09.06.2013 Views

Polimeri biodegradabili (2008) - carlo santulli home page

Polimeri biodegradabili (2008) - carlo santulli home page

Polimeri biodegradabili (2008) - carlo santulli home page

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

POLIMERI BIODEGRADABILI<br />

Carlo Santulli<br />

Università di Roma – La Sapienza<br />

Dipartimento di Ingegneria Elettrica<br />

<strong>carlo</strong>.<strong>santulli</strong>@uniroma1.it


SOMMARIO<br />

Definizione di polimeri <strong>biodegradabili</strong> e compostabili, e<br />

valutazione della compostabilità di un polimero (norma ASTM D<br />

6400)<br />

I polimeri in natura: polisaccaridi, proteine, poliesteri termoplastici<br />

(PHA), gomma naturale, gomma lacca, lignina<br />

Un esempio di polisaccaride: struttura e proprietà dell'amido<br />

Un esempio di polimero proteico: struttura e proprietà della seta<br />

<strong>Polimeri</strong> <strong>biodegradabili</strong> termoplastici, a base di acido lattico o di<br />

amidi vegetali (granturco, grano, sorgo, patata) (es. Mater-Bi)<br />

<strong>Polimeri</strong> <strong>biodegradabili</strong> termoindurenti epossidizzati, basati sui<br />

trigliceridi (olio di soia, olio di ricino) (es. AESO). Grafting con<br />

anidride maleica<br />

Teoria della frattura dei polimeri a base biologica (rottura per<br />

districamento)


BIOPOLIMERI<br />

BIOPOLIMERI:<br />

<strong>Polimeri</strong> ottenuti da sorgenti naturali rinnovabili, spesso<br />

<strong>biodegradabili</strong> e non tossici da produrre<br />

Prodotti da sistemi biologici<br />

Piante Animali Micro-organismi<br />

Da zuccheri<br />

Sintetizzati chimicamente da<br />

molecole di origine biologica<br />

Dall'amido<br />

Esempi:<br />

Da oli o grassi


APPLICAZIONI POLIMERI BIODEGRADABILI<br />

Imballaggio (packaging)<br />

Orticultura<br />

Raccolta differenziata<br />

Resine per compositi<br />

(specie con fibre naturali: materiale interamente bio-degradabile)<br />

Applicazioni biomediche: biocompatibile (es. protesi)<br />

o assorbibile (es. sistemi per il rilascio dei medicinali)


CICLO DEL CARBONIO<br />

DEI BIOPOLIMERI


DEFINIZIONI (ASTM D-6400)<br />

DEGRADAZIONE: Processo irreversibile, che porta ad un cambiamento della<br />

struttura del materiale, sotto forma di perdita di proprietà meccaniche,<br />

danneggiamento, frammentazione o depolimerizzazione. La degradazione è<br />

influenzata dall'ambiente e può presentare una velocità costante o variabile nel<br />

tempo<br />

POLIMERI BIODEGRADABILI:<br />

Materie plastiche degradabili per effetto di micro-organismi naturali, come<br />

batteri, funghi o alghe<br />

POLIMERI COMPOSTABILI:<br />

Materie plastiche che si degradano durante il compostaggio, liberando anidride<br />

carbonica, acqua, composti inorganici e biomassa ad una velocità di<br />

degradazione compatibile con quella di altri materiali compostabili<br />

COMPOSTABILITA'<br />

Misurata in condizioni simulate con un'analisi finale della qualità del compost<br />

ottenutio in seguito a processi di degradazione meccanica, termica e chimica


TIPI DI BIO-DEGRADAZIONE<br />

In generale, la presenza di eteroatomi nell'idrocarburo<br />

è un possibile innesco di degradazione del polimero


FATTORI CHE INFLUENZANO<br />

LA BIO-DEGRADAZIONE DEI POLIMERI<br />

STRUTTURALI: Struttura e composizione chimica, Distribuzione dei<br />

gruppi funzionali nella catena, Presenza di gruppi ionici, Difetti nella<br />

catena, Configurazione (cis, trans, ecc.). Peso molecolare (medio e<br />

distribuzione), Morfologia (amorfa/semicristallina, microstrutture, tensioni<br />

residue), Presenza di composti di basso peso molecolare)<br />

PRODUTTIVI: Condizioni di processo. Tempra, Processo di<br />

sterilizzazione, Forma delle particelle<br />

D'USO: Storia di immagazzinamento, Sito di utilizzo o di implantazione<br />

CHIMICO-FISICI: Composti adsorbiti e assorbiti (acqua, lipidi, ioni, ecc.).<br />

