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Vendetta e giustizia nella tragedia e nella commedia greca - Utem.it

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<strong>Vendetta</strong> e <strong>giustizia</strong> <strong>nella</strong> <strong>tragedia</strong> e <strong>nella</strong> <strong>commedia</strong><br />

<strong>greca</strong><br />

IV lezione:<br />

Le donne al parlamento (ecclesiazuse) di Aristofane<br />

Sergio Zangirolami<br />

e voce rec<strong>it</strong>ante<br />

Univers<strong>it</strong>à della Terza Età Montebelluna aprile-maggio 2012


La <strong>commedia</strong>, <strong>nella</strong> sua forma scr<strong>it</strong>ta, ha origine in Grecia nel VI<br />

secolo a.C., assumendo una struttura autonoma, rispetto ad altre<br />

rappresentazioni, durante le feste e le falloforìe dionisiache, feste<br />

particolari, con processioni in cui si portava il simbolo fallico, che<br />

si svolgevano per la semina ed il lavoro nei campi.<br />

La prima gara teatrale fra autori comici si svolse ad Atene nel 486<br />

a.C.


A differenza della <strong>tragedia</strong> <strong>greca</strong>, che iniziò a decadere negli anni<br />

immediatamente successivi alla morte di Euripide (406 a.C.), il<br />

genere comico continuò a mantenere per molto tempo la propria<br />

v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à, fino alla metà del III secolo a.C., adattandosi ai<br />

cambiamenti pol<strong>it</strong>ici, culturali e sociali.


La <strong>commedia</strong> aveva inizialmente una funzione apotropaica, cioè<br />

scaccia sfortuna (letteralmente: che allontana qualcosa di<br />

pericoloso).<br />

Il termine <strong>commedia</strong> potrebbe derivare da kòmos (κῶµος), la<br />

"baldoria" nei banchetti e nelle feste dionisiache, o da kòme (κώµη),<br />

che significa "villaggio".


Scena di Simposio: musica e conversazione. Dalla Tomba del tuffatore.<br />

Museo Archeologico Nazionale di Paestum


Nel primo caso (sostenuto anche dal filosofo Aristotele) il<br />

significato è giustificato dal fatto che la <strong>commedia</strong> finiva sempre<br />

con una vera e propria baldoria (matrimonio, v<strong>it</strong>toria dell'attore<br />

comico), nel secondo invece dal fatto che era sempre rappresentata<br />

nei villaggi, perché era considerato un genere letterario poco nobile.<br />

http://<strong>it</strong>.wikipedia.org/wiki/Commedia


Il maggiore rappresentante della Commedia attica antica (dalle<br />

origini fino al IV secolo a.C.) è Aristofane, l'unico commediografo<br />

di questo periodo di cui ci siano pervenuti testi completi.<br />

Utilizzò elementi fantastici e introdusse la satira pol<strong>it</strong>ica fino<br />

all'attacco personale, secondo il principio del deridere una persona<br />

con il suo nome.


Aristofane nacque nel 445 a.C. ca. ad Atene e morì nel 385 ca.<br />

Egli possedeva dei beni nell’isola di Egina (nel golfo nel mare Egeo<br />

fra Attica e Argolide), dove il padre era emigrato come colono<br />

ateniese.


Ha avuto un’ampia e accurata educazione letteraria e musicale: ha<br />

conosciuto a fondo non solo la poesia, in modo particolare quella<br />

tragica, ma anche la sofistica (filosofia, i cui cultori erano maestri<br />

anche di retorica e pol<strong>it</strong>ica nel V sec a. C. )<br />

Non partecipò alla pol<strong>it</strong>ica in modo attivo e non ricoprì mai cariche<br />

pubbliche.


