Giordano Bruno Monaco Mago Occultista
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19/06/2012 - 20.17 <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> <strong>Monaco</strong> <strong>Mago</strong> <strong>Occultista</strong><br />
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http://www.cartomante-bantan.com/1/storia_della_cartomanzia_5848028.html<br />
http://www.cartomante-bantan.com/1/storia_dei_pentacoli_a_cosa_servono_5848021.html<br />
http://www.cartomante-bantan.com/1/oroscopo_tema_natale_ti_permette_di_vedere_dalla_nascita_le_tue_potenzialita_1350093.html<br />
http://www.cartomante-bantan.com/1/felicita_si_puo_raggiungere_si_puo_trovare_5841380.html<br />
http://www.cartomante-bantan.com/1/storia_dell_esoterismo_5837682.html<br />
http://www.cartomante-bantan.com/1/biotensor_o_bio_tensore_valore_dello_strumento_antico_per_ricerche_energetiche_5884786.html<br />
http://www.bantan-sensitivo.com/1/storia_della_cartomanzia_5836497.html<br />
http://www.bantan-sensitivo.com/1/storia_dei_pentacoli_a_cosa_servono_5840997.html<br />
http://www.bantan-sensitivo.com/1/oroscopo_tema_natale_ti_permette_di_vedere_dalla_nascita_le_tue_potenzialita_518348.html<br />
http://www.bantan-sensitivo.com/1/felicita_si_puo_raggiungere_si_puo_trovare_5847931.html<br />
http://www.bantan-sensitivo.com/1/storia_dell_esoterismo_5847972.html<br />
http://www.bantan-sensitivo.com/1/biotensor_o_bio_tensore_valore_dello_strumento_antico_per_ricerche_energetiche_5884561.html<br />
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19/06/2012 - 20.17 <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> <strong>Monaco</strong> <strong>Mago</strong> <strong>Occultista</strong><br />
Perché <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong><br />
In questo sito abbiamo<br />
deciso di dedicare una<br />
pagina a <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong>,<br />
una delle più belle menti<br />
della sua epoca,<br />
condannato al rogo nel<br />
1600 dalla Chiesa Cattolica<br />
per le sue posizioni<br />
filosofiche che anticiparono<br />
e ispirarono il pensiero ateo<br />
dei nostri tempi. Ecco le<br />
ragioni di un tale crimine<br />
dalle parole di un grande<br />
studioso del filosofo nolano,<br />
Anacleto Verrecchia:<br />
"Come si spiega<br />
l'accanimento della Chiesa<br />
contro il frate di Nola? La<br />
risposta va cercata nella<br />
filosofia stessa di <strong>Bruno</strong>, la<br />
quale teorizza non solo che<br />
l'universo è infinito, ma che<br />
è eterno, cioè che è sempre<br />
esistito e sempre esisterà.<br />
Tutto questo rende<br />
superfluo un dio creatore,<br />
che infatti non si saprebbe<br />
dove piazzare. Ma se non<br />
c'è posto per un dio, non c'è<br />
neppure per i chierici, suoi<br />
ministri: tutti disoccupati!<br />
Visto così, <strong>Bruno</strong> dev'essere<br />
subito apparso un filosofo<br />
troppo pericoloso per la<br />
Chiesa, e ciò spiega perché essa, dopo averlo ucciso, abbia sempre cercato di insegretirlo o almeno<br />
di diffamarlo. Se avessimo tutti gli atti del processo, anziché solo frammenti o spezzoni,<br />
sicuramente verrebbe fuori che il vero motivo della sua condanna al rogo fu soprattutto la teoria<br />
dell'universo infinito ed eterno. Invece la Chiesa ha accettato, in qualche modo, la teoria del Big-<br />
Bang, dicendo che solo un essere onnipotente, in altre parole un dio, poteva provocare una simile<br />
esplosione cosmica. Già, ma quell'esplosione potrebbe anche far pensare che Dio si sia sparato.<br />
Infatti né in terra né in cielo c'è traccia di un essere sommamente buono come quello di cui<br />
cianciano i chièrici. Motivi per spararsi non gliene mancavano di certo, dopo aver «creato» un<br />
mondo come questo. È ciò che pensa anche Schopenhauer: «Se un dio ha fatto questo mondo, io<br />
non vorrei essere quel dio, perché il dolore del mondo mi strazierebbe il cuore»". (Nachlass,<br />
München 1985, III, 57)”. (Anacleto Verrecchia, “<strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong>”, pag.11)<br />
La vita di <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong><br />
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Il domenicano "Fratello <strong>Bruno</strong>" (1548-1576)<br />
Nato nel gennaio del 1548 a Nola, un tranquillo paese vicino a Napoli, Filippo <strong>Bruno</strong> è figlio di<br />
un gentiluomo senza titolo e dal modesto reddito.<br />
La scuola più vicina al paese gli dà un’istruzione pregna di un umanesimo che mette l’accento<br />
sugli autori classici, lo studio della lingua e della grammatica latina.<br />
Questo insegnamento lo segnerà tanto quanto la pedanteria che lo accompagna e lo rifiuta. A 14<br />
anni parte per Napoli, dove raggiunge l’università pubblica.<br />
Parallelamente, alcuni corsi particolari lo mettono al centro di dibattiti filosofici tra platonici e<br />
aristotelici.<br />
Fin da quest’epoca, egli scopre la mnemotecnica e quest’arte della memoria, allora in voga,<br />
risulterà presto una delle sue discipline favorite.<br />
A questo primo strato umanistico e<br />
filosofico, viene a sovrapporsi uno<br />
strato teologico determinante.<br />
Il 15 giugno 1565, Filippo ritorna<br />
dai Fratelli predicatori di San<br />
Domenico Maggiore.<br />
Questa scelta sembra motivata dal<br />
prestigio del convento domenicano<br />
che conferisce titoli indiscussi e ben<br />
considerati in tutta l’Italia.<br />
È anche un prezioso rifugio in questi<br />
tempi turbati dalla carestia e dalle<br />
epidemie.<br />
Per dieci anni <strong>Bruno</strong>, che ha<br />
adottato il nome di <strong>Giordano</strong> in<br />
omaggio ad uno dei suoi maestri in<br />
metafisica (<strong>Giordano</strong> Crispo), lega la<br />
sua vita ai domenicani, digerisce<br />
una cultura dogmatica e<br />
pluridisciplinare (filosofia naturale,<br />
dialettica, retorica, metafisica…).<br />
La sua condotta sembrava conforme<br />
al motto domenicano verba et<br />
exempla (parole ed esempi).<br />
Diventa prete nel 1573.<br />
Lettore in teologia nel luglio del<br />
1575, sostiene con successo una tesi<br />
su alcuni aspetti del pensiero di<br />
Tommaso d’Aquino e di Pierre<br />
Lombard. Tuttavia, gli indizi di<br />
un’imminente rottura sono già percettibili.<br />
In realtà, <strong>Bruno</strong> nasconde uno spirito ribelle alla gogna teologica e ha il gusto di vagabondare<br />
verso i sentieri poco ortodossi.<br />
La sua vorace curiosità non smette di crescere e di guadagnare in eclettismo.<br />
Si nutre abbondantemente delle opere di Erasmo, umanista considerato un eretico del 1559.<br />
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Ostenta gusto per l’ermetismo, la magia ed inizia una passione per la cosmologia staccata<br />
dall’approccio teologico.<br />
Fin dal suo primo anno di noviziato, era stato accusato di profanazione del culto di Maria.<br />
Finisce per urtare contro la gerarchia sulle questioni del dogma della Trinità, che egli respinge.<br />
Viene condotto contro di lui un procedimento per dichiararlo eretico.<br />
<strong>Bruno</strong> anticipa la sentenza: abbandona il saio domenicano e fugge da Napoli nel febbraio del<br />
1576.<br />
Questa apostasia getta <strong>Bruno</strong> in una vita avventurosa dove la precarietà materiale si<br />
accompagna alla brevità dei soggiorni<br />
Ermetismo ed alchimia<br />
Nell'ultimo post abbiamo<br />
affrontato la questione della<br />
Magia naturalis e di uno dei<br />
suoi propugnatori, che fu il<br />
frate domenicano <strong>Giordano</strong><br />
<strong>Bruno</strong>.<br />
E' forse tempo di spiegare che<br />
la Magia rinascimentale è una<br />
magia alchemica che trae le sue<br />
posizioni filosofiche dal<br />
Neoplatonismo e dalla figura<br />
mitica di Ermete Trismegisto.<br />
Nell'Antico Egitto veniva<br />
adorato un dio dalla testa di<br />
ibis, un uccello che un tempo<br />
abbondava sulle sponde del<br />
Nilo: il nome di questa divinità<br />
era Thot, ma, per progressive<br />
sovrapposizioni, essa finì per amalgamarsi a quella dell'Hermes greco, di cui condivideva alcuni<br />
attributi.<br />
Successivamente si pervenne a una figura con minori caratteri di deità: Ermete Trismegisto, che<br />
assunse una collocazione storica, benchè con caratteri mitici, divenendo un personaggio della<br />
leggenda, chiamato tre volte grande in quanto considerato il più grande filosofo, il più grande<br />
sacerdote, il più grande re.<br />
Così a detta del Magus rinascimentale Marsilio Ficino.<br />
Ermete diventa dunque un mitico benefattore degli albori della razza che porta conoscenza e<br />
sapienza ad un'umanità ancora bambina.<br />
Così come Mosè fu considerato il capostipite della tradizione esoterica ebraica, ugualmente<br />
Ermete lo diviene di quella egizia, con un discreto numero di discepoli.<br />
Fu così che, nel corso dei secoli, il dio Hermes si è trasformato nel maestro Hermete, fondatore<br />
dell'Ermetismo, che ha come suo principio costitutivo l'arte esoterica della trasformazione e del<br />
cambiamento.<br />
Alla base di quest'arte troviamo l'Alchimia, che si pone come obiettivo non solo quello di<br />
trasmutare alcuni metalli in altri (il famoso piombo in oro), ma anche quello di convertire le<br />
sostanze più grosse in quelle più sottili.<br />
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Recita la Tavola Smeraldina, il documento alla base dell'ermetismo, attribuito direttamente ad<br />
Ermete Trismegisto<br />
"Separerai il sottile dallo spesso, delicatamente, con grande ingegno."<br />
Tuttavia lo scopo segreto dell'alchimia era quello di portare l'uomo al ricongiungimento con la<br />
coscienza divina.<br />
E' forse molto diverso dal tramutare il piombo in oro? In effetti no.<br />
Cosa aveva mai di tanto importante l'oro per convogliare su di sè tutta la sua attenzione, a tal<br />
punto che gli occulti segreti della sua preparazione dovessero essere nascosti nelle immagini<br />
delle grandi cattedrali francesi?<br />
Pressocchè nulla.<br />
Esso si fa simbolo insieme ad altri<br />
metalli per indicare energie nascoste<br />
all'interno della nostra psiche.<br />
Ed è con quelle che si cimenta il vero<br />
Alchimista.<br />
Bisogna avere oro per creare oro,<br />
occorre cioè che il materiale grezzo della<br />
propria esistenza (il piombo) sia filtrato<br />
da quel minimo di consapevolezza con<br />
cui veniamo al mondo (oro) per produrre<br />
maggiore consapevolezza.<br />
Il mercurio è ad esempio simbolo del<br />
modo in cui la nostra mente media con<br />
il mondo, assorbendone le forme, al fine<br />
di conoscerlo: non era Hermes il<br />
messaggero degli dei?<br />
Tre sono gli stadi conosciuti di questo processo alchemico:<br />
nigredo, o fase al nero, associata a Venere e al desiderio, che si manifesta in un duplice<br />
aspetto:<br />
benefico e dispensatore di vita, oppure malefico e dispensatore di morte e distruzione.<br />
Ecco forse dunque svelarsi il simbolismo delle Madonne nere, talvolta identificate con<br />
Iside.<br />
albedo, o fase al bianco: la purificazione dal desiderio, che rimanda o all'ascetismo, il<br />
cui signore è Marte, simbolo di lotta e disciplina, e l'elemento a lui collegato, il ferro;<br />
oppure la possibilità di abbracciare il desiderio stesso, trasformandolo (che rimanda<br />
al tantrismo).<br />
Se l'obiettivo è raggiunto, l'Io viene chiamato Oro bianco o Zolfo bianco, materia che<br />
rende bianco il rame, metallo di Venere.<br />
rubedo, o fase al rosso: associata al calore, è il ritorno alla terra con la coscienza<br />
purificata che restituisce la vita all'incorporeità.<br />
L'Io, oramai distaccatosi dalle scorie dell'esperienza, deve ritornare per darle luce e<br />
calore.<br />
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Il suo lungo peregrinare (1576-1592)<br />
Per quindici anni, la sua<br />
vita appare come una<br />
scorciatoia commovente e<br />
metaforica: il<br />
barcamenarsi del percorso<br />
di un pensiero ampio e<br />
libero. Alle sinuosità della<br />
sua mente risponde il suo<br />
peregrinare in tutte le<br />
parti d’Europa. <strong>Giordano</strong><br />
<strong>Bruno</strong> lo riteneva<br />
espressione della massima<br />
sapienza antica. Nei suoi<br />
insegnamenti si fondono<br />
tradizioni gnostiche, platoniche e anche giudaiche, alle quali si assommano regole pratiche e<br />
morali, accompagnate da tecniche iniziatiche di derivazione alchimistica.<br />
Per alcuni, invece, si tratterebbe del Giano trifronte, più correttamente “triforme”, derivazione<br />
del Giano bifronte pagano, con una faccia rivolta al passato e l’altra al futuro.<br />
Tesi confutabile per due motivi.<br />
Primo motivo: il classico Giano bifronte è rappresentato in maniera vistosa nella facciata della<br />
chiesa, in cima a una lesena, quasi a fare contrappunto al Bafometto!<br />
Dal 1576 al 1578 cerca di stabilirsi in Italia, al prezzo di incessanti cambiamenti imposti dalla<br />
sua condizione di apostata quanto dalla sua crescente originalità. Genova, Noli, Savona, Torino,<br />
Venezia, Padova, Brescia, Napoli… <strong>Bruno</strong> vive con difficoltà delle lezioni di grammatica o di<br />
astronomia, riesce però a far pu bblicare un’opera prima a Venezia di cui non resta nient’altro<br />
che il titolo “Dei segni dei temp i”. Finisce per esiliarsi, si reca a Chambéry, poi a Ginevra dove<br />
spera di incontrare un’oasi di pace. L’antro calvinista lo seduce temporaneamente: è integrato<br />
nella comunità evangelica italiana del marchese di Vico, il saio domenicano è definitivamente<br />
abbandonato, assiste alle prediche, s’iscrive in diverse accademie… Finirà per unirsi alla causa<br />
calvinista? Eccolo di nuovo in conflitto con la gerarchia di cui contesta la competenza di uno dei<br />
membri. Il 6 agosto 1578, viene arrestato e scomunicato. Seconda esclusione da una comunità<br />
religiosa!<br />
<strong>Bruno</strong> non resterà là. Riparte: Lione, Tolosa… questa città sotto il giogo del severo dogmatismo<br />
cattolico lo tollera per due anni. Riesce ad insegnare la fisica, la matematica.<br />
Un’opera sulla mnemotecnica, “Clavis Magna” lo fa conoscere ad Enrico VIII. Il re, stupito dalle<br />
capacità della sua memoria abissale, lo convoca a Parigi e si fa suo protettore. La vita di <strong>Bruno</strong><br />
conosce allora una specie di età d’oro. Cinque anni eccezionalmente stabili (fino al 1583) lo<br />
vedono figurare tra gli abituali filosofi di corte. Insegna al Collegio dei lettori reali (il Collegio di<br />
Francia), si dedica agli sviluppi del suo pensiero. Di fronte alle tensioni religiose del momento,<br />
adotta una posizione tollerante, senza dare ragione a nessuno degli estremismi dei protestanti e<br />
dei leghisti. Nel 1582, “Il Candelaio”, feroce commedia satirica circa la mentalità dei suoi tempi,<br />
conferma il suo talento proteiforme e rivela un vero stile da scrittore, originale e vivo, lirico ed<br />
ironico, innamorato d’immagini sorprendenti, raffinate o brutali.<br />
Nell’aprile del 1583, munito di una raccomandazione reale, <strong>Bruno</strong> si reca in Inghilterra, prima a<br />
Londra e poi ad Oxford. L’accoglienza che gli viene riservata è piena di ostilità. La sua<br />
reputazione è brillante, ma solforosa. Non la smentirà: l’esposizione delle sue idee maltratta<br />
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l’opinione anglicana, solleva numerose critiche, suscita dispute appassionate. Deciso a trionfare,<br />
appollaiato sul suo orgoglio di pensatore che conosce il proprio valore e giudica non senza<br />
alterigia quello dei suoi avversari, <strong>Bruno</strong> consacra due anni a replicare per le rime. Due anni che<br />
fanno di <strong>Bruno</strong> un filosofo, un teologo ed un potente scienziato, innovatore, impertinente. Nel<br />
1584 escono 3 delle sue opere: "La cena delle ceneri”, “De la causa, principio et uno”, “De infinito,<br />
universo et mondi”.<br />
Queste opere espongono in particolar modo una visione cosmografica sublime ed audace,<br />
rivoluzionaria, quasi visionaria. Affonda la vecchia concezione sempre regnante del<br />
geocentrismo, sostiene la rappresentazione copernicana del mondo… anche superandola:<br />
l’universo è infinito, popolato da una moltitudine di mondi simili al nostro. Concependo un<br />
mondo aperto, <strong>Bruno</strong> compie un salto nell’Immensità. La forza della logica della sua intuizione<br />
ne fa un precursore di Keplero e dell’astronomia moderna. Ma <strong>Bruno</strong> resta ancorato nella sua<br />
epoca, mischiando alle sue folgorazioni credenze ermetiche, magiche ed animiste: la vita anima<br />
pianeti preoccupati di esporre le loro facce al sole, la materia possiede un’anima sensibile e<br />
razionale…<br />
Nel 1585, tre nuove opere approfo ndiscono e proseguono le sue audacie. “Lo spaccio della bestia<br />
trionfante” critica i comportamenti calvinisti e cattolici in nome di un attivismo umanista… “La<br />
cabala del cavallo di Pegaso” è un opuscolo satirico che demolisce metodicamente l’edificio<br />
aristotelico, venerabile riferimento da diversi secoli. Infine, “Gli eroici furori” ribadiscono l’idea<br />
di un mondo che non ha più un centro… e Dio più nessun luogo.<br />
Di ritorno da Parigi, <strong>Bruno</strong> vede la sua posizione deteriorarsi. Il re non può più arrischiarsi a<br />
difendere un “eretico” del sapere, mentre gli scontri religiosi s’inaspriscono. <strong>Bruno</strong> è isolato da<br />
un oscuro affare che l’oppone a Mordente, geometra sostenuto dai leghisti, che lo accusa di<br />
attribuirsi la paternità del compasso differenziale. Un nuovo esilio conduce il focoso pensatore in<br />
Germania. Nel giugno del 1586, l’università di Marburg e poi di Wittenberg lo accolgono. Vi<br />
rimane per circa due anni… il tempo di scontrarsi nuovamente con la gerarchia.<br />
Nell’autunno del 1588, <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong><br />
apprende della sua scomunica, proclamata<br />
questa volta dal pastore della chiesa<br />
luterana!<br />
La sua rapida messa al bando lo obbliga a<br />
riprendere la strada. Prima Helmstedt, poi<br />
Francoforte. Nell’intervallo, la sua<br />
produzione non s’indebolisce, alimentata dal<br />
fuoco delle polemiche e dei suoi viaggi<br />
successivi. La “Trilogia di Francoforte”<br />
testimonia della sua volontà di mettere in<br />
ordine il suo pensiero. “De immenso et<br />
innumerabilibus” riesamina le basi della sua<br />
cosmografia. “De monade, numero et figura”<br />
conduce ad una riflessione magica in cui si<br />
afferma il rapporto organico tra i numeri e le<br />
figure geometriche. “De triplici minimo et<br />
mensura” è una bozza di sorprendenti<br />
sviluppi sull’infinitamente piccolo che<br />
annunciano le riflessioni che seguiranno sull’atomo. La sua ultima opera, comparsa nel 1591<br />
(“De imaginum compositione”) espone un sistema mnemotecnico incredibilmente sofisticato.<br />
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Le idee del filosofo<br />
Mnemonica ed ermetismo Ermete Trismegisto http://goo.gl/k1qB1 http://goo.gl/dIQWT<br />
Dotato di una memoria prodigiosa che gli permette, si dice, di recitare 7.000 passaggi della<br />
Bibbia o anche 1.000 poemi di Ovidio, il<br />
filosofo è volentieri ospite dei principi<br />
d’Europa, dove dà libero sfogo alla sua<br />
inclinazione per la libera discussione.<br />
È autore di due libri che descrivono un<br />
metodo di memorizzazione. Questi libri<br />
hanno dato luogo a numerose<br />
interpretazioni e polemiche.<br />
Si tratta di memorizzare una successione<br />
di luoghi i n un edificio, e di associare<br />
così alla serie di luoghi memorizzati delle<br />
immagini destinate a ricordare i punti di<br />
un discorso. Pronunciando il proprio<br />
discorso, l’oratore passeggiava nella<br />
propria immaginazione lungo i luoghi che<br />
aveva memorizzato, cogliendo al<br />
passaggio le immagini che gli ricordavano<br />
le figure del suo discorso.<br />
Il sistema mnemonico topografico non si<br />
limitava ai soli edifici, ma poteva<br />
associare lo zodiaco o lo stesso ordine cosmico. L’esperienza che consiste nel far riflettere<br />
l’universo nella propria mente è all’origine della memoria magica del Medio Evo. Utilizzando le<br />
immagini magiche o talismaniche come immagini mnemoniche, il mago sperava di acquisire la<br />
conoscenza universale così come dei poteri, simili in qualche modo ai poteri del cosmo.<br />
Questa immagine è l’occasione per descrivere il nuovo sistema copernicano, ma lascia<br />
ugualmente pensare che <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> s’impegni nella via dell’ermetismo e della magia.<br />
