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L'identità e la formazione professionale degli insegnanti - tntee

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Day 4 Monday 31 May<br />

Parallel Session 4.2 11.00-12.30<br />

Room 2<br />

Session A2: Proffesionalisation<br />

1<br />

Gino Dalle Fratte<br />

Federazione provinciale Scuole materne di Trento- Italy<br />

L’identità e <strong>la</strong> <strong>formazione</strong> <strong>professionale</strong> <strong>degli</strong> <strong>insegnanti</strong><br />

Abstract<br />

Impostata in prospettiva epistemologica <strong>la</strong> questione dell’identità e del<strong>la</strong> <strong>formazione</strong><br />

<strong>professionale</strong> dell’insegnante, l’Autore ne ricerca <strong>la</strong> soluzione individuando nell’azione –<br />

considerata sia nel<strong>la</strong> complessità delle sue componenti, sia nelle sue diverse forme di<br />

razionalità – lo specifico dell’insegnamento come educazione e derivando da questi assunti<br />

il principio di pertinenza, che gli consente di costruire in modo giustificato il curricolo<br />

formativo – iniziale, in servizio e permanente – dell’insegnante.<br />

Il tema del<strong>la</strong> <strong>formazione</strong> <strong>professionale</strong> viene, infine, approfondito in rapporto all’interazione<br />

teoria-prassi, ai saperi come contenuti del<strong>la</strong> cultura <strong>professionale</strong> del docente, al ruolo del<br />

tirocinio e del <strong>la</strong>boratorio.


Gino Dalle Fratte (Federazione provinciale Scuole materne di Trento- Italy)<br />

L’identità e <strong>la</strong> <strong>formazione</strong> <strong>professionale</strong> <strong>degli</strong> <strong>insegnanti</strong><br />

0. Alcune considerazioni di premessa e di impostazione<br />

0.1. Affrontando il tema del<strong>la</strong> <strong>formazione</strong> (iniziale ma anche in servizio e permanente) <strong>degli</strong><br />

<strong>insegnanti</strong> ritengo necessario evidenziare, in prima battuta, l'alto grado di complessità del<strong>la</strong> questione<br />

in sé e conseguentemente <strong>degli</strong> approcci possibili al tema.<br />

Questa dichiarazione mi pare agevolmente condivisibile anche se per questo non necessariamente<br />

scontata.<br />

Qualche considerazione è bene riservar<strong>la</strong>, dunque, all'ingresso al tema.<br />

Siamo tutti a conoscenza del<strong>la</strong> molteplicità e del<strong>la</strong> problematicità dei fattori che, direttamente o<br />

indirettamente, confluiscono nel<strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> <strong>formazione</strong> <strong>degli</strong> <strong>insegnanti</strong>.<br />

E siamo altresì consapevoli del forte potere di condizionamento che tali fattori - interni ed esterni al<br />

”sistema scuo<strong>la</strong>” - esercitano - direttamente o indirettamente, pertinentemente o impropriamente -<br />

sul<strong>la</strong> figura <strong>professionale</strong> dell'insegnante, sui modi di concepir<strong>la</strong> e di interpretar<strong>la</strong> e sugli stessi metodi<br />

per formar<strong>la</strong>. Tanto che, non essendo stato ancora trovato un antidoto efficace contro tale<br />

condizionamento, si sta perpetuando da tempo uno stato di travaglio e di crisi profonda a carico del<strong>la</strong><br />

cosiddetta ”identità <strong>professionale</strong>” dell'insegnante.<br />

Non è questo il luogo più opportuno per sviluppare questa premessa. Tuttavia qualche cenno<br />

esplicativo glielo voglio dedicare dato che essa contiene alcuni aspetti decisivi ai fini di una corretta<br />

soluzione del problema del<strong>la</strong> <strong>formazione</strong> <strong>professionale</strong> dell'insegnante.<br />

Quali sono i fattori o i referenti, interni e/o esterni al sistema sco<strong>la</strong>stico, - aggiuntivi rispetto a quelli<br />

tradizionalmente costitutivi del<strong>la</strong> professionalità docente (cioè una cultura generale, una cultura<br />

specializzata a seconda dei gradi sco<strong>la</strong>stici e <strong>degli</strong> insegnamenti, una prima, anche se debole,<br />

iniziazione pedagogica) - che vengono invocati come condizioni decisive di tale professionalità e<br />

quindi chiamati in causa per fissare attese e pretese dall'insegnante?<br />

In maniera approssimativa e schematica li possiamo indicare nello scenario culturale, sociale,<br />

istituzionale, economico, politico nel quale è inserita <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> e dal quale <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, appunto, è<br />

condizionata.<br />

Li richiamo più specificamente per grandi capitoli: <strong>la</strong> rivoluzione informatica e telematica, <strong>la</strong><br />

globalizzazione dei mercati e del <strong>la</strong>voro, l'obsolescenza delle professioni, l'interdipendenza delle<br />

nazioni, <strong>la</strong> complessificazione del<strong>la</strong> società, <strong>la</strong> caduta dei valori tradizionali, l'omogeneizzazione e<br />

l'indebolimento dei valori, <strong>la</strong> crisi delle grandi ideologie, <strong>la</strong> seco<strong>la</strong>rizzazione, <strong>la</strong> società multirazzialemultietnica-multireligiosa,<br />

le conflittualità sociali e politiche, <strong>la</strong> violenza nelle sue varie forme<br />

individuali e sociali, le aggressioni e le offese al<strong>la</strong> vita, <strong>la</strong> crisi delle istituzioni, il degrado ambientale,<br />

<strong>la</strong> diffusione delle droghe e dei comportamenti devianti, <strong>la</strong> fame nel mondo, l'ingiustizia, ecc.. Se si<br />

considera poi che ciascuno di questi capitoli viene trattato secondo filosofie diverse ci si può fare<br />

un'idea più precisa del<strong>la</strong> complessità dei fattori esterni che premono, per così dire, sul<strong>la</strong> ”istituzione<br />

scuo<strong>la</strong>” e sul<strong>la</strong> ”professione insegnante”.<br />

