L'Arena di Verona - Liceo Classico C.Cavour
L'Arena di Verona - Liceo Classico C.Cavour
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Ricerca elaborata da VIANO ALESSANDRA<br />
CROCE ROBERTA<br />
Classe V Sezione D<br />
<strong>Liceo</strong> <strong>Classico</strong> Ginnasio<br />
“CAMILLO BENSO <strong>di</strong> CAVOUR”<br />
Anno Scolastico 2003-2004<br />
Docente: SEGNAN FULVIO<br />
Viaggio d’istruzione<br />
Oggetto della Ricerca:<br />
L’ANFITEATRO (ARENA) DI VERONA
INDICE DELLA RICERCA<br />
• L’ANFITEATRO ROMANO pag. 4<br />
• ALTRI ANFITEATRI IN ITALIA pag. 5<br />
• L’ARENA DI VERONA pag. 8<br />
• GLI SPETTACOLI pag. 11<br />
• NAUMACHIE pag. 13<br />
• VENATIONES pag. 14<br />
- Gli animali – cattura, trasporto, custo<strong>di</strong>a pag. 16<br />
• I GLADIATORI pag. 18<br />
- La posizione sociale dei gla<strong>di</strong>atori pag. 20<br />
- Le giornate degli spettacoli pag. 21<br />
• BIBLIOGRAFIA pag. 22
L’ANFITEATRO ROMANO<br />
L’anfiteatro è un e<strong>di</strong>ficio tipico dell'antichità classica destinato per lo più ad ospitare<br />
combattimenti tra gla<strong>di</strong>atori e con belve.<br />
A Roma i primi anfiteatri furono in legno e soltanto per opera <strong>di</strong> Augusto fu realizzato un e<strong>di</strong>ficio in<br />
pietra che andò <strong>di</strong>strutto nell'incen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Nerone.<br />
Questa nuova forma <strong>di</strong> costruzione acquistò ben presto una notevole fama e fu realizzata anche in<br />
molte città <strong>di</strong> provincia.<br />
Tra i maggiori anfiteatri giunti fino a noi ricor<strong>di</strong>amo, oltre al celebre Anfiteatro Flavio, meglio<br />
conosciuto come Colosseo, a Roma, quelli <strong>di</strong> Pozzuoli e <strong>di</strong> <strong>Verona</strong>.<br />
L'impianto dell'anfiteatro si basa in genere sulla forma dell'ellisse, ma può cambiare a seconda<br />
dell'importanza della città e del numero degli spettatori.<br />
L’anfiteatro aveva se<strong>di</strong>li <strong>di</strong>sposti a gra<strong>di</strong>nate attorno a uno spazio centrale chiamato arena, in cui si<br />
tenevano gli spettacoli, che non era lastricata ma coperta <strong>di</strong> sabbia ed era costituita poi da<br />
una cavea destinata agli spettatori e <strong>di</strong>visa in moeniani il primo dei quali forma il po<strong>di</strong>um.<br />
Come per i teatri le separazioni interne erano <strong>di</strong>vise in baltei mentre i vomitoria servivano per<br />
assicurare l'uscita degli spettatori verso l'esterno. Lungo l'asse me<strong>di</strong>ano dell'arena si aprivano<br />
le fauces mentre, a <strong>di</strong>fferenza dei teatri, apparivano verso il centro dell'arena gli spoliaria e<br />
le carceres. Nei primi venivano deposti i gla<strong>di</strong>atori colpiti, negli altri quelli che si accingevano a<br />
partecipare allo spettacolo. Al centro dell'arena erano ricavati alcuni locali sotterranei destinati a<br />
racchiudere le fiere in attesa <strong>di</strong> essere sollevate sul piano dell'arena da una specie <strong>di</strong> montacarico<br />
guidato da funi e carrucole.<br />
Sotto l'anfiteatro si trovano i sotterranei, destinati a ospitare i gla<strong>di</strong>atori, gli animali e gli apparati<br />
scenici; quelli in cui si svolgevano le naumachie erano forniti anche <strong>di</strong> un impianto idraulico.<br />
L’Arena <strong>di</strong> <strong>Verona</strong> fotografata da una veduta aerea<br />
Link all'anfiteatro flavio
In Italia sono presenti molti anfiteatri; eccone alcuni esempi:<br />
ALTRI ANFITEATRI<br />
IN ITALIA<br />
L'anfiteatro <strong>di</strong> Pompei è il più maestoso degli e<strong>di</strong>fici pompeiani; esso era destinato allo<br />
svolgimento dei giochi gla<strong>di</strong>atori e <strong>di</strong> quelli venatori. Esso poteva contenere oltre 20.000<br />
spettatori grazie alle gigantesche <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> 135€per 104 metri.<br />
Il più famoso e il più bell'anfiteatro del mondo romano è l'Anfiteatro Flavio, più noto dal me<strong>di</strong>oevo<br />
come Colosseo. Esso sorse nei primi anni del regno dell’imperatore Vespasiano (fu iniziato nel 72)<br />
e fu terminato dal figlio Tito.
L'anfiteatro maggiore rimasto sempre in vista durante il me<strong>di</strong>oevo, è quello <strong>di</strong> Pozzuoli, che fu<br />
usato a lungo come cava <strong>di</strong> pietre da costruzione e sistematicamente spogliato. Ha inoltre subito una<br />
sorte simile al Colosseo, ovvero fece da sfondo alle persecuzioni cristiane.<br />
L’anfiteatro <strong>di</strong> Capua è per <strong>di</strong>mensioni il secondo al mondo dopo il Colosseo. Esso risale al I<br />
secolo d.C. e nel corso degli anni fu usato come fonte <strong>di</strong> materiali da costruzione. Parti <strong>di</strong> esso sono<br />
conservate a Capua presso il Museo Campano.