Il domenicano <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> appare come un filosofo ed un mago ermetico, portatore di un<br />
messaggio religioso originale. Il messaggio che apporta all’eliocentrismo copernicano è associato<br />
alla magia solare di Marsilio Ficino. http://goo.gl/uQDO9 http://goo.gl/hc42W<br />
La pluralità dei mondi<br />
<strong>Bruno</strong> difende con vigore la tesi copernicana dell’eliocentrismo pubblicata nel 1543 e distrugge i<br />
limiti troppo stretti nei quali la religione cristiana rinchiudeva l’universo e va anche oltre,<br />
affermando l’esistenza di un’infinità di mondi abitati.<br />
Concepisce una pluralità di mondi simili al nostro in un universo che non sarebbe stato creato<br />
ma che sarebbe esistito da sempre. Questa concezione si oppone alla teologia cristiana.<br />
Ebbe il coraggio di mantenere la propria visione di un cosmo infinito malgrado gli interrogatori e<br />
la tortura, ciò che fece di lui un simbolo del pensiero laico contro il dogmatismo dell’Inquisizione.<br />
<strong>Bruno</strong> immagina un universo infinito di cui Dio sarebbe l’anima.<br />
Di spirito combattivo ed incline alla polemica, si mette contro la maggior parte dei teologi e dei<br />
pensatori del suo tempo.<br />
<strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> pubblica le sue idee nel 1584, in italiano ed in latino, in un’opera intitolata: “De<br />
l’infinito, universo et mondi”.<br />
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Egli è l’ardente propagandista di un universo infinito, della pluralità dei mondi e della vita nel<br />
cosmo:<br />
«Persevera, caro<br />
Filoteo, persevera;<br />
non ti scoraggiare e<br />
non indietreggiare,<br />
perché il grande e<br />
solenne senato della<br />
sciocca ignoranza,<br />
con l’aiuto di<br />
multiple<br />
macchinazioni ed<br />
artifici, non minacci<br />
e tenti di distruggere<br />
la tua divina<br />
impresa ed il tuo<br />
grandioso lavoro.<br />
(...) E poiché nel<br />
pensiero di ciascuno<br />
si trova una certa<br />
santità naturale, sita nell’alto tribunale dell’intelletto che esercita il giudizio del bene e del male,<br />
della luce e delle tenebre, accadrà che, da particolari riflessioni di ciascuno, nasceranno per il tuo<br />
processo dei testimoni e dei difensori molto fedeli e integri. (...) Facci ancora conoscere quello che è<br />
veramente il cielo, quello che sono veramente i pianeti e tutti gli astri; come i mondi infiniti sono<br />
distinti gli uni dagli altri; come un tale effetto infinito non è impossibile ma necessario; come un<br />
tale effetto infinito giovi alla causa infinita; qual è la vera sostanza, materia, atto ed efficienza del<br />
tutto; come tutte le cose sensibili e composte sono formate degli stessi principi ed elementi.<br />
Apportaci la conoscenza dell’universo infinito. Strappa le superfici concave e convesse che<br />
terminano all’interno e all’esterno tanto degli elementi quanto del cielo. Getta il ridicolo sulle sfere<br />
deferenti e le stelle fisse. Spezza e getta a terra, nel boato e nel turbine dei tuoi argomenti vigorosi,<br />
quello che le persone cieche considerano come le mura adamantine del primo impulso e<br />
dell’ultimo convesso. Che sia distrutta la posizione centrale accordata in proprio ed unicamente a<br />
questa Terra. Sopprimi la volgare credenza nella quintessenza. Donaci la scienza dell’equivalenza<br />
della composizione dei nostro astro e del nostro mondo, insieme a quelle di tutti gli astri e di tutti<br />
i mondi che possiamo vedere. Che con le sue fasi successive ed ordinate, ciascuno dei grandi e<br />
spaziosi mondi infiniti nutra equamente altri mondi infiniti di minor importanza. Annulla i<br />
motori estrinseci, nello stesso modo dei limiti di questo cielo. Aprici la porta attraverso la quale<br />
noi vediamo che questi astri non differiscono dagli altri. Mostra che la consistenza degli altri<br />
mondi nell’etere è simile alla consistenza di questo. Fa chiaramente intendere che il movimento di<br />
tutto proviene dall’anima interiore, affinché la luce di una tale contemplazione ci faccia<br />
progredire un po’ più sicuri nella conoscenza della natura». (De infinito, universo et mondi).<br />
Ne "l'Immenso", <strong>Bruno</strong> scrive: «Dio è infinito nell’infinito, dappertutto in tutte le cose, non al<br />
disopra né al di fuori, ma assolutamente inerente ad esse». Tutti gli aspetti della filosofia di<br />
<strong>Bruno</strong> (gnoseologia, metafisica, fisica, cosmologia, etica) scaturiscono in virtù dell’onnipresenza<br />
dell’Uno. Sostituisce a Dio il concetto di infinito.<br />
La cena delle ceneri<br />
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19/06/2012 - 20.17 <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> <strong>Monaco</strong> <strong>Mago</strong> <strong>Occultista</strong><br />
“La cena delle ceneri” è il primo di tre grandi dialoghi metafisici di <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong>, nel quale<br />
espone, contro i sostenitori di Aristotele e di Tolomeo, e andando oltre lo stesso Copernico, le sue<br />
concezioni cosmologiche. Se difende l’ipotesi copernicana durante una cena organizzata “in suo<br />
onore” dai dottori inglesi il 14 febbraio 1584, giorno delle Ceneri, è soprattutto per denunciare la<br />
pedanteria e l’oscurantismo dei cosiddetti dottori, e anzitutto perché egli è il <strong>Bruno</strong> “inventore di<br />
nuove filosofie”.<br />
Oggi la chiesa ancora si difende: essa non lo ha condannato per le sue visioni cosmologiche, ma<br />
per le sue posizioni eretiche, dice lei… come se le due cose possano essere separate, e come se la<br />
seconda giustificasse il rogo meglio della prima!<br />
D’altronde, piuttosto che l’eterodossia delle sue opinioni , è più la sua capacità di cambiarne che<br />
era insopportabile alle istituzioni religiose. Più relativista che scettico, <strong>Bruno</strong> scrive nel 1588,<br />
anticipando di quasi due secoli la tolleranza dell’Illuminismo, che la propria religione “è quella<br />
della coesistenza pacifica delle religioni, fondata sulla regola unica dell’intesa e della liberta di<br />
discussione reciproca”. <strong>Bruno</strong>, se si fida della ragione “di ciascuno”, disprezza i dotti.<br />
Uno spirito libero<br />
<strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> e la sessualità<br />
Il desiderio di liberazione dai<br />
costumi, in particolare<br />
sessuali, è uno dei fattori che<br />
spiegano la crescita<br />
dell’ateismo nel XVI° secolo.<br />
Gli atei e gli eterodossi si sono<br />
fatti difensori di un amore<br />
naturale, svincolato dai divieti<br />
religiosi.<br />
Si sparge allora il sospetto di<br />
ateismo e sono numerose le<br />
vittime condannate<br />
semplicemente a causa della reputazione di omosessuali che è loro attribuita (è il caso di<br />
<strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong>). Le autorità religiose fanno spesso un collegamento tra la sodomia e l’ateismo.<br />
Tale associazione è comprensibile dal punto di vist a degli accusatori: ai loro occhi, colui che<br />
nega la verità fondamentale, l’esistenza di dio, abbandona ogni valore assoluto, rinuncia<br />
all’ordine divino del mondo che è allo stesso tempo cosmico, morale e intellettuale e quindi<br />
ritorna al caos! Sembra che, per tutti quei fondamentalisti, ogni situazione, sessuale o d’altro<br />
tipo, dipenda dal caos… dal momento in cui questa è minoritaria.<br />
L’ateismo teorico del rinascimento è uno degli elementi di una rivolta più generale della mente<br />
contro la costrizione soffocante dei dogmi religiosi cattolici, una rivendicazione di libertà globale<br />
di fronte tanto ai poteri civili quanto a quelli religiosi, una ribellione contro i divieti sessuali.<br />
<strong>Bruno</strong> l’«insopportabile»!<br />
Avrebbe potuto condurre la vita facile di un erudito di quell’epoca, se non fosse stato uno di<br />
quelli che fanno passare le proprie convinzioni davanti ai propri interessi. Il suo spirito<br />
d’indipendenza e un forte sentimento di rivolta di fronte agli abusi della chiesa, lo spingono a<br />
rompere con l’ordine dominicano (1576). Deve fuggire da Napoli, poi da Roma per scappare<br />
dall’Inquisizione. Cominciano allora anni di vagabondaggio: a Ginevra, poi in Francia, in<br />
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Inghilterra, in Germania e a Praga. Scomunicato anche dai calvinisti e dai luterani, più di una<br />
volta è costretto a fuggire in pieno dibattito per paura di farsi lapidare nella pubblica piazza. È<br />
di un animo "carico di umorismo" e di un orgoglio la cui dismisura ha uguale solo nella sua<br />
inflessibilità che lo rende propenso alla collera: lo si rifiuta o lo si bracca dovunque.<br />
Infatti, <strong>Bruno</strong> disturba più di qualcuno con le sue folli idee: atomista convinto, si pone<br />
soprattutto come fervente difensore dell’eliocentrismo di Copernico. Racconta (a chi lo vuole<br />
ascoltare) che la Terra gira su se stessa, che non è il centro del mondo, che la Via Lattea è di<br />
natura stellare e che il Sole è solo una di queste stelle, che il mondo è "un’infinita riserva<br />
d’innumerevoli mondi uguali al nostro"... Trent’anni prima di Galileo, senza lenti, avendo come<br />
solo strumento un giudizio non impregnato dei grandi dogmi della propria epoca, <strong>Giordano</strong><br />
presenta l’infinito...<br />
Senza gentilezza né delicatezza, declama:<br />
"Il Cristo? Un seduttore.<br />
La verginità di Maria? Un’aberrazione.<br />
La messa? Una blasfemia.<br />
La bibbia? Un tessuto di menzogne.<br />
I teologi? Pedanti che aggrottano le sopracciglia per darsi un’aria importante.<br />
I filosofi? Pedagoghi ignoranti accecati dal culto degli ideologi, (...) tutti "asini col basto" che<br />
passano la propria vita a sciupare tutti gli argomenti che vangano loro sulle labbra (...) mentre<br />
lui, "intrepido cavaliere errante del Sapere", va in guerra contro le false certezze...<br />
No, le donne non sono meno intelligenti degli uomini. No, la gente di chiesa non dovrebbe godere<br />
di beni così grandi ma accontentarsi di un po’ di brodo; no, gli Spagnoli non hanno fatto bene a<br />
scoprire l’America, perché hanno "violato la vita altrui".<br />
<strong>Bruno</strong> si agita, tenta di convincere, poi, quando non trova più auditorio, si mette a scrivere. La<br />
penna tra le sue mani non si fa più scrupoli della sua lingua. Si susseguono così: una commedia<br />
burlesca, trattati di mnemotecnica e soprattutto opere filosofiche.<br />
Processo di un Apostata magnifico (1592-1600)<br />
Il tradimento di Mocenigo<br />
Dopo più di una quindicina d’anni di peregrinazioni e la<br />
venuta di una ennesima espulsione, decide, nel 1591, di<br />
rientrare in Italia.<br />
Si installa presso Giovanni Mocenigo, patrizio veneziano<br />
che lo ha invitato a insegnargli la mnemotecnica, la<br />
geometria e l’arte di inventare. Presto deluso, <strong>Bruno</strong><br />
vuole ripartire e offende Mocenigo, già urtato dai modi<br />
poco ortodossi del filosofo. Lo tiene prigioniero poi lo<br />
consegna all’Inquisizione ( maggio 1592 ).<br />
Il 23 maggio 1592, <strong>Bruno</strong> è arrestato e imprigionato, si<br />
ritrova solo, di fronte al "Santo Uffizio". Il tribunale<br />
dell’Inquisizione si dà la missione di smascherare gli<br />
eretici per farli abiurare. Il processo poteva durare a<br />
lungo, durò otto anni nel caso di <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong>. Per lui,<br />
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non saranno fatti di stregoneria o anticristianesimo che lo condurranno al rogo, ma piuttosto la<br />
sua certezza che l’Universo è infinito e che altrove altri esseri viventi esistono.<br />
Il primo atto d’accusa si preoccupa soprattutto delle sue posizioni teologiche, considerate come<br />
eretiche: si evoca il suo pensiero antidogmatico, il rifiuto della transustanziazione e della trinità,<br />
la sua blasfemia contro Cristo, la sua negazione della verginità di Maria... Ma le sue attività<br />
filosofiche e scientifiche vengono già messe in risalto: vengono menzionate la sua pratica<br />
dell’arte divinatoria, la sua credenza nella metempsicosi e soprattutto la sua visione cosmologica.<br />
Man mano che il processo durerà, l’atto d’accusa non cesserà di ingrossarsi fino a riassumere la<br />
vita intera di una mente troppo liberamente alla ricerca e orgogliosamente assunta. In un primo<br />
tempo, <strong>Bruno</strong> si difende abilmente, recitando all’occasione, la commedia del pentimento ma<br />
unicamente su "errori<br />
minimi". Ma il suo passato<br />
di apostata riprende il<br />
sopravvento e Roma ottiene<br />
la sua estradizione. Nel<br />
1593, dieci nuovi capi<br />
d’accusa impegnano <strong>Bruno</strong><br />
in sette anni di un processo<br />
interminabile, intervallato<br />
da una ventina<br />
d’interrogatori condotti dal<br />
cardinale Bellarmino.<br />
Lo si pone sotto tortura.<br />
Arriva a cedere, ad<br />
abbozzare un gesto di<br />
pentimento... prima di<br />
riprendersi. Desideroso di<br />
finirla, il papa Clemente<br />
VIII intima un’ultima volta<br />
<strong>Bruno</strong> a sottomettersi.<br />
L’imputato replica:<br />
«Non temo niente e non mi pento di niente, non ho materia di cui pentirmi e non so di che cosa mi<br />
debba pentire». La situazione è bloccata. Il 20 gennaio 1600, Clemente VIII ordina al tribunale<br />
dell’Inquisizione di pronunciare il suo giudizio. Alla lettura della sua condanna al rogo, <strong>Bruno</strong><br />
commenta la sentenza pronunciata contro di lui con un coraggio poco ordinario, citeremo le sue<br />
esatte parole più avanti.<br />
Esistenze come quella di <strong>Bruno</strong> appaiono cariche di significato<br />
agli occhi dei viventi che hanno la tentazione di<br />
appropriarsene. Ma i migliori epitaffi sono talvolta redatti dai<br />
morti stessi: «È dunque verso l’aria che spiego le mie ali<br />
fiduciose. Non temo alcun ostacolo, né di cristallo, né di vetro,<br />
fendo i cieli, e mi erigo verso l’infinito. E mentre da questo globo<br />
mi elevo verso altri cieli e penetro oltre attraverso il campo<br />
etereo, lascio dietro di me ciò che altri vedono da lontano».<br />
Il Processo<br />
Si dice che durante il suo processo conservò tutta la sua<br />
insolenza: "Avete certamente più paura voi nel pronunciare<br />
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quella sentenza che io nell’ascoltarla! ", avrebbe tuonato davanti ai suoi giudici.<br />
La condanna del filosofo come "eretico", su ordine del papa Clemente VIII, mette una fine brutale<br />
alla vita di peregrinazioni, di dispute e di tormenti di questo essere eccezionale. Essa è<br />
rappresentativa dell’intolleranza e degli eccessi ideologici, nel campo cattolico così come nel<br />
campo riformato, in quell’epoca delle guerre di religione e della fine del Rinascimento.<br />
L’8 febbraio 1600, dopo sette anni di processo, d’incarcerazione e di torture nel corso delle quali<br />
ha sempre rifiutato di abiurare le sue convinzioni, il "Santo Uffizio" lo caccia dalla Chiesa come<br />
"eretico impenitente" e lo rimette a una corte secolare che lo condanna a morte.<br />
Il Supplizio<br />
All’alba del 17 febbraio del 1600, quattro secoli fa, a Roma, in<br />
Campo de’ Fiori, <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> sale sul rogo, su ordine del papa.<br />
Viene legato al patibolo del rogo dell’Inquisizione. Sfidando ancora<br />
l’autorità, distoglie lo sguardo dal crocefisso che gli viene<br />
presentato.<br />
L’uomo è attaccato nudo al patibolo del rogo. Ha cinquantadue<br />
anni.<br />
La folla lo circonda.<br />
Viene fissato il morso di legno destinato a impedirgli di parlare, di<br />
urlare un’ultima volta, per impedirgli materialmente di urlare<br />
ancora una volta la propria rivolta e la propria convinzione.<br />
Sul rogo, <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> ha forse rivolto lo sguardo verso il cielo,<br />
quel cielo che descriveva infinito e multiplo... ormai velato dal<br />
fumo delle fiamme che salgono verso di lui.<br />
Il rogo consuma quel corpo che non ha cessato di ridere, di pensare,<br />
di commuoversi e di provocare.<br />
<strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> non ha ceduto davanti all’Inquisizione. Non ha<br />
abiurato alcunché della propria visione del mondo.<br />
Il suo crimine: aver avuto, prima di Galileo, Leibniz, Einstein o Mendeleïev, l’intuizione geniale<br />
di ciò che è divenuto la teoria generale dell’Universo, la relatività, la chimica, la genetica, etc.<br />
<strong>Bruno</strong> incarnò la lotta della coscienza contro il dogmatismo. Dopo gli eretici e gli stregoni, si<br />
mettono al rogo i libri giudicati empi. Tutti i libri scritti da <strong>Bruno</strong>, che i giudici poterono trovare,<br />
furono bruciati in piazza San Pietro.<br />
Il martirio del filosofo errante, cercatore dimenticato, discreditato dalla chiesa, è il simbolo di<br />
tutti i crimini contro la mente.<br />
Questo visionario della pluralità dei mondi, inflessibile e sulfureo, tre volte scomunicato,<br />
continua a incarnare, quattrocento anni più tardi, la resistenza a tutti i dogmi.<br />
Le pietre del Ricordo<br />
Il 17 febbraio 1907, per il 307° anniversario del supplizio di <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong>, un processo dagli<br />
accenti fortemente anticlericali annerì Campo de’ Fiori a Roma, davanti alla statua di Ettore<br />
Ferrari, eretta il 9 luglio 1889 alla gloria del filosofo Nolano. È in quel luogo che un grande<br />
raduno di tutti gli atei è programmato il 13 dicembre 2004.<br />
Una lastra di pietra incisa all’ospedale di Orbetello, una piccola città del sud della Toscana, è<br />
dedicata alla memoria di: «GIORDANO BRUNO, filosofo e martire, che ai tempi della tirannia<br />
sacerdotale, del feudalesimo e dell’assoggettamento ha elevato la propria fede fino alle<br />
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manifestazioni più elevate della convinzione ribelle, di cui il rogo ne bruciò le carni ma glorificò il<br />
pensiero fino al trionfo, il popolo di Orbetello vuole ricordare il nome in questo istituto<br />
caritatevole, consacrato al dolore degli umili guariti dalla scienza e dall’amore, e non dal<br />
miracolo».<br />
La posizione della Chiesa<br />
La canonizzazione di Bellarmino<br />
Il cardinale Roberto Bellarmino, che istruì il processo di <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> e di Galileo, è stato<br />
canonizzato nel 1930... per ragioni politiche evidenti legate all’epoca: era solo un anno che il<br />
"duce" Benito Mussolini, firmatario dei "Patti Lateranensi", aveva offerto al Papa, con questi<br />
accordi di Laterano, una piena e definitiva sovranità sullo stato del Vaticano; Pio XI, ben deciso<br />
a sostenere quanto meglio possibile quel dittatore fascista, l’aveva d’altra parte qualificato come<br />
"Uomo della provvidenza". Ma questa canonizzazione interveniva anche in reazione<br />
all’edificazione a Roma di una statua di <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> posta lì dai massoni.<br />
Nessun passo indietro sulla condanna<br />
Il 3 febbraio 2000, in occasione del 400° anniversario della morte di <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong>, il cardinale<br />
Poupard, presidente del consiglio pontificio della cultura – organismo che riabilitò Jan Hus e<br />
Galileo – ha espresso il rammarico della Chiesa davanti ai roghi dell’Inquisizione. Affermò<br />
nettamente la loro «incompatibilità con la verità evangelica». Ha anche annunciato che il Papa<br />
Giovanni Paolo II avrebbe chiesto perdono il 13 marzo nella basilica di San Pietro, durante una<br />
celebrazione volta a «ricreare il dialogo della Chiesa con tutti gli uomini». Ciononostante<br />
confermò che <strong>Bruno</strong> non sarebbe stato riabilitato, sebbene ci sia motivo di biasimare l’uso della<br />
forza impiegata contro di lui: «La condanna per eresia di <strong>Bruno</strong>, indipendentemente dal giudizio<br />
che si voglia portare sulla pena capitale che gli fu imposta, si presenta pienamente motivata»<br />
dichiarò il prelato.<br />
Si spinse fino ad affermare che la chiesa aveva fatto di tutto per non uccidere <strong>Bruno</strong> ma è, al<br />
contrario, l’attitudine di lui, ottusa e dogmatica ad essere stata causa della sua perdita!<br />
La "Santa" Sede si rammaricava dunque, a denti stretti, del rogo ma manteneva la validità<br />
teologica della condanna. Non poteva fare altrimenti poiché l’inquisitore responsabile delle<br />