La sua carriera di commediografo si protrasse dal 427 al 388 a.C.<br />

Esordì molto giovane: nel 427, a diciassette anni, con i<br />

Banchettanti, con cui ottenne il secondo premio.<br />

In questa <strong>commedia</strong>, presentata sotto il nome del maestro del coro<br />

Callistrato e andata perduta, l'autore affronta i problemi<br />

dell'educazione.<br />

Con lo stesso nome ottenne la prima v<strong>it</strong>toria alle Lenee del 425,<br />

con gli Acarnesi (dalla Acarnania, regione nord-occidentale della<br />

Grecia).


Lenee = Feste religiose dell’Attica antica, che si celebravano in<br />

onore di Dioniso Leneo («dio del torchio», gr. ληνός, o «dio delle<br />

menadi», gr. λῆναι, dette anche baccanti che seguivano il dio<br />

Bacco, danzando invasate), nel mese di gamelione (gennaio-<br />

febbraio), nel Leneo , area sacra, di non chiara ubicazione.<br />

Consistevano in una grande processione e in concorsi drammatici;<br />

furono ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e ufficialmente solo intorno al 442 a.C., ma certo<br />

richiamando una tradizione molto più antica.<br />

http://www.treccani.<strong>it</strong>/enciclopedia/lenee/


Fra tutti i comici greci, è l’unico di cui ci siano giunte alcune opere<br />

complete e precisamente:<br />

Acarnesi (Leneo 425), Cavalieri (Leneo 424), Nuvole (Dionisie 423),<br />

Calabroni (Leneo 422), Pace (Dionisie 421), Uccelli (Dionisie 414),<br />

Tesmoforiazuse (Leneo 411), Lisistrata (Dionisie 411), Rane (Leneo 405),<br />

Ecclesiazuse (Donne all’assemblea, Leneo 393), Pluto (Leneo 388).<br />

Inoltre ci è pervenuto circa un migliaio di frammenti.<br />

Tutti e tre i suoi figli furono anch’essi dei poeti comici.


In un'epoca in cui la <strong>commedia</strong> non ha ancora lo scopo di<br />

moralizzare i costumi, Aristofane ride e fa ridere di tutto, delle<br />

cose umane e di quelle divine, avendo soprattutto lo scopo di far<br />

divertire gli spettatori.<br />

Aristofane fa satira pol<strong>it</strong>ica e ciò piaceva molto ai c<strong>it</strong>tadini che<br />

capivano sub<strong>it</strong>o le allusioni che si trovavano <strong>nella</strong> <strong>commedia</strong>.


Non si deve credere però che Aristofane faccia ridere soltanto i<br />

c<strong>it</strong>tadini del suo tempo, dato che è indubbiamente un grandissimo<br />

commediografo, buono per ogni tempo<br />

Quindi in scena troviamo personaggi e s<strong>it</strong>uazioni dell'epoca, ma il<br />

poeta ci trascina in ogni caso alla risata, smentendo il luogo<br />

comune secondo cui Aristofane si può leggere solo come uomo del<br />

suo tempo.<br />

La sua comic<strong>it</strong>à è così universale che lo spettatore moderno non ha<br />

bisogno di conoscenze storiche per ridere di gusto.


Quali sono i valori di Aristofane? Scrive davvero solo per far ridere?<br />

Il poeta è sicuramente un conservatore, avverso alla nuova filosofia<br />

dei sofisti, che vagheggia il passato proprio per contestare la<br />

corruzione del suo tempo.<br />

Dietro la sua risata possiamo leggere un giudizio etico che è anche il<br />

segno di un amore profondo per la sua c<strong>it</strong>tà .<br />

Egli è deluso dal presente e cerca di fuggire verso un mondo magico,<br />

fantastico, dove attraverso la comic<strong>it</strong>à , vengono espressi valori<br />

concreti: desiderio di pace, gioia di vivere, bellezza della natura.