Quanto ai territori interni al ”sistema”, avanzano precise esigenze nei riguardi del<strong>la</strong> professionalità<br />

docente e da essa attendono, come riscontro, capacità e comportamenti adeguati i capitoli strutturali<br />

di tale sistema quali sono, tra gli altri: l'autonomia, <strong>la</strong> parità, <strong>la</strong> qualità, <strong>la</strong> multimedialità, i nuovi<br />

programmi, gli organi collegiali, il sistema di valutazione ecc.. Se a questi temi si aggiunge lo<br />

sviluppo, su <strong>la</strong>rghissima sca<strong>la</strong> e a ritmi un tempo impensabili, delle scienze, che non possono non<br />

riguardare anche l'insegnamento e l'educazione, si può percepire ancor più precisamente <strong>la</strong> misura<br />

del<strong>la</strong> complessità in fatto di <strong>formazione</strong> dell'insegnante.<br />

Non ho pretesa di esaustività, ovviamente, con queste indicazioni. Ma esse sono sufficienti per porre<br />

le seguenti domande:<br />

- Può l'insegnante rimanere professionalmente estraneo o sprovveduto rispetto a tali problematiche?


3<br />

- Come si stabilisce <strong>la</strong> loro pertinenza insegnativo-educativa, cioè sco<strong>la</strong>stica?<br />

- Come devono essere selezionate e organizzate nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> (nell'insegnamento-educazione che del<strong>la</strong><br />

scuo<strong>la</strong> costituisce <strong>la</strong> funzione essenziale)?<br />

- Come devono essere trattate pedagogicamente?<br />

La nuova <strong>formazione</strong> dell'insegnante non può certo prescindere da queste problematiche che si<br />

aggiungono, ovviamente, ai c<strong>la</strong>ssici capitoli che sotto il profilo formativo strutturano i curricoli del<strong>la</strong><br />

preparazione <strong>professionale</strong> dei docenti.<br />

Si tratta, tuttavia, di giustificare a quale titolo, in quali modi, in quali misure e in quali rapporti<br />

esse - ed altre - si possono introdurre nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> e quindi nel curricolo formativo del docente.<br />

0.2. Tali tematiche sono, pertanto, questioni preliminari perché pongono in primo piano il problema<br />

basi<strong>la</strong>re dell'identità <strong>professionale</strong> dell'insegnante e del<strong>la</strong> logica a cui conformarne <strong>la</strong> soluzione.<br />

Tale problema basi<strong>la</strong>re può essere così riassuntivamente espresso:<br />

a) si pensa ancora a un insegnante tuttologo: ricercatore, psicologo, sociologo, terapeuta, assistente,<br />

operatore sociale, accumu<strong>la</strong>tore di incombenze? E quindi a una scuo<strong>la</strong> come istituzione dai confini<br />

indeterminati e indifferenziati: una specie di collettore generale?<br />

b) o si pensa, piuttosto, a un insegnante <strong>la</strong> cui professionalità ha uno specifico proprio, un oggettocompito<br />

peculiare per cui essa si rende inconfondibile come lo sono altre professionalità? (oggettocompito-funzioni,<br />

rigorosamente giustificati, per cui essi operano anche da selettori di contenuti e di<br />

metodi). E si pensa quindi a una scuo<strong>la</strong> come istituzione, certamente e strutturalmente aperta, ma<br />

distinta e inconfondibile e perciò insurrogabile e non commutabile in altre istituzioni e, come tale,<br />

capace di dare un proprio insostituibile contributo al<strong>la</strong> soluzione delle problematiche ricordate?<br />

La mia personale impressione è che finora si sia privilegiata, al di là dei buoni propositi e a causa di<br />

errori variamente imputabili, <strong>la</strong> prima soluzione, adottando una logica di tipo cumu<strong>la</strong>tivo. Tale logica<br />

è <strong>la</strong> seguente: siccome tutti i problemi che hanno attinenza con <strong>la</strong> sopravvivenza e lo sviluppo<br />

dell'umanità hanno una radice educativa essi devono per ciò stesso essere, per così dire, ”introitati”<br />

nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, investendo <strong>la</strong> responsabilità sua e quel<strong>la</strong> dell'insegnante.<br />

Questa logica si basa sul presupposto errato che ”tutta” l'educazione sia di competenza del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> e<br />

dei suoi operatori, di<strong>la</strong>tandone all'infinito i confini e le competenze, fino all'esito sterilizzante<br />

dell'indifferenziazione. E' <strong>la</strong> via del<strong>la</strong> crisi profonda di identità sia del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> sia dell'insegnante, con<br />

le ovvie conseguenze sui modi di concepirne <strong>la</strong> <strong>formazione</strong>.<br />

La proposta alternativa, pertanto, è <strong>la</strong> seconda: <strong>la</strong> quale, per ritrovare e aggiornare l'identità<br />

<strong>professionale</strong> dell'insegnante (e l'identità istituzionale del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> che al<strong>la</strong> prima è strettamente<br />

connessa) e per definirne il curricolo formativo, assume una logica selettiva, rigorosamente<br />

giustificata: cioè di tipo epistemologico, al<strong>la</strong> quale dedicherò qualche considerazione fra poco.<br />

Come è evidente, il tema in discussione non è più quello del perché di una diversa e più robusta<br />

<strong>formazione</strong>, di livello universitario, del docente, ma quello di quale <strong>formazione</strong> universitaria: quello,<br />

cioè, del<strong>la</strong> individuazio-ne/giustificazione/organizzazione dei contenuti e dei metodi di tale<br />

