Parla l'ingegnere Altomare Disperazione e povertà. Nel 2010. - Il Fatto
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La storia da sempre ci insegna che, nonostante<br />
il costante avanzare del progresso,<br />
essa trova sempre il modo e il<br />
tempo di far parlar di sé e far sentire<br />
la propria antica voce nel rumoroso e<br />
disattento presente. È il caso dei ritrovamenti<br />
archeologici all’interno della<br />
chiesa della Morte, della basilica della<br />
Madonna dei Martiri e del Pulo. Ma<br />
come non ricordare anche le continue e<br />
casuali scoperte storiche all’interno del<br />
centro storico e del rione Catecombe?<br />
Negli ultimi mesi ulteriori testimonianze<br />
di un passato che continua a vivere<br />
sotto i nostri piedi e la nostra quotidianità<br />
sono venute fuori durante alcuni lavori<br />
comunali presso via Domenico Picca,<br />
dove è emersa un’antica cisterna, nei<br />
pressi della chiesa del Purgatorio, dove<br />
giovedì 21 gennaio 2010 Cultura & Spettacoli 19<br />
La storia nascosta dal sottosuolo<br />
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Una cisterna di notevoli dimensioni sotto piazza Giovene. E non è la sola nel territorio di Molfetta.<br />
è riaffiorato un antico muro, e all’interno<br />
di piazza Minuto Pesce in cui sono<br />
venuti alla luce numerosissimi resti<br />
ossei. Lo scorso mese invece ecco che<br />
d’improvviso in piazzetta Giovene due<br />
basole spariscono, inghiottite dalla terra,<br />
e viene fuori un passaggio molto profondo<br />
che sembra uscito da uno di quei<br />
film di Indiana Jones. Si tratta dell’ennesima<br />
cisterna, ambiente sotterraneo di<br />
cui il sottosuolo molfettese è veramente<br />
ricco. Essa con ogni probabilità risale al<br />
XIX e, opera del noto architetto Corrado<br />
de Judicibus, ha una profondità poco<br />
inferiore ai dieci metri. Sono parecchi i<br />
libri e i documenti storici che attestano e<br />
descrivono la loro esistenza il più delle<br />
volte in luoghi alquanto inaspettati. La<br />
“Piscina Comune” si trovava e si trova<br />
<strong>Il</strong> debutto per l’Ensemble Melphicta<br />
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<strong>Il</strong> concerto dell’Epifania tenutosi<br />
presso il teatro San Filippo Neri ha<br />
rappresentato il debutto per una formazione<br />
di archi composta da studenti<br />
del Conservatorio caratterizzati dalla<br />
giovanissima età. L’Ensemble Melphicta<br />
– questo il nome della formazione<br />
– si è esibito offrendo al pubblico<br />
un repertorio eterogeneo: dal<br />
classico al contemporaneo, quest’ultimo<br />
arricchito della partecipazione<br />
nelle insolite vesti di cantante della<br />
dottoressa Annalisa <strong>Altomare</strong>, che affianca<br />
alla sua attività di medico, un<br />
appassionato impegno nel capo musicale.<br />
Sebbene sia composto da giovani<br />
di età compresa tra i 17 e 24 anni,<br />
l’Ensemble Melphicta ha dimostrato<br />
una preparazione e professionalità<br />
eccezionali: questi giovanissimi musicisti<br />
sono un esempio positivo per<br />
i giovani molfettesi perché, come ha<br />
sottolineato il parroco don Vincenzo<br />
Di Palo, hanno compiuto delle scelte<br />
importanti, studiano ogni giorno,<br />
compiono uno sforzo quotidiano e<br />
silenzioso nella solitudine delle loro<br />
stanze, non inseguono i modelli vuoti<br />
che troppo spesso abbagliano i giovani.<br />
L’incontro dell’ensemble con la<br />
cantante Annalisa <strong>Altomare</strong> ha dato<br />
origine ad una performance originale<br />
e frizzante, con la proposta di brani<br />
come White Christmas, Eye in the<br />
sky e Silent night che hanno ricondotto<br />
il pubblico nel pieno dell’atmosfera<br />
natalizia. L’Ensemble Melphicta è<br />
composto dai primi violini Gabriella<br />
Cipriani, Antonella Altamura, Marina<br />
Sciancalepore; dai secondi violini<br />
Vito Donato Pansini, Flavia Carabellese,<br />
Mariateresa Piumelli; dalle<br />
viole Saverio de Robertis, Emanuela<br />
Dell’Olio; dai violoncelli Paola<br />
Damiana de Candia, Vincenza Raimondi<br />
e da Orazio Saracino al piano;<br />
l’ensemble è stato accompagnato dal<br />
