, il crocifisso,<br />
i guantini. Il 7 aprile tutto è già<br />
pronto. Domani c’ è la sua prima<br />
comunione. Poco fa è entrata<br />
in camera mia con il vestitino.<br />
Sembrava un angelo con i suoi<br />
capelli dorati a farle da aureola.<br />
Sono in macchina, nel mio veicolo<br />
nero che ho duramente meritato<br />
in ogni suo bullone. La Statale<br />
16 scorre veloce, ma nemmeno<br />
tanto, sotto gli pneumatici della<br />
mia BMW-X3. Sono le 19.43. Mi<br />
sto già pregustando la serata<br />
con i miei amici. Alla festa verrà<br />
anche Eva. Mi piace da qualche<br />
tempo. Credo anche di essere<br />
ricambiato, ma non ho ancora<br />
provato ad affrontare l’ argomento<br />
con lei. Stasera, sono sicuro, si<br />
presenterà l’ occasione giusta. Sto<br />
5
pensando al sorriso di Eva, fresco<br />
e splendente che mi rimbomba fra<br />
i pensieri. Ad un tratto sul suo viso<br />
vedo crearsi delle fratture, come<br />
le crepe su un muro, da queste<br />
entrano spiragli di luce fortissima.<br />
Il viso di Eva si disintegra, quella<br />
folgore accecante lo sfalda.<br />
I ricordi mi hanno sommerso, tanto<br />
da farmi dimenticare di essermi<br />
concesso una pausa nel tunnel.<br />
La sento, quella forza sconosciuta,<br />
sempre più impellente, che mi<br />
spinge a proseguire. Non posso<br />
restare bloccato nel tunnel, non<br />
sono previste soste. Un percorso,<br />
sola andata, niente soste. Ed<br />
io me ne sono concessa una<br />
gratuitamente, una pausa che<br />
quel luogo senza spazio nè tempo<br />
non può regalarmi. Riprendo<br />
ad avanzare, lentamente, però.<br />
Ora che ho ricordato mi risulta<br />
troppo doloroso, straziante, dover<br />
abbandonare Tamara, lì seduta,<br />
accanto a quel letto bianco su<br />
cui è abbandonato il mio corpo,<br />
ormai privo del mio spirito. Non<br />
voglio abbandonare Massimo.>><br />
Massimo e Tamara, seduti sul<br />
divano, ascoltano il telegiornale.<br />
Sulla Statale 16 è appena avvenuto<br />
un incidente: le vetture scorrono<br />
piano su un’ unica corsia, in fila<br />
indiana. C’ è la polizia, ci sono due<br />
ambulanze, c’è trambusto, non si<br />
capisce bene la gravità. Massimo<br />
pensa quello che pensano tutti<br />
in quelle situazioni: “Chissà<br />
di chi si tratta, chissà come è<br />
successo, di chi sarà la colpa...”.<br />
Tamara, intanto, va a rispondere<br />
al telefono. Suo marito la guarda:<br />
lo sguardo stravolto, non riesce a<br />
parlare. Massimo associa subito,<br />
pensa alla cena del figlio. “Chi è al<br />
telefono? Nostro figlio sta bene?”<br />
domanda scuotendo Tamara.<br />
Selene è a casa dei nonni.<br />
Massimo riesce a mantenere la<br />
lucidità necessaria per portarla<br />
lì lasciandola all’ oscuro di<br />
tutto. Selene non sa cosa sia<br />
successeo, ma percepisce il gelo<br />
sui volti di chi le sta intorno.<br />
Lui è lì, in ospedale: non ha neppure<br />
un graffio, ma ha battuto la testa<br />
violentemente; il cervello si gonfia<br />
a vista d’occhio per l’edema. In<br />
6<br />
coma farmacologico. I medici<br />
hanno dovuto aprire la scatola<br />
cranica in due punti per dar lo<br />
spazio al cervello di espandersi per<br />
dare sfogo all’ edema. Lì, fermo,<br />
sembra dormire. Tutti i suoi amici<br />
sono lì fuori. Alcuni piangono, altri<br />
pregano, altri ancora si abbracciano<br />
di dolore. Gli insegnanti sono<br />
accorsi dopo aver saputo. Eva è<br />
lì, fissa con lo sguardo per terra,<br />
senza piangere, senza proferire<br />
parola, senza nessuno accanto.<br />
Tamara e Massimo sono lì, seduti,<br />
con la testa tra le mani; non ancora<br />
realizzano l’accaduto. “Soltanto un<br />
film, è soltanto un film!” pensano.<br />
<br />
Il diario di Selene è diverso da<br />
quello delle sue amiche. Non<br />
è zeppo di dediche, di frasi da<br />
cioccolatini, di nomi di cantanti,<br />
cuoricini. No, il diario di Selene è<br />
candido, come era il suo cuore<br />
prima di “tutto”, candido come lo<br />
era il suo amore per suo fratello.<br />
Suo fratello, però, l’ ha tradita,<br />
l’ ha abbandonata; non era<br />
invincibile come lei aveva creduto.<br />
L’ ha lasciata sola, le ha portato via<br />
la mamma, il papà, la famiglia, la<br />
sua serenità. Suo fratello, nel suo<br />
letto d’ ospedale è immobile, e col<br />
suo corpo tiene bloccate le vite di<br />
tutti loro. Per Selene la colpa è di<br />
suo fratello. Forse a dodici anni è<br />
lecito essere arrabbiati e pensarla<br />
così... Nel diario di Selene, alla<br />
pagina del 7 aprile, c’ è solo un<br />
nome, scritto con la penna nera<br />
anche se a lei è sempre piaciuto<br />
l’inchiostro blu, scritto con tale<br />
forza da aver inciso quel nome su<br />
altre dieci pagine sottostanti. Sull’<br />
ultima, l’unica rimasta integra,<br />
si vede soltanto un’ ombra, un’<br />
eco leggera, sbiadita: Stefano.<br />
All.Rosanna DI TONNO
Racconto:<br />
- Era mattino presto, e la giovane<br />
studentessa camminava per i vicoli<br />
umidi e grigi della periferia. Non era<br />
molto comodo abitare in periferia e<br />
doversi alzare presto ogni mattina<br />
per raggiungere a piedi l’università,<br />
situata nel centro della città.<br />
Ma alla studentessa non<br />
dispiaceva poi così tanto.<br />
Quello era il momento della<br />
giornata che preferiva in assoluto.<br />
Il sole non era ancora<br />
completamente sorto<br />
ed in cielo s’intravedeva<br />
ancora uno spicchio di luna.<br />
I lampioni in strada erano stati<br />
spenti da poco ed una leggera brina<br />
ricopriva i davanzali dove, di lì a<br />
breve, le massaie avrebbero steso<br />
ad asciugare il loro bucato. Le strade<br />
erano deserte e la città, ancora<br />
parzialmente addormentata,<br />
era ricoperta da un delicato velo<br />
di grigio silenzio e di torpore.<br />
Quella era l’ora degli invisibili.<br />
La studentessa continuava<br />
a camminare sapendo che<br />
difficilmente a quell’ora<br />
avrebbe incontrato qualcuno.<br />
Questo la riempiva di una<br />
segreta soddisfazione.<br />
La presenza di qualcun altro avrebbe<br />