<strong>formazione</strong>.<br />

0.3. Non c'è dubbio allora che, discutendo del<strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> <strong>formazione</strong> <strong>degli</strong> <strong>insegnanti</strong> (anche<br />

nel<strong>la</strong> sua dimensione iniziale universitaria), i punti di partenza e le ango<strong>la</strong>ture di analisi possono<br />

essere molteplici e diversi (di ordine storico, istituzionale, scientifico, sociale, economico, politico<br />

ecc.) anche se tutti, sia pure in modi e dimensioni differenti, hanno a che fare con alcuni problemi<br />

ineludibili e pregiudiziali. Tali sono quelli delle teorie dell'educazione, del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, del<strong>la</strong> società,<br />

del<strong>la</strong> professionalità docente: grandi tematiche di sfondo e preliminari, alle cui complesse e<br />

diversissime artico<strong>la</strong>zioni e ramificazioni - che si spingono nei territori del<strong>la</strong> filosofia e<br />

dell'antropologia e delle re<strong>la</strong>tive concezioni del<strong>la</strong> persona - sono connesse le decisioni risolutive<br />

concernenti <strong>la</strong> prima questione in esame: quale insegnante?<br />

Ma una risposta giustificata a tale questione implica necessariamente <strong>la</strong> risalita alle fonti e<br />

l'intercettazione dello specifico dell'insegnamento come educazione, assunto questo plesso


(insegnamento come educazione o educazione come insegnamento) come specificante<br />

dell'istituzione scuo<strong>la</strong>.<br />

L'ordine del nostro argomentare sarà, dunque, il seguente:<br />

1. Cos'è lo specifico dell'insegnamento come educazione?<br />

Una risposta epistemologica.<br />

2. Uno sguardo al profilo dell'insegnante.<br />

3. Il curricolo formativo dell'insegnante e il problema dell'apprendimen-to/insegnamento: i saperi, il<br />

tirocinio, i <strong>la</strong>boratori. Alcune aperture.<br />

E sarà, necessariamente, un argomentare per rapide sintesi.<br />

1. Cos'è lo specifico dell'insegnamento come educazione? Una risposta epistemologica<br />

1.1. Non essendo possibile né opportuno, in questa sede, procedere a un'analisi comparativa dei<br />

possibili approcci metodologici a tale questione, ritengo più pertinente, in questa circostanza,<br />

focalizzare per cenni, in prospettiva epistemologica come dicevo, il percorso tematico (i contenuti e i<br />

nessi) che ha contrassegnato il pluriennale <strong>la</strong>voro di ricerca-sperimentazione-aggiornamento<strong>formazione</strong><br />

del<strong>la</strong> Federazione, sistematicamente e puntualmente documentato sul<strong>la</strong> rivista Il<br />

Quadrante Sco<strong>la</strong>stico nonché in numerosi altri periodici e pubblicazioni: percorso che conduce, per<br />

quel che è di interesse di questo studio, a definire il contesto, il senso e il profilo dell'insegnante, e<br />

quindi a determinarne l'itinerario formativo.<br />

Il punto di partenza in prospettiva epistemologica - non, quindi, cronologico - è dato dal<strong>la</strong> questione<br />

dell'insegnamento come educazione.<br />

Così come per altre professioni anche per <strong>la</strong> ”professione insegnante” occorre conoscerne e definirne<br />

anzitutto, come dicevo, l'oggetto-compito: in termini tuttavia non generici, ma specifici. Non basta<br />

dire che l'insegnante ha a che fare con l'educazione come insegnamento. Anche altri soggetti, infatti,<br />

educano insegnando e insegnano educando.<br />

Di questo plesso (educazione come insegnamento) occorre indicare <strong>la</strong> specificità sco<strong>la</strong>stica: negli<br />

eventi o nell'evento in cui tale plesso (d'ora in poi per brevità indicato a volte solo come educazione<br />

o insegnamento) si concretizza. Tale evento è l'azione educativa, considerata nel<strong>la</strong> sua versione<br />

didattica, nel suo momento effettuale, distinta quindi sia dal momento ideativo (fini, finalità e<br />

obiettivi), sia da quello finale (esiti), riconoscendo tuttavia i nessi essenziali che intercorrono fra i tre<br />

momenti in quanto costitutivi del progetto pedagogico e del<strong>la</strong> programmazione didattica.<br />

In sintesi, nell'ottica che interessa il nostro tema, <strong>la</strong> questione dell'azione educativa, così connotata,<br />

chiama in causa il problema fondamentale del<strong>la</strong> coerenza tra i presupposti valoriali e rego<strong>la</strong>tivi<br />

presenti nei fini e nelle finalità, cui si ispirano gli interventi educativi, da un <strong>la</strong>to, e le singole,<br />

puntuali, molteplici azioni didattiche in cui si traducono tali interventi, dall'altro. Ora, ciò che è<br />

determinante, nel<strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> coerenza, sta nel fatto che <strong>la</strong> qualità e l'efficacia educativa<br />

dipendono strettamente dal grado di congruità, pertinenza e corrispondenza dell'azione rispetto ai<br />

fini e alle finalità in ordine ai quali essa è stata progettata.<br />

Questione, come è evidente, basi<strong>la</strong>re per <strong>la</strong> stessa <strong>formazione</strong> del personale insegnante.<br />

Questione, conseguentemente, che si apre su due versanti fondamentali: l'uno attinente al<strong>la</strong><br />

e<strong>la</strong>borazione e attuazione di un ”modello”, in senso scientifico, di <strong>formazione</strong> e aggiornamento <strong>degli</strong><br />

<strong>insegnanti</strong> (per quello che riguarda <strong>la</strong> Federazione: il modello dell'”Aggiornamento Differenziato”);<br />

l'altro attinente al<strong>la</strong> messa a punto di ”uno strumento scientifico capace di fondare e giustificare il<br />

rapporto tra <strong>la</strong> pratica educativa e <strong>la</strong> pratica pedagogica in termini di congruenza, fungendo quindi da<br />

interfaccia fra teoria e pratica in educazione” (per ciò che riguarda <strong>la</strong> Federazione: il modello in<br />

pedagogia).<br />

In questi due ”modelli” - nei quali si ricapito<strong>la</strong> una parte essenziale del pluriennale <strong>la</strong>voro di ricercasperimentazione-<strong>formazione</strong><br />

in servizio del personale insegnante nonché di ricerca epistemologica<br />

svolto dal<strong>la</strong> Federazione - emergono, oltre ai risvolti formativi già sottolineati, gli aspetti indicativi<br />

del profilo <strong>professionale</strong> dell'insegnante di cui si dovrà tener conto ai fini del<strong>la</strong> strutturazione del suo<br />

futuro curricolo formativo.


