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Erodoto e la Magia Occulta

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23/08/2012 - 19.59 <strong>Erodoto</strong> e <strong>la</strong> <strong>Magia</strong> <strong>Occulta</strong><br />

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http://www.bantan-sensitivo.com/1/oroscopo_tema_natale_ti_permette_di_vedere_dal<strong>la</strong>_nascita_le_tue_potenzialita_518348.html<br />

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http://www.bantan-sensitivo.com/1/storia_dell_esoterismo_5847972.html<br />

http://www.bantan-sensitivo.com/1/biotensor_o_bio_tensore_valore_dello_strumento_antico_per_ricerche_energetiche_5884561.html<br />

<strong>Erodoto</strong> e <strong>la</strong> <strong>Magia</strong> <strong>Occulta</strong> http://goo.gl/LysLG http://goo.gl/n2TZS http://goo.gl/bVBsD<br />

http://goo.gl/VdaxH<br />

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23/08/2012 - 19.59 <strong>Erodoto</strong> e <strong>la</strong> <strong>Magia</strong> <strong>Occulta</strong><br />

Gli Etruschi e il Loro mondo magico<br />

STORIA DELLA MAGIA ANTICA:<br />

ETRUSCHI E ROMANI<br />

di Devon Scott<br />

La prima grande civiltà nata in Italia E quel<strong>la</strong> degli Etruschi, un popolo rimasto per secoli<br />

avvolto nel mistero, a tal punto Che già gli Stessi Romani si interrogavano Sulle sue origini.<br />

Sugli Etruschi sono rare le testimonianze letterarie, tutte provenienti da Greci e Romani; era<br />

<strong>Erodoto</strong> Convitto Che venissero Dal<strong>la</strong> Lidia e ne dava una spiegazione Che usciva Dal<strong>la</strong> storia<br />

per sconfinare nel mito.<br />

Nel XIII secolo a. C., Sotto il regno di Atys, una terribile Carestia Aveva colpito <strong>la</strong> regione del<strong>la</strong><br />

Lidia. Per non pensare al cibo scarseggiava Che, La popo<strong>la</strong>zione Aveva inventato Ogni sorta di<br />

giochi e passatempi, tra cui i dadi ed il pallone.<br />

"Ed ecco venire ESSI utilizzarono Ciò che avevano inventato per vincere <strong>la</strong> fame.<br />

Un giorno sì e uno no giocavano per tutta <strong>la</strong> giornata, per ingannare <strong>la</strong> tentazione di mangiare, il<br />

giorno dopo, tra<strong>la</strong>sciavano i giochi e mangiavano.<br />

Con tale espediente vissero diciotto anni ".<br />

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Ma <strong>la</strong> Carestia continuava; Il re Decise allora di gran lunga Emigrare Popo<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> metà;<br />

estrasse uno sorte il gruppo doveva partire, guidato da Suo figlio Tirreno; Egli, Che era vecchio,<br />

rimase in Lidia con l'altra metà del Suo popolo. Gli Emigranti ", raggiunta Smirne, dove<br />

costruirono Dopo Le Navi necessarie uno trasportare le cose di qualche Valore possedevano Che,<br />

presero il mare in cerca di un nuovo territorio e di mezzi di sussistenza, e non si fermarono fino a<br />

quando, favoriti Dal<strong>la</strong> Fortuna, Aver arrivarono costeggiato Molte terre, in Toscana, dove<br />

costruirono le città che abitano tutt'ora ". Qui presero il nome dal re Che li Aveva guidati,<br />

Tirreno.<br />

Il racconto di <strong>Erodoto</strong> è Stato accettato per molto tempo da tutti come verità, anche se sa più che<br />

altro di leggenda; Alcuni partico<strong>la</strong>ri, però, Vengono Fatto Il Loro Che <strong>la</strong> lingua non Sembra<br />

Avere origini indo-EUROPEE, Bensi ha regole grammaticali Che si ritrovano Nelle lingue<br />

dell'Asia Minore, Hanno Reso più credibi le ipotesi di <strong>Erodoto</strong>. Era invece di tutt'altra<br />

convinzione Dionigi d'Alicarnasso, arrivato UNO Roma nel 30 a. C. per studiare <strong>la</strong> storia antica.<br />

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Egli contestava SIA <strong>Erodoto</strong>, SIA Coloro Che facevano derivare gli Etruschi dai primitivi<br />

abitatori dell'Italia, i Pe<strong>la</strong>sgi (nome proviene da pe<strong>la</strong>gus Che, mare). Per Dionigi Erano gli<br />

Etruschi<br />

"Popolo antichissimo delle Nazioni non somigliante a nessuno, NE Unite per lingua, costumi per<br />

<strong>la</strong> NATO, Che viveva nelle vicinanze immediate dei Pe<strong>la</strong>sgi E che Prese il Loro posto ESSI<br />

Quando <strong>la</strong>sciarono <strong>la</strong> regione. Sono più Vicini al vero Coloro Che affermano Che La Nazione<br />

etrusca non proviene da nessun luogo, ma che Invece è originaria del paese. Coloro Che dicono<br />

trattarsi di una stirpe autóctona Loro fanno derivare il nome dalle fortezze Che ESSI costruirono<br />

per primi fra tutti i popoli del paese ".<br />

Per Dionigi, quindi, il nome deriverebbe Tirreni Dal<strong>la</strong> forma Attica thyrrenoi (torre Che<br />

significa, Roccaforte). Il nome di Etruschi deriverebbe dal <strong>la</strong>tino Invece Che i Romani avrebbero<br />

dato Loro dal verbo greco Thuo (che significa Sacrificare) per <strong>la</strong> frequenza con <strong>la</strong>, Tusci questo<br />

Quale popolo Faceva sacrifici in onore dei Propri Dei.<br />

La Civiltà Etrusca dalle origini al settimo secolo Viene detta "vil<strong>la</strong>noviana", dal nome del<strong>la</strong> città<br />

di Vil<strong>la</strong>nova, presso Bologna, in CUI vennero Scoperti i primi reperti. Dal VII secolo a. C., con<br />

l'arrivo dei Greci, attirati dalle ricchezze dell'Etruria minerali (ferro, rame, alluminio e stagno),<br />

Cominciò il Periodo Aureo degli Etruschi. Essi costituirono una Dodecapoli, Confederazione di<br />

dodici città rette da un re, CHIAMATO Lucumone: Cere (Cerveteri), Tarquinia, Vulci e<br />

Vetulonia, le quattro città marinare; Volsinii (Bolsena), Chiusi, Perugia e Veio, le città più<br />

interne; Cortona , Arezzo, Fiesole e Volterra Nel<strong>la</strong> parte settentrionale. Questa Federazione<br />

teneva concilio nel Tempio di Voltumna, <strong>la</strong>tinizzato poi in Vertumno, nel territorio di Bolsena,<br />

discutendo sui Problemi e Sugli interessi dei popoli delle città.<br />

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Gli Etruschi estesero il dominio Loro anche al<strong>la</strong> Pianura Padana, fondando Un'altra lega di<br />

dodici città, capitale con uno Felsina, l'odierna Bologna, città che Furono le prime UNO subire<br />

gli attacchi dei Galli nel IV secolo. A sud conquistarono <strong>la</strong> Campania e il Lazio, rega<strong>la</strong>ndo a<br />

Roma Tre Re del<strong>la</strong> dinastia dei Tarquinia: Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo.<br />

Furono per secoli uno causa una grande potenza marinara, dando del filo da torcere ai Greci, ai<br />

Romani ed ai Focesi, fondatori di Marsiglia, per Combattere i Qualifiche si allearono con<br />

Cartagine. Con <strong>la</strong> Cacciata dei Tarquini da Roma e le sconfitte dei Cominciò uno declinare,<br />

Cartaginesi <strong>la</strong> potenza etrusca sul mare, con espansione in terra verso Bologna, Adria e Spina.<br />

La decadenza, lenta ma totale, del<strong>la</strong> Civiltà Etrusca inizio con l'ascesa del<strong>la</strong> potenza romana e si<br />

compi nel I secolo a. C., Quando <strong>la</strong> "Lex Julia de civitate" Cittadinanza Cancello La Etrusca.<br />

Degli Etruschi Restano oggi le necropoli, riccamente decorate da artisti greci, vere e PROPRIE<br />

città dei morti, con vie, case e piazze, talvolta arricchite con <strong>la</strong> rappresentazione dei defunti e con<br />

suppellettili, tra le Qualifiche i canopi, vasi Che contenevano le ceneri o , in caso di inumazione,<br />

le viscere del defunto.<br />

Le notizie Sugli Etruschi ci Vengono Soprattutto da tre fonti: il Liber linteus, fascia di lino Che<br />

avvolgeva una mummia ritrovata A che descrive riti pubblici in onore di varie Divinità,<br />

Zagabria; <strong>la</strong> Tego<strong>la</strong> di Capua, incisa su una <strong>la</strong>stra di terracotta, riporta Che un rito funerario; e<br />

le Lamine in oro trovate uno Pyrgi, l'antico porto di Cerveteri, Che Presentano un testo scritto in<br />

DOVUTA E Punico in etrusco; esse par<strong>la</strong>no di un trattato fra Cerveteri e Cartagine. Purtroppo il<br />

testo in Punico non è <strong>la</strong> traduzione del testo etrusco: SAREBBE STATO troppo sperare in un facsimile<br />

del<strong>la</strong> Stele di Rosetta. Inoltre ci sono più di diecimi<strong>la</strong> iscrizioni, Spesso brevissime, un<br />

carattere funerario, votivo o descriventi rituali religiosi. Mancano totalmente atto privato,<br />

poesie, lettere, anche per questo Stato è difficilissimo decifrare <strong>la</strong> scrittura etrusca, Che è<br />

totalmente sconosciuta Rimasta per secoli.<br />

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L'alfabeto etrusco (rappresentato nell'immagine sopra) è molto Simile a Quello Greco,<br />

Sostituzione con Alcune di consonanti e <strong>la</strong> vocale "u" al posto delle Grazie "o" dei Greci; Inoltre<br />

Alcune iscrizioni si devono leggere da destra a sinistra, altre da sinistra a destra, altre ancora<br />

una sensibilità alternati, Che cosa non ha facilitato il Compito agli studiosi. Circa <strong>la</strong> scomparsa<br />

dell'etrusco come lingua, l'etruscologo Cristofani fa Notare Che gli Etruschi possedevano una<br />

lingua del tutto diversa dai dialetti italici e dal greco Che si Par<strong>la</strong>và Nelle colonie dell'Italia<br />

meridionale e del<strong>la</strong> Sicilia; <strong>la</strong> conquista romana costrinse gli Etruschi ad imparare il <strong>la</strong>tino,<br />

Seppure deformandolo, E SAREBBE questa l'origine del<strong>la</strong> par<strong>la</strong>ta toscana, dell'italiano di base.<br />

Le epigrafi, le iscrizioni ed i documenti Citati Hanno permesso di ricostruire usi, costumanze,<br />

magia e religione degli Etruschi. Essi adoravano una triade di dei principali: Tinia,<br />

Corrispondente al Giove romano, sua moglie Uni, Corrispondente uno Giunone, e Menrva,<br />

Minerva. C'erano poi Aplu (Apollo), Hercle (Ercole), Turms (Mercurio), Turan (Venere) e Maris<br />

(Marte). Dei malvagi Erano Vetisl, Velkhans ed il demone Caronte, Che Faceva Uscire l'anima<br />

dai corpi morti con un poderoso colpo di martello. Inoltre C'era una dea, Norzia, detta "fissatrice<br />

del destino", Che Aveva <strong>la</strong> sede principale di culto uno di Bolsena: <strong>la</strong> ricordiamo Perché è Stato<br />

trovato un rituale a Lei dedicato, con un Fatto Chiodo, Che ricorda molto i rituali di<br />

contromaleficio del<strong>la</strong> magia nera.<br />

La Volontà di QUESTI dei VENIVA interpretata dai Sacerdoti, Che avevano varie specialità:<br />

Alcuni Erano esperti nell'osservare i Lampi (ars fulguratoria), altri nel volo degli uccelli<br />

(auspicium), altri ancora nell'osservare le viscere degli animali sacrificati (haruspicium).<br />

Quest'ultima era un'arte importantissima, ESSENDO il fegato Considerato sede del<strong>la</strong> vita: uno<br />

Stato di Piacenza è ritrovato il modello bronzeo di un fegato di pecora, Diviso in parti Quaranta,<br />

ciascuna col nome di una Divinità. Aruspicina epoca L'Arte La Caratteristica in CUI eccelleva il<br />

popolo Etrusco, detta tanto Che VENIVA "disciplina Etrusca"; CONSIDERATA un vero e proprio<br />

sacerdozio, era appannaggio di nobili famiglie; Fra queste Possiamo ricordare gli Spurinna di<br />

Tarquinia, poichè fu proprio uno di Loro uno predire uno Giulio Cesare La morte alle Idi di<br />

marzo.<br />

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Cicerone racconta Che le regole delle predizioni Erano scritte nei libri Aruspicini, IL CUI autore<br />

era il dio Tages (per questo venivano anche Chiamati Libri Tagetici). Questo dio era balzato fuori<br />

dal solco di un campo Che un contadino di Tarquinia Stava arando; Aveva <strong>la</strong> forma di un<br />

bambino, ma <strong>la</strong> saggezza di un vecchio, un Coloro Che Erano Accorsi, incuriositi Dal<strong>la</strong> sua<br />

comparsa improvvisa, Egli Aveva rive<strong>la</strong>to i segreti dell 'aruspicina. Col tempo questa degenero<br />

arte nobile e gli aruspici divennero Ciar<strong>la</strong>tani, veri "acchiappagonzi da Crocicchio": Che disse<br />

Catone era impossibile per un aruspice guardarne un altro e non mettersi uno ridere, pensando<br />

agli stolti Che venivano imbrogliati e spennati dai falsi indovini.<br />

I Romani ereditarono Dagli Etruschi l'arte del<strong>la</strong> previsione Tramite l'osservazione di viscere di<br />

animali e di voli di uccelli, Che Però serviva solo per lo Stato, non per gli Individui. I primi<br />

Romani Furono dei guerrieri; pratici e di buon senso, ignorarono <strong>la</strong> magia, tranne Che per Ciò<br />

che POTEVA Loro servire per sconfiggere i nemici. All'inizio del<strong>la</strong> storia di Roma VENIVA<br />

adorata una triade di dei. Il più importante era Giove, padre degli dei e di tutti gli uomini; Però<br />

Marte, dio del<strong>la</strong> guerra, godeva di un partico<strong>la</strong>re presso il popolo prega di Guerriero, Che Aveva<br />

tanto Spesso Bisogno del<strong>la</strong> sua Protezione in battaglia: era il dio Considerato il progenitore dei<br />

Romani, poiche Aveva Fatto innamorare di sé Rea Silvia, La Vergine custode del fuoco sacro nel<br />

tempio del<strong>la</strong> dea Vesta, protettrice del foco<strong>la</strong>re domestico. La fanciul<strong>la</strong> Aveva partorito i gemelli<br />

Romolo e Remo; QUESTI Erano abbandonati Stati e <strong>la</strong> madre uccisa, Perché Aveva<br />

contravvenuto alle regole del Tempio, Facendo spegnere il sacro fuoco eterno e dimenticando il<br />

proprio voto di castità. Ma i bimbi Erano Stati salvati da una lupa, Che li Aveva nutriti e<br />

scaldati. Una volta cresciuti, Romolo Aveva Fondato Roma, battezzando il perimetro del<strong>la</strong> nuova<br />

città col sangue del fratello, Che a lui si opponeva. A Marte era dedicato marzo, il primo mese del<br />

calendario romano.<br />

Il terzo dio del<strong>la</strong> triade era Quirino, Divinità di origine sabina (antico popolo abitante nel<strong>la</strong><br />

Regione); gli era sacro il colle del Quirinale e proteggeva l'agricoltura. In seguito Marte e Quirino<br />

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Furono sostituiti da Giunone, moglie di Giove, Madre e Regina del cielo, protettrice delle donne e<br />

delle madri, e da Minerva, Divinità di origini greche ed etrusche, dea del<strong>la</strong> sapienza, protettrice<br />

degli artigiani, del<strong>la</strong> medicina e del<strong>la</strong> Ritmo. Altri dei Erano Venere, dea dell'amore, Vulcano, dio<br />

del Fuoco, Vesta, dea protettrice del<strong>la</strong> famiglia, Saturno, dio dell'agricoltura e delle semine,<br />

Diana, dea del<strong>la</strong> caccia, Nettuno, dio del mare, Apollo, Patrono delle Arti e del<strong>la</strong> musica,<br />

Mercurio, dio dei viaggi e messaggero degli dei, Cerere, dea delle Messi, Lari e Penati, protettori<br />

del<strong>la</strong> casa e del foco<strong>la</strong>re, dell'economia domestica e del<strong>la</strong> dispensa.<br />

Un discorso a parte merita Giano Bifronte, IL CUI nome derivava da ianua (porta), Che<br />

proteggeva gli inizi delle cose ed anche l'Iniziazione, passaggio dal mondo profano ad una vita<br />

più spirituale; gli era sacro il colle Gianicolo e gli Venne dedicato Il mese di gennaio. Sul Fatto<br />

