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Il Mottese - APRILE - Ok.indd - La Svolta Editrice

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IL MOTTESE - PERIODICO LOCALE DI INFORMAZIONE E CULTURA - EDITORE: ASSOCIAZIONE LA SVOLTA EDITRICE - MENSILE IN DISTRIBUZIONE GRATUITA - ANNO I / N° 4 - <strong>APRILE</strong> 2010<br />

“Buongiorno Regione”<br />

a Motta Sant’Anastasia<br />

Storie di frane<br />

e di prevenzione<br />

C’era una volta<br />

“LA FESTA”


C . A . A . F .<br />

Centro Assistenza Agricoli & Fiscale<br />

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i nostri servizi tramite i centri<br />

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UNICO - 730 (dichiarazione dei reddi )<br />

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(revisioni rendite – quote integra ve)<br />

SERVIZI SOCIALI (riconoscimento invalidità civile,<br />

ciechi, sordomu , legge 104)<br />

SERVIZI E ASSISTENZA LAVORATORI COMUNITARI<br />

E EXTRACOMUNITARI<br />

Sede: Via Vitt. Emanuele, 244<br />

95040 Motta Sant’Anastasia (CT)<br />

Tel. / Fax 095 308221<br />

Responsabile: Sebastiano - Nello Di Mauro<br />

Cell. 335 6465617<br />

E-mail: caafmotta@gmail.com<br />

CENTRO DI<br />

RACCOLTA ED<br />

ELABORAZIONI<br />

DATI FISCALI<br />

ANNO 2010 - Redditi 2009<br />

Riceve MARTEDI’ e VENERDI’ - Orario ufficio dalle 16,00 alle 19,00 - Gli altri giorni per appuntamento<br />

Aprile 2010


Foto di Copertina: Viale Carmine<br />

Caruso - Motta Sant’Anastasia (CT)<br />

DISTRIBUZIONE<br />

GRATUITA<br />

Supplemento de “<strong>La</strong> <strong>Svolta</strong>”<br />

Reg.ne Tribunale di Catania<br />

al N. 3 del 13/01/2003<br />

www.lasvolta.it<br />

Anno I° - Numero 4<br />

Aprile 2010<br />

----------------------------------<br />

Direttore Responsabile<br />

Elena Caruso<br />

E-mail: direttore@lasvolta.it<br />

Capo Redattore del supplemento<br />

Lella Seminerio<br />

Hanno collaborato<br />

Maria Luisa Caruso<br />

Giovanni Frazzetto - Patrizia Leogrande<br />

Mariella Palmeri - Emiliano Zappalà<br />

E-mail: redazione@lasvolta.it<br />

Fotografo<br />

Attilio Leogrande<br />

Segretaria di redazione<br />

Giusy Puglisi<br />

E-mail: segreteria@lasvolta.it<br />

Grafi ca e impaginazione<br />

Andrea Di Mauro<br />

E-mail: grafi ca@lasvolta.it<br />

Cell. 335 6465617<br />

------------------------------------<br />

Direttore editoriale<br />

Sebastiano Di Mauro<br />

E-mail: editore@lasvolta.it<br />

Cell. 335 6465617<br />

Editore<br />

Associazione<br />

LA SVOLTA<br />

EDITRICE<br />

Amministrazione<br />

Via G. Mazzini, 59<br />

95040 Motta Sant’Anastasia (CT)<br />

Redazione<br />

Via Vitt. Emanuele, 244<br />

95040 Motta Sant’Anastasia (CT)<br />

Tel. / Fax 095 308221<br />

E-mail: info@lasvolta.it<br />

Cell. 335 6465617<br />

Pubblicità<br />

Ass. LA SVOLTA EDITRICE<br />

E-mail: pubblicita@lasvolta.it<br />

Tel. / Fax 095 8361774<br />

Cell. 335 6465617<br />

Stampa<br />

Litocon SrL<br />

C.da Torre Allegra<br />

Zona Industriale - Catania<br />

Tel. 095 291862<br />

----------------------------------------<br />

Si ringrazia per la collaborazione<br />

gli Uffi ci comunali di Motta S.A.<br />

---------------------------------<br />

Tutti i diritti riservati. Vietata la<br />

riproduzione, anche parziale<br />

di testi e foto senza l’autorizzazione<br />

scritta dell’Editore<br />

Aprile 2010 Attualità 3<br />

I grandi centri commerciali spuntano come funghi<br />

Sono sempre strapieni, eppure sono luoghi spersonalizzanti!<br />

di Emiliano Zappalà<br />

A<br />

vete visto in poco tempo quanti centri<br />

commerciali sono spuntati nella nostra<br />

provincia?<br />

Uno più bello dell’altro ed uno più grande dell’altro,<br />

con i nomi più svariati. E quante masse di persone<br />

accolgono ogni giorno. Questi centri danno,<br />

ma tolgono lavoro, offrono, ma sottraggono servizi.<br />

Ma sono solo enormi strutture di cemento illuminato<br />

che brillano di notte oppure c’è dell’altro?<br />

Già nel 1992 Marc Augè aveva scritto un saggio<br />

intitolato Nonluoghi. Introduzione a un’antropologia<br />

della submodernità. Nel suo lavoro il sociologo<br />

francese cercava di prevedere gli sviluppi di alcuni<br />

aspetti della società moderna; una società sempre<br />

più aperta e multiculturale, rapida, fruibile in più<br />

direzioni, interconnessa.<br />

<strong>Il</strong> nonluogo si oppone allora al luogo antropologico.<br />

Se quest’ultimo è uno spazio abitato, culturalmente<br />

determinato, con una sua storia e delle sue<br />

tradizioni, il nonluogo è uno spazio senza identità,<br />

spersonalizzato e spersonalizzante, vissuto per brevi<br />

passaggi e attimi e caratterizzato da simboli. <strong>Il</strong><br />

nonluogo è quello spazio che attraversiamo senza<br />

rendercene conto e con il quale non stabiliamo nessun<br />

rapporto di alcun tipo, sempre uguale e sempre<br />

ripetitivo; sono le autostrade, i centri commerciali,<br />

gli aeroporti, i parchi divertimenti. In autostrada<br />

non importa che auto guidate o a che velocità andate,<br />

perché state comunque facendo tutti la stessa<br />

cosa, ossia spostarvi da un luogo all’altro su una<br />

striscia lunga d’asfalto. In un centro commerciale<br />

non importa il vostro mestiere o il vostro reddito,<br />

ciò che conta è che siete dei compratori e dei potenziali<br />

clienti, ingranaggi del sistema consumistico<br />

per cui il centro stesso esiste.<br />

Eccoci allora alla teoria di Bauman della società<br />

liquida emblema della postmodernità. Per Bauman<br />

viviamo in un mondo sempre più liquido, che ci<br />

sfugge di mano, privo di profondità, fatto di rapporti<br />

fi ttizi e momentanei, di segreti e misteri che<br />

possono essere sfi orati da tutti ma compresi da nessuno.<br />

L’unico scopo sembra essere quello di omologarsi<br />

agli altri, di diventare tutti “uguali” il più<br />

possibile. Quindi viviamo in un mondo di nonluoghi<br />

per persone senza personalità.<br />

Adesso però, preso possesso di queste teorie,<br />

senza panico e senza nessuna frustrazione, possia-<br />

mo cercare di piegarle ad una nostra più piccola<br />

rifl essione. Potremmo cioè rifl ettere sul valore e sul<br />

senso che, in un mondo del genere, possono avere i<br />

valori e le tradizioni locali.<br />

Tutto questo, ovviamente, senza farle diventare<br />

vessilli di una battaglia contro i mulini a vento<br />

com’è nelle intenzioni della Lega Nord e di tutti<br />

gli ipocriti ignoranti seguaci del Dio Po, che oppongono<br />

alla globalizzazione il culto selvaggio<br />

del dialetto della storia locale e del simbolismo<br />

religioso o di chissà quali altre idiozie. Molto<br />

più semplicemente, invece, i piccoli paesi come<br />

il nostro potrebbero difendere e mostrare particolare<br />

attenzione verso i propri beni storici, le proprie<br />

tradizioni culturali e perché no, anche quegli<br />

eventi folkloristici che li hanno contraddistinti. Si<br />

potrebbero rivalutare le radici medievali, rivisitare<br />

i centri storici e creare manifestazioni che li<br />

mettano in risalto, anziché cadere, come sempre,<br />

in lotte parentali, paesane ed infantili.<br />

A Motta, tanto per venire a noi, si potrebbe fi nalmente<br />

dare il giusto peso a quella festa che ogni<br />

hanno sembra perdere signifi cato. Perché in fondo<br />

se al nostro paese togliamo anche questo, non<br />

resta davvero niente. Sarebbe ora di dare il giusto<br />

peso a quel poco di caratterizzante che abbiamo,<br />

e non si capisce davvero perché non si possa parlare<br />

della festa almeno ogni due anni, se non ogni<br />

anno, senza distinzioni tra “Festa Ranni” e festa<br />

“normale”. Parlare semplicemente della Festa di<br />

Sant’Anastasia. Una festa tutta nostra, particolare<br />

e contrassegnante. Una festa per cui far parlare.<br />

Una festa a cui dare il giusto peso.<br />

Si vocifera che sia stata presa la decisione dalla<br />

Commissione di fare la “Festa Grande” ogni due<br />

anni. Speriamo che sia la volta buona. Speriamo<br />

che si possa iniziare a dare il giusto valore e la giusta<br />

considerazione a quel poco di “nostro”, a quel<br />

poco di caratteristico ed originale che abbiamo. E<br />

speriamo anche di non dover più vedere il nostro<br />

sindaco farfugliare, in pietosa diffi coltà, davanti ai<br />

microfoni di Rai Tre, e dimenticarsi dell’esistenza<br />

di uno dei tre rioni su un servizio regionale.<br />

Se davvero, come dicono, gli studiosi vivono in un<br />

mondo spersonalizzato ed omologato, allora siamo<br />

tutti tenuti a conservare e difendere con orgoglio<br />

ogni segnale di identità e di particolarità culturale.<br />

Compresa la Festa di Motta San’Anastasia.


