I Santuari - Comunità montana Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone
I Santuari - Comunità montana Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone
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SANTUARIO DELLA MADONNA DEL CARMINE<br />
detto del “Ciavanis” (1874 m)<br />
Comune <strong>di</strong> Chialamberto (850 m, km 53 da Torino)<br />
h 1,45 h 2,30 h 2,15 h 2<br />
Gli itinerari si svolgono su<br />
sentiero oppure<br />
percorrendo un lungo ma<br />
meno faticoso sterrato;<br />
entrambi partono dalla<br />
frazione Vonzo.<br />
RICORRENZE<br />
La festa del santuario cade il 16 luglio: la sera antecedente il<br />
sabato più prossimo al 16 si svolge un suggestivo falò sui pen<strong>di</strong>i<br />
sottostanti come annuncio della festa.<br />
SANTUARIO<br />
DELLA MADONNA DEL CARMINE<br />
CIAVANIS
Foto:<br />
Roberto Bergamino<br />
È il santuario più in quota delle <strong>Valli</strong> <strong>di</strong> <strong>Lanzo</strong>: sorge infatti a 1874 m<br />
su una terrazza erbosa dalla quale si spazia su tutta la Val Grande,<br />
al centro <strong>di</strong> una conca costellata da piccole costruzioni in pietra, un<br />
tempo occupate dai pastori con le famiglie e il bestiame. Molti <strong>di</strong><br />
questi alpeggi sono tuttora in uso e le mandrie vi trascorrono<br />
l’estate, seguendo una transumanza <strong>di</strong> secolare tra<strong>di</strong>zione che<br />
vede ogni primavera i pastori lasciare i villaggi per raggiungere i<br />
pascoli d’alta quota e ri<strong>di</strong>scenderne in autunno.<br />
Ciò che più colpisce, soprattutto nelle giornate terse e ventose, è il<br />
contrasto fra il bianco can<strong>di</strong>do del santuario e il blu intenso del<br />
cielo: effetto che accentua il senso della verticalità e amplifica la<br />
sensazione <strong>di</strong> ascesa verso l’alto, come se salendo ci si<br />
avvicinasse <strong>di</strong> più a Dio. La posizione isolata, la presenza <strong>di</strong><br />
canaletti e coppelle su alcuni massi e le numerose leggende<br />
relative alla zona<br />
confermano le<br />
antichissime origini <strong>di</strong><br />
questo luogo come<br />
raduno pastorale, ma<br />
soprattutto come sede <strong>di</strong><br />
pratiche devozionali<br />
risalenti a culti precristiani.<br />
SANTUARIO DELLA<br />
MADONNA DEL<br />
CARMINE<br />
La costruzione, <strong>di</strong> origine<br />
settecentesca, appare umile ma<br />
ospitale al tempo stesso. Presenta<br />
una struttura architettonica molto semplice, come gran parte delle<br />
cappelle montane: la porta centrale è affiancata da due piccole<br />
finestre e sormontata da un’altra rotonda; all’esterno sorge un<br />
piccolo campanile, mentre il tetto copre anche alcuni locali <strong>di</strong><br />
servizio.<br />
All’interno vi è un unico altare e in una nicchia è collocata la statua<br />
della Madonna del Carmine, opera recente <strong>di</strong> artisti locali.<br />
Nel santuario sono conservati circa settanta ex-voto <strong>di</strong> antichissima<br />
origine, testimonianza dell’intensa e costante manifestazione <strong>di</strong><br />
fede nei confronti <strong>di</strong> questo sito.<br />
CURIOSITÀ<br />
Nei <strong>di</strong>ntorni del santuario si può notare un<br />
enorme masso cubico, sul quale la<br />
leggenda vuole solessero danzare le<br />
masche, ovvero le streghe <strong>di</strong> Vonzo,<br />
piccolo borgo alpino nel Comune <strong>di</strong><br />
Chialamberto, un tempo abitato da più <strong>di</strong><br />
quattrocento persone.