Scambio ionico, Forza ionica, pH, Cambiamenti di forma e dimensione,<br />

variazione di coefficienti di diffusione, tensioni meccaniche, cricche<br />

indotte dalla tensione e dal solvente, ecc.), Meccanismo di idrolisi<br />

(enzimi rispetto all'acqua).


MISURA DELLA COMPOSTABILITA':<br />

INDICE DI POLIDISPERSIONE<br />

E' dato dal rapporto tra il prodotto dei pesi molecolari (Mi) per le frazioni molari (Wi) ed il<br />

prodotto dei pesi molecolari per il numero delle molecole relative (Ni).<br />

Indica l’uniformità di distribuzione dei pesi molecolari in un determinato polimero.<br />

Quando le catene hanno tutte la medesima lunghezza l’indice di polidispersione è uguale<br />

ad 1, ed il polimero, che ha un peso molecolare ben definito, si definisce monodisperso.<br />

Generalmente i polimeri commerciali hanno un indice di polidispersione compreso tra 1,5<br />

e 2,5.<br />

Le caratteristiche di un polimero dipendono dal grado di uniformità dei pesi molecolari,<br />

cioè dall’indice di dispersione, perciò si deve cercare di ottenere polimeri il meno<br />

polidispersi possibile.<br />

Le molecole più corte, infatti, agiscono da plasticizzanti e abbassano la temperatura di<br />

fusione e di transizione vetrosa e quindi la rigidità del polimero. Questo effetto è dovuto al<br />

fatto che le piccole molecole hanno una certa facilità di movimento che intralcia<br />

l’efficiente impaccamento nel cristallo formato dalle catene più lunghe.


ESEMPIO DI CALCOLO<br />

DELL'INDICE DI POLIDISPERSIONE


VARIAZIONE DELLE PROPRIETA'<br />

DURANTE IL TEMPO DI COMPOSTAGGIO<br />

(es. Acido polilattico)<br />

Durante il compostaggio (tipicamente si assumono 30 giorni) il polimero deve<br />

avere una riduzione di peso molecolare di ordini di grandezza, senza avere<br />

un aumento di indice di polidispersione.


C H 2 C H<br />

O H<br />

Polivinilalcool (PVA), Tm = 190 °C<br />

O<br />

C H 3<br />

n<br />

H C C<br />

Acido polilattico (PLA), Tm = 160 °C<br />

C H<br />

C H 3<br />

STRUTTURE E TEMPERATURE DI FUSIONE<br />

DEI POLIMERI BIODEGRADABILI<br />

C H 2 C O<br />

C H C H 2 C<br />

n<br />

O C H 2<br />

O<br />

C H 3<br />

Poli-idrossibutirrale (PHB), Tm = 174°C<br />

O<br />

n<br />

O<br />

C<br />

O<br />

C H 2<br />

C O<br />

O<br />

C H 2<br />

p q<br />

Polibutilsuccinato (PBS, PBSA), Tm =115 °C<br />

m<br />

C H 2 C H<br />

n<br />

C H 3<br />

PP, Tm = 170 °C<br />

C ( C H 2 ) 5 O<br />

O<br />

Policaprolattone (PCL), Tm = 60 °C<br />

O<br />

n


N.B. CAB = acetato butirrato di cellulosa<br />

PROPRIETA’ MECCANICHE<br />

POLIMERI BIODEGRADABILI<br />

I polimeri <strong>biodegradabili</strong> nascono per competere con polimeri tradizionali<br />