certamente guastato l’atmosfera<br />
di quel momento, diventato<br />
per lei un rito indispensabile.<br />
Ella sapeva bene che quando la<br />
città si fosse svegliata, quando<br />
la vita avesse cominciato<br />
lentamente a scorrere come linfa<br />
nelle piante, pulsando all’unisono<br />
con i sempre più frenetici ritmi<br />
cittadini, allora sarebbe scesa su<br />
di lei una sottile patina invisibile<br />
che l’avrebbe accompagnata per<br />
il resto della giornata. Sarebbe<br />
giunta, non notata da alcuno<br />
dei volti anonimi ed estranei<br />
che ogni mattina popolavano<br />
i marciapiedi delle trafficate<br />
vie cittadine, all’università.<br />
Si sarebbe seduta al suo solito<br />
posto in fondo alla grande aula<br />
circolare adibita al corso di filosofia<br />
che frequentava ormai da un anno<br />
e avrebbe osservato, con aria<br />
pensierosa, un giovane, seduto<br />
qualche fila più avanti di lei, di cui<br />
si era innamorata il primo giorno<br />
del corso, e che ,probabilmente,<br />
non aveva nemmeno idea<br />
di quale fosse il suo nome.<br />
Aurora… Avrebbe tanto voluto<br />
sentirglielo pronunciare<br />
almeno una volta.<br />
Riflettendo su questi fatti, che<br />
ormai erano parte integrante della<br />
sua triste e monotona quotidianità,<br />
la studentessa si accorse di<br />
essere giunta in centro. Lì era<br />
più facile incontrare qualcuno,<br />
specialmente a quell’ora in cui la<br />
città era in procinto di svegliarsi...<br />
Ecco, infatti, le prime auto<br />
solcare vivacemente il nudo<br />
asfalto che, nelle ore notturne,<br />
aveva vissuto come una vergine<br />
solitaria in attesa dell’amato.<br />
Ecco i primi operai che,<br />
velocemente, si dirigono<br />
verso la fabbrica o il cantiere<br />
presso il quale lavorano.<br />
Ecco piccole botteghe di sarte e<br />
fornai che si aprono ad una nuova<br />
ed intensa giornata lavorativa…<br />
L’odore del pane appena sfornato<br />
si confonde dolcemente con l’aria<br />
ancora frizzante del mattino,<br />
il silenzio si riempie di piccoli<br />
rumori non ancora molesti.<br />
Di lì a poco il frenetico andare delle<br />
automobili avrebbe reso l’aria<br />
satura di gas irrespirabili, e i rumori<br />
del traffico avrebbero riempito<br />
la città di suoni acuti e stridenti.<br />
In quel momento di transizione la<br />
studentessa avvertì il solito senso di<br />
disagio attanagliargli lo stomaco…<br />
Si stava svegliando<br />
un mondo di cui lei<br />
non faceva parte; che<br />
osservava, a volte,<br />
con curiosità, ma che<br />
le provocava solo una<br />
dolorosa sensazione<br />
di infelicità mista a<br />
disperazione, ferendola<br />
inevitabilmente con<br />
la sua indifferenza.<br />
Soltanto nelle prime ore<br />
del mattino, quando<br />
tutto era ancora sopito<br />
e le sembrava di<br />
essere l’unica creatura<br />
esistente al mondo,<br />
solo allora si sentiva<br />
parte integrante di esso.<br />
In quei momenti di<br />
solitudine il mondo<br />
aveva bisogno di lei<br />
e della sua figura,<br />
assegnandole il ruolo<br />
di sua messaggera primogenita.<br />
Ella era colei che dava la prima<br />
testimonianza del risveglio di<br />
ogni spirito vitale, colei che,<br />
ogni mattina, con il suo incedere<br />
solitario, permetteva che la vita,<br />
7
con delicato sussurro, si insinuasse<br />
tra i vicoli e nelle abitazioni della<br />
città addormentata e bisbigliasse<br />
agli orecchi degli abitanti sopiti<br />
un dolce messaggio dal retrogusto<br />
amaro appena percepibile<br />
che annunciava l’inevitabile<br />
realizzarsi di un nuovo giorno.<br />
Una volta portato a termine il<br />
suo compito, una volta che aveva<br />
permesso al giorno di cominciare<br />
a scorrere, il mondo non aveva<br />
più bisogno di lei. La metteva in<br />
un angolo riversandole addosso<br />
quella patina d’indifferenza,<br />
ogni giorno più pesante e<br />
insopportabile, che la rendeva<br />
invisibile a tutta quella folla,<br />
inconsapevole del piccolo miracolo<br />
che si era appena compiuto.<br />
Così viveva ella.<br />
Straziata e divorata dall’attesa di<br />
un’altra alba, di un altro risveglio,<br />
di un altro giorno, in totale<br />
dipendenza dal tempo e dal suo<br />
scorrere crudele come un tossico<br />
che non possa fare a meno della<br />
sua dose giornaliera di cocaina.<br />
Anche quel giorno ella, piena di<br />
quella brama impaziente e di quella<br />
segreta sofferenza continuava<br />
implacabile a camminare verso<br />
l’università, mentre il disagio<br />
aumentava ad ogni passo.<br />
8<br />
Non sapeva che quel giorno<br />
non ci sarebbe mai arrivata.<br />
Era ormai giunta in una delle strade<br />
secondarie che, come tanti piccoli<br />
affluenti in un fiume, si riversavano<br />
nel grande viale principale<br />
dove si trovava l’imponente<br />
edificio di epoca fascista che<br />
ospitava gli ambienti universitari.<br />
Stava attraversando, con l’animo in<br />
balia di quelle spiacevoli sensazioni<br />
che ogni giorno la cercavano,<br />
avidamente assetate del suo<br />
dolore, e, insinuandosi in lei come<br />
una lama affilata che penetri le carni<br />
tenere ed innocenti di un agnello,<br />
la rendevano immensamente<br />
fragile e impotente.<br />
Il semaforo era verde. O almeno<br />
così le era parso di vederlo prima<br />
di attraversare… tuttavia si voltò<br />
appena in tempo per vedere<br />
un auto scura dirigersi nella sua<br />
direzione ad una velocità spietata.<br />
Gli arti e la mente della studentessa<br />
rimasero paralizzati e sconvolti<br />
nel comprendere la crudele<br />
imprevedibilità della situazione<br />
e la sua dolorosa ineluttabilità.<br />
L’ ultimo fugace pensiero<br />
che le attraversò la mente<br />
prima di morire fu che non<br />
era colpa dell’automobilista<br />
se la stava per travolgere.<br />
Non si era accorto di lei. Ma questo<br />
le accadeva ordinariamente.<br />
Era il suo destino…<br />
Fu un attimo.<br />
La ragazza fu travolta con<br />
violenza ma l’automobilista<br />
proseguì nella sua corsa sfrenata<br />