condanne di <strong>Bruno</strong> e Galileo, il cardinale R. Bellarmino, era stato beatificato, canonizzato e fatto<br />
Dottore della chiesa. Si constata dunque che la chiesa ha manifestato alcuni pentimenti certi, ma<br />
che questi non sono arrivati fino alle de-canonizzazioni e de-beatificazioni che tuttavia<br />
s’imporrebbero se i pentimenti fossero sinceri ed i rimorsi reali.<br />
Altrimenti detto, se <strong>Bruno</strong> ritornasse oggi, avendo sempre le stesse convinzioni, non sarebbe più<br />
palesemente condannato a morte - perché i costumi sono (... un po’) migliorati - ma sarebbe<br />
condannato comunque, poiché poco importano alla Chiesa i nuovi progressi della scienza che<br />
provano che è lei ad essere in errore, le convinzioni di Giovanni Paolo II rimangono le stesse di<br />
Clemente VIII... Non sorprende che abbia il sostegno di tanti "conservatori".<br />
Revisionismo!<br />
Un certo revisionismo storico ha grande seguito in questo momento in Italia, revisionismo che<br />
nacque in Francia alla fine del secolo scorso. I revisionisti arrivano a tacciare <strong>Bruno</strong> di aver<br />
praticato l’occultismo e pretendono che il suo mito sia stato ripreso dalla massoneria italiana a<br />
metà del XIX secolo.<br />
Fare di <strong>Bruno</strong> un occultista renderebbe meno abominevole il suo assassinio da parte<br />
dell’Inquisizione nell’ottica vaticana... o forse ciò non eviterebbe piuttosto di doversi porre troppe<br />
domande sulla pertinenza delle intuizioni che facevano annunciare a questo filosofo che esistono<br />
nel cosmo altri mondi abitati?<br />
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Uomo di genio dal carattere difficile, profeta del pensiero futuro, <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> ebbe la<br />
sfortuna di vivere in un tempo in cui si bruciavano gli eretici... cioè tutti coloro che avevano la<br />
volontà ed il coraggio di pensare qualcos’altro rispetto a ciò che la chiesa intendeva imporre alla<br />
loro mente.<br />
LETTERA APERTA AL PAPA DELLA CHIESA CATTOLICA ROMANA<br />
Perché chieda perdono, in nome della sua Chiesa, per l’assassinio di GIORDANO BRUNO, arso<br />
vivo il 17 febbraio 1600 a ROMA<br />
Il Movimento Raeliano Internazionale, religione atea il cui dogma fondatore è l'affermazione che<br />
ogni forma di vita sulla Terra è stata creata scientificamente molto tempo fa da visitatori<br />
extraterrestri grazie ad una perfetta padronanza dell’ingegneria genetica, annuncia che, nel<br />
corso dell’anno 2004, organizzerà a ROMA, ed in varie altre nazioni del mondo, delle<br />
manifestazioni per chiedere la riabilitazione di <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong>.<br />
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Il 17 febbraio 1600, il filosofo e monaco sfratato <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> è stato condannato al rogo dalla<br />
Chiesa Cattolica Romana e in seguito arso vivo in Campo dei Fiori a Roma.<br />
La “Santa Congregazione dell'Inquisizione Romana e Universale”, all’epoca sotto gli ordini di<br />
Papa CLEMENTE VIII, lo fece imprigionare ed il Tribunale Romano dell'Inquisizione avviò nei<br />
suoi confronti un processo per “eresia”, poiché aveva osato dichiarare che l’universo è “infinito” ed<br />
“eterno” e, cosa ancora più grave, emettere l'ipotesi che potessero esistere altre forme di vita al di<br />
fuori della Terra; queste idee vennero considerate come totalmente “eretiche” e contrarie alla<br />
dottrina cattolica.<br />
Oggi il mondo scientifico riprende ed ammette le ipotesi di <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> da quando si<br />
scoprono pianeti extrasolari e numerosi programmi di ricerca tentano di scoprire tracce di vita<br />
extraterrestre.<br />
Benché la Chiesa abbia riabilitato, dopo vari secoli di riflessione, altri filosofi come Galileo, Jan<br />
Hus e Savonarola, essa non ha ancora trovato il coraggio di riconoscere la propria colpevolezza<br />
per l’assassinio di <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong>, una delle più grandi menti della sua epoca, filosofo che venne<br />
ospitato presso i principi d’Europa e per lungo tempo protetto da Enrico III, re di Francia.<br />
Noi Raeliani chiediamo solennemente al Papa della Chiesa Cattolica Romana di : porgere le sue<br />
scuse, in nome della sua Chiesa, per l’assassinio di GIORDANO BRUNO, arso vivo sul rogo<br />
provare al mondo che il pentimento della sua Chiesa non è ipocrita, accettando di<br />
‘‘decanonizzare’’ il cardinale Roberto Bellarmino che ha condotto i processi contro Galileo e<br />
<strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong>, e che venne canonizzato nel 1930 (siamo qui di fronte ad una nuova occasione<br />
per interrogarci sulla pretesa infallibilità dei Papi).<br />
La Chiesa Cattolica Romana deve cessare inoltre di difendere valori di un’altra epoca in<br />
contraddizione con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo:<br />
La Chiesa Cattolica rifiuta il divorzio attentando in tal modo alla libertà individuale Essa<br />
condanna il controllo delle nascite e<br />
l’utilizzazione dei metodi contraccettivi<br />
aggravando il problema della<br />
sovrappopolazione La Chiesa Cattolica è<br />
colpevole di discriminazione sessuale e non<br />
accetta le donne prete Essa vieta l’utilizzazione<br />
del preservativo rendendosi in tal modo<br />
colpevole di crimini contro l’Umanità,<br />
favorendo la propagazione dell’AIDS e di molte<br />
altre<br />
malattie sessualmente trasmissibili.<br />
La Chiesa Cattolica condanna l’omosessualità<br />
come una mostruosità o una deviazione<br />
sessuale La Chiesa Cattolica Romana deve<br />
cessare di rivendicare, come facenti parte dei<br />
propri membri, gli individui battezzati in età<br />
infantile ed i minorenni senza aver mai<br />
richiesto il loro consenso.<br />
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<strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong>, osservazioni sulle<br />
conciliazioni fra fisica e metafisica.<br />
Questo è l'estratto di una conferenza tenuta c/o<br />
la nostra associazione alla fine del 2003. Su<br />
G.<strong>Bruno</strong> sono state scritte migliaia di pagine,<br />
con ammirazione, con esaltazione, con
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disprezzo, con ironia. In realtà <strong>Bruno</strong> fu un uomo particolarissimo, irrequieto e con un'ansia<br />
maniacale ad ottenere il riconoscimento di un primato in ambito magico.<br />
L'immagine di "antesignano" di un certo illuminismo che ce ne ha rimandato la storiografia<br />
dello scorso secolo, è per lo più inficiata da prouderie d'ordine politico e, in questo articolo, non è<br />
assolutamente condivisa. In realtà <strong>Bruno</strong> fu un grosso "problema", per se stesso e per chi venne<br />
in contatto con lui e con la sua natura sanguigna e ingestibile. In questa breve memoria vengono<br />
messe in luce alcune delle più significative idee Bruniane concernenti il suo difficile tentativo di<br />
conciliazione tra fisica e metafisica evidenziando, unitamente alle geniali intuizioni, anche le<br />
diverse enfatiche e indifendibili posizioni che costituirono probabilmente il fondamento della sua<br />
drammatica vicenda umana.<br />
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Filippo <strong>Bruno</strong> nasce nel 1548,<br />
studia a Napoli fino a 14 anni poi,<br />
nel 1546 entra nel convento di S.<br />
Domenico a Napoli e prende il<br />
nome di <strong>Giordano</strong>. Senza voler<br />
entrare in un'analisi storica,<br />
sviluppata da specialisti assai più<br />
esperti di noi e per la quale<br />
rimandiamo alla bibliografia,<br />
possiamo obiettivamente rilevare<br />
che, fin dall'adolescenza, il Nostro<br />
presenta un carattere assai<br />
particolare e, probabilmente, non<br />
molto adatto per la vita monastica.<br />
Infatti, dopo pochi anni, inizia a<br />
contrapporsi ed a litigare (anche<br />
violentemente a quanto risulta) sia<br />
con i confratelli che con i superiori<br />
fino al punto di riuscire a farsi<br />
coinvolgere in un pesante<br />
procedimento disciplinare.<br />
Tav 1 Detta Prometheus con significato astrologico e magico tratta da "Articuli<br />
centum et sexaginta"<br />
Per nulla disposto a giustificarsi, abbandona il convento e si rifugia a Roma a S. Maria sopra<br />
Minerva dove, nel frattempo, lo raggiunge l'accusa di aver ucciso colui che lo aveva denunziato.<br />
A questo punto fugge da Roma, depone l'abito talare ed inizia il suo incessante peregrinare. Nel<br />
1579 <strong>Bruno</strong> arriva a Tolosa e scrive il "De Anima" per confutare Aristotele. Nel 1581, in piena<br />
guerra religiosa fra cattolici, luterani e calvinisti, prende le parti degli uni e degli altri,<br />
profondendosi spesso in valutazioni, a dir poco aggressive, nei confronti di quasi tutti coloro che,<br />
all'inizio lo avevano accolto e protetto e, dopo poco, respinto. Si rifugia Parigi. Pubblica il "De<br />
Umbris ideaurum", il "Candelaio" e il Cantus Circaeus. Entra in relazione con Enrico III a cui<br />
dedica l’"Ars memoriae" e ne riceve un compenso. Nel 1582 pubblica il “De compendiosa<br />
architectura et complemento artis Lulli” documento magico per eccellenza derivato dagli schemi<br />
di mnemotecnica Lulliana. Indi si reca in Inghilterra dove lavora sulla mnemotecnica e forse
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progetta il “De immenso”. Desideroso di<br />
ricevere un riconoscimento come "filosofo"<br />
ottiene di esser nominato lettore a Oxford<br />
ma, neanche a dirlo, litiga con i dottori di<br />
tale università, insultandoli per la loro<br />
lentezza e scarsa inventiva. Considerato<br />
insopportabile da coloro che lo avevano<br />
inizialmente accolto con simpatia, torna a<br />
Parigi e attacca violentemente la fisica<br />
aristotelica nel "Ca moracensis<br />
Acrotismus". Viene cacciato anche da<br />
Parigi e, nel 1586 va in Germania a<br />
Wittemberg dove si immatricola. Si<br />
immette, non richiesto, nella polemica fra<br />
luterani e calvinisti. In questo caso<br />
appoggia i luterani e ottiene di essere<br />
cacciato via anche da Wittemberg. Nel<br />
1588 arriva a Praga dove torna sulle<br />
opere Lulliane e stampa il "De lampade<br />
combinatoria Raymondi Lullii" e anche<br />
gli “Articuli centum et sexaginta adversus<br />
huius tempestatis mathematicos, atque<br />
philosophos". L’opera pare che sia<br />
piaciuta a Rodolfo II che sembra gli abbia<br />
regalato una piccola somma. <strong>Bruno</strong><br />
riparte per Helmstadt dove c’è il duca Giulio di Brunswich che, inizialmente lo difende ma poi,<br />
quando <strong>Bruno</strong> s'infila nuovamente in mezzo alle lotte tra luterani, cattolici e calvinisti, lo lascia<br />
a sé stesso. Nel 1590 <strong>Bruno</strong> lascia Helmstadt e va a Francoforte da cui viene nuovamente<br />
espulso per le sue crociate politico-religiose. Finalmente arriva a Zurigo dove lo raggiunge un<br />
invito del principe Giovanni Mocenigo veneziano, che lo invita a Venezia. Nel 1591 <strong>Bruno</strong> è a<br />
Venezia ma, dopo un po’ Mocenigo lo denuncia al S. Uffizio in quanto deluso dall’insegnamento<br />
del nolano. Da qui in poi, per <strong>Bruno</strong>, sarà realmente difficile trovare protettori.<br />
Nel 1592 inizia il processo. Le accuse che sembrano pesare maggiormente su di lui sono relative<br />
alla Magia. Dopo una serie infinita di ammissioni di colpevolezza, di ritrattazioni, di<br />
ripensamenti riesce a farsi denunciare anche da un compagno di cella, certo fra Celestino da<br />
Verona che lo accusa d’eresia nuovamente. Nel 1599 il cardinale Bellarmino ottiene l’abiura delle<br />
proposizioni eretiche. Presenta un testo in sua difesa. Poi abiura, poi ci ripensa e dichiara di non<br />
essere più disposto a ritrattare. Nel 1600 gli viene proposta un’ultima ipotesi di abiura ma lui si<br />
rifiuta e viene condannato al rogo a piazza Campo de Fiori. Dove muore il 17 Febbraio.<br />
Queste, in estrema sintesi le tappe della sua burrascosissima esistenza.<br />
Ora, prima di esporre brevi considerazioni su alcuni aspetti particolari del suo sistema filosoficomatematico<br />
vorremmo porre in evidenza come, a nostro avviso, la "storia" abbia lo strano<br />
privilegio di trasformare le persone in eroi o in esseri abietti, a seconda degli scopi e della<br />
tendenza di coloro che la scrivono. Alcuni personaggi poi sono stati letteralmente risucchiati da<br />
gruppi di potere, a volte in contrasto fra loro, per avallare tesi politico-sociali. Tale meccanismo è<br />
tanto più presente quanto più le persone prese in esame hanno destato clamore. Questo è stato<br />
sicuramente il destino di <strong>Bruno</strong>.<br />
<strong>Bruno</strong> è stato arso vivo. Questo ha trasformato un uomo intelligente ma, a nostro avviso,<br />
invadente, permaloso, aggressivo, presuntuoso, offensivo, turbolento, e sicuramente un po'<br />
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paranoico, in una specie di eroe della scienza, in un propugnatore della verità contro la<br />
superstizione, in un emblema preilluminista e libertario; insomma il martirio ha fatto di <strong>Bruno</strong><br />
un personaggio che non si è mai sognato d'essere. <strong>Bruno</strong> si considerava soprattutto un mago e da<br />
mago è vissuto ed è morto anche se, secondo noi, non aveva molti diritti di fregiarsi di tale titolo,<br />
sia perché assolutamente al di fuori di qualsiasi filone iniziatico sia perché, buona parte delle<br />
sue esternazioni magico-scientifiche, sono dei plagi clamorosi di Agrippa o di Lullo, con delle<br />
varianti fumose e declamatorie che snaturano il lavoro dei più ortodossi e sicuramente iniziati<br />
alchimisti che lo avevano preceduto.<br />
Ma c'è una parte del pensiero bruniano, che ci ha sempre affascinato ed è quella che, ispirata da<br />
Copernico e fortemente ancorata al pensiero degli stoici e degli atomisti greco-romani, recupera<br />
la primigenia conciliazione platonica fra cosmogonia e metafisica . Purtroppo <strong>Bruno</strong> non riuscì<br />
mai a resistere alla ambizione di voler mostrare il suo "primato" di mago, la sua differenza ed<br />
originalità, e, nel presentare i suoi sigilli, molti dei quali copiati da Lullo, li coprì di<br />
interpretazioni "personali" e spesso contraddittorie dove la fantasia febbrile del nolano seguiva<br />
dei percorsi "associativi" del tutto gratuiti, reinventandosi un "simbolismo" a suo uso e consumo.<br />
L’universo di <strong>Bruno</strong> può essere schem aticamente diviso in:<br />
Divino: archetipico, metafisico (mondo delle idee)<br />
Fisico : o naturale (che conserva le vestigia o la traccia di tali idee)<br />
Razionale: o umbratile (è ciò che riesce a<br />
vedere o immaginare l’uomo)<br />
Cioè la verità è soprasensibile e appartiene<br />
a Dio. La “forma” è il modo in cui le idee si<br />
“materializzano” e l’ombra è la<br />
“rappresentazione” che noi ci facciamo di<br />
tali idee e tali forme.<br />
Ma proprio l’ombra, come la Maya buddista,<br />
diventa illusione e, nello stesso tempo,<br />
mezzo di gnosi. Tutto il lavoro di <strong>Bruno</strong><br />
sarà dedicato a organizzare, strutturare, e<br />
far evolvere tale umbratilità (che per <strong>Bruno</strong><br />
trovasi comunque nella mente) fino a farla<br />
penetrare nel mondo delle idee.<br />
Ci si perdoni il parallelismo un po' forte ma,<br />
proprio in questa "chiave", ci sembra di<br />
trovare le radici di quel clamoroso equivoco<br />
che coinvolgerà autori quali Corbin e Jung.<br />
Cioè la connessione abnorme fra mondo<br />
della "idealizzazione" e mondo della<br />
"spiritualità" e quindi l'inserzione di tutto il<br />
processo mistico o gnostico all'interno….<br />
della testa del filosofo (all'interno cioè del<br />
pensiero, sia questo conscio, inconscio o<br />
superconscio!).<br />
Tav 2 Da "Explicatio triginta sigillorum" tavola rielaborata sui testi di Cornelio<br />
Agrippa http://goo.gl/pDVKx http://goo.gl/zFl6W per il probabile calcolo dei nomi angelici<br />
attraverso lettere ebraiche<br />
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L’uomo-filosofo bruniano rappresenta e deve impare ad associare le “ombre” in modo simbolico.<br />
Questa è la proposta bruniana che utilizza una disposizione naturale della psiche. Poi, con<br />
l’ausilio della “mnemotecnica” collega tra loro le immagini che ha creato. Ora tale scienza, che ha<br />
affascinato il rinascimento ed ha mobilitato uomini come Pico della Mirandola,<br />
http://goo.gl/qOfcb http://goo.gl/cKXMR Ficino, Lullo, ecc. può avere vari livelli di<br />
interpretazione. Essere cioè un semplice strumento per ricordare meglio storie, fatti, persone:<br />
utilizza, a tale scopo semplici schemi associativi (come le icone di un computer, all'interno dei<br />
quali vengono memorizzati oggetti o concetti simili fra loro). Si creano in tal modo, nella mente,<br />
della specie di "cassetti", con delle etichette. Ogni volta che si evoca l'etichetta…si apre il<br />
cassetto.<br />
In tali processi si può allargare la tecnica "associativa" a schemi grandiosi, sfruttando tutte le<br />
possibilità della logica e creando, per così dire, dei percorsi logici preferenziali, basati sulle<br />
quattro proposizioni aristoteliche relative al sillogismo. In tali percorsi le proposizioni "assurde"<br />
vengono escluse. Nonostante che <strong>Bruno</strong> affermi come, attraverso gradi successivi in cui il<br />
“simbolismo” si “purifica” e attraverso successive “folgorazioni” interiori (o stupore) le immagini<br />
da OMBRA diventano “conoscenza” e tutto ritorna verso l’UNO, direi che il processo è<br />
terribilmente simile a quello adottato nel software di un computer. Questa cosa non ci sembra<br />
affatto tranquillizzante in quanto ci farebbe supporre che il povero cardinale Bellarmino abbia<br />
avuto qualche ansia a tale proposito. Aveva forse intuito la nascita del ….grande fratello?<br />
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Chissà. Nei moltissimi testi dove <strong>Bruno</strong> ritorna su questo processo, a nostro avviso appare<br />
evidente (anche dal "modo" di scrivere) un grande conflitto psicologico dovuto alla non<br />
accettazione dei limiti della mente e al tentativo (sempre tramite la mente) di infrangere tali<br />
limiti, con l'ausilio di "macchine mentali" (come le ruote simboliche usate per la mnemotecnica.<br />
Ci si perdoni dunque l'azzardo ma, nel leggere le opere Bruniane, ci è sempre più sembrato che il<br />
nolano volesse sostituire alla mente umana un computer efficiente, che ricorda tutto, che<br />
attraverso una logica "binaria", come appunto quella delle macchine, potesse arrivare a stendere<br />
su un tappeto tutta la realtà concepibile e, da quella, procedere velocemente verso le Idee<br />
Supreme.<br />
Le ombre, per <strong>Bruno</strong>, sono il<br />
passaggio tra il buio e la luce. Sono<br />
ombre, non sono buio assoluto. Il<br />
parallelo con il mito platonico della<br />
caverna è evidente. Ma mentre in<br />
Platone http://goo.gl/nLFI2<br />
http://goo.gl/C8lBb tale percorso<br />
majeutico è, sotto un certo aspetto,<br />
sovrarazionale, in <strong>Bruno</strong> tutto<br />
transita attraverso la superprestazione<br />
della "mente" umana,<br />
costretta, stressata, impegnata a<br />
comprendere attraverso schemi<br />
razionali, sillogistici, aristotelici in<br />
ogni aspetto della realtà.<br />
Afferma <strong>Bruno</strong> nel Sigillus: “Solo con<br />
la concezione della Simmetria<br />
conosciamo qualsiasi cosa composta,<br />
connessa, congiunta, mista, ordinata.<br />
Infatti, benché contempliamo<br />
distintamente all’interno e all’esterno<br />
(sensi interiori ed esteriori), parte dopo<br />
parte, membro dopo membro, specie<br />
dopo specie, non riusciamo a<br />
comprendere la ragione della<br />
perfezione del TUTTO, se non grazie<br />
all’armonica e consonante analogia di<br />
tutte le cose con tutte le cose o almeno<br />
delle precipue con le precipue”.<br />
E poi, nel “Conceptus” stabilisce che,<br />
attraverso sette gradini si ascende al<br />
Principio finché si ha la<br />
trasformazione del sé nella cosa (transformatio sui in rem) e della cosa in se stesso<br />
(transformatio rei in se ipsum). Qui, forse, a nostro avviso, c'è un primo tentativo di conciliare un<br />
processo schiettamente razionale, con uno caratteristico della mistica, in cui l'osservatore, o colui<br />
che contempla, coincide con la cosa contemplata.<br />
Nel “De immenso” afferma: “Pertanto perseguiamo quella contemplazione che non è ne futile né<br />