L’anfiteatro <strong>di</strong> Catania, un gran<strong>di</strong>oso monumento romano, è uno dei più gran<strong>di</strong> d'Italia, ed è<br />
nascosto quasi interamente sotto le moderne costruzioni. I lavori per riportarlo alla luce furono<br />
iniziati nel 1904.
L’ARENA DI<br />
VERONA<br />
La più celebre costruzione<br />
romana a <strong>Verona</strong> è l'Arena, un<br />
anfiteatro romano e più<br />
precisamente quello meglio<br />
conservato fra quelli italiani,<br />
inferiore per <strong>di</strong>mensioni soltanto<br />
al Colosseo e all'anfiteatro <strong>di</strong> Capua.<br />
Il termine Arena deriva dal latino arena, ae che significa sabbia, la quale veniva usata per coprire<br />
l’area dove si svolgevano i giochi e gli spettacoli.<br />
L’interno dell’Arena<br />
Sebbene sia noto che l’Arena fu e<strong>di</strong>ficata durante il I secolo d. C. storici e architetti non sono ancora<br />
concor<strong>di</strong> nel definire la data precisa della sua costruzione.<br />
Per costruire l’Arena in modo così forte e duraturo, i Romani scavarono una depressione profonda<br />
circa due metri rispetto al livello della strada e stesero fondamenta <strong>di</strong> cemento per formare la base.<br />
Per garantire un adeguato drenaggio fu progettato un complesso sistema <strong>di</strong> fognature: si tratta <strong>di</strong><br />
fogne <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, circa due metri d’altezza e <strong>di</strong> varia larghezza, costruite con ciottoli<br />
legati con malta. La loro copertura fu ottenuta con lastroni <strong>di</strong> pietra.
Il prospetto curvilineo esterno aveva originariamente tre or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> arcate intercalate da lesene<br />
(pilastri lievemente sporgenti da un muro, con funzione ornamentale) <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne tuscanico; <strong>di</strong> questo<br />
prospetto restano soltanto quattro delle settantadue campate (1) a causa del terremoto del 21 maggio<br />
1117 che causò il crollo dell’anello più esterno del quale è rimasta solamente un’ala sul lato nordovest<br />
del monumento.<br />
Il materiale forse più usato nella costruzione dell’Arena è la cosiddetta “pietra veronese”: questo<br />
tipo particolare <strong>di</strong> pietra proveniva da S. Ambrogio <strong>di</strong> Valpolicella nei pressi <strong>di</strong> <strong>Verona</strong> e fu anche<br />
utilizzata per erigere le porte della città e altri monumenti risalenti al I secolo d.C.<br />
La cavea, ovvero l’insieme delle gra<strong>di</strong>nate riservate agli spettatori, era in origine conclusa da<br />
un loggiato, una sequenza <strong>di</strong> logge, e<strong>di</strong>fici aperti su uno o più lati con pilastri o colonne, al livello<br />
del terzo piano della facciata; a queste nel 1628 furono aggiunte due logge <strong>di</strong> cui una è<br />
recentemente crollata. Ci sono 45 file <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>ni marmorei dell’au<strong>di</strong>torium che hanno un’altezza<br />
me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 45 centimetri e sono formate da un blocco <strong>di</strong> pietra spesso 40 metri.<br />
Ogni colonna ha una pianta quadrata <strong>di</strong> due metri <strong>di</strong> lato.<br />
(1) una campata è una parte <strong>di</strong> costruzione compresa tra due sostegni<br />
Particolare dell’Arena
Le arcate si aprivano su un corridoio <strong>di</strong> circa quattro metri e mezzo <strong>di</strong> larghezza che correva lungo<br />
il livello del secondo anello. Questo corridoio <strong>di</strong>sponeva <strong>di</strong> passaggi e scale che conducevano fuori<br />
ed era coperto alla sommità in modo da permettere agli spettatori <strong>di</strong> sedersi con facilità sui gradoni<br />
e <strong>di</strong> ripararsi dalla pioggia e dal sole.<br />
Come era consuetu<strong>di</strong>ne per gli spazi lu<strong>di</strong>ci anche l'Arena era fuori dalla scacchiera e dalla prima<br />
murazione laterizia (<strong>di</strong> mattoni) che la cingeva; soltanto più tar<strong>di</strong> fu compresa nel circuito delle<br />
mura in blocchi <strong>di</strong> pietra che l'imperatore Gallieno, sotto la spinta dell'invasione alemanna, fece<br />
costruire nel 265 d. C.<br />
Particolare dell’Arena
GLI SPETTACOLI<br />
In origine l’Arena era a<strong>di</strong>bita alle gare ginniche, ai giochi <strong>di</strong> cacce, <strong>di</strong> lotta, <strong>di</strong> combattimenti, <strong>di</strong><br />
belve.<br />
In principio gli spettacoli dei gla<strong>di</strong>atori, o munera (da munus, termine dal significato originario <strong>di</strong><br />
offerta sacrificale e propiziatoria), non erano altro che crudeli cerimonie funebri, celebrate con il<br />