senza accennare a fermarsi.<br />
Il volto della giovane, morta al<br />
momento dell’impatto con l’auto,<br />
non era deformato da linee<br />
strazianti di terrore, piuttosto,<br />
come notarono i passanti<br />
che chiamarono i soccorsi,<br />
era ornato da un’espressione<br />
enigmatica, un misto tra serena<br />
sofferenza e consapevole<br />
rassegnazione. L’indifferenza<br />
si ergeva trionfante sul corpo<br />
esanime della studentessa, che,<br />
adesso più di prima, appariva<br />
delicata e fragile come lo stelo di<br />
un tenero ed indifeso bocciolo.<br />
L’omicidio della studentessa fu<br />
archiviato il giorno stesso insieme<br />
a tanti altri fascicoli di casi irrisolti<br />
che riguardavano incidenti stradali<br />
avvenuti per causa di un assassino<br />
mai rintracciato, protetto dal<br />
silenzio degli omertosi nastri<br />
d’asfalto, unici veri testimoni di<br />
queste catastrofi troppo frequenti.<br />
Così la sua morte, anonima come la<br />
sua vita, non aveva minimamente<br />
segnato l’esistenza di coloro che<br />
l’avevano inutilmente soccorsa o<br />
di colui che l’aveva spietatamente<br />
privata del suo soffio vitale.<br />
Il conducente, infatti, per non<br />
avere il più minimo rimorso,<br />
aveva proseguito senza nemmeno<br />
voltarsi a guardare… forse aveva<br />
travolto un uomo o una donna,<br />
un vecchio o un bambino…<br />
non ne aveva idea, e questo gli<br />
permetteva di ignorare l’accaduto.<br />
Chiunque avesse travolto era per<br />
lui una creatura inconsistente<br />
ed irreale, astratto come l’aria<br />
e circonfuso dalla nebbia<br />
imposta dal suo disinteresse.<br />
Persa, così, ogni concretezza<br />
ed ogni reale riferimento che<br />
potesse riportargli alla mente<br />
l’accaduto, chi poteva dire che<br />
aveva commesso un omicidio?<br />
Era poi veramente esistito questo<br />
qualcuno che aveva travolto?<br />
Magari l’aveva solamente
sognato o immaginato…<br />
ma alla fine che importava?<br />
La vita andava avanti confondendo<br />
realtà e finzione, cancellando<br />
ricordi, fatti e creature che, come la<br />
studentessa, erano destinate a non<br />
essere né ricordate né dimenticate,<br />
ma a spegnersi come una tra le<br />
innumerevoli stelle dell’universo.<br />
Infatti, chi mai si accorgerebbe<br />
dello spegnersi di una piccola<br />
stella se abbagliato da una<br />
moltitudine di infiniti corpi<br />
celesti ancora pulsanti di luce?<br />
La giovane studentessa aveva<br />
vissuto unicamente in quelle ore<br />
in cui giorno e notte arrivano ad<br />
un compromesso, armonizzandosi<br />
nell’alba. Aveva vissuto quando<br />
tutto era avvolto dal sonno e<br />
dall’incoscienza e non poteva,<br />
quindi, percepire la sua presenza.<br />
Aveva vissuto così, ed aveva<br />
avuto una morte improvvisa che<br />
le aveva tolto la possibilità di<br />
vivere anche per quelle poche ore.<br />
Quelle ore di vita, così intense<br />
proprio per la loro brevità,<br />
le avevano causato l’invidia<br />
dell’indifferenza. Questa<br />
l’aveva allontanata ed isolata<br />
dal mondo ogni giorno, aveva<br />
tormentato il suo sonno ogni<br />
notte, ma non era riuscita a<br />
toglierle la possibilità di vivere.<br />
In quelle ore, infatti, la giovane<br />
studentessa assumeva il suo<br />
ruolo di ambasciatrice di vita,<br />
diveniva filtro di luce e di giorno<br />
incipiente… così sopraelevata<br />
dalla comunità mortale e dalle<br />
emozioni umane l’indifferenza<br />
non poteva raggiungerla.<br />
Ma adesso la studentessa era morta.<br />
L’indifferenza l’aveva privata di<br />
un cuore che potesse battere, di<br />
un corpo che potesse muoversi,<br />
l’aveva privata di occhi per vedere<br />
e di una bocca per parlare…<br />
Aveva, dunque, vinto? No.<br />
L’indifferenza aveva ucciso ciò che<br />
di lei poteva raggiungere, quella<br />
parte di lei che, nel trascorrere<br />
di giorni, mesi, anni, mano a<br />
mano che cresceva e che faceva<br />
esperienza della vita e del mondo,<br />
si era già estinta da tempo. Ma<br />
quella parte di lei che viveva<br />
nelle ore in cui la chiara alba<br />
regna sovrana e in cui l’unica<br />
cosa udibile è la melodia creata<br />
da un dolce silenzio, immobile<br />
e perfetto nella sua completa<br />
assenza di suoni, quella parte di lei<br />
non l’aveva comunque raggiunta.<br />
Così era, è, e sarà…<br />
Tutto al mondo può cambiare<br />
in un istante e, come per la<br />
morte della studentessa, non è<br />
detto che la gente se ne accorga.<br />
Tuttavia ci sono cose che lasciano<br />
nel grande libro della vita una<br />
macchia d’inchiostro indelebile, e<br />
non è necessario che ciò sia notato<br />
da qualcuno. Quella macchia,<br />
infatti, rimarrà comunque,<br />
che a qualcuno importi o no.<br />
Nel tentativo di rapire quella<br />
creatura rara e inafferrabile<br />
l’indifferenza l’aveva allontanata<br />
ancora di più da sé, rendendola<br />
definitivamente irraggiungibile.<br />
Adesso ella vive nell’aria<br />
umida e frizzante che, nelle<br />
prime ore del mattino, quando<br />
si recava all’università, le<br />
donava quella piacevole<br />
sensazione di pace e serenità.<br />
Adesso lei è nella luce dell’alba<br />
e nel flebile sussurro del giorno<br />
incipiente di cui prima era sacra<br />
sacerdotessa e messaggera.<br />
Vita o morte, giorno o notte non<br />
hanno più alcuna importanza e<br />
non fanno ormai alcuna differenza.<br />
Ella, infatti, non appartiene<br />
a nessuna di esse.<br />
Ella è parte dell’alba,<br />
vive in essa e con essa.<br />
Semplicemente Aurora continua a<br />
vivere e a portare con la sua mano<br />
invisibile luce, giorno e nuova vita.<br />
Cancellata ogni sua traccia<br />
tangibile e materiale, il suo<br />
spirito vive nell’eternità, fuori<br />
dal tempo e dallo spazio.<br />
Grazie a lei, nelle prime ore<br />
del mattino, la vita riprende a<br />
scorrere come linfa nelle piante,<br />
pulsando all’unisono con i sempre<br />
più frenetici ritmi cittadini,<br />
annunciando miracolosamente<br />
all’umanità sopita lo straordinario<br />