vana, ma profondissima e la più degna dell’uomo perfetto, quando cerchiamo lo splendore,<br />
l’effusione e la partecipazione della divinità e della natura… Allora l’uomo verrà detto un grande<br />
miracolo da Trismegisto: l’uomo che si trasforma in Dio..”<br />
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Nei “Furori” poi <strong>Bruno</strong> si sofferma sulla continua osmosi fra la dimensione umana e quella<br />
divina e si accosta ed ispira ad Agrippa per i rapporti fra magia, kabala e astrologia, anzi, ne<br />
copia interi brani a piene mani, come questo “ Dio esercita il suo influsso sugli angeli, gli angeli<br />
sui corpi celesti…ecc.. e, viceversa “l’essere vivente ascende, attraverso l’animo ai sensi, dai sensi<br />
alle sostanze miste, dalle sostanze agli elementi, dagli elementi ai cieli, dai cieli ai demoni o agli<br />
angeli e attraverso questo a Dio o alle divine operazioni…” E poi prosegue con altri paragoni e<br />
conclude: “Per questa ragione gli antichi autori, di profonda filosofia, indicarono tale ascesa e<br />
discesa con l’uscita e l’entrata delle due porte del Cancro e del Capricorno, di cui la prima è detta<br />
degli uomini e la seconda degli dei”.<br />
Queste “Porte” sono chiamate tali, nel mondo latino, da Porfirio (L’antro delle Ninfe) dove le<br />
anime “scendono e prendono “forma” entrando nel mondo dalla porta solstiziale del cancro ed<br />
escono verso stati sovraindividuali o divini dalla porta solstiziale invernale.<br />
A questo punto <strong>Bruno</strong> insegna la tecnica per entrare in tale processo e parla di “quiete”, di<br />
“immobilità” e di distacco dal moto dei sensi, di “contrazione” e di tutto quel processo che, anche<br />
se descritto tecnicamente nei suoi testi “intender non lo può chi non lo prova”. E’ un qualcosa di<br />
molto simile (dice Mino Gabriele nel Corpus iconographicum Bruniano) alla esichya pitagorica.<br />
A noi, sinceramente, non sembra così, in quanto la esichya ci sembra assai più simile ad uno<br />
stato meditativo, rilassato, pacificato. La contrazione di <strong>Bruno</strong>, anche se supportata dal silenzio,<br />
ci sembra appartenere assai più alla dimensione titanica, prometeica.<br />
C’è un anonimo copista cinquecentesco (riporto dal testo di M. Gabriele) che parla di una<br />
“Pratica dell’estasi filosofica del <strong>Bruno</strong>" che è assai significativa:<br />
“Bisogna eleggere un luogo nel quale non senti strepiti d’alcuna maniera, all’oscuro o al barlume<br />
d’un piccolo lume, così dietro che non perquota gli occhi, o con gli occhi serrati. In un tempo<br />
quieto e quando l’homo si sente spogliato di ogni passione tanto del corpo quanto dell’animo. In<br />
quanto al corpo (e qui introduce prescrizioni che potrebbero sembrare tratte da un manuale di<br />
hatha yoga)…poi prosegue: “e così l’anima, non essendo occupata in alcuna attione né vegetabile<br />
né animale, si ritira in sé stessa, e servendosi solamente degli istrumenti intellettuali, purgata di<br />
tutte le cose sensibili”, non intende più le cose per discorso, come faceva prima, ma senza<br />
argomenti e conseguenze, fatta Angelo, vede intuitivamente l’essenza delle cose, nella lor semplice<br />
natura, et però vede una verità pura, schietta, non adombrata, di quello che si propone<br />
speculare…”<br />
A questo punto inizia il vero e “furioso" processo di “contrazione”. Riducibile in quattro livelli:<br />
a) Un primo stadio di vero e proprio distacco, paragonabile a quello di cui parlano il<br />
Francofortese o anche Eckhart. Ma processo di "distacco" di <strong>Bruno</strong> è sincretico e, se ben<br />
analizzato, risulta del tutto privo di quelle due virtù fondamenali che dovrebbero caratterizzare<br />
qualsiasi "ascesi. E cioè la carità e l'umiltà che nel nolano, nonostante i nostri sforzi, non siamo<br />
mai riusciti a trovare. <strong>Bruno</strong> utilizza tutto. Dice nel “De Magia” ”con il canto, e la preghiera e la<br />
contemplazione e l’estasi dell’anima” si espellono gli spiriti maligni. E altrove specifica che i<br />
sapienti non lo sono per dono ma per l’impegno e la fatica, e che solo attraverso la “contrazione”,<br />
l’isolamento più spietato all’interno di sé, è possibile separare le ombre e procedere dal<br />
molteplice all’Uno.<br />
b) Un secondo stadio il cui il fuoco come desiderium sapientiae, come vero e proprio eros,<br />
potentemente ascende all’intelletto e lo incendia. (è facile associare l’idea della kundalini<br />
tantrica)<br />
c) Un terzo stadio dove tale fuoco acuisce l’immaginazione e la memoria e la chiarezza<br />
dell’intelletto.<br />
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d) Un quarto stadio dove l’intelletto ascende al Divino e viaggia nel mondo delle idee.<br />
Ecco. E' proprio questa proposta di speculazione, di indagine, che troviamo nel punto più alto del<br />
processo di crescita che mette, a nostro avviso, <strong>Bruno</strong> in una posizione "difficile". Egli<br />
presuppone un lavorio speculativo, cioè razionale, dove ormai la ragione dovrebbe essere<br />
pacificata, dove invece i mistici parlano in genere di sconfitta della logica.<br />
In tale contesto anche la matematica di <strong>Bruno</strong> è uno strumento astrattivo potente, usato per una<br />
specie di gnosi contemplativa. La Matematica è Mathesis, materia prima, non è una successione<br />
di algoritmi, ma l’astrazione del concetto fino alla sua forma più pura che è appunto il numero.<br />
Così come la geometria è la riduzione “ad unum” fino a definire il punto, aspaziale e atemporale,<br />
come principio minimo e, nella sua aspazialità e atemporale, anche espressione della Divinità.<br />
Nel Sigillus dice: “Tutti i sapienti concordano nel sostenere che anche la matematica contribuisce<br />
alle operazioni dell’animo….La matematica, insegnando ad astrarci dalla materia, dal moto e<br />
dal tempo, ci rende capaci di intendere e contemplare le specie intellegibili. Perciò Pitagora,<br />
http://goo.gl/ub1cx http://goo.gl/lLpsw Platone e tutti quelli che cercarono d’insegnarci cose<br />
difficili e profonde, non usarono altri strumenti se non la matematica”.<br />
Ma la matematica bruniana non è mai distinta dalla magia più complessa per cui le speculazioni<br />
che compaiono nel “Triplice minimo e la misura” o nel “De immenso”, richiedono una grande<br />
attenzione per essere anche solo parzialmente comprese. Infatti, a parte la Yates in alcune parti,<br />
quasi nessuno si è avventurato in una esplicazione dei sigilli bruniani. Forse Mino Gabriele, al<br />
quale dobbiamo il merito di quell’opera eccezionale che consiste nella pubblicazione completa<br />
della grafica di <strong>Bruno</strong>, è lo studioso che, più di ogni altro, si è arrischiato a trarre conclusioni<br />
nell’arcipelago dei disegni, tentando di trarne una teoria unificata anche se, di fronte a schemi<br />
geometrici come quelli dei cosiddetti…atrii di Apollo, della Luna e di Venere depone, come tutti,<br />
le armi. Viene il sospetto che <strong>Bruno</strong> abbia a volte<br />
voluto soprattutto stupire, senza la pacatezza<br />
necessaria per valutare la coerenza di ciò che<br />
stava dicendo, in preda ad una rabbia, propria del<br />
suo carattere furioso, che lo portava a voler<br />
dimostrare ad ogni costo il suo primato; ma forse<br />
non aveva, come invece Campanella ed altri, il<br />
carisma e l’equilibrio per poterselo permettere.<br />
Abbiamo già descritto, il criterio guida della<br />
mnemotecnica magica: in sostanza, esistono nel<br />
mondo infiniti oggetti sensibili che rappresentano<br />
altrettante ombre di alcuni oggetti reali (o<br />
archetipi). Il riconoscere le ombre collegate (che<br />
procedono dal medesimo oggetto) consente di<br />
cogliere diversi aspetti dell’oggetto stesso, e,<br />
contemporaneamente, di “introiettarlo”<br />
riflettendolo nella mente.<br />
Gli archetipi costituiscono dunque una sorta<br />
di “indice generale” dei contenuti del<br />
mondo. Ciascuna voce di questo “indice generale”,<br />
a sua volta, origina “sotto-indici” e “sottosottoindici”<br />
e “sotto-sottosotto-indici”, e così via,<br />
fino ad arrivare all’apparente infinità degli oggetti<br />
creati.<br />
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Attraverso la guida dei simboli (figure, schemi, immagini<br />
allegoriche) il mago inizia a risalire lungo i “sotto-sotto-ecc.”,<br />
arrivando via via a categorie sempre più comprensive,<br />
finché «si arriva dalla confusa pluralità delle cose, all’unità che<br />
esse sottintendono».<br />
Questi concetti sono particolarmente approfonditi da<br />
<strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> nel De Umbris Idearum, il testo più<br />
specificatamente dedicato all’arte della memoria e di impronta<br />
marcatamente magica.<br />
Il lavoro che <strong>Bruno</strong> propone<br />
nel De umbris idearum parte<br />
con una dissertazione sulla<br />
natura delle “ombre” e sui concetti di “idee” (che interpreta in<br />
senso neoplatonico).<br />
Esaurite queste premesse teoriche, passa quindi<br />
all’elencazione delle immagini-guida che costituiscono la<br />
parte pratica e operativa del testo.<br />
Si tratta di figure simboliche, quasi per intero mutuate<br />
dall’opera di Agrippa, che rappresentano:<br />
i trentasei decani dello zodiaco, cioè i reggitori magici delle<br />
cosiddette “decadi”, descritti come i demoni decani egizi (“Sale<br />
nella prima conformazione di Ariete un uomo nero, di possente<br />
statura, dagli occhi ardenti, dal volto irato, e vestito di bianco”);<br />
sette immagini planetarie per ciascun pianeta, per un<br />
totale di quarantanove immagini (“La prima di Giove un uomo<br />
decoroso sopra un carro trascinato da dragoni, gettando colla<br />
destra una saetta sul capo del dragone”);<br />
ventotto immagini per le posizioni lunari (“La prima su di<br />
una sede di ferro Etiopo che lancia un dardo cinto da una<br />
fune”);<br />
un’immagine del Draco Lunae o “dragone” (“Un uomo re<br />
che ha nella destra un dragone, sopra il capo del re una fiamma<br />
di fuoco e il capo del dragone è simile al capo di uno<br />
sparviero”);<br />
trentasei immagini<br />
collegate alla divisione duodenaria dello zodiaco<br />
(“La prima immagine di una prima casa, un uomo che<br />
getta le fondamenta e un altro che allontana una pecora<br />
col bastone, e riconduce l’altra, vicino ad una fonte che<br />
scaturisce”).<br />
Attraverso i simboli dell’astrologia (scienza<br />
fondamentale nell’approccio ermetico) il mago tende ad<br />
imprimersi nella mente le “ombre più alte”, cioè le<br />
categorie più vicine alle “idee pure“, che possono<br />
abitare solo nella mente divina. Si tratta ancora di ombre,<br />
dunque, ma di quelle più vicine agli archetipi.<br />
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Se gli archetipi stessi sono gli “indici” della biblioteca dell’universo, allora possiamo senz’altro<br />
ipotizzare che, nella visione del mago rinascimentale, i simboli astrologici<br />
rappresentano gli immediati “sotto-indici”, cioè le categorie intelligibili più vicine a<br />
ciò che può solo essere intuito, ma mai compreso.<br />
Imprimendo tali simboli nella mente, l’ermetista getta in qualche modo le basi per la successiva<br />
catalogazione di ogni ulteriore oggetto, che riceverà una sua collocazione in base alla ratio che lo<br />
collega ai simboli principali.<br />
In questo modo gli sarà possibile, muovendosi nel mondo, riconoscere in ogni cosa i<br />
collegamenti e le leggi che esprimono nel mondo stesso la presenza del Divino, e che<br />
fanno della apparente molteplicità un unico immenso disegno, espressione e sostanza<br />
dell’Assoluto. In questo disegno ogni apparente diversità si compone, si giustifica e si annulla.<br />
Così ogni legge si risolve nell’unico fatto della<br />
coscienza divina onnipervadente.<br />
La ruota della memoria<br />
«Il vero Caos di Anassagora è una varietà senza<br />
ordine. Proprio così come nella varietà stessa delle<br />
cose distinguiamo un ordine meraviglioso, che,<br />
instaurando una connessione degli elementi sommi<br />
con gl’infimi e degl’infimi coi sommi, fa concorrere<br />
tutte le parti insieme a costituire il bellissimo aspetto<br />
di un solo grande essere animato (qual è il mondo),<br />
poiché tanta diversità richiede tanto ordine e un così<br />
grande ordine tanta diversità. Non ci può essere,<br />
infatti, nessun ordine dove non risulti alcuna<br />
diversità. Perciò non è lecito intendere il primo<br />
principio né ordinato<br />
né in ordine» .<br />
Attraverso la comprensione dell’archetipo (che si realizza<br />
“portandolo dentro”) da un lato, e mediante il riconoscimento<br />
delle catene associative che da questo procedono dall’altro, il<br />
mago arriva a contenere in sé un grandissimo numero di oggetti<br />
e di concetti, ciascuno collegato agli altri in una serie coerente e<br />
ordinata.<br />
È un po’ come se gli archetipi costituissero una sorta di<br />
“indice generale” dei contenuti del mondo. Ciascuna voce<br />
di questo “indice generale”, a sua volta, origina “sotto-indici” e<br />
“sotto-sottoindici” e “sotto-sottosotto-indici”, e così di seguito,<br />
fino ad arrivare all’apparente infinità degli oggetti creati.<br />
Attraverso la guida dei simboli (figure, schemi, immagini<br />
allegoriche) il mago inizia a risalire lungo i “sotto-sotto-ecc.”,<br />
arrivando via via a categorie sempre più comprensive, finché «si<br />
arriva dalla confusa pluralità delle cose, all’unità che esse<br />
sottintendono».<br />
Le “ombre” di cui tratta <strong>Bruno</strong> non sono altro che gli oggetti del mondo sensibile, la<br />
manifestazione così come ci è possibile conoscerla attraverso i sensi e attraverso l’intelletto. E<br />
poiché “questa nostra natura non è così grande da potere abitare, secondo la sua capacità, il<br />
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campo stesso della verità”, ecco che ciò che possiamo ordinariamente cogliere e conoscere<br />
non sono le cose in sé (cioè il mondo reale), ma piuttosto “ombre”.<br />
L’ombra di un oggetto, infatti, contiene in sé qualcosa dell’oggetto stesso, e cioè alcuni aspetti<br />
della sua forma, ma è priva della completezza dell’originale.<br />
Un codice occultista di 500 anni fa, Svelato<br />
Nel 1499, un abate tedesco scrisse uno strano trattato sulla<br />
comunicazione con gli spiriti: la Esteganografía. Il suo<br />
autore, Johannes Trithemius, fu un notabile erudito e<br />
consigliere di imperatori, ma anche un mago ed alchimista<br />
che influenzò Fausto, Agrippa, Paracelso, http://goo.gl/yrvNb<br />
http://goo.gl/5UKGg <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> ed altri occultisti. La<br />
sua opera più emblematica, che costituisce un esempio<br />
eccezionale della magia del secolo XVI, è un'insolita<br />
esposizione di tecnica crittografica che, dopo secoli di tentativi<br />
falliti, ha decifrato ora un matematico nordamerica no.<br />
Un crittografo ha risolto il mistero dell'Esteganografía, l'opera<br />
più importante dell'abate e mago Johannes Trithemius.<br />
In piena era della crittografia quantica, quando gli scienziati<br />
tentano di trovare un sistema per trasmettere informazioni<br />
codificate mediante sofisticati computer subatomici, il<br />
precursore della crittografia moderna, l'abate benedettino<br />
Johannes Trithemius, torna a fare notizia. James A. Reeds,<br />
un matematico dei laboratori nordamericani ATT, è riuscito a<br />
decodificare l'Esteganografía, un misterioso manoscritto che,<br />
da secoli, resisteva dall’ essere decifrato.<br />
Prima che fosse stampato, nel 1609, e posteriormente compreso negli Indici dei libri proibiti<br />
dall'Inquisizione, questo trattato era circolato, in forma di manoscritto, tra celebri occultisti come<br />
Fausto, <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong>, Agrippa di Nettesheim e John Dee. Senza dubbio, tutti essi<br />
conoscevano la fama e la reputazione di Trithemius, uno dei maggiori eruditi e bibliografi della<br />
Germania, lo stesso autore di più di cinquanta libri ma, soprattutto, gran studioso della Cabala e<br />
simpatizzante delle scienze occulte.<br />
SORTILEGI DIABOLICI<br />
Johannes Trithemius, in realtà Johannes von Heidenberg (1462-1516), nacque in Tritthenheim<br />
(Germania) e studiò nella celebre Università di Heidelberg. Lì, insieme a Juan di Dalberg e<br />
Rodolfo Huessman, fondò la Confraternita Celtica, una società segreta per lo studio<br />
dell'astrologia, la numerologia, le lingue e la matematica.<br />
Ancora in Heidelberg, conobbe il mitico Johannes Fausto, che fu testimone della passione che<br />
Trithemius sentiva per le scienze occulte e degli esperimenti di alchimia che questo<br />
normalmente realizzava.<br />
Prima di entrare nel monastero benedettino di San Martin di Spanheim, nel quale fu famoso<br />
abate nel 1483, Trithemius sviluppò un immenso compito come mago ed alchimista. Di fatto, la<br />
sua entrata nel monastero, lontano da attenuarli, spinse le sue attività in questo senso.<br />
Trithemius riconobbe di avere studiato molti libri di magia e, perfino, avere imparato esorcismi.<br />
Tutte le sue investigazioni erano dirette verso i fenomeni misteriosi. Forse per questo, la Chiesa<br />
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l'accusò di insegnare le scienze maledette, di fare sortilegi diabolici. Trithemius,<br />
prudentemente, si difese argomentando che tali studi non avevano fatto altro che accrescere la<br />
sua fede cristiana. Ma quale era il misterioso contenuto delle sue investigazioni? Sembra che<br />
queste si riferissero a strani procedimenti per ipnotizzare persone a distanza, forse per telepatia,<br />
attraverso certe manipolazioni del linguaggio. Neanche mancano nell'opera di Trithemius<br />
allusioni alla parapsicologia e alla Cabala. Questo strano miscuglio si materializzò<br />
nell'Esteganografía,<br />
opera di otto volumi<br />
nella quale il suo<br />
proprio autore, perfino<br />
prima di concluderla,<br />
disse la cosa seguente<br />
in una lettera che, nel<br />
1499, indirizzò al suo<br />
amico Arnoldus<br />
Bostius:<br />
Posso assicurarvi che questa opera, nella quale insegno molti segreti e misteri poco conosciuti,<br />
sembrerà a tutti, perfino ai più ignoranti che contenga cose sovraumane, ammirabili ed<br />
incredibili, tenuto conto che nessuno ha scritto o parlato di queste prima di me.<br />
Paradossalmente, Bostius non arrivò mai a leggere la missiva. Morì poco prima che questa<br />
arrivasse nelle sue mani. Ma se lo fecero alcuni dei suoi colleghi qualcuno, ammirato da ciò che si<br />
raccontava lì, non ebbe alcun dubbio nel pubblicare il suo contenuto. Nella lettera, Trithemius<br />
anticipava le chiavi della sua opera: un metodo per comunicare il pensiero a distanza, centinaia<br />
di modalità di scrittura segreta... Non è difficile immaginare le ripercussioni che la divulgazione<br />
del contenuto dell'Esteganografía ebbe in quell 'epoca.<br />
Trithemius fu immediatamente accusato di essere bugiardo ed affabulatore. Questo nel migliore<br />
dei casi, poiché molti pensarono che si trattava di una specie di agente demoniaco. Tra questi<br />
ultimi si trovava il Principe Ereditario Filippo II del quale si racconta che, quando anni più tardi<br />
scoprì un esemplare dell'Esteganografía nella biblioteca di suo<br />
padre, ordinò immediatamente che si gettasse il libro nel falò. In<br />
modo che se il manoscritto originale conteneva la chiave di tanto<br />
straordinari poteri, questi si persero nella pira. Però,<br />
fortunatamente, esiste un manoscritto incompleto, di<br />
approssimativamente tre volumi, che almeno nelle sua maggior<br />
parte è arrivato fino ai nostri giorni.<br />
PROIBITA DALL'INQUISIZIONE<br />
Gli studi sulla vita ed opera di Trithemius coincidono nel<br />
sottolineare le sue eccezionali doti in astrologia e magia,<br />
segnalandolo come figura chiave del movimento occultista. Di lui<br />
si dice che era capace di "fabbricare" oro alchemico e che<br />
conosceva il segreto della pietra filosofale. Non è strano, dunque,<br />
che Fausto, Paracelso ed Agrippa, i tre maghi di Praga,<br />
sentissero tanta ammirazione per l'abate benedettino.<br />
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L'Esteganografía stava circolando in forma di manoscritto. Fu solo nel 1609, quando una<br />
stampa di Francoforte decise di pubblicarlo. Nella sua prima edizione, questo misterioso trattato<br />
porta l'indicazione "Con privilegio e permesso dei Superiori", benché non raffiguri in esso<br />
l'obbligatorio Imprimatur, in modo che ignoriamo di quali superiori si trattasse. Non sembra<br />