rito del sacrificio umano sulla tomba del defunto per placare l’ira degli dèi infernali; probabilmente<br />
avevano origine etrusca e furono importati a Roma nel periodo repubblicano. Il primo spettacolo del<br />
genere risale al 264 a. C., ma i munera furono istituiti ufficialmente soltanto nel 105 a.C.<br />
Gli spettacoli erano annunciati alla popolazione con volantini e con delle scritte sui muri degli<br />
e<strong>di</strong>fici pubblici e privati. Nei giorni che precedevano i combattimenti, mentre la gente si preparava<br />
al grande avvenimento, i gla<strong>di</strong>atori, organizzati in familiae (compagnie), rifinivano nella caserma la<br />
preparazione affidata alle cure deidoctores (istruttori), sotto la supervisione del lanista, una figura<br />
losca <strong>di</strong> allenatore tutto fare che si occupava dell’addestramento e dei relativi proventi. Solo a Roma<br />
questi furono sostituiti da funzionari imperiali. Gli spettacoli dei gla<strong>di</strong>atori avevano inizio con<br />
l’ingresso nell’anfiteatro della pompa, la solenne processione che apriva i giochi; l’uno dopo l’altro<br />
sfilavano i suonatori <strong>di</strong> corno e <strong>di</strong> tromba, i simulacri <strong>di</strong> <strong>di</strong>vinità e gli inservienti con le armi dei<br />
gla<strong>di</strong>atori, controllate poi in una cerimonia solenne (la probatio armorum, l’ispezione delle armi).<br />
Seguivano i gla<strong>di</strong>atori che, dopo alcuni esercizi <strong>di</strong> scherma, davano inizio al combattimento vero e<br />
proprio.<br />
A partire dal II secolo le venationes (cacce) cominciarono a <strong>di</strong>ventare più frequenti dei<br />
combattimenti dei gla<strong>di</strong>atori, fino a sostituirli quasi interamente nel tardo impero.<br />
E’ raffigurata una venatio.
L’impegno finanziario e <strong>di</strong> tempo necessario per l’organizzazione <strong>di</strong> sontuosi spettacoli che<br />
duravano <strong>di</strong>versi giorni e vedevano susseguirsi in campo moltissime coppie <strong>di</strong> gla<strong>di</strong>atori, belve,<br />
condannati a morte, giocolieri, era notevole.<br />
Tra panelli con scu<strong>di</strong> appoggiati a erme maschili; è raffigurata una scena <strong>di</strong> caccia <strong>di</strong> fiere con un<br />
leone che aggre<strong>di</strong>sce un cervo.<br />
È proprio negli anfiteatri che l’immaginazione popolare rappresenta i supplizi dei cristiani nel<br />
periodo delle persecuzioni, <strong>di</strong>venute sistematiche intorno al III secolo: per quanto riguarda <strong>Verona</strong><br />
non si hanno però notizie sicure circa tale utilizzazione dell’Arena. L’affermazione del<br />
Cristianesimo concorse comunque al graduale abbandono dei munera e delle venationes; ma<br />
nonostante l’imperatore Costantino nel 325 arrivasse a condannare questi cruenti spettacoli con un<br />
decreto e anche gli antichi autori cristiani tuonassero con accesa veemenza contro l’immoralità<br />
degli spettacoli pagani, il popolo ne era attratto in maniera così morbosa che essi cessarono<br />
solamente nel 405, quando furono definitivamente proibiti dall’imperatore Onorio.<br />
In età me<strong>di</strong>oevale era soprattutto la giustizia ad offrire occasioni <strong>di</strong> spettacolo, sia con l’esecuzione<br />
delle condanne capitali, sia coi duelli giu<strong>di</strong>ziali, che consistevano nell’affidare alle armi la<br />
risoluzione <strong>di</strong> una controversia con il vantaggio <strong>di</strong> offrire uno spettacolo gra<strong>di</strong>to alla folla, sia con il<br />
giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Dio, in cui l’accusato, per <strong>di</strong>mostrare la propria innocenza, doveva superare una <strong>di</strong>fficile<br />
prova, come estrarre un oggetto da una caldaia d’acqua bollente, o portare per un certo tratto con le<br />
mani nude un ferro incandescente.<br />
Nei secoli successivi l’Arena non fu mai espressamente abolita ma per molto tempo essa venne<br />
usata per manifestazioni solo <strong>di</strong> tanto in tanto e in circostanze ufficiali.<br />
Nel 1500-1600 l’Arena serviva alla nobiltà per tenervi tornei: il tipo <strong>di</strong> spettacoli più frequente nel<br />
Seicento.<br />
Gli spettacoli più popolari rimasero comunque le cacce dei tori, in cui il toro doveva misurarsi<br />
contro dei cani addestrati.<br />
La prima recita datasi nell’anfiteatro fu la Merope del Maffei, un poeta tragico nativo proprio <strong>di</strong><br />
<strong>Verona</strong>, messa in scena nel 1713.<br />
Nel 1822 il Congresso <strong>di</strong> <strong>Verona</strong> offrì alla città uno spettacolo unico per durata e per varietà: una<br />
grande coreografia, con uno spettacolo musicato e <strong>di</strong>retto da Gioacchino Rossini, con un’esibizione<br />
<strong>di</strong> cavalieri in costumi antichi.
