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<strong>LE</strong> <strong>MURA</strong> <strong>DI</strong> <strong>OSTIA</strong><br />
A seguito della conquista di Veio, avvenuta nel 396 a.C., i Romani costruirono presso la foce del<br />
Tevere un accampamento fortificato per consolidare il dominio nella bassa valle del fiume e allo<br />
stesso tempo per presidiare il litorale minacciato dalle incursioni marittime dei Greci e soprattutto<br />
dei Siracusani, che nel 384 a.C. saccheggiarono la vicina Pyrgi (l’odierna Santa Severa). Questa<br />
datazione è anche confermata da alcuni frammenti di ceramica provenienti dal castrum che gli<br />
storici fanno risalire agli inizi del IV secolo a.C.<br />
Il castrum va considerato come il primo nucleo della colonia romana di Ostia: questa primitiva<br />
cittadella presenta una forma rettangolare di circa 2,5 ettari ed è fortificata da mura a blocchi<br />
squadrati di tufo di Fidene, con quattro porte alle estremità del cardinale massimo e del decumano<br />
massimo, che si incrociano al centro dell’area fortificata, senza però formare una piazza.<br />
Attualmente nell’area centrale dell’antica città restano visibili molti tratti di questa fortificazione.<br />
A partire dalla metà del II secolo a.C., in seguito alle sconfitte di Annibale, alle mura della vecchia<br />
fortezza si addossarono sempre più numerosi i magazzini e le botteghe occupando quasi tutti gli<br />
spazi disponibili all’interno del perimetro.<br />
Quando Mario saccheggiò la città nell’87 a.C. l'abitato si era già esteso largamente al di là del<br />
ristretto confine del castrum, in prosecuzione dei due assi stradali principali: il cardine massimo e il<br />
decumano massimo.
Fu allora necessaria la costruzione di una nuova e assai più ampia cinta muraria per la protezione<br />
della città.<br />
Questa fortificazione si estendeva a ovest, a sud e a est di Ostia con una lunghezza di oltre 2100<br />
metri e, con il confine naturale del Tevere a nord, recintava un’area di circa 69 ettari.<br />
La parete che guardava verso l’esterno era rivestita da piccoli blocchi di tufo quadrati sistemati ad<br />
angolo che facevano assumere alla facciata un aspetto piuttosto irregolare (opera quasi a<br />
reticolato), mentre il lato rivolto verso l’interno non aveva rivestimento ed era rinforzato da terra<br />
battuta.<br />
Per i Romani le mura hanno da sempre rivestito una duplice funzione: da una parte opera di difesa<br />
per la città, dall’altra simbolo di prestigio e potenza; infatti al di là dell'esigenza di difendere i nuovi<br />
possedimenti con cinta murarie efficienti, completate da porte capaci di resistere agli attacchi, si<br />
ritrova l'evidente desiderio di dotare le porte degli edifici di un carattere monumentale e celebrativo.<br />
Particolare importanza rivestivano le porte urbiche, cui era attribuito valore di nobiltà, in quanto<br />
punto in cui il generale deponeva le insegne militari prima di entrare nella città; questo infatti<br />
tornato vittorioso da campagne militari, veniva festeggiato solennemente, e veniva costruita in suo<br />
onore una simbolica porta della vittoria, l’arco di trionfo, sotto il quale il condottiero sfilava con<br />
l’esercito, gli schiavi e il bottino di guerra, attraverso il percorso tradizionale della Via Sacra.<br />
Così mentre la cerimonia del trionfo durava pochi giorni, l'arco trionfale ne prolungava il ricordo<br />
nei secoli.<br />
Pur essendo per loro intrinseca natura un’opera difensiva, le mura rappresentarono un atto<br />
urbanistico lungimirante, attento a favorire lo sviluppo urbano secondo le reali vocazioni del sito: si<br />
prendeva atto della ormai prevalente funzione commerciale di Ostia come porto, magazzino e<br />
centro di smistamento delle merci dirette a Roma. Si riconfermava nel fiume, quale principale<br />
collegamento con l’Urbe, la ragion d’essere stessa dell’esistenza di Ostia.
