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ARISTOTELE: POETICA (testo completo) - Fuoco Sacro

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soliti chiamarlo poeta. Ma in realtà tra Omero ed Empedocle non c’è niente di<br />

comune all’infuori del metro e perciò sarebbe giusto chiamar poeta il primo,<br />

ma il secondo piuttosto scienziato e non poeta. [20] Per lo stesso motivo<br />

andrebbe chiamato poeta anche chi producesse l’imitazione mescolando tutti i<br />

metri, come ha fatto Cheremone con il suo Centauro, che è una rapsodia<br />

mescolata di tutti i metri.<br />

Su questo argomento dunque valgono queste distinzioni. Ma ci sono alcune arti<br />

che si servono di tutti assieme i mezzi già ricordati, [25] e cioè del ritmo, della<br />

melodia e del metro, quali da una parte la poesia ditirambica e quella dei nòmi,<br />

e dall’altra la tragedia e la commedia, ma si differenziano tra loro perché le<br />

prime se ne valgono simultaneamente mentre le seconde in parti diverse<br />

dell’opera.<br />

Queste dunque dico che sono le differenze delle arti rispetto ai materiali nei<br />

quali esse producono l’imitazione.<br />

2. Divisione dell’imitazione rispetto all’oggetto<br />

[1448 a] Poiché quelli che imitano, imitano uomini che agiscono ed è<br />

necessario che questi siano persone o nobili o spregevoli (ed infatti quasi<br />

sempre i caratteri si riconducono a questi due soli, giacché tutti, quanto al<br />

carattere, differiscono per il vizio e la virtù), imiteranno uomini o migliori<br />

dell’ordinario o peggiori [5] o quali noi siamo, come fanno i pittori. Polignoto<br />

infatti rappresenta uomini migliori, Pausone peggiori, Dionisio simili. È chiaro<br />

dunque che ciascuna delle imitazioni suddette avrà queste differenze e pertanto<br />

l’una sarà diversa dall’altra per il fatto che imita oggetti diversi.<br />

Ed infatti perfino nella danza, nell’auletica e [10] nella citaristica si possono<br />

dare queste dissimiglianze e cosi anche nelle opere in prosa o soltanto in versi,<br />

come ad esempio Omero imitò uomini migliori, Cleofonte simili, ma peggiori<br />

Egemone di Taso, che per primo compose parodie, e Nicorache, l’autore della<br />

Deiliade. Lo stesso vale per i ditirambi e per i [15] nòmi, giacché si potrebbero<br />

imitare personaggi al modo tenuto da Timoteo e Filosseno nei loro Ciclopi.<br />

In questa differenza sta anche il divario tra la tragedia e la commedia, giacché<br />

l’una tende ad imitare persone migliori, l’altra peggiori di quelle esistenti.

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