4<br />

Attualità<br />

Gestore Carburanti<br />

Antonino Fisichella<br />

C.da Tiritì, 6 S.P. 13 - Motta Sant’Anastasia (CT)<br />

<br />

Aprile 2010 <br />

Lettera aperta ai cittadini mottesi<br />

<strong>La</strong>sciamo da parte i pettegolezzi ed occupiamoci di cose serie<br />

Questo mese la redazione ha deciso di utilizzare una<br />

pagina per chiarire alcuni spiacevoli malintesi,<br />

nati dalla pubblicazione di un articolo nel numero<br />

scorso che, per certi versi, risultava incompleto.<br />

<strong>Il</strong> servizio in questione era intitolato “Quote rosa<br />

al Comune”. Lo scopo era quello di presentare alla<br />

cittadinanza le due fi gure femminili che l’elettorato mottese<br />

ha eletto al Consiglio Comunale e, in occasione del<br />

mese nel quale ricorre la festa della donna, descriverne<br />

l’importanza all’interno dell’Amministrazione cittadina.<br />

L’incompletezza dell’articolo nasce dalla mancata<br />

pubblicazione dell’intervista alla vice presidente del<br />

Consiglio, Maria Santina Schillaci che, nonostante<br />

sia stata più volte sollecitata e ricercata, non ha inviato le<br />

risposte in tempo utile per la pubblicazione.<br />

Dal momento che la stessa ha male interpretato quanto<br />

scritto dalla redazione al termine dell’articolo, ci teniamo<br />

a sottolineare quanto segue.<br />

Per venire incontro alle richieste dell’intervistata, era<br />

stata accettata la proposta da lei avanzata di un’intervista<br />

tramite e-mail: noi le avremmo mandato le domande e lei<br />

avrebbe risposto. Non si tratta certamente di un metodo<br />

appellabile come intervista, in quanto viene a mancare la<br />

possibilità di replica del giornalista e, soprattutto, non si<br />

è certi dell’identità di colui che risponde al messaggio,<br />

ma, certi della buona fede con cui la vice Presidente ha<br />

proposto tale rimedio, abbiamo accettato.<br />

<strong>La</strong> scadenza stabilita per le risposte, però, non è stata<br />

rispettata e, poiché non sono stati rispettati i termini<br />

concordati, per l’impellente necessità di andare in stampa,<br />

non ci è stato possibile attendere oltre.<br />

Le parole scritte dalla redazione al termine dell’articolo<br />

in discussione riportavano, in breve, quanto qui più<br />

accuratamente descritto.<br />

Pertanto, la redazione è molto rammaricata dopo<br />

la reazione del consigliere Schillaci subito dopo la<br />

pubblicazione del giornale.<br />

Inoltre, premettendo che siamo del parere che ciascun<br />

consigliere o assessore, quando parla in rappresentanza<br />

dell’intera amministrazione deve lasciare da parte i suoi<br />

rancori personali, ci è molto dispiaciuto constatare il<br />

risentimento del consigliere Schillaci nei confronti della<br />

nostra collaboratrice, la quale ha semplicemente stilato<br />

l’articolo così come concordato con la redazione e,<br />

GPL<br />

Disel<br />

Benzina<br />

Un ottimo servizio<br />

innanzi tutto ...!<br />

comunque, non ha partecipato alla stesura dell’ultima<br />

colonna in merito alla questione da noi qui discussa.<br />

C’è da dire che, per il rispetto dello stesso consigliere<br />

e per dovere di cronaca, era giusto chiarire a piè di<br />

articolo che la mancata presenza dell’intervista non era<br />

assolutamente dettata da preferenze o simpatie, ma dal non<br />

essere riusciti a realizzarla per tempo. E non per volere<br />

nostro.<br />

A questo punto, lungi da noi voler fare la predica in<br />

merito all’importante ruolo che spetta agli adulti nel<br />

guidare i giovani che muovono i primi passi e provano a<br />

scommettersi in prima persona, non possiamo far altro<br />

che sottolineare il nostro dispiacere in merito a quanto<br />

accaduto.<br />

Al nostro dispiacere si aggiunge, inoltre, il fatto che le<br />

rimostranze del consigliere Schillaci di cui sopra, siano<br />

giunte in Consiglio comunale, e questo ci sembra davvero<br />

un’esagerazione, oltre che fuori luogo. Motta ha bisogno<br />

di troppe cose per fermarsi a parlare di un’intervista non<br />

rilasciata o di un articolo non completato.<br />

<strong>Il</strong> giornale è un luogo di informazione che, per scelta<br />

della redazione, non si schiera ma guarda e racconta<br />

quanto vede in maniera obiettiva, servendosi degli occhi<br />

dei ragazzi che, proprio per la loro giovane età, riescono<br />

a mantenere una neutralità ed un’onestà maggiore,<br />

nonostante non manchino di idee proprie. <br />

L’Editore<br />

Sebastiano Di Mauro<br />

Associazione LA SVOLTA EDITRICE<br />

Sei dinamico,<br />

volenteroso<br />

e determinato ?<br />

<strong>La</strong>vora con noi !<br />

Invia il tuo curriculum o chiama dire amente in redazione<br />

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Aprile 2010 Attualità 5<br />

“Buongiorno Regione” a Motta Sant’Anastasia<br />

<strong>Il</strong> programma di RaiTre punta il faro sul nostro paese<br />

di Mariella Palmeri<br />

M artedì<br />

13 Aprile il programma<br />

“Buongiorno<br />

regione”, ha posato il suo<br />

sguardo sul nostro piccolo paese.<br />

Piccolo si fa per dire, se si guarda<br />

alle tante risorse mostrate.<br />

<strong>La</strong> trasmissione, prodotta da<br />

Rai Sicilia, va in onda su Rai Tre<br />

ogni mattina, dal Lunedì al Venerdì,<br />

dalle 07.30 alle 08.00. <strong>Il</strong><br />

comune si era premurato di pubblicare<br />

un comunicato stampa<br />

affi nché i più potessero seguire<br />

l’evento, qualora interessati.<br />

Causa inevitabili tempi televisivi<br />

(la trasmissione nasce, infatti,<br />

come notiziario regionale), il servizio è durato<br />

poco meno di dieci minuti, ma è bastato a rendere<br />

omaggio ad un paese come il nostro, troppo<br />

spesso sottovalutato o ricordato per ragioni<br />

politiche o pseudo tali, ma che meriterebbe,<br />

invece, il riconoscimento di un grande valore,<br />

per le sue bellezze, le sue tradizioni.<br />

<strong>Il</strong> servizio, curato dal giornalista Nino<br />

Amante, ha fatto un excursus sulle nostre<br />

più riconosciute tradizioni, a partire proprio<br />

da quei trilli di trombe e fruscii di bandiere<br />

che molto bene conosciamo.<br />

“<strong>Il</strong> clima è quello medievale - commenta il<br />

giornalista – e non potrebbe essere altrimenti<br />

qui a Motta Sant’Anastasia”. <strong>Il</strong> rinvio è subito<br />

al nostro castello e alla sua storia, raccontata<br />

per l’occasione da Santo Gulisano. “<strong>Il</strong> castello<br />

risale al 1074, quando il gran conte Ruggero<br />

d’Altavilla, uno dei dodici fi gli di Tancredi,<br />

decide di lasciare la sua stirpe e conquistare il<br />

sud dell’Europa. Si dirige, così, verso la Sicilia,<br />

al tempo dominata dagli arabi. Cacciato lo<br />

sceicco, costruisce il nostro dongione, insieme<br />

al castello di Paternò e di Adrano, come cintura<br />

difensiva del territorio da lui occupato”.<br />

E’ partendo da ciò che Motta costruisce la sua<br />

tradizione medievale, riprodotta nell’ormai<br />

consueto appuntamento annuale, con le “feste<br />

medievali”, celebrazioni assai conosciute ed<br />

apprezzate nei paesi limitrofi e non solo.<br />

Ricordando che le feste medievali sono<br />

un evento importante anche dal punto di<br />

vista gastronomico, Amante lascia la parola<br />

a Francesca Saglimbene (Vecchia Matrice)<br />

che passa ad illustrare piatti tipici dell’origi-<br />

M MO MOO T TA<br />

ARREDO BAGNI<br />

ARCHITETURA D’INTERNI<br />

nale tradizione araba. “Tante sono le zuppe<br />

che ogni anno prepariamo e molte di queste<br />

lavorate con particolari tipi di spezie. Caratteristico<br />

anche cous-cous e frittate varie. Per<br />

quanto riguarda i dolci si va dalla torta alle<br />

mandorle alla torta di mele, dalla torta alle<br />

nocciole a quella al pistacchi, tutti ingredienti<br />

di produzione locale”.<br />

L’attenzione passa poi al recupero di canti e<br />

danze medievali che ha visto in quest’ultimo<br />

anno impegnati i ragazzi del corso musicale<br />

dell’Istituto comprensivo Gabriele D’Annunzio.<br />

Presente la preside Daniela Di Piazza che<br />

così commenta il progetto: “Quest’anno è<br />

stata fatta questa scelta didattica, di associare<br />

musica e danza in un equilibrio medievale. Le<br />

esibizioni verranno addirittura presentate in<br />

un concorso internazionale di musica e danza<br />

che si terrà nel gallurese. È un’esperienza<br />

estremamente positiva, perché in sintonia con<br />

le tradizioni locali di Motta”.<br />

Tocca poi al sindaco Angelo Giuffrida commentare<br />

la nostra tradizione folcloristica.<br />

“<strong>Il</strong> paese è suddiviso in tre rioni: Panzera,<br />

Vecchia Matrice e Maestri. Sono una realtà<br />

ormai molto conosciuta e sono nati molti<br />

anni fa in collaborazione con la festa a Sant’Anastasia<br />

che si svolge ogni anno, mentre<br />

ogni quattro anni si festeggia la cosiddetta<br />

festa grande, dove i gruppi svolgono un ruolo<br />

importantissimo”.<br />

Motta però, lo sappiamo, presenta anche<br />

bellezze paesaggistiche, e a tal proposito il<br />

sindaco si sofferma a parlare del nostro ben<br />

invidiato Neck. “<strong>La</strong> rocca sulla quale nasce il<br />

castello è una bellezza naturalistica di rilevan-<br />

te importanza. Si tratta nello specifi co<br />

di un neck, ovvero di un vecchio cratere<br />

che, raffreddandosi, ha creato delle vere<br />

e proprie colonne di basalto”.<br />

Rapido arriva anche un ricordo in<br />

onore del lirico Giuseppe Distefano.<br />

“A Motta abbiamo tanti fi gli illustri e<br />

Giuseppe Distefano è uno di questi. Nel<br />

mese di Agosto – commenta ancora il<br />

sindaco - consegneremo un premio alla<br />

sua memoria e stiamo, inoltre, istituendo<br />

una fondazione per far sì che si possa<br />

creare anche un premio alla lirica”.<br />

Ad accogliere il giornalista dentro il<br />

castello, Saro Valenti, artista e liutaio<br />

che si sofferma a descrivere la nascita<br />

della sua passione. “Questa passione<br />

mi è nata un po’ da bambino e poi l’ho ripresa<br />

intorno all’età di quarantadue anni. Fabbrico<br />

chitarre, mandolini ma anche violini, che sono<br />

in assoluto lo strumento più complesso. Miei<br />

violini suonano al Teatro Massimo di Catania<br />

e, addirittura, uno è volato fi no in Russia”.<br />

Anche altre le attività artigianali di produzione<br />

locale mostrate nel servizio; dal “ferro<br />

battuto” di Iron Works di Mario Pesce, alle<br />

“armonie di cristallo” di Raffaella Caruso, da<br />

“Sicilcanne” di Luca Sinatra, al “Isfa e Tecno-<br />

Match” di Rosalba Platania.<br />

Presenti ancora il “Colorifi cio Italcover”<br />

di Gianni Di Dio, l’ “Oleifi cio Peltom” di<br />

Orazio Pellegrino, l’ “Azienda agricola Bruca”<br />

di Salvatore Rabuazzo, il “Tarocco Motta”<br />

di Lucio Oliveri, l’ “Agri Re” (arance) di<br />

Luca Spampinato, oltre ai già citati strumenti<br />

ad arco e acciaio sbalzato di Saro Valenti<br />

(pittore, scultore e liutaio).<br />

Microfono, infi ne, ai rappresentati della<br />

comunità americana di Sigonella, che già da<br />

qualche decennio, rappresenta per il nostro<br />

paese una realtà vigorosa e importante.<br />

L’immagine fi nale è quella di un piccolo<br />

paese di provincia curato e ancorato alle roccaforti<br />

delle sue tradizioni; un’immagine da<br />

cartolina per la quale non s’immaginerebbe un<br />

vocio tanto diffuso su più o meno piccole (o<br />

grandi) questioni.<br />

Forse ripartire da un senso di fi ducia e fi erezza<br />

nei confronti della nostra piccola comunità<br />

ci aiuterebbe a recuperare un rapporto con il<br />

nostro paese che tanto ci dà e molto altro potrebbe<br />

ancora darci. <br />

- CERAMICA<br />

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- PARQUET<br />

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- SANITARI<br />

Via Regina Elena, 56 - 95040 Motta Sant’Anastasia (CT) - Tel. 095 306242 - Cell. 339 3810376 - 393 982332