Che avesse dovuto facce, si pensava Che volessero rappresentare il presente ed il passato, nasce<br />

il Sole che muore Che E, il giorno e <strong>la</strong> notte, le porte del Suo Tempio Erano chiuse in tempo di<br />

pace, aperte in tempo di guerra, Perché una leggenda »» »» diceva Che il dio era in grado di<br />

sconfiggere i nemici colpendoli con getti di acque sulfuree bollenti Che uscivano dal tempio, vieni<br />

Aveva Fatto Durante il Ratto delle Sabine.<br />

Come si può vedere, <strong>la</strong> Maggior parte degli dei romani non era molto diversa, come Attribuzione,<br />

da Quelli Greci, però con un carattere più pratico e molto più moralistico: ben poche storie<br />

scol<strong>la</strong>cciate di amorazzi fra Giove e belle ragazze disponibili. Valori Fondamentali del cittadino<br />

romano Erano <strong>la</strong> virtù, <strong>la</strong> Dignità, il Rispetto per gli dei, <strong>la</strong> devozione per <strong>la</strong> famiglia e per i<br />

genitori. Il pater familias Faceva sentire <strong>la</strong> sua Autorità e manteneva l'ordine domestico, con<br />

severità e Temperanza educava i figli secondo i costumi degli antenati, <strong>la</strong> moglie e madre era<br />

Soprattutto donna modesta, pudica, virtuosa ed obbediente, come i figli, per i Qualifiche Era <strong>la</strong><br />

disciplina Fondamentale.<br />

Il diritto degli uomini era legato ai voleri degli Dei: <strong>la</strong> "pax deorum" (ritmo degli Dei) indicava il<br />

rapporto armonioso Che legava il popolo con <strong>la</strong> Divinità. Però il pragmatismo romano si<br />

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manifestava anche in questo: per guadagnarsi l'aiuto degli dei si facevano sacrifici con lo spirito<br />

del "do ut des" (ti do Perché tu mi dia).<br />

I rituali primitivi uno carattere magico Erano fatti solo per il bene comune ed Erano diretti al<strong>la</strong><br />

fertilità dei campi o alle vittorie in guerra; esistevano giorni Fasti, Durante i Qualifiche si<br />

potevano fare sacrifici, assemblee, feste pubbliche, oppure nefasti, Durante i Qualifiche epoca<br />

meglio non fare niente.<br />

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Non esisteva un clero vero e proprio, ma C'erano Sacerdoti nominati uno tempo determinato oa<br />

vita, esperti nei culti pubblici. Essi Erano scelti fra le famiglie dei Senatori e si dividevano in<br />

quattro c<strong>la</strong>ssi.<br />

I più importanti Erano i Pontefici, Che nome deriva dai curatori del Ponte Sublicio, Che per<br />

molto tempo fu l'unico ad unire le sponde del Tevere UNO causa; Loro capo era il Pontefice<br />

Massimo, Che stabiliva il calendario delle feste e delle cerimonie pubbliche . C'erano poi gli<br />

auguri, il Collegio degli indovini Che studiavano ed interpretavano le interiora degli animali<br />

sacrificati, i Quindecemviri, Collegio di Quindici Sacerdoti, Che avevano il Compito di censire le<br />

Divinità straniere e di Tenere i Libri Sibillini, Che Erano Stati Dati, Secondo <strong>la</strong> leggenda, al re<br />

Tarquinio Prisco Dal<strong>la</strong> Sibil<strong>la</strong> di Cuma, a cura Erano lunghi elenchi di regole pratiche magiche<br />

per Ogni occasione, dall'invasione di topi agli attacchi di popoli nemici, infine C'erano i<br />

Semptemviri, sette Sacerdoti Che allestivano i banchetti Sacri.<br />

Al<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse dei Cavalieri appartenevano, invece, i Membri dei Sodalizi: i Sodalizi Arvali<br />

organizzavano le cerimonie in onore del<strong>la</strong> dea Cerere, i Salii in onore di Marte, con consacrazione<br />

delle armi; i Luperci organizzavano le feste dei Lupercali, per propiziare <strong>la</strong> fecondità delle<br />

femmine degli animali, delle oltre Donne Che, i Erano Feciali addetti ai rapporti con le altre<br />

nazioni ed in caso di guerra si portavano ai confini del territorio romano e scagliavano una <strong>la</strong>ncia<br />

Dall'altra parte per dichiarare guerra al nemico. C'erano infine un Collegio di Sacerdotesse, Che<br />

si occupava del<strong>la</strong> Divinazione, e le Vergini Vestali, custodi del Sacro Fuoco:<br />

chi <strong>la</strong>sciava spegnere <strong>la</strong> fiamma VENIVA punita con <strong>la</strong> frusta, colei che meno VENIVA al voto di<br />

castità VENIVA Sepolta viva in un campo ai margini del<strong>la</strong> città, CHIAMATO "campo scellerato".<br />

La religione romana rimase per secoli povera di miti: l'austera Guerriera società interessata non<br />

era uno leggende frivole. Roma fu fondata nel nel nel nel nel 753 a. C.; fino al<strong>la</strong> fine del IV secolo<br />

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gli orizzonti politici romani Furono confinati ai popoli dell'Italia centrale. Nell'Italia del Sud ed<br />

in Sicilia esistevano Molte colonie del<strong>la</strong> Magna Grecia, cioè città fondate dai Greci, Che avevano<br />

da sempre Problemi con i popoli indigeni, in partico<strong>la</strong>re con i combattivi Lucani. Furono proprio<br />

costoro che, stanchi del<strong>la</strong> prepotenza Greca, chiesero aiuto ai Romani, Che istal<strong>la</strong>rono dei<br />

Presidi, i Greci reagirono ma<strong>la</strong>mente all'ingerenza romana, ma Nel<strong>la</strong> guerra Che Seguì Furono<br />

sconfitti.<br />

Quando <strong>la</strong> cultura greca si Scontro romana con Quel<strong>la</strong>, quest'ultima dovette soccombere. Orazio<br />

disse che "ferum victorem cepit Graecia capta", cioè <strong>la</strong> Grecia Catturata conquistò il feroce<br />

vincitore, Perché i Greci trasportarono a Roma I loro dei, i culti Loro, il Loro stile di vita, <strong>la</strong><br />

letteratura Loro Ed anche <strong>la</strong> Loro magia.<br />

Arrivo a Roma un gran numero di persone Che par<strong>la</strong>vano Greco; si moltiplicò <strong>la</strong> letteratura in<br />

greco, traduzioni ed Adattamenti Latini di drammi, Poemi e miti greci, con <strong>la</strong> religione e <strong>la</strong><br />

magia greca entrarono a Roma i culti misterici, guardati con diffidenza enorme per Il Loro<br />

carattere estatico ed orgiastico.<br />

Il dio Dioniso divenne Bacco, ma non perse <strong>la</strong> sua sfrenatezza: i Romani apprezzarono<br />

moltissimo i rituali dionisiaci, fatti di abbuffate di cibo e di vino, Che oltre di incontri sessuali<br />

senza inibizioni.<br />

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Lo storico Livio descrisse un Baccanale, cerimonia UNO metà fra religione e magia, Durante <strong>la</strong>.<br />

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Quale VENIVA consumata una grande quantità di vino, che "infiammava i pensieri degli<br />

iniziati, così Che i maschi si mesco<strong>la</strong>vano con le femmine, <strong>la</strong> giovinezza con l'età avanzata ed.<br />

Ognuno Aveva A portata di mano il piacere per CUI aveva più inclinazione. Se qualcuno di Loro<br />

era riluttante uno sottomettersi, VENIVA sacrificato. immorale non considerare nul<strong>la</strong> era da<br />

Loro Ritenuta <strong>la</strong> devozione religiosa suprema.<br />

Il primo Mistero Importato fu Quello di Cibele, Divinità Frigia venerata sotto l'aspetto di una<br />

pietra nera, una meteorite Probabilmente, nel 204 a. C.<br />

La Pietra fu tras<strong>la</strong>ta a Roma, dono del re di Pergamo, al Quale i Romani avevano chiesto <strong>la</strong><br />

preziosa reliquia poichè era Stato letto sui libri Sibillini opportuno Che era molto entrare una<br />

Divinità Nel<strong>la</strong> città straniera, Che Fosse di aiuto contro i Cartaginesi. Appena i Romani si<br />

Furono liberati dai nemici Cartaginesi, <strong>la</strong> dea ebbe un nuovo tempio imponente.<br />

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I rituali di Cibele Erano orgiastici e sanguinari: chi Voleva diventare sacerdote doveva, al<br />

culmine del<strong>la</strong> trance, evirarsi per propiziare <strong>la</strong> resurrezione di Attis, sposo del<strong>la</strong> Dea; Inoltre gli<br />

iniziati venivano incoraggiati uno f<strong>la</strong>gel<strong>la</strong>rsi.<br />

Come si può capire, <strong>la</strong> cosa non POTEVA certo Essere gradita alle Autorità romane, ma Sugli<br />

strati Inferiori del<strong>la</strong> Popo<strong>la</strong>zione ebbe molto successo. Un autore romano disse: "Tutta <strong>la</strong> sozzura<br />

dell'Oriente si scarica nel Tevere", alludendo ai rituali perversi stranieri Che avevano trovato a<br />

Roma tanti SEGUACI.<br />

Le deliranti pratiche, così care ai Greci ed agli Orientali, Furono accolte con entusiasmo nel<br />

racconto Che 186 a. C. il Senato si vide Costretto a proibire i Baccanali, tanto più Che temeva<br />

Che le riunioni diventassero, come era già successo, foco<strong>la</strong>io di attività eversive. Una tavo<strong>la</strong> di<br />

bronzo, scoperta vicino uno Catanzaro e ora conservata nel Museo Storico di riporta il testo del,<br />

decreto di Vienna:<br />

"Nessuno, ne in privato, ne in pubblico, <strong>la</strong> NATO, fuori di Roma, celebri Cerimonie segrete se<br />

prima non si è rivolto al Pretore urbano e non abbia ottenuto <strong>la</strong> sua autorizzazione, con<br />

l'approvazione del Senato. (...) nessuno, uomo o donna, celebri riti in gruppi superiori alle cinque<br />

persone. (...) Se qualcuno Agira in contrasto con le Decisioni prima ricordate, SIA Sottoposto al<strong>la</strong><br />

pena capitale. (...) Tutti i Baccanali, con Eccezione di Quelli Che si svolgono secondo le Norme<br />

esposte, Siano aboliti entro Dieci giorni dal ricevimento delle tavole del<strong>la</strong> legge ".<br />

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Nel 139 a. C. fu vietato agli astrologi di soggiornare nel territorio romano; le pratiche<br />

divinatorie, Che davano ingiusto potere Eccessivo ed ai singoli per <strong>la</strong> Conoscenza del futuro,<br />

Erano Invece Politicamente Indispensabili per lo Stato. Plutarco ci informa che i Romani, tanto<br />

alieni da pratiche sanguinarie, Sotto La Minaccia dell'invasione dei Galli, nel 226 a. C., non<br />

esitarono uno Compiere una cerimonia Quanto mai Barbara: Furono seppelliti vivi Un uomo e<br />

una donna di nazionalità greca gallica ed Un'altra coppia, per propiziare <strong>la</strong> sconfitta dei nemici.<br />

LA STESSA cerimonia fu ripetuta Dieci anni dopo, Quando l'andamento negativo del<strong>la</strong> guerra<br />

contro i Cartaginesi spinse al sacrificio di altre coppie uno causa di sventurati: uccidendo uno<br />

causa del popolo nemico, secondo <strong>la</strong> magia nera, si portava al<strong>la</strong> morte l'intera Popo<strong>la</strong>zione<br />

avversaria. Il fatto Che Greci e Galli fossero accomunati nel sacrificio dipendeva da un'usanza<br />

del secolo IV, Quando i Romani si Erano trovati ad affrontare i nemici uno causa Popoli<br />

Contemporaneamente.<br />

Nell'81 a. C. fu promulgata da Lucio Cornelio Sil<strong>la</strong> <strong>la</strong> legge "De sicariis et veneficiis", Che<br />

proibiva le pratiche magiche, l'avvelenamento, l'aborto e l'assassinio per stregoneria. Già <strong>la</strong><br />

"Legge dei Decemviri delle Dodici Tavole", fatta per separare per <strong>la</strong> prima volta il diritto civile<br />

da religioso Quello, Aveva stabilito pene per Coloro Che dicevano il "malum carmen", cioè<br />

incantesimi e formule magiche per nuocere a qualcuno. La severissima legge di Sil<strong>la</strong> sorpreso<br />

Con chi era una tariffa magie rischiava <strong>la</strong> Crocifissione o una passeggiata nell'Anfiteatro fra le<br />

Belve (per altre notizie sul<strong>la</strong> stregoneria Nel<strong>la</strong> Roma antica, cliccate qui).<br />

La legge arrivava in un momento Quanto mai opportuno: le pratiche di bassa magia si stavano<br />

diffondendo per tutto il territorio; Inoltre Divinità greche, caldee, Egizie, persiane e galliche e<br />

contendevano agli dei romani un gran numero di Fedeli, sacrifici, rituali, offerte clero. Lo<br />

scrittore Petronio disse Che in Alcune città Gli Dei Erano più NUMEROSI degli abitanti, e già il<br />

tempo prima console Terenzio Varrone, il Che si era preso <strong>la</strong> briga di censirli Attorno al 200 a.<br />

C., Che Aveva scoperto, fra dei maggiori, minori, culti stranieri, demoni, spiriti protettori ed eroi<br />

divinizzati ce n'erano quasi trecentomi<strong>la</strong>. La magia popo<strong>la</strong>re agrico<strong>la</strong> ed dei primi Romani e dei<br />

popoli A loro vicini, i Marsi, i Sabini, i Sanniti e gli Etruschi, con i semplici riti del<strong>la</strong> fertilità e le<br />

ricette per risanare i ma<strong>la</strong>ti con rimedi naturali, Aveva Ormai LASCIATO il posto ai complessi<br />

rituali del<strong>la</strong> stregoneria e del<strong>la</strong> necromanzia, Che avrebbero dato il via alle persecuzioni Primo<br />

Vere<br />

Sve<strong>la</strong>to un rito magico degli Etruschi<br />

Chiusi (Siena) - En thui ara Enan, tariffa «non (o non porre) nul<strong>la</strong> qui». Una formu<strong>la</strong> magica,<br />

quasi un sortilegio, al posto di un nome: quello del defunto, Che gli archeologi si sarebbero<br />

aspettati di decifrare sul<strong>la</strong> parete del<strong>la</strong> tomba etrusca Iscrizione Dell ', Nel<strong>la</strong> necropoli di Poggio<br />

Rienzo. Una insolita scoperta, resa nota Quel<strong>la</strong> Dagli studiosi al<strong>la</strong> vigilia dell 'apertura al<br />

pubblico del Sepolcro, prevista per sabato (Dieci anni dopo il Rinvenimento del sito). È <strong>la</strong> prima<br />

volta, infatti, Che un 'iscrizione tombale etrusca non ripete le tradizionali formule onomastiche<br />

(nome, cognome, rapporti Parentali), ma <strong>la</strong>ncia un monito inquietante per Chiunque entri nel<br />

Sepolcro. Una frase semplice ma «di Importanza Fondamentale», sostiene l archeologo 'Roberto<br />

Sanchini, epigrafe uno degli studiosi che l interpretato Annone', per <strong>la</strong> Conoscenza del<strong>la</strong> lingua<br />

etrusca, tra le più misteriose del mondo, un ambito di studi in CUI ancora oggi chiarire Il<br />

significato di singole parole o acquisirne di nuove è Estremamente RILEVANTE. Nel Azione L<br />

'interpretazione ara Enan delle parole (<strong>la</strong> prima riferita A UN' Campo del «» fare, <strong>la</strong> seconda un<br />

pronome indefinito) aiuterà uno chiarezza tariffa sul<strong>la</strong> traduzione dei passi più complessi del<br />

Liber linteus uno conservato il libro rituale, Zagabria Che è anche il testo più esteso in lingua<br />

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etrusca CHE SIA Giunto fino a noi. Le novità del<strong>la</strong> Tomba Dell 'Iscrizione, però, non si fermano<br />

qui: Nel<strong>la</strong> sepoltura è Stata infatti ritrovata una fossa con i resti di composti Almeno nove<br />

persone, Probabilmente Appartenenti al<strong>la</strong> stessa famiglia, inumati tra <strong>la</strong> metà del VI ei primi<br />

Decenni del V secolo avanti Cristo. SI TRATTA di una seconda cerimonia funebre, forse eseguita<br />

Dopo Che un evento naturale Aveva Sconvolto <strong>la</strong> sepoltura originaria, e in CUI a fianco dei corpi<br />

Sono stati collocati Alcuni oggetti - Alcuni vengono rovesciati Piattelli e Infranti; altra traccia<br />

Rarissima di rituali magico-religiosi.<br />

La "Terra dei magi"<br />

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Giudic 9,37 Gaal riprese a par<strong>la</strong>re e disse:<br />

«Ecco gente che scende dall'Ombelico<br />

del<strong>la</strong> terra e una schiera che giunge per <strong>la</strong><br />

via del<strong>la</strong> Quercia dei Maghi »<br />

Secondo <strong>Erodoto</strong>, storico greco del secolo<br />

V a. C., i magi (o Maghi) erano una tribù<br />

dei Medi.<br />

Nel descriverne le caratteristiche, a parte<br />

altri aspetti, egli ce li presenta come<br />

esperti in astrologia, nell'interpretazione<br />

dei sogni e nel<strong>la</strong> magia, che da essi<br />

prende nome.<br />

A giudicare da tutti gli elementi in nostro<br />

possesso, al tempo dell'impero dei Medi<br />

(secolo VII a. C.), i magi erano una casta


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sacerdotale ereditaria sul tipo di quel<strong>la</strong> dei bramini indù.<br />

