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carlo goldoni e venezia nel secolo xviii - World eBook Library

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CARLO GOLDONI E<br />

VENEZIA NEL SECOLO XVIII<br />

by FERDINANDO GALANTI<br />

Classic Literature Collection<br />

<strong>World</strong> Public <strong>Library</strong>.org


Title: CARLO GOLDONI E VENEZIA NEL SECOLO XVIII<br />

Author: FERDINANDO GALANTI<br />

Language: English<br />

Subject: Fiction, Literature<br />

Publisher: <strong>World</strong> Public <strong>Library</strong> Association<br />

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CARLO GOLDONI


CARLO GOLDONI<br />

E<br />

VENEZIA NEL SECOLO XVIII<br />

DI<br />

FERDINANDO GALANTI<br />

Co<br />

SECONDA IKPRESSIONE<br />

PADOVA<br />

FRATELLI SALKIN, EDITORI<br />

1882<br />

· ... .. . .. ...<br />

.. . .. ' . .


6 CARLO GOLDONI<br />

del buon Goldoni a non turbarsi; egli d' altronde cosi<br />

pacifico, cosi saggic, cosl pronto alia celia, non ne<br />

avrebbe sgcmento anche 5' io facessi rivivere Ie censure<br />

mordaci di Carlo Gozzi, 0 riprendessi la frusta<br />

di Aristarco Scannabue.<br />

10 non ho mai pensatc a Carlo Goldcni, non ho<br />

mai letto, 0 veduto sulla scena, una delle sue commedie<br />

senza provare un sentimento particolare di<br />

affettucsa venerazione per lui; il suo nome io I' ho<br />

appreso ad amare come quelle di un caro genio dcmestico<br />

e, mutate in me moUe giovanili credenze,<br />

non e venuto meno il mio culto per lui. Oh se tutti i<br />

nostri Dei si trovassero cosi saldi suI lore piedistallo<br />

e cosi pieni di serenita 1 La sua immagine d'uomo e<br />

d' artista non ha nulla perduto durante il processo<br />

delle scrupolose mie ricerche; essa ando anzi acquistan<br />

do pregio dal tempo, come certi quadri d'ottima<br />

scuola, che cogli anni, al dire dei pittori, prendono<br />

intonazione.<br />

Vivo, fu segno da una parte di molte invidie e<br />

di censure implacate, dall' altra di forti simpatie e<br />

di ammirazione; morto, ncn ebbe che critici imparziali<br />

ed estimatori sinceri. I giudizi di Carlo Gezzi e<br />

del Baretti, per citare i suoi avversari phl illustri, non<br />

ebbero il voto della posterita, la quale" fece suo il<br />

detto di Voltaire e chiamo Goldoni pillar. tlella 1Iatura. l<br />

Consoliamoci che se Ie offese della fortuna so no crudeli,<br />

non durano almeno immortali. La sorte, e vero,<br />

ha Ie sue ore d' impero ch'essa esercita con rigida


E VENEZIA NEL SECOLO XVIII 7<br />

volonta, ma anch'ella e soggetta ad un giudice severo,<br />

il tempo. E il tempo. raccoglie ne' suoi silenzii I\!<br />

accuse e Ie difese, Ie memorie delle virtu e delle<br />

colpe e pronunzia la sua solenne parola splendida di<br />

verita. Quest' atto di rivendieazione sovente tarda per<br />

lunghi anni e per seeoli, ma giunge; e l' umanita ha<br />

il presentimento di eodesta giustizia del tempo. Se<br />

eosi non fosse, 10 spirito non reggerebbe talora all'<br />

urto delle avversita, ne si appellerebbe al futuro.<br />

Ne e vero che fra it passato e noi, tra noi e l' avvenire<br />

vi sia un abisso; il minuto si collega al minuto,<br />

I' ora all' ora, il 5ecolo ai secoli; l'intimo loro legame<br />

e inavvertito, ma esiste; e Ie sventure e Ie gioje d' altri<br />

di, perduta anehe la salda impronta della storia, e<br />

sfumate in Ieggenda, ci eommuovono areanamente;<br />

i1 bello ed il vero mandano i lore riflessi aile 'piu re-<br />