logico che questi appartenessero alla gerarchia ecclesiastica. In realtà, il poco dell’opera<br />
pubblicata, benché incompleta e spurgata, fu compresa nell'Indice dei libri proibiti dal tribunale<br />
del Santo Uffizio.<br />
Ma, perché la Chiesa cattolica considera tanto pericoloso questo libro? Abbiamo menzionato già<br />
che l'Esteganografía conteneva un ampio catalogo riguardo le scienze più o meno nascoste e di<br />
metodi per "scrivere segretamente", argomenti può darsi sufficienti a svegliare le diffidenze della<br />
Chiesa. Benché le intenzioni e l'affanno divulgativo dell'abate non sembrassero altro che quelle<br />
di uno scienziato disinteressato e, forse, eccessivamente razionalista per l'epoca, i suoi coetanei<br />
gli diedero l'etichetta di "mago occultista", fama che si accrebbe dopo la sua morte. E tutto questo<br />
malgrado Trithemius insistesse sul fatto che le sue conoscenze non fossero altra cosa che magia<br />
naturale.<br />
"Non ho fatto niente che sia straordinario - diceva l'abate - e, tuttavia, fanno correre la diceria che<br />
sono un mago. Ho letto la maggioranza dei libri dei maghi, non per imitarli, bensì col proposito<br />
di confutare un giorno le loro maliziose superstizioni."<br />
In effetti, qualche tempo più tardi, pubblicò Antipalus maleficiorum comprehemsus, un lavoro<br />
nel quale classifica malefici, stregoni e differenti varietà di divinazione.<br />
CONGIURARE I MORTI<br />
Ma, nonostante le buone intenzioni dell'abate, la sua<br />
passione per le scienze occulte sembra smisurata. Esiste<br />
un curioso passaggio nella sua biografia che appoggia<br />
questa ipotesi. Essendo stato invitato dall'imperatore<br />
Massimiliano per consultarlo su questioni di fede, si<br />
racconta che Trithemius riuscì a fare apparire il fantasma<br />
di María della Borgogna, defunta moglie di Massimiliano.<br />
Aveva l’ abate poteri per congiurare i morti? È possibile,<br />
benché alcune teorie, più razionaliste, mettono in dubbio<br />
questa possibilità. Diversi investigatori sostengono che<br />
questi conosceva alcuni trucchi ottici che metteva in<br />
pratica con l'aiuto di specchi e camere oscure.<br />
Non è questo l'unico aneddoto relativo alle abilità<br />
paranormali dell'abate. Si racconta che, in una certa<br />
occasione, Trithemius, il suo discepolo Agrippa ed un<br />
terzo personaggio la cui identità si ignora, alterarono lo<br />
stato di coscienza di una tale Anna Sidow. Durante la<br />
trance, questa annunciò a casa del Principe Ereditario i<br />
casi di decessi che andavano a prodursi nella stessa e... indovinò. Alcuni investigatori hanno<br />
interpretato questo evento come una precognizione ottenuta dall'abate attraverso la donna.<br />
ANGELI E PIANETI<br />
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Un altro dei lavori più rilevanti di Johannes Trithemius è Di septem secundeis, id est<br />
intelligentiis sine spiritibus orbes post Deum moventibus, cioè, Delle sette cause secondarie o<br />
intelligenze dopo Dio, una cronologia mistica nella quale sviluppa una concezione ciclica della<br />
storia dell'Umanità. Secondo la sua teoria, imparentata con lo gnosticismo e con la tradizione<br />
indù, sette angeli, i sette geni maggiori della Cabala che corrispondono ai sette angeli<br />
dell'Apocalisse di San Giovanni, governano i pianeti dal principio della Creazione, alternandosi<br />
nel potere ogni 354 anni e quattro mesi. Ad ogni epoca di silenzio ed oscurità, seguirà il regno<br />
della luce, e così via.<br />
In questo trattato, Trithemius elabora una complessa cronologia nella quale non mancano<br />
sorprendenti predizioni. Certamente, in una di esse fissò, 400 anni prima che si producesse<br />
l'avvenimento, la data esatta, 1917, della dichiarazione di Balfour, nella quale si misero le basi<br />
per la creazione di uno Stato ebreo.<br />
Ma, lasciando da parte il Trithemius occultista, un'altro degli aspetti più importanti dell'abate<br />
tedesco si riferisce alle sue investigazioni sulla crittografia, alle sue teorie sulle chiavi di<br />
trasposizione che, perfino nei nostri giorni, continuano ad impiegarsi nella diplomazia e lo<br />
spionaggio. Buon esempio di ciò è la Crittografia, opera apparsa nel 1518. L'importanza di questo<br />
libro, riferito esclusivamente alle scritture segrete, è fuori ogni dubbio. In realtà, è considerato<br />
come uno dei più preziosi esempi sulla crittografia moderna. Una delle sue prime edizioni può<br />
contemplarsi a Washington, nel museo criptografico dell'Agenzia Nazionale della Sicurezza degli<br />
EE UU (NSA).<br />
INVOCANDO GLI SPIRITI<br />
Tuttavia, l'opera più eccezionale e controversa di Johannes Trithemius è l'Esteganografía.<br />
L'autore, come abbiamo menzionato, spiegava che l'argomento centrale di questo trattato era<br />
quello di esporre differenti tecniche per inviare messaggi segreti a lunga distanza. Ma, inoltre,<br />
una parte considerevole dell'opera è dedicata all'enumerazione di diversi tipi di spiriti, come se si<br />
trattasse di un moderno dizionario esoterico. Trithemius mette loro nome, li classifica<br />
gerarchicamente e concreta le ore del giorno, pianeti e costellazioni che sono associati ad essi.<br />
Quando James A. (Jim) Reeds affrontò il difficile compito di decifrare l'Esteganografía si pose,<br />
in primo luogo, la seguente questione: si tratta di un'esposizione di tecnica crittografica<br />
mascherata di magia naturale o, al contrario, è in primo luogo un trattato di magia che l'autore<br />
ha occultato dietro un'apparenza crittografica?<br />
Nel 1606, è noto che i primi volumi dell'Esteganografía, pieni di discorsi a carattere pietosi<br />
apparentemente banali e di confusi testi per realizzare invocazioni, contengono messaggi cifrati<br />
nascosti. Ma ora, quasi 500 anni dopo, si sono scoperti codici simili nel terzo e più enigmatico<br />
libro. Delle 180 pagine numerate dell'edizione del 1608, 159 appartengono ai primi due volumi e<br />
solamente 21 al terzo. In questo ultimo libro può leggersi una sommaria prefazione ed un<br />
capitolo, probabilmente incompleto, nei quali si presentano strane tavole numeriche intestate da<br />
simboli zodiacali e planetari.<br />
Ma, come inviare messaggi segreti con l'aiuto degli spiriti? Nei volumi I e II, Trithemius facilita<br />
le istruzioni precise per farlo. Per esempio, si annotava un semplice discorso in un pezzo di carta<br />
e, dietro un curioso rituale, si invocava gli angeli. Uno di questi scongiuri che sembrarono<br />
inequivocabilmente all'Inquisizione demoniaci, cominciava con la seguente frase: "Padiel aporsy<br />
mesarpon omeuas peludyn malpreaxo..." Veramente, il semplice fatto di pronunciare queste<br />
enigmatiche parole può risultare inquietante, ma non ha niente di diabolico. Trithemius utilizzò<br />
un semplice codice di trasposizione di lettere con una sequenza determinata. Se applichiamo<br />
detto codice, il risultato è meno misterioso: "padiel aPoRsY mesarpon oMeUaS peludyn<br />
mAlPrEaXo..." Abbiamo messo in maiuscole le lettere codificate. La soluzione è l'espressione<br />
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latina primus apex... Dopo la decodificazione degli innumerevoli "scongiuri" presenti nei due<br />
primi volumi dell'Esteganografía, si ottengono una serie di frasi banali, probabilmente scelte a<br />
caso. Di conseguenza, è certo che Trithemius aveva scoperto una forma per inviare messaggi<br />
segreti a distanza, benché non sembri che gli spiriti avessero molto a che vedere con lei.<br />
ALFABETO INVERSO<br />
Il terzo libro<br />
dell'Esteganografía, con<br />
le sue oscure tavole<br />
numeriche, supponeva<br />
tutta una sfida per<br />
qualunque specialista<br />
in crittografia. Jim<br />
Reeds scoprì<br />
un'abbondante<br />
bibliografia su questo<br />
campo in Germania<br />
durante il secolo XVII.<br />
Comprovò che molti<br />
autori includevano nei<br />
titoli dei propri libri<br />
frasi com e<br />
"Giustificando<br />
Trithemius".<br />
Una di queste opere si<br />
pubblicò nel 1676. Il<br />
suo autore, Wolfgang Heidel, assicurava di aver decifrato il codice segreto del libro III.<br />
Curiosamente, anche Heidel utilizzò un codice crittografico per rivelare il contenuto delle sue<br />
investigazioni, in modo che nessuno lo capì.<br />
E ancora, molti pensarono che Heidel avesse fallito nel suo tentativo e, semplicemente, volesse<br />
appropriarsi illecitamente di un merito che non possedeva.<br />
Fino a quando nel 1996 Thomas Ernst, un investigatore dell'Università di Pittsburgh, riuscì a<br />
decifrare la vera natura del codice.<br />
Ernst che consultò tutte e due le copie del manoscritto originale dell'Esteganografía in<br />
Wolfenbütel (Germania) e nel Vaticano, pubblicò i risultati della sua investigazione nel 1996.<br />
Forse per averlo fatto in tedesco ed in una rivista poco conosciuta, il suo prezioso ritrovamento<br />
non ebbe la ripercussione che si meritava.<br />
Finalmente, Jim Reeds, l'investigatore dei laboratori ATT, dopo aver trascritto il libro originale e<br />
microfilmato per renderlo compatibile col suo computer, risolse il misterioso codice di Trithemius<br />
in solamente due giorni.<br />
In effetti, Reeds scoprì che l'abate benedettino aveva utilizzato alla rovescia l'ordine alfabetico ed<br />
aveva assegnato lettere a numeri. La difficoltà consisteva nel fatto che, Trithemius non aveva<br />
utilizzato lettere attuali, come la "k" e la "y", ma altre inesistenti attualmente. Dopo aver<br />
sostituito adeguatamente i segni, Reeds sviscerò i messaggi segreti nascosti nell'impalcatura di<br />
numeri e segni. Benché i messaggi codificati risultassero essere abbastanza innocui, in frasi<br />
scelte apparentemente a caso, questo ritrovamento conferma che Johannes Trithemius è, senza<br />
dubbio, la figura più distaccata della moderna scienza della crittografia.<br />
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PROPOSITO ENIGMATICO<br />
Ma, confina questa scoperta con il carattere "magico" dell'opera di Trithemius? Secondo Jim<br />
Reeds, questo ritrovamento non colpisce la personalità di Johannes Trithemius come figura<br />
chiave del movimento occultista del secolo XVI. Al contrario, Reeds crede che questa scoperta<br />
incrementerà molto l'interesse per l'enigmatica vita ed opere dell'abate benedettino. Tuttavia,<br />
l'investigatore nordamericano continua domandandosi perché Trithemius utilizzò la retorica<br />
della magia per fini tanto chiaramente scientifiche. Quale era il suo proposito? Chissà quelle<br />
frasi apparentemente tanto banali, risultato di decodificazione dell'Esteganografía, non lo sono<br />
tanto. Forse racchiudono il vero segreto dell'abate e mago Johannes Trithemius.<br />
La tabella dei nomi di spiriti e pianeti che disciplinano le ore, così tu potrai facilmente conoscere<br />
mediante ispezioni, ciò che lo Spirito e gestisce i Pianeti ogni ora del giorno e della notte della<br />
settimana.<br />
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Renaissance il codice creato da Johannes Tritemio. La gente era sospettosa di lui e dei suoi<br />
codici.<br />
E non tralasciamo l’oscuro alfabeto angelico ideato da Johannes Trithemius e Heinrich Agrippa,<br />
derivato dall’ebraico e strutturato secondo i principi della Kabbalah.<br />
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Lo spunto più interessante del libro riguarda il DNA umano.<br />
Sapevate che solo il 3% del nostro genoma è attivo?<br />
Il restante 97% viene definito 1genoma spazzatura1.<br />
In realtà questo sembra essere una banca della nostra storia genetica.<br />
Inoltre, sottoposto ad un programma crittografico di verifica del linguaggio, esso è risultato<br />
rispondere alle specifiche richieste: è un linguaggio esso stesso!<br />
Secondo quelle ricerche il DNA non serve solo a costruire e mantenere il nostro corpo, ma anche<br />
come deposito (Data Bank) di memoria dati e comunicazione.<br />
Essi hanno scoperto che il codice genetico segue tutte le regole dei linguaggi umani; essi hanno<br />
comparato le regole della sintassi (il modo nel quale sono messe assieme le parole) + la<br />
semantica (studio del significato delle parole e delle loro radici nelle varie forme linguistiche) +<br />
le regole basilari della grammatica ed hanno trovato che le coppie basiche (Adenina, Guanina,<br />
Citosina, Timina) del ns. DNA seguono specifiche regole grammaticali di un linguaggio ben<br />
preciso, come i nostri linguaggi umani.<br />
Il che porta ad affermare che il linguaggio umano derivi proprio dal linguaggio del DNA e non<br />
sarebbe un fenomeno indipendente da esso.<br />
Mi piace leggere libri pieni di spunti!<br />
Anche se questo non passerà alla storia come l’opera letteraria del secolo, spinge il lettore verso<br />
tutti i punti cardinali del sapere: la storia, l’arte, la filosofia e la scienza.<br />
Chaos, Orco e Notte.<br />
Come ombra del divino Chaos, Orco e Notte trovano spazio e dimensione naturale e razionale<br />
in un’opera di <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong>, intitolata Lampas triginta statuarum (Wittenberg, 1587)<br />
Essi, infatti, devono svolgere la controparte ‘oscura’ della relazione trinitaria (Padre, Figlio e<br />
Spirito), permettendo a questa di riassumere un rinnovato valore ‘rivoluzionario’.<br />
Nella riflessione di <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong>, infatti, lo spirito che è nella materia – il desiderio naturale<br />
– si riflette e rovescia nella materia che è nello spirito – l’eguaglianza del Figlio al Padre –<br />
allargando con ciò uno spazio razionale all’interno del quale può comparire l’immagine e la<br />
figura universale e concreta dell’Amore, nella sua relazione doppiamente infinita (verticale ed<br />
orizzontale).<br />
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È grazie a quest’apertura che la molteplicità naturale (Chaos) trova una sponda - senza<br />
riduzione od esclusione alcuna – nella molteplicità razionale (Notte), grazie ad una mediazione<br />
nello stesso tempo chiara ed oscura:<br />
lo Spirito e l’Orco.<br />
Il testo bruniano è<br />
particolarmente difficile e<br />
complesso, ma la struttura<br />
fondamentale che pone in luce ed<br />
evidenza pare certamente poter<br />
rappresentare lo strumento<br />
essenziale per il ribaltamento e<br />
rovesciamento del presupposto<br />
teologico, politico e naturale<br />
tradizionale, vincolato alla<br />
semplice filiazione in linea<br />
diretta e deterministica del<br />
rapporto trinitario.<br />
Qui il concetto dell’Uno<br />
necessario e d’ordine – di<br />
derivazione neoplatonicoaristotelica<br />
– giunge<br />
nella propria applicazione sino<br />
alla nostra contemporaneità,<br />
magari grazie proprio alla ripresa e all’esaltazione strumentale della filosofia hegeliana in<br />
ambiente universitario ed accademico statunitense.<br />
Con oculata ed opportuna capacità di visione la rinnovata concezione del mondo unico – appunto<br />
di derivazione premoderna – riesce a riprendere il sopravvento e l’egemonia dal punto di vista<br />
culturale riutilizzando tutta la linea tradizionale del rapporto trinitario che da Plotino ad<br />
Agostino, attraverso Scoto Eriugena e Tommaso, arriva sino ad Hegel ed agli hegeliani<br />
contemporanei (persino nelle figure degli stessi Papi, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI).<br />
Questa concezione, prettamente imperiale, si fa ora strumento di cattivazione universale delle<br />
coscienze, prefigurando l’immagine di una razionalità di nuovo totalitaria e concentrazionaria.<br />
Usando concetti ambigui dal punto di vista temporale – per la propria derivazione dall’ambito<br />
teoconservatore statunitense – quali ‘destino eterno’ ed ‘integralità dell’umano’, questa<br />
concezione entra in risonanza, appunto, con lo strumento di governo mondiale: la necessità<br />
assoluta del profitto capitale (con la sua universalità coattiva ed escludente).<br />
E ad essere coartate verso posizioni reazionarie e conservatrici non sono solamente le<br />
teorizzazioni teologiche e politiche: persino i presupposti della conoscenza naturale vengono<br />
irrigiditi nella difesa di quella concezione lineare e deterministica che meglio garantisce, con la<br />
propria internità, la struttura tradizionale dell’Essere.<br />
Teorie e discipline nuove – come le teorie fisiche delle stringhe, o le logiche della paraconsistenza<br />
– vengono guardate con sospetto – se non nascostamente censurate - negli ambienti accademici<br />
ed universitari, proprio per la loro messa in discussione di tutti i caposaldi della concezione<br />
classica (punto, linea, corpo e spazio; movimento; principio d’identità e di non-contraddizione,<br />
terzo escluso).<br />
Disattente – quando non apertamente contrarie - ai migliori progressi scientifici, civili e di<br />
pensiero, le strutture occidentali del potere laico e di quello religioso sembrano concentrate<br />
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unicamente sulle modalità attraverso le quali tutte le determinazioni possano essere coordinate<br />
e organizzate univocamente.<br />
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Distopia.<br />
L’univocità dell’Atto e della Potenza<br />
Imperiali.<br />
La credenza senza appartenenza dei<br />
cittadini europei (Silvio Ferrari, La Chiesa<br />
cattolica tra Ratzinger e Ruini. Religione<br />
civile o intransigenza: due strategie. si sta<br />
infatti rapidamente tramutando,<br />
ritrasformando – almeno nelle intenzioni<br />
pedagogiche della Chiesa Cattolica Romana<br />
– in una rinnovata partecipazione<br />
identitaria, sollecitata dalla comunicazione<br />
retorica dell’apparato organizzato della<br />
determinazione simbolica (ibidem). Se i miti<br />
ed i riti della religione cristiana non<br />
consentono più una presa normativa<br />
sull’insieme mobile delle popolazioni<br />
europee, i veicoli concreti della fede – i segni<br />
religiosi – riprendono per sé lo spazio delle<br />
coscienze ed i loro movimenti di<br />
riconoscimento (proprio ed altrui). In tal<br />
modo ciò che, in una decodificazione della superstizione latente, assume la caratteristica<br />
dell’idolo, conquista comunque la platea dell’orizzonte razionale (culturale in senso lato). La fede<br />
viene pertanto veicolata attraverso la restrizione di questi strumenti identitari. Ma viene,<br />
appunto, ristretta: conquista le coscienze, ma viene conquistata dall’idolatria. Dall’idolatria<br />
dell’univoco.<br />
Allora verità, libertà e natura possono di nuovo essere poste in una successione che – dall’alto del<br />
cielo al basso terrestre – riesuma la tradizionale disposizione dell’Atto e della sua Potenza nella<br />
Rivelazione. Si costruisce lo spazio ed il tempo per un unico Linguaggio. E, in realtà, alla fine per<br />
un’unica Espressione. Effetto immediato di questa riduzione parossistica è la ripresentazione di<br />
quella normatività che sembrava essere andata perduta: la visione dogmatica elaborata nei<br />
secoli dalla Chiesa cattolica si presenta come fondamento necessario ed ineludibile, intangibile<br />
ed indiscutibile, dell’etica e della politica collettiva. Con ciò una teocrazia ancora più potente –<br />
ma anche maggiormente minata da crepe e difetti interni – compare sulla scena dei ‘destini’<br />
politici e religiosi occidentali. L’Uno indicato dalla religione si sovrappone e si smarca dall’Uno<br />
indicato dall’economia. La stessa moltiplicazione dell’offerta religiosa presente sul continente<br />
nord-americano (ibidem) avrà quindi una conclusione ‘fatale’ nella riduzione all’idolo che<br />
maggiormente rappresenta la vocazione imperiale statunitense: la partecipazione ‘azionaria’<br />
vincente (ibidem). La riduzione sul continente europeo sarà invece avvantaggiata dalla<br />
composizione delle confessioni a costruzione maggiormente gerarchica, mentre più difficile sarà<br />
integrare le forme religiose più assembleari, che tenderanno invece a costituire la possibilità per<br />
la creazione di mondi diversi. Nello stesso tempo una vocazione neocalvinista e neopuritana<br />
permeerà di sé le antiche assemblee religiose cattoliche, mentre queste ultime potranno fornire<br />
alle prime, in via di espansione a livello mondiale, la conoscenza e l’esperienza delle proprie virtù<br />
mediative ed unitarie. Così globalmente nel mondo si formerà un ibrido fra le due prevalenti
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confessioni cristiane, attraverso un avvicinamento progressivo, che trasferirà le caratteristiche<br />
migliori e vincenti<br />