SANTUARIO DI MARSAGLIA (1300 m)<br />
Comune <strong>di</strong> Monastero <strong>di</strong> <strong>Lanzo</strong> (825 m, km 37 da Torino)<br />
h 2 h 1,30<br />
A pie<strong>di</strong>, l’itinerario parte da frazione Mecca<br />
RICORRENZE<br />
La festa del santuario<br />
si svolge il 15 agosto ed è<br />
preceduta, la notte del 14, da<br />
una suggestiva fiaccolata.<br />
Viene celebrato annualmente<br />
anche l’8 settembre, festa della<br />
Natività <strong>di</strong> Maria.<br />
SANTUARIO DI MARSAGLIA
Raggiungere il <strong>Santuari</strong>o <strong>di</strong><br />
Marsaglia è come compiere un<br />
viaggio nel tempo, percorrendo<br />
una stra<strong>di</strong>na immersa nel verde<br />
<strong>di</strong> fitti boschi <strong>di</strong> frassini, betulle,<br />
querce e faggi, ai cui lati si<br />
ergono numerosi piloni votivi,<br />
quasi a voler lentamente<br />
scan<strong>di</strong>re il percorso man mano<br />
che ci si avvicina alla meta. Ma<br />
all’improvviso, ecco aprirsi un<br />
ridente pianoro e apparire le<br />
eleganti linee barocche della<br />
facciata della chiesa, contornata da piccole e caratteristiche case<br />
in pietra, tipiche dei borghi alpini. La presenza <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio così<br />
grande e solenne in un borgo scarsamente abitato anche nei<br />
secoli passati, è comprensibile solo se lo si in<strong>di</strong>vidua quale luogo<br />
<strong>di</strong> culto da tempo immemorabile, al crocevia <strong>di</strong> sentieri che<br />
conducevano agli alpeggi: l’ipotesi è avvalorata dal ritrovamento <strong>di</strong><br />
manufatti in pietra, incisioni rupestri e cavità scavate nella roccia,<br />
segni <strong>di</strong> antichissimi riti. Proprio nei pressi della chiesa è stata<br />
rinvenuta una pietra forata, oggi fissata sul prato <strong>di</strong> fronte al<br />
portale.<br />
SANTUARIO DI MARSAGLIA<br />
Il santuario risale al 1771, ma<br />
sicuramente preesisteva una<br />
cappella le cui origini sono<br />
purtroppo avvolte nel mistero: è<br />
probabile che a sua volta si sia<br />
sovrapposta a un pilone votivo,<br />
come nella maggior parte <strong>di</strong> casi relativi ai santuari delle <strong>Valli</strong>.<br />
L’elegante facciata barocca è caratterizzata da quattro lesene<br />
sud<strong>di</strong>vise in tre or<strong>di</strong>ni e da un frontone sul quale insiste un piccolo<br />
campanile centrale; una grande finestra ovale e due nicchie<br />
laterali ne alleggeriscono la parte centrale.<br />
Gli affreschi che arricchiscono l’interno sono dei primi<br />
dell’Ottocento, e raffigurano scene tratte dai Vangeli; sulle vele<br />
della volta, inoltre, sono rappresentati a grandezza naturale i<br />
quattro Evangelisti.<br />
Le pareti sono tappezzate da più <strong>di</strong> duecento ex-voto, specchio <strong>di</strong><br />
una religiosità profondamente legata alla vita <strong>di</strong> tutti i giorni:<br />
realizzati con le più svariate tecniche (<strong>di</strong>pinti su metallo, su tela e<br />
su tavolette <strong>di</strong> legno) o costituiti da cuori votivi in argento, stampe<br />
e oleografie, rappresentano una notevole testimonianza storica e<br />
sociale della vallata. Spiccano tra gli altri quelli relativi al periodo<br />
bellico compreso fra le Guerre d’In<strong>di</strong>pendenza e l’ultimo conflitto<br />
mon<strong>di</strong>ale.<br />
Curioso rilevare che all’interno non esistono altari o cappelle<br />
laterali ma solo alcuni confessionali e un pulpito.