•<br />

mote gcnerazioni, e l' umanita, per rieambio, ama ed<br />

illustra gli uomini e i tempi perduti. E corso piu che<br />

un <strong>secolo</strong> dace he il Goldoni ha messo sulla scena Ia<br />

maggior parte delle sue commedie, ma egli ci pare<br />

aneora eosi pieno di freschezza ccme se fosse a noi<br />

contemporaneo. La vicencLl dei tempi non ha aIte ...<br />

rato il profilo della sua figura, egli anehe oggid\ ci<br />

parla nei suoi dialoghi come persona viva.<br />

Lunga e agitata fu la sua vita e tutte Ie sue vicende<br />

egli ha voluto raceogliere senza predilezione<br />

per Ie melanconiche 0 per Ie allegre; q ueste perc}<br />

abbondano perc he gioeondo era I' animo suo e quindi<br />

anche Ie tristi si volgevano in liete, e la lacrima, che


E VENEZIA NEL SECOLO XVIII 9<br />

buon gusto; musccli e vclontA di ferre, e gli aveva<br />

dato a patria Venezia, citta varia eli costume, originale,<br />

con abitanti pronti, arguti, aUegri. Nessuno fu<br />

piu <strong>venezia</strong>no del Goldcni pel vivo amore di patria,<br />

per 10 spirito festevole, per la frase colorita e sensata,<br />

per la finezza dell'osservazione e pel rapido e sicuro<br />

giudizic sopra uomini e ccse; tanto che trattando di<br />

lui sento necessario di parlare pur largamente di<br />

Venezia che gli diede non Rclo i natali, rna quella<br />

particolare originalita d'uomo e di scrittore. Ed egli<br />

e tale che, essendo vissuto in mezzo ad un grande<br />

movimento d'uomini, di fatti e d'idee, non pub essere<br />

considerato a se, come un genio solitario, rna accantc<br />

ad altre figure del suo tempo e studiato in quel<br />

particolare ambiente storico e artistico di Venezia, la<br />

quale fu la sua ispiratrice ed it teatro delle sue lotte<br />

e della sua gloria.<br />

Il <strong>secolo</strong> era inclinato alla vita libera, allo spettacolo,<br />

pieno di ridicclezze, di grossi difetti, di caratteri<br />

buffi, di virtu tanto scolorite che non parevano piu<br />

virtu; era un'eta, vcglio dire, che si prestava alla<br />

satira, al ridicolo, alIa commedia. E il Goidoni fu spettatore<br />

di tutte Ie fasi del <strong>secolo</strong>, giacche nacque <strong>nel</strong><br />

1707 e mori <strong>nel</strong> J793. 3 Non basta; egli era nato in<br />

una famiglia che amava il teatro come i1 miglicre dei<br />

passatempi. Suo nonno teneva in casa com media ed<br />

opera, e <strong>nel</strong>la sua villa trovavano ospitalita i musici<br />

e gli attori piu rincmati; suo padre prendeva pure<br />

diletto alIa com media.


E VENEZIA N&L SECOLO XVII[<br />

ancora spiegato, c'interessa vivamente per quell'intense<br />

amore dell' arte, per quel sentimento di onesta<br />

che traspira in ogni atto della sua vita. Bambinc,<br />

adolescente, giovane, collegiale, studente di legge,<br />

coadiutore, avvocato, presso a prender moglie, non<br />

ha che una idea, il teatre. L' arte censola Ie melanconie<br />

del nostro poeta e ne raddoppia Ie gioie; essa<br />

ne calma 10 spirito e 10 fa sperare.<br />

Nelle sue ':ll'emorie non vi sono rimpianti; uno solo<br />

ve n' e, quando egli abbandona I' Italia; rna il suo nen<br />

e lamento d' anima fiacca, e voce d' uomo offeso. I rimpianti<br />

sulla gloria negata, suI genio incompreso, sono<br />

talora espressione d' una crudele ingiustizia che il<br />

tempo sa correggere, rna pin spesso sono lamenti<br />

d' anime deboli, quando non sono figure rettoriche.