6<br />

Attualità<br />

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO<br />

Aprile 2010 <br />

<strong>La</strong> Polizia Municipale come “regolatore della vita sociale”<br />

Incontro con il Comandante Giuseppe Caponnetto<br />

di Patrizia Leogrande<br />

L<br />

a Polizia Municipale è il<br />

principale regolatore della<br />

vita degli automobilisti.<br />

Essa, infatti, informa, educa, regola,<br />

sanziona e mette ordine nello<br />

spazio pubblico in cui fenomeni<br />

negativi, quali maleducazione,<br />

inciviltà e violazione delle norme<br />

del vivere civile, si sommano e<br />

s’intrecciano continuamente.<br />

Molto spesso, il ruolo di questi<br />

professionisti passa inosservato, e<br />

la maggior parte di noi non conosce<br />

quale sia l’utilità di tale organismo,<br />

specie in un Comune come<br />

il nostro. A chiarire questi dubbi<br />

sarà il comandante Giuseppe Caponnetto,<br />

il quale ribadisce l’arduo<br />

compito che spetta quotidianamente<br />

a lui e ai suoi colleghi.<br />

L’organismo istituzionale di cui<br />

fanno parte, infatti, estende le<br />

competenze dalla polizia stradale,<br />

alla giudiziaria, edilizia, amministrativa,<br />

commerciale, sanitaria,<br />

oltre al servizio di pubblica<br />

sicurezza e di ufficio informazioni,<br />

notifiche ed accertamenti.<br />

Pertanto, deduciamo, che a distinguerla<br />

dalle attività di controllo<br />

e repressione della criminalità<br />

e di tutela dell’ordine pubblico,<br />

garantite dalle polizie dello stato,<br />

è proprio questa funzione di “re-<br />

Una Commissione di cittadini mottesi,<br />

realizzata ad acta per il rispetto del buon<br />

senso, nel giorno del suo compleanno,<br />

porterà in dono, al Comandante dei VV.UU. Di<br />

Motta S. Anastasia, n. 10 fischietti.<br />

Lo scopo? Un modo elegante di provvedere<br />

e colmare una lacuna che da decenni affligge il<br />

Regolamento Costitutivo dei VV. UU. nostrani.<br />

Detta Commissione, per affrontare la spesa<br />

non dovrà chiedere un mutuo, né mettere in<br />

crisi le proprie risorse familiari, perché 10<br />

fischietti, costano solo 12 euro e settanta centesimi.<br />

Tutti questi euro servono per il completamento<br />

della divisa dei nostri vigili.<br />

Non sappiamo se tale cifra sia mai stata<br />

messa nel bilancio del nostro Comune, ma<br />

sappiamo che, negli ultimi dieci anni, sono<br />

stati spesi svariati migliaia di euro per dotare il<br />

Corpo di automezzi idonei allo svolgimento dei<br />

loro compiti.<br />

Ma, come tutti sanno, se proviamo a fischiare<br />

dentro ad un automezzo non si emette<br />

nessun suono!<br />

In ossequio alle più elementari procedure<br />

poste in essere e codificate dal Regolamento, se<br />

un vigile urbano vuole iniziare a fare il suo dovere,<br />

deve soffiare sulla punta di un fischietto.<br />

A tal proposito, è utile ricordare che il compito<br />

precipuo del vigile urbano non è quello<br />

di scrivere una contravvenzione e dimostrare<br />

che è ligio al dovere, ma prevenire, con piccoli<br />

golatore della vita sociale”.<br />

<strong>Il</strong> Corpo di Polizia Municipale<br />

del nostro paese, lavora e concorre<br />

affinché questo compito venga<br />

svolto nel migliore dei modi,<br />

attraverso una costante revisione<br />

della propria organizzazione, valutando<br />

ogni giorno la distribuzione<br />

delle proprie risorse, nell’intento<br />

di riuscire a garantire<br />

sempre un servizio efficiente.<br />

L’organico è attualmente composto<br />

da sei dipendenti assunti a tempo<br />

indeterminato: il commissario<br />

capo, quattro ispettori ed un agente<br />

di p.m. Inoltre, a completare tale<br />

composizione, sono i 5 “contrattisti”<br />

nel ruolo di agenti p. m e un<br />

ausiliario del traffico. Si tratta degli<br />

ex articolisti che sono stati assunti<br />

con un contratto a tempo determinato<br />

della lunghezza di 5 anni<br />

e sono stati istruiti attraverso un<br />

corso di formazione professionale<br />

gratuito, organizzato dal personale<br />

interno al Comando di Polizia, che<br />

ha messo a disposizione dei nuovi<br />

arrivati la propria esperienza e<br />

professionalità. Con l’impiego del<br />

personale sopra citato, nel 2008 è<br />

stato istituito uno sportello dedicato<br />

alle pubbliche relazioni, ed è aumentata<br />

la presenza sul territorio.<br />

<strong>Il</strong> lavoro dei vigili urbani è distribuito<br />

in maniera tale da esse-<br />

accorgimenti codificati, le infrazioni commesse<br />

dal cittadino perché non può fare di testa sua e<br />

deve rispettare la Comunità.<br />

Sembrerà un’assurdità ma, a nostro giudizio,<br />

il miglior vigile è quello che scrive il minor numero<br />

possibile di multe, ma che si fa rispettare<br />

con la sua semplice presenza.<br />

L’accorgimento dunque necessario si<br />

chiama FISCHIETTO!<br />

Questo piccolo strumento (anche di plastica)<br />

che i VV. UU. di tutto il mondo portano appeso<br />

al bottone della tasca sinistra della giacca<br />

della divisa, non solo completa la stessa perché<br />

standardizzata in tutto il globo, ma è in grado<br />

di prevenire un atto di ignoranza o di protervia<br />

del cittadino e il conseguente esborso di denaro<br />

da destinare alla propria famiglia.<br />

Stiamo parlando di molti cittadini che spesso<br />

parcheggiano in luogo vietato per mille motivi:<br />

o per la macchina in panne, o perché si sono<br />

sentiti male o, semplicemente, perché devono<br />

lasciare un pacco.<br />

A proposito, vorrei chiedere al signor Sindaco<br />

perché in piazza non esiste un servizio di<br />

vigilanza continua (basterebbe un ausiliare, ce<br />

ne sono cinque!) che svolga un utile e significativo<br />

servizio di informazione e orientamento<br />

agli “esseri viventi”?<br />

Ma ritorniamo al nostro fischietto del valore<br />

di 1 euro e qualcosa.<br />

Se un cittadino, per un qualche motivo,<br />

riconducibile a quelli citati poco prima, par-<br />

re presenti 365<br />

giorni l’anno,<br />

lungo un arco<br />

temporale di 12<br />

ore, dalle 08:00<br />

alle 20:00, nel<br />

corso delle quali<br />

essi sono sempre<br />

reperibili.<br />

Nella speranza<br />

di poter<br />

garantire sempre<br />

un servizio<br />

migliore alla<br />

cittadinanza, il<br />

comandante e Sede degli Uffici della Polizia Municipale<br />

i suoi colleghi<br />

dubbiamente un settore importan-<br />

cercano di mantenere vigile e, se te di rapporto con la cittadinanza<br />

necessario, aumentare il control- e di salvaguardia della legalità e<br />

lo del territorio, al fine di evitare della civile convivenza, che inci-<br />

il degrado ambientale che investe de fortemente sulle qualità di vita<br />

alcune zone del nostro paese. di una comunità, ci manterremo<br />

Tra i vari interrogativi, abbiamo disponibili, nei prossimi numeri,<br />

chiesto al comandante quale siano alla pubblicazione di altri servizi<br />

le modalità e i requisiti necessari che aggiornino i lettori in merito<br />

per poter entrare a far parte dell’or- a quanto verrà deciso sui bandi di<br />

ganico. Purtroppo, però, il sig. Ca- concorso e su tutto il necessario<br />

ponnetto non ha potuto darci nessu- per potervi partecipare.<br />

na informazione precisa in merito, Detto ciò, non ci resta che augu-<br />

poiché, proprio in questi giorni, rare buon lavoro a tutti i compo-<br />

la Polizia Municipale sta vivendo nenti del comando di Polizia Mu-<br />

momenti di grande tensione che nicipale, sperando al più presto<br />

la vedono oggetto di leggi a livello di ricevere loro notizie che chia-<br />

nazionale, regionale e non solo. riscano la riorganizzazione della<br />

Dal momento che questo è in- pianta organica e non solo. <br />

cheggia in zona vietata, si può sostenere che<br />

abiti nelle vicinanze, anche se non visibile. E<br />

qual è il mezzo idoneo per avvertire il responsabile<br />

se vuole evitare la multa? <strong>Il</strong> suono del<br />

fischietto, che però, puntualmente non arriva<br />

mai. Beata sia la multa per le casse comunali!<br />

Così facendo il vigile non ha onorato il<br />

primo e più importante dei suoi compiti: la<br />

PREVENZIONE. I nostri vigili, sprovvisti chissà<br />

perché, di questo benedetto strumento, non<br />

fanno un servizio continuo; fanno le puntate,<br />

le scritte improvvise, atti che non servono ad<br />

educare il cittadino ma a colpirlo anche in quei<br />

casi sopra citati. Sono atti di “pirateria urbana”<br />

gratuita che possiamo evitare.<br />

È vero, prima di scrivere la multa, aspettano:<br />

due, tre minuti, a volte cinque o dieci, il<br />

tempo di attesa varia, in ragione della propria<br />

fretta o umore, ma questo sistema non va bene,<br />

perché non è equo e non risponde a principi di<br />

giustizia generale.<br />

<strong>Il</strong> sistema equo è l’utilizzo del fischietto!<br />

Sindaco, Vice Sindaco, Assessori riuniti, Presidente<br />

del Consiglio, Consiglieri, Assessorato<br />

all’urbanistica, pagati con i soldi dei cittadini<br />

che pagano le tasse, sono in grado di dare una<br />

risposta plausibile?<br />

In altri termini, diteci perché i nostri vigili<br />

urbani non posseggono o non usano per loro<br />

determinazione il fischietto o rivelateci i motivi<br />

ostativi che ne sconsigliano l’uso. <br />

Flik


Aprile 2010 Attualità 7<br />

Lettera aperta al Sindaco di Motta S. Anastasia<br />

Storie di frane e di prevenzione<br />

G ent. sindaco,<br />

chi le scrive è un <strong>Mottese</strong> “ DOC “ di anni<br />

76, freschi di qualche giorno, che, dopo le<br />

immagini sconvolgenti della frana di S. Fratello,<br />

di Maierato e quella più recente di Caronia,<br />

ricorda tristemente gli eventi franosi<br />

che hanno interessato negli ultimi 50 anni,<br />

la parte alta della strada principale del nostro<br />

paese dal “ Ponte “ al “ Calvario “.<br />

Della più recente, quella del 1986 ( vedi<br />

foto n. 1) e che in tanti ricorderanno, sono<br />

stato spettatore-attore ed è la frana che ha<br />

procurato in assoluto i maggiori danni agli<br />

abitanti della zona, dove molte abitazioni<br />

sono state demolite, dichiarate inagibili o<br />

seriamente danneggiate.<br />

Se da un lato, una comune sinergia tra Amministrazione<br />

Comunale, Genio Civile e Regione<br />

Siciliana riuscì a dare rapido inizio ai lavori<br />

di palificazione che stabilizzarono, in maniera<br />

soddisfacente, la zona interessata, lo stesso<br />

non può dirsi nel campo dei rapporti tra cittadini<br />

danneggiati e Amministrazione Comunale,<br />

per via delle numerose vertenze di risarcimento<br />

danni che videro quest’ultima soccombente<br />

e le casse comunali prosciugate dalle sentenze<br />

risarcite. Purtroppo la mancata manutenzione<br />

della rete fognaria nel pezzo di strada franato,<br />

che scaricava l’acqua nella terra argillosa anziché<br />

nella normale sede e quindi provocò il dissesto,<br />

ebbe anche come conseguenza grave la<br />

totale chiusura al traffico veicolare, dell’unica<br />

via che ancora oggi conduce al Centro Storico,<br />

e quindi uno sconvolgimento della circolazione,<br />

che si protrasse per parecchi anni.<br />

Dal male però, molto spesso scaturisce il<br />

bene e così la zona “Ponte” e la Via Vittorio<br />

Emanuele interessata dai lavori di palificazione<br />

è stata riqualificata in maniera decorosa e di<br />

più lo sarà, se andrà in porto il progetto di una<br />

grande piazza, come ho appreso dalle notizie<br />

Foto n. 2 - 03/01/1954 - <strong>La</strong> sede<br />

stradale di Via Vitt. Emanule, dopo la<br />

costruzione del Muro Ciclopico ed il<br />

suo parapetto di prezione<br />

della stampa. <strong>La</strong> storia continua e così vado a<br />

parlare di un’altra frana, di cui pochissimi hanno<br />

memoria, che si verificò agli inizi degli anni<br />

’50 in un breve tratto sempre della Via Vittorio<br />

Emanuele proprio nella curva prima del calvario,<br />

dal numero civico 110 al 74.<br />

Infatti, a causa di infiltrazione di acque profonde<br />

negli strati argillosi di cui si componeva<br />

il terreno, si creò una enorme spaccatura<br />

nella sede stradale con conseguente scivolamento<br />

a valle del costone.<br />

Pochissimi e modesti i danni alle abitazioni,<br />

ma enorme il danno alla circolazione veicolare<br />

e quindi i disagi, per il difficile accesso al<br />

Centro Storico, dove all’epoca si affollavano<br />

il Comune ed i suoi uffici, le scuole elementari,<br />

la Banca, l’Ufficio Postale, i Carabinieri,<br />

le Sedi dei Partiti Politici D.C. – P.C.I. – P.S.I.<br />

– M.S.I. ecc., la Chiesa Parrocchiale, ben 4 Bar<br />

ed alcuni esercizi commerciali (chi non ricorda<br />

“ u zù Natali u Niuru” e a “za Nedda a Luigi”),<br />

Foto n. 1 - Anno 1986 - Dissesto franoso in Via Vitt. Emanuele<br />

la Sala Giochi e la rivendita tabacchi.<br />

In considerazione degli enormi disagi arrecati<br />

ai cittadini, gli amministratori dell’epoca<br />

affidarono, con somma urgenza, incarico ad un<br />

ingegnere per l’approfondimento di un progetto<br />

che ponesse al sicuro la zona franosa, ripristinando<br />

la “normale viabilità”, ridotta, per la<br />

frana, al solo passaggio pedonale.<br />

Così venne messo in cantiere un progetto che<br />

prevedeva la costruzione di un enorme muro<br />

ciclopico di contenimento che, dal “Calvario”,<br />

arrivò quasi a ridosso dell’ ex Cinema Aurora<br />

di Pasquale Platania. A lavori ultimati all’apice<br />

del muraglione, venne costruito un parapetto,<br />

intercalato da tubi di ferro, per la sicurezza<br />

dei passanti, così come appare nella foto n.2<br />

scattata il 03-01-1954, con sullo sfondo il<br />

citato Cinema Aurora inghiottito anch’esso,<br />

successivamente, dalla frana. Segue <br />

Foto n. 3 - Anno 1974 - <strong>La</strong> stessa sede stradale di cui alla foto 2, dopo i nuovi<br />