SANTUARIO DELLA MADONNA DEGLI OLMETTI (1000 m)<br />
Comune <strong>di</strong> Lemie (960 m, km 55 da Torino)<br />
RICORRENZE<br />
La festa del <strong>Santuari</strong>o degli Olmetti viene celebrata l’8 settembre<br />
SANTUARIO<br />
DELLA MADONNA DEGLI OLMETTI
Il <strong>Santuari</strong>o della<br />
Madonna degli<br />
Olmetti, nonostante<br />
sorga a pochi metri<br />
dalla strada<br />
provinciale della Val<br />
<strong>di</strong> Viù, gode <strong>di</strong> una<br />
splen<strong>di</strong>da posizione<br />
al fondo <strong>di</strong> una valle<br />
ombrosa, non<br />
lontano dalle acque<br />
della Stura: proprio<br />
il voto <strong>di</strong> un pescatore sarebbe all’origine della chiesa, al cui<br />
interno è incorporato un antico pilone, eretto come primo luogo <strong>di</strong><br />
culto e considerato miracoloso. Sino a pochi anni fa, davanti alla<br />
chiesa si trovava un grande olmo plurisecolare; è stato<br />
recentemente abbattuto, ma nei <strong>di</strong>ntorni del santuario è ancora<br />
possibile vedere alcune piante <strong>di</strong><br />
olmo, da cui il luogo <strong>di</strong> culto ha<br />
preso il nome.<br />
Il santuario si trova in un luogo<br />
appartato: non c’è da stupirsi,<br />
quin<strong>di</strong>, se i viandanti dei secoli<br />
passati percepissero <strong>di</strong> notte<br />
strane ombre o avvertissero<br />
qualche presenza inquietante. Di<br />
qui la nascita <strong>di</strong> cupe leggende<br />
che vedono le streghe<br />
protagoniste delle vicende <strong>di</strong><br />
questa località.<br />
SANTUARIO<br />
DELLA<br />
MADONNA<br />
DEGLI<br />
OLMETTI<br />
La chiesa, risalente<br />
al 1738, è<br />
circondata su tre<br />
lati da un porticato<br />
eretto nel XVIII<br />
secolo per riparare<br />
dalle intemperie i pellegrini in occasione delle feste: porticati <strong>di</strong><br />
questo tipo si trovano in molti altri luoghi <strong>di</strong> culto delle Alpi<br />
Occidentali, ma quello degli Olmetti è particolarmente<br />
suggestivo. La struttura dell’e<strong>di</strong>ficio presenta alcuni elementi<br />
caratteristici delle cappelle montane: il tetto della chiesa e del<br />
porticato è interamente coperto da lastre in pietra (lose); la<br />
facciata intonacata <strong>di</strong> bianco è molto semplice ed essenziale;<br />
nella parte centrale del secondo or<strong>di</strong>ne è presente una grande<br />
finestra ovale affiancata da due affreschi, purtroppo danneggiati,<br />
a carattere floreale. Il pilone originario, inglobato nella parete che<br />
<strong>di</strong>vide la cappella dalla sacrestia, è collocato lateralmente<br />
rispetto all'altare. Per quanto riguarda l'interno è da notare come<br />
sia sfruttato al massimo lo spazio, al punto che il pulpito, nella<br />
parte inferiore, si trasforma in confessionale. Il <strong>Santuari</strong>o offriva<br />
molti spunti <strong>di</strong> riflessione artistica nei circa duecento ex-voto e<br />
negli antichissimi quadri conservati al suo interno, purtroppo<br />
preda <strong>di</strong> numerosi saccheggi nel corso degli anni. Si trattava per<br />
lo più <strong>di</strong> ex-voto <strong>di</strong>pinti; vi erano poi quin<strong>di</strong>ci oleografie o litografie<br />
e <strong>di</strong>versi acquerelli del XIX secolo.