Dopo l’esordio con I Banchettanti, ne "I Babilonesi", presentata<br />

l'anno successivo (426 a.C.) ed anch'essa perduta, il<br />

commediografo si dimostrò contrario alla pol<strong>it</strong>ica del potente<br />

demagogo Cleone (morto nel 422 a.C., propugnatore della guerra<br />

contro Sparta), attirandosi l'ostil<strong>it</strong>à di quello e forse anche<br />

un'azione giudiziaria, dalla quale probabilmente fu assolto.


Con "Gli Acarnesi", la prima delle commedie pervenuteci,<br />

Aristofane porta avanti la sua battaglia culturale contro il part<strong>it</strong>o<br />

della guerra e del mil<strong>it</strong>arismo attraverso la vicenda di Diceapoli,<br />

un contadino attico, che conclude da solo una pace separata con<br />

l'eterna nemica Sparta.<br />

Con questa <strong>commedia</strong> ottiene il primo posto nelle feste Lenee del<br />

425 a.C., superando i due maggiori commediografi del tempo: il<br />

famoso Cratino ed il contemporaneo Eupoli.


L'anno successivo (424 a.C.), con I Cavalieri (ancora primo<br />

premio alle Lenee), il poeta sferra un rovente attacco contro<br />

Cleone, sosten<strong>it</strong>ore della guerra, affrontando direttamente la<br />

questione del potere pol<strong>it</strong>ico.<br />

Le Nuvole, del 423 a.C., è una satira della nuova filosofia e dei<br />

nuovi metodi di educazione; Aristofane attacca i sofisti, e Socrate,<br />

confuso per uno di loro. Socrate usava il metodo maieutico,<br />

mentre i sofisti si ponevano come i detentori del sapere (e si<br />

facevano pagare).


La <strong>commedia</strong>, rappresentata alle Feste Dionisie, non ebbe il<br />

successo che Aristofane aveva sperato ed egli la modificò per una<br />

replica che non avvenne mai.<br />

A noi, però, è giunta proprio questa seconda stesura e non la<br />

versione originale andata in scena.


Nel 422 a.C., venne presentata la <strong>commedia</strong> "Le Vespe", che era una<br />

cr<strong>it</strong>ica al sistema giudiziario del suo tempo ed una caricatura della<br />

passione tipicamente ateniese per le l<strong>it</strong>i giudiziarie.<br />

Con La Pace, rappresentata nel 421 a.C., Aristofane esorta le c<strong>it</strong>tà del<br />

Peloponneso a deporre gli antichi odi e le vecchie inimicizie ed a<br />

scegliere la concordia.<br />

Si narra del viaggio di un contadino, Trigeo, che libera la Pace<br />

imprigionata in una grotta.


Dopo questa <strong>commedia</strong> c'è un lungo silenzio, fino al 414 quando<br />

Aristofane rappresenta due commedie: l'Anfiarao, andata perduta, e<br />

gli Uccelli (secondo premio alle Dionisie), dove si ricostruisce<br />

l'immagine di un fantastico regno degli uccelli fondato da due<br />

ateniesi che riescono a sost<strong>it</strong>uirsi agli dei nel governo del mondo.


Nel 411 a.C. Aristofane rappresenta ancora due commedie, entrambe<br />

con protagoniste le donne.<br />

La "Lisistrata" (forse scr<strong>it</strong>ta nel 412 a.C.) è l'ultima grande<br />

<strong>commedia</strong> sulla pace e la maggiore testimonianza riguardante il<br />

problema del riscatto femminile: <strong>nella</strong> Grecia, distrutta e<br />

logorata dalla guerra, le donne ricattano gli uomini attuando lo<br />

sciopero delle prestazioni sessuali per costringerli alla pace.


Anche ne "La festa delle donne" (Tesmoforiazuse), rappresentata<br />

nelle grandi Dionisie del 411 a.C., Aristofane conferma il proprio<br />

interesse per i problemi riguardanti l'emancipazione femminile.<br />

Qui è preso di mira, come in altre occasioni, il poeta tragico<br />

Euripide, accusato di misoginia (avversione verso le donne; si<br />

completa con la misantropia, cioè l’avversione per l’uomo, nel<br />

senso più generale) e che tante volte aveva messo in scena l'aspetto<br />

peggiore delle donne.