dall’una all’altra, quasi<br />
secondo una selezione<br />
darwiniana dei<br />
migliori atteggiamenti<br />
‘religiosi’.<br />
Visto che l’ambiente<br />
sarà quello economico,<br />
la determinazione<br />
socio-politica della<br />
religione sopravvivente<br />
dovrà dimostrare di<br />
essere quella<br />
maggiormente adatta<br />
alla vera ed autentica<br />
fede del pr ofitto<br />
capitale: l’unicità del<br />
controllo e del dominio<br />
delle forze naturali ed umane. Questo principio (e non altri) muove la richiesta relativa alla<br />
codificazione costituzionale delle ‘radici cristiane dell’Europa’, proprio in quanto il richiamo<br />
all’identità culturale e civile tradizionale dell’Europa costituisce una riscrittura orwelliana del<br />
passato: essa infatti annichila nel passato tutte le posizioni differenti e contrarie, per espungerle<br />
soprattutto dalla possibilità di ripresentarsi nel futuro. Inoltre, proprio come nel passato tragico<br />
delle guerre e delle persecuzioni religiose, questo richiamo all’unicità della fede religiosa vorrà<br />
favorire il processo di integrazione sopra indicato, garantendo un nuovo supernazionalismo<br />
religioso quale motore della difesa della civiltà neoimperiale europea.<br />
In particolare, proprio la Chiesa cattolica romana si sta facendo promotrice e portatrice di questo<br />
impulso all’unificazione aggressiva, intendendo vincere la gara per l’egemonia con le altre<br />
confessioni religiose del continente europeo. Prima nella disputa con l’ortodossia, poi con la<br />
riaffermazione dell’esclusività e del primato nell’opera di salvezza del proprio canone di verità<br />
(Dominus Jesus). La Chiesa cattolica romana sta partecipando a questa lotta mettendo in campo<br />
strumenti dottrinali apparentemente capaci di assorbire il campo delle confessioni contrapposte<br />
(anglicani, luterani, protestanti in genere): la razionalità della vocazione, il suo impiego<br />
immediatamente civile e collettivo, la stretta e forte forma identitaria sono strumenti attraverso<br />
i quali Papa Benedetto XVI cerca di conquistare, facendosi prima apparentemente conquistare<br />
da principi d’uso frequente presso i fedeli delle chiese protestanti. Lo stesso orizzonte razionale<br />
della fede viene utilizzato per un richiamo all’evidenza – quasi aristotelico-cartesiana – della<br />
contraddizione che animerebbe la cultura di tradizione illuminista europea: il patente<br />
distogliersi dal fondamento dell’Uno nella sua necessaria e penetrativa organicità (ibidem). Le<br />
determinazioni necessarie interne a questa ramificazione progressiva razionale costituirebbero<br />
invece le unità valide per l’agire collettivo, nel rapporto interno ed esterno, nella trasformazione<br />
neocorporativa dell’economia e della società europea e nel combattimento previsto e preparato<br />
con l’Oriente ed il suo assolutismo (qui compare di nuovo l’uso dell’impostazione ed<br />
interpretazione hegeliana). La Chiesa cattolica romana, perseguendo il proprio obiettivo<br />
egemonico in Europa, si forgerebbe dunque quale perfetto strumento ideologico dell’imperialismo<br />
occidentale, nella sua ‘fatale’ espansione verso la conquista dell’intero orizzonte planetario. Il<br />
richiamo alla volontà – quasi provvidenziale – di fare del cristianesimo la religione civile<br />
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dell’Europa (ibidem) non ha dunque altro valore e funzione della preparazione e predisposizione<br />
di questo strumento ideologico, dell’essenziale e necessario richiamo all’unità delle genti europee<br />
(contro il nemico interno ed esterno). Libertà e democrazia, in questo contesto, non avranno<br />
allora altro senso e significato della conservazione – anche feroce – delle espressioni economicosociali<br />
del capitale, con una progressiva militarizzazione del diritto borghese, verso stati di<br />
dittatura (dittatura del capitale) sempre più profondi ed accentuati. La stessa unità del diritto,<br />
razionale e naturale, nei suoi beni della vita, libertà e felicità verrà piegata e spezzata,<br />
effettivamente capovolta, dalla difesa indiscussa della proprietà finanziaria mondiale, dalle sue<br />
necessità rese diritto esclusivo e dalle manifestazioni ad esse adeguate dell’agire individuale e<br />
collettivo (persuasione dei mezzi di comunicazione di massa).<br />
A questa fascistizzazione del diritto – l’autoaffermazione del<br />
corpo e della ragione sana - porterà il suo contributo teoretico e<br />
pratico il nuovo processo fusionale religioso, il processo<br />
dell’integrazione dottrinale mondiale. Avendo di mira questo<br />
obiettivo, la Chiesa cattolica romana sta rinnovando la propria<br />
offerta di stato etico, prima italiano, poi europeo ed infine<br />
mondiale. Una battaglia per la conquista mondiale dunque di<br />
grande impegno, accompagnata nelle sue diverse fasi<br />
espansive dalla nascita o dalla fortificazione di opportune<br />
organizzazioni economico-religiose e pedagogiche (Opus Dei,<br />
Comunione e Liberazione, Legionari di Cristo), capaci di<br />
innescare ed accompagnare lo sviluppo di quella conquista. Il<br />
tocco, il tatto e l’impressione decisa degli interessi in senso lato<br />
economici – la sicura salvezza dell’identità, attraverso il<br />
controllo del rapporto fra produzione e scopo - costituirà la<br />
stella polare e l’orizzonte di cielo di questi movimenti. Ben<br />
altro terreno, aperto e molteplice, proporrà invece la soluzione<br />
della fase conclusiva e definitiva della civiltà occidentale, quale<br />
apertura a relazioni di pace e giustizia nell’intero pianeta.<br />
Utopia.<br />
La plurivocità del creativo e dialettico.<br />
Ben altro terreno, si diceva. Non è in realtà un terreno nuovo:<br />
esso era già presente nella cultura greca, prima delle riduzioni<br />
platonico-aristoteliche; ha attraversato l’età medievale e<br />
rinascimentale, spingendo da sotto con la propria forza eruttiva, ogni qualvolta il messaggio<br />
evangelico ritornava alle proprie origini egualitarie e libertarie; si è trasformato nei movimenti<br />
della nuova scienza e filosofia dell’epoca moderna; è stato travisato, quando questi movimenti<br />
hanno riadattato per loro stessi un ambiente naturale e razionale che li riaccostava alla<br />
tradizione neoplatonico-aristotelica; ha superato con difficoltà le proprie crisi contemporanee,<br />
quando ha cercato di abbandonare questo contesto; si ritrova oggi a dover riformulare una<br />
prospettiva filosofica forse completamente nuova, assolutamente rivoluzionaria. Questo terreno<br />
viene riesumato in tutta la sua straordinaria vitalità creativa e dialettica, dal cataclisma<br />
bruniano, dal presupposto teologico, politico e naturale proposto all’inizio della modernità dal<br />
filosofo di Nola <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong>.<br />
Così di fronte alla crisi del positivismo scientifico della seconda metà del XIX secolo e del riflesso<br />
che pareva comportare per ogni prospetto di razionalità, l’infinito creativo e dialettico bruniano<br />
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poteva essere portato in auge solamente dalle avanguardie culturali e politiche occidentali,<br />
prima della definitiva crisi indotta dalla modernità stessa tramite i due conflitti mondiali. Non<br />
ancora uscita dalla crisi indotta, la modernità post-bellica si è ritrovata a riproiettare di fronte e<br />
davanti a sé i due filoni della metafisica dell’oggettività e della soggettività, proprio attraverso<br />
ciò che occlude e decapita in anticipo la visione e la prassi del presupposto bruniano: la<br />
concezione dello Stato etico, nella sua versione socialista ed in quella liberale. Eguaglianza senza<br />
libertà e libertà con un’eguaglianza solamente formale combatterono allora fra loro per<br />
l’impossessamento totale e definitivo, per il dominio ed il controllo, del mondo unico di antica<br />
tradizione platonico-aristotelica. Facile fu, inevitabilmente, la vittoria del secondo contendente,<br />
dove almeno l’apparenza superiore della libertà, pur nella sua astrattezza e funzionalità, poteva<br />
ancora espletare la ragione di una completezza ed integralità per la libertà personale.<br />
La vittoria di questo contendente doveva però portare in campo – come porta attualmente in<br />
campo – la 'virtù' nascosta ed originaria della modernità: dare alla completezza ed integralità<br />
della libertà personale l’antico valore classico, feudale e di classe della separazione e della<br />
differenza. Far risorgere quell’antico prospetto neopitagorico-aristotelico, che <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong><br />
aveva duramente sperimentato in terra inglese, per ribadire la necessità di un atto prioritario e<br />
di una potenza ad esso gerarchicamente subordinata. In questo contesto la riattualizzazione<br />
delle argomentazioni bruniane – in<br />
particolar modo quelle portate dalla<br />
Cabala del Cavallo pegaseo, con la loro<br />
carica ironica e beffarda nei confronti<br />
del progetto di costituzione ordinata<br />
del mondo – non possono non far<br />
ancora tremare di sdegno e di scandalo<br />
i nuovi esegeti e cultori del Nuovo<br />
Ordine mondiale, proprio per la<br />
ragione che esse riescono a far<br />
intravedere lo sviluppo di uno spirito<br />
mondiale ‘sovversivo’: un nuovo spirito<br />
dell’Anticristo, capace di rompere e<br />
dissolvere – come alter Christus –<br />
l’identificazione idolatrica fra religione<br />
e potere.<br />
Ora pare giungere infatti a<br />
conclusione il sistema del mondo<br />
preparato lungo tutti i secoli della<br />
modernità stessa, necessariamente<br />
espungendo dalla storia e soprattutto<br />
dalla memoria – pericolosamente<br />
sempre 'artistica', come aveva scoperto<br />
<strong>Bruno</strong> - tutte quelle anomalie o scarti<br />
diversivi e pericolosi che hanno sì<br />
apparentemente portato il sistema<br />
stesso a progredire, ma hanno nel contempo costituito - soprattutto per il tempo presente e<br />
futuro - un’occasione rivoluzionaria: a partire dalla Rivoluzione sovietica del 1917 e<br />
regredendo sino alla Rivoluzione francese del 1789-92/3, per giungere a ritroso appunto sino<br />
al giusnaturalismo del ‘600, la volontà intellettuale moderna ora egemone procede alla<br />
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sradicazione, abrasione ed<br />
espulsione di qualsiasi spazio e<br />
tempo di vitale, libera ed eguale,<br />
comunanza e fratellanza, umana e<br />
naturale. Nel tempo della guerra<br />
infinita e preventiva, la civiltà<br />
occidentale è giunta finalmente –<br />
ed in modo apparentemente fatale -<br />
ad identificare l’infinito astratto<br />
della tradizione neoplatonicoaristotelica<br />
con la volontà di<br />
terrorizzare o distruggere ogni<br />
parvenza di movimento autonomo.<br />
Nel mondo unico abitato dal<br />
principio capitalistico del profitto<br />
certo ed assicurato, necessario, la<br />
sola logica capace di mantenere e<br />
conservare in vita il sistema che di<br />
ciò si alimenta e prospera è la<br />
logica della sopraffazione<br />
preventiva, mentre l’unico<br />
strumento destinato a realizzarla<br />
si appalesa definitivamente come<br />
lo strumento delle armi e della<br />
distruzione selettiva (culturale,<br />
socio-economica, istituzionale ed<br />
infine, come extrema ratio, fisica e<br />
collettiva). Contraddizione ed<br />
opposizione vengono allora delegittimate nella propria reale fattualità, per essere assunte e<br />
neutralizzate entro una cornice predisposta ad attutirne gli urti, le pulsioni e, soprattutto, le<br />
dinamiche. Per questo la neutralizzazione preventiva ad opera del diritto iper-borghese<br />
internazionale non può non restringere in maniera sempre più asfissiante ogni spazio e tempo<br />
che, tenacemente, desiderino continuare ad essere abitati da una concezione vitale, libera ed<br />
eguale, della convivenza, umana e naturale. Specchio riflesso di questa costituzione formale è,<br />
poi, la civiltà materiale che viene edificata e costantemente costruita, nell’intento di occupare<br />
tutti gli spazi dell’immaginazione: qui l’astratto ridiventa il motore di un costante e diuturno<br />
perseguimento simbolico. L’integro e l’integrale scavano un fossato ed una frattura, un vero e<br />
proprio 'Vallo di Adriano', nei confronti delle nuove minacce e dei 'nuovi barbari', stanziati ai<br />
confini dell’Impero, ma anche oramai penetrati nelle pieghe più periferiche del medesimo tessuto<br />
connettivo economico-sociale mondiale.<br />
Di fronte a questa salvezza totalmente a rischio, innalzarsi a costituire una separazione ed una<br />
differenza ultima e definitiva non sarà allora che l’estremo rifugio prima dell’annichilazione.<br />
Così di fronte all’inclusione necessaria e necessitata – con la forza del terrore, se necessario - in<br />
questo mondo d’incubo, può restare solamente il richiamo al suono ed al canto, al sogno utopico<br />
ma tremendamente reale nella sua eventuale negazione, dell’attualizzazione del presupposto<br />
bruniano. Quella attualizzazione che i movimenti culturali, teorici e pratici, nati alla metà degli<br />
anni ‘60 del secolo XX hanno già iniziato a compiere e che i successivi sviluppi delle filosofie o<br />
delle scienze umane e naturali hanno contribuito a far progredire. Considerazione e definizione<br />
dell’inconscio come insiemi infiniti (Matte Blanco), teoria delle stringhe (supersimmetria),<br />
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filosofia e logica della paraconsistenza, matematiche della non-linearità e della complessità,<br />
teologie della liberazione e della partecipazione collettiva, movimenti 'altermondialisti': tutte<br />
queste correnti intellettuali e pratiche possono ritrovare spazio e tempo d’agibilità entro il<br />
presupposto bruniano.<br />
Natura ed Anima, nella loro interpretazione bruniana, paiono infatti poter slanciare finalmente<br />
un presupposto teologico, naturale e politico rovesciato ed opposto rispetto a quello della<br />
tradizione neoplatonico-aristotelica (la severiniana 'follia dell'Occidente'). Con un regresso ai<br />
pensatori presocratici ed una rivoluzione nel concetto di Spirito <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> costituiva e<br />
costituisce tutt’ora una splendida occasione per una modernità diversa da quella che poi pare<br />
essersi effettivamente realizzata e sviluppata. Finalmente, in tutte le sue dilaceranti separazioni<br />
e contraddizioni esiziali. Un’occasione di modernità che però ora riappare, nella propria virtù e<br />
tensione risolutrice.<br />
Così all’indagine teologica del problema spetta quella preminenza che potrà garantire – secondo<br />
lo stesso costume bruniano - frutti fecondi anche sul piano degli schemi culturali che siamo usi<br />
predisporre, per leggere ed interpretare sia la realtà che chiamiamo, generosamente, Natura sia<br />
quella che, affettuosamente, denominiamo con i termini di Anima e Ragione.<br />
Per collocare <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> nella storia dell’ermetismo e della magia rinascimentale occorre<br />
riferirsi in primo luogo alle sue opere mnemoniche, il De umbris idearum, il Cantus Circaeus e il<br />
Sigillo dei Sigilli che contengono i suoi primi scritti sulla memoria. Quest’arte classica,<br />
considerata per lo piu mnemotecnica, ha avuto una lunga storia nel corso del Medio Evo. Nel<br />
rinascimento si rivifica tra neoplatonici ed ermetici come metodo per imprimere nella memoria<br />
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immagini fondamentali ed archetipe<br />
presupponendo lo stesso ordine<br />
cosmico e consentendo cosi’ anche una<br />
profonda conoscenza dell’universo. Le<br />
‘’ombre delle idee ’’ di <strong>Bruno</strong> sono<br />
immagini magiche, immagini archetipe<br />
celesti, che sono più vicine alle idee<br />
della mente divina di quanto non siano<br />
le cose inferiori; e non e’ da escludere<br />
che lo stesso Ficino, nel suo frequente<br />
uso della parola ‘’ombre’’, abbia voluto<br />
anch’egli intenderla in questa<br />
accezione. Chi era in possesso di un<br />
tale sistema si innalzava al di sopra<br />
del tempo e rifletteva nella propria<br />
mente l’intero universo della natura e<br />
dell’uomo come riflesso gnostico<br />
dell’universo nella mente. Imprimendo<br />
nella memoria immagini celesti,<br />
immagini archetipe del cielo che sono<br />
ombre vicine alla idea della mente<br />
divina dalla quale dipendono tutte le<br />
cose inferiori e imprimendo nella<br />
fantasia figure zodiacali ‘’si può<br />
ottenere il possesso di un’arte<br />
figurativa che assiste<br />
meravigliosamente, non solo la<br />
memoria, ma tutti i poteri dell’anima’’.<br />
Il sistema bruniano della memoria è perciò rappresentativo della memoria di un mago, che<br />
conosce la realtà oltre la molteplicità delle apparenze, avendo conformato la propria<br />
immaginazione ad immagini archetipe, e che, grazie alla sua penetrazione nella realtà, ha<br />
conseguito anche poteri operativi. L’operazione di <strong>Bruno</strong> appare assai semplice. Egli ha<br />
ricondotto la magia rinascimentale alle sue fonti pagane, abbandonando i tentativi del Ficino di<br />
elaborare una magia innocua dissimulandone la fonte principale, l’Asclepius, e schernendo<br />
violentemente gli ermetici religiosi che hanno creduto di fondare un ermetismo cristiano facendo<br />
a meno dell’Asclepius, e proclamandosi un Egiziano convinto che ha deplorato la distruzione<br />
fatta dai cristiani del culto degli dei naturali della Grecia e della religione attraverso cui gli<br />
egiziani avevano raggiunto le idee divine, il sole intelligibile, l’Uno del neoplatonismo; ed ha<br />
auspicato il ritorno della religione magica egizia e le loro leggi morali che sostituiranno il caos.<br />
Al contempo si rese conto che tali operazioni non potevano essere ne' comprese, ne' attuate da<br />
tutti, ma che era necessaria una selezione degli animi ed un graduale avvicinamento sia ai temi<br />
specifici che all'operatività che ne conseguiva. Lo disse e scrisse chiaramente sia nel preambolo<br />
della sua prima opera mnemonica, il “De Umbris Idearum”che inizia con l'incipit:<br />
Ombra profonda siamo, e voi non tormentateci, o inetti : un’opera tanto importante non si rivolge<br />
a voi, ma ai dotti.<br />
Sia poi nel discorso introduttivo di Hermes che, come manifesto programmatico dell'Arte della<br />
memoria dice:<br />
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Quest'arte non serve soltanto ad acquisire una semplice tecnica mnemonica, ma avvia e introduce<br />
anche alla scoperta di numerose facoltà. Di conseguenza, coloro ai quali sarà concesso di<br />
apprendere i più profondi principi<br />
dell’Arte, conformemente alla sua<br />
maestà, ricordino: di non divulgarla<br />
senza distinzione a chiunque, senza<br />
una selezione, ed elargiscano i suoi<br />
canoni esplicitamente ai singoli, in<br />
modo più intenso o più dilazionato a<br />
seconda dei meriti e delle facoltà<br />
ricettive di coloro ai quali deve essere<br />
comunicata. Inoltre, sappiano coloro<br />
cui è giunta questa arte: il nostro<br />
ingegno non è tale né da essere legato a<br />
una determinata corrente di filosofia<br />
altrui né da disprezzare universalmente<br />
qualunque altro indirizzo filosofico.<br />
Davvero non c'è nessuno che non<br />
teniamo in gran conto tra coloro che si<br />
sono appoggiati al proprio ingegno per<br />
giungere alla contemplazione delle cose<br />
e che hanno costruito qualcosa con arte<br />
e metodo. Non trascuriamo i misteri dei<br />
Pitagorici, né sminuiamo la fede dei<br />
Platonici e non disprezziamo neppure i<br />
ragionamenti dei Peripatetici, quando<br />
si fondano su una premessa reale.<br />
L'operazione iniziatica appare chiara:<br />
un percorso non per tutti, ma<br />
accessibile a tutti.<br />
Una iniziazione progressiva dove conformemente a stati interiori di consapevolezza e di<br />
percezione, corrispondono capacità ricettive di insegnamenti arcaici, sempre più vicini alla<br />
Sorgente iniziale di gnosi.<br />
“Quando l'orecchio del discepolo è pronto a ricevere la parole, giungono le labbra del Maestro a<br />
pronunciarle”<br />
Con la scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo nel 1492 e con la rivoluzione<br />
copernicana del 1530, il mondo occidentale si trovò a fare i conti con una nuova realtà. Erano<br />
crollati muri e barriere che si credevano invalicabili e definiti per sempre; tutto tornò in<br />