avverarsi di un nuovo giorno. Grazie<br />
a lei, adesso, il buio e l’oblio sono<br />
lontani e l’indifferenza ha perso.<br />
All. Veronica MANNINO<br />
Poesia: “Un angelo senz’ali”<br />
Mi ritrovo disteso su questa<br />
spiaggia<br />
con il sole che mi acceca,<br />
la sabbia tra i capelli,<br />
le onde che mi sbattono sui piedi<br />
e l’odore di salsedine che penetra<br />
nella profondità<br />
del mio corpo.<br />
Sono incapace di capire...<br />
Improvvisamente,<br />
in un attimo,<br />
tutto è cambiato....<br />
Realmente cambiato.<br />
Le mie ali<br />
giacciono recise<br />
accanto al mio corpo,<br />
immerse in una<br />
pozza di sangue caldo,<br />
tinte di rosso.<br />
Solo una magia potrebbe<br />
riattacarle, ma forse<br />
sono un illuso, un sognatore<br />
a credere ancora alle magie...<br />
Forse dovrei dimenticare<br />
come si vola,<br />
perchè un angelo senz’ali<br />
è come un uomo senza vita<br />
All.Arturo LAUDATO<br />
9
10<br />
Terza Pagina<br />
Spigolature sul moto perpetuo<br />
Vecchia forse quanto l’uomo è<br />
la sua aspirazione all’eterno, al<br />
perpetuo. Ha sempre inteso la<br />
tendenza verso qualcosa che<br />
durasse per sempre, che rimanesse<br />
in movimento perennemente,<br />
che rappresentasse in qualche<br />
modo l’immortalità dell’azione,<br />
FIG 1<br />
forse perché non è possibile<br />
ottenerla per l’esistenza. Vana<br />
speranza quella di molti inventori<br />
che per parecchi secoli hanno<br />
creato dispositivi d’ogni genere<br />
interpretando a loro modo le parole<br />
di Plinio il Vecchio: “Quatenus<br />
denegatur nobis in diu vivere<br />
reliquiamus aliquid quo nos vixisse<br />
testemur”, cercando il movimento<br />
perpetuo con la speranza di<br />
creare energia dal nulla.<br />
Impossibile fare la storia completa<br />
delle combinazioni meccaniche,<br />
idrauliche, magnetiche, elettriche<br />
d’ogni genere, arzigogolate nei<br />
secoli da sconosciuti, ma anche<br />
da personalità eccelse e rivolte al<br />
sempiterno. Ne avevano discusso<br />
Democrito, Pitagora e Platone e,<br />
nel Medioevo, insieme ai cercatori<br />
d’oro v’erano quelli del moto<br />
perpetuo ai quali si unì, almeno per<br />
qualche tempo, anche Leonardo da<br />
Vinci. L’interesse per il movimento<br />
autosostentante non ebbe fine,<br />
anzi, si intensificò nel secolo di<br />
Lumi, se è vero che nel 1775<br />
l’Accademia delle scienze di Parigi,<br />
soverchiata dalle comunicazioni<br />
in materia, dichiarò ufficialmente<br />
che non avrebbe più accettato<br />
argomenti del genere, state<br />
alla loro evidente impossibilità!<br />
I patiti dell’argomento si<br />
spostarono, allora, in Inghilterra<br />
dove continuarono a depositare<br />
brevetti a non finire. Si è calcolato<br />
che a Londra dal 1617, data di<br />
inizio della brevettazione, al 1900<br />
non siano stati rilasciati meno di<br />
seicento brevetti in materia. Forse<br />
per studiare i fenomeni sociali,<br />
forse come ulteriore tentativo<br />
di ricercare il moto perpetuo,<br />
la rivista Science and Invention<br />
bandì nel 1922 un concorso ove<br />
pervennero più di 1700 progetti<br />
di moti perpetui, di cui circa 300<br />
erano stati oggetto di esperimenti.<br />
Infruttuosi, ovviamente. La ricerca<br />
non sì è fermata; le ultime notizie<br />
FIG 3<br />
FIG 2<br />
su altri tentativi sono del 2007!<br />
Il più antico sistema documentato<br />
per moto perpetuo risale al<br />
1260 ad opera di Villard de<br />
Honnecourt, il codificatore dello<br />
stile gotico, che nel famoso album<br />
Livre de portraiture descrive una<br />
macchina per realizzarlo. Si tratta<br />
(fig. 1) di una ruota omogenea in<br />
legno, imperniata nel centro, alla<br />
cui periferia sono incernierate<br />
alcune mazzette uguali – nel<br />
disegno ne raffigura sette, forse<br />
a titolo d’esempio, dato che nella<br />
legenda si limita a prevederne un<br />
numero dispari –. L’intendimento<br />
dell’autore è quello di averne<br />
quattro da una parte (quella in<br />
discesa) e tre nell’altra (in salita),<br />
in modo che il centro di massa sia<br />
sempre eccentrico rispetto alla<br />
verticale per il mozzo della ruota,<br />
in modo da sollecitarla a girare.<br />
Ingenuità plausibile per un fine<br />
trattatista come Villard soltanto<br />
alla luce delle considerazioni fatte<br />
in apertura, dato che, ammesso<br />
di eliminare ogni attrito, alla<br />
configurazione illustrata segue<br />
quella opposta con quattro<br />
mazzette in salita, mosse dalle tre<br />
in discesa! Naturalmente la ruota
FIG 4<br />
si ferma appena le venga impresso<br />
il movimento, collocandosi nella<br />
configurazione di equilibrio<br />
stabile – localmente – con tre<br />
mazzette per lato e la settima in<br />
basso, posizionata sulla verticale<br />
per il perno della ruota. Ciò<br />
nonostante in moltissimi ripresero<br />
l’idea di Villard modificando e<br />
trasformando il suo schema.<br />
Fra gli altri un certo Orphyrens<br />
che fece esaminare una sua<br />
ruota misteriosa addirittura a<br />
Gravesande. Non si sa molto sulla<br />
costruzione di questo ordigno che<br />
aveva una tela per nasconderne il<br />
meccanismo. Qualcuno ha voluto<br />
attribuire ad Orphyrens la ruota<br />
(fig. 2) ad alveoli radiali zavorrati<br />
da sfere pesanti, che in realtà<br />
pare fosse già stata analizzata,<br />
peraltro senza troppa enfasi, da<br />
Leonardo con uno schizzo nel<br />
Codice Atlantico (fig. 3). Le sfere,<br />
libere di muoversi in senso radiale<br />
negli alveoli, dovevano generare<br />
il moto equivalentemente alle<br />
mazzette di Villard e, come<br />
queste, non avrebbero prodotto<br />
alcunché di perpetuo. In ogni<br />
FIG 5<br />
modo il dispositivo fu copiato da<br />
un gran novero di inventori fino<br />
ad un’esibizione a Los Angeles nel<br />
1910 nel quale il moto “quasi”<br />
perpetuo era garantito da una<br />
dinamo elettrica ben dissimulata<br />
nella struttura. Non fu l’unico<br />
tentativo di imbroglio. Nel 1893<br />