per uso semi-strutturale, piuttosto che quelli per uso ingegneristico


Polisaccaridi<br />

Proteine<br />

Poliesteri termoplastici (PHA)<br />

Gomma naturale<br />

Gommalacca (shellac)<br />

Lignina<br />

POLIMERI IN NATURA


POLISACCARIDI<br />

Formati da monosaccaridi, zuccheri semplici (CH 2 O) n , uniti con legami<br />

glucosidici (covalente con perdita di una molecola d'acqua), n è di solito<br />

compreso tra 40 e 3000.<br />

Per esempio la cellulosa è formata da una catena lineare di molecole di<br />

glucosio, legate in posizione 1 e 4.<br />

I gruppi OH di una catena formano legami idrogeno con gli atomi di ossigeno di<br />

un'altra, conferendo rigidità ed alta cristallinità (Tg 320°C, con pressione di 25 MPa per<br />

diventare amorfa)


STRUTTURA GERARCHIZZATA<br />

Le principali caratteristiche delle strutture gerarchizzate sono la costruzione della<br />

struttura dalla ripetizione di unità cellulari (“dal basso”) e la variabilità del prodotto<br />

ottenuto.<br />

Le proprietà delle singole macrofibrille sono molto superiori a quelle della struttura<br />

cellulosica delle piante (es. Modulo circa 80 GPa) per elevata cristallinità (circa 90%)


PROTEINE<br />

(struttura primaria)<br />

Formate da aminoacidi, legate in una catena lineare ed unite da legami peptidici<br />

tra i gruppi carbossilici ed amminici di residui di aminoacidi adiacenti


STRUTTURA SECONDARIA PROTEINE<br />

Definita da posizioni locali di segmenti di biopolimeri (in pratica dall’orientamento dei<br />

legami idrogeno tra i gruppi della catena principale).<br />

Le due strutture secondarie più diffuse sono quella ad elica α (in cui ogni gruppo NH<br />

della catena principale dona un legame idrogeno dal gruppo C=O della catena<br />

principale ad una distanza di quattro gruppi radicalici) o a pieghe β (dove i legami<br />

idrogeno sono paralleli). La maggior parte delle proteine è un misto delle due<br />

strutture e di altre strutture (es., eliche con leggi diverse)


CLASSIFICAZIONE PROTEINE<br />

In funzione delle strutture terziaria (posizione tridimensionale di<br />

particolari atomi nella catena) e quaternaria (posizione<br />

tridimensionale di gruppi di atomi con particolari funzioni) le<br />

proteine possono distinguersi in diversi tipi:


ESEMPIO:<br />

STRUTTURA POLIMERICA DELLA CHITINA<br />

Polimero lineare costituito da unità di N-acetil-D-glucosamina unite da legami 1-4<br />

Forma strutture nanocomposite microfibrillari immerse in una matrice proteinica<br />

(dimensione tra i 2.5 ed i 25nm)


POLIESTERI TERMOPLASTICI<br />

(poli-idrossialcanoati: PHA)<br />

I poli-idrossialcanoati a catena media o corta possono essere<br />

sintetizzati per opera di batteri, ad esempio durante il trattamento<br />

di grassi ed oli esausti.<br />

Ad esempio, alcuni batteri (Rhodospirillum rubrum, Rhodocyclus gelatinosus e<br />

Rhodococcus ruber) sono in grado di sintetizzare PHA, in particolare co-polimeri di 3idrossibutirrato<br />

(3HB), 3-idrossivalerato (3HV), e 3-idrossiesanoato (3HHx) dall’esanoato.


GOMMA NATURALE<br />

La gomma naturale ha un allungamento<br />

fino a circa il 750% con un rapporto<br />

di Poisson molto vicino a 0.5<br />

(0.33 per I polimeri vetrosi,<br />

0.4 per polimeri semicristallini).<br />

Ha comportamento hookiano soltanto<br />

per bassissime deformazioni.


STRUTTURA GOMMA NATURALE<br />

Struttura catena polimerica<br />

La struttura molecolare così ottenuta impedisce lo scivolamento continuo, ed irreversibile<br />

di una catena rispetto all'altra. Il movimento delle molecole l'una rispetto all'altra<br />

dev'essere reversibile, escludendo l'effetto dei legami di reticolazione, che vuol dire che<br />

le attrazioni devono essere deboli. Aumentando la deformazione, il numero di<br />

configurazioni possibili (e quindi l'entropia) diminuisce, generando una forza di ritrazione.