Prendendo spunto dalla morte di Euripide avvenuta nel 406 a.C.,<br />

Aristofane affronta ancora il problema della pol<strong>it</strong>ic<strong>it</strong>à della cultura<br />

con "Le Rane", rappresentate sotto il nome di Filonide, ottenendo<br />

ancora una volta il primo premio alle Lenee del 405 a.C..<br />

Dioniso, sceso nell'Ade per riportare in v<strong>it</strong>a Euripide, cambia idea e<br />

gli preferisce Eschilo per la sua tempra di poeta civile.


Questa <strong>commedia</strong> ottenne un grande successo e Aristofane è<br />

insign<strong>it</strong>o dell'olivo sacro quale c<strong>it</strong>tadino benemer<strong>it</strong>o e riceve l'onore,<br />

caso unico <strong>nella</strong> storia della <strong>commedia</strong> attica, di una seconda<br />

rappresentazione nelle successive Dionisie.


Partendo dalle tematiche della Lisistrata, nell'Ecclesiazuse (Le<br />

donne al Parlamento), rappresentata nelle Lenee del 392 a.C., il<br />

poeta sviluppa l'ipotesi di un potere nelle mani delle donne, che<br />

porterebbe all’abolizione della proprietà privata, anche e<br />

soprattutto, sessuale.


Aristofane si rende conto del tramonto del suo mondo pol<strong>it</strong>ico e<br />

sociale e stenta ad arrendersi alla nuova realtà ; forse nelle donne<br />

vede l'ultima garanzia di conservatorismo.<br />

Il tono del poeta ora è cambiato forse proprio a causa della nuova<br />

s<strong>it</strong>uazione pol<strong>it</strong>ica ateniese, dell'alternanza di v<strong>it</strong>torie e sconf<strong>it</strong>te,<br />

della stanchezza per i tanti disastri ancora vivi e sent<strong>it</strong>i nel 392 a.C..


Guerra del Peloponneso (431-404):<br />

Gli Spartani prevalgono sulla terra, gli Ateniesi sul mare.<br />

Una prima fase - cui partecipa il grande storico Tucidide - si conclude<br />

con la pace di Nicia (capo del part<strong>it</strong>o oligarchico ateniese).<br />

Spedizione ateniese in Sicilia (415-413): prevalendo sul pacifista<br />

Nicia, il democratico Alcibiade induce Atene ad aiutare Segesta<br />

contro Siracusa e Selinunte, alleate di Sparta.<br />

L'es<strong>it</strong>o dell'impresa è disastroso, come ci racconta Tucidide.


La potenza ateniese ha una battuta d’arresto, i Persiani r<strong>it</strong>ornano a<br />

ingerirsi <strong>nella</strong> pol<strong>it</strong>ica <strong>greca</strong>, intervengono a finanziare Sparta.<br />

Dopo alterne vicende, Atene, sconf<strong>it</strong>ta dallo spartano Lisandro<br />

all'Egospotami (fiume della capra), cap<strong>it</strong>ola.<br />

Le "lunghe mura" sono smantellate; si scioglie la lega di Delo.<br />

Sparta è egemone.<br />

Ma il vero vinc<strong>it</strong>ore è l'impero persiano.<br />

Ad Atene si instaura la signoria dei cosiddetti Trenta Tiranni.


403: Trasibulo restaura la democrazia ad Atene.<br />

399: Socrate, accusato di empietà, viene condannato a morte,<br />

accusato di corrompere i giovani, ma in realtà di creare continuo<br />

imbarazzo con le sue domande.