discussione, il predominio del papato subiva la riforma luterana dopo quella anglicana, il mondo<br />
diventava più ampio e si preparava una nuova era, quella della modernità. <strong>Bruno</strong> comprese ed<br />
accettò il sistema copernicano, ma alzò la testa verso le stelle, verso l'universo infinito e nella<br />
“Cena de le Ceneri” portò la sua critica a Copernico. La Cena de le Ceneri è il primo dei sei<br />
dialoghi italiani seguito dal “De la causa, principio et uno” e il “De l’infinito universo et mondi”,<br />
come primo trittico sul concetto di infinito universo e lo “Spaccio de la bestia trionfante”, la<br />
“Cabala del cavallo pegaseo” e “De gli eroici furori” per indicarne la riforma etico, morale e<br />
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sociale che tale percezione<br />
comporta passando attraverso la<br />
tecnica cabalistica come chiave di<br />
lettura dell’intellegibile, per la<br />
liberazione dell’animo umano nei<br />
furori. <strong>Bruno</strong> li scrisse e pubblicò<br />
tutti a Londra, nell’arco di due soli<br />
anni dal 1584 al 1585, e in<br />
italiano, come il precedente “Il<br />
Candelaio”, commedia anch’essa in<br />
volgare per rivolgersi ad un<br />
pubblico più vasto e lanciando<br />
semi da fare attecchire e<br />
germogliare negli animi più<br />
predisposti, capaci poi di seguirlo<br />
nelle opere latine dove affina e da<br />
metodologie operative al suo<br />
pensiero. Ne ”La cena delle<br />
ceneri”, <strong>Bruno</strong> getta le basi della<br />
sua “nova filosofia”e racconta di<br />
come si scontrò coi dottori di<br />
Oxonia per la sua critica all’eppur<br />
nuova e straordinaria teoria<br />
copernicana. Ma la sua non era<br />
critica, era solo un completarla,<br />
intuiva l’Universo infinito senza<br />
centro…. o con infiniti centri.<br />
Copernico s’era limitato a<br />
sostituire il geocentrismo con<br />
l’eliocentrismo, aveva intuito, ma non fino in fondo, aveva calcolato, ma nei limiti dei calcoli, non<br />
aveva immaginato equazioni più profonde. <strong>Bruno</strong> intuì l’universo, infinito, senza limiti e con<br />
innumerevoli mondi: da questa intuizione inizia il suo percorso, come nuova condizione umana<br />
ad una nuova concezione del mondo. Il presupposto fondamentale di tutta la filosofia bruniana è<br />
che: una volta ammesso che Dio è infinito, e questo lo ammettevano anche prima di <strong>Bruno</strong>, e una<br />
volta ammesso, soprattutto con <strong>Bruno</strong> e proprio nella Cena, che anche la natura è infinita, due<br />
infiniti non possono concettualmente coesistere rimanendo separati e distinti, ma due infiniti<br />
non sono che un medesimo infinito. E il sapiente, il filosofo, il mago, colui che cerca, cerca la<br />
natura, ma nel cercare nella natura, cerca anche Dio, Dio che è fatto natura. (Emblema Atalanta<br />
Fugiens) <strong>Bruno</strong> parla di “profonda magia”, cioè di quella magia che è un sapere tanto forte da<br />
essere in grado di penetrare nelle segrete singolarità della realtà naturale e nella Cena delle<br />
ceneri fa precisazioni importanti, ispirato da un punto di vista speculativo dal pensiero di<br />
Plotino, in termini di filosofia religiosa, il problema del rapporto tra Dio e Natura: Dio è<br />
trascendente, rispetto alla natura, che agostinianamente ha creato rimanendo al di la di essa,<br />
oppure: Dio è immanente nella natura, cioè è l’attività produttrice che è come il motore interno<br />
della natura, ma non se ne distacca. E nella Cena delle Ceneri, per trovare una via d’uscita dallo<br />
scontro con la filosofia trascendentistica dominante, <strong>Bruno</strong> adopera l’idea plotiniana del duplice<br />
atto. Infatti parla delle due Sofie: una, la sapienza di Dio, trascendente, e la sapienza, viceversa<br />
terrena, immanente nella natura; e dice che all’uomo è dato di conseguire soltanto la seconda, la<br />
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sofia terrena, in cui la verità è immanentizzata nella natura; quell’altra <strong>Bruno</strong> non la nega ma<br />
riconosce che è preclusa alla capacità dell’uomo.<br />
Ma in quella che <strong>Bruno</strong> chiama sofia terrena, cioè la conoscenza della natura, è una conoscenza<br />
in cui, che cosa si conosce?<br />
Che cos’è che costituisce il vero e proprio contenuto di questo conoscere? La verità è l’idea, ma<br />
l’idea noi non la vediamo e tocchiamo;<br />
piuttosto noi vediamo e tocchiamo le<br />
cose sensibili che sono, platonicamente<br />
“ombre delle idee”, come <strong>Bruno</strong> titola<br />
appunto la prima delle sue opere.<br />
Ad una nuova visione del cosmo deve<br />
necessariamente corrispondere una<br />
nuova visione dell’uomo.<br />
Con queste parole poste all’inizio della<br />
cena delle ceneri, <strong>Bruno</strong> annuncia la<br />
nuova era, che apre lui stesso, lui che<br />
“ha disciolto l'animo umano e la<br />
cognizione,<br />
e……. ch'ha varcato l'aria, penetrato il<br />
cielo, discorse le stelle, trapassati gli<br />
margini del mondo, fatte svanir le<br />
fantastiche muraglia de le prime,<br />
ottave, none, decime ed altre, che vi<br />
s'avesser potuto aggiungere, sfere, per<br />
relazione de vani matematici e cieco<br />
veder di filosofi volgari; cossì al<br />
cospetto d'ogni senso e ragione, co' la<br />
chiave di solertissima inquisizione<br />
aperti que' chiostri de la verità, che da<br />
noi aprir si posseano, nudata la<br />
ricoperta e velata natura, ha donati gli<br />
occhi a le talpe, illuminati i ciechi e<br />
……. Far quel progresso col spirto che non può far l’ignobile e dissolubile composto, “<br />
ignobile e dissolubile composto che è il corpo umano appesantito dalla materia. <strong>Bruno</strong> s’erge<br />
come uomo cerniera fra il vecchio e nuovo mondo che s’apriva col ‘600, ultimo della tradizione<br />
rinascimentale che con immagine plotiniana, traboccava, aprendo la via al secolo dei lumi.<br />
La sua nuova visione dell’universo dentro il quale l’uomo si inserisce e si ritaglia un proprio<br />
spazio, fatto a misura di ciò che realmente è, per quello che vale e per come può incidere nella<br />
realtà che lo circonda, che è a sua perfetta somiglianza: ciò che è percepisce, come se si<br />
specchiasse in se stesso.<br />
Vedeva il rapporto uomo – natura come immagine riflessa da uno specchio: quello che esiste oltre<br />
lo specchio non è altro che ciò che gli mostra.<br />
La natura si riflette in noi come noi in lei, in una vicissitudine dove l’uomo diviene sempre centro<br />
di quell’universo che da lui si propaga.<br />
Dal macro al micro cosmo, l’uomo si pone quindi in modo nuovo, come uno degli infiniti punti e<br />
quindi sempre centro per suo volere, potere ed azione:<br />
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“Se l’universo è infinito, ogni punto è centro dell’universo” La dimensione della visione del reale<br />
si sposta quindi dall’orizzontale al verticale.<br />
Posto che la percezione sensoriale<br />
non rappresenta che uno degli<br />
infiniti modi con cui si può percepire<br />
la realtà e posto che il nostro “punto<br />
di osservazione” dipende<br />
esclusivamente da come siamo<br />
“NOI” e da come osserviamo il<br />
mondo e che da questo punto<br />
d’osservazione noi agiamo,<br />
interveniamo sul divenire,<br />
interagiamo con esso, con l’intensità<br />
della nostra energia data dal modo e<br />
dal mondo in cui viviamo e da cui<br />
percepiamo la realtà, quel che di<br />
essa assorbiamo e di cui ci<br />
alimentiamo, e come con essa<br />
interagiamo.<br />
Passare dall’orizzontale al verticale,<br />
significa quindi “porsi” ad un<br />
determinato livello o piano<br />
geografico, geometrico o geodetico di<br />
vibrazione, assorbendo l’energia che<br />
poi il reale ci restituisce.<br />
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“La costruzione d’una natura<br />
padroneggiabile dalla mente perché<br />
la mente possa ricevere<br />
a sua volta ritmo e proporzione dalla<br />
natura”<br />
Con la sua sfolgorante visione, <strong>Bruno</strong> apre le porte al mondo moderno, mondo della ragione,<br />
della scienza, della ricerca e della conoscenza che vede nell’uomo non tanto il centro dell’universo<br />
come scopo del creato per intervento divino, ma la centralità dell’uomo nell’universo, come una<br />
delle tante manifestazioni della natura, capace di percorrere la strada che lo porta sempre più ad<br />
una dimensione finanche “divina” del tutto.<br />
Proprio come Pico aveva magnificamente espresso sul finire del XV° sec.<br />
" Non ti diedi, Adamo, una stabile dimora, ne un’immagine propria, né alcuna peculiare<br />
prerogativa, perché tu devi avere e possedere secondo il tuo voto e la tua volontà, quella dimora,<br />
quell’immagine, quella prerogativa che avrai scelto sicuramente.<br />
Una volta definita la natura alle restanti cose, sarà pure contenuta entro prescritte leggi.<br />
Ma tu senz'essere costretto da nessuna limitazione, potrai determinarla da te medesimo, secondo<br />
quell'arbitrio che ho posto nelle tue mani.<br />
Ti ho collocato al centro del mondo perché potessi così contemplare più comodamente tutto quanto<br />
è nel mondo.<br />
Non ti ho fatto del tutto né celeste né terreno, né mortale, né immortale perché tu possa plasmarti,<br />
libero artefice di te stesso, conforme a quel modello che ti sembrerà migliore.
19/06/2012 - 20.17 <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> <strong>Monaco</strong> <strong>Mago</strong> <strong>Occultista</strong><br />
Potrai degenerare sino alle cose inferiori, i bruti, e potrai rigenerarti, se vuoi, sino alle creature<br />
superne, alle divine."<br />
Insomma la vita è totalmente varia....<br />
Questa varietà è la caratteristica<br />
dominante.. che allo stesso tempo evoca<br />
l'unitarietà di fondo....<br />
Come avviene nell'osservazione delle<br />
figure formantesi in un caleidoscopio,<br />
gli specchietti e i cristalli sono gli<br />
stessi ma le immagini appaiono<br />
sempre diverse.<br />
Così eone dopo eone universo dopo<br />
universo big bang dopo big bang la<br />
vita continua a manifestarsi in una<br />
policromia di colori, di forme<br />
incommensurabilmente diverse ma<br />
attingenti alla stessa matrice: la<br />
coscienza.<br />
La consapevolezza dell'Uno che si fa<br />
molti.<br />
Questa era anche la visione del nostro<br />
filosofo e spiritualista laico <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong>.<br />
Egli aveva intuito la vera essenza, la sorgente universale, e la possibilità degli universi<br />
continuamente ricreati e paralleli..<br />
Il fuoco d'artificio eternamente manifesto e inestracabilmente congiunto di Spirito e Materia.<br />
Che la sua intuizione non fosse stata accolta dai suoi contemporanei, e gli provocò anzi un'atroce<br />
morte, dal punto di vista del pensiero astratto e della realtà delle cose ha poca importanza...<br />
Ed inoltre, nella percezione dualistica, l'intelligenza ha bisogno della stupidità per risultare<br />
evidente.<br />
Ciò che è vero lo è sempre e non abbisogna di conferme... è autoesistente.<br />
Come ognuno di noi può riscontrare nella sua stessa identità e senso dell'essere che non<br />
abbisogna di venire corroborata da agenti esterni.. anzi sono gli agenti esterni ad essere<br />
corroborati nella loro presenza ed esistenza dal "noumeno", dal soggetto!<br />
La verità non può essere raccontata poichè il racconto non è la sostanza.<br />
Ed ora ecco un'altra faccia della medaglia, quella della visione scientistica:<br />
Martin Bojowald ha lavorato per sei anni intorno alle complicate equazioni che sorreggono la sua<br />
teoria.<br />
Oggi finalmente è potuto uscire allo scoperto su Physics Nature per dire che l'universo non è<br />
nato con il Big Bang.<br />
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Quando si verificò il "grande botto" al quale si fa tradizionalmente risalire la creazione del<br />
mondo che conosciamo, l'universo esisteva già. Anzi, il Big Bang non fu altro che un<br />
"ripiegamento", un "rimbalzo" della materia preesistente.<br />
Uno dei limiti della teoria del Big Bang, descritta matematicamente da Einstein, è che in un<br />
dato momento tutta la materia era concentrata in un punto con volume zero e massa ed energia<br />
infinite.<br />
Secondo le leggi della fisica, impossibile.<br />
Ora gli scienziati dell'università di Pennsylvania State University, coordinati da Bojowald,<br />
dicono che prima della nascita del nostro universo ce n'era uno simile che però collassava su se<br />
stesso.<br />
Unendo la teoria della relatività ad equazioni di fisica quantistica, alla Penn State è nato il<br />
primo modello che descrive sistematicamente l'esistenza di un universo preesistente al nostro, e<br />
che ne calcola alcune caratteristiche.<br />
Secondo il modello (Loop Quantum Gravity, o Lqg), il vecchio universo stava collassando<br />
rapidamente, fino a raggiungere uno stato in cui la gravità e l'energia erano così alte (ma non<br />
infinite, come sostenuto dalle teorie precedenti) che la repulsione reciproca ha fatto invertire il<br />
processo e ha dato vita all'universo in espansione che conosciamo oggi.<br />
Per i fisici americani, anche se molto simili fra loro, gli universi "pre" e "post" rimbalzo non erano<br />
uguali: le equazioni che li governano infatti hanno almeno una variabile differente, che Bojowald<br />
chiama il "fattore di dimenticanza cosmica".<br />
Cioè l'assenza di almeno un parametro dell'universo "pre" nell'universo "post".<br />
Il che impedisce anche l'infinito replicarsi di universi gemelli.<br />
Questo e' un modo insolito degli Uomini Blu, per direzionare la nostra attenzione verso<br />
particolari numeri sacri, presenti nei diversi culti sotto vari formati e coloriti.<br />
Sono le chiavi ermetiche degli antichi codici celesti, ed i tre numeri che mi hanno dato come guida<br />
sono: 33-21-11, che compaiono nello schema multi- dimensionale appena elaborato che contiene<br />
allenamenti e giochi divini, per attivare l'occhio interiore ed impararere a vedere oltre le<br />
apparenze..<br />
La scala 11, di <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> 21, per l’Uomo sole 33.<br />
Disendi nelle tue profondita',<br />
in equilibrio tra le due forze.<br />
Percepisci le essenze sacre,<br />
dentro e fuori di te,<br />
ed inizia ad espanderti....<br />
Giocando col Dio sole, si arde di sacro amore.<br />
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Controllare bene la tabella<br />
Controllare bene i numeri<br />
Controllare bene le combinazioni<br />
Buon lavoro<br />
È il decimo numero primo, dopo il 23 e prima del 31.<br />
È un numero primo di Sophie Germain<br />
È un primo primoriale, 29 = 2 * 3 * 5 − 1<br />
È la somma di tre quadrati, 22 + 32 + 42<br />
È il terzo numero, dopo 1 e 5, tale per cui 2n2 − 1 è un quadrato; (sequenza A001653 nell'OEIS)<br />
È il quinto numero di Markov: si trova nelle soluzioni all'equazione Diofantina di Markov (2, 5,<br />
29), (2, 29, 169), (5, 29, 433),...<br />
Non è la somma di due numeri primi<br />
È un numero di Tetranacci: 1, 1, 2, 4, 8, 15, 29...<br />
2n2 + 29 è un numero primo per tutti i valori di n da 1 a 28.<br />
È la radice quadrata di (6! + (6! + 6) / 6).<br />
Può essere scritto in due modi diversi come combinazione fra i primi 4 numeri primi e le 3<br />
operazioni aritmetiche di base (somma, sottrazione e moltiplicazione) : 29 = (2 * 7) + (3 * 5) = (5 *<br />
7) − (2 * 3).<br />
È il più piccolo numero con più di una cifra il cui prodotto delle cifre del suo cubo è a sua volta un<br />
cubo : 293 = 24.389 = 2 * 4 * 3 * 8 * 9 = 1.728 = 123.<br />
È la più grande potenza di 2 le cui cifre sono tutte diverse fra loro : 229 = 536.870.912.<br />
La 29a Proposizione di Euclide è la prima ad usare il postulato delle parallele.<br />
Chimica<br />
È il numero atomico del rame. (Cu)<br />
Biologia<br />
Il cranio umano è composto da 29 ossa.<br />
Simbologia<br />
Numerologia<br />
Presso le zone del cesenate il numero Ventinove viene considerato numero portatore di sventura.<br />
È singolare come questa credenza si sia diffusa presso la popolazione più giovane in un lasso di<br />
tempo relativamente breve raggiungendo anche le zone limitrofe e le province contigue (vedi il<br />
caso del ventinovesimo scudetto della Juventus).<br />
Smorfia<br />
Nella Smorfia il numero 29 è il padre dei bambini (il pene).<br />
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Le ruote mnemoniche di <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong>, che utilizzano 24 lettere.<br />
Vi chiederete, quindi, il motivo per cui ho insistito nel voler “provare” come il riferimento<br />
(numerico) cinese sia stato essenziale anche in modi, luoghi e tempi diversi.<br />
Semplicemente perché, viste la sue prerogative creative, se usato per “anticipare” le scelte<br />
umane come nel caso dell’I’Ching, potrebbe mettere a frutto le infinite possibilità di quella stessa<br />
struttura plasmante, posta dimensionalmente altrove e chiaramente avulsa dai nostri 3 vincoli<br />
temporali: presente, passato e futuro.<br />
In sintesi, gli episodi umani condividono con la materia, la stessa energia creante, dimostrando<br />
un fatto essenziale: che tutto ciò che ci circonda, altro non è che il frutto numericamente<br />
emozionale di un pensiero, identificabile con una mente …..che non può essere che Divina.<br />
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Perciò la materia, come ben sapeva <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong>, è un frutto anche emotivo.<br />
Gli eventi in divenire sono scelte emozionali che mantengono al loro interno la matrice ciclica<br />
della prevedibilità (Yin e Yang).<br />
La stessa prevedibilità, capace di consentire periodicamente, a miliardi di corpi celesti,<br />
appartenenti ad una galassia come la nostra di allinearsi e permettere al Sole, ogni 2160 anni,<br />
all’Equinozio di primavera, di sorgere ponendo alla sue spalle una diversa costellazione, senza<br />
nessun errore e secondo cicli di 25.920 anni.<br />
Che altro aggiungere se non la speranza di vedere la nostra medicina come la scienza ufficiale<br />
direzionarsi verso un atteggiamento più aperto verso scienze miracolosamente sfuggite<br />
all’estinzione come il Para-Tan.<br />
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Dal canto mio quel ponte di cui parlavo,<br />
sento di essere prossimo al terminarlo e<br />
forse un sigillo ermetico di <strong>Giordano</strong><br />
<strong>Bruno</strong>, da lui definito Monade o DIO,<br />
meglio di tante altre immagini potrà<br />
essere l’ultima pietra di un opera<br />
conoscitiva costruita per unire occidente<br />
e oriente, passato e presente, scienza<br />
ufficiale e non.<br />
Riallacciandomi all'ultimo articolo in cui,<br />
in qualche modo, accennavo al tema<br />
della Magia e al modo spontaneo in cui<br />
essa si diffonde fra le nuove generazioni,<br />
affascinando con simboli e riti, non posso<br />
non fare riferimento a come invece essa<br />
veniva concepita ad esempio da un<br />
grande pensatore e filosofo del passato:<br />
<strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong>.<br />
Se gli aveste chiesto di insegnarvi<br />
qualcosa sull'argomento, vi avrebbe<br />
spiegato, tanto per cominciare, che lui<br />
usava chiamarla Magia naturalis e che, sempre per come lui la vedeva, essa abbondava nei<br />
bambini.<br />
Come dargli torto?<br />
Conosco piccoli uomini in grado di scivolare in trance<br />
naturali e spontanee, di ricordare episodi della loro<br />
vita passata con estrema naturalezza, di parlare<br />
contemporaneamente piu' lingue: questo perchè in<br />
verità i bambini e gli anziani sono quelli più vicini ai<br />
luoghi della vita in cui le dimensioni si assottigliano e<br />
il velo di Maia si fa più sottile fino quasi a strapparsi.<br />
Poi i nostri cuccioli inesorabilmente crescono e si<br />
conformano al Primo e al Secondo Mondo (la famiglia,<br />
la società) per un processo necessario e inevitabile<br />
che assicura la sopravvivenza prima, l'integrazione<br />
poi.<br />
Ma la Magia Naturalis persiste nella Natura,<br />
nell'Energia che permea tutte le cose, in<br />
quell'Intelligenza immanente e suprema che per<br />
<strong>Giordano</strong> era Dio.<br />
Chi è dunque il <strong>Mago</strong>?<br />
Il <strong>Mago</strong> è colui che persegue l'evoluzione della sua<br />
Anima secondo gli schemi divini, sottoponendosi ad<br />
un allenamento costante delle sue facoltà fino ad<br />
arrivare ad essere ciò che un uomo può davvero<br />
diventare: un individuo con capacità illimitate che<br />
riaccende in sè la Luce dell'intelligenza suprema.