E VENEZIA NEL SECOLO XVIII<br />

uno dei direttori degli spettacoli, trasse il buon Goldoni<br />

in uno stanzino, ove questi gli diede lettura del<br />

suo dramma. II giudizio dell' ascoltatore fu gentile,<br />

rna non incoraggiante. Le parole del conte Prata volevano<br />

dire: Vi ammiro, rna siete fuori di strada. Il Goldoni,<br />

con quel suo spirito tranquillo e giusto, conobbe<br />

che il suo interlocutore aveva ragione; che il Trissino<br />

a Vicenza gli aveva detta la verita; che i corn mensali<br />

di Brescia gliela avevano conferrnata e che lui<br />

solo aveva tJr/o. 3 Che cosa fare in questa frangente?<br />

Ritornato a casa, urniliato, rna non avvilito, ricusa da<br />

cena e, fauo accendere il fuoco, si pone a rileggere<br />

qua e lit alcuni versi; Ii trova belli, rnaledice Ie regole,<br />

gli attori, i maestri di musica e i decoratori e<br />

<strong>nel</strong>l'impeto getta la povera e4malasUtlla aile fiamme e<br />

assiste a sangue freddo a quell' eLulo aa fee Ma se il<br />

suo spirito aveva fatto un sacrifizio, doveva sostenerne<br />

uno anche il corpo? No; ordina da cena e trova <strong>nel</strong><br />

vino, e poi <strong>nel</strong> son no, l' oblio. - Il melodramma se<br />

ne era ito; rna da questa disgrazia gliene venne un<br />

bene, giacche gli fu offerto dal Ministro residente,<br />

irnpietosito della sua sorte, i1 pesto di Gentiluomo<br />

di camera.<br />

II nuovo ufficic nOn gl' impedisce di adorare, come<br />

pel passato, la sua vecchia arnica, l' arte; ed egli va<br />

in cerca di chi la coltiva. Gentiluomo di camera nOn<br />

isdegna di visitare un ciarlatano, Buonafede Vitali,<br />

nominato I'dll(mimo, gia gesuita, medico, professore,<br />

oratore, enciclopedico, che arringava il popolo e dis-


E VENEZIA NEL SECOLO XVIIl 39<br />

assalto .:111.'1 ':':I/I/llcJi.:z .1.:/1' .:rrt.!, un prime passe aUa riforma,<br />

e 10 si scorge evidente <strong>nel</strong>la traccia stessa piu<br />

diffusa e determinata, e piu ancora <strong>nel</strong>l'idea della<br />

vera commedia di carattere che ispirava questa suo<br />

lavoro. E non si accusi P autore di timidezza; guai,<br />

forse, se fosse stato precipitoso; egli dice Ie ragioni<br />

di questo suo imperfetto tentativo. «Era per me impossibile<br />

riformar tutto. in una volta senza irritare gli<br />

amatori della com media nazionale; aspettavo dunque<br />

il momento favorevole per attaccarli di fronte con piil<br />

vigore e sicurezza. I?<br />

Egli aveva accettato l'incarico di scrivere un<br />

dramma per musica in occasione della famesa fiera<br />

dell' Ascensione. II Galuppi, detto il Bura<strong>nel</strong>lo, celebre<br />

ai suoi tempi, ne deveva essere il maestro; il nostro<br />

poeta riccrdandosi dell' "!fmalasunta pendeva incerto<br />

sulla benta del suo nuovo lavero e per avere un. giudizio<br />

competente si rivolse ad Apestolo Zeno. II nuevo<br />

dramma era: {jus/avo .p"sa. Ma quale non fu la meraviglia<br />

del Gcldoni quando il sue giudice stringendogli<br />

la mane gli disse: «Molto bene, questo e un<br />

dramma veramente a prcposito per la fiera dell Ascensio<strong>nel</strong><br />