lavori degli anni 60 il Muro Ciclopico sparisce


8<br />

Attualità<br />

Purtroppo il progettista, non solo era ignorante<br />

in materia di muri di contenimento in<br />

zone franose, ma ignorava altresì la Parabola<br />

Evangelica che ricorda la stabilità di una casa<br />

costruita sulla roccia e la precarietà di quella<br />

costruita sulla sabbia, destinata a crollare alle<br />

prime intemperie.<br />

Questo è quanto accadde al muraglione ciclopico<br />

che, magnifico nella sua imponenza,<br />

ebbe durata effimera; infatti una settimana prima<br />

dell’inaugurazione, comparve una linea di<br />

frattura verticale al centro della costruzione.<br />

Iniziò in tal modo il lento ed inesorabile scivolamento<br />

a valle con profondamento tant’è che,<br />

nel giro di un quindicennio, l’apice del muro<br />

era due metri sotto il livello stradale.<br />

<strong>Il</strong> protagonista che doveva essere immediatamente<br />

radiato dall’albo degli ingegneri e<br />

“fucilato” a ridosso del suo muro per il gravissimo<br />

errore di progettazione, credo che non fu<br />

mai perseguito né penalmente né civilmente.<br />

Mi consenta una breve digressione, Signor<br />

Sindaco, perché, a proposito di opere pubbliche<br />

“andate a male” credo che non hanno<br />

acquisito particolari meriti l’ideatore, il progettista<br />

e l’esecutore della meravigliosa Villa<br />

Comunale, gloria e vanto del nostro Comune,<br />

frequentata più dagli animali da pascolo che<br />

dalle mamme con carrozzine e bebè, a parte i<br />

black block che hanno trovato dove sfogarsi.<br />

Un centinaio di milioni sprecati al vento, salvo<br />

per quelli che…. sono andati a buon fine...<br />

Chiedo venia ma ho voluto citare lo spreco<br />

del pubblico denaro per opere velleitarie, a<br />

monito, insegnamento e ricordo agli amministratori<br />

di oggi e domani che simili errori<br />

non possono e non debbono essere cancellati<br />

dalla memoria, per non essere impunemente<br />

ripetuti. Mi scuso per l’inciso, ma torniamo al<br />

fatto che nel giro di un quindicennio, siamo<br />

nel 1954, la strada principale del Paese, era<br />

destinata una seconda volta ad essere interdetta<br />

alla circolazione veicolare, per il lento<br />

ma inesorabile sprofondamento, tale che era<br />

consentito il solo transito ai pedoni.<br />

L’Amministrazione Comunale del tempo<br />

dovette correre ai ripari, affidando una<br />

nuova progettazione ad esperto del settore<br />

che potesse dare una soluzione definitiva al<br />

problema della frana, (imputabile solo alla<br />

particolare conformazione del terreno argil-<br />

Foto n. 5 - Gli Eucaliptus di Viale Carmine Caruso<br />

periodicamente potati<br />

loso) in quel tratto di strada, tanto importante<br />

e vitale per l’intero paese.<br />

Eravamo alla fine degli anni ’50 quando<br />

iniziano i lavori: all’altezza del numero civico<br />

110 – 74 si forma una profonda voragine,<br />

frutto dell’asportazione di tutta la massa<br />

argillosa sottostante, instabile per scorrimento<br />

di vene d’acqua. Tale cavità viene<br />

riempita con tonnellate di pietrame poroso e<br />

leggero; alla base vengono sistemate, come<br />

muro di contenimento, decine di cassoni di<br />

rete metallica pieno di pietre (buzzonate),<br />

ancora oggi visibili ed efficienti.<br />

Così viene a poco a poco ripristinata la<br />

sede stradale, dopo aver creato il drenaggio<br />

necessario per lo scorrimento delle vene<br />

d’acqua ivi esistenti. Alla fine l’opera viene<br />

completata con la messa a dimora di decine<br />

di piantine di Eucaliptus, che formano l’attuale<br />

boschetto frondoso di “sutta a villa o<br />

supra a cruci”, come all’epoca veniva comunemente<br />

chiamata la zona del Calvario.<br />

Da oltre 40 anni, grazie a quel bravo professionista,<br />

che meriterebbe una targa ricordo,<br />

la Via Vittorio Emanuele in quel tratto è stabilizzata<br />

al….. 90% (vedi foto n° 3).<br />

Ed ora Signor Sindaco, dalla storiografia,<br />

entro nel merito della problematica di cui in<br />

premessa: la prevenzione.<br />

Aprile 2010 <br />

Foto n. 4 - Uno spicchio della vallata dei Sieli con “u poiu a vardia”<br />

Esattamente 10 anni fa, veniva trasmessa<br />

al suo collega del tempo una istanza, manoscritta<br />

dallo stesso estensore della presente<br />

a firma di 9 abitanti del posto, che le allego<br />

in copia, con la quale si chiedeva il taglio, o<br />

potatura, di tutti gli alberi di eucaliptus di “<br />

supra a cruci” perché procuravano e procurano<br />

ancora oggi un triplice danno.<br />

<strong>Il</strong> primo, ed è il più grave in assoluto, consiste<br />

nel fatto che gli eucaliptus si sono elevati<br />

in altezza, alcuni superano 40 metri e non si<br />

sono radicati abbastanza in profondità, cosi il<br />

compito di contenimento del terreno, per cui<br />

quel bravo progettista li volle in quel posto,<br />

viene disatteso, in quanto un apparato radicale<br />

modesto ha come logica conseguenza<br />

una modesta forza di contenimento del movimento<br />

franoso; il secondo motivo attiene<br />

alla salute di bambini ed anziani, in quanto<br />

nel periodo ell’infiorescenza rilasciano delle<br />

leggere spore gialle, che ci ritroviamo in ogni<br />

angolo della casa, altamente allergizzanti e<br />

lei che è medico sa, come sono in aumento le<br />

malattie allergiche. <strong>Il</strong> terzo motivo riguarda<br />

solo gli innamorati della natura, del panorama,<br />

delle verdi vallate come è la nostra dei<br />

“sieli” con i suoi calanchi, solo che quelle<br />

inutili e dannose fronde, tutto questo lo nascondono<br />

ai nostri occhi. Segue <br />

Foto n. 6 - Gli Eucaliptus di “supra a cruci”,<br />

Via Vitt. Emanuele, mai potati


<strong>La</strong> foto n. 4 è riuscita a catturare solo una<br />

scorcio di questo panorama, dove “u poiu a<br />

vardia “ si onfonde con il mare.<br />

Signor Sindaco per farle risparmiare tempo,<br />

ed il Suo è veramente prezioso, le allego<br />

la foto n. 5 che ritrae gli eucaliptus di Viale<br />

Carmunu Caruso che sono stati da sempre<br />

periodicamente “capitozzati” e la foto n.6<br />

con gli eucaliptus di “supra a cruci” che non<br />

lo sono stati mai: è evidente la differenza di<br />

tronco cosi come differente sarà il loro apparato<br />

radicale, di conseguenza la loro forza<br />

di radicamento e contenimento del terreno.<br />

L’istanza di 10 anni orsono, per quanto regolarmente<br />

assegnata al responsabile dell’Uffi<br />

cio Tecnico dell’epoca, è rimasta inevasa,<br />

“Vox clamantis in deserto”!<br />

In vero non dovrebbe costare molto quel<br />

lavoro, basta trovare la persona giusta interessata<br />

alle tonnellate di legna da ardere,<br />

che saranno disponibili dopo il taglio degli<br />

alberi, per risparmiare molto un’altra piccola<br />

opera, molto utile ai cittadini: mi riferisco<br />

alla stradina (prolungamento della Via<br />

Vittorio Emanuele) che parte dal n. 110 della<br />

stessa Via e si blocca all’ingresso della<br />

pizzeria (vedi foto n. 7). Molti non sanno<br />

che a 10 metri di distanza sboccherebbe nella<br />

Via Galliano e quindi in Via Bellini – un<br />

collegamento pedonale tra le due strade che<br />

consentirebbe di raggiungere celermente il<br />

Centro Commerciale di Via XX settembre e<br />

da qui il Centro Storico (basta eliminare la<br />

strozzatura costituita da un piccolo orto abbandonato<br />

e quindi “res nullius”, costruire<br />

una scala in cemento armato e si è realizzato<br />

un passaggio pedonale, un by pass tra<br />

Via Vittorio Emanuele e Via Bellini “tra u<br />

puzzu e supra a cruci”). Questa piccola opera,<br />

di poca spesa ma di grande utilità è stata<br />

cantierata credo, da 3 o 4 amministrazioni<br />

precedenti, ma mai realizzata; addirittura<br />

pare, che nella previsione di spesa della sua<br />

gestione, sia stata cancellata!<br />

Signor Sindaco si chiede a Lei perché le<br />

opere utili e che costano poco non vengono<br />

cantierate? Personalmente una mia<br />

spiegazione ce l’ho ed è quella sbandierata<br />

in questi giorni da tutti i giornali, con gli<br />

scandali e gli arresti.<br />

Di una modesta opera realizzata, costa-<br />

<br />

<strong>La</strong> residenza per anziani<br />

“Padre Pio” é rivolta ad<br />

ospiti autosufficenti e non.<br />

Aprile 2010 Attualità 9<br />

<strong>Il</strong> rispetto della dignità e<br />

della riservatezza di ogni<br />

suo ospite è il centro di tutti i<br />

gesti di cura specifica o semplice<br />

intrattenimento.<br />

<strong>Il</strong> residence è dotato di<br />

ampie e luminose camere<br />

climatizzate, distribuite<br />

su tre piani con ascensore,<br />

singole e doppie complete di<br />

ta poco, ma utilissima a tutti, voglio dare<br />

il merito all’impegno dell’Assessore Melo<br />

Occhipinti dell’ex Giunta Santagati, per la<br />

piccola oasi che ha creato tra il “Calvario”<br />

ed il Pino di Arnaldo Mussolini. Per la storia,<br />

sotto quel’albero esisteva una targa intestata<br />

ad un parente del Duce, rimossa dopo<br />

l’8 settembre 1943, quasi che la rimozione<br />

di una targa, possa cancellare la Storia...<br />

Termino Signor Sindaco e mi scuso della<br />

mia lunga lettera, ma prima le voglio rivolgere<br />

una preghiera: si fermi nella zona<br />

oggetto della mia documentata esposizione,<br />

dia un’occhiata (attenta però) alla sede<br />

stradale e certamente penserà che l’unica<br />

prevenzione ( a cui si appella Bertolaso in<br />

questi giorni), per evitare il cedimento millimetrico<br />

ma costante della strada a valle,<br />

è la potatura di tutti gli alberi recuperando,<br />

forse, il ritardo di oltre 30 anni da quando<br />

periodicamente doveva essere effettuato<br />

questo lavoro. Trovandosi in loco, non Le<br />

costerà molto percorrere i 50 metri della<br />

stradina che parte dal civico 110 (vedi foto<br />

“<strong>La</strong> fede è un’alleata preziosa nel cammino verso la verità...”<br />

Via dei Normanni, 22 - 95040 Motta Sant’Anastasia (CT) - Tel. 393 7325375<br />

Foto n. 7 - <strong>La</strong> strada di Via vitt. Emanuele che porta dal civico 110,<br />

in linea diretta si congiunge con la Via Galliano - “do pozzu a supra a cruci”<br />