SANTUARIO DI SAN DOMENICO (1772 m)<br />
Comune <strong>di</strong> Cantoira (750 m, km 40 da Torino)<br />
h 2,00<br />
A pie<strong>di</strong> da Cantoira (frazione Lities)<br />
RICORRENZE<br />
La festività religiosa è l’8 Agosto;<br />
Il sabato più prossimo all’8 Agosto<br />
ha luogo la messa celebrata presso<br />
il santuario, seguita dall’incanto e dal ballo<br />
campestre, sempre in loco. La festa si conclude con un ballo<br />
serale a Cantoira,<br />
in frazione Lities (1143 m).<br />
SANTUARIO<br />
DI SAN DOMENICO
IL SANTUARIO:<br />
Il santuario <strong>di</strong> San Domenico è situato su <strong>di</strong> un ampio pianoro, in una<br />
zona panoramica che era molto frequentata in tempi passati,<br />
soprattutto nel periodo estivo, per la presenza nelle vicinanze <strong>di</strong><br />
numerosi alpeggi e pianori a<strong>di</strong>biti a pascolo. Negli ultimi anni è stata<br />
sottoposta ad intensi lavori <strong>di</strong> ristrutturazione e si presenta quin<strong>di</strong> in<br />
ottimo stato <strong>di</strong> conservazione. Al suo interno si possono ammirare<br />
numerosi ex voto <strong>di</strong>pinti, testimonianza <strong>di</strong> una fervente religiosità<br />
popolare.<br />
COME ARRIVARE:<br />
Giunti in frazione Lities, lasciare la macchina nel<br />
piccolo parcheggio in prossimità della Cappella <strong>di</strong> San<br />
Grato. La partenza del sentiero è in<strong>di</strong>cata da un<br />
cartello in legno proprio a fianco della chiesetta. La<br />
salita costeggia prima alcune abitazioni e poi risale<br />
lungo un valloncello bagnato da un torrente. Occorre<br />
seguire i bolli rossi e i segnali su un pilone votivo. Poi<br />
ci si addentra in un bosco <strong>di</strong> faggi, dal quale si esce in<br />
prossimità <strong>di</strong> un piccolo gruppo <strong>di</strong> baite (Gias<br />
Lavassè, 1552 m). Superate queste abitazioni si<br />
procede verso destra lungo i pascoli, si superano alcuni alpeggi e si<br />
giunge a un pilone votivo piuttosto evidente. Di lì, procedendo verso<br />
sinistra, si arriva rapidamente alla chiesetta <strong>di</strong> San Domenico.<br />
CURIOSITÀ<br />
Il terreno erboso antistante la cappella <strong>di</strong> San<br />
Domenico è particolarmente adatto alla<br />
partenza <strong>di</strong> voli in parapen<strong>di</strong>o. Il decollo,<br />
definito dagli esperti “facile” e “per tutti”,<br />
avviene in località San Domenico (1770 m), sul<br />
versante esposto a Sud. Il <strong>di</strong>slivello è <strong>di</strong> 1030 m<br />
e l’atterraggio, definito dagli esperti “me<strong>di</strong>o”, avviene lungo il torrente<br />
Stura in località Cantoira. Il club <strong>di</strong> riferimento è quello dei “Baratonga<br />
Flyers <strong>Valli</strong> <strong>di</strong> <strong>Lanzo</strong>”.<br />
ULTERIORI ESCURSIONI<br />
Cima della Bellavarda: 2345 m<br />
- località <strong>di</strong> salita: Cantoira, frazione Lities<br />
(1143 m)<br />
- tempo <strong>di</strong> salita: 3 h 30’<br />
- <strong>di</strong>fficoltà: E (escursionistico<br />
me<strong>di</strong>o)<br />
Dalla chiesetta <strong>di</strong> San Domenico proseguire verso Nord-Ovest lungo il<br />
sentiero, puntando verso evidenti alpeggi. Dopo<br />
aver toccato i gruppi <strong>di</strong> case della Bellavarda<br />
Inferiore (1908 m) e della Bellavarda Superiore<br />
(2040 m), svoltare a destra per scendere alcuni<br />
metri sotto la cresta e, giunti ad alcune grosse<br />
placche rocciose che affiorano dal pen<strong>di</strong>o, svoltare<br />
a sinistra senza percorso obbligato per tornare sulla cresta, superando<br />
il crinale. Raggiunta una fascia rocciosa piegare verso sinistra e<br />
seguire attentamente i bolli <strong>di</strong> vernice rossa fino alla cima,<br />
caratterizzata da una croce metallica. Come suggerito dal toponimo<br />
stesso del luogo, il panorama che si gode da questa vetta è molto<br />
suggestivo.<br />
Cima della Punta Marsè: 2317 m<br />
Dalla Vetta della Bellavarda tornare in<strong>di</strong>etro sui propri passi per circa<br />
150 m e piegare verso sinistra per mantenersi sulla cresta che dà<br />
verso il versante canavesano. A una breve <strong>di</strong>scesa segue un tratto <strong>di</strong><br />
salita verso un ometto <strong>di</strong> pietre. Da lì prendere verso destra,<br />
nuovamente in leggera <strong>di</strong>scesa. Dopo 50 m circa proseguire in piano<br />
superando una pietraia e prendere a sinistra, senza percorso<br />
obbligato, per risalire. Quando il terreno si fa quasi pianeggiante<br />
piegare a destra. Punta Marsè si caratterizza anch’essa per la<br />
presenza <strong>di</strong> una croce metallica.