J II Goldoni capi che il suo gustavo Volsa<br />

era un lavoro d' cccasione chiassosa, un lavoro di effctto,<br />

rna non d' arte. Le Zeno impedi ch' egli facesse<br />

sui {justa!Io Vasa la vendetta giil consumata sull' :!4malasunta.<br />

- Venne la fiera dell' Ascensione; la musica,<br />

gli attori, i balli piacquere; rna pel povero dramma,<br />

silenzio generale. L' aut ore dietro la cortina diceva


E VENEZIA NEL SECOLO XVIII 43<br />

malul1I4.'re •• 22 Ma la graziosa servetta mori prima di<br />

farsi apprezzare come donna di garbo, e, per altri<br />

sventurati accidenti, la commedia non pote essere<br />

rappresentata che quattr' anni dopo.<br />

In questo frattempo egli compose il dram rna $1.1lira<br />

pel teatro S. Gio. Grisostomo di Venezia; I' esito<br />

fu buono, rna basta ricordarlo per esaUezza cronologica,<br />

non piu. Lascib Venezia colla moglie ai 15 Settembre<br />

1741, melanconico e pensosc; a Bologna, come<br />

il solilo, eccolo in corrispondcnza con commedianti<br />

e richiesto dalla sua citta di una commedia, senza<br />

donne e per un collegio di Gesuiti, piglia argomento<br />

da una brutta burla della quale era stato vitti rna e<br />

scrive I' !Impostore, ponendo in commedia se stesso,<br />

ch' era il povero gabbato; lz ius/1ue chose malheur est<br />

bOfl. Da Bologna va a Rimini per richiedere Ie sue<br />

rendite al Duca di Modena n accampato cogli spagnuoli,<br />

rna gli si risponde .... che Ie sue commedie<br />

mettevano buon umore; fu un pagamento da commedia,<br />

a parole. Nulla fa di nctevole in questo tempo<br />

pel teatro, giacche non si pub mettere in conto una<br />

commediola tolta da una vecchia rappresentazione<br />

francese, rMfrkcc:hi"o ,;nperafore ,ullJ lun.t. II suo lutto<br />

per la morte della Baccherini era intanto fin ito, ed<br />

una nuova servetta, e per giunta sua comare, gli fece<br />

dimenticare ben presto<br />

«La noja e il mal della passata via .•<br />

Le avventure si succedonc. Da Rimini va a Pesaro,<br />

poi ritorna a Rimini in mezzo a cenlo pericoli;