GOMMALACCA (shellac)<br />

La ceralacca è un estere complesso di acidi poli-idrossi-polibasici, estratto<br />

dall’insetto Kerria lacca. Non è solubile in acqua, per la presenza di vari gruppi<br />

idrossilici. E’ ancora utilizzato in campo farmaceutico e per dispositivi per il<br />

rilascio di medicinali per la bassa tossicità, oltre che <strong>biodegradabili</strong>tà.


LIGNINA<br />

(polimero complesso con componenti<br />

sia alifatiche sia aromatiche)<br />

Precursori della lignina<br />

La combinazione casuale dei tre<br />

precursori nel polimero dà una struttura<br />

amorfa ed eterogenea, per cui<br />

non è possibile parlare di un unico<br />

polimero della lignina, ma di una classe<br />

di polimeri (variabili in funzione<br />

della specie botanica da cui sono estratti)


UN ESEMPIO DI POLISACCARIDE: L'AMIDO<br />

Amidi da diverse fonti variano molto per quanto riguarda la struttura, ma tutti i grani di amido<br />

consistono di due componenti molecolari principali: l’amilosi (20-30%) e l’amilopectina (70-80%),<br />

entrambi polimeri dell’α-D-glucosio nella conformazione 1-4.<br />

Tuttavia, mentre le amilosi sono legati 1-4, tutte con gli atomi di ossigeno dell’anello dallo stesso lato,<br />

nell’amilopectina ogni venti residui ce n’è uno legato 1-6, che forma quindi delle ramificazioni.<br />

Amilosi<br />

Tipologie dei grani di amido<br />

Amilopectina<br />

Massa-diametro<br />

Grani di amido


STRUTTURA DELLA SETA<br />

(esempio di polimero proteico)<br />

La seta del baco da seta (Bombyx mori) è costituita da una proteina tessile, detta fibroina, ed<br />

una non-strutturale e collosa, detta sericina.<br />

Come tutte le proteine, fibroina e sericina sono costituite da catene di amminoacidi (struttura<br />

primaria) che formano poi una struttura secondaria ad eliche α oppure a strati (sheets) e a<br />

filamenti (strand) β.<br />

La fibroina è costituita prevalentemente da una struttura primaria comprendente gli<br />

amminoacidi glicina, alanina e serina nella forma GAGAGS, mentre la sericina è più ricca di<br />

gruppi polari di estremità, come idrossidi, carbossili e gruppi amminici, e nel complesso più<br />

ricca in serina (circa 30% del totale degli amminoacidi presenti).<br />

Glicina Alanina<br />

Serina


STRUTTURA DELLA FIBROINA<br />

Strutture elicoidali (alfa)<br />

Strutture laminari (beta)


FIBROINA E SERICINA<br />

Perché la seta sia utilizzabile per scopi strutturali, è necessaria la rimozione della<br />

sericina, cioé il processo di degommatura (degumming).<br />

Seta con sericina Seta desericinizzata<br />

(con acqua distillata)<br />

Struttura gerarchica della fibroina<br />

Proprietà meccaniche (degommatura con diversi metodi)<br />

Struttura microscopica della fibroina


PROPRIETA' MECCANICHE DELLA SETA<br />

Proprietà dei materiali con densità simile alla seta (circa 1-1.1)<br />

Cicli di isteresi di sete<br />

Di ragno con funzione diversa


POLIMERI TERMOPLASTICI<br />

A BASE DI AMIDO<br />

Tecnologie utilizzate: stampaggio per iniezione, termoformatura, spesso preparati come film. Limite<br />

è la bassa Tg, spesso vicino ai 40-45ºC (temperatura di rammollimento Tm intorno ai 130-150ºC).<br />

Lo spessore degli strati ottenibili dipende dalla dimensione dei grani di amido e quindi dalla specie<br />

di amido utilizzato. Esempi di prodotti: Mater-bi (mais), Plantic (mais), Solanyl (patata).