SANTUARIO DI SANT’IGNAZIO<br />
Comune <strong>di</strong> Pessinetto (590 m, km 37 da Torino)<br />
RICORRENZE<br />
La festa del santuario si svolge<br />
il 31 luglio, con grande<br />
partecipazione dei fedeli<br />
e <strong>di</strong> visitatori.<br />
La seconda festa patronale<br />
si svolge il 7 agosto.<br />
Messe festive: inizio il 19 giugno<br />
termine l’11 settembre.<br />
Giugno e settembre: ore 17,00<br />
Luglio e agosto: ore 11,00 e 17,00<br />
SANTUARIO DI SANT’IGNAZIO
Il <strong>Santuari</strong>o <strong>di</strong><br />
Sant’Ignazio è il più<br />
grande e il più noto<br />
delle <strong>Valli</strong> <strong>di</strong> <strong>Lanzo</strong>, sia<br />
per la posizione<br />
spettacolare sia per<br />
l’intensa vita religiosa<br />
che lo anima: in<br />
particolar modo i motivi<br />
paesaggistici ne fanno<br />
una delle mete più<br />
frequentate dai turisti.<br />
Che si giunga dalla pianura o dal fondo valle, il santuario appare<br />
svettante da lontano, arroccato alla rupe sulla quale è stato costruito:<br />
nelle limpide giornate d’inverno, quando il clima trasforma le <strong>Valli</strong> in<br />
fior<strong>di</strong> <strong>di</strong> nebbia, il tempio brilla inondato <strong>di</strong> sole e sembra davvero<br />
parte integrante del Monte Bastia.<br />
Grazie alla posizione dominante, dal terrazzo sottostante la chiesa si<br />
può godere <strong>di</strong> una vista mozzafiato<br />
che abbraccia la catena alpina e<br />
spazia su gran parte delle <strong>Valli</strong>.<br />
Il <strong>Santuari</strong>o <strong>di</strong> Sant’Ignazio, ancor<br />
oggi meta <strong>di</strong> ritiri ed esercizi spirituali,<br />
nacque dalla religiosità popolare ma<br />
fu ben presto pre<strong>di</strong>letto soprattutto<br />
dall’alto clero e dalla borghesia<br />
torinese, come testimoniano anche le<br />
ricche collezioni <strong>di</strong> ex-voto in cui, per<br />
una volta, non prevalgono scene<br />
ingenue <strong>di</strong> vita conta<strong>di</strong>na bensì<br />
immagini <strong>di</strong> una società urbana e<br />
agiata, pur se vessata da ansie e<br />
malanni assai simili.<br />
SANTUARIO DI SANT’IGNAZIO<br />
La cappella originaria risale al 1629 e la sua<br />
fondazione è legata alla fama che<br />
Sant’Ignazio da Loyola, fondatore dei<br />
gesuiti, acquistò nel territorio delle <strong>Valli</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Lanzo</strong>, soprattutto grazie all’opera <strong>di</strong> Don<br />
Teppato, all’epoca parroco <strong>di</strong> Mezzenile.<br />
Nel 1727 i Gesuiti sostituirono la cappella<br />
con una chiesa più grande, in grado <strong>di</strong><br />
contenere il sempre crescente numero <strong>di</strong><br />
devoti. Nel 1807, dopo alterne vicende, in<br />
seguito alla proposta dell’Arcivescovo <strong>di</strong><br />
Torino Giacinto della Torre, il santuario <strong>di</strong>venne anche casa per<br />
esercizi spirituali: accanto alla tra<strong>di</strong>zionale funzione <strong>di</strong> luogo <strong>di</strong><br />
devozione popolare si aggiunse questa nuova, fruttuosa attività che<br />
ne fu la fortuna.<br />
L’attuale e<strong>di</strong>ficio evidenzia le tre successive fasi <strong>di</strong> costruzione, più<br />
facilmente visibili nella casa per esercizi spirituali. L’attribuzione del<br />
progetto non è ben chiara: si ipotizza che Giacomo Fontana,<br />
architetto e capomastro che aveva lavorato per i Gesuiti a Cuneo,<br />
abbia fornito i <strong>di</strong>segni, mentre per quanto riguarda l’altare maggiore<br />
si pensa abbia partecipato Bernardo Antonio Vittone.<br />
La struttura si presenta con una pianta centrale a croce; la facciata,<br />
elegante nella sua semplicità, è stata recentemente restaurata:<br />