E VENEZIA NEL SECOLO XVJll 49<br />

sottoporle a disamina e Ie paga, senza attenderne<br />

)' esito.<br />

Le riflessioni del nostro poet a sulla sorte degli<br />

ingegni in Italia hanno un fondo di tristezza; egli<br />

mcstra come }' arte non offrisse speranza di lucro; e<br />

come tutte Ie sue dolcezze fossero ripcste <strong>nel</strong>la gloria .<br />

• Alcune volte, dice, mi vien la tentay,ione di riguardarmi<br />

come un vero fenomeno; mi son dato in braccio<br />

senza riflessione al genio comico che mi ha sempre<br />

a se trascinato, e ho perduto tre 0 quattro volte Ie<br />

cccasicni piil felici per migliorare la mia sorte; sempre<br />

son ricaduto <strong>nel</strong>le stesse reti, ma non me ne pento;<br />

avrei forse trovato per tutto maggior comodita, ma<br />

minor soddisfazione.» '4<br />

Ncbili parole che fanno fede del suo amore<br />

irresistibile per l' arte aHa qua Ie consacre P ingegno<br />

e sacrifice la vita. Anche I' arte ha i suoi eroismi<br />

I<br />

A Mantova, com' era d'intesa, si trovo col Medebac<br />

e gli consegno due commedie, poi a Modena<br />

una terza e finalmente in Venezia (Luglio 1747), espose<br />

Ie sue novita. • Era questo il paese, egli scrive, ove<br />

avea gettato i fondamenti del Teatro italiano, ed era<br />

appunto la dove dovevo lavorare per la costruzione<br />

del mio nuovo edifizio. Non avevo da com batter rivali,<br />

avevo pero da superare dei pregiudizii.» '5 Ma i<br />

rivali sarebbero presto sorti; i difensori del pregiudizio,<br />

quando questo fosse stato attaccato, si sarebbero<br />

mostrati.<br />

F. Galanti<br />

4


54<br />

CARLO GOLDONI<br />

11 Goldoni era un riformatore che infilava una via<br />

per poi ritirarsene; che si cacciava per un' altra, per<br />

indi ricalcare Ie proprie orme; che correva quindi<br />

per una terza per metter poi capo aHa prima. Equal<br />

concetto aveva dell' arte, c di se quando pigliava a<br />

prestito vecchi soggetti, roba smessa, e, dandovi su<br />

pen<strong>nel</strong>late come un bianchine, tentava di ripresentarli<br />

al pubblico come novita e non isdegnava di togliere<br />

persino dalle scene francesi Ie favole piil insuIse,<br />

come queUe d' Arlecchino, e di raccomodarle<br />

per la scena italiana? - Forse colle sue commedie a<br />

soggetto non si era sviato dalla via larga, diritta e<br />

non aveva posto il piede in un laberinto? Applaudito<br />

come compositore di commedie dell' arte, non gli fu<br />

piil difficile strappare poi l' applauso come autore di<br />

commedie di carattere? Ed egli stesso non aveva contribuito<br />

a mettere cen codesti laveri in onore Ie commedie<br />

a soggetto? E non era questa una prova che<br />

egli non si sentiva sicuro della sua riforma? Non dimostrava<br />

egli coi suoi tentennamenti fra il tragico ed<br />

il comico, fra la commedia a soggetto c Ia scritta, fra<br />

queUe di carattere e d'intreccio, ch' cgli era<br />

• Com' uom che va, ne sa dove riesca?<br />

E piil che genio non era il suo un puntiglio, un capriccio?<br />

La sua riforma forse non fu piu effetto del<br />

caso e della fortuna che del suo deliberato propos ito i'<br />

E, ammettendo pure tutte Ie attenuanti, non si deve<br />

conchiudere ch' egli fu un ingegno oscillante, uno spirito<br />

debole?