e viceversa in meno di 200 metri -<br />

Tv, telefono e wc.<br />

<strong>La</strong> struttura ha un ampio<br />

salone e un’ampia sala mensa<br />

dove vengono serviti pasti<br />

caldi preparati da personale<br />

qualificato. E’ fornita di<br />

un giardino adatto alle<br />

passegiate ed alle relazioni<br />

sociali ed agli incontri con<br />

i propri familiari.<br />

n.7) ma si renderà conto che, con poca spesa,<br />

avrà realizzato un’opera di grande utilità,<br />

il passaggio pedonale tra Via Vittorio<br />

Emanuele e Via Bellini.<br />

Signor Sindaco non voglio essere e non<br />

sono una “Cassandra”; amo troppo il Paese<br />

che mi ha dato i Natali, amo troppo la<br />

mia abitazione che credo abbia dato lustro,<br />

con non pochi sacrifici, ad una delle<br />

zone belle del Centro Storico e pertanto il<br />

mio augurio è che tutto vada per il verso<br />

giusto, basta crederci ed operare con onestà<br />

e trasparenza.<br />

Le chiedo ancora infi nitamente scusa ma<br />

ritornare nel recente passato e ricordare le<br />

cose fatte e quelle non realizzate, aiuta la<br />

nostra memoria e ci sprona a vivere meglio<br />

nel momento attuale; Tomasi di <strong>La</strong>mpedusa<br />

scriveva “la memoria del presente, viene<br />

sempre illuminata dai ricordi del passato”...<br />

<strong>La</strong> saluto con la mia più dovuta stima.<br />

Catania 07/04/2010<br />

Dott. Mario Belcuore


10<br />

Attualità<br />

Ricognizione danni tromba d’aria<br />

di Patrizia Leogrande<br />

L<br />

’articolo scritto circa quattro mesi fa<br />

in merito alla catastrofe meteorologica<br />

che ha travolto il nostro paese,<br />

si concludeva con la seguente domanda:<br />

“Riusciranno i nostri amministratori a<br />

restituire il denaro speso dai nostri concittadini?”.<br />

Eccoci pronti a fare il resoconto delle promesse<br />

mantenute, delle visite ricevute, degli<br />

aiuti stanziati per coloro che, in pochi secondi,<br />

hanno visto volar via i tetti delle loro abitazioni<br />

e hanno dovuto far fronte a delle spese<br />

non indifferenti e, soprattutto, inaspettate.<br />

Colui che in prima persona si sta occupando<br />

di questa delicata faccenda è il nostro primo<br />

cittadino, il dott. Angelo Giuffrida. A lui, pertanto,<br />

ci siamo rivolti per avere informazioni<br />

sull’andamento delle pratiche.<br />

Durante i consigli comunali convocati subito<br />

dopo la tromba d’aria, si era più volte accennato<br />

ad una visita del Presidente della Regione;<br />

mai nessuno però ha avuto l’onore di incontrarlo<br />

per le vie del nostro paese.<br />

Ma, rassicura il nostro sindaco, l’onorevole<br />

Lombardo “segue e si ricorda di tutte le cose”.<br />

Infatti, proprio in occasione delle festività pa-<br />

squali i due si sono sentiti e il presidente della<br />

Regione ha chiesto di avere un documento che<br />

quantifichi i danni per poter procedere immediatamente<br />

al pagamento dei sostegni finanziari.<br />

<strong>La</strong> percentuale che si riuscirà ad ottenere<br />

è ancora sconosciuta, ma è importante che i<br />

cittadini colpiti abbiamo conservato tutte le<br />

fatture per poter partecipare al rimborso spese.<br />

Inoltre, affinchè questo avvenga, saranno<br />

necessarie altre verifiche che riguarderanno<br />

la posizione dell’abitazione rispetto all’area<br />

coinvolta dalla perturbazione. <strong>Il</strong> nostro Sindaco<br />

sembra essere abbastanza ottimista che il<br />

tutto si concluderà per il meglio.<br />

Aprile 2010 <br />

Dopo quattro mesi il Comune ha risarcito i cittadini?<br />

Al contrario, è stata l’OIKOS a fornire un<br />

importante contributo svolgendo il proprio<br />

servizio volontariamente, nonostante gli<br />

stessi dipendenti fossero in sciopero nei comuni<br />

circostanti, presso via Stazione Motta<br />

e il viale della regione, così da permettere<br />

alle automobili una più sicura circolazione.<br />

A circa 16.000 euro ammonta, invece, la<br />

cifra spesa dal Comune per l’assunzione di<br />

una società adeguatamente attrezzata che<br />

potesse mettere in sicurezza quello che i<br />

vigili del fuoco non erano riusciti a sistemare<br />

la sera dell’evento meteorologico.<br />

Denaro che, a detta del sindaco, dovrebbe<br />

essere rimborsato dalla fonte della protezione<br />

civile la quale, però, è ancora impelagata in<br />

una serie di faccende burocratiche.<br />

In conclusione, il nostro primo cittadino rassicura<br />

tutti i suoi compaesani colpiti da questo disastro,<br />

ribadendo la certezza dei contributi che la<br />

presidenza della Regione invierà per rimborsare<br />

loro, almeno una parte del denaro già investito.<br />

Speriamo, dunque, che quest’articolo sia<br />

di buon auspicio per coloro che aspettano<br />

questa somma e che nei prossimi numeri ci<br />

sarà possibile annunciare l’ottima riuscita di<br />

questa impresa. <br />

Microchippatura a Motta. Un grande successo<br />

Bellia: “Abbiamo voluto dare un servizio valido ai proprietari di cani”<br />

“Una delle cause del randagismo<br />

è di certo l’abbandono<br />

dei cani da parte di<br />

padroni irresponsabili, che non<br />

si prendono cura come dovrebbero<br />

dei nostri amici a quattro<br />

zampe. Grazie al servizio gratuito<br />

di microchippatura, effettuato<br />

dal Servizio veterinario<br />

dell’ASP Catania, tutti i cani<br />

d’ora in poi avranno una vita<br />

digitale, informatizzata, archiviata,<br />

che consentirà di effettuare<br />

una mappatura per individuare<br />

le inosservanze degli<br />

obblighi esistenti per la tutela<br />

degli animali d’affezione”.<br />

Queste le parole del Consigliere<br />

comunale, Antonio Bellia,<br />

promotore dell’iniziativa di microchippatura<br />

gratuita dei cani,<br />

Da sin. <strong>Il</strong> Veterinario ASP-Catania,<br />

l’Ass. Alfio Tripolone, il Cons. Antonio Bellia<br />

svoltasi presso il parcheggio di<br />

viale della Regione adiacente<br />

alla Scuola Elementare.<br />

L’idea accolta dall’Amministrazione<br />

comunale con a capo<br />

il sindaco Angelo Giuffrida<br />

e dall’Assessore Alfio Tripolone<br />

ha avuto un grande successo<br />

a Motta Sant’Anastasia,<br />

che ha visto la registrazione<br />

di ben 126 cani<br />

L’iscrizione all’anagrafe canina,<br />

oltre ad essere utile e<br />

preventivo servizio in caso di<br />

smarrimento del proprio cane, è<br />

un obbligo di legge e secondo le<br />

disposizioni ministeriali, infatti,<br />

tutti i detentori di cani (proprietari,<br />

allevatori, cacciatori, addestratori,<br />

a scopo di ricovero o<br />

di commercio) e in qualunque<br />

sede (civile abitazione, rifugi,<br />

canili, aree urbane e rurali, aziende<br />

zootecniche) hanno l’obbligo, entro<br />

il secondo mese di vita dell’animale<br />

o quando se ne viene in possesso, di<br />

far applicare al cane un microchip<br />

identificativo per registrarlo nella<br />

banca dati dell’anagrafe.<br />

<strong>La</strong> nostra ASP Catania (ex<br />

ASL3), oltre ad effettuare gratuitamente<br />

la microchippatura, già da<br />

tempo opera anche garantendo un<br />

Pronto Soccorso per cani in tutti i<br />

Distretti della provincia.<br />

Per gli abitanti di Motta Sant’Anastasia<br />

le località più vicine sono:<br />

· Paternò: Piazza Livatino, 1<br />

· Catania: Via Padre A. Secchi, 10<br />

(Nesima)<br />

Chiamando il numero verde<br />

800 27 97 61, attivo dal lunedì<br />

al venerdì dalle ore 9 alle 13,<br />

sarà possibile conoscere i giorni<br />

e gli orari di ricevimento per<br />

“anagrafare” gratuitamente il<br />

proprio cane.


di Lella Seminerio<br />

