Censimenti 2001: il grande flop - Il Foglietto della Ricerca

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Comune di Roma - Censimenti 1991 e 2001 – Abitazioni edificate fino al 1991 per periodo di costruzione e municipio – saldi Municipio Prima del 1919 dal 1919 al 1945 dal 1946 al 1971 dal 1972 al 1981 dal 1982 al 1991 Totale I -5110 -2454 -1366 -88 -93 -9111 II -818 -3816 -2783 125 -42 -7334 III -468 -2589 -532 -137 -29 -3755 IV 18 -133 600 -366 1139 1258 V 397 -661 -1759 1555 1870 1402 VI -336 -504 -2693 -556 -251 -4340 VII 548 -184 -1782 852 80 -486 VIII 281 -89 399 901 3983 5475 IX -159 -3287 -1936 -447 -32 -5861 X 140 -74 226 1506 -103 1695 XI 163 -246 -2234 375 1020 -922 XII 224 102 -1282 -69 1557 532 XIII 425 -275 -2389 2046 3040 2847 XV 2 -395 -5298 969 1990 -2732 XVI -116 126 -3171 386 762 -2013 XVII -1204 -2599 -1391 262 -16 -4948 XVIII 160 -292 -1560 416 412 -864 IX 181 -1195 -1425 -1047 2925 -561 XX -94 -122 -1132 142 2706 1500 Totale -5766 -18687 -31508 6825 20918 -28218 % -8,1 -12,3 -4,7 4,2 24,9 -2,5 Fonte: Istat, Censimenti della popolazione e delle abitazioni 1991 e 2001 Il numero di abitazioni costruite anteriormente al 1971 e censite in meno nel 2001 rispetto al 1991 è pari a 55.961. Le abitazioni costruite prima del 1919 si riducono dell’8,1%, quelle costruite tra il 1919 ed il 1945 del 12,3% e quelle costruite dal secondo dopoguerra al 1971 del 4,7%. Aumentano del 4,2% le abitazioni costruite tra il 1972 ed il 1981 ed addirittura del 24,9% quelle costruite tra il 1982 ed il 1991. Numeri davvero incredibili ed inspiegabili, che rendono superfluo qualsiasi ulteriore commento. Così come privi di qualsiasi logica appaiono i saldi delle abitazioni per municipio e per le suddivisioni toponomastiche della città (tavola 5 e tavola 10 allegate). Evidentemente, bisogna giungere alla conclusione che sui dati censuari del 2001 non sono state effettuate neanche le più elementari verifiche. Le tavole e i grafici sopra esposti dimostrano in maniera inequivocabile che il XIV Censimento della popolazione e delle abitazioni svoltosi il 21 ottobre del 2001 nella città di Roma, ha prodotto risultati completamente inattendibili, frutto di una disorganizzazione generalizzata che non ha risparmiato alcuna fase dell’indagine. Un vero e proprio fallimento, che se non provocasse conseguenze gravi potrebbe essere archiviato come l’ennesimo esempio di sperpero di denaro pubblico e di inefficienza ed inaffidabilità dell’Istat, che da un po’ di tempo a questa parte sembrano essere all’ordine del giorno. Ma così non è. Perché i dati censuari del 2001 vengono utilizzati e stanno provocando danni gravissimi, in quanto alterano gli equilibri socio-economici e politici del Paese. In primo luogo, se come appare probabile, saranno ridisegnati, sulla base dei dati attuali, i collegi elettorali in vista delle elezioni politiche del 2006, Roma si 10
vedrebbe scippata di 2 Deputati e di 1 Senatore. E poiché per ammissione della stessa Istat, in tutto il territorio nazionale mancano all’appello 961.949 unità, per lo più nell’Italia centrale e quasi un terzo a Roma, si può concludere che, grazie all’Istat, le prossime elezioni politiche saranno falsate in partenza. Si deve anche considerare che la sottostima della popolazione di oltre 200.000 unità sta comportando un danno di circa 150 milioni di euro in termini di minori trasferimenti dallo Stato alla Regione Lazio per la spesa sanitaria. La mancata conoscenza o la visione distorta della struttura demografica ed abitativa della città rappresentano un ostacolo insormontabile per la programmazione e la realizzazione di una seria politica sociale, economica, sanitaria ed educativa. Senza i numeri di base qualsiasi iniziativa di sviluppo urbanistico o di monitoraggio dell’edilizia abitativa è destinata a fallire. Passiamo alle statistiche. Tutte le indagini campionarie dell’Istat sulle famiglie stanno producendo risultati distorti e fuorvianti. Non stiamo parlando di rilevazioni di poco conto, ma dell’indagine sui consumi o di quella sulle forze di lavoro, che a loro volta alterano i conti nazionali e gli indici dei prezzi al consumo. Praticamente, tutta la produzione statistica ufficiale. Anche la recente affermazione del Sindaco Veltroni (cfr. La Repubblica – Roma del 25/7/2005), sulla maggior crescita occupazionale di Roma rispetto all’Italia appare inevitabilmente viziata dalle distorsioni strutturali provocate dai dati censuari, che mostrano una diminuzione degli individui in età lavorativa nella capitale in controtendenza con il resto d’Italia. Danni gravissimi. Ai quali occorre porre immediatamente rimedio. In che modo? Innanzitutto, con il commissariamento dei vertici dell’Istat - a partire dal presidente Luigi Biggeri, recentemente confermato per un altro quadriennio - e l’allontanamento dei responsabili dell’Ufficio di Statistica del Comune di Roma, che avendo entrambi ampiamente dimostrato la loro attuale incapacità di gestione devono essere sostituiti al più presto per garantire una parvenza di legalità alla popolazione legale. In secondo luogo, rimboccandosi le maniche ed avviando una urgente azione di recupero della voragine statistica provocata dall’ultimo Censimento, andando alla ricerca – per sezione di censimento – delle abitazioni rilevate nel 1991 ma non nel 2001, partendo dal centro e spostandosi verso la periferia. Si tratta del metodo certamente meno oneroso per far tornare in vita decine di migliaia di cittadini romani che l’ultimo censimento si è scordato di fotografare relegandoli al ruolo di desaparecidos. USI/RdB-Ricerca, dal canto suo, è pronta ad elaborare, gratuitamente, su richiesta, analisi censuarie relative ad altri Comuni italiani. 11
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