Melt spinning<br />

ACIDO POLILATTICO<br />

Data la natura chirale dell’acido lattico, sono possibili alcune forme strutturali<br />

diverse, per esempio il poli-L-lattato (PLLA) deriva dalla polimerizzazione dell’<br />

L,L-lattato con alta cristallinità di circa il 37%, Tg tra 50 e 80°C e Tm tra 173 e<br />

178°C.<br />

Proprietà<br />

Propriet<br />

Carico di snervamento, MPa<br />

Allungamento %<br />

Modulo a trazione, GPa<br />

Resistenza a flessione, MPa<br />

PLA (PLLA)<br />

L’acido polilattico ha il vantaggio di avere una Tm variabile, a seconda della<br />

miscela tra la forma destrogira, semi-opaca, e quella levogira (PDLA),<br />

trasparente, in cui quest’ultima agisce come centro di nucleazione: una miscela<br />

circa equimolare forma uno stereo-composto con alta cristallinità.<br />

Il PLA può anche essere, sull’esempio del polipropilene e di altri termoplastici,<br />

formato in fibre (procedura del melt spinning) ed in film.<br />

49<br />

2.5<br />

3.2<br />

70<br />

PS<br />

49<br />

2.5<br />

3.4<br />

80<br />

PVC<br />

35<br />

3.0<br />

2.6<br />

90<br />

PP<br />

35<br />

10<br />

1.4<br />

49


POLIMERI CON MAGGIORE CROSSLINKING<br />

A BASE DI TRIGLICERIDI<br />

Sono prodotti dall’olio (soia, granturco,<br />

girasole, lino, ricino) ed hanno la possibilità,<br />

con un trattamento in due fasi, di avere<br />

maggiore crosslinking e quindi stampaggio<br />

meno oneroso in termini di temperatura e<br />

pressione (tuttavia non sono ancora<br />

termoindurenti veri e propri)


PROCESSO DI CROSSLINKING<br />

CON METACRILATO<br />

Molecole di acido polilattico a stella con<br />

gruppi terminali metacrilato che rendono la<br />

molecola reattiva e consentono il<br />

crosslinking con un meccanismo di radicali<br />

liberi a diverse condizioni di temperatura e/o<br />

in presenza di irradiazione ultravioletta.


MODELLO: GRAFTING DELL'ANIDRIDE MALEICA<br />

SUL POLIPROPILENE<br />

L'anidride maleica forma dei legami con la catena del polipropilene<br />

tali da aumentare la compatibilità delle fibre nei compositi.<br />

Questo permette un più efficiente utilizzo di procedimenti industriali,<br />

come lo stampaggio a compressione e l'uso combinato di fibre polimeriche e<br />

di rinforzo (commingling)


CURVA FUNZIONE MEMORIA VS.<br />

CONTENUTO DI STABILIZZANTE<br />

(olio di ricino: castor bean)<br />

L'aumento della parte reale del modulo elastico con l'aumento della<br />

quantità di plastificante può anche estendere l'intervallo di temperatura di<br />

utilizzo nelle plastiche <strong>biodegradabili</strong>


DEGRADAZIONE POLIMERI PER DIFETTI<br />

(teoria della percolazione)<br />

La trasmissione delle forze nella struttura<br />

conseguente ad una certa quantità critica di legami,<br />

detta soglia di percolazione p c ,<br />

fa sì che soltanto una frazione dei legami p>p c<br />

debba essere fratturata per avere cedimento<br />

della struttura 2-D od anche 3-D.<br />

Questo è particolarmente critico per i polimeri <strong>biodegradabili</strong>,<br />

perché sono costituiti da una piccola<br />

parte cristallina ed una prevalente parte amorfa.


ROTTURA PER DISTRICAMENTO<br />

(disentanglement, specie per termoindurenti)<br />

A Adeguamento alla deformazione<br />

B Ritrazione della catena, detta di<br />

Rouse<br />

C Stato criticamente connesso<br />

(ogni catena attraversa il piano<br />

tre volte) ad una certa<br />

deformazione critica λc che prelude<br />

al districamento<br />

M Peso molecolare<br />

λ Deformazione<br />

Φ Distribuzione delle tensioni<br />

N numero di catene per volume

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!