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Competenze storia e filosofia - parte 1 - Nuovo sito del Liceo Costa

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6.“ La competenza non risiede nelle risorse (conoscenze, capacità) da mobilitare ma nella<br />

mobilizzazione stessa di queste risorse. … La competenza consiste nel mobilitare saperi che si sono<br />

saputi selezionare, integrare e combinare” (in un contesto e per un obiettivo specifico) (Guy Le<br />

Bortef in FOR, Roma, n° 81, 2009)<br />

2)Che cosa implica per chi lo è, l’essere competente<br />

Proprio <strong>parte</strong>ndo dall’ultima definizione di Guy Le Bortef, Stefania Stefanini 1 , da cui sono state<br />

tratte anche tutte le definizioni precedenti, dice: “La capacità di padroneggiare le conoscenze e<br />

saperle applicare in ambiti diversi implica operazioni come la mobilitazione (riorganizzazione <strong>del</strong><br />

sapere), l’organizzazione (costruzione di reti concettuali e schemi d’azione), la contestualizzazione<br />

(collocare in situazione) che si acquisiscono non con la semplice acquisizione di conoscenze ma<br />

attraverso la pratica, intesa non solo come azione ma anche come riflessione sull’azione stessa. Le<br />

risorse mobilitate non sono esclusivamente cognitive ma anche emotive; realizzare attività richiede<br />

un coinvolgimento personale che permette di sperimentare aspetti <strong>del</strong> Sé che nella lezione frontale<br />

non vengono richiesti. Realizzare attività vuol dire sentirsi attivi (l’agency di Bruner ) e<br />

responsabili perché le azioni intraprese sono atti intenzionali e non “meccanici”.<br />

3)Non si dà luogo a competenze senza un cambiamento <strong>del</strong> curricolo e <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo progettuale<br />

di riferimento<br />

Se l’apprendimento per competenze è questo, ed investe il conoscere, l’essere, il volere e<br />

complessivamente il potere (poter pensare in largo, poter fare, ecc.), allora occorre modificare<br />

anche i curricoli, o meglio, i modi in cui essi vengono strutturati e attuati. 2 Sempre Stefanini a tale<br />

propo<strong>sito</strong> osserva: “ Per raggiungere un apprendimento così concepito occorre pensare curricoli<br />

organizzati intorno a contenuti-chiave, campi concettuali e nodi procedurali (considerati essenziali<br />

sul piano fondazionale, epistemologico) e proporre situazioni-problema, che possano mettere in<br />

moto conoscenze e procedure apprese. Tale impostazione necessita <strong>del</strong>l'identificazione da <strong>parte</strong> dei<br />

dipartimenti disciplinari <strong>del</strong>le strutture sostanziali (concetti, idee fondamentali, quadri di valore) e<br />

<strong>del</strong>le strutture sintattiche (procedure metodologiche, prove, criteri, mo<strong>del</strong>li di indagine, strumenti<br />

utilizzati, ecc) <strong>del</strong>la disciplina, sulle quali scegliere argomenti e attività da progettare nei consigli di<br />

classe, per quanto è possibile, in forma integrata”.<br />

1 Tutte le citazioni di Stefania Stefanini sono tratte da un lungo articolo pubblicato dalla rivista on line “Passaggi- Le<br />

Scienze Umane e sociali in classe-Rete di scuole”- 24 marzo 2011<br />

2 A propo<strong>sito</strong> dei mo<strong>del</strong>li progettuali Mario Castoldi in Programmare per competenze-Percorsi e Strumenti, Carocci,<br />

2011, si sofferma da p.129 a p.138 su alcuni mo<strong>del</strong>li esemplificativi “in uso” e sulla sfida che le competenze hanno<br />

introdotto. Sulla parola “in uso” ci sarebbe però molto da discutere: significa che il tipo di programmazione cui si<br />

riferisce Castoldi è praticata in modo coerente o semplicemente che essa viene ad essere una sorta di comodo cappello<br />

da far calzare a ciò che si fa in un anno scolastico? La questione non è da poco. Comunque sia, Castoldi individua la<br />

programmazione per obiettivi, la programmazione per concetti, la programmazione per sfondo integratore da cui<br />

differenzia quella per competenze. Se però ripercorriamo il filo di queste programmazioni ci possiamo anche rendere<br />

conto di come molti aspetti di esse, se bene attuati, non siano contrastanti necessariamente con la programmazione per<br />

competenze. Il discorso meriterebbe un approfondimento, per evitare le secche <strong>del</strong> passatismo e <strong>del</strong> nuovismo, ma non è<br />

questa la sede per farlo.

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