5<br />

1.2. Introducendo nell'educazione e nell'insegnamento - e quindi anche nelle scienze che di essi si<br />

interessano - i criteri del<strong>la</strong> congruità, del<strong>la</strong> pertinenza, del<strong>la</strong> corrispondenza e <strong>la</strong> funzione di un<br />

”modello” così come è in uso in altre scienze, si introduce conseguentemente in essi <strong>la</strong> questione<br />

del<strong>la</strong> natura e del<strong>la</strong> ”dimensione” del<strong>la</strong> razionalità: altro aspetto essenziale del<strong>la</strong> <strong>formazione</strong> del<br />

personale insegnante.<br />

Questo principio di razionalità, qui necessariamente solo richiamato, è da un <strong>la</strong>to indicativo<br />

dell'esigenza del<strong>la</strong> teoria pedagogica (ma anche delle scienze dell'educazione e del<strong>la</strong> <strong>formazione</strong> in<br />

generale) di conseguire piena coerenza assicurandosi <strong>la</strong> natura di discorso scientifico, e dall'altro<br />

prescrittivo del comportamento di chi (insegnante), razionalmente, intende progettare e realizzare <strong>la</strong><br />

propria azione educativa secondo una precisa intenzione (razionalità finalistica).<br />

Nell'azione educativa confluisce, tuttavia, un'altra dimensione del<strong>la</strong> razionalità, in forza del<strong>la</strong> quale <strong>la</strong><br />

stessa azione può essere prevalentemente determinata da fattori motivazionali diversi legati<br />

all'educando/alunno, alle circostanze, alle contingenti condizioni di <strong>la</strong>voro, a fatti imprevisti: fattori,<br />

questi, che intervengono con forza e legittimità a volte superiori rispetto alle intenzioni dell'educatore<br />

e quindi al<strong>la</strong> traduzione di tali intenzioni nel<strong>la</strong> programmazione didattica. Si tratta di una razionalità<br />

condizionale, di tipo motivazionale, che non sempre pare facilmente conciliarsi con <strong>la</strong> razionalità<br />

finalistica che presiede a una gestione/giustificazione dell'azione didattica in termini, si diceva, di<br />

prevalente influenza delle finalità.<br />

Queste analisi considerano - lo ribadisco - l'educazione-insegnamento come azione in cui<br />

confluiscono dimensioni diverse: il contesto istituzionale, il rapporto fra soggetti, <strong>la</strong> trasmissione di<br />

contenuti, l'aspettativa di risultati. Ciò comporta, tra l'altro, che nell'azione educativa - e nel<strong>la</strong><br />

<strong>formazione</strong> dell'insegnante che di tale azione dovrà essere capace - si faccia uso di procedure in<br />

grado di garantire <strong>la</strong> razionalità del comportamento docente, tenendo tuttavia conto del<strong>la</strong> natura<br />

complessa di tale razionalità.<br />

In conclusione: l'agire educativo è sempre un fare intenzionale, una sequenza di decisioni e dover<br />

decidere comporta operare delle valutazioni ”in vista di”, quindi operare delle scelte per conseguire<br />

alcune finalità. Il criterio di tali valutazioni non può essere ricavato solo dal<strong>la</strong> scoperta o dal<strong>la</strong><br />

conoscenza di ciò che nell'insegnamento o nell'azione educativa si pone come situazione data. Per<br />

saper decidere quando e come agire, per prendere delle decisioni conclusive e per operare<br />

conseguentemente, all'educatore/insegnante sono necessarie le conoscenze sugli alunni - i loro<br />

processi di apprendimento, le loro motivazioni, le loro potenziali disposizioni -, sull'ambiente fisico,<br />

sociale e culturale e <strong>la</strong> conoscenza dei saperi. Per decidere occorrono motivi, ragioni, scopi e<br />

contenuti.<br />

1.3. Di qui <strong>la</strong> necessità - intesa come condizione essenziale - che il curricolo formativo<br />

dell'insegnante (e in partico<strong>la</strong>re il segmento del<strong>la</strong> <strong>formazione</strong> iniziale di livello universitario) sia<br />

concepito e organizzato in modo da assicurare <strong>la</strong> conformità del ”percorso teorico-pratico”<br />

currico<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> specificità del<strong>la</strong> sua destinazione: che è quel<strong>la</strong> dell'educazione nel<strong>la</strong> sua versione<br />

sco<strong>la</strong>stica e quindi del<strong>la</strong> ”professione insegnante”. Determinante e pregiudiziale diventa perciò <strong>la</strong><br />

logica (il punto di vista epistemologico) in base a cui si procede all'ordinamento<br />

(selezione/organizzazione) sia delle discipline (saperi) da insegnare/apprendere ai fini del<strong>la</strong><br />

<strong>formazione</strong> dell'insegnante, sia delle modalità formative secondo cui esse vanno insegnate/apprese.<br />

Si tratta, allora, di una logica di tipo non cumu<strong>la</strong>tivo (sommatorio e giustappositivo) né mutuativo,<br />

quanto piuttosto di tipo formativo.<br />

La semplice accumu<strong>la</strong>zione (per somma o per giustapposizione) di discipline accademiche o <strong>la</strong> loro<br />

meccanica mutuazione da curricoli universitari diversi rispetto a quello di un Corso di Laurea<br />

specifico per <strong>la</strong> <strong>formazione</strong>, per quanto affini o limitrofi ad esso, non producono, infatti, un<br />

pertinente orientamento formativo al<strong>la</strong> ”professione insegnante”. Ad esso si perviene quando i saperi<br />

e le loro modalità trasmissive (tra le quali in primo luogo, ma non esclusivamente, si collocano il<br />

tirocinio e i <strong>la</strong>boratori) vengono ordinati (selezionati e organizzati) secondo una logica formativa,<br />

capace di giustificarli in quanto corrispondenti allo specifico dell'educazione come insegnamento.