notevoli il portale, su cui è scolpito lo stemma dei Gesuiti, e il<br />
sovrastante affresco raffigurante il miracolo dell’apparizione <strong>di</strong><br />
Sant’Ignazio.<br />
Di particolare interesse, all’interno, i due confessionali barocchi che<br />
recavano inciso lo stemma dei Gesuiti sui pannelli che sono stati<br />
rubati nel 1958.<br />
La macchina processionale, complesso <strong>di</strong> statue lignee raffigurante<br />
l’apparizione <strong>di</strong> Sant’Ignazio e in origine posta proprio sulla sommità<br />
del Monte Bastia, fuoriesce per alcuni metri dal pavimento: nel 1967,<br />
per lasciare maggior spazio all’altare, tale porzione <strong>di</strong> roccia fu<br />
trasferita nella parte posteriore della chiesa, ma così facendo venne<br />
meno l’effetto scenografico voluto dai progettisti, secondo i quali la<br />
luce delle finestre laterali doveva illuminare la statua.
SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DI LORETO (1332 m)<br />
Comune <strong>di</strong> Groscavallo (1102 m, km 57 da Torino)<br />
h 0,20<br />
A pie<strong>di</strong> da Forno Alpi Graie<br />
(percorso alternativo per <strong>di</strong>sabili)<br />
RICORRENZE<br />
Il <strong>Santuari</strong>o è aperto da Luglio a Settembre. Inoltre si celebrano<br />
annualmente le ricorrenze dell’Assunta (15 Agosto), della<br />
Natività <strong>di</strong> Maria (8 Settembre) e dell’Apparizione della Madonna<br />
(30 Settembre)<br />
SANTUARIO<br />
DI NOSTRA SIGNORA DI LORETO
I viaggiatori che<br />
nel secolo scorso<br />
visitavano questo<br />
santuario erano<br />
profondamente<br />
colpiti dalla<br />
naturale sacralità<br />
del luogo. La<br />
chiesa sorge,<br />
infatti, alla base<br />
<strong>di</strong> altissime e incombenti rupi circondata da secolari alberi risparmiati<br />
dalla scure dei <strong>montana</strong>ri proprio in segno <strong>di</strong> rispetto. Da qui si vede<br />
l’apertura del Vallone <strong>di</strong> Sea, il più selvaggio delle <strong>Valli</strong> <strong>di</strong> <strong>Lanzo</strong>:<br />
nessuna strada, nessuna abitazione, solo altissime pareti <strong>di</strong> roccia<br />
strapiombanti fino al grande ghiacciaio della Ciamarella e al Col <strong>di</strong><br />
Sea, il valico che conduce in Savoia. Uno splen<strong>di</strong>do paesaggio<br />
naturale impreziosito dalla sobria ma elegante facciata del santuario,<br />
meta nei secoli scorsi <strong>di</strong> numerosi pellegrini provenienti anche dalla<br />
Savoia, spesso a pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong>: trascorrevano la notte ammassati nel<br />
porticato che circonda la chiesa, in attesa della messa celebrata il<br />
giorno successivo. Oggi è <strong>di</strong>venuto anche centro culturale <strong>di</strong> rilievo,<br />
poiché raccoglie una collezione <strong>di</strong> testimonianze della religiosità delle<br />
<strong>Valli</strong> <strong>di</strong> <strong>Lanzo</strong>: un museo ricco <strong>di</strong><br />
suggestioni e <strong>di</strong> immagini che<br />
permettono <strong>di</strong> scoprire un aspetto poco<br />
noto eppure fondamentale della cultura<br />
locale.<br />
SANTUARIO<br />
DI NOSTRA SIGNORA DI LORETO<br />
Il santuario fu eretto nel 1630 sui resti <strong>di</strong> un pilone votivo: in origine si<br />
trattava <strong>di</strong> una piccola cappella (recentemente ne sono stati ritrovati i<br />
resti), ma gli ampliamenti e gli abbellimenti si susseguirono sino al<br />
prezioso intervento dei maestri architetti luganesi Grilli e Gagliar<strong>di</strong>.<br />
L’e<strong>di</strong>ficio attuale, risalente al 1750-1770, presenta una facciata<br />
intonacata <strong>di</strong> bianco, opera <strong>di</strong> Luigi Baretta, sud<strong>di</strong>visa<br />