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<strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> era famoso per il suo metodo mnemonico tramite il quale insegnava ai suoi<br />
studenti ad ampliare a dismisura le loro capacità di ricordare.<br />
A tal proposito aveva realizzato anche un mazzo di carte che aveva lo scopo di raccogliere<br />
archetipi, simboli figure primordiali, che andavano memorizzate nei minimi particolari per<br />
essere così interiorizzate dall'inconscio, in modo da rilasciare gradualmente le loro potenzialità.<br />
Era un'Alchimia trasformativa che lavorava sul piombo dell'uomo per farne oro.<br />
<strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> era un uomo di costumi non proprio morigerati, ma anche di grandi ideali<br />
filantropici: la libertà di culto, la pace tra popoli di costumi diversi, il libero pensiero.<br />
E nonostante fosse conosciuto per il suo esagerare con il vino e per il suo amore per le belle<br />
donne, fu l'essere integerrimo che compì il sacrificio finale sul rogo quando capì che, abiurando e<br />
tenendo in luogo pubblico, così come gli era stato offerto, un discorso di confutazione di tutte le<br />
sue teorie, avrebbe mandato un segnale discordante a tutti i giovani ( e in Europa erano tanti)<br />
che leggevano i suoi libri.<br />
Da dove viene allora tanta integrità morale, quella vera, che permette a un uomo di divenire la<br />
trasfigurazione di se stesso?<br />
Per <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> proveniva dalla Magia Naturalis, da quella Alchimia che non era processo<br />
di trasformazione dei metalli ma dell'uomo, che era processo di avvicinamento alla Divinità.<br />
Cinque anni fa infatti, scoprii all'interno di Collemaggio le Tre Ottave dopo più di sette secoli dal<br />
loro assemblaggio ermeticamente voluto dal grande Celestino V. Utilizzando inconsciamente i<br />
numeri, collegai, a ragione, quella somma simbolica pari a 24 unità a qualcosa di altrettanto<br />
simbolicamente molto più antico. Ciò che dentro Collemaggio era numero, infatti, appariva<br />
attraverso le composite braccia degli esseri posti al di fuori dello Zodiaco di Dendera, come<br />
qualcosa di estremamente animico e … creativo.<br />
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16 braccia divine, maschili, e 8 braccia umane ma femminili, mi diedero la possibilità di capire<br />
cosa e quanto in quel labirinto fosse nascosto. Volendo sinteticamente descrivere il tutto potrei<br />
dire che Celestino V continuava, attraverso la simbologia del Labirinto, la trasmissione<br />
millenaria di un messaggio le cui caratteristiche animiche, certamente si riproponevano<br />
all'interno dello zodiaco più famoso del mondo. Zodiaco che moltissimo m'insegnò e continua ad<br />
insegnarmi, in quanto i 12 esseri, chiaramente dotati di 24 braccia, dimostravano essere<br />
direttamente collegati con ciò che la sfera centrale zodiacale conteneva. Qui infatti 72 corpi<br />
celesti a loro volta suddivisi in due gruppi stellari compositi, pari a 24 e 48 unità, dimostravano<br />
chiaramente la loro diretta emanazione dodecafonica, nascente da un sistema numerico da me<br />
conosciuto, e splendidamente descritto dalla Lista Sumera dei RE. "Il numero è un limpido<br />
principio, fisico, metafisico, e razionale" appresi da <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong>, ed infatti mai come in<br />
questo contesto, ciò che poteva sembrare fisicamente numerabile, come una serie di astri,<br />
razionalmente inquadrabili dalla mente umana, in verità dimostrava avere una ragione<br />
metafisica, alla sua nascita. Ora scusandomi per la mia divagazione numerica, purtroppo<br />
necessaria, vorrei che il lettore immaginasse quelle 24 braccia trasformarsi in sei cerchi, come<br />
appaiono a Collemaggio, quindi che vedesse quella sestina fondersi a formare Tre Otto, i quali<br />
una volta l'anno a Collemaggio non fanno altro che aspettare un prodigio voluto da DIO<br />
attraverso tutte e sei le dimensioni figlie del suo primo ottuplice vagito.<br />
Un Solstizio di Luce<br />
Infatti il 21 giugno, al solstizio<br />
d'estate il sole trasformerà in<br />
Luce (sempre Palmieri docet)<br />
l'informazione numerica posta<br />
all'interno del rosone di<br />
Collemaggio, che per primo<br />
codificai, informazione destinata<br />
a diventare esattamente un<br />
Settimo cerchio all'interno del<br />
labirinto in questione. Ora,<br />
ripensando alle braccia di<br />
Dendera, si capirà come queste<br />
altro non siano che l'ultimo<br />
baluardo energetico posto a<br />
monte di una realizzazione<br />
estremamente materiale oltre che<br />
terribilmente luminosa.<br />
Sostanzialmente ci si può rendere<br />
conto di come qualcuno, non si sa<br />
chi, non si sa quando, ha avuto<br />
l'ardire, riuscendoci, di codificare<br />
un atto creativo che tanto sta<br />
impegnando tutti i laboratori di<br />
fisica nucleare di tutto il mondo. Di conseguenza la sfera contenente la visione celeste egizia,<br />
altro non potrà essere che la Settima sfera. Sarà quindi il Settenario, per un sapere senza tempo<br />
come quello dell'Ottava, la summa simbolica di un atto creativo la cui origine è posta<br />
esattamente dove oggi non abbiamo il coraggio di spingerci, ma dove <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> era di casa,<br />
… nell'invisibile.<br />
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Adesso torniamo al suo Sigillo utile a ricordare la memoria Archetipica, facciamolo perché LUI<br />
nella sua unica descrizione dei Tre sigilli Ermetici, dirà, come già scritto in Mente o Apollo, che<br />
"le azioni degli Dei, utili cimaticamente e geometricamente a creare i presupposti della nascente<br />
Luce", in Amore o Venere "verranno sostituite dalle corrispondenti caratteristiche<br />
emozionali. In Amore saranno quindi, una summa di emozioni, simili a quelle umane, come,<br />
odio, coraggio, codardia, gioia, tristezza, ira, ecc., a portare a compimento le geometrie divine. In<br />
altre parole <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> quattro secoli orsono, sapeva, spiegava, e sperava che ognuno di noi<br />
capisse come e quanto amore, un Dio, immanente e musicalmente Ottava, avesse posto,<br />
attraverso un miriade di emozioni, alla base della sua sessuata e frattale volontà di creare …la<br />
Materia. Di conseguenza potremo sperimentare qualsiasi tipo di emozione nella nostra vita e<br />
per quanto potrà sembrarci impossibile ammetterlo, persino l'odio, per esempio, comunque e<br />
sempre farà parte di un unico sentimento creativo chiamato …Amore .<br />
Se accetteremo tutto ciò, avremo nuovamente una materia viva, emozionabile ed emozionante,<br />
potremo quindi comunicare con essa e mettere a punto una nuova scienza tecnicamente animica,<br />
come l'Ottava.<br />
Questo dovrà essere l'immediato compito della razza umana; se sapremo perseguirlo, <strong>Bruno</strong> non<br />
sarà morto invano, altrimenti saremo noi a … bruciare.<br />
I mistici sigilli di <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong><br />
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Tra misteri e rivelazioni, il romanzo racconta la storia di Tristan, viaggiatore nel tempo<br />
mediante un tatuaggio le cui lettere formano magicamente l’acronimo V.I.T.R.I.O.L. (Visita<br />
Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem). Dove lo condurrà il suo cammino<br />
lungo i confini tra il reale e l’immaginario, tra sbalzi temporali e misteri dell’occulto? Quale<br />
terribile verità si cela dietro il suo percorso iniziatico che, nel condurlo attraverso diversi gradi di<br />
conoscenza, segue fedelmente il modello della rinascita alchemica?<br />
Sarà un inaspettato finale a svelare i segreti di un’opera avvincente e profonda, in cui l’autore<br />
riesce nell’impresa di tradurre in linguaggio narrativo i principi basilari della dottrina ermetica,<br />
di cui è profondo conoscitore.<br />
Anche gli ultimi dei miei disegni elaborati, li ho ritrovati nel libro di illustrazioni di <strong>Giordano</strong><br />
<strong>Bruno</strong>.<br />
Alcune che ha scelto, sono leggermente diverse quasi a volerne velare i "vietatissimi" contenuti,<br />
le essenze, molte delle essenze sono identiche....troppo identiche per chiamarle "coincidenze"..<br />
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19/06/2012 - 20.17 <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> <strong>Monaco</strong> <strong>Mago</strong> <strong>Occultista</strong><br />
<strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> sarebbe stato per me, un ottimo maestro, perche' avrebbe compreso il linguaggio<br />
interiore divino, fatto di geometrie sacre, numeri fantastici per rappresentare le sublimi opere<br />
del GAU(essenza filatrice dell'universo o donna ragno), conosciute e rivelate anticamente con<br />
diversi stili e coloriti....<br />
Sembra proprio che i 7 quadrati magici abbiano a che fare con la musica delle sfere, legge<br />
"armonica", o terza legge di Keplero..<br />
Le conoscenze iniziatiche degli antichi uomini<br />
RIEMERGE DALL' ARCHIVIO DI STATO DI ROMA UNA PREZIOSA<br />
TESTIMONIANZA DELL' INQUISIZIONE<br />
E il notaio «fotografò» <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> sul rogo.<br />
In un disegno la prima immagine del filosofo<br />
Un nuovo documento sul rogo di <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong><br />
offre per la prima volta una testimonianza visiva<br />
del tragico evento del 17 febbraio 1600: si tratta di<br />
un disegno, eseguito dal notaio Giuseppe De<br />
Angelis, in cui si vede il filosofo avvolto dalle<br />
fiamme.<br />
Collocato accanto alla descrizione del trasferimento<br />
dell'«eretico» dal carcere di Tor di Nona alla piazza<br />
di Campo de' Fiori, lo schizzo mostra <strong>Bruno</strong> di tre<br />
quarti, con addosso una tunica, e con le braccia<br />
dietro il corpo, probabilmente legate a un palo come<br />
spesso accadeva.<br />
Il volto presenta dettagli interessanti: un filo di<br />
barba sembra marcare i contorni del viso, mentre il tratto molto accentuato degli occhi e delle<br />
sopracciglia potrebbe far pensare a uno sguardo marcato, quasi minaccioso.<br />
Questo prezioso inedito è stato rinvenuto nell'Archivio di Stato di Roma da Michele Di Sivo e<br />
Orietta Verdi nel corso del restauro di alcuni documenti in occasione della mostra dedicata a<br />
Caravaggio a Roma (fino al 15 maggio), in cui sono esposte testimonianze sconosciute sul<br />
soggiorno nell' Urbe del grande pittore.<br />
Si tratta del registro che raccoglie gli avvenimenti accaduti tra il 1° gennaio e il 31 marzo 1600.<br />
L' intervento dei restauratori ha permesso di recuperare quasi il settanta per cento del testo in<br />
latino.<br />
Ma già una prima trascrizione, effettuata da Di Sivo e dalla Verdi, presenta, nonostante alcune<br />
evidenti lacune, interessanti informazioni finora rimaste sconosciute agli specialisti.<br />
Il notaio De Angelis, come era nella prassi, registra che <strong>Bruno</strong>, trovandosi detenuto presso il<br />
governatore di Roma (che all' epoca era Ferrante Taverna) viene affidato al giudice Giovanni<br />
Battista Gottarello per far eseguire la condanna comminata dal Tribunale dell' Inquisizione.<br />
Il nome di Gottarello non era mai apparso prima in nessun documento: spetta a lui dare il via al<br />
corteo che accompagna <strong>Bruno</strong> in Campo de' Fiori.<br />
L'Inquisizione, infatti, affidava al braccio secolare l'esecuzione della pena capitale.<br />
Tra i testimoni del rogo, figurano il cardinale Giulio Antonio Santori di Santa Severina e lo<br />
stesso notaio De Angelis.<br />
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L'unico importante resoconto del supplizio del Nolano, in cui si descrive l'atteggiamento sdegnato<br />
di <strong>Bruno</strong> che reagisce con ferocia quando gli presentano un crocifisso, è conservato in una lettera<br />
spedita da Roma, proprio il 17 febbraio 1600, da Kaspar Schoppe al suo maestro Konrad<br />
Rittershausen.<br />
Da quest'ultimo, probabilmente, il grande Keplero avrebbe potuto attingere le informazioni che<br />
hanno ispirato la sua famosa missiva del 1607 in cui si accenna alla tragica fine dell' «infelice»<br />
filosofo. In assenza degli atti processuali e di fronte alla carenza di documenti che riguardano la<br />
vita di <strong>Bruno</strong>, questa nuova scoperta aggiunge una piccola tessera alla ricostruzione degli<br />
avvenimenti. Ma l' elemento più prezioso riguarda il disegno del notaio. Si tratta di uno schizzo,<br />
è vero.<br />
Si tratta di un manoscritto purtroppo deteriorato dall' umidità, senza dubbio.<br />
Ma l'abbozzo dell' unica testimonianza visiva del rogo potrebbe fornire, se studiata a fondo e con<br />
strumenti che possono permettere di distinguere con maggiore chiarezza il tratto della mano<br />
dalle sbavature dell'inchiostro, qualche dettaglio utile a rispondere ad alcuni interrogativi.<br />
<strong>Bruno</strong> aveva veramente la mordacchia, il morso collocato in bocca?<br />
Solo un documento la menziona, senza altri riscontri.<br />
E ancora: <strong>Bruno</strong> viene bruciato nudo, come è ricordato soltanto in una nota della Confraternita<br />
di San Giovanni Decollato?<br />
A una prima analisi del disegno sembrerebbe che <strong>Bruno</strong> indossasse una tunica, mentre resta<br />
difficile confermare o smentire la presenza della mordacchia (il tratto della bocca resta non<br />
abbozzato: per distinguere i limiti della barba o per voler marcare la bocca chiusa?).<br />
Altre interessanti indicazioni potrebbero chiarire dettagli del volto del Nolano. Lars Berggren ha<br />
mostrato che tutti i ritratti del filosofo finora conosciuti sono stati eseguiti molto tempo dopo la<br />
sua morte. Dagli interrogatori degli atti veneziani ricaviamo l'unico racconto, molto vago, di un<br />
testimone che descrive <strong>Bruno</strong> come «un homo piccolo, scarmo, con un pocco di barba nera». Del<br />
resto, anche nel Candelaio il pittore Gioan Bernardo (le iniziali, G. B., rafforzano nella commedia<br />
il suo ruolo di alter ego dell'autore) viene rappresentato con una «negra-barba». E in effetti il<br />
disegno del notaio De Angelis sembrerebbe confermare la presenza della barba che correrebbe<br />
lungo tutto il volto.<br />
Ma questo schizzo - che, lo ripetiamo, merita indagini più approfondite - non può essere<br />
considerato un caso isolato.<br />
Esistono, infatti, diversi esempi in cui ai margini dei registri venivano offerte immagini dei<br />
condannati a morte con una serie di importanti dettagli. Michele Di Sivo, in un suo articolo, ne<br />
segnala due:<br />
Andrea Pacini, bruciato a Roma per sodomia il 10 maggio 1614, viene raffigurato nudo con un<br />
volto effeminato e addirittura con due seni abbozzati, mentre Giovanni Mancini (condannato il<br />
23 ottobre 1623 per aver celebrato messa senza essere prete) viene rappresentato nelle fiamme,<br />
vestito, e con i tratti del volto e dei capelli ben evidenziati.<br />
Quanti altri documenti importanti per la memoria del nostro grande patrimonio intellettuale e<br />
artistico potrebbero venir fuori dai nostri archivi?<br />
A Roma se non fosse stato per l' eccellente idea dei dirigenti dell'Archivio di Stato di rivolgersi a<br />
sponsor privati, per il restauro degli importanti documenti su Caravaggio, non avremmo mai<br />
avuto occasione di aggiungere nuove tessere alla vita del famoso pittore e adesso anche a quella<br />
di <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong>.<br />
Ma perché lo Stato si disimpegna sempre più e non difende i suoi tesori?<br />
L'alibi della crisi viene smentito dai fatti: i miliardi di euro stanziati per coprire le furberie di<br />
pochi allevatori non avrebbero potuto essere degnamente e fruttuosamente investiti nella scuola<br />
e nella cultura?<br />
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19/06/2012 - 20.17 <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> <strong>Monaco</strong> <strong>Mago</strong> <strong>Occultista</strong><br />
Claudio<br />
Mi auguro che questo documento vi piaccia, nel caso vogliate leggere altri<br />
documenti che trattano questi particolari argomenti e conoscere altri studiosi del<br />
passato, consultate i miei siti Web<br />
http://www.bantan-sensitivo.com/<br />
http://www.cartomante-bantan.com/<br />
Buon lavoro a tutti<br />
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