C<br />

ontinua con crescente successo<br />

la rassegna letteraria “Stasera<br />

Libro”, di cui si deve<br />

dare ampio merito all’assessore<br />

Vito Caruso, che, lo scorso 9 aprile,<br />

e in collaborazione con l’associazione<br />

“Interminati spazi” di cui<br />

fanno parte Giuseppe Condorelli<br />

e Paoli Lisi, ha proposto un libro a<br />

dir poco intrigante “<strong>Il</strong> manoscritto<br />

di Shakespeare” di Domenico Seminerio<br />

edito da Sellerio.<br />

L’idea del romanzo è, quantomeno<br />

affascinante: l’ipotesi che<br />

William Shakespeare, grande genio<br />

letterario mondiale, sia nato in<br />

Sicilia e, più precisamente, a Messina.<br />

Diciamo la verità, piacerebbe<br />

a tutti noi che uno dei più grandi<br />

drammaturghi di tutti i tempi, da<br />

più parti visto come l’inventore<br />

della moderna produzione letteraria,<br />

sia siciliano. <strong>La</strong> teoria sta<br />

in piedi per diverse motivazioni:<br />

1- sono in molti gli studiosi che<br />

giudicano il nome di Shakespeare<br />

uno pseudonimo; 2- esistono dell’autore<br />

di Stratford-upon-Avon<br />

solo quattro ritratti che, a detta di<br />

esperti, raffigurano quattro persone<br />

diverse; 3- non esiste nessun<br />

manoscritto a firma autografa del<br />

grande poeta inglese; 4- sulla sua<br />

nascita nel paesino inglese aleggia<br />

tutt’ora un alone di mistero ed infine,<br />

ancor oggi i suoi discendenti<br />

(per la legge inglese possono farlo),<br />

si rifiutano di far conoscere i<br />

Aprile 2010 Cultura 11<br />

Ma Shakespeare era inglese o... siciliano?<br />

L’affascinante ipotesi nel libro di Domenico Seminerio<br />

di Maria Luisa Caruso<br />

E<br />

ccoci ad un’altra importante tappa<br />

de “<strong>La</strong> stirpe dei viaggiatori”.<br />

L’iniziativa, promossa dall’Assessorato<br />

comunale alla Cultura, continua<br />

a proporci viaggi e percorsi sempre<br />

nuovi che toccano il cuore e fanno<br />

vibrare l’anima.<br />

Manlio Caliri e Oscar Loiacono presentano<br />

il loro “cammino di Santiago”.<br />

L’introduzione è a cura del prof. Massimo<br />

Porta, delegato regionale del Centro italiano<br />

studi compostelani, il quale ha illustrato<br />

gli antichi rapporti tra la Sicilia e Santiago de<br />

Compostela, cittadina della Galizia, nella Spagna<br />

nord-occidentale.<br />

“Nel medioevo – spiega il prof. Porta – soprattutto<br />

dall’Europa centrale, dall’Italia centrale<br />

ma anche dalla Sicilia, i pellegrini, facendo<br />

voto, partivano alla volta di Santiago, luogo<br />

di culto molto conosciuto nel mondo cristiano.<br />

Lungo il percorso siciliano, ogni 20 km circa,<br />

vi erano dei luoghi in cui i pellegrini potevano<br />

L’Assessore Vito Caruso<br />

documenti che potrebbero far luce<br />

su tante ambiguità (perché mai?).<br />

Dunque è possibile ipotizzare la<br />

nascita del genio letterario in altro<br />

loco. <strong>Il</strong> prof. Martino Iuvara, docente<br />

della cattedra di Letteratura<br />

Italiana a Palermo, infatti, dà del<br />

fitto mistero delle spiegazioni che<br />

sembrano più che plausibili. Michelangelo<br />

Florio nasce a Messina<br />

nel 1564, da un medico, Giovanni<br />

Florio e una nobildonna chiamata<br />

Guglielma Crollalanza, entrambi<br />

calvinisti. A causa della Santa Inquisizione<br />

che li perseguitava come<br />

eretici, la famiglia dovette scappare<br />

da Messina, e si rifugiò prima a<br />

Treviso, poi a Venezia, Padova e<br />

Mantova (da queste esperienze in<br />

alta Italia, potrebbero essere nate le<br />

15 opere su 37 che il sommo poeta<br />

ambienta nel bel Paese). Successivamente,<br />

un cugino inglese della<br />

madre, che abitava a Stratford,<br />

prese il ragazzo in casa. Arrivato in<br />

Inghilterra nella cittadina di Stratford-Upon-Avon<br />

avrebbe trasformato<br />

quindi <strong>Il</strong> suo nome da Michelangelo<br />

Florio Crollalanza, nel suo<br />

equivalente (tradotto letteralmente<br />

Shake= Scrollare; Speare= <strong>La</strong>ncia)<br />

Shakespeare, mentre il nome William<br />

lo avrebbe preso dal figlio di<br />

suo cugino morto prematuramente.<br />

Un’altra tesi è invece quella secondo<br />

cui il bardo, una volta giunto<br />

in terra britannica, trasformò al<br />

maschile il nome e cognome della<br />

madre Guglielma Crollalanza nell’esatta<br />

traduzione inglese, ovvero:<br />

William Shakesperare.<br />

<strong>La</strong> suggestiva congettura viene<br />

sposata, appunto, da Domenico<br />

Seminerio che ne fa la trama del<br />

suo romanzo. Qui il Seminerio<br />

affida a Gregorio Perdepane, vecchio<br />

maestro in pensione, il compito<br />

di scavare nel fitto mistero<br />

della vicenda e di proporre tutti i<br />

suoi interrogativi, le sue supposizioni<br />

e le sue conclusioni ad uno<br />

scrittore che, all’inizio, sembra<br />

divertito e distaccato, ma poi con<br />

l’intricarsi del mistero, asseconda<br />

le circonvoluzioni mentali del<br />

docente fino a rimanerne irresistibilmente<br />

invischiato.<br />

L’aggrovigliata materia è stata<br />

oggetto anche di approfondimenti<br />

da parte dei media, che non hanno<br />

trascurato di invitare Seminerio<br />

per farsi dare dall’autore spiegazioni<br />

più dettagliate. In particolare<br />

Roberto Giacobbo, conduttore del<br />

riposare le loro stanche membra: si trattava di<br />

chiese e “hospitalia”, quest’ultimi curati dall’ordine<br />

di S. Giacomo d’Altopascio”.<br />

Con un DVD emozionante e commovente,<br />

i due giovani Manlio Caliri e Oscar Loiacono<br />

presentano quello che è stato il loro personale<br />

cammino verso la città del santuario,<br />

dai Pirenei francesi sino in Galizia. Le foto,<br />

stupende e suggestive, dei paesaggi attraversati,<br />

sono state accompagnate da musiche<br />

che, di volta in volta, descrivevano le<br />

emozioni dei momenti vissuti: la grinta con<br />

programma “Voyager”, ha ospitato<br />

Domenico Seminerio per ben<br />

due volte. Poi Tiberio Timperi in<br />

“Mattina in Famiglia” e pure Vincenzo<br />

Mollica in “Do Re Ciack<br />

Gulp”. Niente da dire, l’interesse<br />

ed i dibattiti in merito si moltiplicano.<br />

Persino la stampa d’oltremanica<br />

è costretta ad ammettere<br />

che in ciò che si sa sulla vita di<br />

William Shakespeare ci sono molte<br />

lacune, a cominciare dal fatto<br />

che sapesse “troppo” dell’Italia,<br />

per un inglese del tempo. <strong>Il</strong> mistero<br />

è oltremodo fitto ed impenetrabile,<br />

e, probabilmente, destinato a<br />

rimanere tale, forse per sempre.<br />

Nella stesura della sua opera, Domenico<br />

Seminerio denota una capacità<br />

affabulatoria non comune,<br />

e la notevole cultura dell’autore<br />

trasuda dalle pagine del romanzo.<br />

Egli, di formazione certamente<br />

classica, cultore ed appassionato<br />

del passato, è già al suo terzo romanzo:<br />

“Senza re né regno” (2004),<br />

“<strong>Il</strong> cammello e la corda” (2006) e<br />

“<strong>Il</strong> manoscritto di Shakespeare”<br />

(2088), tutti editi dalla Casa <strong>Editrice</strong><br />

Sellerio di Palermo. Appunto in<br />

quest’ultimo, adatto a tutti i gusti,<br />

può trovare di che saziarsi sia chi<br />

predilige addentransi nell’arcano,<br />

sia chi, invece, propende per le trasparenti<br />

certezze. Costoro potranno<br />

così comprendere come, l’incerto<br />

e l’indefinito, possano dare<br />

stimolo alla conoscenza. Che poi è<br />

il segreto del sapere. <br />

<strong>Il</strong> cammino di Santiago de Compostela: un viaggio verso se stessi<br />