Il tracciato non seguiva un disegno geometrico regolare; erano presenti tre grandi porte chiamate<br />
attualmente Porta Marina, Porta Laurentina e Porta Romana e lungo il perimetro delle mura si<br />
trovavano torri rotonde, una torre quadrata (situata vicino al Tevere) e porte minori.<br />
La Porta Romana, posta a est della città, veniva utilizzata da<br />
coloro che per la via Ostiense entravano ad Ostia provenienti da<br />
Roma o viceversa. Ciò che vediamo oggi risale alla fine del<br />
primo secolo d.C. al regno di Domiziano (81-96 d.C.), infatti il<br />
livello originario era molto più basso dell’attuale: quando la<br />
strada fu rialzata anche la porta venne ricostruita e dotata di un<br />
decorazione marmorea più elegante della severa opera quadrata<br />
di tufo d’età repubblicana. La porta è costituita di due vani disuguali, ma essa si trova interamente<br />
all’interno delle mura, che si piegano ad angolo retto, formando due torrioni che proteggono<br />
l’accesso alla città.<br />
È stata rinvenuta una statua di Minerva alata che probabilmente faceva parte della decorazione della<br />
parte superiore.<br />
Ricostruzione della porta romana vista da est<br />
Italo Gismondi da Zevi 1998
In passato l’epoca di edificazione della cinta muraria era indicata intorno ai primi anni del primo<br />
secolo a.C., tra l’82 e il 79 a.C., e gli archeologi attribuivano la costruzione delle mura a Silla;<br />
tuttavia più recenti studi di carattere storico ed epigrafico hanno indicato in Cicerone il personaggio<br />
cui si deve l’edificazione delle mura e delle porte, nell’anno stesso del suo consolato (63 a.C.)<br />
Importanti informazioni sono fornite da due iscrizioni praticamente identiche situate sulla parte<br />
superiore di entrambi i lati della Porta Romana; esse, ricostruzioni del I secolo a.C., riportano la<br />
storia dell’edificazione delle mura.<br />
Le iscrizioni sono state eseguite su marmo proveniente dall’isola greca di Paros su lastre di<br />
dimensioni di circa 5,60 x 1,36 metri di cui rimangono solo molti frammenti. Diverse sono state le<br />
interpretazioni proposte nel passato, ma nuovi frammenti sono stati rinvenuti dallo storico Zevi nei<br />
depositi e nel 1998 egli propose nuove chiavi di lettura. Caratteristiche come la riduzione in altezza<br />
delle righe e la finitura del lato retro gli consentirono di trovare per la maggior parte dei frammenti<br />
dapprima la collocazione verticale e poi quella orizzontale all’interno di una singola riga.<br />
L’iscrizione è ora ricostruita nel seguente modo:<br />
SENATVS POPVLVSQVE ROMANVS<br />
COLONIAE OSTIENSIVM MVROS ET PORTAS DE<strong>DI</strong>T COLONIAE OSTIENSIVM<br />
MVROS ET PORTAS DE<strong>DI</strong>T<br />
M. TVLLIVS CICERO CO(n)S(ul) FECIT CVRAVITQUE (or LOCAVITQUE, or a similar<br />
verb) M. TVLLIVS CICERO CO(n)S(ul) FECIT CVRAVITQUE (o locavitque, o un simile<br />
verbo)<br />
P. CLO<strong>DI</strong>VS PVLCHER TR(ibunus) PL(ebis) CONSVMMAVIT ET PROBAVIT P.<br />
CLO<strong>DI</strong>VS PVLCHER TR (ibunus) PL (ebis) CONSVMMAVIT ET PROBAVIT<br />
PORTAM VETVSTATE CORRVPTAM [--<br />
-] Portam VETVSTATE CORRVPTAM [---<br />
]
In altre parole: il Senato di Roma ha dato mura e porte alla colonia di Ostia; Cicerone, quando fu<br />
console (63 a.C.), diresse i lavori; Clodio, grande avversario di Cicerone, terminò l’opera, quando<br />
fu tribuno della plebe (58 a.C.). La frammentarietà e l’esiguità dei reperti trovati non ha reso<br />
possibile la ricostruzione della quinta riga.<br />
Sfortunatamente scarse sono le informazioni scritte circa gli anni del consolato di Cicerone.<br />
Tuttavia Zevi, avvalendosi di utili suggerimenti di altri storici, fu in grado di rintracciare questo<br />
evento dagli scritti di Cicerone. Nelle sue opere troviamo riferimenti che lo stesso Zevi chiama “la<br />
guerra delle iscrizioni”: Clodio sostituisce il nome di Cicerone col suo.<br />
La decisione, alla fine del primo secolo d.C. di ripristinare il nome di Cicerone e il ruolo del Senato<br />
sulla iscrizione della Porta Romana potrebbero essere stati influenzati da Plinio il Giovane che<br />
viveva vicino ad Ostia.<br />
Nel primo periodo Imperiale non si evidenziò la necessità di mura di protezione più sviluppate e<br />
l’intera area all’interno della cinta muraria divenne ben presto costruita.<br />
A partire dal periodo augusteo sono stati costruiti edifici accanto, sopra e oltre le mura e<br />
successivamente dDuring the reign of Vespasian the walls were changed to an aqueduct.urante il<br />