Il nostro termine «magi» è una traslitterazione del greco magos, che a sua volta deriva dal<br />

persiano magu, magavan, con il significato di «partecipe dell'alleanza, dei doni sovrumani».<br />

Erano sacerdoti incaricati del culto del fuoco, presente in Iran da tempo immemorabile . Il fuoco<br />

rappresentava una sorta di concretizzazione, una vampata del dio Sole in terra. Per questo<br />

motivo una rete di pire ricopriva l'intero territorio dell'Iran.<br />

La loro fiamma splendeva sul<strong>la</strong> cima delle montagne, nel<strong>la</strong> parte più interna dei santuari nel<strong>la</strong><br />

quale solo il sacerdote poteva accedere tre o cinque volte al giorno, e nel foco<strong>la</strong>re domestico.<br />

Nell'accostarsi al fuoco, partico<strong>la</strong>rmente a quello delle montagne e dei santuari, il sacerdote era<br />

tenuto a coprirsi <strong>la</strong> bocca con un panno per evitare di contaminarlo.<br />

Esiste una influenza del<strong>la</strong> cultura iranica sul<strong>la</strong> spiritualità ebraica?<br />

Il tema è stato ampiamente trattato in : M. Buber-"A Zoroastrian Origin to the Sefirot ?" in Sh.<br />

Shaked and A. Netzer, eds., Irano-Judaica (Jerusalem: Ben Zvi, 1994), 17-33.<br />

Zoroastrismo e cristianesimo<br />

La visita dei Magi<br />

Mat 2,1 Gesù nacque<br />

a Betlemme di<br />

Giudea, al tempo del<br />

re Erode. Alcuni Magi<br />

giunsero da oriente a<br />

Gerusalemme e d<br />

omandavano: «Dov'è il<br />

re dei Giudei che è<br />

nato? Abbiamo visto<br />

sorgere <strong>la</strong> sua stel<strong>la</strong>, e<br />

siamo venuti per<br />

adorarlo». All'udire<br />

queste parole, il re<br />

Erode restò turbato e<br />

con lui tutta<br />

Gerusalemme. Riuniti<br />

tutti i sommi<br />

sacerdoti e gli scribi<br />

del popolo,<br />

s'informava da loro<br />

sul luogo in cui<br />

doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo<br />

del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da<br />

te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele». Allora Erode, chiamati segretamente<br />

i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa <strong>la</strong> stel<strong>la</strong> e li inviò a<br />

Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete<br />

trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».<br />

Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco <strong>la</strong> stel<strong>la</strong>, che avevano visto nel suo sorgere, li<br />

precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere <strong>la</strong> stel<strong>la</strong>,<br />

essi provarono una grandissima gioia. Entrati nel<strong>la</strong> casa, videro il bambino con Maria sua<br />

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madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e<br />

mirra.<br />

Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.<br />

Non è specificato se i tre Magi erano sacerdoti Zoroastriani . Nel<strong>la</strong> cultura ellenistica <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong><br />

Magi veniva fatta risalire al sanscrito mahat, in greco mega in <strong>la</strong>tino magnus, cioè grande. In<br />

quell'epoca <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> indicava in genere indovini ed astrologi Caldei. Nel racconto evangelico i<br />

Magi sono dei goym cioè gentili, non-ebrei, che, a differenza del popolo ebraico riconoscono ed<br />

adorano Gesù come un "astro" nuovo nato nell'universo, un re universale.<br />

Questo fatto storico viene interpretato nelle scritture cristiane in funzione profetica e teologica.<br />

Abbiamo visto sorgere <strong>la</strong> sua stel<strong>la</strong> : visto , in che modo? Visto in una visione estatica, profetica,<br />

sciamanica, o visto nelle osservazioni astrologiche?<br />

I racconti popo<strong>la</strong>ri cristiani li hanno voluti re , fratelli fra loro e più tardi <strong>la</strong> devozione ha voluto<br />

vedere nei tre rè magi i rappresentanti delle tre razze umane in antico conosciute: le bianca, <strong>la</strong><br />

gial<strong>la</strong> e <strong>la</strong> negra, che rendono omaggio al cristianesimo.<br />

I Magi li ritroviamo nei vangeli apocrifi :<br />

- nel Protovangelo di Giacomo, l'apocrifo più antico citato da Origene (+ 254) si par<strong>la</strong> di Magi<br />

senza specificarne il numero.<br />

«...abbiamo visto una stel<strong>la</strong> grandissima che bril<strong>la</strong>va tra queste altre stelle e le oscurava, così che<br />

le stelle non si vedevano e per questo abbiamo capito che un re era nato per Israele e siamo venuti<br />

ad adorarlo»<br />

- nel Vangelo dell'infanzia arabo-siriaco, segna<strong>la</strong>to da H. Sike nel 1697, che viene fatto risalire<br />

almeno al VI - VII secolo :<br />

Ora avvenne che, quando il Signore Gesù nacque a Betlemme di Giudea, ai tempi del rè Erode,<br />

dall'Oriente vennero a Gerusalemme dei magi, come aveva predetto Zaratustra* , e avevano con<br />

sé, come doni, oro, incenso e mirra; ed essi lo adorarono e gli offrirono Ì doni.Allora santa Maria<br />

prese una di quelle fasce e come in contraccambio <strong>la</strong> diede loro, che l'accettarono da lei con<br />

grande riconoscenza.In quello stesso istante apparve loro un angelo, sotto forma di quel<strong>la</strong> stel<strong>la</strong><br />

che prima era stata loro guida nel viaggio: ed essi se ne andarono, seguendo l'indicazione del<strong>la</strong><br />

sua luce, finché giunsero al<strong>la</strong> loro patria*.<br />

Si raccolsero allora intorno ad essi i loro rè e principi, domandando che cosa mai avevano visto e<br />

avevano fatto, in che modo erano andati e ritornati, e che cosa avevano portato con sé. Ed essi<br />

mostrarono quel<strong>la</strong> fascia che santa Maria aveva loro rega<strong>la</strong>ta. Perciò celebrarono una festa;<br />

accesero il fuoco, secondo <strong>la</strong> loro usanza, lo adorarono, e vi gettarono sopra quel<strong>la</strong> fascia. Il fuoco<br />

l'avvolse e <strong>la</strong> accartocciò; ma, spentosi il fuoco, estrassero <strong>la</strong> fascia tale quale era prima, come se il<br />

fuoco non l'avesse nemmeno toccata. Perciò essi si misero a baciar<strong>la</strong>, a metterse<strong>la</strong> sugli occhi e sul<br />

capo, dicendo: Questo è senza dubbio <strong>la</strong> verità: che si tratta di un grande prodigio, perché il fuoco<br />

non ha potuto bruciar<strong>la</strong> ne consumar<strong>la</strong>! Quindi <strong>la</strong> presero e con grandissima venerazione <strong>la</strong><br />

riposero tra i loro tesori.<br />

Molti elementi del<strong>la</strong> leggenda re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> nascita di Gesù (<strong>la</strong> grotta, i magi, <strong>la</strong> stel<strong>la</strong> cometa, <strong>la</strong><br />

persecuzione di un re cattivo, <strong>la</strong> verginità del<strong>la</strong> madre, si trovavano nelle leggende di altri dèi,<br />

soprattutto di Krishna, di Mitra e dei Sanshyant ( messia) del mazdeismo. Riguardo a questi<br />

ultimi, appunto, c'era una profezia attribuita a Zarathustra .<br />

- Nel " Vangelo dell'infanzia armeno".<br />

Apocrifo in lingua armena, tradotto da padre Isaia Daietsi ( monaco benedettino mechitarista,<br />

una congragazione benedettina di origina armena residente nell'iso<strong>la</strong> di S.Lazzaro a Venezia dal<br />

1717 che conservava e copnserva tutt'ora due manoscritti) e pubblicato a Venezia nel 1898.<br />

L'ipotesi più accreditata fa risalire il testo all'epoca cristiana nestoriana , tra il 428 e il 431 d.C. I<br />

Nestoriani , perseguitati come eretici si erano rifugiati in Armenia, Arabia e Persia. Essi<br />

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sostenevano <strong>la</strong> doppia natura umana e divina di Gesù, poi affermatasi come dottrina del<strong>la</strong><br />

Chiesa Universale.<br />

cap V vers.9 ss<br />

«...9 Quando l'angelo aveva portato <strong>la</strong> buona novel<strong>la</strong> a Maria era il 15 di Nisàn, cioè il 6 aprile,<br />

un mercoledì, al<strong>la</strong> terza ora. Subito un angelo del Signore si recò nel paese dei Persiani, per<br />

avvertire i rè magi che andassero ad adorare il neonato. E costoro, guidati da una stel<strong>la</strong> per nove<br />

mesi, giunsero a destinazione nel momento in cui <strong>la</strong> vergine diveniva madre. In quel tempo il<br />

regno dei Persiani dominava per <strong>la</strong> sua potenza e le sue conquiste su tutti i rè che esistevano nei<br />

paesi d'oriente, e quelli che erano i re magi erano tre fratelli; il primo, Melkon, regnava sui<br />

Persiani, il secondo, Balthasar, regnava sugli Indiani, e il terzo, Gaspar, possedeva il paese degli<br />

Arabi.Essendosi uniti insieme per ordine di Dio, arrivarono nel momento in cui <strong>la</strong> vergine<br />

diveniva madre. Essi avevano affrettato il passo e si trovarono là al tempo preciso del<strong>la</strong> nascita di<br />

Gesù....»<br />

cap 11° sez 1 vers.1.<br />

«..Giuseppe e Maria rimasero con il bambino in quel<strong>la</strong> grotta, nascostamente e senza farsi vedere,<br />

perché nessuno ne sapesse niente.Ma tré giorni dopo, il 23 di Tèbeth, cioè il 9 gennaio, ecco che i<br />

Magi d'Oriente, i quali erano partiti dal loro paese, mettendosi in marcia con un folto seguito,<br />

arrivarono nel<strong>la</strong> città di Gerusalemme, dopo nove mesi*. Questi rè dei Magi erano tré fratelli: il<br />

primo era Meikon, rè dei Persiani, il secondo Gaspar, rè degli Indi, e il terzo Balthasar, rè degli<br />

Arabi '. I comandanti del loro corteggio, investiti del<strong>la</strong> suprema autorità, erano dodici*. I<br />

drappelli di cavalleria che li accompagnavano comprendevano dodicimi<strong>la</strong> uomini: quattromi<strong>la</strong><br />

per ciascun regno. Tutti venivano, per ordine di Dio, dal<strong>la</strong> terra dei Magi, dalle regioni d'Oriente,<br />

loro patria. Infatti, allorché l'angelo del Signore ebbe annunciato al<strong>la</strong> vergine<br />

Maria <strong>la</strong> notizia che <strong>la</strong> rendeva madre, come abbiamo già riferito, nello stesso istante essi furono<br />

avvertiti dallo Spirito Santo di andare ad adorare il neonato. Essi pertanto, messisi d'accordo, si<br />

riunirono in uno stesso luogo, e <strong>la</strong> stel<strong>la</strong>, precedendoli, li guidava, con i loro seguiti, fino al<strong>la</strong> città<br />

di Gerusalemme, dopo nove mesi di viaggio.<br />

Essi si accamparono nei pressi del<strong>la</strong> città e vi rimasero tré giorni, coi rispettivi principi dei loro<br />

regni. Benché fossero fratelli figli di uno stesso rè, marciavano al loro seguito eserciti di lingua<br />

molto differente.Meikon, il primo rè, aveva mirra, aloè, mussolina, porpora, pezze di lino, e i libri<br />

scritti e sigil<strong>la</strong>ti dalle mani di Dio.Il secondo, il rè degli Indi, Gaspar, aveva, come doni in onore<br />

del bambino, del nardo prezioso, del<strong>la</strong> mirra, del<strong>la</strong> cannel<strong>la</strong>, del cinnamomo e dell'incenso e altri<br />

profumi.Il terzo, il rè degli Arabi, Balthasar, aveva oro, argento, pietre preziose, zaffiri di gran<br />

valore e perle fini.<br />

Quando tutti furono giunti nel<strong>la</strong> città di Gerusalemme, l'astro che li precedeva celò<br />

momentaneamente <strong>la</strong> sua luce. Essi perciò si fermarono e posero le tende. Le numerose truppe di<br />

cavalieri e i loro rè si dicevano l'un l'altro: - E adesso che facciamo? In quale dirceione dobbiamo<br />

camminare? Noi lo ignoriamo, perché una stel<strong>la</strong> ci ha preceduti fino ad oggi, ma ecco che è<br />

scomparsa e ci ha <strong>la</strong>sciati nelle difficoltà.I Magi si dissero l'un l'altro: - Andiamo ad informarci<br />

nei riguardi di questo bambino e a chiedere dove si trova esattamente, cosi dopo potremo<br />

proseguire il nostro viaggio.Tutti dissero all'unanimità: «Si, avete ragione»<br />

..... Da Erode...<br />

Dissero i Magi: - La testimonianza che noi possediamo non viene ne da uomo ne da altro essere<br />

vivente. È un ordine divino, concernente una promessa che il Signore ha fatto in favore dei figli<br />

degli uomini, che noi abbiamo conservato fino ad oggi. E dov'è questo libro, che solo il vostro<br />

popolo possiede, ad esclusione di tutti gli altri? - domandò Erode.<br />

I Magi risposero: - Nessun altro popolo lo conosce, ne per sentito dire, ne per conoscenza diretta.<br />

Solo il nostro popolo ne possiede <strong>la</strong> testimonianza scritta. Quando Adamo dovette <strong>la</strong>sciare il<br />

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Paradiso, e Caino ebbe ucciso Abete, il Signore Iddio diede ad Adamo, come figlio del<strong>la</strong><br />

conso<strong>la</strong>zione, Seth, e con lui questo documento scritto, chiuso e sigil<strong>la</strong>to dalle mani di Dio .<br />

Seth lo ricevette da suo padre e lo trasmise ai suoi figli, e i suoi figli ai loro figli, di generazione<br />

in generazione. E fino a Noè essi ricevettero l'ordine di custodirlo con somma cura. Noè lo diede<br />

al figlio Sem, e i figli di questo ai propri figli, i quali come lo ricevettero lo trasmisero ad Abramo,<br />

ed Abramo lo affidò al sommo sacerdote Melchisedec, e per questa via giunse al nostro popolo ai<br />

tempi di Ciro, rè del<strong>la</strong> Persia. I nostri antenati l'hanno deposto in una sa<strong>la</strong>, con grande onore, e<br />

cosi è pervenuto fino a noi, che, avendo ricevuto questo scritto, abbiamo conosciuto in anticipo <strong>la</strong><br />

nascita del nuovo monarca, figlio dei rè d'Israele.<br />

Allorché Erode ebbe inteso queste cose, <strong>la</strong> rabbia lo prese al cuore e disse: — Non vi <strong>la</strong>scerò<br />

partire di qui, finché non mi avrete mostrato tutto ciò che avete con voi! — E ordinò di arrestarli<br />

con <strong>la</strong> forza.Ed ecco, all'improvviso, il pa<strong>la</strong>zzo, nel quale viveva una grande moltitudine di<br />

persone, fu scosso: dai quattro <strong>la</strong>ti le colonne caddero abbattute e tutto l'edificio crollò. Una fol<strong>la</strong><br />

immensa che si trovava di fuori, fuggì di là; quelli che erano all'interno dell'edificio furono stesi<br />

morti in numero di sessantadue individui, grandi e piccini.<br />

Infine il rè Meikon, preso il libro del Testamento, che egli aveva in eredità dai suoi antenati,<br />

come già abbiamo detto, lo portò in dono al bambino, dicendo: — Ecco lo scritto, in forma di<br />

lettera, che tu hai <strong>la</strong>sciato in custodia, dopo averlo chiuso e sigil<strong>la</strong>to. Prendi, e leggi il documento<br />

autentico che tu stesso hai scritto.Questo è il documento il cui testo scritto era stato conservato<br />

in plico segreto e che i Magi non avevano mai osato aprire ne dare a leggere a qualche sacerdote,<br />

ne far conoscere al popolo*, perché essi non erano degni di divenire i figli del Regno, essendo<br />

destinati a rinnegare e a crocifiggere il Salvatore.<br />

Or dunque, quando Adamo dovette <strong>la</strong>sciare il Paradiso e Caino ebbe ucciso Abele, siccome<br />

Adamo era afflitto per <strong>la</strong> morte del figlio più che per aver dovuto <strong>la</strong>sciare il Paradiso, il Signore<br />

Iddio fece nascere ad Adamo il figlio del<strong>la</strong> conso<strong>la</strong>zione, Seth. E come dapprima Adamo aveva<br />

voluto diventare un dio, Dio stabili di diventare uomo, per l'abbondanza del<strong>la</strong> sua misericordia e<br />

del suo amore verso il genere umano- Egli fece promessa al nostro primo padre che, tramite suo*,<br />

avrebbe scritto e sigil<strong>la</strong>to di propria mano una pergamena, a caratteri d'oro, con queste parole: -<br />