L’Arena si accingeva quin<strong>di</strong> ad assolvere compiti <strong>di</strong> più alto impegno sociale, come avvenne il 19<br />
novembre 1866 quando riunì il popolo veronese in festa per l’annessione del Veneto all’Italia.<br />
Dal XVIII secolo in avanti le rappresentazioni teatrali <strong>di</strong>vennero tipiche. La prima rappresentazione<br />
del Festival fu data il 10 agosto 1913, con la rappresentazione dell’Aida <strong>di</strong> Giuseppe Ver<strong>di</strong>.<br />
L'opera in Arena è ormai un appuntamento tra<strong>di</strong>zionale poiché <strong>Verona</strong> è la capitale mon<strong>di</strong>ale della<br />
lirica dal 1913, anno in cui si è celebrato per la prima volta il festival che ogni anno si rinnova.<br />
Non bisogna certo <strong>di</strong>menticare la danza.<br />
La stagione lirica dell’Arena porta a <strong>Verona</strong> mezzo milione <strong>di</strong> persone all’anno: esse vengono da<br />
tutta l’Europa e da tutto il mondo.<br />
NAUMACHIE<br />
Dal greco naumachia, risalente da nau%v nave e maéch battaglia, la battaglia navale.<br />
È un genere <strong>di</strong> spettacolo che riproduce un combattimento navale. Lo inventarono i Romani<br />
all’epoca <strong>di</strong> Cesare e continuarono a praticarlo fino al III secolo d. C.<br />
Erano spettacoli cruenti che si svolgevano in appositi anfiteatri, ed anche all’interno dell’Arena, con<br />
la partecipazione <strong>di</strong> gla<strong>di</strong>atori e <strong>di</strong> condannati a morte e altre volte con veri marinai e soldati. Le<br />
naumachie erano battaglie navali riprodotte in un apposito bacino che poteva essere riempito<br />
d'acqua.<br />
Questi spettacoli erano costosissimi, poiché le navi erano complete in tutte le loro parti.<br />
Le naumachie spesso intendevano riprodurre famose battaglie storiche, come quella dei Greci che<br />
batterono i Persiani a Salamina: si dovevano seguire le fasi della vera battaglia, ed il pubblico si
esaltava alle manovre dei soldati e alla vista delle macchine da guerra. Gli archeologi<br />
moderni sostengono che le naumachie furono abbandonate poiché erano necessari molti preparativi<br />
per riempire l’arena <strong>di</strong> acqua ad una altezza sufficiente (circa 1,5 m) per potervi far galleggiare le<br />
navi.
VENATIONES<br />
All'inizio, le venationes si tenevano solitamente al mattino, come introduzione e complemento ai<br />
combattimenti gla<strong>di</strong>atori, che si iniziavano nel pomeriggio. In ogni caso, nell'ultimo periodo della<br />
repubblica, le cacce <strong>di</strong>vennero uno spettacolo a sé stante, che iniziava nel pomeriggio e talvolta<br />
durava per giorni.<br />
Ogni tipo <strong>di</strong> bestia feroce (elefanti, orsi, tori, leoni, tigri) era catturato in tutto l'impero,<br />
trasportato alle loro <strong>di</strong>verse destinazioni e tenuto sino al giorno dello spettacolo. Il numero <strong>di</strong><br />
animali uccisi è stupefacente: gli storici raccontano <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> bestie uccise in una sola<br />
giornata. Negli scritti che ci hanno lasciato <strong>di</strong>versi autori possiamo affermare che le venationes si<br />
<strong>di</strong>stinguono tra le gran<strong>di</strong> cacce spettacolari e le cacce mattutine che <strong>di</strong>vennero abituali.<br />
All'inizio gli animali erano incatenati, ma successivamente furono lasciati liberi, tanto che si<br />
dovettero costruire delle <strong>di</strong>fese particolari per la sicurezza del pubblico.<br />
I venatores (che erano schiavi, criminali o anche uomini sotto contratto, e che erano considerati<br />
socialmente ad un livello ancora inferiore a quello dei gla<strong>di</strong>atori) ricevevano una speciale<br />
preparazione nei lu<strong>di</strong>, come i gla<strong>di</strong>atori, probabilmente nel ludus matutinus, il cui nome potrebbe<br />
provenire proprio dall'usanza <strong>di</strong> tenere le cacce al mattino. I venatores proteggevano le braccia e le<br />
gambe con strisce <strong>di</strong> cuoio, e qualche volta <strong>di</strong>fendevano il petto con una placca metallica, o<br />
indossavano una armatura. Essi erano <strong>di</strong>visi in categorie a seconda del ruolo svolto nello spettacolo.
Il rischio che i venatores correvano era notevole: essi potevano essere sbalzati in aria da un toro,<br />
essere sbranati da un leone, ed alcuni incontri lasciavano ben poche possibilità <strong>di</strong> sopravvivenza.<br />
L'elemento comune a tutte le venationes era la presenza <strong>di</strong> animali; ciò non significava<br />
necessariamente che venissero massacrati, ed infatti potevano svolgere anche altri ruoli: Cesare, ad<br />
esempio, fu il primo a portare una giraffa a Roma; Augusto mise in mostra animali esotici e strani,<br />
inviati a questo scopo dai governatori delle province.<br />
Tuttavia la normale caccia prevedeva che le bestie combattessero l'una contro l'altra o contro degli<br />
uomini. Gli esperti <strong>di</strong>stinguono due specie molto <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>venationes: quella in cui uomini armati<br />
combattevano contro bestie selvagge, ed un altra nella quale dei condannati a morte erano gettati<br />
alle bestie senza alcuna <strong>di</strong>fesa.<br />
Le venationes finivano <strong>di</strong> solito con uno spettacolo <strong>di</strong> animali ammaestrati, come nei circhi o<strong>di</strong>erni.