regno di Vespasiano le mura sono state modificate e utilizzate come acquedotto. In late antiquity,<br />
when Rome itself and her harbours were threatened by barbarians and eventually invaded, the wall<br />
was not restored.<br />
Nella tarda antichità, anche quando Roma stessa e i suoi porti erano minacciati da barbari ed talora<br />
invasi, il muro difensivo non fu ripristinato.<br />
<strong>LE</strong> <strong>MURA</strong> <strong>DI</strong> <strong>COSA</strong>
La colonia di Cosa fu fondata dai Romani nel sud-ovest della Toscana nel 273 a.C. sulla costa del<br />
Mar Tirreno, in territorio da poco conquistato agli Etruschi.<br />
Le colonie fondate da Roma avevano, soprattutto in quel periodo, sia la funzione di tener sotto<br />
controllo i territori di recente conquista, sia di respingere gli eventuali attacchi dei nemici; Cosa in<br />
posizione strategica su una collina a 113 metri sul livello del mare e munita di mura possenti<br />
sembra rispondere a questa descrizione: era circondata da Etruschi ostili, le città di Volsinii e Vulci<br />
erano state sconfitte appena sette anni prima, e si affacciava sul Tirreno, da cui si preannunciava<br />
l’attacco dei temibili Cartaginesi (la guerra punica scoppiò solo nove anni dopo la fondazione della<br />
colonia, nel 264 a.C.).<br />
Le mura, realizzate in opera poligonale con blocchi calcarei, si sviluppano per circa1500 m, hanno<br />
diciassette torri quadrate e una rotonda riempite in terra o di materiale di scarto; solo alcune di esse<br />
racchiudevano una camera interna. Le torri costituiscono un’innovazione per l’architettura militare<br />
romana dell’epoca e Cosa rappresenta la prima colonia romana munita di un sistema difensivo così<br />
evoluto.<br />
La città aveva tre porte d’accesso, da cui avevano inizio le principali strade che costituivano la base<br />
della rete viaria interna organizzata secondo uno schema di strade che si intersecavano ad angolo<br />
retto delimitando le varie insulae della città.<br />
La Porta Romana è la meglio conservata: si presenta come una porta doppia ad arco, con vano<br />
interno, chiusa a saracinesca (sono ancora visibili i solchi per lo scorrimento delle saracinesche di<br />
chiusura). Davanti a questa porta si nota un tratto della pavimentazione in calcare locale della via<br />
che conduceva al foro.
Le rovine dell’antica porta di nord-ovest, detta anche Porta Fiorentina, oggi fanno da ingresso agli<br />
scavi della città romana.<br />
L’acropoli della città aveva una propria cinta muraria, in parte ancora<br />
oggi visibile, fornita di due porte: una in cui sboccava la via sacra<br />
proveniente dal foro, l’altra aperta verso l’esterno delle mura della<br />
Città.<br />
La cinta muraria di Cosa è uno dei più significativi complessi monumentali del territorio.<br />
Nel 1999 la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana ha inserito nel novero dei progetti<br />
inviati alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per il finanziamento "8 per mille" quello relativo al<br />
restauro di un consistente tratto delle mura.<br />
L’intervento di restauro ha interessato un imponente tratto di circa cento metri lineari, in<br />
corrispondenza del settore settentrionale delle mura, che è stato di un complesso lavoro di<br />
documentazione accurata, attenta rimozione dei blocchi in frana, esame della trama muraria e delle<br />
pertinenze certe, rimontaggio sperimentale, consolidamento e fissaggio degli elementi congrui.<br />
L’identificazione mediante lo scavo archeologico del livello di uso della fase di costruzione delle<br />
mura ha consentito il recupero per tutta la sua lunghezza di un alto tratto di struttura in buono stato<br />
di conservazione, identificabile per il colore giallo delle superfici, da molto tempo non esposte<br />
all’aria e agli agenti atmosferici.<br />
Allo stesso modo, l’identificazione del livello della strada, all’interno della porta di Nord Ovest, ha<br />
consentito la messa in luce della parte inferiore della struttura, finora sommersa.<br />
Particolarmente significativo il recupero di una torre quadrata, posta a sinistra dell’ingresso, a circa<br />
3o metri dalla porta monumentale; mostra un alto riempimento di base, sovrastato da un pavimento<br />
in piccoli elementi di cotto (testimoniato da esigui frammenti), che identifica il livello di uso<br />
dell’ambiente, cui si doveva accedere mediante una rampa obliqua, ancora ben visibile<br />
immediatamente all’interno delle mura e parallela ad esse.
Enrico Ossola