Se tale specificità è data dall'azione - considerata nel<strong>la</strong> complessità delle sue implicazioni e quindi<br />

delle sue componenti valoriali, scientifico-umane e disciplinari sopra ricordate e scientificamente<br />

legittimata nell'ottica modellistica - allora ne consegue che il curricolo formativo dell'insegnante è<br />

legittimato e costituito da quelle discipline accademiche che sono armonizzabili per <strong>la</strong> loro valenza<br />

formativa in funzione dell'azione educativa: vale a dire che sono ad essa pertinenti. Tali sono quelle<br />

discipline - appartenenti ai grandi comparti del<strong>la</strong> pedagogia e delle scienze dell'educazione, del<strong>la</strong><br />

filosofia pratica e delle scienze positive - che concorrono a formare professionalmente l'insegnante in<br />

modo tale che tutte le sue competenze siano, sia pure in misura e modi diversi, ”effettivamente<br />

disponibili nel momento del<strong>la</strong> progettazione e del<strong>la</strong> realizzazione dell’insegnamento”: vale a dire<br />

nell'azione.<br />

E' il punto di vista del<strong>la</strong> pertinenza che vale e opera, dunque, nei riguardi dei saperi consentendo di<br />

escludere quelli che, per quanto importanti, con essa non c'entrano.<br />

Il principio del<strong>la</strong> pertinenza funge, quindi, da selezionatore e ordinatore anche per l'e<strong>la</strong>borazione dei<br />

Programmi sco<strong>la</strong>tici e per <strong>la</strong> loro ammissibilità nell'Istituzione scuo<strong>la</strong>. E funge da<br />

selezionatore/ordinatore di tutte quelle problematiche e istanze culturali, sociali e istituzionali cui ho<br />

fatto cenno all'inizio e che vengono ”introitate” nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> solo se pertinenti rispetto ai suoi fini e ai<br />

suoi modi di operare e quindi solo se rispettose dell'essenziale diritto/dovere dell'identità spettante<br />

al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> e all'insegnante.<br />

E' il punto di vista del<strong>la</strong> pertinenza, dunque, quello preliminare e pregiudiziale dell'identità<br />

epistemologica dei saperi, per <strong>la</strong> quale assume un significato inequivocabile e si spiega il seguente<br />

asserto con cui ricapitolo quanto finora ho detto: ”non tutti i saperi e non tutto il sapere, ma <strong>la</strong> loro<br />

determinazione in funzione didattica (o insegnativa) possono assicurare un curricolo formativo<br />

(iniziale, in servizio e permanente) <strong>degli</strong> <strong>insegnanti</strong>. E ciò su un piano generale, preliminare rispetto<br />

ai diversi possibili riferimenti valoriali cui si possono ispirare le stesse concezioni/interpretazioni del<strong>la</strong><br />

figura dell'insegnante e capace, quindi, di assicurare il rispetto dei principi del pluralismo culturale e<br />

del<strong>la</strong> libertà di insegnamento/apprendimento.<br />

2. Uno sguardo al profilo dell'insegnante<br />

2.1. Il primo problema, essenziale, connesso al<strong>la</strong> <strong>formazione</strong> <strong>professionale</strong> del docente, è costituito -<br />

in base a quanto si è detto - dal<strong>la</strong> difficoltà e comunque dal<strong>la</strong> necessità di definire una raffigurazione<br />

fondatamente giustificata dell'insegnante, tenendo conto che un'operazione di tale genere è essa<br />

stessa assai complessa dato che:<br />

a) <strong>la</strong> professionalità docente è stata a lungo definita più sotto l'influsso di fattori estrinseci (di tipo<br />

sociologico, politico, economico, sindacale, ideologico ecc.) che in base a specifiche teorie<br />

dell'educazione, del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> e dei sistemi formativi. E' tutt'altro che facile, pertanto, smantel<strong>la</strong>re le<br />

costruzioni finora erette ripristinando un punto di partenza non pregiudicato e non pregiudicante;<br />

b) non è certo possibile ricostruire tale professionaltià in termini di mansionari e di elencazioni di<br />

compiti, messi a punto con criteri cumu<strong>la</strong>tivi;<br />

c) occorre, quindi, abbandonare ”ottiche di parte”, ritrovando un punto di vista specifico e<br />

unificante, senza per questo perdere <strong>la</strong> ricchezza dei contributi provenienti dalle esperienze<br />

pregresse.<br />

E' quest'ultima <strong>la</strong> prospettiva risolutiva, in ordine al<strong>la</strong> quale ho cercato di avanzare una proposta in<br />

ciò che ho prima detto a proposito del plesso educazione/insegnamento e dello specifico dell'azione<br />

educativa.<br />

2.2. Fermo restando, quindi, ciò che si è detto finora circa lo specifico del<strong>la</strong> professionalità docente,<br />

è opportuno aggiungere al riguardo qualche ulteriore annotazione.<br />

L'insegnante è chiamato oggi ad agire in un sistema (<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>) che sempre più si rapporta in termini<br />

di interdipendenza con altri sistemi diversi e complessi (culturale, sociale, economico, politico ecc.).