Gli antichi rapporti tra Sicilia e la città del santuario<br />

cui s’intraprende una salita impervia, la<br />

voglia di raggiungere la meta, i momenti<br />

di enorme stanchezza e di sconforto.<br />

E poi ancora la consapevolezza di non<br />

sapere più dove ci si trova e l’esserne,<br />

tuttavia, felici perché liberi, la gioia di<br />

camminare senza fretta perché lungo il<br />

cammino di Santiago il tempo non esiste,<br />

il piacere di condividere il proprio<br />

percorso con nuovi compagni di viaggio<br />

incontrati lungo il cammino.<br />

Tutto questo è il cammino di Santiago,<br />

un percorso di spiritualità e ricerca di sè vissuto<br />

anche da uno dei presenti all’incontro, il<br />

sig. Nino Motta, capo scout del gruppo mottese<br />

per molti anni. Anch’egli ha intrapreso il<br />

suo cammino di Santiago, in compagnia del<br />

fedele se stesso e ci ha offerto un assaggio<br />

della sua esperienza, dicendo che esprimere<br />

a parole ciò che il cammino ha rappresentato<br />

per lui è pressoché impossibile, in quanto<br />

“non è l’uomo che fa il cammino di Santiago<br />

ma è il cammino che fa l’uomo”.


12<br />

É<br />

Società & Tradizioni<br />

C’era una volta “<strong>La</strong> FESTA”<br />

Anche quest’anno regna l’incertezza sulla “Festa Grande”<br />

rradicato, purtroppo, in ognuno di noi il<br />

xluogo comune che il nostro paese sia<br />

xveramente “strano”; un paese che amia-<br />

mo fino all’inimmaginabile, ma che spesso<br />

vediamo “fermo” come per un’atavica inerzia<br />

e permanente staticità.<br />

Ma un paese o una città sono pur sempre<br />

termini astratti che rappresentano una collettività<br />

di persone che pensano, credono,<br />

parlano, fanno finta di agire, che compiono<br />

atti spesso causa di pesanti ripercussioni<br />

demografiche, socio-politiche, culturali e<br />

di arretratezza mentale, talvolta paralizzanti<br />

per le aspettative e le velleità delle<br />

generazioni che si rinnovano.<br />

<strong>La</strong> Generazione “che fu”, ovvero una stretta<br />

cerchia di personaggi di spicco a metà degli<br />

anni ‘50 e ’60, venerava la Santa Patrona di<br />

Motta; erano gli anni dell’immediato dopoguerra,<br />

si davano battaglia a suon di fuochi di<br />

artificio e di bande musicali, ingegnandosi ai<br />

limiti delle possibilità di allora per sopravanzare<br />

le altre confraternite (prima), o gli altri<br />

“partiti” (dopo), per poter meglio “esprimere”<br />

la propria devozione religiosa. Non c’erano,<br />

molte distrazioni: si viaggiava pochissimo, la<br />

vita spirituale coincideva con la vita sociale<br />

e con quella intellettuale. Si andava in giro<br />

a recuperare denaro, barattando frumento e<br />

animali. E ad agosto c’era la Festa.<br />

Poi venne la Generazione “che c’era”, un<br />

misto di rinascimento e di libertà che instillò<br />

per oltre un ventennio un’energia nuova,<br />

una creatività mai immaginata, uno spirito<br />

innovativo senza eguali. <strong>La</strong> Festa presto abbandonò<br />

le sembianze della Festa Patronale<br />

(come nella maggior parte dei paesi vicini)<br />

e divenne un palcoscenico dove misurare le<br />

proprie ingegnosità, le caratteristiche cognitive,<br />

mentali, storico-culturali, filosofiche,<br />

geopolitiche. <strong>La</strong> Festa veniva preparata per<br />

anni interi: si andava a rivedere la storia della<br />

Sicilia, le pagine dimenticate (anzi mai<br />

imparate) della nostra terra. Ci si cimentava<br />

con nuove forme di conoscenza, i costumi<br />

d’epoca, le sfilate storiche, gli esercizi coreografici<br />

degli sbandieratori.<br />

Motta in quegli anni divenne un Paese<br />

“muntuato”(nominato spesso, n.d.r.). Si girava<br />

la Sicilia, la nazione, anche l’Europa.<br />

Eravamo l’invidia dei paesi vicini.<br />

Per delle “strane” coincidenze,<br />

una generazione di giovani e meno<br />

giovani, riuscì a ribaltare le vecchie<br />

impostazioni rituali delle celebrazioni<br />

della Patrona e reinventò la Storia.<br />

Una nuova brezza spirava per le<br />

strade del paese, ci si punzecchiava<br />

sempre più spesso, ma con spirito<br />

goliardico e mai seriamente animoso.<br />

Certo vennero un po’ ribaltate le<br />

gerarchie Rionali, si coniarono nomi<br />

e cariche nuove; erano tutti presi da<br />

questa nuova atmosfera di irrinunciabile<br />

rivalità. L’obiettivo rimaneva<br />

apparentemente lo stesso: festeggiare<br />

e onorare Santa Anastasia, ma sacro<br />

e profano si mischiarono sempre di<br />

più con un “blend” di rievocazione storicoreligiosa<br />

che nessuno poteva immaginare<br />

solo pochi anni prima.<br />

Erano gli anni ’70 e ’80; ma i giovani di<br />

quella generazione avevano il bisogno di<br />

crescere anche professionalmente, individualmente,<br />

e sentivano il bisogno di emigrare,<br />

di conoscere il “mondo”, di crescere<br />

culturalmente. <strong>La</strong> crescita paesana non<br />

coincideva più, o solo, con quella personale.<br />

Cominciò a crescere il divario fra chi restava<br />

solo a pensare alla “Festa successiva”<br />

e chi sentiva l’esigenza di crescere. Molti<br />

cominciarono a stancarsi, l’unanimità degli<br />

intenti, le finalità esclusivamente storicoreligiose<br />

cominciarono a mutare.<br />

Alcuni individualismi si radicarono sempre<br />

più nel tessuto sociale del paese: si cominciò<br />

a intersecare folklore con politica,<br />

storia con spettacolo, cultura con dabbenaggine,<br />

rivalità con inimicizia. Ci si dovette<br />

rassegnare al fatto che non tutti capivano<br />

che era il momento per dare “una svolta” alla<br />

Festa, per farla assurgere a una celebrazione<br />

non solo locale, non solo per auto-compiacersi,<br />

ma anche per farla diventare un evento<br />

turistico più appetibile ed economicamente<br />

più rilevante per l’intera collettività. Renderla,<br />

insomma, più “moderna”.<br />

Era il giusto compenso per tanti anni di<br />

sforzo e tante energie profuse nonostante<br />

le avversità e nonostante l’esclusivo “autofinanziamento”.<br />

E intanto le amministrazioni si succedevano<br />

e i rappresentanti della Chiesa cambiavano a<br />

un ritmo vorticoso. <strong>Il</strong> paese nel frattempo era<br />

cresciuto, la popolazione era raddoppiata da<br />

5 a 10mila. Molti erano immigrati a Motta,<br />

non conoscevano la nostra storia, non se ne<br />

sentivano parte, nonostante i propri figli venissero<br />

automaticamente reclutati nelle varie<br />

schiere di sbandieratori, musici, etc. <strong>La</strong> rappresentatività<br />

della gestione delle celebrazioni<br />

passava, per forza di cose, nelle mani<br />

di persone a volte incompetenti. <strong>La</strong> Festa di<br />

Santa Anastasia cominciava a segnare il passo<br />

e si dovette cedere a una dicotomia lessicale<br />

mai così perfida e difficile da esportare:<br />

la Festa “Grande” e la Festa “Piccola”, cioè a<br />

Gruppo Sbandieratori - Rione Giovani Maestri<br />

Aprile 2010 <br />

dire la celebrazione completa con Sfilate, Calata<br />

del Partito, Calata delle Quartine, Fuochi<br />

à go-go, la Santa in processione per le vie del<br />

paese e dall’altro lato la celebrazione agostana<br />

esclusivamente religiosa.<br />

Le cose diventarono ancora più difficili<br />

e inestricabili perché i Rioni, che rivendicavano<br />

un ruolo primario nel panorama<br />

socio-politico paesano, erano costretti a segnare<br />

il passo per troppi anni in attesa della<br />

Festa Grande. Si inventarono allora le Feste<br />

Medievali, un altro capitolo di innovazione<br />

tutta mottese, che ci fece fare un altro passo<br />

avanti nel mondo culturale della provincia<br />

catanese, da tutti imitato successivamente e<br />

mai abbastanza riconosciuto, né da politici,<br />

né da personaggi illustri del mondo della<br />

cultura provinciale e neanche, per la verità,<br />

da molti politici locali.<br />

Motta era grande ma viveva di cose troppo<br />

piccole; aveva paura di fare il grande balzo.<br />

Ha preferito, così, vivere del quotidiano, di<br />

cose troppo piccole per impressionare gli<br />

altri, ma troppo grandi per combattersi all’interno<br />

e minare visceralmente la propria<br />

autonomia e la propria esclusività. Così la<br />

Festa, che con la generazione che fu si celebrava<br />

ogni due anni (ultimo evento nel<br />

1968), con la “Generazione che era” dovette<br />

passare a cadenza triennale (anni 1971-1974-<br />

1977), poi quadriennale negli anni<br />

80 (1980-1984-1988) e addirittura<br />

quinquennale negli anni Novanta<br />

(Sic!!): nel 1992 e 1997. E poi?<br />

Poi la Generazione “che c’è” (attuale)<br />

ha dovuto fare i conti con<br />

l’eredità dei nonni e dei padri. Con<br />

le beghe, le diatribe, le inconclusive<br />

ed estenuanti riunioni tra Chiesa,<br />

Comune (quando è presente) e Rioni,<br />

per dibattere se due centimetri di<br />

Piazza possono essere oltrepassati,<br />

se ripristinare o meno il Giro della<br />

Santa attraverso vecchie e obsolete<br />

“trazzere”, se un Arco trionfale consente<br />

il passaggio del fercolo, o la<br />

vista dalla Piazza, se le esibizioni<br />

dei Gruppi sconvolgono il programma<br />

religioso, etc. Segue


Aprile 2010 Società & Tradizioni 13<br />

Gruppo Sbandieratori - Rione Vecchia Matrice Gruppo Sbandieratori - Rione Panzera<br />