E VESEZIA !'tEL SECOLO XVIII 71<br />

e cattivi, vivi e n10rti si trovavano di frontc e da questo<br />

contrasto, che poi <strong>nel</strong> dramma divento elemento<br />

di vita, pigliavan calore l' azione e Ia parola.<br />

Vescovi, frati, monache sono personaggi che iI)tervengono<br />

talora <strong>nel</strong>le Rappresentazioni e cosi astrolegi,<br />

dettori eretici, e medici, i quali, come <strong>nel</strong>le commedie<br />

del Cinquecento, sono uno dei tipi piu frequenti<br />

e piu comici; e cortigiani, mercanti, consiglieri, osti,<br />

malandrini, ladri e la turba dei confidenti; e manigoldi,<br />

banditori, soldati, servi, contadini, e pcverelli,<br />

che non sono sempre fiori di virtu. Cosi anche i difetti<br />

del corpo servono ad accrescere <strong>nel</strong>le Rappresentazioni<br />

I'ilarita, e gobbi e zoppi si vedono anche<br />

<strong>nel</strong>le piu serie azioni, e Ie busse sovente pigliano il<br />

posto delle ragioni.<br />

La donna vi ha pur la sua parte, e presso aIle<br />

vergini e alle martiri vi sono Ie curiose, Ie accattabrighe<br />

e Ie laide, chc rappresentano, accanto all' eroismo,<br />

la volgarita del sesso femmineo, e anch' esse<br />

si trovano in mezzo alle azioni piu drammatiche e si<br />

accapigliano. Questa parte giocosa stuona sovente<br />

colla generale grave intonazione della Sacra rap presentazione<br />

e tal ora non e con questa ben fusa, cosi<br />

che pare vi sia appiccicata. E certo il poeta cercava<br />

colla scena festevole d'interrompere Ia monotonia e<br />

l' austerita della parte sacra e veramente drammatica.<br />

Le Sacre rappresentazioni vanno giudicate come<br />

lavori di fantasia e di sentimento per 10 piu di pceti<br />

popolari e scritte pel popolo. A rigore di regoia esse


74<br />

CARLO GOLDONl<br />

in cotesta grande commedia umana del plebeo certaldese<br />

adoperati come niuno gli adopero dopo Aristofane<br />

e avanti il Moliere .• II E se egli avesse avuto<br />

seguaci, tolta la parta laida, l' arte sarebbesi avviata<br />

a quel vero che rare volte fu poi raggiunto dai nostri<br />

scrittori; e da lui alcuni ingegni presero ispirazione<br />

per la scena.<br />

Ma it movimento popolare, naturale, d'im provviso<br />

s' arresta e la commedia, che pareva Ii presso a sbocciare,<br />

dope it Boccaccio e Franco Sacchetti, s'inaridisce.<br />

Fu il talento degli autori che manco d' un<br />

tratto? - Non e una sola la causa per cui it tipo originale,<br />

e nostro, che cominciava a disegnarsi sempre<br />

piil netto, a colorirsi sempre piil vivacemente, si muta<br />

<strong>nel</strong>l' antico tipo classico e la tavolozza perde della<br />

sua naturale freschezza.<br />

E Ia vita popolana, gagliarda, e talora anche fra<br />

Ie lotte civili gloriosa, che viene mancando; e la democrazia<br />

che cede il posto alle Signorie, ai Principati;<br />

e la coscienza nazionale che perde fede e saldezza;<br />

e insomma la condizione politica d t Italia che,<br />

per prima, ne alter a Ie condizioni letterarie, specialmente<br />

in Toscana, centro del pensiero edell' arte.<br />

e Dopo la morte del Boccaccio, nota il Carducci,<br />

l' armonia che <strong>nel</strong>le opere del triumvirate era stata<br />

meravigliosa fra la ristorazione e I'innovazione, fra Ie<br />

memorie dell' antic hit a e Ie istituzioni nuove e il sentimento<br />

del presente, fra I'ideale e il reale, fra la nobilta<br />

dei concetti e la pcpolarita delle forme si rompe .• ll


CARLO GOLDOl'I<br />

principi c papl per aver fraternizzate cci dotti del<br />

lore tempo; rna I' artc spontanea, gic\'ane, popolare<br />

<strong>nel</strong> piu nobile sense della parola, la vera, la grande<br />

artc ne scapito.<br />

Per venerazione all' antice, divcntato sacrc, e P\!f<br />

la dimestichezza cci nuovi studii il sentimente fu imprigicnato,<br />

il pensiero originale sacrificatc all'imitazione;<br />

concetto e forma furono imbrigJiati dalle regole<br />

e ccstretti u camminare per una via determinata. Si<br />

penso e si scrisse latinamente; I' antichita, nuova<br />

Pompei, fu diseppellita e tutti i dotti ne studiarono<br />

gli avanzi tentando di riccmporrc con quelle revine<br />

un mondo precipitato; sulle arc antiche Pomponio<br />

Leto rinnevo gli antichi riti; rna codcste smanic<br />

non furone espressicne di scntimento vivo, naturale,<br />

d' un presentinlento dell' uvvenire. Il linguaggio degJi<br />

studiosi non fu che illustrc gergo d' una classe, gergc<br />

che il popelo non ccmprcndeva e non scntiva; mance<br />

all' artc Ia vita; si recito senza pubblico. L' erudizione<br />

tento di sopperirc alIa mancanza di sentitnente e di<br />

spontaneitil, ma essa non poteva avere I' alito animatore;<br />

i morti restarone morti c l' arte, giovane (;<br />

bella, fu cendannata u vivere in un palazzo magnificc.<br />

isteriatc, rieco di grandi mcmorie, rna solitario, gelidc,<br />

popolato non da viventi, rna da dassiehe ombre.<br />

Qualcuno ha date a ccdestc mcvimento il titclc<br />

di rivoluziollc, e fu talc in vero, mao bilandati i beni c<br />

i mali. ncn di progresso; fu, direi. una rivoluzient:<br />

legittimista. I vecchi Dei tcrnarcno ncl lero Olimpc;


E VENEZIA NEL SECOLO XVlll 79<br />

La Cassarit3, che oggi Ieggiamo, e rifatta, come dice<br />

I' autore <strong>nel</strong> Pro/'!90 , ma vent' anni prima si era recitata.<br />

Nelle commedie dell' Ariosto e riflessa l'immagine<br />

di Plauto e di Terenzio, ch' egli aveva studiato con<br />

tanto amcre, rna vi e sempre quella vena di festivita<br />

e quella rara eleganza che 10 distinguono dagli altri<br />

poeti. E singolare, rna ncn e bello, che I' Ariosto abbia<br />

adoperato <strong>nel</strong>le sue commedie il verso sdruccioIo,<br />

che va e torna con una monotonia meccanica. La<br />

fluida vena del poeta si mostra limpida <strong>nel</strong> prologo<br />

della C3ss3ria <strong>nel</strong> quale tocca dei vizii della vita cortigiana,<br />