Gli animali – cattura, trasporto, custo<strong>di</strong>a.<br />
La passione dei Romani per le venationes determinò un notevole traffico commerciale le cui<br />
ramificazioni si estesero ad<strong>di</strong>rittura oltre i confini dell’Impero e che coinvolgeva migliaia <strong>di</strong><br />
persone nelle fasi dello smistamento, del trasporto e della custo<strong>di</strong>a.<br />
Tutti i magistrati <strong>di</strong> Roma, per ottenere un certo favore dalla popolazione, volevano avere sempre a<br />
<strong>di</strong>sposizione un gran numero <strong>di</strong> animali per le venationes. I governatori delle province svolgevano<br />
spesso il ruolo <strong>di</strong> interme<strong>di</strong>ari. Grazie alle lettere <strong>di</strong> Cicerone sappiamo che i magistrati, per reperire<br />
gli animali necessari, avevano a <strong>di</strong>sposizione poco più <strong>di</strong> un anno per affidare l’incarico ad un<br />
governatore che si occupava, mandando lettere, <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nare la cattura <strong>di</strong> un determinato numero <strong>di</strong><br />
animali. Egli però non doveva occuparsi personalmente del trasporto, ma il magistrato che voleva<br />
allestire la venatio inviava al governatore del personale incaricato <strong>di</strong> organizzare la spe<strong>di</strong>zione.<br />
C’erano, inoltre, a Roma dei liberi impren<strong>di</strong>tori impegnati nel traffico regolare <strong>di</strong> reperimento ed<br />
invio degli animali.
LA CATTURA.<br />
I cacciatori professionisti, coloro che tendevano le trappole, erano considerati in<strong>di</strong>vidui asociali. È<br />
probabile che i <strong>di</strong>pendenti dal procurator, incaricati <strong>di</strong> provvedere alla cattura e al trasporto,<br />
utilizzassero proprio cacciatori professionisti, stipulando accor<strong>di</strong> con i commercianti in animali<br />
selvatici, dai quali acquistavano le bestie. I meto<strong>di</strong> più usati per la cattura erano la rete e la gabbia<br />
con esca. Spesso i felini venivano spinti verso un luogo circoscritto da reti tese <strong>di</strong>etro una barriera <strong>di</strong><br />
rami; dei cacciatori bran<strong>di</strong>vano delle torce che venivano agitate in <strong>di</strong>rezione degli animali che,<br />
essendo accerchiati, venivano spinti dentro la rete. Per catturare leoni e leopar<strong>di</strong> si usavano le fosse<br />
ricoperte <strong>di</strong> rami. Veniva messa vicino un’esca, solitamente un capretto o un agnello, o uno stesso<br />
cucciolo <strong>di</strong> leopardo: il leone o il ghepardo, attratti, si avvicinavano e cadevano nella fossa collegata<br />
ad una gabbia che, una volta chiusa, veniva sollevata dal terreno. Per quanto riguarda gli orsi,<br />
venivano inseguiti e stanati grazie ai cani e venivano catturati con reti o fosse. Anche le pantere e i<br />
ghepar<strong>di</strong> erano catturati grazie a fosse in alternativa all’uso <strong>di</strong> stor<strong>di</strong>rli con colpi <strong>di</strong> forconi o<br />
tridenti, mentre i tori, decisamente molto pericolosi, potevano essere catturati esclusivamente grazie<br />
a fosse.<br />
Molti animali, soprattutto leoni, tigri ed elefanti, si lasciavano addomesticare abbastanza facilmente.<br />
IL TRASPORTO.<br />
Il viaggio dal luogo <strong>di</strong> cattura durava mesi grazie a tragitti marini, terrestri e fluviali.<br />
Il trasporto via terra veniva effettuato su carri trainati da buoi o da muli. Gli animali erano rinchiusi<br />
in gabbie <strong>di</strong>verse a seconda della loro indole e della loro <strong>di</strong>mensione: ci sono gabbie con i fianchi<br />
rinforzati da barre metalliche a forma <strong>di</strong> X e chio<strong>di</strong> per gli animali più forti, ma c’erano anche<br />
gabbie più semplici dotate <strong>di</strong> un solo pannello mobile e prive <strong>di</strong> rinforzi per gli animali <strong>di</strong> indole più<br />
pacifica. Inoltre le casse erano <strong>di</strong>stinte in due gruppi: quelle per la cattura e altre per il trasporto.<br />
Il trasporto via mare si svolgeva con navi delle quali non si sa molto: non sempre esse erano fornite<br />
<strong>di</strong> vele, ma è certo che venivano usate navi a remi per il trasporto <strong>di</strong> bestie feroci ed inoltre per la<br />
mancanza <strong>di</strong> una flotta mercantile statale bisognava usare navi <strong>di</strong> proprietà privata. I viaggi per via<br />
marina erano solitamente i più lunghi, poiché c’era rischio <strong>di</strong> naufragio: bisognava avere il vento<br />
favorevole e c’era il rischio che la nave rimanesse molto tempo in balia delle tempeste e che alcune<br />
casse si aprissero lasciando quin<strong>di</strong> liberi gli animali; <strong>di</strong> regola, inoltre, la navigazione <strong>di</strong> notte si<br />
interrompeva.<br />
LA CUSTODIA.<br />
Scarse sono le testimonianze sulla custo<strong>di</strong>a e sui punti <strong>di</strong> raccolta degli animali catturati ma si parla<br />
<strong>di</strong> vivaria e dell’utilizzo <strong>di</strong> una parte della struttura portuale. Ilvivarium era, letteralmente, un<br />
“recinto dove si nutrono in cattività le bestie feroci”: secondo le fonti i vivaria pubblici (c’erano<br />
anche quelli privati) erano situati, a Roma, lontano dal Senato, dalle aule <strong>di</strong> giustizia, poiché si<br />
temeva la rottura delle gabbie e la fuga degli animali: dunque dovevano essere lontani dai luoghi<br />
densamente frequentati anche se, tenendo in considerazione i frequenti incidenti, queste norme <strong>di</strong><br />
sicurezza non venivano sempre rispettate. Per quanto riguarda il controllo degli animali, le coorti<br />
urbane erano a<strong>di</strong>bite alla <strong>di</strong>fesa della città, quin<strong>di</strong> alla sorveglianza della residenza dell’imperatore e<br />
<strong>di</strong> conseguenza, degli animali. Tutto ciò era anche compito dei pretoriani, che si occupavano degli<br />
animali già dal momento dello sbarco, o arrivo via terra, e la loro funzione si esauriva il giorno<br />
delle venationes: accompagnavano il corteo che la mattina dello spettacolo si avviava all’anfiteatro,<br />
col compito <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere i senatori e i citta<strong>di</strong>ni. Fra gli addetti agli animali emergevano poi figure<br />
quali il procurator ad elephantos o l’a<strong>di</strong>utor ad feras.