“Con la guerra, la crisi, negli ultimi tre decenni del secolo il destino<br />

di Atene si compie: quella guerra contro Sparta di cui Pericle<br />

apparve essere il deliberato autore, soltanto perché, più lungimirante<br />

l'aveva veduta inev<strong>it</strong>abile e stimava di aver preparato tutti i mezzi<br />

per vincerla.<br />

Ma la pestilenza, di cui egli stesso sarebbe morto, frustrò ( cioè cioè<br />

rese vano) ogni disegno.


Sono, questi anni splendidi e fatali di Atene, anche quelli del<br />

maggiore e migliore Aristofane.<br />

Mai, forse un periodo storico è stato così profondamente interpretato,<br />

pur nell'inev<strong>it</strong>abile deformazione caricaturale della polemica, come<br />

Atene nell'opera, anche se per noi incompleta e tuttavia unica<br />

superst<strong>it</strong>e, di Aristofane”.<br />

http://www.einaudi.<strong>it</strong>/libri/libro/aristofane/le-commedie/978880633654


Dopo quindici anni di assenza Aristofane dunque si presenta con Le<br />

donne al parlamento.<br />

Stanche del governo degli uomini, che avevano condotto la c<strong>it</strong>tà in<br />

rovina, le donne ateniesi, al comando di Prassagora, decisero di<br />

impadronirsi del potere.<br />

Un mattino, lasciati i mar<strong>it</strong>i a dormire, travest<strong>it</strong>e da uomini, uscirono<br />

all’alba per recarsi all’Assemblea (appunto l’Ecclesia).<br />

Essendo in maggioranza per l’assenza degli uomini, riuscirono a<br />

votare una legge che affidava il governo alle donne.


La prima edizione dell'opera in<br />

lingua <strong>it</strong>aliana, pubblicata a<br />

Venezia nel 1545 col t<strong>it</strong>olo Le<br />

Congreganti<br />

http://<strong>it</strong>.wikipedia.org/wiki/Le_donne_<br />

al_parlamento


Mentre Blepiro e un altro conc<strong>it</strong>tadino commentavano la scomparsa<br />

delle mogli, tornò Cremate dall’Assemblea, che li informò<br />

dell’accaduto: d’ora innanzi le donne baderanno a tutto.<br />

Tornata a casa, Prassagora fece finta di niente e disse al mar<strong>it</strong>o di<br />

essere andata ad assistere una sua amica partoriente, ma poi gli rivelò<br />

la ver<strong>it</strong>à, presentandogli il suo programma di governo: tutto era in<br />

comune, ma tutto era governato dalle donne;


gli uomini non dovevano fare più niente, ci sarebbero state delle<br />

leggi contro le ingiustizie verso le vecchie e le brutte.<br />

Forti di queste leggi, tutte le donne anziane e le ragazze brutte<br />

potevano portar via i bei giovani alle altre ragazze.


PRASSAGORA:<br />

Per la luce del giorno, or dunque noi<br />

vogliamo oggi tentare il colpo audace<br />

d'impadronirci della cosa pubblica,<br />

per fare un po' di bene alla c<strong>it</strong>tà.<br />

Che cosí non si vive e non si muore.<br />

traduzione di<br />

Ettore Romagnoli


Ma date retta a me, che siete salvi:<br />

alle donne bisogna, dico io,<br />

affidar la c<strong>it</strong>tà: ché in casa pure<br />

son le donne ministre e tesoriere.


Dunque, affidiamo, o c<strong>it</strong>tadini, ad esse<br />

la c<strong>it</strong>tà, senza fare tante chiacchiere,<br />

senza chieder che cosa abbiano in mente;<br />

ma lasciamo senz'altro che governino,<br />

sol riflettendo a ciò, che, in primo luogo,<br />

essendo madri, si daran pensiero<br />

di salvare i soldati.


SCARACCHIA:<br />

D'affidare<br />

lo Stato a loro: parve questa l'unica<br />

innovazione non tentata.


