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<strong>AR</strong>CHITETTURA E BUO N SENSO<br />

E<strong>di</strong>fici che puntano a realizzare esempi appropriati senza perdere <strong>di</strong><br />

vista la loro sostenibilità economica, funzionale, gestionale.<br />

Livio Sacchi<br />

FOTO NICOLA AUCIELLO<br />

Le architetture proposte con<strong>di</strong>vidono<br />

alcune caratteristiche comuni: si tratta,<br />

in generale, <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici dalle <strong>di</strong>mensioni<br />

me<strong>di</strong>e o piccole, costruiti con budget<br />

relativamente contenuti, che provano,<br />

spesso con notevole successo, a relazionarsi<br />

con il paesaggio (urbanizzato e non) in<br />

cui si collocano.<br />

Si tratta insomma <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici “<strong>di</strong> provincia”<br />

nell’accezione più sana ed equilibrata del<br />

termine, che, a nostro giu<strong>di</strong>zio, giustamente<br />

non provano più <strong>di</strong> tanto a confrontarsi<br />

con il vistoso panorama architettonico<br />

contemporaneo quale ci viene insistentemente<br />

proposto dai me<strong>di</strong>a, puntando<br />

piuttosto a realizzare esempi appropriati,<br />

realizzati con forme, tecnologie e materiali<br />

contemporanei ma anche semplici e<br />

facilmente gestibili.<br />

FOTO DANIELE MECUCCI<br />

Si tratta <strong>di</strong> case unifamiliari, piccoli e<strong>di</strong>fici<br />

pubblici, della sede della polizia portuale<br />

<strong>di</strong> Civitavecchia e anche <strong>di</strong> una multisala.<br />

Quest’ultima, per sua stessa natura, <strong>di</strong>smette<br />

la sobrietà espressiva che lega fra loro<br />

tutti gli altri esempi, in favore <strong>di</strong> una<br />

immagine più forte, palesemente pensata<br />

per attirare il pubblico giovanile dei fine<br />

settimana.<br />

Un panorama, nel suo insieme, che ci<br />

aiuta a riflettere su alcuni punti interessanti:<br />

il primo riguarda la maggiore facilità<br />

con cui è possibile realizzare e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong><br />

un certo interesse nei centri me<strong>di</strong> e<br />

minori, o anche nelle aree rurali, rispetto<br />

ai vincoli e ai problemi che i progettisti<br />

incontrano quando devono misurarsi<br />

con la realtà urbana romana; il secondo,<br />

che è un corollario del primo, mostra<br />

come, anche in un Paese caratterizzato da<br />

un rapporto fra il numero degli architetti<br />

e i suoi abitanti così poco favorevole alla<br />

nostra professione, sia possibile, nonostante<br />

tutto, portare a compimento realizzazioni<br />

<strong>di</strong> qualità che, in mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi,<br />

contribuiscono certamente a colmare<br />

quel gap <strong>di</strong> sfiducia creatosi fra l’architettura<br />

contemporanea e i suoi fruitori; il<br />

terzo in<strong>di</strong>ca come la realtà del cantiere e<br />

il banco <strong>di</strong> prova della costruzione eliminano<br />

i velleitarismi, spesso ingenui e<br />

derivativi, talvolta <strong>di</strong> cattivo gusto, che<br />

caratterizzano quei progetti pensati solo<br />

a fini auto-promozionali, perdendo <strong>di</strong><br />

vista la loro sostenibilità nell’accezione<br />

più ampia del termine - economica, funzionale,<br />

gestionale ecc. - se non lo stesso<br />

comune buon senso.<br />

11<br />

78 / 08<br />

A M A T E L ’ A R C H I T E T T U R A

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