alcuni prestigiatori esibirono una<br />
macchina (fig. 4) capace di ruotare<br />
all’infinito. Era applicata al muro<br />
e si presentava come semplice<br />
variante della ruota ad alveoli,<br />
solo che le sfere erano racchiuse<br />
dei cilindretti opportunamente<br />
inclinati e fissati all’estremità di<br />
ogni raggio metallico imperniato<br />
nel mozzo. Il moto doveva essere<br />
impresso dalla sfera D che nella<br />
configurazione riportata (fig.4)<br />
è a maggior distanza dal fulcro.<br />
Questa teoria, che cade ad<br />
FIG 6<br />
un’analisi soltanto un po’ attenta<br />
(le sfere A, B e C imprimono un<br />
movimento opposto e comunque<br />
si raggiunge ben presto l’equilibrio<br />
come nella ruota di Villard), era<br />
accettata dagli spettatori che,<br />
del resto, non potevano metterla<br />
in dubbio vedendone i risultati.<br />
Tuttavia il moto era perpetuo…<br />
fino all’uscita degli spettatori, dato<br />
che a movimentare il tutto era un<br />
operatore posto dietro al muro!<br />
Nonostante i ripetuti fallimenti<br />
il modello di Villard continuava a<br />
destare simpatie. Hiscox, all’inizio<br />
del ‘900, inventò un congegno<br />
estremamente complesso di<br />
leveraggi e contrappesi collegati<br />
a stantuffi che replicava in modo<br />
raffinato il principio della ruota<br />
ad alveoli (fig. 5). I contrappesi,<br />
muovendosi per gravità, facevano<br />
scorrere gli stantuffi entro i bracci<br />
cavi della ruota, in modo da farli<br />
avvicinare alle estremità dei bracci<br />
stessi durante il primo quarto del<br />
moto discendente, mantenendo<br />
la posizione durante il secondo<br />
quarto del suddetto moto. Tale<br />
soluzione avrebbe impresso la<br />
propulsione all’intero congegno.<br />
Nella fase di risalita, poi, accadeva<br />
il contrario: i contrappesi<br />
facevano allontanare i pistoncini<br />
dalle estremità dei bracci nel<br />
primo quarto e mantenevano la<br />
posizione nel successivo. L’idea<br />
era sempre quella di avere masse<br />
con bracci motori maggiori in<br />
fase discendente, ma non teneva<br />
presente che il lavoro compiuto<br />
dagli stantuffi (e dai contrappesi)<br />
in discesa era uguale a quello<br />
degli stessi in risalita, senza<br />
considerare le perdite per attrito.<br />
Ingegnoso e stavolta immaginato<br />
senza far ricorso alla ruota era<br />
il pendolo perpetuo (fig. 6),<br />
brevettato in Inghilterra, la cui testa<br />
era spinta da piccole molle caricate<br />
con corde azionate dall’estremità<br />
superiore del braccio oscillante.<br />
Parte dell’energia cinetica del<br />
pendolo veniva ceduta per<br />
mettere in tensione le molle<br />
(una per volta), trasformandosi<br />
in energia potenziale elastica<br />
che veniva restituita alla massa<br />
oscillante a fine corsa, con un<br />
impulso dalla molla stessa che<br />
si distendeva. Purtroppo non<br />
si crea energia, anzi si dissipa<br />
per gli attriti interni al sistema,<br />
che producono lo smorzamento<br />
ed il termine del moto...<br />
Prof. Michelangelo FABBRINI<br />
(to be continued..)<br />
11
Aeroplanini di carta: istruzioni per l’uso. Il Primo Corso ce ne spiega i segreti.<br />
Piccoli piloti crescono<br />
Tutti almeno una volta hanno<br />
lanciato, chi per gioco, chi per<br />
sfida, chi per scherzo, un aeroplanino<br />
di carta. Era una cosa<br />
stupenda prendere un foglio<br />
liscio e, grazie a qualche piegatura,<br />
trasformarlo subito in un<br />
oggetto capace di sfidare la legge<br />
di gravità. Si rimaneva a bocca<br />
aperta nel vedere il proprio<br />
modellino librarsi in aria, sperando<br />
magari di riuscire in un<br />
nuovo record. Infatti esiste un<br />
vero e proprio guinness dei primati<br />
per questa specialità. Già<br />
nel 1975 il detentore del primato<br />
di “permanenza in aria” era<br />
William Pryor con il record di 15<br />
secondi. Ma in quegli anni si faceva<br />
strada nella mente di Ken<br />
Backcurn, ora laureato in inge-<br />
12<br />
Questo è un aereo molto stabile. Può volare dritto con<br />
pochi aggiustamenti. Curva gli alettoni per i loops.<br />
2)Piega la parte in alto verso<br />
il basso<br />
gneria aerospaziale all’università<br />
del Nord Carolina, il desiderio<br />
di sfidare il record. Nel 1983,<br />
spinto dagli amici, Ken tentò di<br />
battere il primato: in un primo<br />
momento la sorte gli fu avversa<br />
ma riuscì comunque a stabilire<br />
un nuovo tempo con un volo<br />
di 16,89 secondi. Passarono gli<br />
anni e i tentativi di battere il<br />
proprio record, ma il vero successo<br />
arrivò nel 1994 grazie ad<br />
un volo di 18,80 secondi.Inoltre<br />
nel 1998 è riuscito a battere il<br />
suo record con un volo di 26,7 s.<br />
Però cosa permette ad un aereo<br />
di carta di rimanere in volo?<br />
Come i loro cugini in alluminio<br />
aeronautico e fibra di carbonio,<br />
anche gli aerei di carta basano<br />
il loro volo su quattro forze fon-<br />
1)Piega un foglio di carta A4 a metà<br />
per il senso della lunghezza a riaprilo.<br />
Piega gli angoli in alto verso il<br />
centro.<br />
3)Piega gli angoli verso il<br />
centro<br />
4)Piega la punta in alto<br />
e la parte alta mezzo<br />
cm verso il basso. Piega<br />
l’aeroplano in due nella<br />
direzione opposta a te<br />
damentali: spinta, portanza, resistenza<br />
e peso. Ridotto in breve<br />
la spinta permette di avanzare<br />
nella direzione in cui è stato<br />
lanciato e si oppone alla resistenza<br />
che invece rallenta l’aereo.<br />
La portanza, dovuta all’accelerazione<br />
e alla decelerazione<br />
dell’aria sull’ala, tende a spingere<br />
l’aereo verso l’alto e si oppone<br />
alla forza-peso del velivolo.<br />
Tutto questo permette al nostro<br />
aeroplano di rimanere in volo.<br />
Per finire, chiusa la teoria, vi<br />
proponiamo per questo numero<br />
la costruzione di un aereo<br />
semplice: vi sfidiamo a<br />
battere il record! Buona fortuna<br />
e che vinca il migliore!<br />
All. Matteo INGROSSO<br />
e All. Federico LAGRASTA<br />
5)Piega le ali in fuori<br />
