SETT OTT 2009 TIPOGRAFO - Suore Missionarie del Sacro Costato

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SETT OTT 2009 pagina 5 «La giustizia, induce a dare all’altro ciò che è suo, ciò che gli spetta in ragione del suo essere e del suo operare». ditoriale di Mario Ladisa C i stiamo lasciando alle spalle un’estate molto calda, conseguenza della disattenzione con cui il problema del clima, minato dai gas serra, viene considerato. Stiamo invece entrando in un altro clima, non meno preoccupante di quello atmosferico: il futuro “caldo” della disoccupazione. Tanto per citare un dato europeo, l’Ocse ha previsto 57 milioni di senza lavoro nei prossimi anni. In Italia la situazione va esaminata per regioni, tenendo conto che la metà dei disoccupati, cioè circa 950.000 unità su circa 2 milioni, risiede nelle otto regioni meridionali. Questo significa ancora che, mentre al Nord si registra 1 disoccupato su 3, al Sud vi è 1 disoccupato su 6. Il tasso di disoccupazione quindi al Sud raggiunge il 13,2%, contro il 7,9% del dato nazionale ed il 5,1% del Nord, più del doppio. Questi dati di fatto non sono privi di conseguenze sia all’interno del tessuto sociale del Meridione e sia all’interno del Paese, perché mina alle basi la così detta coesione sociale, che è l’insieme delle reti, dei comportamenti e dei legami di affinità e solidarietà tra individui e comunità. Questi legami attenuano le disuguaglianze create dalla società, dal mercato, dalla cultura e da etnie. Per realizzare una solida coesione, sono necessari molti requisiti: innanzi tutto la soddisfazione di alcune necessità materiali (occupazione, casa, reddito, salute, educazione). Tali requisiti, indicatori di progresso civile, sono fondamentali per la creazione di relazioni favorevoli tra individui di una stessa comunità. Il secondo requisito fondamentale è l’ordine e la sicurezza sociale. Il terzo è la presenza di relazioni sociali attive con la creazione di scambi di informazione, supporto, solidarietà e credito. Il quarto requisito è il coinvolgi- 5 sabato 17 ottobre 2009 18.49 Composito
6 SETT OTT 2009 pagina 6 eee ditorial ditoriale ditorial mento di tutti nella gestione delle istituzioni, che consolida il senso di identità e di appartenenza ad una collettività. Se facciamo l’esempio di un extracomunitario, di un disoccupato, di un senza tetto, vediamo come questi quattro requisiti si incrinano. Chi fugge dalla guerra o dalla povertà, in pratica non ha: né lavoro, né casa, né reddito, talvolta nemmeno la salute. È sottoposto spesso a leggi; come quella sull'immigrazione clandestina, che lo rende colpevole di violare la legge penale con tutte le conseguenze; è un emarginato e non partecipa alla gestione delle istituzioni, ha perso qualsiasi senso di identità e di appartenenza ad una qualsiasi collettività. Ma anche un padre di famiglia costretto ad emigrare al Nord, spesso, ha tagliato i ponti con una comunità di provenienza, ha perso i riferimenti culturali, abitudini proprie, relazioni sociali consolidate nel tempo. Il dibattito politico spesso vede due posizioni diametralmente opposte. Per la maggioranza, sembra che ci siamo lasciati alle spalle la crisi, per l’opposizione invece, i problemi sono ancora gravi ed accusa il governo di non aver un piano strategico per farci uscire dalla stessa. Preferisco lasciare agli addetti questa diatriba, che si svolge all’interno di una dialettica politica tutta italiana, sfociata in storie di gossip, di dossier contro politici e giornalisti che hanno fatto solo il dovere di informare, quindi costretti alle dimissioni. Sono del parere che in Italia, ma anche in Europa, manca un piano di rilancio per l’occupazione. Come scrive l’economista francese Jean Paul Fitoussi, “nessuno può dichiarare che questa crisi è finita, fino a quando la disoccupazione continuerà ad aumentare”. Non è, quindi, il Pil, cioè la ricchezza prodotta da un Paese, a segnalare un buon livello di civiltà, di benessere e, quindi, di coesione, ma il “come” questa ricchezza si distribuisce; ed è evidente che chi non ha un lavoro, non possiede ricchezza, anche se vede aumentato il Pil del Paese. La crisi è stata determinata da operazioni finanziarie senza controllo e senza regole. Benedetto XVI, pur non negando il mercato o gli effetti positivi della globalizzazione, ha ribadito nell’enciclica Caritas in veritate che l’economia non può essere priva di implicazioni etiche. «La carità ― scrive il Papa ― eccede la giustizia, perché amare è donare, offrire del mio all’altro; ma non è mai senza la giustizia, la quale induce a dare all’altro ciò che è suo, ciò che gli spetta in ragione del suo essere e del suo operare». Occorre, quindi, una rivoluzione culturale, un modo di pensare molto diverso da quello avuto finora. Spero, per il bene di chi soffre, che tutti gli organismi interessati, politici, imprenditori, associazioni di volontariato, sindacati sappiano farsi carico delle gravi problematiche insorte a causa della crisi mondiale. ■ sabato 17 ottobre 2009 18.49 Composito
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