chitarrista Alessandro Grasso per il<br />
brano Eye in the sky ed ha accolto,<br />
per l’esecuzione di un’opera, anche<br />
un suonatore di triangolo, scelto direttamente<br />
dal pubblico.<br />
Katia la Forgia<br />
ancora in largo Domenico Picca mentre<br />
la Piscina Nuova è nascosta sotto piazza<br />
Vittorio Emanuele II. Altre grandi e<br />
profonde vasche si trovano al di sotto<br />
di piazza Paradiso, piazza Immacolata,<br />
piazza Municipio, sotto le chiesa di San<br />
Domenico e della Madonna dei Martiri<br />
e nei pressi della villa Comunale. A<br />
quelle elencate è necessario aggiungere<br />
numerosissimi altri ipogei presenti in<br />
città e altri localizzati in campagna. Ma<br />
a cosa servivano? La funzione principale<br />
era naturalmente quella di raccolta<br />
dell’acqua piovana. In un territorio poco<br />
piovoso come la Puglia, infatti, queste<br />
cisterne erano indispensabili per la sopravvivenza<br />
dei cittadini data la mancanza<br />
di un vero e proprio sistema idrico<br />
che sarebbe arrivato soltanto nel ’900<br />
con l’Acquedotto Pugliese. Le piscine<br />
venivano prese d’assalto durante i duri<br />
periodi di carestia dal popolo esausto.<br />
Per raccontare gli sfondi, i retroscena<br />
e le vicende legate a queste antiche costruzioni<br />
non basterebbe un libro, dato<br />
che gli intrecci storici sono molteplici e<br />
costellati di numerosi accadimenti. <strong>Fatto</strong><br />
sta che dopo la costruzione dell’Acquedotto<br />
Pugliese le cisterne cominciarono<br />
lentamente a perdere la propria funzione<br />
principale e le più volubili furono adattate<br />
ad altri utilizzi. Alcune invece finirono<br />
nel dimenticatoio collettivo e di tanto in<br />
tanto vengono fuori come funghi quasi a<br />
rivendicare i propri meriti ad una società<br />
con una memoria corta ed ingrata.<br />
Francesco Tempesta<br />
Vito Vilardi e la sua chitarra<br />
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Un altro giovane talento con un<br />
grande futuro davanti.<br />
Continua il nostro viaggio alla scoperta<br />
dei giovani talenti molfettesi. Imbracciando<br />
la sua inseparabile chitarra da<br />
concerto del 1981 appartenuta al suo<br />
maestro, Vito Vilardi inizia a raccontarci<br />
la sua carriera. Diplomando in<br />
chitarra classica presso il Conservatorio<br />
“N. Piccinni” di Bari sotto la guida del<br />
maestro Pasquale Scarola, incomincia<br />
giovanissimo lo studio dello strumento<br />
rilevando ben presto particolari doti e<br />
sensibilità musicali. Da subito ha partecipato<br />
a numerosi concorsi internazionali<br />
classificandosi sempre nei primi<br />
posti. Grazie all’associazione “De<br />
Falla”, frequenta regolarmente Master<br />
Class e corsi di perfezionamento tenuti<br />
da alcune della più importanti personalità<br />
del panorama chitarristico internazionale.<br />
Ha tenuto numerosi concerti<br />
in Italia ed all’estero come di solista e<br />
in formazioni di musica da camera per<br />
importanti associazioni e istituzioni<br />
musicali tra le quali la Camerata Musicale<br />
Barese. È da sempre impegnato<br />
in svariate situazioni artistiche che lo<br />
hanno portato anche alla realizzazione<br />
di alcune performance musico-teatrali<br />
abbracciando diversi generi musicali.<br />
In questa stagione invernale è impegnato<br />
in un progetto in duo con il violinista<br />
Marco Misciagna, docente di violino e<br />
viola presso il “Conservatoire Italien”<br />
di Parigi, che lo porterà all’ interpretazione<br />
di alcune delle più importati<br />
opere dei grandi virtuosi italiani come<br />
M. Giuliani e N. Paganini. Vito Vilardi<br />
insegna inoltre chitarra classica presso<br />
l’Accademia “Martucci” di Bari e l’associazione<br />
“Domenico Sarro” di Trani<br />
e tiene laboratori musicali in scuole<br />
statali di ogni ordine e grado. Prossimo<br />
appuntamento per viaggiare sulle note<br />
della sua musica il 31 gennaio alle 20<br />
presso la sala San Felice a Giovinazzo<br />
in cui si esibirà in un duo con Marco<br />
Misciagnia sulle musiche dei compositori<br />
N. Paganini e M. Giuliani.<br />
Marilena Farinola