orizzontalmente da un cornicione e sormontata da un frontone semi<br />
circolare su cui è stata <strong>di</strong>pinta la data 1754; alcune modanature la<br />
sud<strong>di</strong>vidono verticalmente in tre or<strong>di</strong>ni, mentre ai lati della porta e<br />
delle finestre vi sono delle nicchie. Internamente presenta numerosi<br />
elementi d’interesse artistico: particolarmente degno <strong>di</strong> nota è l’altare<br />
<strong>di</strong> noce d’In<strong>di</strong>a intarsiato in avorio, opera attribuita a Luigi Prinotto. Di<br />
notevole pregio il reliquiario barocco contenente i quadri miracolosi<br />
che <strong>di</strong>edero origine all’e<strong>di</strong>ficazione del santuario. Sulle pareti sono<br />
conservati circa cento ex-voto, alcuni dei quali autentici capolavori. Il<br />
santuario è inoltre famoso per i 444 scalini della gra<strong>di</strong>nata <strong>di</strong> accesso<br />
e per il simulacro della Madonna Nera: l’attuale statua è opera <strong>di</strong> uno<br />
scultore <strong>di</strong> Ortisei, Raimondo Santifaller, e sostituisce quella originale<br />
rubata nel 1977.<br />
CURIOSITÀ<br />
L’origine del primo pilone è frutto <strong>di</strong> un pro<strong>di</strong>gio <strong>di</strong> cui fu protagonista<br />
Pietro Garino, originario <strong>di</strong> Groscavallo ma residente a Torino, che<br />
nel 1629 si recò sul Rocciamelone. Qui rinvenne due ex-voto in<br />
pessimo stato e decise <strong>di</strong> portarli con sé e <strong>di</strong> farli restaurare, in attesa<br />
<strong>di</strong> riposizionarli sul luogo del ritrovamento. Nel 1630 fu costretto a<br />
ritornare a Groscavallo a causa della peste e recò con sé i due<br />
quadretti: li sistemò per sicurezza in una cassa ma, recandosi<br />
all’imbocco del Vallone <strong>di</strong> Sea per procurare cibo al bestiame, li trovò<br />
appesi a un albero: decise così <strong>di</strong> fare erigere un pilone proprio in<br />
quel luogo.
SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DI LOURDES (1202 m)<br />
Comune <strong>di</strong> Ala <strong>di</strong> Stura (1100 m, km 50 da Torino)<br />
RICORRENZE<br />
La ricorrenza religiosa è l’11 agosto.<br />
Da metà luglio a fine agosto<br />
viene celebrata settimanalmente<br />
la messa prefestiva.<br />
SANTUARIO<br />
DI NOSTRA SIGNORA DI LOURDES
Il <strong>Santuari</strong>o <strong>di</strong> Nostra Signora <strong>di</strong> Lourdes sorge a pochi metri<br />
dalla strada provinciale della Val d’Ala , immerso in un fitto bosco<br />
<strong>di</strong> conifere che richiama la stessa tipicità della più famosa grotta<br />
francese.<br />
Vi si accede attraverso un viale ombreggiato, camminando su un<br />
tappeto <strong>di</strong> aghi <strong>di</strong> pino avvolti nell’aroma della resina e nei<br />
profumi del sottobosco: una piccola oasi <strong>di</strong> silenzio in cui, nel<br />
1911, la torinese Clara Gilar<strong>di</strong>ni, reduce da un pellegrinaggio a<br />
Lourdes, volle far costruire una grotta come voto alla Madonna.<br />
SANTUARIO DI<br />
NOSTRA SIGNORA<br />
DI LOURDES<br />
La grotta fu inaugurata nel 1912 e<br />
nel 1922 venne affiancata da una<br />
piccola cappella, eretta in<br />
sostituzione dell’imponente santuario che in un primo tempo si<br />
pensava <strong>di</strong> costruire: al suo interno si trovano un affresco<br />
raffigurante Santa Chiara, a ricordo della benefattrice, e un<br />
trittico con l’Immacolata fra due angeli, entrambi opera del pittore<br />
biellese Giovanni Crida, famoso per aver <strong>di</strong>pinto il ritratto <strong>di</strong> San<br />
Giovanni Bosco, fondatore dei Salesiani.<br />
Una statua in marmo, che raffigura la Madonna a grandezza<br />
naturale, è opera e dono dello scultore torinese Leonardo<br />
Bistolfi.