PRASSAGORA:<br />

Le sostanze in comune, porre, dico io, conviene,<br />

e che ognun le partecipi, ne r<strong>it</strong>ragga il suo v<strong>it</strong>to.<br />

Né vo' ch'uno a palate quattrini abbia, un sia gu<strong>it</strong>to;<br />

questo abbia terre a iosa, quello invece nemmanco<br />

da scavarsi la fossa; questo si vegga al fianco<br />

una folla di schiavi, quello non n'abbia uno<br />

neppur per fargli coda! Ma la v<strong>it</strong>a accomuno<br />

di tutti, ora, e i dir<strong>it</strong>ti per tutti uguali io vo'.


SBIRCIAPAPPA:<br />

E quanti<br />

non posseggono terre, ma quattrini contanti,<br />

roba che non si vede?<br />

PRASSAGORA:<br />

Li darà, se gli preme<br />

di non fare spergiuro!<br />

SBIRCIAPAPPA:<br />

Ma se li mise insieme<br />

spergiurando!


Una volta al potere, le donne deliberano che tutti i possedimenti e il<br />

denaro vengano messi in comune per essere amministrati<br />

saggiamente dalle donne.<br />

Questo vale anche per i rapporti sessuali: le donne potranno andare a<br />

letto e fare figli con chiunque le voglia.<br />

Tuttavia, siccome questo potrebbe favorire le persone fisicamente<br />

belle, si decide anche che ogni uomo, prima di andare con una donna<br />

bella, sia tenuto ad andare con quelle brutte, e viceversa.


PRASSAGORA:<br />

Nulla nessuno farà per povertà:<br />

tutto avran tutti: pane, pesci, vesti, corone,<br />

ceci, vino, focacce. Sicché, chi non depone,<br />

me lo sapresti dire che ci guadagna? Un corno?<br />

SBIRCIAPAPPA:<br />

Ma chi piú ha, piú ruba, per l'appunto, oggigiorno!


PRASSAGORA:<br />

Io comunanza<br />

delle femmine pure farò, sí che giacere<br />

debban con tutti, e averne bamboli a lor piacere.<br />

Le camuse e le brutte<br />

staran presso le belle: e chi di queste è ghiotto,<br />

dovrà prima inforcarne una brutta!


SBIRCIAPAPPA:<br />

Le donne andranno in traccia<br />

dei belli, e fuggiranno dai brutti.<br />

PRASSAGORA:<br />

Eh, no! La caccia<br />

daranno i brutti ai belli quand'escon dal conv<strong>it</strong>o,<br />

o nelle feste pubbliche. E sarà proib<strong>it</strong>o<br />

che le donne coi belli giaccian, se pria concesso<br />

non abbiano i favori ai brutti e ai nani.


VECCHIA A:<br />

«Le donne hanno deciso che se un giovane<br />

«desidera una giovane, non possa<br />

«goderla, se non ha prima goduta<br />

«la vecchia; e se non vuol suonare questa,<br />

«e s'appicca alla giovane, è permesso<br />

«alle piú vecchie di ghermire il giovane<br />

«pel piòlo, e tirarlo impunemente.»


PRASSAGORA:<br />

Che i babbi altrui picchiassero non importava niente,<br />

:<br />

prima, a nessuno; udendo il suono or di percosse,<br />

s'opporrà ognun, temendo che il babbo suo non fosse.<br />

Comunismo! Le case vo' che tutte in c<strong>it</strong>tà<br />

comunichin fra loro, né alcunché le separi:<br />

e ognun per le altrui giri.


Queste delibere però creano una s<strong>it</strong>uazione assurda e paradossale:<br />

verso la fine della <strong>commedia</strong>, un giovane confuso e spaventato si<br />

r<strong>it</strong>rova conteso fra tre ripugnanti megere che l<strong>it</strong>igano per assicurarsi<br />

i suoi favori.<br />

La <strong>commedia</strong> si chiude infine con un grande banchetto cui partecipa<br />

tutta la c<strong>it</strong>tadinanza.