I GLADIATORI<br />
I gla<strong>di</strong>atori erano per lo più schiavi, prigionieri <strong>di</strong> guerra, criminali condannati a morte; ma a volte<br />
anche uomini liberi, figli <strong>di</strong> nobili famiglie rovinate, in cerca <strong>di</strong> notorietà e ricchezza. La <strong>di</strong>sciplina<br />
e la vita <strong>di</strong> caserma era talmente crudele da spingere spesso i gla<strong>di</strong>atori al suici<strong>di</strong>o. In più le celle<br />
dove alloggiavano erano buie e sporche. L’unica consolazione era il cibo, accuratamente<br />
confezionato secondo precise ricette, al fine <strong>di</strong> aumentare la massa muscolare. Ma i gla<strong>di</strong>atori<br />
riuscirono a accumulare ricchezze incre<strong>di</strong>bili.<br />
I gla<strong>di</strong>atori erano <strong>di</strong>visi nelle seguenti classi:<br />
- THRAECES caratterizzati dalle seguenti armi: l’elmo munito <strong>di</strong> lophos a forma <strong>di</strong> grifone, e la<br />
breve spada ricurva. Indossano inoltre gli schinieri, una manica al braccio destro e un piccolo scudo<br />
rettangolare.<br />
- RETIARII: il loro è un abbigliamento inconfon<strong>di</strong>bile. Non indossano armi <strong>di</strong>fensive eccezione<br />
fatta per il galeus, ovvero una placca metallica fissata sulla spalla sinistra, e una manica sullo stesso<br />
braccio. Le sue armi sono la rete, il tridente e una breve<br />
spada. - EQUITES che appaiono raramente e solo nel<br />
rilievo in stucco del monumento pompeiano attribuito a A. Umbricius Scaurus. Sono vestiti <strong>di</strong> una<br />
tunica, un elmo emisferico a tesa circolare e talvolta <strong>di</strong> protezioni per le gambe. Armi offensive<br />
sono la lancia e una spada abbastanza lunga ma priva <strong>di</strong> punta. Sono riconoscibili anche in assenza<br />
dei cavalli poiché sembra che aprissero il munus. Probabilmente lo scontro era simile a quelli<br />
me<strong>di</strong>oevali: dopo un primo scontro a cavallo, durante il quale si utilizzavano le lance, e dopo che<br />
queste si erano spezzate, proseguivano a terra con l’ausilio <strong>di</strong> spade.
Rilievo in stucco con rappresentazione <strong>di</strong> equites dalla tomba pompeiana cosiddetta <strong>di</strong> A. Umbricio<br />
Scauro.
- SAGITTARII categoria rara che combatteva con archi e frecce. Questa classe è attestata in un<br />
unico monumento.<br />
- ESSEDARII classe <strong>di</strong> origine gallica che combatteva su carri e <strong>di</strong> cui non è stata ritrovata alcuna<br />
immagine figurata.<br />
- VELITES armati alla leggera, quin<strong>di</strong> privi <strong>di</strong> armi <strong>di</strong>fensive e anche <strong>di</strong> questi non sono rimaste<br />
raffigurazioni.<br />
- PROVOCATORES, SECUTORES, CONTRARETIARII, tre classi analoghe che venivano<br />
opposte ai RETIARII.<br />
- SPATHARII caratterizzati dalla spatha, lunga spada <strong>di</strong>versa dal gla<strong>di</strong>um.<br />
- MURMILLONES descritti come gla<strong>di</strong>atori opposti ai THRAECES, armati <strong>di</strong> un elmo, un lungo<br />
scudo rettangolare, un’ocrea alla gamba sinistra e una manica al braccio destro. L’arma offensiva è<br />
il gla<strong>di</strong>o.<br />
- OPLOMACHI dei quali non abbiamo testimonianze.<br />
Per quanto riguarda i gla<strong>di</strong>atori del periodo precedente alla riforma augustea, la documentazione<br />
figurata permette <strong>di</strong> rilevare una maggiore varietà dell’armamento. Inoltre si può stabilire una<br />
precisa evoluzione delle armi, particolarmente evidente nel caso degli elmi che permette anche <strong>di</strong><br />
precisare la cronologia dei documenti figurati.