Nell'anno 6000, il sesto giorno (del<strong>la</strong> settimana), io manderò il mio figlio unico, il Figlio<br />

dell'uomo, che ti ristabilirà di nuovo nel<strong>la</strong> tua dignità primitiva. Allora tu, Adamo, unito a Dio<br />

nel<strong>la</strong> tua carne resa immortale, potrai, come noi, discernere il bene dal male.<br />

I Magi adorano Gesù, poi avvertiti da un angelo ripartono per il loro paese, senza tornare da<br />

Erode (Protovangelo XXI 4).<br />

[Si tratta del<strong>la</strong> Rive<strong>la</strong>zione di Seth. La leggenda di un messaggio segreto, trasmesso da Adamo al<br />

figlio Seth, ebbe molto credito in antico tra gli gnostici, e forse il cenno più remoto che abbiamo di<br />

essa è nel Libro del<strong>la</strong> Rive<strong>la</strong>zione di Adamo al figlio Seth di recente scoperto nel<strong>la</strong> Biblioteca<br />

gnostica copta di Nag Hammadi ancora sotto studio.<br />

Nel<strong>la</strong> letteratura neotestamentaria greco-<strong>la</strong>tina <strong>la</strong> notizia appare <strong>la</strong> prima volta nel V secolo.<br />

Essa si trova ,tra l'altro nell'apocrifo Discesa all'Inferno al cap. III . Prima del<strong>la</strong> resurrezione<br />

Gesù scende nel Regno dei Morti e con lui Giovanni:<br />

« Avendo Giovanni cosi ammonito coloro che erano nell'inferno, il primo creato, il progenitore<br />

Adamo, che aveva ascoltato, disse a suo figlio Seth: — Figlio mio, desidero che tu dica agli<br />

antenati del genere umano e ai profeti dove ti mandai quando venni sul punto di morire. E allora<br />

Seth disse: — Ascoltate, profeti e patriarchi. Una volta mio padre Adamo, il primo creato, caduto<br />

in punto di morte, mi mandò a rivolgere preghiera a Dio, proprio sul<strong>la</strong> porta del Paradiso, che mi<br />

facesse accompagnare da un angelo fino all'albero del<strong>la</strong> misericordia e che io potessi prendere di<br />

là olio* e ungere mio padre, perché si riavesse dal<strong>la</strong> sua ma<strong>la</strong>ttia.<br />

Cosi io feci, e dopo <strong>la</strong> mia preghiera venne un angelo del Signore e mi disse: «Che cosa desideri,<br />

Seth? Desideri l'olio che cura i ma<strong>la</strong>ti" o l'albero che produce tale olio, per l'infermità di tuo<br />

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padre? Questo non si può trovare adesso. Va' dunque da tuo padre e digli che quando saranno<br />

trascorsi, dal<strong>la</strong> creazione del mondo, cinquemi<strong>la</strong> cinquecento anni, allora scenderà sul<strong>la</strong> terra<br />

l'unigenito Figlio di Dio fatto uomo, ed egli stesso lo ungerà con questo olio, ed egli risorgerà, e<br />

con l'acqua e con lo Spirito Santo purificherà lui e i suoi discendenti, e allora guarirà da ogni<br />

ma<strong>la</strong>ttia. Ma ora non è possibile che questo avvenga». Udendo queste parole, i patriarchi e i<br />

profeti si rallegrarono grandemente.»<br />

La leggenda viene nominata ancora nel V secolo , in un commento non eretico a Mt 2,1-12,<br />

l'Opus imperfectum In Matthaeum, hom. II 2 (MIGNE, P.G-, LVI, 638):<br />

«Audivi quosdam rererentes de quadam scriptura etsi non certa tamen non destruentendem, sed<br />

potius delectante: quoniam erat gens sita in ipso principio Orientis, iuxta Oceanum, apud quos<br />

ferebatur quaedam scriptura inscripta nomine Seth, de apparitura hac stel<strong>la</strong>, quae per<br />

generationes studiosorum hominun, patribus referentibus filiis suis habebatur deducta...»<br />

I Magi li ritroviamo infine nel Vangelo dello pseudo Matteo , redatto tra l'VIII e il IX secolo ,<br />

ripreso dal Protovangelo di Giacomo.<br />

Non era solo <strong>la</strong> piramide ad indicare il tempo, anzi <strong>la</strong> Sfinge era il monumento segnatempo per<br />

eccellenza. Essa rafforza <strong>la</strong> tesi del<strong>la</strong> configurazione astronomica dei monumenti sul piano di<br />

Giza. La sua esatta età non si conosce e non è stato neppure usato il metodo del<strong>la</strong> datazione al<br />

Carbonio, che potrebbe comunque datare i microrganismi contenuti nel materiale inorganico.<br />

Ma, nonostante tante resistenze non solo di natura scientifica, alcuni studiosi di geologia, di<br />

stratigrafia e di paleontologia sono riusciti a formu<strong>la</strong>re alcune ipotesi attendibili. La Sfinge<br />

appare profondamente corrosa dall’acqua fino al collo, e non si tratta di corrosione dovuta ad una<br />

inondazione del Nilo, perché gli altri monumenti non ne hanno tracce. L’erosione è simile a<br />

quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> pioggia, come di un diluvio, ma tali piogge cessarono di cadere sull’Egitto milioni di<br />

anni prima (7000-5000 anni a.C.). Quando osserviamo una stel<strong>la</strong>, <strong>la</strong> posizione in cui ci appare<br />

non è quel<strong>la</strong> effettiva (angolo di aberrazione); in soli due periodi dell’anno abbiamo le stelle dove<br />

le vediamo: gli equinozi. La Sfinge si trova esattamente lungo l’asse orientale-occidentale del<strong>la</strong><br />

necropoli di Giza, con lo sguardo all’Est vero, all’equinozio di primavera, quindi fornisce un<br />

preciso punto geodetico. Al<strong>la</strong> <strong>la</strong>titudine di Giza, il Sole, nel solstizio d’estate sorge a 28° a Nord<br />

rispetto all’Est, quello d’inverno a 28° a Sud rispetto all’Est. Il Sole percorre il circolo massimo<br />

dell’eclittica e attraversa le dodici costel<strong>la</strong>zioni: i dodici mesi dell’anno. La costel<strong>la</strong>zione che sorge<br />

ad Oriente, immediatamente prima del Sole (posizione eliaca) indica il posto dove sosta e si dice<br />

che esso si fonde o è ospitato nel<strong>la</strong> casa di ciascuna di queste costel<strong>la</strong>zioni. Il percorso del Sole le<br />

attraversa come sono tracciate nel famoso Zodiaco di Dendera dell’alto Egitto nel corso dell’anno<br />

so<strong>la</strong>re. Il sole sorge all’equinozio di primavera sullo sfondo stel<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> costel<strong>la</strong>zione del Leone<br />

solo nel 10500 a.C.: <strong>la</strong> Sfinge guarda ad Est vero il suo corrispettivo celeste, il Leone appunto,<br />

all’equinozio di primavera. Sempre e solo nel 10500 a.C. accadde che il disco del sole fu allineato<br />

con lo sguardo del<strong>la</strong> Sfinge, e, alle sue spalle, a Sud, che le tre piramidi coincisero perfettamente<br />

con <strong>la</strong> posizione delle tre stelle del<strong>la</strong> Cintura di Orione sul meridiano di Giza. In questo<br />

complesso monumentale, oltre al<strong>la</strong> Sfinge, vi sono il tempio del<strong>la</strong> Valle, le strade rialzate, il<br />

tempio mortuario, il tempio del<strong>la</strong> Sfinge e le tre piramidi. Questi monumenti erano collegati da<br />

enormi strade sopraelevate. <strong>Erodoto</strong> nel suo viaggio ne vide una: era ancora praticabile. Dal<strong>la</strong><br />

piramide di Micerino partiva una strada che puntava verso l’Est vero. La strada rialzata di<br />

Cheope è rivolta a 14° Nord rispetto all’est vero (Sfinge), a metà tra l’equinozio di primavera ed il<br />

solstizio d’estate. La strada rialzata che parte dal<strong>la</strong> piramide centrale di Chefren punta a 14° a<br />

Sud rispetto all’Est vero, a metà tra l’equinozio di primavera ed il solstizio d’inverno. Il tutto<br />

forma dei “quarti d’intersezione”, usati per seguire il Sole nell’arco dell’anno e scandire così 4 fasi<br />

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annuali: le stagioni. Collegati a tale complesso erano anche il Nilo e <strong>la</strong> città di Eliopoli ( On<br />

oppure Innu in lingua egiziana ) con l’obelisco su cui era conservata <strong>la</strong> pietra sacra, il Benben<br />

(forse un meteorite di ferro). E’ ad Eliopoli che aveva sede <strong>la</strong> più potente casta sacerdotale e il<br />

più famoso sacerdote era il leggendario Inhopet, inventore del<strong>la</strong> medicina (il greco Ermes), che<br />

aveva il titolo di capo degli osservatori, cioè gli astronomi che osservavano il moto delle stelle.<br />

Edwards (eminente egittologo) ha identificato il sommo sacerdote con il personaggio,<br />

rappresentato tra i geroglifici, in abito cerimoniale disseminato di stelle. Essi seguivano <strong>la</strong> via di<br />

Horus (Sole) attraverso le epoche, erano quelli che custodivano le conoscenze, che istruivano il<br />

faraone e gli insegnavano come raggiungere il possesso del<strong>la</strong> somma conoscenza attraverso<br />

immaginari viaggi stel<strong>la</strong>ri, custoditi in libri segreti e magici. <strong>Erodoto</strong>, storico del V sec. a.C.,<br />

riferisce di aver visto anche alcuni di questi documenti sacerdotali e lo stesso fecero Solone (640-<br />

560 a.C.) e Pitagora (VI sec a.C.). http://goo.gl/ub1cx http://goo.gl/lLpsw<br />

Breve Storia del<strong>la</strong> <strong>Magia</strong><br />

Storia del<strong>la</strong> magia nel<strong>la</strong><br />

cultura occidentale<br />

Nel<strong>la</strong> maggior parte delle<br />

culture antiche e moderne, fin<br />

dagli albori del<strong>la</strong> civiltà, sono<br />

esistite credenze e pratiche<br />

magiche, con caratteristiche<br />

sostanzialmente simili anche<br />

se formalmente diverse, che<br />

si possono trovare in<br />

re<strong>la</strong>zione ad aspetti tipici<br />

dell'occultismo, del<strong>la</strong><br />

superstizione e del<strong>la</strong><br />

stregoneria. Alcune scene di<br />

pitture del paleolitico<br />

superiore trovate nelle<br />

caverne francesi sono state<br />

interpretate come aventi<br />

finalità magiche, come il<br />

successo nel<strong>la</strong> caccia.<br />

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La magia in Egitto<br />

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La società dell'Antico Egitto è fortemente intrisa di credenze occulte.<br />

Nel pantheon egizio, oltre a Weret-Hekau ed Heka, Neter del<strong>la</strong> magia, anche Iside e Thot, da cui<br />

derivò l'ermetismo, sono caratterizzati da poteri magici.<br />

Sono stati trovati molti papiri magici, scritti in greco, copto e demotico, che contengono formule<br />

ritenute capaci di prolungare <strong>la</strong> vita, fornire aiuto in questioni amorose e combattere i mali. È<br />

attestata anche <strong>la</strong> credenza nel<strong>la</strong> cerimonia magica dell'apertura del<strong>la</strong> bocca per mezzo del<strong>la</strong><br />

quale si riteneva possibile conferire un'anima a statuette, utilizzate come controfigure magiche<br />

dei defunti.<br />

Il cosidetto "libro dei morti degli antichi egiziani" (che in origine era definito: "incantesimi<br />

che narrano l'uscita dell'Anima Verso <strong>la</strong> piena Luce del Giorno"), scritto su papiri, muri tombali<br />

e sarcofagi, è l'insieme di incantesimi da pronunciarsi per <strong>la</strong> "resurrezione dello spirito e il suo<br />

ingresso nelle Regioni dell'Al di là". Per gli antichi egizi tutto è animato, per loro lo spirituale<br />

non impone leggi al fisico, ma, per analogia, così come il volto di una persona è considerato come<br />

espressione dell'anima, lo spirituale si esprime tramite il mondo fisico. La natura non è<br />

inanimata e non sottostà a "leggi", bensì l'espressione del<strong>la</strong> vita passa attraverso varie fasi<br />

spirituali che, in questo mondo, vengono rappresentate dalle esperienze fisiche vissute<br />

direttamente dall'uomo. Tutto è animato e vivente, ogni fenomeno, per analogia, esprime <strong>la</strong><br />

manifestazione di un piano spirituale nel piano fisico. L'analogia è applicata al<strong>la</strong> posizione degli<br />

astri, al simbolismo del colore, alle forme geometriche (ad esempio <strong>la</strong> figura geometrica del<strong>la</strong><br />

piramide), alle caratteristiche degli animali (zoo<strong>la</strong>tria) e così via ad ogni espressione del<strong>la</strong> vita.<br />

Questa civiltà, oltre cinquemi<strong>la</strong> anni fa, è stata quindi crogiolo per <strong>la</strong> nascita e <strong>la</strong> codifica<br />

dell'astrologia, del<strong>la</strong> teurgia e del<strong>la</strong> negromanzia.<br />

La magia in Medio Oriente<br />

In Mesopotamia, nelle culture sumera, accadica e caldea, come anche in Persia, <strong>la</strong> terra d'origine<br />

dei Magi, si trovano numerose attestazioni di rituali di magia cerimoniale. Tutte le fonti antiche<br />

riportano esempi di pratiche magiche, come:<br />

-l'utilizzo di "parole magiche" che hanno il potere di comandare gli spiriti;<br />

-l'uso di bacchette ed altri oggetti rituali;<br />

-il ricorrere a un cerchio magico per difendere il mago contro gli spiriti invocati;<br />

-l'utilizzo di simboli misteriosi o sigilli per invocare gli spiriti;<br />

-l'uso di amuleti che rappresentano l'immagine del demone per esorcizzarlo.<br />

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Comunque il più grande apporto culturale del Medio Oriente consisté nell'astrologia:<br />

l'osservazione degli astri era non solo magicamente inscindibile dal computo del tempo, ma<br />

anche strettamente legata ad ogni evento naturale.<br />

La magia nel mondo greco-romano<br />

In Grecia fu <strong>Erodoto</strong> a coniare il termine "mago" per indicare un sacerdote di una tribù del<strong>la</strong><br />

Persia antica. Dal IV secolo a.C. il vocabolo "mageia" cominciò ad essere utilizzato per indicare<br />

un insieme di dottrine nate dal<strong>la</strong> commistione di tradizioni arcaiche e le pratiche rituali<br />

ereditate dai Persiani.<br />

Fu comunque nel<strong>la</strong> koinè culturale ellenistica che ebbe luogo quel<strong>la</strong> fusione dei riti magici con<br />

elementi astrologici e alchimistici, che sarà al<strong>la</strong> base di tutta <strong>la</strong> specu<strong>la</strong>zione magica dei secoli<br />

successivi. Nel<strong>la</strong> tarda antichità troviamo numerose testimonianze riguardo a rituali di teurgia<br />

<strong>la</strong> cui provenienza è spesso attribuita, dagli stessi teurghi, all'antico Egitto.<br />

Verso il III IV secolo del<strong>la</strong> nostra era compaiono anche trattazioni filosofiche a favore di tale<br />

pratica, in partico<strong>la</strong>re per opera del filosofo neop<strong>la</strong>tonico Giamblico.<br />

Nel<strong>la</strong> letteratura <strong>la</strong>tina si trovano numerose testimonianze re<strong>la</strong>tive a tutta una serie di attività<br />

occulte.<br />

Esperimenti di negromanzia, uccisioni a distanza, animali par<strong>la</strong>nti, statue che camminano, filtri<br />

d'amore, metamorfosi, divinazioni, talismani che curano le ma<strong>la</strong>ttie, sono so<strong>la</strong>mente alcuni degli<br />

oggetti e dei rituali magici adoperati dai maghi che compaiono nelle opere di Orazio, Porfirio,<br />

Plinio il Vecchio e Virgilio. http://goo.gl/Mxn8w http://goo.gl/kSDKA Nel panorama letterario di<br />

magia <strong>la</strong>tina un posto di prim'ordine spetta a Le metamorfosi (anche conosciuto come L'asino<br />

d'oro) di Apuleio.<br />

L'opera, l'unico romanzo del<strong>la</strong> letteratura <strong>la</strong>tina pervenutoci intero, si compone di undici libri,<br />

nei quali viene narrata <strong>la</strong> storia di Lucio, un giovane trasformato per magia in asino, che, dopo<br />

varie peripezie, ritorna uomo per intercessione del<strong>la</strong> dea Iside.<br />

Da ricordare che lo stesso Apuleio fu processato per aver costretto con <strong>la</strong> magia una ricca vedova<br />

a sposarlo per impadronirsi del<strong>la</strong> dote.<br />

Tuttavia riuscì a scagionarsi dall'accusa presentando il testamento del<strong>la</strong> vedova, in cui <strong>la</strong> donna<br />

(dietro consiglio dello stesso Apuleio) <strong>la</strong>sciava tutto al figlio piccolo.<br />