CORO:<br />

ché già in tavola si mette<br />

ostriche pesce da taglio lamprede gattucci<br />

cervelli con salsa piccante di miel<br />

porro silfïo merli palombi colombi piccion tordi<br />

creste di gal cod<strong>it</strong>rèmole (cutrettole) lepri mostarda di vin<br />

cartilagine d’ali di pol!


Una moderna pianta di<br />

Ferula Assafetida, parente<br />

stretta dell'estinto Silfio (nel<br />

IV sec d.C., per eccesso di<br />

consumo.).<br />

http://www.satorws.com/silfio.ht<br />

m


Nel periodo in cui fu composta questa <strong>commedia</strong>, ad Atene c’era la<br />

più totale disfatta.<br />

Era stata rovinata dalla guerra, il commercio era in decadimento e<br />

non c’era più un’organizzazione seria di governo.<br />

Anche questa <strong>commedia</strong> rivela l’indebolimento dell’uomo nei<br />

confronti della donna.


In Aristofane la parte drammatica è evidente e seria, in quanto,<br />

anche se con una vena ironica, affronta temi di pubblico interesse: i<br />

continui riferimenti alla guerra, l’educazione dei giovani, il governo<br />

della c<strong>it</strong>tà, la funzione sociale della poesia, la ormai inesistente<br />

democrazia.


Da questo interesse pol<strong>it</strong>ico di Aristofane deriva il fatto che quasi<br />

mai una sua <strong>commedia</strong> abbia un solo argomento: per mezzo di<br />

allusioni, episodi, caricature, il tema predominante viene sempre<br />

ampliato in una visuale più larga.<br />

La semplic<strong>it</strong>à della drammaturgia è contrapposta allo scarso rilievo<br />

che ha il personaggio comico: in tutto il tetro di Aristofane è difficile<br />

trovare un personaggio in quanto tale, in pratica, defin<strong>it</strong>o con una<br />

personal<strong>it</strong>à tale da portare avanti il dramma.


La vera ispiratrice delle opere di Aristofane è Atene: la v<strong>it</strong>a<br />

quotidiana, la ricchezza spir<strong>it</strong>uale, la <strong>tragedia</strong> di Atene.<br />

Aristofane è innamorato della sua c<strong>it</strong>tà.


Bella, grande, felice, libera negli anni della sua adolescenza, decade<br />

completamente a causa della guerra che viene ripetutamente c<strong>it</strong>ata<br />

da Aristofane <strong>nella</strong> maggior parte delle sue opere.<br />

Egli però cerca di rimediare con la fantasia al dolore della c<strong>it</strong>tà<br />

ridotta in quel modo, anche solamente con la poesia che era la<br />

gloria di Atene.<br />

http://www.parodos.<strong>it</strong>/teatro1.htm


Nel tempo in cui scriveva Aristofane, i poeti comici godevano della<br />

più assoluta libertà di parola e se pure qualche processo era loro<br />

intentato, se la cavavano sempre bene … poi questa libertà di parola<br />

fu ridotta ed Aristofane, probabilmente, subì un processo.<br />

Da questo il poeta fu assolto, ma il fatto gli fece capire che ormai i<br />

tempi stavano cambiando.


Da allora più che di singole persone, il commediografo prende di<br />

mira la s<strong>it</strong>uazione pol<strong>it</strong>ica in generale.<br />

Oltre a quella pol<strong>it</strong>ica, però, Aristofane fa anche satira sociale e<br />

culturale, prendendo di mira soprattutto i sofisti (con Socrate<br />

confuso per uno di loro) ed Euripide.


Fonti:<br />

Aristofane “La festa delle donne - Lisistrata - Le donne al<br />

parlamento”, Biblioteca Universale Rizzoli 1992<br />

http://www.parodos.<strong>it</strong>/teatro1.htm

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