Particolare del rilievo pompeiano con giochi gla<strong>di</strong>atori: scena <strong>di</strong> combattimento tra un oplomachus<br />
e un murmillo.
La posizione sociale dei gla<strong>di</strong>atori.<br />
La con<strong>di</strong>zione giuri<strong>di</strong>ca dei gla<strong>di</strong>atori era varia. Molti dovevano essere prigionieri <strong>di</strong> guerra, come è<br />
<strong>di</strong>mostrato dal fatto che alcuni tipi <strong>di</strong> armatura erano designati con il nome dei popoli vinti. I più<br />
numerosi però dovevano essere gli schiavi: mentre alcuni <strong>di</strong> essi erano venduti, altri erano riservati<br />
alla vita da gla<strong>di</strong>atore. Per questi ultimi la legge prescriveva, in caso <strong>di</strong> manomissione da parte del<br />
padrone, il conseguimento <strong>di</strong> una libertà personale, ma sottoposta a forti restrizioni. Non dovevano<br />
mancare i liberti, ovvero gli schiavi liberati.<br />
Certamente vi erano, però, anche uomini <strong>di</strong> nascita libera, ad<strong>di</strong>rittura senatori, cavalieri e i loro<br />
familiari che amavano scendere nell’arena. A questo proposito ricor<strong>di</strong>amo anche l’imperatore<br />
Commodo, bramoso <strong>di</strong> cimentarsi nel Colosseo.<br />
Solitamente i gla<strong>di</strong>atori in<strong>di</strong>cati solo con il cognome erano schiavi, ma non possiamo escludere che<br />
alcuni avessero abbandonato il loro nome originario per assumere un nome <strong>di</strong> battaglia.<br />
Un particolare gruppo è quello degli auctorati, che sono stati per molto tempo <strong>di</strong>sprezzati poiché<br />
erano considerati uomini liberi che hanno sangue in ven<strong>di</strong>ta, come <strong>di</strong>ceva Livio, ovvero erano<br />
uomini liberi che spontaneamente <strong>di</strong>ventavano gla<strong>di</strong>atori e che rinunciavano, per tutto il tempo del<br />
contratto, ai loro <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong>etro compenso.<br />
I gla<strong>di</strong>atori, acquartierati in caserme, costituivano nel loro insieme una familia.<br />
Il reclutamento avveniva, come per i soldati, intorno ai 17-18 anni e la carriera da gla<strong>di</strong>atore<br />
<strong>di</strong>fficilmente superava i 30, certamente anche per i rischi della loro professione, ma bisogna<br />
ricordare che la durata me<strong>di</strong>a della vita non era molto più lunga. Pochi erano i gla<strong>di</strong>atori che<br />
potevano vantare un numero <strong>di</strong> pugnae superiore a venti, e da ciò si deduce che non scendessero<br />
nell’arena più <strong>di</strong> due volte l’anno. Ricor<strong>di</strong>amo le trentasei vittorie ottenute da Massimo a Roma. Il<br />
pubblico richiedeva atleti freschi e ben allenati: questo necessitava <strong>di</strong> uno scambio frequente <strong>di</strong><br />
uomini, non potendo mandare sul campo sempre gli stessi che, superata una certa età, sarebbero<br />
<strong>di</strong>ventati inadatti.<br />
Per quanto concerne la formazione <strong>di</strong> una famiglia, alcuni gla<strong>di</strong>atori riuscivano a sposarsi già<br />
durante il servizio, mentre era <strong>di</strong>fficile che avessero dei figli.<br />
I gla<strong>di</strong>atori avevano un <strong>di</strong>screto patrimonio economico ed avevano al loro seguito schiavi e liberti.<br />
Il rapporto tra gla<strong>di</strong>atori e <strong>di</strong>vinità era solitamente <strong>di</strong> raccomandazione da parte dei lottatori per<br />
avere un buon esito nella lotta: venivano venerate <strong>di</strong>vinità della guerra come Marte, della forza<br />
fisica, quali Ercole e della caccia, come Diana.<br />
La figura del gla<strong>di</strong>atore ha sempre suscitato sentimenti contrastanti: c’era chi ammirava questi<br />
uomini che mettevano a repentaglio la loro vita per la vittoria, la gloria e il successo, ma c’era anche<br />
chi li <strong>di</strong>sprezzava poiché si esibivano in pubblico per denaro.<br />
Quasi come nelle moderne partite calcistiche, anche negli spettacoli gla<strong>di</strong>atori c’erano i tifosi che<br />
talvolta provocavano veri e propri <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni sociali.