in modo da far vedere<br />
l’angolo<br />
6)Tira su gli alettoni per<br />
migliorare la resa
Oltre il Cancello<br />
“Firenze è una città vittima del razzismo” 15.12.11<br />
Con queste parole il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ha commentato<br />
quanto accaduto martedì 13 in piazza Dalmazia, dopo<br />
il raid a sfondo razzista compiuto dal 50enne Gianluca Casseri.<br />
L’uomo, simpatizzante di Casa Pound (centro sociale di estrema<br />
destra), ha ucciso due venditori ambulanti senegalesi e ne ha feriti<br />
altri due per poi uccidersi. Il gesto sarebbe da ricollegarsi alla<br />
sua precaria condizione psichica e perciò da escludere ogni coinvolgimento<br />
xenofobo e razzista del movimento di Casa Pound.<br />
Ciò nonostante, il portavoce della comunità senegalese in Italia,<br />
Pape Diaw, ha chiesto la chiusura di tutti i centri sociali legati a<br />
questo in Italia.<br />
Ma quanto ci costa la manovra? 16.12.11<br />
La manovra finanziaria posta alla fiducia della Camera<br />
vale 20 miliardi. Nonostante alcuni passi indietro<br />
(vedi:sui farmaci e tassisti liberalizzati), nel testo<br />
definitivo sono stati previsti tagli alla spesa pubblica,<br />
e quindi nuove regole che regolamentino gli stipendi<br />
dei parlamentari e la loro pensione; aumento delle<br />
aliquote sulla benzina e sui Monopoli dello Stato;<br />
nuove norme per regolare le pensioni sia di privati<br />
che di statali. La manovra è stata aspramente criticata<br />
dalla Lega Nord che l’ha definita una “rapina” e<br />
dell’ IDV perché “iniqua”, mentre il governo tecnico<br />
continua ad avere la piena fiducia di PD e PDL.<br />
All. Eleonora GIURI<br />
Il personaggio del 2011 15.12.11<br />
Sarah Mason, 25 anni, è stata scelta per la cover del<br />
magazine americano Time. La rivista, come ogni anno,<br />
elegge il personaggio simbolo dell’anno concluso e per<br />
il 2011 la scelta è ricaduta sui manifestanti, “the protester”,<br />
e dei quali Sarah Mason è diventata inconsciamente<br />
un simbolo, quando lo scorso novembre venne<br />
arrestata durante una manifestazione contro Wall Street:<br />
durante un’intervista affermò che “si sentiva in obbligo<br />
morale di agire contro le ingiustizie”. Dalla primavera<br />
araba a Occupy Wall Street, quest’anno è stato caratterizzato<br />
dalla nascita di movimenti rivoluzionari che, per lo<br />
più pacificamente, hanno cercato di portare un cambiamento<br />
positivo all’interno della propria società.<br />
13
Storia dell’<strong>Aeronautica</strong><br />
Lo scorso numero (L’Esperesso<br />
n°2) ci eravamo lasciati<br />
con il bombardamento<br />
strategico, il suo impiego nei<br />
teatri della Seconda Guerra<br />
Mondiale e le bombe che cadono,<br />
fischianti, sugli edifici<br />
delle capitali<br />
europee… Ma<br />
se a cadere<br />
non fossero<br />
state bombe<br />
ma volantini?<br />
PSYOPS!<br />
PSYcologicalOPerationS:<br />
Guerra<br />
Psicologica.<br />
Questa consta<br />
di tutte<br />
quelle azioni<br />
(aggiungerei<br />
non direttamente<br />
letali) [Questa precisazione<br />
è dovuta al fatto<br />
che anche radere al suolo<br />
un paese ha effetti negativi<br />
sulla popolazione, ma non<br />
è prassi farlo rientrare nella<br />
categoria delle PSYOPS.<br />
NdR] volte a demoralizzare<br />
il nemico e privarlo della volontà<br />
di proseguire la guerra.<br />
I primi esempi di guerra<br />
psicologica risalgono ai primordi<br />
della guerra: i Romani<br />
14<br />
PSYOPS<br />
privavano dell’acqua le città<br />
assediate; gli assedianti,<br />
nel Medioevo, usavano scagliare<br />
oltre le mura carcasse<br />
di animali contaminate<br />
per spezzare tramite le pestilenze<br />
il morale nemico…<br />
Per quanto riguarda il frangente<br />
prettamente aeronautico<br />
uno dei primi<br />
esempi di guerra psicologica<br />
fu il Volo su Vienna.<br />
Questo fu effettuato nel<br />
1918 dall’87ª Squadriglia<br />
“La Serenissima”. Il 9 agosto<br />
10 aerei Ansaldo SVA si<br />
diressero verso i cieli della<br />
capitale dell’Impero Austroungarico.<br />
Una volta<br />
raggiunto l’obiettivo sgan-<br />
ciarono il loro carico: volantini<br />
tricolore. Questi recavano<br />
scritto un messaggio del<br />
poeta Gabriele D’Annunzio:<br />
« In questo mattino d’agosto,<br />
mentre si compie il quarto<br />
anno della vostra convulsio-<br />
Il volantino di Ugo Ojetti<br />
ne disperata e luminosamente<br />
incomincia l’anno della<br />
nostra piena potenza, l’ala<br />
tricolore vi apparisce all’improvviso<br />
come indizio del<br />
destino che si volge.<br />
Il destino si volge. Si volge<br />
verso di noi con una certezza<br />
di ferro. È passata<br />
per sempre l’ora di quella<br />
Germania che vi trasci-
na, vi umilia e vi infetta.<br />
La vostra ora è passata. Come<br />
la nostra fede fu la più forte,<br />
ecco che la nostra volontà<br />
predomina e predominerà<br />
sino alla fine. I combattenti<br />
vittoriosi del Piave, i combattenti<br />
vittoriosi della Marna<br />
lo sentono, lo sanno, con<br />
una ebbrezza che moltiplica<br />
l’impeto. Ma, se l’impeto<br />
non bastasse, basterebbe il<br />
numero; e questo è detto per<br />
coloro che usano combattere<br />
dieci contro uno. L’Atlantico<br />
è una via che già si chiude;<br />
ed è una via eroica, come dimostrano<br />
i nuovissimi inseguitori<br />
che hanno colorato<br />
l’Ourcq di sangue tedesco.<br />
Sul vento di vittoria che si<br />
leva dai fiumi della libertà,<br />
non siamo venuti se non per<br />
la gioia dell’arditezza, non<br />
siamo venuti se non per la<br />
prova di quel che potremo<br />
osare e fare quando vorremo,<br />
nell’ora che sceglieremo.<br />
Il rombo della giovane ala<br />
italiana non somiglia a quello<br />
del bronzo funebre, nel<br />
cielo mattutino. Tuttavia<br />
la lieta audacia sospende<br />
fra Santo Stefano<br />
e il Graben una sentenza<br />
non revocabile, o Viennesi.<br />
Viva l’Italia!»<br />
Un’altra tipologia di volantino<br />
era stata redatta da Ugo<br />
Ojetti, in forma più semplice,<br />
ma altrettanto efficace.<br />