SANTUARIO DELLA MADONNA DEI MARTIRI (450 m)<br />
Comune <strong>di</strong> Balangero (467 m, km 29 da Torino)<br />
RICORRENZE<br />
L’intensa devozione <strong>di</strong> Balangero e dei paesi circostanti verso la<br />
Madonna dei Martiri si esplica l’8 settembre e il 21 novembre.<br />
Nei mesi estivi viene celebrata la Messa il Venerdì.<br />
SANTUARIO<br />
DELLA MADONNA DEI MARTIRI
Il <strong>Santuari</strong>o della Madonna dei Martiri sorge in una località molto<br />
suggestiva, dove si coglie un profondo rapporto con la terra e con<br />
le vicende ataviche, legate al passaggio <strong>di</strong> popoli, eserciti e<br />
pre<strong>di</strong>catori. Il ricordo <strong>di</strong> tale remoto passato è più forte che mai <strong>di</strong><br />
fronte a questa chiesa, in un luogo in cui l’estremo lembo della<br />
pianura si rompe contro le prime propaggini delle montagne,<br />
<strong>di</strong>nanzi al gran<strong>di</strong>oso spettacolo delle Alpi.<br />
La fondazione del santuario risale a un momento molto drammatico<br />
per il Piemonte, devastato dalle invasioni dell’esercito francese.<br />
All’inizio del XVIII secolo, al termine del conflitto, quale segno <strong>di</strong><br />
ringraziamento per la cacciata del nemico, a Balangero fu costruita<br />
una cappella sui resti <strong>di</strong> un tempietto trecentesco, a sua volta sorto<br />
sul luogo <strong>di</strong> un pilone; durante gli scavi per le fondamenta si<br />
rinvennero numerosi scheletri umani emananti una fragranza<br />
soave, segno inequivocabile <strong>di</strong> santità. I resti furono riconosciuti<br />
come appartenenti a soldati della Legione Tebea, unità militare<br />
romana composta interamente da cristiani martirizzati per non aver<br />
voluto abiurare.<br />
SANTUARIO DELLA MADONNA DEI MARTIRI<br />
La chiesa, circondata da vegetazione rigogliosa e campi silenziosi,<br />
è in perfetta sintonia con l’ambiente naturale circostante grazie alla<br />
sua linea elegante e alle forme armoniose ed è circondata da un<br />
muro all’interno del quale sorge anche l’abitazione del custode,<br />
costruita nel 1717. Un cancello <strong>di</strong> ferro lavorato con forme sinuose<br />
permette <strong>di</strong> accedere al selciato, costituito da lastre <strong>di</strong> pietra<br />
quadrate. L’elegante facciata, commissionata nel 1779<br />
dall’arci<strong>di</strong>acono Ludovico Gazelli al muratore Antonio Perino, è<br />
ricca <strong>di</strong> numerosi elementi che richiamano alla classicità: si<br />
presenta sud<strong>di</strong>visa orizzontalmente da un cornicione e sormontata<br />
da un timpano privo <strong>di</strong> decorazioni; inoltre vi sono delle modanature<br />
che terminano con volute a simulare il capitello. Il portale è<br />
affiancato lateralmente da due nicchie, contenenti due statue <strong>di</strong><br />
San Giovanni Bosco.<br />
Il santuario, a pianta rettangolare, presenta un altare in finto marmo<br />
del 1891, sormontato da una nicchia in pietra con una teca in vetro<br />
contenente la statua della Beata Vergine con in braccio Gesù. Di<br />
notevole pregio la cupola, illuminata da due finestre laterali, in cui<br />
campeggia la figura della Beata Vergine che, oppressa dal dolore e<br />
attorniata da quattro angeli, stringe a sé la croce. Le tinte della<br />
decorazione della volta si armonizzano fra loro e conferiscono<br />
all’ambiente una atmosfera raccolta e devota.