Del resto, nel diritto romano le leggi antiche prevedevano pene severe per quanti utilizzavano<br />

mezzi magici per conseguire scopi criminali.<br />

La magia nell'Is<strong>la</strong>m<br />

La magia (saḥr ) è riconosciuta dall'Is<strong>la</strong>m.<br />

Essa è considerata tuttavia come una "tecnica", rispondente a precise leggi, agenti per preciso<br />

disposto divino. Si condanna tuttavia <strong>la</strong> "magia nera" o saḥr shayḥānī (magia diabolica).<br />

La magia nel Medio Evo<br />

Nonostante <strong>la</strong> polemica antimagica di alcuni scrittori cristiani, come Origene, Sant'Agostino e<br />

Tommaso d'Aquino, e l'ostilità del<strong>la</strong> Chiesa nei riguardi delle arti occulte, il substrato culturale<br />

del<strong>la</strong> magia medievale ebbe una certa rilevanza.<br />

Persino il mondo religioso germanico fu prodigo di divinità intrise di doti magiche, come Thor e<br />

Odino; anzi lo scopo del<strong>la</strong> magia era quello di liberare le forze occulte possedute dalle potenze<br />

superiori. La produzione letteraria di carattere magico, soprattutto in età umanistica, fu molto<br />

ricca, grazie anche al<strong>la</strong> mediazione di scrittori arabi.<br />

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Alcune opere astrologiche, come il Tetrabiblos di C<strong>la</strong>udio Tolomeo, l'Introductiorum di<br />

Albumasar, il Liber Vaccae (o Libro degli esperimenti) ed il famoso Picatrix, ebbero una enorme<br />

influenza sul<strong>la</strong> specu<strong>la</strong>zione magica dell'età rinascimentale. Anche se alcuni autori, come Isidoro<br />

da Siviglia e più tardi Ugo da San Vittore, accomunano <strong>la</strong> magia all'ido<strong>la</strong>tria, in quanto scienza<br />

conferita dai demoni, è nel XIII secolo con Guglielmo d'Alvernia e Alberto Magno, che si iniziò a<br />

porre l'accento sul<strong>la</strong> categoria del<strong>la</strong> magia naturale, che tanta fortuna ebbe nei secoli<br />

immediatamente successivi. Sempre nel XIII secolo, torna in auge anche l'astrologia, con autori<br />

allora famosissimi come il forlivese Guido Bonatti, <strong>la</strong> cui influenza sarà notevole ancora nel XVI<br />

secolo.<br />

La magia nel Rinascimento<br />

« Troverete persino gente che scrive del XVI secolo come se <strong>la</strong> <strong>Magia</strong> fosse una sopravvivenza<br />

medioevale, e <strong>la</strong> scienza <strong>la</strong> novità venuta a spazzar<strong>la</strong> via.<br />

Coloro che hanno studiato l'epoca sono più informati. Si praticava pochissima magia nel Medio<br />

Evo: XVI e XVII secolo rappresentano l'apice del<strong>la</strong> magia.<br />

La seria pratica magica e <strong>la</strong> seria pratica scientifica sono gemelle. »<br />

(C.S. Lewis, L'abolizione dell'uomo, in «L'Umana avventura», n. 6, Jaca Book, Aprile 1979, pag.<br />

44, trad. di F. Marano)<br />

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Il periodo che va dal XV agli inizi del XVII secolo segna <strong>la</strong> grande rinascita del<strong>la</strong> magia, in<br />

sostanziale parallelismo, come fa notare anche C. S. Lewis, con il crescere degli interessi<br />

scientifici.<br />

L'inizio di questa rivoluzione magica può essere considerata l'opera di traduzione che alcuni<br />

umanisti, il più importante dei quali fu Marsilio Ficino, http://goo.gl/hc42W<br />

http://goo.gl/uQDO9 fecero delle quattordici opere che formavano il cosiddetto Corpus<br />

Hermeticum, degli "Oracoli Caldaici" e degli "Inni Orfici".<br />

Queste opere, attribuite dagli studiosi rinascimentali rispettivamente ad Ermes Trismegisto,<br />

http://goo.gl/k1qB1 http://goo.gl/dIQWT Zoroastro ed Orfeo, erano in realtà raccolte di testi nate<br />

in età imperiale romana, che combinavano elementi neop<strong>la</strong>tonici, concetti ricavati dal<br />

Cristianesimo, dottrine magico-teurgiche e forme di gnosi mistico-magica.<br />

Nel Rinascimento sul substrato colto di dottrine neop<strong>la</strong>toniche, neopitagoriche ed ermetiche si<br />

incardinò <strong>la</strong> riflessione specu<strong>la</strong>tiva magico-astrologica-alchemica, arricchita da idee derivanti<br />

dal<strong>la</strong> Caba<strong>la</strong> ebraica, come testimoniano emblematicamente le figure di Pico del<strong>la</strong> Mirando<strong>la</strong><br />

http://goo.gl/cKXMR http://goo.gl/qOfcb e Giordano Bruno. http://goo.gl/W4m7G<br />

http://goo.gl/XjvUn Il compendio forse più interessante per <strong>la</strong> magia rinascimentale è il De<br />

occulta philosophia di Cornelio Agrippa von Nettesheim.<br />

http://goo.gl/zFl6W http://goo.gl/pDVKx In questa opera il medico, astrologo, filosofo e alchimista<br />

tedesco definisce <strong>la</strong> magia "<strong>la</strong> scienza più perfetta", e <strong>la</strong> divide in tre tipi: naturale, celeste e<br />

cerimoniale, dove i primi due rappresentano <strong>la</strong> magia bianca, ed il terzo quel<strong>la</strong> nera o<br />

negromantica. Queste argomentazioni saranno riprese più tardi nel <strong>Magia</strong> naturalis sive de<br />

miraculis rerum naturalium del napoletano Giovanni Battista Del<strong>la</strong> Porta, http://goo.gl/fWHKU<br />

http://goo.gl/1TNxS il quale vede nel<strong>la</strong> magia naturale il culmine del<strong>la</strong> filosofia naturale, e nel<br />

Del senso delle cose e del<strong>la</strong> magia di Tommaso Campanel<strong>la</strong>. Altra importante figura nel contesto<br />

magico-alchemico rinascimentale è quel<strong>la</strong> di Paracelso, http://goo.gl/5UKGg http://goo.gl/yrvNb<br />

<strong>la</strong> cui iatrochimica risente del<strong>la</strong> simbiosi tra magia naturale e scienza sperimentale, tipica del<br />

XVI secolo.<br />

Declino del<strong>la</strong> magia<br />

Proprio mentre <strong>la</strong> tradizione magica è al suo culmine, nel XVII secolo si iniziano a vedere le<br />

avvisaglie del<strong>la</strong> polemica contro <strong>la</strong> cultura magico-alchimistica, che caratterizzerà maggiormente<br />

il secolo dei lumi.<br />

Il precursore del<strong>la</strong> condanna delle varie dottrine magiche in nome del sapere scientifico è da<br />

considerarsi Francesco Bacone. http://goo.gl/QSvu4 http://goo.gl/Nbzy5 A partire da questo<br />

momento <strong>la</strong> magia inizierà un lento declino, favorito da pensatori come Cartesio<br />

http://goo.gl/u1RFL http://goo.gl/viIBX e Hobbes e dallo sviluppo delle correnti filosofiche del<br />

meccanicismo, del razionalismo e dell'empirismo.<br />

Nel XVIII secolo, con l'avvento dell'Illuminismo, <strong>la</strong> magia, definitivamente sconfitta nell'ambito<br />

del<strong>la</strong> cultura dominante, venne relegata in un limbo, nel quale tuttavia riuscì in qualche modo a<br />

sopravvivere<br />

La magia nel XIX secolo<br />

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La seconda metà dell'Ottocento è caratterizzata da un rinnovato interesse nei confronti<br />

dell'occultismo e dell'esoterismo magico.<br />

La figura che meglio incarna il revival delle scienze occulte nel XIX secolo è il mago Eliphas<br />

Lévi, nato Alphonse Louis Constant. http://goo.gl/g4U1m http://goo.gl/szzUm La cui ricca<br />

produzione letteraria influenzò grandemente <strong>la</strong> specu<strong>la</strong>zione occultista del secolo successivo.<br />

L'ultimo scorcio del secolo vide anche il sorgere di numerose organizzazioni e società segrete<br />

nelle quali <strong>la</strong> magia aveva un ruolo significativo, come l'Ordre Kabbalistique de <strong>la</strong> Rose+Croix<br />

fondato in Francia da Stanis<strong>la</strong>s De Guaita, l'Hermetic Order of the Golden Dawn fondato in<br />

Inghilterra da Samuel Liddell Mathers, l'Ordo Templi Orientis fondato in Germania da Franz<br />

Hartmann. Anche nel<strong>la</strong> Società Teosofica, fondata negli Stati Uniti d'America da Helena<br />

Petrovna B<strong>la</strong>vatsky, esistono alcuni elementi che rimandano a una concezione magica<br />

dell'esistenza e dei rapporti con i mondi ultraterreni.<br />

Plutarco di Cheronea<br />

Nell'ambito di questa tendenza filo-orientale una posizione importante assume Plutarco di<br />

Cheronea (46-125 circa d.C.), autore delle famose Vite parallele, in cui mette a confronto i<br />

"grandi" del<strong>la</strong> civiltà greca con quelli del<strong>la</strong> civiltà romana (fa eccezione il persiano Artaserse)<br />

mostrando gli eroi come “modelli” e ponendoli in modo specu<strong>la</strong>re: ciascun eroe infatti, si riflette<br />

nel suo “parallelo”, cui risulta legato per similitudine o per antitesi. In quest’opera Plutarco fa un<br />

uso significativo del<strong>la</strong> sinkrisis (paragone): infatti è proprio l’intento, politico e culturale, di<br />

avvicinare i due popoli, favorendo <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione fondata sul<strong>la</strong> stima e sul rispetto.<br />

Caratteristica del<strong>la</strong> posizione di Plutarco è il tentativo di conciliare filosofia e religione, o meglio<br />

filosofie diverse e religioni diverse, considerate come espressioni partico<strong>la</strong>ri di un unico logos<br />

divino che è al<strong>la</strong> base delle diverse dottrine ed in esse si esprime in maniera più o meno chiara.<br />

Accanto a questo dualismo è presente però in Plutarco anche un'esigenza umanistica, che si<br />

manifesta nel suo tentativo di colmare <strong>la</strong> separazione tra Dio e il mondo con una serie di<br />

"demoni", o intelligenze divine, che rive<strong>la</strong>no <strong>la</strong> loro presenza in tutti gli aspetti del<strong>la</strong> realtà, dalle<br />

armonie celesti ai moti più intimi dell'anima dell'uomo. Questo sarebbe secondo Plutarco il<br />

grande insegnamento delle dottrine orientali ed in partico<strong>la</strong>re dei sapienti egiziani: nel De Iside<br />

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et Osiride c'è appunto questo tentativo di recuperare l'unità del tutto, colmando le distanze tra <strong>la</strong><br />

divinità e gli uomini ed aprendo <strong>la</strong> via ad una dottrina che non è né filosofica né religiosa perché<br />

vuole essere appunto l'una e l'altra cosa insieme. Questa composizione fa parte di quel<strong>la</strong> serie di<br />

scritti dei Moralia dedicati al<strong>la</strong> religione o al problema teologico e che risultano partico<strong>la</strong>rmente<br />

importanti dal punto di vista antropologico-culturale per <strong>la</strong> minuziosità con cui ci descrivono riti<br />

misterici e oracoli, aprendo una finestra sul<strong>la</strong> complessa spiritualità dal sapore orientale che<br />

caratterizzava quel periodo.<br />

Euripide Medea<br />

Vv 222-224: “ma è bene che uno straniero in partico<strong>la</strong>re si<br />

adatti al<strong>la</strong> città” vv 536-541: “innanzi tutto, abiti <strong>la</strong> terra<br />

greca an ziché in un paese barbaro e conosci <strong>la</strong> giustizia e sai<br />

servirti delle leggi senza ricorrere al<strong>la</strong> forza; poi tutti i greci<br />

hanno saputo che sei sapiente e ne hai ricevuto fama: se avessi<br />

abitato una terra agli estremi confini del mondo non si sarebbe<br />

par<strong>la</strong>to di te.”<br />

Trama<br />

Medea e Giasone, dopo <strong>la</strong> conquista del vello d’oro, risiedono<br />

con i figli a Corinto. Giasone, però, sta per ripudiare <strong>la</strong> mo<br />

glie per sposare G<strong>la</strong>uce, <strong>la</strong> figlia di Creonte, re del<strong>la</strong> città.<br />

Medea, temuta per le sue arti magiche, viene espulsa per<br />

ordine del re, ma riesce a rimandare di un giorno <strong>la</strong> partenza,<br />

in modo da poter attuare <strong>la</strong> propria vendetta. In un denso<br />

scontro verbale, in cui Euripide utilizza <strong>la</strong> più raffinata<br />

tecnica retorica, marito e moglie mostrano <strong>la</strong> totale<br />

inconciliabilità delle rispettive motivazioni: da un <strong>la</strong>to <strong>la</strong><br />

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donna sottolinea <strong>la</strong> propria totale dedizione e il patto d’amore tradito, dall’altro l’eroe<br />

contrappone <strong>la</strong> logica politica. Medea, dopo essersi garantita l’ospitalità di Egeo, re d’Atene,<br />

mette in atto il suo tragico proposito: finge di rappacificarsi con Giasone e fa portare dai figli,<br />

come doni al<strong>la</strong> sposa, una corona e un peplo. L’arrivo di un messo informa il pubblico che da<br />

quegli oggetti si sono sprigionate fiamme che hanno ucciso fra atroci dolori sia G<strong>la</strong>uce sia il<br />

padre Creonte. La vendetta, per essere totale, richiede però anche l’uccisione dei figli nati<br />

dall’unione con Giasone; questi si precipita furioso contro Medea, ma non può che apprendere di<br />

quest’ultimo tremendo delitto e vedere <strong>la</strong> maga salire verso il cielo sul carro del Sole portando<br />

con sé i corpi delle proprie creature, negandone all’eroe anche <strong>la</strong> sepoltura.<br />

Medea non è una figura indiscutibilmente negativa. Essa è <strong>la</strong> personificazione dello scontro tra<br />

<strong>la</strong> cultura Greca e le diverse e molteplici culture “barbare” secondo una definizione piuttosto<br />

semplicistica e riduttiva utilizzata dagli stessi greci. Medea è una donna che si trova<br />

all’improvviso in conflitto con un mondo, una cultura, usi e costumi diversi che non capisce e che<br />

non può accettare. Questa donna non riesce a comprendere le consuetudini greche riguardo ai<br />

doveri coniugali e al<strong>la</strong> concezione delle donne. Si aspetterebbe di ricevere eterna riconoscenza da<br />

Giasone per averlo aiutato nelle sue imprese al<strong>la</strong> conquista del vello d’oro e invece ne ricava di<br />

essere abbandonata dall’uomo che ama dopo averlo seguito so<strong>la</strong> in terra straniera. Giasone a sua<br />

volta è nell’impossibilità di comprendere lo sdegno di Medea perché per una donna greca sarebbe<br />

probabilmente stato impensabile ribel<strong>la</strong>rsi al marito e quindi non accettare le sue decisioni in<br />

ambito coniugale. Per <strong>la</strong> reazione di violenta vendetta che ha davanti al<strong>la</strong> sventura di essere<br />

abbandonata dal marito per un’altra donna, Medea non merita giustificazioni né potrebbe<br />

riceverne da qualsiasi altra cultura o civiltà. Tuttavia <strong>la</strong> tragedia non nasce da una malvagità<br />

uni<strong>la</strong>terale ma da una reciproca e forse inevitabile, in un mondo così pieno di sé come quello<br />

greco, incomprensione tra due diverse scale di valori.<br />

Analisi psicologica di Giasone<br />

Sembrerebbe il c<strong>la</strong>ssico eroe<br />

mitico, invece in Giasone si<br />

specchia <strong>la</strong> concezione greca<br />

dell’uomo, ma soprattutto del<br />

matrimonio e dei doveri verso <strong>la</strong><br />

moglie. La psicologia di Giasone è<br />

quel<strong>la</strong> di un perfetto uomo greco<br />

che fa il suo interesse politico ed<br />

economico, <strong>la</strong>sciando<br />

tranquil<strong>la</strong>mente in secondo piano<br />

non tanto <strong>la</strong> famiglia, quanto <strong>la</strong><br />

prima moglie.<br />

Giasone rinfaccia a Medea <strong>la</strong><br />

superiorità del<strong>la</strong> grecità sul<strong>la</strong><br />

barbarie. Ma così facendo egli non<br />

fa che esprimere il senso comune<br />

del pubblico: effettivamente<br />

nessun ateniese avrebbe dubitato<br />

dell’inciviltà e dell’inferiorità<br />

naturale dei barbari. L’aspetto<br />

più inquietante è forse proprio<br />

questo: Giasone esprime <strong>la</strong> mentalità del pubblico, è un uomo normale, è greco, familiare, ma ha<br />

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torto ed esce sconfitto dal<strong>la</strong> contesa con Medea. Al contrario Medea è donna, barbara,<br />

minacciosa, irrazionale ed oscura, rappresenta tutto ciò che non è ben accetto: ma il buon diritto<br />