7<br />

Ciò comporta evidentemente l'affermarsi dell'insegnante quale figura strategica capace di operare una<br />

”mediazione educativa” in grado di governare in termini appropriati i rapporti e le interazioni del<br />

”sistema scuo<strong>la</strong>” con gli altri sistemi.<br />

Si tratta innanzitutto di conservare tutto ciò che <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> esige per il mantenimento del<strong>la</strong> propria<br />

specificità di scuo<strong>la</strong>.<br />

L'affermazione - in sé del tutto condivisibile - che l'insegnante non è solo un operatore sco<strong>la</strong>stico, ma<br />

anche un operatore sociale non può essere <strong>la</strong> ragione per un'enfatizzazione dell'atteggiamento<br />

”re<strong>la</strong>zionale” a scapito delle dimensioni didattiche che rego<strong>la</strong>no <strong>la</strong> professione docente in senso<br />

proprio.<br />

D'altra parte il passaggio - tutt'altro che soddisfacente nei risultati finora registrati - dal<strong>la</strong> ”missione”<br />

al<strong>la</strong> ”professione” non deve far sottovalutare <strong>la</strong> forte radice attitudinale (componente basi<strong>la</strong>re del<strong>la</strong><br />

”missione”) che sta al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> professione educativa.<br />

Con queste precisazioni intendo ribadire che i mutamenti sociali, in senso <strong>la</strong>to, sono indubbiamente<br />

condizionanti rispetto al<strong>la</strong> configurazione dell'insegnante, ma che tale condizionamento non può<br />

essere accolto in termini meccanicamente deterministici e va risolto positivamente sul<strong>la</strong> base del<br />

principio del<strong>la</strong> pertinenza poc'anzi ricordato.<br />

Detto questo, certamente oggi <strong>la</strong> <strong>formazione</strong> dell'insegnante comporta <strong>la</strong> sua collocazione sul piano<br />

intersistemico.<br />

Il sistema educativo-formativo si artico<strong>la</strong> oggi, infatti, in una pluralità di soggetti che a vario titolo<br />

partecipano al<strong>la</strong> definizione delle linee educative del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>.<br />

La specificità del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> non è più contenibile, pertanto, all'interno del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> stessa, ma deve<br />

essere gestita nelle sue interdipendenze sistemiche.<br />

Ciò significa che il modello di <strong>formazione</strong> dell'insegnante che si va a definire dev'essere tale da<br />

attrezzarlo a governare dinamicamente <strong>la</strong> complessità re<strong>la</strong>zionale nel<strong>la</strong> quale è inserito e ciò è<br />

possibile solo sul<strong>la</strong> base del ritrovamento e del potenziamento del<strong>la</strong> specificità del<strong>la</strong> sua funzione<br />

educativo-insegnativa.<br />

2.3. Passando ora a qualche ulteriore considerazione circa <strong>la</strong> <strong>formazione</strong> dell'insegnante è da dire<br />

subito che oggi è impensabile una <strong>formazione</strong> ”una volta per sempre”, così come lo è una <strong>formazione</strong><br />

consistente in un quantum definitivo di cultura.<br />

Emerge sempre più <strong>la</strong> necessità di formare <strong>insegnanti</strong> capaci di auto<strong>formazione</strong> continua e di essere<br />

interpreti del<strong>la</strong> composizione, sul piano del<strong>la</strong> pedagogia sco<strong>la</strong>stica, <strong>degli</strong> elementi dati dal <strong>la</strong>vorare,<br />

da un <strong>la</strong>to, in una istituzione che ha fini e cultura specifici, dall'altro in un sistema sociale che a tale<br />

istituzione ha attribuito compiti precisi.<br />

Ciò dovrebbe contribuire a sgombrare il campo da sterili conflitti tra un approccio ”disciplinarista” e<br />

un approccio ”metodologico” al<strong>la</strong> <strong>formazione</strong> dell'insegnante, per guadagnare una visione multip<strong>la</strong><br />

ma specifica del<strong>la</strong> professionalità docente, qualificata dalle componenti dei saperi disciplinari, dei<br />

saperi pedagogico-didattici e psicologico-sociali, delle re<strong>la</strong>tive competenze coordinate con quelle<br />

comunicazionali.<br />

Il livello universitario del<strong>la</strong> <strong>formazione</strong> dell'insegnante si giustifica partico<strong>la</strong>rmente in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong><br />

necessità di metterlo in grado di utilizzare autonomamente un apparato scientifico specifico (un<br />

”modello in pedagogia”) che, a partire da una determinata teoria del<strong>la</strong> persona, dell'educazione e<br />

del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, funzioni come operatore scientifico che consente di giustificare sul piano pedagogico e<br />

sociale l'azione educativa.<br />

Emerge in primo piano, anche a questo proposito, <strong>la</strong> problematica dell'interazione fondamentale tra<br />

” teoria-pratica-teoria”, fugando decisamente l'idea di collocare <strong>la</strong> ”teoria” solo in un luogo (il<br />

curricolo <strong>degli</strong> insegnamenti universitari) e <strong>la</strong> ”pratica” esclusivamente in un altro (<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, il<br />

tirocinio e il <strong>la</strong>boratorio) e pensando, invece, al<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>rità dei loro rapporti completando<br />

l'interazione con il plesso ” pratica-teoria-pratica”.<br />

Di qui <strong>la</strong> necessità assoluta che l'università e <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> cooperino con <strong>la</strong> massima convinzione<br />

possibile sul piano dell'interazione, sia pure ciascuna nell'ambito delle proprie specifiche competenze,<br />

per <strong>la</strong> realizzazione di itinerari formativi in cui si valorizzino <strong>la</strong> dignità culturale e il rigore scientifico


dello studio assieme al<strong>la</strong> preparazione effettiva all'esercizio dell'attività <strong>professionale</strong> docente nel<strong>la</strong><br />

scuo<strong>la</strong>.<br />

Un altro aspetto che ritengo importante riguarda <strong>la</strong> prospettiva del<strong>la</strong> mobilità sia verticale sia<br />

orizzontale dell'insegnante. Ciò si connette naturalmente con <strong>la</strong> necessità di una <strong>formazione</strong> multip<strong>la</strong><br />

e flessibile, oltre che specifica, che chiama in causa una riforma, non più di<strong>la</strong>zionabile, dello statuto<br />