Le giornate degli spettacoli<br />
Per quanto riguarda l’organizzazione degli spettacoli gla<strong>di</strong>atori, essa partiva da una grande<br />
promozione basata, spesso, su annunci <strong>di</strong>pinti sui muri delle città.<br />
Per avere dei gla<strong>di</strong>atori ci si poteva rivolgere al lanista, un impresario che aveva sempre a<br />
<strong>di</strong>sposizione uomini addestrati: questo reclutava i gla<strong>di</strong>atori, li addestrava e li metteva a<br />
<strong>di</strong>sposizione.<br />
Alla vigilia del munus (spettacolo) l’e<strong>di</strong>tore offriva ai gla<strong>di</strong>atori che avrebbero partecipato la<br />
cosiddetta cena libera, cioè aperta al pubblico in modo tale che quest’ultimo potesse esaminare da<br />
vicino i concorrenti e valutare le eventuali scommesse.<br />
La giornata <strong>di</strong> spettacoli aveva inizio con la pompa, un solenne corteo: nell’arena sfilavano il<br />
magistrato e<strong>di</strong>tore preceduto dai littori, i musicisti che avevano il compito <strong>di</strong> accompagnare tutto lo<br />
spettacolo, ed infine i gla<strong>di</strong>atori.<br />
In età augustea si delimitò come dovesse essere la giornata-tipo del munus: al mattino avevano<br />
luogo la venatio e degli spettacoli <strong>di</strong> intrattenimento che potevano consistere in esecuzioni capitali<br />
dei condannati (damnatio ad bestias). Il munus vero e proprio si svolgeva nel pomeriggio.<br />
Assieme al munus venivano offerti anche banchetti, <strong>di</strong>stribuzioni pubbliche <strong>di</strong> carne e talvolta anche<br />
spettacoli teatrali.<br />
Il combattimento vero e proprio è regolato dalla lex pugnan<strong>di</strong>: prima del combattimento c’era la<br />
prova delle armi, la preparazione delle punizioni per i gla<strong>di</strong>atori che si sarebbero battuti male:<br />
queste punizioni generalmente consistevano in frustate o punizioni col fuoco. Per quanto riguarda<br />
l’esecuzione dei gla<strong>di</strong>atori perdenti, essa non era il motivo principale che spingeva la popolazione<br />
ad assistere ad un duello, bensì i combattimenti erano oggetto <strong>di</strong> ammirazione per la forza, il<br />
coraggio, la destrezza e la bravura dei gla<strong>di</strong>atori.<br />
Vengono poi <strong>di</strong>stribuite le armi e ha luogo la prolusio, ovvero gli esercizi <strong>di</strong> riscaldamento. A<br />
questo punto tocca all’e<strong>di</strong>tore dare l’avvio ai combattimenti. Essi possono essere sine missione, cioè<br />
fino alla morte <strong>di</strong> uno dei due contendenti. Il contendente può chiedere la missio durante la quale un<br />
arbitro deve impe<strong>di</strong>re che l’avversario colpisca colui che ha fatto la richiesta. La folla, col suo<br />
comportamento influenza l’e<strong>di</strong>tore che può decidere se accettare o rifiutare la missio: in<br />
quest’ultimo caso il gla<strong>di</strong>atore è messo a morte.<br />
Il pubblico, come si può quin<strong>di</strong> capire, era uno dei protagonisti della giornata, infatti poteva<br />
contestare la decisione dell’e<strong>di</strong>tore e talvolta influenzarlo.<br />
La damnatio ad bestias era compiuta o al mattino o subito prima dei combattimenti pomeri<strong>di</strong>ani dei<br />
gla<strong>di</strong>atori: i condannati erano principalmente prigionieri <strong>di</strong> guerra: essi avevano le mani legate<br />
<strong>di</strong>etro la schiena e venivano spinti verso le fiere da uomini addetti. Questi cruenti spettacoli erano<br />
resi appassionanti e sempre <strong>di</strong>versi grazie al comportamento impreve<strong>di</strong>bile degli animali, a paesaggi<br />
artificiali creati con l’uso <strong>di</strong> massi, alberi e cespugli che dovevano ricostruire l’ambiente naturale <strong>di</strong><br />
origine delle belve. Accanto a questi supplizi c’era anche la vivicombustione nella quale i<br />
condannati venivano vestiti con tuniche purpuree impregnate <strong>di</strong> materiale infiammabile: essi<br />
dovevano ballare mentre degli addetti davano fuoco alle vesti e ai colpevoli stessi.<br />
A contornare tutto lo spettacolo negli anfiteatri, il personale <strong>di</strong> servizio era travestito: i personaggi<br />
più raffigurati erano gli dèi (specialmente Mercurio o Poseidone).
• Cap. “L’anfiteatro romano”<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
- enciclope<strong>di</strong>a multime<strong>di</strong>ale Utet S.P.A. , 2001 alla voce "anfiteatro"<br />
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voce "anfiteatro"<br />
• Cap. “Altri anfiteatri in Italia”<br />
- enciclope<strong>di</strong>a multime<strong>di</strong>ale Omnia - © 2001 Istituto Geografico De Agostini<br />
- www.provincia.asti.it<br />
• Cap. “L’Arena <strong>di</strong> <strong>Verona</strong>”<br />
- Utet S.P.A. , 2001<br />
- www.arena.it<br />
- <strong>di</strong>zionario della lingua italiana Zingarelli Zanichelli alle voci "campata",<br />
"lesena", "cavea", "loggia".<br />
- www.shakespeareinitaly.it/arena.html<br />
• Cap. “Gli spettacoli”<br />
- da www.arena.it<br />
- da Grande Enciclope<strong>di</strong>a GE20 Istituto geografico de Agostini Novara;<br />
libro XIII "naumachia" pag. 418<br />
- “Sangue e Arena” ed. Electa capitolo I<br />
- www.the-colosseum.net/ita/games/navmachiae.htm<br />
- www.the-colosseum.net/ita/games/hunts.htm