è dal<strong>la</strong> sua parte ed esce vincitrice. Euripide, quindi, mette fortemente in discussione i<br />

fondamenti stessi del<strong>la</strong> vita sociale ateniese.<br />

Analisi psicologica di Medea<br />

Medea non è greca e ha ben altre concezioni del<br />

matrimonio e del<strong>la</strong> vita coniugale, rispetto a Giasone.<br />

Lei non è disposta a tollerare di essere solo una<br />

concubina ai voleri di Giasone, e si sente tradita,<br />

poiché i favori che gli ha reso nel<strong>la</strong> conquista del vello<br />

d’oro non le sembrano degni di tale sgarbo. Medea ha<br />

abbandonato i suoi parenti e <strong>la</strong> sua terra per seguire<br />

Giasone, e adesso il suo mondo crol<strong>la</strong>, ritrovandosi s<br />

o<strong>la</strong>, in terra straniera, relegata ad una funzione sociale<br />

che non le va per niente bene e che non riesce ad<br />

accettare e a capire. Probabilmente una qualsiasi altra<br />

donna greca avrebbe accettato tranquil<strong>la</strong>mente il fatto<br />

di diventare una concubina del marito, ma in Medea<br />

non ci sono i presupposti culturali per tale<br />

sottomissione, e <strong>la</strong> sua reazione è al contrario forte e<br />

violenta, tale da provocare un’altra serie<br />

d’incomprensioni da parte del marito che non afferra<br />

l’idea di una così dura ribellione di una donna al volere<br />

maschile.<br />

Secondo Giasone Medea ha in realtà ottenuto più di quanto abbia dato: pur essendo barbara, ora<br />

abita in Grecia dove ha imparato a conoscere <strong>la</strong> civiltà e le leggi; vivendo in mezzo al<strong>la</strong> civiltà<br />

anziché ai confini del mondo ha conquistato <strong>la</strong> fama per <strong>la</strong> propria sapienza.<br />

Ancora una volta il discorso fa leva sul senso comune di una polis tanto cosmopolita quanto<br />

xenofoba: il disprezzo per il barbaro fa parte, dopo le guerre persiane, del bagaglio ideologico di<br />

ogni ateniese, le leggi erano diventate così restrittive che il figlio di un ateniese e di una donna<br />

straniera non aveva accesso al<strong>la</strong> cittadinanza.<br />

In questo contesto il solo fatto di aver dato a Medea <strong>la</strong> possibilità di vivere in Grecia doveva<br />

apparire come un merito non da poco per il pubblico.<br />

El<strong>la</strong> non può che essere riconoscente.<br />

Condizione di esule<br />

La condizione di esule a cui Medea si appel<strong>la</strong> è una condizione di debolezza, di dipendenza, ma<br />

viene usata come strumento per conquistarsi il consenso del coro.<br />

È anche un infinito rimandare altrove:<br />

Medea è esule a Corinto dal<strong>la</strong> Colchide, ma da Corinto viene esiliata e spera di trovare un’altra<br />

terra che <strong>la</strong> ospiti.<br />

L’esilio sembra essere una sua realtà permanente, una sorta di natura profonda del personaggio.<br />

La condizione di esule, inoltre, si somma e si confonde con quel<strong>la</strong> di straniera, continuamente<br />

evocata, prima come un semplice dato di fatto, poi con un crescendo di riferimenti agli aspetti<br />

sinistri, “barbarici”, quali il culto di Ecate e l’abilità nel preparare veleni.<br />

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Essa quindi pone l’accento sul<strong>la</strong> sua condizione di straniera, ma <strong>la</strong> presenta in maniera a lei più<br />

favorevole:<br />

Medea sa come integrarsi con il corpo sociale del<strong>la</strong> città, rendendosi ben accetta con un<br />

atteggiamento allo stesso tempo di riserbo e di rispetto.<br />

Medea non è una sconsiderata, una barbara priva di freni che sfoga <strong>la</strong> propria indole estrema,<br />

ma una donna capace di argomentazioni composte e sottili, di comportamenti dettati dalle regole<br />

del<strong>la</strong> buona convivenza e dall’adattamento alle circostanze.<br />

L’importanza di avere una patria<br />

Mentre Giasone par<strong>la</strong> del<strong>la</strong> fama importante per <strong>la</strong> vita umana, e dell’importanza dell’essere<br />

greco, Medea teme di non avere più patria, e a quel tempo era molto importante avere una<br />

patria, perché si viveva in un mondo profondamente ostile all’uomo, dove <strong>la</strong> primaria fonte di<br />

difesa dal<strong>la</strong> natura ma anche dagli altri uomini era <strong>la</strong> formazione di una società autosufficiente<br />

in cui tutti erano organizzati e avevano come unico scopo <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> reciproca.<br />

Colui che in un mondo come questo era escluso dal<strong>la</strong> polis era un senza-patria.<br />

Essere senza patria doveva essere davvero duro a quel tempo con una donna so<strong>la</strong> con figli, forse<br />

addirittura impensabile.<br />

Medea ha ragione quando teme di rimanere so<strong>la</strong> in terra straniera, con l’ostilità di suo marito da<br />

un <strong>la</strong>to e quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> famiglia che ha abbandonato dall’altro: una donna so<strong>la</strong> non avrebbe mai<br />

potuto avere un posto nel<strong>la</strong> società greca.<br />

<strong>Erodoto</strong><br />

“Questa è l’esposizione del<strong>la</strong> ricerca di <strong>Erodoto</strong> di<br />

Alicarnasso, affinchè né i fatti dagli uomini<br />

vengano ignorati con il (passare del) tempo, né le<br />

opere grandiose e meravigilose, quelle compiute dai<br />

greci, quelle compiute dagli stranieri, diventino<br />

senza gloria, e tra l’altro anche per quale motivo<br />

combatterono tra di loro”.<br />

Nato nel 448 a. C. ad Alicarnasso, città del<strong>la</strong> costa<br />

sud-orientale dell’Asia Minore, fra il 490 e il 484 a.C.<br />

da padre asiatico e madre greca, visse in una città<br />

dorica, ma permeabile ai messaggi culturali<br />

provenienti dal<strong>la</strong> vicina Ionia. Crebbe quindi con una<br />

cultura molto legata al<strong>la</strong> tradizione nazionale ma<br />

molto aperta allo spirito innovatore ionico e<br />

ulteriormente ricca dell’immissione di elementi<br />

asiatici, da te le origini del<strong>la</strong> sua famiglia. Le<br />

vicende politiche di Alicarnasso, sede, dopo le<br />

guerre persiane di tentativi insurrezionali,<br />

costrinsero <strong>Erodoto</strong> ad andare in esilio a Samo.<br />

Partecipò al<strong>la</strong> cacciata dei Ligdami in seguito al<strong>la</strong><br />

quale, quando finalmente nel 545 a.C. <strong>la</strong> città<br />

entrò a far parte del<strong>la</strong> Lega delio-attica(come<br />

tributaria di Atene), intraprese molti viaggi<br />

(Magna Grecia, Asia, Egitto, Fenicia,<br />

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Mesopotamia, Scizia, Mar Nero...). Soggiornò varie volte ad Atene dove conobbe Pericle e Sofocle,<br />

con i quali ebbe vari scambi culturali. Luogo e data del<strong>la</strong> morte sono incerti, ma secondo l’ipotesi<br />

più accreditata essa sarebbe avvenuta ad Atene od a Turi intorno al 425 a. C.<br />

Quei viaggi erano l’unico modo per apprendere in modo diretto notizie su popoli stranieri (usi,<br />

costumi, tradizioni, leggi, religione) e oltre a fornire ad <strong>Erodoto</strong> un immenso bagaglio culturale,<br />

divennero <strong>la</strong> base del suo metodo storiografico.<br />

Le storie<br />

Il progetto di <strong>Erodoto</strong> poteva essere inizialmente di tipo annalistico ma con interesse<br />

prevalentemente storico, anziché geografico, incentrato sul<strong>la</strong> storia del popolo persiano, che<br />

allora aveva realizzato il massimo impero. Inizialmente l’opera era costituita da due parti<br />

equilibrate ma diverse per sostanza e forma: <strong>la</strong> conquista persiana del mondo asiatico (carattere<br />

etnografico) e le guerre persiane. L’ interesse di <strong>Erodoto</strong> andava sicuramente al polo etnografico<br />

ma si spostò poi a quello delle guerre con i Greci, in sintonia con gli interessi del pubblico greco e,<br />

forse, anche per interesse proprio.<br />

La sua storia non era quindi più una storia del<strong>la</strong> Persia, bensì del<strong>la</strong> lotta tra Persia e Grecia e<br />

per questo <strong>Erodoto</strong> riadattò i suoi Logoi etnografici, mantenendone però inalterate alcune parti.<br />

Nell’ opera sono presenti descrizioni geografiche ed etnografiche ed anche favole mitologiche, che<br />

però non occupano più di 1/7 del testo. Va notato comunque che <strong>la</strong> storia di <strong>Erodoto</strong> riguarda non<br />

solo fatti contemporanei, ma anche il passato, prossimo e remoto.<br />

Lontananza temporale e spaziale fanno emergere <strong>la</strong> curiosità etnografica e geografica di <strong>Erodoto</strong>,<br />

il suo gusto per <strong>la</strong> mitologia, <strong>la</strong> disputa genealogica. La struttura del<strong>la</strong> narrazione erodotea<br />

congiunge quindi sviluppo cronologico, digressione non storica e “f<strong>la</strong>sh back”, senza perdere mai<br />

di vista l’essenzialità del<strong>la</strong> dimensione temporale e di conseguenza storica.<br />

Lo stesso Tucidide non potrà più rinunciare ad excursus antropologici e storico economici sul<br />

passato remoto ed ad indagini di psicologia collettiva, a dimostrazione di certe affinità che pur<br />

rimangono con <strong>Erodoto</strong>.<br />

Fonti dell’opera<br />

<strong>Erodoto</strong> condusse numerosi viaggi attraverso l’Oriente per cercare di conoscere i luoghi dei quali<br />

si occupò nel<strong>la</strong> sua opera, ma viaggiando egli fu sempre un semplice turista, non un vero e<br />

proprio ricercatore di fonti. Avventurandosi in questo modo attraverso l’Oriente egli fu però<br />

ostaco<strong>la</strong>to moltissimo dal fatto che pochi in questi luoghi conoscessero <strong>la</strong> lingua greca, dovette<br />

dunque avere perlomeno un’infarinatura delle lingue straniere più usate in Oriente: l’egizio, il<br />

persiano e, soprattutto, l’aramaico. Nel visitare i monumenti egli dipese innanzitutto da guide<br />

che par<strong>la</strong>vano il greco oppure era accompagnato da interpreti occasionali, a questo possiamo<br />

attribuire gli errori presenti nell’opera di <strong>Erodoto</strong> dato che egli non aveva <strong>la</strong> possibilità di<br />

control<strong>la</strong>re l’esattezza del<strong>la</strong> versione che gli veniva fornita.<br />

Nel<strong>la</strong> maggior parte dei casi, inoltre, egli entrò a contatto con facchini, carrettieri e servi,<br />

personaggi che non conoscevano certamente il greco e con i quali infatti comunicava utilizzando<br />

quel poco che conosceva elle loro lingue e spiegandosi per lo più con il linguaggio gestuale<br />

cadendo dunque in colossali equivoci(ad esempio per quanto riguarda l’ippopotamo che egli<br />

descrive come un animale del<strong>la</strong> grandezza di un bue dai piedi caprini e criniera e coda di<br />

cavallo).<br />

La maggior parte delle volte però egli riferisce ciò che questi personaggi affermano, ma si occupa<br />

di mettere in guardia il lettore nel caso in cui non abbia potuto verificare di persona <strong>la</strong> verità di<br />

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tali affermazioni, cosa che testimonia il fatto che egli si preoccupasse di redigere un’opera che<br />

corrispondesse a realtà.<br />

In questo articolo viene descritta <strong>la</strong> diversa percezione dell'antico Egitto nel corso del<strong>la</strong> storia. Il<br />

fascino per l'antico Egitto non è cambiato nel<strong>la</strong> sostanza, ma è variato il punto di vista con il<br />

quale gli storici e i semplici appassionati guardano a questa antica civiltà ancora oggi<br />

considerata "misteriosa". Il titolo originario è "Cronisti, viaggiatori e studiosi: l'immagine<br />

dell'Egitto nel corso dei millenni" di Regine Schulz.<br />

Cronisti, viaggiatori e studiosi: l'immagine dell'Egitto nel corso dei millenni<br />

di Regine Schulz<br />

L'egitto e l'antichità c<strong>la</strong>ssica<br />

L'interesse e l'entusiasmo per <strong>la</strong> cultura dell'antico Egitto<br />

non sono affatto fenomeni moderni, ma di essi si trova<br />

traccia sin dall'antichità c<strong>la</strong>ssica.<br />

Scrittori greci e romani visitarono il paese e raccontarono<br />

doviziosamente degli usi e costumi degli antichi egizi, d elle<br />

concezioni religiose e dei precetti di culto.<br />

Si possono annoverare personalità di spicco come gli storici<br />

<strong>Erodoto</strong> (che soggiornò in Egitto intorno al 450-440 a.C.),<br />

Diodoro (60-56 a.C.), Strabone (25-19 a.C.) e Plutarco (fine<br />

del I secolo d.C.). Essi conobbero l'Egitto in prima persona e<br />

influenzarono così l'immaginario dei loro contemporanei.<br />

Nonostante l'indiscutibile fascino esercitato dal paese, molto<br />

spesso le cronache mostrano una profonda incomprensione nei suoi confronti. Se da un <strong>la</strong>to il<br />

mondo degli antichi dèi egizi diventò fondamento del<strong>la</strong> teologia c<strong>la</strong>ssica e l'Egitto fu identificato<br />

come luogo del<strong>la</strong> saggezza originaria, dall'altro molti aspetti del culto egizio sembravano del<br />

tutto estranei al<strong>la</strong> cultura occidentale.<br />

Animali divinizzati e statue “dotate di vita propria” non corrispondevano certo alle concezioni<br />

religiose di greci e romani ed era difficile coglierne i significati reconditi.<br />

Per questi motivi le cronache si mesco<strong>la</strong>rono alle<br />

leggende, le analisi ai pregiudizi.<br />

All'epoca dell'Impero romano si andò affermando una<br />

vera e propria egittomania.<br />

Monumenti egizi, a volte interi obelischi, vennero<br />

trasportati a Roma. Al centro dell'interesse religioso<br />

era collocata <strong>la</strong> dea Iside, che era venerata nell'intero<br />

bacino del Mediterraneo. A Roma venne persino<br />

eretto un tempio in suo onore.<br />

Essa era considerata <strong>la</strong> dea universale dell'Oriente<br />

per antonomasia, tanto che Isidoro di Narmuthis (I<br />

secolo d.C.) le dedicò un inno: “ … gli egizi [ti<br />

chiamano] l'Unica, perché tu [sei] <strong>la</strong> so<strong>la</strong>, [ovvero tu<br />

sei] tutte le altre dee che i popoli chiamano con il loro<br />

nome”.<br />

Il culto di Iside venne portato dai soldati romani fino negli angoli più remoti dell'Impero e<br />

soltanto l'avvento del cristianesimo fu in grado di soppiantarlo e in tal modo di sostituirsi<br />

all'entusiasmo per l'Egitto che aveva coinvolto tutta 1'area del Mediterraneo.<br />

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La lotta contro i pagani: primi cristiani e musulmani<br />

Nel<strong>la</strong> lotta per l'affermazione del<strong>la</strong> “vera fede”, il cristianesimo delle origini e successivamente<br />

l'Islàm attaccarono con veemenza tutte le tendenze pagane. Uno degli obiettivi preferiti dello<br />

scontro erano le testimonianze ancora presenti e le tradizioni del<strong>la</strong> cultura faraonica. I templi<br />

vennero abbattuti, le stele e le statue distrutte. Tra gli avversari più ze<strong>la</strong>nti dei monumenti<br />

pagani v'era Shenute di Atripe (348-466 d.C.), abate del Convento Bianco di Sohag, che si dice<br />

avesse raggiunto <strong>la</strong> veneranda età di centodiciotto anni. Nelle sue prediche incoraggiava sempre<br />

l'iconoc<strong>la</strong>stia e <strong>la</strong> lotta contro il diavolo. Le antiche conoscenze erano ora considerate magia e<br />

venivano sistematicamente eliminate. Scrittura e simboli non erano più compresi da nessuno.<br />

Persino <strong>la</strong> lingua degli egizi mutò: se nel<strong>la</strong> fase iniziale del cristianesimo si continuava ancora a<br />

par<strong>la</strong>re egiziano (seppur mesco<strong>la</strong>to a termini greci e utilizzando l'alfabeto greco),<br />

successivamente esso venne soppiantato quasi completamente dall'arabo dell'Islàm. Nel giro di<br />

pochi secoli, ciò che era durato per millenni era diventato insignificante ed era stato dimenticato.<br />

Veniva ricondotto al<strong>la</strong> fase dell'ignoranza e pertanto non era considerato degno di studio.<br />

Quello che rimase fu soltanto un'immagine dell'antico Egitto come traspare nelle storie bibliche<br />

di Giuseppe e di Mosè o nel Corano. Tale immagine, tra l'altro, era arricchita da storie<br />

fantastiche piene di misteriose pratiche magiche nelle quali si avvertono ancora le tracce<br />

dell'antica consapevolezza riguardo alle vaste conoscenze e alle incredibili ricchezze dei faraoni.<br />

Al<strong>la</strong> ricerca del<strong>la</strong> saggezza: l'Egitto nel Medioevo<br />

Sebbene il rifiuto del<strong>la</strong> megalomania faraonica, cui si collegavano le tradizioni pagane nel<strong>la</strong><br />