<strong>professionale</strong> dell'insegnante.<br />

3. Il curricolo formativo dell'insegnante e il problema dell'apprendimento/insegnamento: i<br />

saperi, il tirocinio, i <strong>la</strong>boratori. Alcune aperture<br />

3.1. Le argomentazioni svolte circa <strong>la</strong> natura dell'insegnamento come educazione e circa il profilo<br />

dell'insegnante come, in sintesi, colui che sa selezionare e rie<strong>la</strong>borare in termini pertinentemente<br />

didattici - e quindi in modi propri e congruenti rispetto all'istituzione scuo<strong>la</strong> - i saperi da insegnare<br />

introducono, appunto, il capitolo dei saperi e delle modalità del loro insegnamento nell'ambito del<strong>la</strong><br />

<strong>formazione</strong> <strong>degli</strong> <strong>insegnanti</strong>.<br />

In tale prospettiva è necessario anzitutto un cenno più preciso ai saperi considerati tanto in sé quanto<br />

soprattutto nel<strong>la</strong> loro valenza/funzione didattica.<br />

I saperi si configurano come insiemi di enunciati e di procedure socialmente costituiti e riconosciuti.<br />

E' grazie al<strong>la</strong> mediazione dei saperi che un soggetto, individuale o collettivo, stabilisce una re<strong>la</strong>zione<br />

significativa con se stesso, con il mondo naturale e con il mondo sociale e li trasforma.<br />

Ciascun sapere può essere racchiuso nell'ambito di una disciplina di studio, ma quest'ultima va vista<br />

come una realtà dinamica perché, nel concreto dell'esperienza quotidiana, entrano in gioco<br />

dimensioni sociali e psicologiche senza le quali non si comprendono l'attività mentale del soggetto,<br />

gli apprendimenti e l'uso delle conoscenze stesse. I saperi, pertanto, quando entrano nel<strong>la</strong> dimensione<br />

pedagogico-didattica, vanno coniugati con i fini del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> e con <strong>la</strong> natura del soggetto e vanno<br />

visti insieme come ”oggetto in sé” e come ”strumento” offerto al soggetto perché egli si costruisca<br />

una propria grammatica di lettura del mondo e del suo valore.<br />

Primo passaggio, quindi, in ordine ai saperi è quello di conoscere gli insiemi di enunciati e di<br />

procedure organizzati, sistematizzati, formalizzati che costituiscono un sapere, da rivisitare, poi, in<br />

termini psico-pedagogici e didattici in re<strong>la</strong>zione alle finalità generali proprie dell'istituzione<br />

interessata e alle specifiche esigenze e necessità del soggetto in <strong>formazione</strong>.<br />

Il discorso, in questo senso, riguarda direttamente <strong>la</strong> <strong>formazione</strong> e <strong>la</strong> professionalità dell'operatore<br />

sco<strong>la</strong>stico, chiamato, nel dare risposte ai bisogni di conoscenza dei soggetti che gli vengono affidati,<br />

a tener conto di certi parametri e di certe acquisizioni. Torna anche qui <strong>la</strong> questione di fondo: quali<br />

saperi/quale sapere per un insegnante?<br />

Il discorso è, quindi, nel<strong>la</strong> direzione dei saperi: si tratta, in sostanza, di definire quali essi siano e<br />

come siano organizzabili nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>. Per ancorare <strong>la</strong> riflessione a dati concreti: un insegnante ha<br />

bisogno di sapere quali sono le ipotesi più recenti sul<strong>la</strong> nascita e lo sviluppo del linguaggio verbale, di<br />

riflettere sulle nozioni di linguaggio, lingua e sistemi di segni, di conoscere <strong>la</strong> morfologia, <strong>la</strong><br />

grammatica e <strong>la</strong> sintassi, ma anche di saper leggere e giudicare un testo per gli alunni in tutte le<br />

sfaccettature che esso comporta.<br />

Così ancora: un insegnante ha bisogno di conoscere i processi di organizzazione logica, matematica,<br />

spaziale, temporale e causale del<strong>la</strong> realtà; i rapporti tra conoscenza, in<strong>formazione</strong> e comunicazione;<br />

le forme e le procedure del<strong>la</strong> razionalità pratica ecc..<br />

Tutto questo solo per fare un esempio e un'incursione nel<strong>la</strong> dimensione del sapere <strong>professionale</strong> che<br />

non può non avere a che fare con il sapere tout court. Ma tutto ciò nel<strong>la</strong> prospettiva di un controllo<br />

del<strong>la</strong> logica strutturale delle discipline più che nel<strong>la</strong> prospettiva di una partico<strong>la</strong>re attenzione ai loro<br />

contenuti.<br />

Il discorso sui saperi, pertanto, si apre anzitutto nel<strong>la</strong> direzione del<strong>la</strong> determinazione del sapere in sé,<br />

del sapere come oggetto, ma insieme pone <strong>la</strong> questione dei saperi in ordine al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>. Si tratta di<br />

mettere a fuoco il rapporto intercorrente tra <strong>la</strong> logica dei saperi in sé e <strong>la</strong> logica del<strong>la</strong> loro