Chiacchiere, inutili storie, comportamenti<br />

puerili, lotte intestine (anche in seno ai<br />

vari Rioni) che hanno irrimediabilmente<br />

arrestato il processo di crescita a cui abbiamo<br />

assistito per tanti anni.<br />

Le ragioni individuali, le prese di posizione<br />

di clan e piccoli gruppi, le trattative<br />

preliminari fra le parti, hanno reso l’aria<br />

irrespirabile. Ancora oggi, questi contrasti<br />

e prese di posizione, su dove fare il Palio<br />

o come usare il Parcheggio, dove fare<br />

l’esibizione degli sbandieratori, o come<br />

fare il Giro della Santa e dove sparare i<br />

Fuochi, fanno riemergere vecchie beghe<br />

pluriennali mai sopite. Si scende a singolar<br />

tenzone fino ad annullare le speranze<br />

della gente comune che mai ha capito fino<br />

in fondo le ragioni di tanto malessere ed<br />

estenuante trattativa.<br />

Anche quest’anno la solita solfa: la<br />

Festa si fa o non si fa? Si mettono d’accordo<br />

o no? Per chi manca stavolta? <strong>La</strong><br />

commissione centrale esiste ancora? E<br />

che ruolo ha la Pro Loco? Ma chi conta<br />

davvero in queste chilometriche riunioni<br />

preliminari? E’ davvero il parere esperto<br />

a prevalere o l’arroganza di qualcuno più<br />

in auge al momento? Posizioni intransigenti<br />

e individualistiche, spesso in chiaro<br />

contrasto o in forzata antitesi con le<br />

aspettative del potere politico locale (da<br />

sempre storicamente assente da tutti que-<br />

sti aspetti e mai abbastanza informato,<br />

per scelta o per necessità).<br />

Non c’è un criterio univoco o una procedura<br />

“rituale o tradizionale” accettata da<br />

tutti; per noi mottesi le tradizioni si sposano<br />

con “il nostro esclusivo interesse” per<br />

cui tutto il resto passa in secondo piano.<br />

Così tutto diventa un terno al lotto. <strong>La</strong><br />

Festa Grande continua ad essere un “miraggio”<br />

per i mottesi e la sua cadenza ormai<br />

esclusivamente “Giubilare”, nel senso<br />

che forse dovranno passare almeno 25<br />

anni fra una Festa e l’altra!!<br />

Nessuno si senta offeso, naturalmente,<br />

come cantava un famoso cantautore… <br />

Corso Italia, 302 - 95127 Catania<br />

G. Z.


14<br />

Cultura<br />

I<br />

n occasione della Santa Pasqua<br />

appena trascorsa, il<br />

gruppo Scout di Motta S.<br />

Anastasia, guidato dai capi Simone<br />

Giacalone e Rosa Licari,<br />

ha preso il volo alla volta di Sant’Antimo,<br />

località a 50 km da<br />

Siena, circondata da una fiorente<br />

vegetazione e dominata dalla suggestiva<br />

Abbazia di Sant’Antimo.<br />

“In occasione del Triduo pasquale,<br />

giovedì 1, venerdì 2 e<br />

sabato 3 aprile – spiega il sig.<br />

Giacalone – abbiamo pensato<br />

di regalare ai nostri ragazzi un<br />

momento di fede e preghiera<br />

forte e intenso. Abbiamo scelto<br />

un’Abbazia lontana come quella<br />

di Sant’Antimo con l’obiettivo<br />

di immergerci nello spirito<br />

della Passione di Cristo senza<br />

distrazioni, lasciando alle spalle<br />

le nostre vite quotidiane”.<br />

<strong>Il</strong> Triduo pasquale a Sant’Antimo ha rappresentato<br />

un momento particolare per i nostri<br />

scout mottesi, in quanto vissuto in armonia e<br />

comunione con altri scout, in tutto 750, provenienti<br />

da tutta Italia.<br />

“Appena arrivati – ci dice il capo scout – i<br />

ragazzi hanno disposto le loro tende alla base<br />

della collina su cui si erge la splendida abbazia.<br />

Circondati da un siffatto luogo, di cui il<br />

silenzio e la pace sono i custodi, i nostri mo-<br />

menti di riflessione e preghiera hanno acquisito<br />

un valore aggiunto”.<br />

Tra liturgie in latino, canti gregoriani e lodi<br />

mattutine i nostri scout hanno assaporato il vero<br />

e autentico spirito della Pasqua, non la festa del<br />

cioccolato, dei grandi banchetti, del consumismo<br />

sfrenato, ma la Pasqua del Signore.<br />

“Un momento particolarmente significativo<br />

– continua il capo scout – è stato quello della<br />

Via Crucis itinerante, tra le verdi colline e il<br />

cielo limpido sopra di noi, un percorso durato<br />

dalle ore 09:30 alle ore 15:00”.<br />

Aprile 2010 <br />

Emma <strong>La</strong> Spina e la sua scomoda denuncia<br />

“<strong>Il</strong> suono di mille silenzi”<br />

<strong>La</strong> storia di un’infanzia negata<br />

di Maria Luisa Caruso<br />

C<br />

ontinuano con grande successo<br />

di pubblico gli incontri,<br />

organizzati dal dott. Vito Caruso,<br />

Assessore alla Cultura, volti<br />

ad aprire una finestra su diversi e<br />

sempre nuovi universi narrativi.<br />

Grazie a tali iniziative si ha<br />

modo di avere, ogni volta, un primo<br />

e intenso approccio al testo in<br />

presenza dello stesso autore.<br />

Presso la biblioteca comunale<br />

“Angelo Emanuele” un pubblico<br />

folto e affezionato di ascoltatori, si<br />

è riunito attorno a Emma <strong>La</strong> Spina,<br />

la quale, con semplicità e con l’ancora<br />

viva sofferenza nel cuore, ci<br />

ha accompagnato, attraverso il suo<br />

libro “<strong>Il</strong> suono di mille silenzi”, in<br />

una dimensione che credevamo<br />

ormai lontana nel tempo e invece,<br />

purtroppo, ancora vicina a noi.<br />

Ha presentato l’opera la prof.ssa<br />

Luisa Spampinato e il commento<br />

è stato curato dalla prof.ssa Daniela<br />

Di Piazza, preside dell’Istituto<br />

Comprensivo “G. D’Annunzio”<br />

di Motta S. Anastasia.<br />

“Ho trascorso l’infanzia e la prima<br />

giovinezza in un istituto per<br />

bambini abbandonati – scrive l’autrice<br />

– credendo che la vita, la vita<br />

di tutti, fosse simile a ciò che a me<br />

era toccato in sorte: continue sevizie<br />

fisiche e psicologiche, ignoranza<br />

dei più elementari fatti dell’esistenza,<br />

miseria profonda. <strong>Il</strong> giorno<br />

stesso in cui ho compiuto diciotto<br />

anni, venute meno le sovvenzioni<br />

pubbliche, sono stata buttata in<br />

strada, abbandonata in un deserto<br />

affollato a me sconosciuto”.<br />

Sono queste alcune delle frasi<br />

salienti che riassumono la<br />

storia travagliata e sofferente<br />

di una bambina, che bambina<br />

non è mai stata, la storia di<br />

un’infanzia negata e della lotta<br />

disperata di Emma per riappropriarsi<br />

del proprio destino.<br />

Emma <strong>La</strong> Spina ha quarantotto<br />

anni e vive in Sicilia. <strong>La</strong> storia che<br />

ci racconta non è dunque troppo<br />

lontana né nel tempo né nello<br />

spazio, in quanto l’istituto a cui<br />

fa riferimento nel libro si trova a<br />

Catania e i personaggi che hanno<br />

contribuito a costruire, passo dopo<br />

passo, la sua Via Crucis di bimba<br />

sono quasi tutti viventi.<br />

<strong>La</strong> prof.ssa Spampinato commenta<br />

la storia di Emma spiegandoci<br />

come, in un passato non<br />

troppo remoto, la popolazione<br />

dei figli di N.N. fosse un esercito<br />

numeroso e triste. <strong>Il</strong> nome, segno<br />

distintivo dell’individualità di una<br />

persona, veniva loro attribuito in<br />

maniera del tutto casuale tanto<br />

che l’autrice definisce il proprio<br />

nome “bandiera della mia sofferenza<br />

e della mia riscossa”.<br />

Nell’istituto, racconta l’autrice,<br />

tutto era rigidamente program-<br />

mato, anche gli orari per i bisogni<br />

fisiologici; se l’organismo non<br />

avesse rispettato tali orari la punizione<br />

sarebbe stata certamente<br />

corporale. Nessun pianto, nessuna<br />

risata tra le bimbe dell’istituto,<br />

solo il suono di mille silenzi.<br />

E’ un libro di denuncia, quello di<br />

Emma, ad un intero sistema, quello<br />

degli istituti per bimbi abbandonati<br />

gestiti dalla Chiesa, un sistema<br />

che si adorna di tante virtù,<br />

tante prove di bontà e misericordia,<br />

ma che ha compromesso gravemente<br />

le vite di molte persone<br />

come Emma, e che oggi vogliono<br />

un riscatto morale. O più semplicemente<br />

un ritorno alla vita. <br />

<strong>La</strong> Pasqua degli scout di Motta a Sant’Antonio<br />

Tra liturgie e preghiere all’insegna della ricerca di Cristo<br />

Numerosi sono stati i<br />

momenti di riflessione che<br />

gli scout hanno condiviso<br />

insieme e ognuno nell’intimità<br />

del proprio io, dando<br />

voce a quella parte di ognuno<br />

di noi che, nella vita di<br />

ogni giorno, è spesso tenuta<br />

sotto silenzio.<br />

“<strong>Il</strong> momento clou del sabato,<br />

ultimo giorno della<br />

nostra avventura – prosegue<br />

il sig. Giacalone – è<br />

stato quello che ci ha visti<br />

cantare tutti insieme intorno<br />

ad un grande fuoco.<br />

Ogni gruppo ha intonato il<br />

proprio inno distintivo in<br />

segno di saluto”.<br />

Sono emozioni e sensazioni<br />

che difficilmente oggi<br />

si riescono a provare, forse<br />

perché in fondo, questo mondo frenetico in<br />

cui ci muoviamo come pedine impazzite e del<br />

quale tanto ci lamentiamo, ci impone una sorta<br />

di schematicità, ordine e rigore che lasciano<br />

ben poco spazio all’afflato vitale dell’anima.<br />

Forti di tale esperienza i nostri scout si<br />

preparano a rivivere tali momenti, di intensa<br />

preghiera e spiritualità, in occasione della<br />

Pasqua che verrà, e proprio qui, nella nostra<br />

comunità mottese. <br />

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Aprile 2010 <strong>Il</strong> <strong>Mottese</strong>

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