Bibbia e nel Corano, fosse saldamente radicato, ci furono una serie di osservatori e studiosi più<br />

interessati che cercarono di sve<strong>la</strong>re i segreti degli antichi egizi.<br />

L'interesse si concentrava in partico<strong>la</strong>re sul<strong>la</strong> Grande Sfinge di Giza e sulle piramidi. Le ipotesi<br />

esplicative si fondavano per un verso sulle informazioni contenute nel<strong>la</strong> Bibbia e nel Corano e<br />

per l'altro sull'osservazione di circostanze reali, senza che posizioni antitetiche dovessero<br />

necessariamente escludersi a vicenda. Un esempio chiarificatore è il tentativo di sve<strong>la</strong>re <strong>la</strong><br />

funzione delle grandi piramidi. Li vescovo Cosma di Gerusalemme (vissuto intorno al<strong>la</strong> metà<br />

dell'VIII secolo d.C.) aveva già riferito che le piramidi erano i granai delle storie di Giuseppe,<br />

mentre i pagani pensavano, al contrario, che fossero tombe. Dioniso di Tell Mahré (IX secolo),<br />

patriarca di Antiochia, rifiutò categoricamente !'ipotesi dei granai e affermò che si trattava delle<br />

sepolture degli antichi sovrani, sostenendo anche di essersi spinto di persona per ben<br />

venticinque metri all'interno di una piramide!<br />

Pare che all'inizio del XIII secolo un inviato dell'imperatore Federico II avesse soggiornato al<br />

Cairo e avesse visitato le piramidi con il grande studioso arabo al-Idrisi (1173-1251).<br />

Quest'ultimo riferì di tale visita nel suo Libro delle luci del corpo celeste superiore: sul<strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione dei segreti delle piramidi, affermando che rinviato dell'imperatore aveva scoperto,<br />

copiato e tradotto in arabo alcune iscrizioni <strong>la</strong>tine. Al-Idrisi e tutta una serie di eruditi arabi<br />

cercarono tenacemente di integrare i monumenti dell' epoca faraonica nel<strong>la</strong> loro concezione del<br />

mondo is<strong>la</strong>mica. A tale scopo prendevano in considerazione sia le circostanze archeologiche, sia il<br />

contesto storico a essi noto. Le piramidi erano viste da un <strong>la</strong>to come luoghi di grande attrazione<br />

che incutevano soggezione, dall'altro come simboli di un potere mondano e arrogante, che<br />

sarebbero stati distrutti al termine del<strong>la</strong> creazione. Uno degli interrogativi fondamentali degli<br />

studiosi is<strong>la</strong>mici era se le piramidi fossero sorte prima o dopo il diluvio (se lo chiedeva per<br />

esempio al-Makrizi, 1364-1442). Nonostante tutte le remore teologiche, i ricercatori is<strong>la</strong>mici e<br />

cristiani continuarono a essere attratti dallo studio dei segreti e dagli inestimabili tesori dei<br />

faraoni, “protetti dagli spiriti”.<br />

Si può prendere come esempio l'impresa del califfo al-Mamun, che nell'anno 820 d.C. Cercò di<br />

abbattere <strong>la</strong> piramide di Cheope. Nonostante tutto, però, non erano solo cercatori di tesori,<br />

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alchimisti e filosofi ad andare al<strong>la</strong> ricerca di questi segreti, ma anche viaggiatori che si<br />

adoperavano per trovare spiegazioni più razionali, come Wilhelm i von Bodensele, che visitò<br />

l'Egitto intorno al 1335, il monaco domenicano Felix Fabri di Ulm, che vi soggiornò nel 1480 e poi<br />

di nuovo nel 1483-1484, oppure il barone d'Anglure, del<strong>la</strong> Champagne, che si recò in Egitto<br />

intorno al 1395.<br />

Geroglifici piramidi e mummie: segreti da sve<strong>la</strong>re<br />

A partire dal tardo Medioevo e per tutto il Rinascimento, molti mercanti e pellegrini raggiunsero<br />

Alessandria e cominciarono a interessarsi in misura sempre maggiore anche ai monumenti dei<br />

faraoni. L'entusiasmo per l'Egitto trovò nuovo impulso grazie a una serie di importanti scoperte,<br />

che ruotavano principalmente attorno allo studio dei geroglifici e delle piramidi. Il ritrovamento<br />

degli Hieroglyphica di Orapollo, un'opera che risale probabilmente al III secolo d.C. E offre<br />

spiegazioni allegoriche riguardanti alcuni segni geroglifici, tra il XV e il XVI secolo diede l'avvio<br />

a una serie di nuovi tentativi di interpretazione (tra cui gli Hieroglyphica di Piero Valeriano del<br />

1556). Tutti questi studi interpretavano il segreto dei geroglifici come rive<strong>la</strong>zione per iniziati.<br />

Iside, Osiride e Horus erano considerati come i protagonisti di una cosmogonia precristiana che<br />

avrebbe dovuto condurre a una comprensione mistica del cristianesimo.La questione del<br />

significato delle piramidi, d'altro canto, venne discussa anche da un punto di vista astronomico,<br />

come dimostra chiaramente soprattutto 1'opera pyramidographia di John Greaves (professore di<br />

astronomia a Oxford) apparsa nel 1646. Le sue fonti furono senza dubbio autori dell'antichità<br />

c<strong>la</strong>ssica e del mondo arabo. Un terzo ambito di ricerca era costituito dalle mummie egizie, che<br />

non erano considerate soltanto “articoli da collezione”, bensl venivano letteralmente sfruttate per<br />

le loro presunte virtù.<br />

Nel suo Hydrotaphia, or Urn Burial del 1658, Thomas Brown fornisce indicazioni precise circa<br />

l'utilizzo delle “mumiya” come panacea.<br />

Gli oggetti di provenienza egizia, inoltre,<br />

divennero molto ambiti e costituivano i pezzi<br />

forti di numerosi gabinetti di curiosità.<br />

Molto spesso i viaggiatori si recavano<br />

appositamente in Egitto con l'incarico di<br />

acquistare testimonianze scritte, monete e<br />

opere d'arte. Tra essi va annoverato anche il<br />

domenicano Johann Michael von Wansleben<br />

che si reco' in Egitto su incarico del ministro<br />

fracese Jean-Baptiste Colbert (sotto Luigi<br />

XIV) e si spinse fino al Medio Egitto. Li<br />

gesuita francese C<strong>la</strong>ude Sicard fu il primo<br />

che, all'inizio del XVIII secolo, riuscì ad<br />

arrivare fino ad Assuan e File. Nel suo diario<br />

di viaggio descrive venti piramidi,<br />

ventiquattro complessi temp<strong>la</strong>ri e più di<br />

cinquanta sepolture. Le cronache di<br />

numerosi altri viaggiatori, come Richard Pococke o Frederik Ludwig Norden del<strong>la</strong> metà del<br />

XVIII secolo, completarono il quadro dell'Egitto e contribuirono al<strong>la</strong> crescente demitizzazione del<br />

paese.<br />

Ricercatori e cacciatori di tesori nel XIX secolo<br />

Con le truppe napoleoniche nel 1789 giunse in Egitto anche un nutrito gruppo di studiosi. Essi<br />

avevano il compito di fornire un quadro esaudente del paese, obiettivo che riuscirono a<br />

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raggiungere, nonostante il breve tempo a loro disposizione (soltanto due anni) e le condizioni<br />

spesso avverse in cui si trovarono a operare. I risultati delle loro ricerche furono pubblicati a<br />

Parigi tra il 1809 e il 1822 in nove volumi di testo e undici volumi di tavole in grande formato<br />

sotto il titolo Description de l'Égypte. Dominique Vivant Denon (1747-1825), il futuro direttore<br />

generale del Museum, che aveva guidato <strong>la</strong> spedizione, ne fornì un resoconto dettagliato nel suo<br />

libro Le Voyage dans <strong>la</strong> Basse e <strong>la</strong> Haute-Egypte pendant les campagnes du général Bonaparte.<br />

Questo libro, corredato di incisioni autografe, insieme al<strong>la</strong> Description, fece esplodere una vera e<br />

propria corsa all'Egitto. A partire da questo momento moltissimi europei si diedero da fare per<br />

scoprire opere d'arte sempre nuove, che disegnavano e descrivevano. Alcune costruzioni sono<br />

oggi note solo grazie a queste descrizioni, dato che in seguito vennero abbattute e i loro blocchi<br />

finirono nei forni di calce. Accanto a queste iniziative meritorie sono da annoverare anche le<br />

grandi campagne di saccheggio, che arrecarono danni incommensurabili al patrimonio artistico<br />

del paese. L'aumento di informazioni sull'Egitto fornite dai ricercatori portò infatti a una<br />

richiesta sempre maggiore di antichità egizie in Europa. Nel vecchio continente nacque il<br />

desiderio di costituire grandi collezioni, inducendo molti stranieri e abitanti del paese a<br />

specializzarsi nel commercio di reperti antichi. L'attività conobbe un vero e proprio boom, per<br />

molti diplomatici stranieri diventò una fonte di guadagno assai lucrosa. Tra i nomi più famosi al<br />

riguardo si possono citare Giovanni Anastasi (1780-1857), Bernardino Drovetti (1776-1852) e<br />

Henry Salt (1780-1827). Costoro raccolsero migliaia di oggetti, condussero campagne di scavo e<br />

acquistarono tutto ciò che reputavano degno d'interesse, alienando poi le loro collezioni ai musei<br />

europei. Esse costituirono il nucleo di base delle grandi raccolte di Londra, Parigi, Torino,<br />

Berlino e Leida. Per le imprese più difficili e gli scavi più intensivi, questi diplomatici<br />

incaricarono ingegnosi avventurieri quali Jean Jacques Rifaud (1786-1852) o Giovanni Battista<br />

Belzoni (1778-1823). Quest'ultimo riuscì addirittura a rimuovere <strong>la</strong> parte superiore di una statua<br />

colossale di Ramesse II (Memnone minore) dal suo tempio funerario a Tebe Ovest facendo<strong>la</strong><br />

trasportare fino a Londra. Nacque una vera e propria competizione per vedere chi era più veloce<br />

a raccogliere e trasferire in Europa il maggior numero di oggetti e i più voluminosi.<br />

I primi egittologi: <strong>la</strong> nascita di una vera scienza<br />

Quest'epoca, tuttavia, non era caratterizzata<br />

soltanto dal desiderio di possedere reperti antichi,<br />

bensì anche da un sincero interesse volto ad<br />

approfondire le conoscenze re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> cultura<br />

egizia. Uno dei motivi che animavano gli studiosi<br />

era <strong>la</strong> ricerca di conferme delle affermazioni<br />

contenute nel<strong>la</strong> Bibbia. Ebbe così inizio l'autentico<br />

<strong>la</strong>voro degli uomini di scienza. Al primo posto va<br />

citato senza dubbio il francese Jean-François<br />

Champollion (1790-1832) che riuscì, dopo i tentativi<br />

falliti eli molti altri, a scoprire il segreto del<strong>la</strong><br />

scrittura geroglifica, basandosi sull'analisi di un<br />

decreto di Tolomeo V del 196 a.c. Redatto in tre<br />

lingue (<strong>la</strong> cosiddetta Stele di Rosetta), Fu possibile<br />

in questo modo sve<strong>la</strong>re in brevissimo tempo i misteri di un mondo da tempo dimenticato. Un'<br />

altra impresa eccezionale del geniale scienziato fu il ritrovamento dei molti frammenti che<br />

componevano il Papiro reale di Torino conservato nel museo piemontese, che egli così descrive in<br />

una lettera del 1824 al fratello: “li papiro più importante, quello di cui rimpiangerò per sempre <strong>la</strong><br />

quasi completa muti<strong>la</strong>zione, e che era un vero tesoro per <strong>la</strong> storia, è una 'tavo<strong>la</strong> cronologica', un<br />

vero e proprio 'computo reale' in ieratico, che nel suo stato originario conteneva un numero di<br />

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dinastie almeno quattro volte superiore a quello del<strong>la</strong> Tavo<strong>la</strong> di Abido. Ho raccolto in mezzo al<strong>la</strong><br />

polvere una ventina di frammenti, pezzetti talvolta non più grandi di uno o due pollici, che<br />

tuttavia contengono i nomi più o meno muti<strong>la</strong>ti di settantasette faraoni [ … ] e sono convinto che<br />

appartenessero tutti alle dinastie anteriori … “. Nel 1828 lo stesso Champollion si recò<br />

personalmente in Egitto, insieme a Ippolito Rose1lirù (1800-1843), spingendosi fino ad Abu<br />

Simbel. Ovunque andasse egli ricopiava i testi che incontrava, sforzandosi di tradurli. Rosellini<br />

pubblicò i risultati del<strong>la</strong> ricerca tra il 1832 e il 1844 in un volume intito<strong>la</strong>to I Monumenti<br />

dell'Egitto e del<strong>la</strong> Nubia. Accanto al<strong>la</strong> Description, quest'opera diventò uno dei maggiori<br />

fondamenti del<strong>la</strong> disciplina scientifica appena nata, l'egittologia. Conviene tuttavia citare una<br />

terza opera importante: Karl Richard Lepsius (1810-1884) fu incaricato dal re di Prussia di<br />

compi<strong>la</strong>re un elenco il più dettagliato possibile dei monumenti egizi e nubiani. I risultati del suo<br />

viaggio in Egitto, compiuto tra il 1842 e il 1845, sono contenuti nei dodici volumi del suo<br />

Denkmaeler aus Aegypten und Aethiopien, che raccoglie tra 1'altro ottocentonovantaquattro<br />

tavole a colori, pubblicato nel 1859 . Accanto a queste opere divulgative vennero effettuati anche<br />

i primi scavi importanti. TI francese Auguste Mariette (1821-1881) giunse in Egitto nel 1850 con<br />

l'incarico di acquistare manoscritti copti. A causa di circostanze sfavorevoli, gli venne vietato<br />

l'ingresso nei monasteri, e gli fu così impedito di assolvere il proprio compito. Egli cominciò<br />

quindi una prima campagna di scavi a Saqqara e al<strong>la</strong> fine, dopo una serie di attriti tra il governo<br />

francese e quello egiziano, ottenne 1'autorizzazione ufficiale a proseguire i <strong>la</strong>vori. Le sue scoperte<br />

furono sensazionali. Egli individuò il luogo in cui erano seppelliti i tori Apis, il cosiddetto<br />

serapeo, con i suoi enormi sarcofagi e <strong>la</strong> struttura a catacombe. Dopo aver ottenuto ulteriori<br />

permessi di scavo nel 1857, li utilizzò per indagare altre località importanti, come Abido, Tebe ed<br />

Elefantina. L'anno successivo venne nominato sovrintendente del dipartimento egiziano delle<br />

antichità. In complesso condusse diciassette grandi campagne di scavo in tutto il paese e impiegò<br />

oltre settemi<strong>la</strong>duecento <strong>la</strong>voratori. N suo obiettivo non era soltanto di pervenire a nuove<br />

scoperte, ma anche di introdurre le prime nusure protettive. Fece recintare alcuni dei complessi<br />

archeologici, per preservarli dalle intrusioni, e portò molti degli oggetti più leggeri al Museo<br />

Egizio del Cairo, per sottrarli ai furti. Si deve proprio al<strong>la</strong> sua politiea e a quel<strong>la</strong> del suo<br />

successore Gaston Maspéro (1846-1916) nel<strong>la</strong> conduzione del dipartimento delle antichità se fu<br />

possibile salvare almeno una parte del grandioso patrimonio artistico ereditato dai faraoni. TI<br />

primo archeologo sistematico, che nelle sue<br />

campagne non andava solo al<strong>la</strong> ricerca di pezzi<br />

“preziosi”, ma si sforzava anche di comprendere il<br />

contesto storico, fu certamente sir Matthew<br />

Flinders Petrie (1853-1942). I suoi <strong>la</strong>vori organici<br />

costituirono un punto di riferimento per : tutte le<br />

successive attività di scavo in Egitto. Compilò<br />

opere su singoli gruppi di oggetti ed elenchi<br />

dettagliati dei diversi complessi di scavi. Nel<strong>la</strong><br />

sua attività ultraquarantennale analizzò una<br />

quarantina di siti archeologici diversi e pubblicò<br />

più di un migliaio di scritti fra libri, articoli e<br />

brevi rendiconti. Nell'ambito delle ricerche<br />

linguistiche spiccarono due personalità di grande<br />

rilievo: Adolf Erman (1854-1937) ed Hermann<br />

Grapow (1885-1967). Con l'aiuto di numerosi colleghi crearono a Berlino un centro di raccolta<br />

tuttora esistente di testi dell'antico Egitto, da cui nacque il Worterbuch der Agyptischen<br />

Sprache, un dizionario imprescindibile. E infine vanno ricordati i grandi linguisti Kurt Seme<br />

(1869-1934), Walter Ewing Crum (1865-1944) e Sir A<strong>la</strong>n H. Gardiner (1879-1963).<br />

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L'antico Egitto, una risorsa economica<br />

Se all'inizio del XX secolo si credeva ancora di avere risolto quasi tutti gli interrogativi re<strong>la</strong>tivi<br />

al<strong>la</strong> cultura dell' antico Egitto e di aver scoperto i siti archeologici più importanti, ben presto i<br />

ricercatori e l'opinione pubblica furono costretti a cambiare idea. Scoperte come quelle del<strong>la</strong><br />

capitale del “faraone eretico” Akhenaton a Tell el-Amarna con il celebre busto del<strong>la</strong> regina<br />