9<br />

acquisizione, ponendo partico<strong>la</strong>re attenzione a quegli aspetti cruciali che servono a definire tale<br />

rapporto.<br />

La rilevazione di come si sviluppano le modalità di interazione tra ” alunni-saperi-scuo<strong>la</strong>” svolge un<br />

ruolo essenziale per <strong>la</strong> definizione del problema.<br />

La prospettiva che valorizza al massimo l'interazione educativa fin dal<strong>la</strong> prima infanzia - e suggerisce<br />

che non è possibile interpretarne adeguatamente lo sviluppo senza riferirsi ad un contesto ambientale<br />

e a variabili micro e macrosociali indispensabili per spiegare l'evoluzione cognitiva, affettiva e sociale<br />

del singolo individuo - consente di riconoscere i contesti educativi sco<strong>la</strong>stici come contesti di<br />

ricerca: non solo come contesti di ricerca sulle dinamiche psico-evolutive, ma anche e soprattutto<br />

come contesti dove studiare e precisare quali sono le fasi essenziali dell'interazione ” alunni-saperiscuo<strong>la</strong>”<br />

all'interno di specifici territori cognitivi e simbolici.<br />

Non si può evidentemente pensare di stabilire se esiste una cultura del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> valida e specifica<br />

sotto il profilo scientifico se, definito il sapere in sé, si prescinde dal<strong>la</strong> rilevazione di quali siano i<br />

saperi per così dire ”in atto” e come vengano di fatto organizzati nel<strong>la</strong> pratica educativo-insegnativa.<br />

L'analisi deve quindi affrontare <strong>la</strong> questione dei saperi anche dal punto di vista dei problemi che al<br />

riguardo ha risolto o tentato di risolvere l'insegnante. Non si può, infatti, non partire dal presupposto<br />

che <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> abbia e<strong>la</strong>borato un proprio sapere che è venuto definendosi attraverso una<br />

riorganizzazione funzionale alle categorie dello spazio e del tempo declinate in conformità ai<br />

propositi e alle priorità dell'attività di apprendimento.<br />

3.2 Le analisi precedentemente svolte consentono, come conclusione, alcune rapide aperture del<br />

discorso.<br />

Posto che il sapere assume quelle vaste connotazioni a cui sopra si è fatto riferimento e in ultima<br />

analisi si pone come un indispensabile nesso tra insegnante e alunno, un Corso di Laurea che ha in<br />

carico <strong>la</strong> <strong>formazione</strong> dell'insegnante non può non strutturarsi in termini di ”luogo permanente di<br />

ricerca ed e<strong>la</strong>borazione epistemologica dei saperi”.<br />

Ciò implica anzitutto, come condizione necessaria, l'attivazione del rapporto di<br />

interazione/cooperazione tra università e scuo<strong>la</strong> al quale ho fatto poc'anzi cenno: rapporto quanto<br />

mai necessario se si tiene conto, conseguentemente, del fatto che l'università non può non<br />

corrispondere, nel<strong>la</strong> <strong>formazione</strong> <strong>degli</strong> <strong>insegnanti</strong>, alle esigenze e alle istanze delle scuole e delle loro<br />

organizzazioni competenti che a tale <strong>formazione</strong> sono primariamente interessate.<br />

Quanto sopra ho precisato circa il Corso di Laurea implica ancora, come condizione necessaria atta a<br />

evitare una errata logica cumu<strong>la</strong>tiva <strong>degli</strong> insegnamenti universitari, un loro coordinamento in<br />

corrispondenza e in funzione del<strong>la</strong> loro specifica natura didattica. Non sono possibili mutuazioni di<br />

insegnamenti da altri Corsi se non nel quadro di una programmata e verificata compatibilità di tali<br />

insegnamenti con <strong>la</strong> natura epistemologica dei saperi formativi sopra ricordata.<br />

Nel<strong>la</strong> stessa logica si deve pensare al tirocinio e al <strong>la</strong>boratorio, temi circa i quali mi limito a<br />

sottolineare, in linea con l'impostazione epistemologica assunta, in termini parziali e di semplice<br />

apertura, che:<br />

a) l'interazione ” teoria-pratica-teoria” e ” pratica-teoria-pratica” - che presiede al<strong>la</strong> determinazione<br />

<strong>degli</strong> insegnamenti universitari costituenti <strong>la</strong> struttura, per così dire, contenutistica del Corso di<br />

Laurea - trova nel tirocinio e nei <strong>la</strong>boratori i luoghi privilegiati del<strong>la</strong> propria espressione;<br />

b) il tirocinio va inteso come modalità attraverso <strong>la</strong> quale l'università entra nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>. Esso<br />

rappresenta un percorso peculiare di e<strong>la</strong>borazione del sapere didattico che confluisce, per così dire,<br />

nel sapere teorico <strong>degli</strong> insegnamenti;<br />

c) il <strong>la</strong>boratorio va inteso come luogo/struttura in cui <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> entra nell'università. Esso<br />

rappresenta, tra l'altro, un percorso peculiare di e<strong>la</strong>borazione del sapere teorico <strong>degli</strong> insegnamenti;<br />

d) il tirocinio e il <strong>la</strong>boratorio si costituiscono come luoghi/modalità di e<strong>la</strong>borazione e di verifica dei<br />

nuovi saperi (contenuti) <strong>degli</strong> insegnamenti formativi;<br />

e) insegnamenti, tirocinio e <strong>la</strong>boratorio sono strutture e modalità formative essenzialmente<br />

interagenti.


Domande<br />

1) Circa <strong>la</strong> <strong>formazione</strong> <strong>professionale</strong> dell’insegnante, con quale logica e quali criteri va definita <strong>la</strong><br />

questione dei rapporti tra “discipline di contenuto” (ad es.: matematica, storia, letteratura, fisica,<br />

ecc.) e “discipline formative” (ad es.: pedagogia, didattica, ecc.)?<br />

2) Come va introdotta nel curricolo formativo del docente <strong>la</strong> disciplina-insegnamento “Metodi di<br />

studio”?<br />

3) L’identità e l’orientamento del<strong>la</strong> “Scuo<strong>la</strong>” devono o non devono influenzare o, addirittura,<br />

improntare <strong>la</strong> <strong>formazione</strong> <strong>professionale</strong> <strong>degli</strong> <strong>insegnanti</strong>?<br />

Gino Dalle Fratte<br />

Federazione Provinciale Scuole Materne<br />

I - 38100 Trento (Italy)<br />

Tel. 0039 - 0461 - 924800<br />

Fax 0039 - 0461 - 911111<br />

E-mail fpsm.direzione@tqs.it

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