L’atto, anche se di rilevanza<br />
bellica quasi nulla, ebbe una<br />
notevole risonanza propagandistica:<br />
in Italia l’avvenimento<br />
fu esaltato a tal punto<br />
che si propose di incoronare<br />
il comandante della squadriglia,<br />
lo stesso Gabriele D’Annunzio,<br />
al Campidoglio. Ciò<br />
non avvenne solo per esplicito<br />
rifiuto dell’interessato.<br />
D’altro canto l’impresa ebbe<br />
anche ripercussioni sul morale<br />
degli austriaci: l’eventualità<br />
di un attacco sui cieli<br />
di Vienna non era neanche<br />
contemplata dagli alti comandi<br />
dell’Impero – addirittura<br />
due piloti austriaci<br />
che scorsero la formazione<br />
nemica vennero ignorati- .<br />
Con questo volo, infatti,<br />
fu vibrato un poderoso<br />
colpo al morale già vacillante<br />
degli austriaci.<br />
Risulta infatti, anche istituendo<br />
un paragone con il bombardamento<br />
strategico, che<br />
il morale è stato maggiormente<br />
piegato dalla propaganda<br />
e dalla guerra psicologica,<br />
sfruttati nel momento<br />
opportuno e uniti a grande<br />
coraggio e spirito d’iniziativa,<br />
che alla mera distruzione<br />
attuata indiscriminatamente<br />
e sistematicamente. Sfruttando<br />
un’allegoria: ferisce<br />
di più la penna che la spada.<br />
All. Francesco BARABINO<br />
Nel frattempo<br />
nel mondo...<br />
Gabriele D’Annunzio nacque<br />
a Pescara nel 1863. La poetica<br />
dannunziana è l’espressione<br />
più appariscente del<br />
Decadimento Italiano. Dei<br />
poeti “decadenti” europei<br />
D’Annunzio accoglie modi,<br />
forme, immagini, con una<br />
capacità assimilatrice notevolissima;<br />
quasi sempre,<br />
però, senza approfondirli,<br />
ma usandoli come elementi<br />
della sua arte fastosa e<br />
portata a un’ampia gamma<br />
di sperimentazioni. Oltre ad<br />
importante poeta, D’Annunzio<br />
fu anche convinto interventista.<br />
Nell’agosto 1918<br />
egli compì il volo su Vienna<br />
e nel 1920 inoltre condusse<br />
un’impresa perchè insoddisfatto<br />
delle condizioni di<br />
pace che vedevano assegnata<br />
alla Jugoslavia la Dalmazia<br />
con la città di Fiume.<br />
Con l’aiuto di alcuni suoi legionari<br />
riuscì ad occupare la<br />
città fintanto che il governo<br />
italiano non lo costrinse ad<br />
abbandonarla per non venir<br />
meno agli accordi internazionali.<br />
Deluso dagli ultimi<br />
avvenimenti, D’Annunzio si<br />
ritirò nella sua villa a Gardone,<br />
dove rimase fino alla morte,<br />
sopraggiunta nel 1938.<br />
All. Nicolò IMBRIANI<br />
15
16<br />
PANORAMA<br />
Lo<br />
Spadino
La cerimonia degli spadini ha visto numerosi interventi e premiazioni<br />
Lo Spadino..ma non solo!<br />
Lo scorso 7 dicembre, alla<br />
presenza di genitori, del<br />
Generale di Divisione Pietro<br />
Valente, Comandante<br />
dell’Istituto di Scienze<br />
Militari Aeronautiche,<br />
del Comandante della<br />
Scuola, Colonnello Giorgio<br />
Baldacci, del Generale<br />
Mario Arpino, ospite<br />
d’onore dell’evento e di<br />
alte cariche istituzionali,<br />
gli allievi del Primo Corso<br />
hanno finalmente ricevuto<br />
“l’ambito emblema”, lo<br />
spadino, in una bellissima<br />
cerimonia che li ha visti<br />
protagonisti, ma non unici<br />
partecipi. Quest’anno la<br />
tradizionale cerimonia si è<br />
arricchita dell’ interessante<br />
prolusione sulla storia<br />
dell’<strong>Aeronautica</strong>, tenuta<br />
dal Generale Arpino, che<br />
ha ripercorso tutte le fasi<br />
salienti della giovane vita<br />
della nostra Forza Armata.<br />
Ha preso la parola anche<br />
la Dott.ssa Rossella Di Giorgi,<br />
Assessore all’Educazione<br />
del Comune di Firenze,<br />
che ha augurato a tutti noi<br />
allievi buona fortuna per il<br />
nostro futuro complimentandosi<br />
per la difficile scelta<br />
che stiamo affrontando.<br />
E’ seguita poi la consegna<br />
delle borse di studio<br />
e i riconoscimenti agli exallievi<br />
del corso Crono e<br />
agli allievi del corso Dardo<br />
ed Espero. Ad essere premiati<br />
per gli ottimi<br />
risultati ottenuti nei<br />
concorsi per le accademie<br />
militari gli ex<br />
allievi Antonio Nazzaro<br />
(Esercito), Dario<br />
Allegrucci (Guardia<br />
di Finanza), Gennaro<br />
Panzarino (Marina)<br />
e Giuliano Caiazzo<br />
(<strong>Aeronautica</strong>). Sono<br />
poi stati premiati gli<br />
allievi Dario Palagi<br />
e Nicolò Rutigliano<br />
(merito scolastico),<br />
Federico Torrini (merito<br />
scolastico per<br />
il liceo scientifico),<br />
Andrea Colella (maggior<br />
incremento), Ilaria Lagalante<br />
e Tiziana Markushi<br />
(allieve con maggior rendimento<br />
scolastico), Andrea<br />
Iachini e Michael Romei<br />
(merito militare), Edoardo<br />
Rinaldi e Filippo Giacchero<br />
(merito sportivo).<br />
Quindi ha avuto luogo la<br />
“consegna” dei desideratissimi<br />
spadini prima e del<br />
librone con la penna ed il<br />
compasso poi. Rinnovatasi<br />
per la quinta volta, con<br />
intatta tutta la sua suggestione,<br />
la cerimonia ha segnato<br />
un passaggio fonda-<br />
mentale per il Primo Corso,<br />
che di certo, credete a noi,<br />
custodiranno gelosamente<br />
in loro per gli anni a venire.<br />
La Redazione<br />
17
Confessioni di due 100 all’indomani dello spadino!<br />
18<br />
Intervista doppia<br />
Spezia<br />
Giulio<br />
Primo<br />
7/12/2011<br />
Edoardo Bartolini<br />
Edoardo Bartolini<br />
Tensione, entusiasmo…<br />
Sbagliare posizione…<br />
Oggi è il grande giorno!<br />
Questa è la volta buona!<br />
Rosso<br />
COGNOME<br />
NOME<br />
CORSO<br />
DATA DELLA CONSEGNA<br />
DEL PROPRIO SPADINO<br />
CHI È IL TUO CENTO?<br />
CHI TI HA CONSEGNATO<br />
LO SPADINO?<br />
CHE EMOZIONI HAI PRO-<br />
VATO IL GIORNO DELLA<br />
CERIMONIA?<br />
QUEL ERA LA TUA PU’<br />
GRANDE PREOCCUPAZIO-<br />
NE?<br />
QUALE È STATA LA PRIMA<br />
COSA CHE HAI PENSATO<br />
APPENA TI SEI SVEGLIA-<br />
TO IL GIORNO DELLO SPA-<br />
DINO?<br />
COSA HAI PENSATO<br />
QUANDO TI SEI ACCORTO<br />
CHE AVEVATE LA MANO<br />