Nefertiti (a opera di Ludwig Borchardt nel 1913-1914), le statue colossali del<strong>la</strong> regina<br />

Hatshepsut a Deir el-Bahri (per mano di Herbert Winlock tra il 1927 e il 1931), il tesoro<br />

funerario del faraone Tutankhamon nel<strong>la</strong> Valle dei Re (scoperto da Howard Carter nel 1922),<br />

oppure le tombe dei sovrani del<strong>la</strong> XXI e XXII dinastia a Tanis (rinvenute da Pierre Montet nel<br />

1939), dimostrarono l'esistenza di molti tesori ancora da scoprire.<br />

Ogni nuovo ritrovamento era accompagnato da un accresciuto interesse dell'opinione pubblica.<br />

Un viaggio in Egitto divenne al<strong>la</strong> portata di un numero sempre maggiore di persone, ispirate<br />

dall'arte e dal<strong>la</strong> cultura dell'antico Egitto.<br />

Questa mania per l'Egitto si rispecchia anche nel moderno patrimonio formale, di cui i simboli<br />

egizi sono divenuti parte integrante.<br />

Nel<strong>la</strong> seconda metà del nostro secolo vere e proprie orde di turisti si sono riversate in Egitto,<br />

dando origine a una seconda ondata di distruzione dei monumenti.<br />

Questa volta i problemi non nascono soltanto dal furto di reperti antichi, bensì in partico<strong>la</strong>re<br />

dalle ingenti masse di visitatori che mettono a dura prova soprattutto le pitture parietali delle<br />

tombe.<br />

Non sembra esserci una possibile soluzione al problema, in quanto il patrimonio dell'antico<br />

Egitto è diventato uno dei fattori economici imprescindibili del moderno stato egiziano grazie<br />

proprio al<strong>la</strong> sua enorme importanza turistica.<br />

Costoro proiettano le loro concezioni ideali di un “mondo sacro” sull'antico Egitto,<br />

indipendentemente dal fatto che siano al<strong>la</strong> ricerca di verità ultime o di figure guida<br />

sopraterrene.<br />

Nonostante le ricerche degli ultimi decenni abbiano portato a una migliore comprensione del<strong>la</strong><br />

cultura egizia antica, per molti il paese rimane una terra ricca di saggezze nascoste.<br />

Costoro proiettano le loro concezioni ideali di un “mondo sacro” sull'antico Egitto,<br />

indipendentemente dal fatto che siano al<strong>la</strong> ricerca di verità ultime o di figure guida<br />

sopraterrene.<br />

I piramidologi e coloro che si autoeleggono “incarnazioni” di antichi sovrani sono ancora al<strong>la</strong><br />

ricerca di segreti nascosti, che <strong>la</strong> scienza ha sve<strong>la</strong>to ormai da tempo o addirittura non ha mai<br />

ritenuto tali.<br />

Sebbene l'antico Egitto non sia mai stato in realtà un “mondo sacro”, le concezioni ideali a esso<br />

legate restano comunque valide. In tal senso il moderno entusiasmo per l'Egitto non si<br />

differenzia in maniera sostanziale da quello dei secoli precedenti - l'unica diversità può essere<br />

nel fatto che i supporti “segreti” sono accessibili a un numero maggiore di persone e quindi si<br />

<strong>la</strong>sciano svendere con più facilità.<br />

Per capire ed accettare queste, esposizioni si deve essere nel<strong>la</strong> condizione ideale di animo:<br />

Non esiste <strong>Magia</strong> Nera e <strong>Magia</strong> Bianca, esiste l’Alta <strong>Magia</strong><br />

Per arrivare a questa conclusione si devono compiere delle azioni…<br />

Studio e Meditazione, concentratevi su ciò che è esposto qui sotto…<br />

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IL V.I.T.R.I.O.L.<br />

Ho già par<strong>la</strong>to delle strane formule utilizzate dagli alchimisti ed ho già nel<strong>la</strong> Parte 1, fatto<br />

vedere l’immagine del<strong>la</strong> formu<strong>la</strong> del Cancro, <strong>la</strong> più antica a noi nota.<br />

Oltre a quel<strong>la</strong> vi sono altre formule che hanno avuto, in tempi diversi, notevole importanza.<br />

É il caso dell’acronimo V.I.T.R.I.O.L. al quale a volte si aggiungevano le due lettere V.M..<br />

Le iniziali suddette stanno per: Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem<br />

(Veram Medicinam), che vuol dire “Visita l’interno del<strong>la</strong> terra, e rettificando (con successive<br />

purificazioni, ndr) troverai <strong>la</strong> pietra nascosta (che è <strong>la</strong> vera medicina)”.<br />

Dietro VITRIOL (a volte rappresentato dal re Duenech) vi è da un <strong>la</strong>to il procedimento per<br />

arrivare al completamento dell'Opus che non può che partire dal minerale che si trova all’interno<br />

del<strong>la</strong> Terra.<br />

D’altro canto vi è una sorta di invito a indagare <strong>la</strong> propria anima ed il proprio spirito per<br />

purificarsi che è un processo parallelo a quello del<strong>la</strong> produzione del<strong>la</strong> pietra filosofale.<br />

Ritornando al significato letterale vi è ancora dell'altro da osservare.<br />

In epoca rinascimentale vi era un mito molto diffuso che riguardava <strong>la</strong> scoperta di qualcosa di<br />

ignoto che avesse significati profondi.<br />

Una di tali ambite scoperte era quel<strong>la</strong> di una qualche tomba che contenesse dei manoscritti.<br />

Alcune di queste cose accaddero davvero, altre dettero origine a leggende e a pure e semplici<br />

invenzioni che nel campo dell’alchimia occorre sempre tenere presenti.<br />

Vi è ad esempio il caso del famoso alchimista Basilio Valentino del quale si scoprì un manoscritto<br />

nell’altare del<strong>la</strong> chiesa di Erfurt; ma ve ne sono altri che ora non è il caso di indagare.<br />

Quanto detto mi serve per introdurre <strong>la</strong> leggenda del<strong>la</strong> scoperta del<strong>la</strong> tomba di Ermete<br />

Trismegisto http://goo.gl/k1qB1 http://goo.gl/dIQWT da parte di Apollonio di Tiana.<br />

In questo sepolcro, che altrove era stato descritto con una <strong>la</strong>pide di smeraldo, Apollonio avrebbe<br />

trovato un vecchio seduto su un trono che teneva in mano le famose Tavole smeraldine ed un<br />

libro che spiegava i segreti del<strong>la</strong> creazione e del<strong>la</strong> trasmutazione fino ad arrivare al<strong>la</strong> Pietra<br />

Filosofale.<br />

Queste storie quindi sarebbero legate allo scavare <strong>la</strong> terra per trovare <strong>la</strong> tomba nel<strong>la</strong> quale si<br />

trova il grande Hermes, maestro di ogni conoscenza ermetica ed alchemica.<br />

Ed è proprio scavando <strong>la</strong> terra, con simbolismi che si intrecciano tra loro (cosa eccelsa per gli<br />

alchimisti) che si trova <strong>la</strong> materia prima dal<strong>la</strong> quale partire per realizzare l’Opus Magnum.<br />

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Uno dei simboli del V.I.T.R.I.O.L., Uno degli acronimi più in auge e più temuti dagli alchimisti.<br />

Da Daniel Stolcius von Stolcenberg, Viridarium Chymicum , Francfort 1624<br />

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Altro simbolo del V.I.T.R.I.O.L. Da Basilio Valentino, Azoth, Francfort 1613<br />

Il VITRIOL è poi anche un sale (ora diremmo acido) che è in grado di sciogliere l’oro (quel leone<br />

verde). É quindi un potente elemento in grado di provocare le trasformazioni più elevate, quel<strong>la</strong>,<br />

ad esempio, che abbiamo visto nel<strong>la</strong> fusione precedere appena il momento del<strong>la</strong> resurrezione di<br />

Cristo.<br />

Più in dettaglio, riferendoci al primo disegno, troviamo in alto <strong>la</strong> fusione del Sole (maschio) con<br />

<strong>la</strong> Luna (femmina) dentro una coppa (acqua), cioè quel<strong>la</strong> dello zolfo e del mercurio filosofici, sotto<br />

l’influsso dei pianeti Marte, Saturno (di color nero come <strong>la</strong> putrefazione), Venere, Giove e<br />

Mercurio (il quale ultimo ha partico<strong>la</strong>re importanza perché è messo al centro, proprio sotto <strong>la</strong><br />

coppa nel<strong>la</strong> quale avviene <strong>la</strong> fusione di Sole e Luna; il Mercurio è l’Ermafrodita).<br />

Al centro di tutto vi è un cerchio che dovrebbe rappresentare <strong>la</strong> pietra filosofale originata anche<br />

dai 4 elementi: coppa (acqua), fuoco (leone), aria (aqui<strong>la</strong> a due teste), terra (<strong>la</strong> stel<strong>la</strong> a sette<br />

punte). Immediatamente più in basso vi è un globo sormontato da una croce: si tratta del simbolo<br />

del vitriol che penetra nell’interno del<strong>la</strong> terra dove avviene il <strong>la</strong>voro di purificazione. In basso, a<br />

sinistra del<strong>la</strong> stel<strong>la</strong>, vi è un cerchio nel quale vi sono 7 piccoli oggetti; essi possono rappresentare<br />

i cinque metalli generati dai semi primi che sono i soliti zolfo e mercurio. In basso, a destra del<strong>la</strong><br />

stel<strong>la</strong> vi è un altro cerchio nel quale vi sono due anelli intrecciati; essi potrebbero aver<br />

riferimento al mito di Ouroboros o re serpente (da ouro che in copto vuol dire re e ob che in<br />

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ebraico vuol dire serpente), il serpente che si mangia <strong>la</strong> coda (che simbolizza varie cose: <strong>la</strong><br />

seconda solidificazione che segue <strong>la</strong> putrefazione; lo spirito universale che anima tutto, che<br />

ammazza tutto e che assume tutte le forme del<strong>la</strong> natura, ciò che è tutto e niente; il mercurio<br />

poiché sia il mercurio che il serpente si trascinano una coda che gli serve per mantenere<br />

equilibrio; il passare degli anni ed il ritorno all'origine; origine del<strong>la</strong> tintura filosofica bianca<br />

del<strong>la</strong> Luna e di quel<strong>la</strong> rossa del Sole; il ciclo del<strong>la</strong> natura; il limite dell'oceano nel<strong>la</strong> cosmogonia<br />

gnostica; ...).<br />

Al<strong>la</strong> destra ed al<strong>la</strong> sinistra dei vari simboli vi sono delle mani benedicenti che indicano <strong>la</strong><br />

necessità dell'approvazione divina all’Opus Magnum.<br />

Vediamo ora il secondo disegno. Partendo dall’esterno, il quadrato rappresenta i quattro<br />

elementi. Sullo spigolo in basso a sinistra di esso vi è <strong>la</strong> terra ed a destra l’acqua; in alto a<br />

sinistra vi è il fuoco (<strong>la</strong> sa<strong>la</strong>mandra) ed in alto a destra l'aria (l'uccello). Il triangolo dovrebbe<br />

rappresentare <strong>la</strong> terra che ha nei suoi tre vertici le tre componenti dell'uomo: anima, spirito e<br />

corpo. I piedi del corpo dell'alchimista sono piantati uno nel<strong>la</strong> terra e l’altro nell’acqua mentre<br />

una sua mano sostiene una torcia (fuoco) e l’altra delle vesciche piene d’aria.<br />

Nel<strong>la</strong> parte più alta del grande cerchio che rappresenta l’insieme delle trasformazioni, vi sono un<br />

paio di ali dispiegate che rappresentano <strong>la</strong> quintessenza.<br />

Naturalmente il corpo è nello spigolo diretto verso il basso mirato sul cubo del<strong>la</strong> terra e verso il<br />

basso è diretta anche una punta del<strong>la</strong> stel<strong>la</strong> a sette punte, quel<strong>la</strong> nera, del<strong>la</strong> putrefazione, di<br />

Saturno.<br />

Le altre sei punte del<strong>la</strong> stel<strong>la</strong> riportano gli altri sei corpi celesti. Vi è una numerazione che indica<br />

<strong>la</strong> successiva maturazione del<strong>la</strong> coscienza, il cammino verso <strong>la</strong> perfezione.<br />

Tra le punte del<strong>la</strong> stel<strong>la</strong> vi sono sette circoli, dentro ai quali sono rappresentate le trasformazioni<br />

alchemiche necessarie all’Opus che è al centro del disegno, il volto del Cristo che nelle intenzioni<br />

dovrebbe essere un alchimista.<br />

La prima trasformazione è quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> putrefazione che poi, attraverso i processi già più volte<br />

discussi (circo<strong>la</strong>ndo in verso orario), portano al<strong>la</strong> resurrezione (osservo che l'unicorno, che non<br />

abbiamo mai incontrato, è uno dei modi per simboleggiare lo zolfo, il principio mascolino).<br />

Se volete ora avete uno strumento potente per cambiare pelle.<br />

Il mio obbiettivo, non e quello di salvare il mondo.<br />

Il mio obbiettivo e quello di divulgare <strong>la</strong> conoscenza.<br />

Non ho interesse a sapere chi e quando accetterà di fare cambiamenti, vi e il libero arbitrio, io<br />

devo solo spiegare ma, lo devo fare anche in modo Criptato, non va data conoscenza pura in modo<br />

semplice o semplicistico ma, deve uscire da ognuno di noi una radiazione che apre le porte e ci fa<br />

accedere.<br />

Se preferite, rileggete e rileggete attentamente.<br />

Cercate e scavate soprattutto dentro di voi…………..<br />

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Presumere di sapere non è <strong>la</strong> stessa cosa di sapere<br />

Che lo vogliate oppure no, <strong>la</strong> Porta del<strong>la</strong> Saggezza eterna e del<strong>la</strong> Sapienza <strong>Occulta</strong> e ben<br />

chiusa e protetta da due terribili cani neri e solo chi lo merita può entrare.<br />

GLI ESERCIZI UTILI SONO :<br />

RILASSAMENTO, MEDITAZIONE E VISUALIZZAZIONE.<br />

La volontà é importante per chi decide di iniziare questa strada perché essa non é ne facile ne<br />

cosparsa d’oro come comunemente si crede. Come abbiamo detto lo studio, <strong>la</strong> lettura e il <strong>la</strong>voro<br />

su noi stessi é importante perché solo così si diviene veramente noi stessi.<br />

Sovente io uso questa espressione:<br />

LA MAGIA È COME UNA BELLA SIGNORA ESIGENTE CHE ACCETTA AL SUO<br />

BANCHETTO SOLO CHI NE È VERAMENTE MERITEVOLE.<br />

È solo il tempo che giudica chi può entrarvi a far parte, il proprio impegno e <strong>la</strong> propria costanza<br />

lo decidono perché questo <strong>la</strong>voro interiore di maturazione e di studio dura tutta una vita.<br />

Imparare a suonare uno strumento é facile, basta seguire un corso di musica; creare melodie<br />

immortali però é un’altra cosa, solo se si possiede l’estro personale si può divenire un Mozart o<br />

un Beethoven.<br />

Il Bene diventa Male e viceversa<br />

La nostra vita si divide su due piani, quel<strong>la</strong> materiale e quel<strong>la</strong> spirituali e <strong>la</strong> vita materiale è a<br />

sua volta combattuta dalle due forze di bene e di male.<br />

Il bene e il male umano non é il bene e il male esoterico dato che <strong>la</strong> visione esoterica di queste<br />

due forze é diversa da quel<strong>la</strong> che a loro attribuisce <strong>la</strong> visione umana.<br />

Il bene per l’uomo é l’amore e l’amicizia e tutto ciò che ne consegue e il male é <strong>la</strong> cattiveria, l’odio,<br />

impersonificato nel maligno.<br />

Ebbene in magia No.<br />

Queste due po<strong>la</strong>rità sono solo forze che se poste in equilibrio sono capaci di generare.<br />

Per fare un esempio pratico possiamo dire che lo stesso fuoco é buono e utile in quanto serve per<br />

riscaldare e cucinare, ma allo stesso tempo é male perché se sfugge al nostro controllo può essere<br />

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causa di incendi e distruzione.<br />

Con questo voglio dire che per iniziare a praticare si deve prima accresce il nostro bagaglio di<br />

conoscenza in campo magico e umano, che <strong>la</strong> nostra visione del<strong>la</strong> vita deve mutare, dobbiamo<br />

liberarci del<strong>la</strong> visione umana delle cose se vogliamo comprendere <strong>la</strong> visione magica<br />

dell'esistenza.<br />

Studiare, leggere, assimi<strong>la</strong>re e cambiare pelle.<br />

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<strong>Erodoto</strong> cambiò <strong>la</strong> sua pelle, e voi, <strong>la</strong> cambierete?<br />

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E adesso Buon <strong>la</strong>voro a tutti<br />

C<strong>la</strong>udio<br />

Mi auguro che questo documento vi piaccia, nel caso vogliate leggere altri<br />

documenti che trattano questi partico<strong>la</strong>ri argomenti e conoscere altri studiosi del<br />

passato, consultate i miei siti Web:<br />

http://www.bantan-sensitivo.com/<br />

http://www.cartomante-bantan.com/<br />

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