SULLO STESSO SPADINO?<br />
COLORE PREFERITO<br />
Bartolini<br />
Edoardo<br />
Espero<br />
24/11/2010<br />
Filippo Giacchero/Giulio Spezia<br />
Michael Romei<br />
Tante!!<br />
L’allievo del secondo anno non ha<br />
preoccupazioni!<br />
In bocca al lupo cento!!<br />
Te lo meriti!<br />
Giallo
Lo spadino secondo un ex-allievo!<br />
lo spadino: oggi come Ieri!<br />
Proponiamo ora una riflessione<br />
di un ex allievo del corso<br />
Crono, attualmente Capocorso<br />
nell’Accademia Navale, che ha<br />
partecipato alla cerimonia di<br />
consegna degli Spadini perchè<br />
premiato con la borsa di studio<br />
come miglior piazzamento<br />
nella relativa graduatoria<br />
di ammissione in Accademia.<br />
22 Novembre 2008. Una<br />
data come le altre ma per<br />
noi ha rappresentato il primo<br />
di tanti traguardi. Per il corso<br />
Crono, allora ancora senza<br />
nome e alle prime armi, quella<br />
data ha significato tanto.<br />
Accettammo lo spadino dalle<br />
mani dei nostri centenari del<br />
corso Bora senza comprendere<br />
pienamente il significato di quel<br />
gesto. Un gesto così semplice da<br />
eseguire ma così pesante per le<br />
responsabilità che ha comportato:<br />
a noi toccava il compito di<br />
tenere alto il nome della Scuola<br />
e quello ancora più arduo di<br />
formare un Corso, mentre agli<br />
Spilloni quello di iniziarci alle<br />
tradizioni, seppur così giovani<br />
della Scuola <strong>Militare</strong> <strong>Aeronautica</strong><br />
“Giulio Douhet”, per la prima<br />
volta con tre corsi regolari.<br />
Sono passati più di<br />
tre anni da allora.<br />
L’assistere alla cerimonia della<br />
consegna degli spadini al nuovo<br />
Primo Corso da parte del corso<br />
Espero, i miei Paperozzi con il<br />
due sulle spalle, e il ripetersi di<br />
quello stesso gesto hanno riportato<br />
alla mia mente tutti questi<br />
pensieri ed altri, accomunati<br />
dalla nostalgia e dalle lacrime<br />
amare per la fine del più bel sogno<br />
mai fatto. Che come un sogno<br />
si è dissolto, all’improvviso<br />
e senza accorgersene. Ma a dif-<br />
ferenza dei sogni mi son rimasti<br />
i ricordi stupendi, le amicizie<br />
fraterne, la solida preparazione<br />
alla vita e soprattutto i valori e<br />
l’esperienza forgiatisi con l’aiuto<br />
dei più anziani e di chi aveva<br />
qualcosa da trasmettere.<br />
Di quel qualcosa, di quei tanti<br />
piccoli mattoni posati dentro<br />
di noi si è cercato di lasciare in<br />
eredità il più possibile, per illuminare<br />
il percorso giusto da<br />
seguire a chi è venuto dopo.<br />
è stato un processo lento ma<br />
è così che si originano le tradizioni<br />
che animano e reggono<br />
ogni istituto militare, così come<br />
anche le minime differenze e i<br />
particolari, invisibili ai più, ma<br />
che acquistano un valore caro<br />
solo a chi li sente e li fa propri.<br />
Negli anni possono cambiare gli<br />
allievi, gli ufficiali, i comandanti<br />
ma è la Scuola che resta un tetragono<br />
saldo; e lo sforzo deve<br />
essere maggiore per la nostra<br />
che ha dovuto e non ha ancora<br />
finito di creare un proprio<br />
ritmo che la renda indipenden-<br />
te da ogni influenza esterna.<br />
Per ogni ex allievo è una gioia<br />
senza pari poter varcare ogni<br />
volta il cancello verde dell’ingresso<br />
e calpestare ancora il<br />
piazzale, le aule, le camerette<br />
e soprattutto fregiarsi di quella<br />
spilla che esprime immenso<br />
orgoglio e spirito di corpo.<br />
Un marchio esterno evidente<br />
così come profondo e importante<br />
è quello interiore che la<br />
Douhet ha lasciato nei suoi Allievi<br />
che l’anno popolata negli anni.<br />
E con queste accorate e sentite<br />
parole porgo l’augurio al Primo<br />
Corso di poter rivivere lo stesso<br />
mio sogno e agli altri corsi di<br />
trasmettere lo spirito che è stato<br />
della Douhet di questi anni.<br />
Un felice Natale e un Anno<br />
nuovo ricco di gioie e soddisfazioni<br />
a tutti gli Allievi e<br />
Famiglie, ai Professori, agli<br />
Ufficiali e a tutto il Quadro<br />
Permanente della Scuola.<br />
Ex-All. Gennaro PANZARINO<br />
19
L’ 11 dicembre, entrati dal cancello principale della base, di ritorno dalla<br />
licenza, ci siamo accorti all’ improvviso, folgorati, che i contorni così noti<br />
della base erano cambiati. Il nostro Piazzale Bandiera era illuminato dalle<br />
luci natalizie e un presepe figurava di fronte alla Palazzina Italia. Ci siamo<br />
accorti che il Natale era arrivato ancora una volta, senza chiedercene il permesso,<br />
senza preavviso, ad ammantare ogni cosa con la sua magia. Il Natale<br />
è davvero bello con la neve perchè è bello scoprire che, come la neve,<br />
questo scende a cambiare, silenziosamente magico, i contorni delle cose.<br />
Quest’anno alla Douhet vivremo un Natale forse senza neve, a differenza<br />
dello scorso anno, ma poco male. Ora, ribadire che il vero significato del<br />
Natale, è lo stare insieme, in famiglia, tra l’ affetto dei vostri cari, sarebbe<br />
come minimo scontato in qualsiasi altra circostanza. Ma non per noi, sappiamo<br />
che parlare a voi di solidarietà, del calore dell’ affetto delle persone<br />
vicine, è parlare a ci queste cose le sperimenta più degli altri, ogni giorno,<br />
sulla propria pelle. Sappiamo che voi ci capite, che anche voi da quando<br />
sarete sulla banchina della stazione, con le valigie piene, a quando vi ritroverete<br />
di nuovo nella vostra camerette a guardarle di nuovo vuote, sentirete quella mancanza che solo per i<br />
propri compagni di viaggio si può provare. Quella mancanza che è proprio un vuoto in mezzo al petto. Vi auguriamo<br />
allora di avere in queste feste la possibilità di immergervi nell’ affetto dei vostri cari che sono a casa,<br />
rimasti ad attendervi. Di trascorrerle nel modo più spensierato e divertente possibile, di tornare più carichi di<br />
prima, pronti a un 2012 ricco di importanti impegni. La Redazione e il Corso Espero vi fanno i loro migliori...<br />
20<br />
AUGURI!<br />
BUON<br />
2012