e ti ricorda Ie sue ¥alire giovanili.<br />

E una commedia, direi, popolare, giacche i per ..<br />

sonaggi seno tratti dal popolo e sopra diciotto quattro<br />

soli non sono plebei; abbiamo sette servi, un barro,<br />

un villano, una fantesca, un ruffiano, con un suo servo,<br />

e due donne: che il poeta <strong>nel</strong>la nota degli interlocucutori<br />

chiama fanciulle, ma che recitano tutt' altro che<br />

la parte ingenua e sono la merce di Lucramo. Cio<br />

non toglie che due ricchi giovani se ne innamorino,<br />

prevenendo di parecchi secoli il sentimentale Armando<br />

della !/Jame aux c3milias.<br />

L' abbietto Lucramo, che specula su queUe due<br />

sciagurate, fa degno riscontro alla Lena ed e, <strong>nel</strong>la<br />

sua sczzura, artistico. E Ie furberie dei servi e la passione<br />

dei due giovani, e gl'inganni che subisce il<br />

vecchio Criscbolo e 10 scioglimento, che s'accosta alquanto<br />

a queUo del Negromante, rendono varia e animata<br />

I' azione.


It VESEZIA NEL SECOLO XVIIl 95<br />

questa, come <strong>nel</strong>la :M'an.lrty"r.J, vi e la satira ai conventi<br />

ed ai preti. Ser Giacomo e un prete che sta<br />

fra l' altare e la piazza e tien manc ad intrighi e sccngiura<br />

diavcli, purche il suo borsellino s'impingui. Non<br />

recita salmi, rna distici delle elegie d' Ovidio; tant' e;<br />

10 sciecco Aridosio crede alIa virtu di quel latino e<br />

basta. Tiberio ha gli spensierati ardori del giovane<br />

sensuale, Erminio gli spasimi di un innamorato e<br />

Cesare la scaltrezza. Marcantonio e un uomo esperto<br />

della vita, che compatisce gli errori dei giovani e che<br />

sa trovare il rimedio aile cose difficili; ha del lipo del<br />

buon PantoJ/olle. La favola e semplice, rna i piccoli accidenti<br />

Ie danno brio e finisce con tre matrimonii; semplice<br />

pure ne e 10 stile.<br />

[La fElora dell' Alamanni segna gia la decadenza<br />

della commedia <strong>nel</strong> Cinquecento. Si aggira tutta sui<br />

fatto di figli perduti e ritrevati. Anche in questa vi<br />

sono personaggi da bordello; e scritta in versi che<br />

rnettono i brividi e che I' autore chiama<br />

• Sirnili a quelli gia di Plauto e Terenzio.<br />

e andava lieto di aver trovato i numeri nuvvi / ben peggiori<br />

pero dei numeri vecchi.45<br />

Il Cecchi piglia talora argomenti della vita scciale,<br />

rna nen s'impanca a filosofo. Cesi fa <strong>nel</strong>la !/Jete:<br />

«Le virtu, i costumi son favole<br />

Queste; son cose che oggidi si acconciano<br />

Con due parole; sia Ia dote comoda I. 4 6<br />

II vecchio Fazio, che non capisce piil Ie smanie<br />

del figliuolo, non ha che una dimanda: /a ao/a? «Se


CARLO GOLDOXI<br />

e Albinio sono due innamorati, che aUa lore passione<br />

son pronti a sacrificar tutto. Sinceri quando si confidano<br />

iI lore amore, appena u:;citi di stanza, diventano<br />

bugiardi. Il padre l' ha veduta cen Albinio, m3<br />

ella improvvisa una scusa: difetto d' occhiali, effettc<br />

ctticol Non Ie si crede? Ebbene sara state effetto di<br />

lnagia, colpa di quel furfantone del capitano, al quale<br />

ella, innccente, non ha voluto dar retta; e borbctta<br />

che per salvare iI suo pudore si ritirera in un m'onastero;<br />

e il monastero e la casa di Albinio; c per<br />

cominciar la penitenza riversa sui capitano un saccc<br />

di contumelie e si strugge di nuova volutta fra Ie<br />

braccia del suo innamerato.<br />

Albinio ha gl'impeti e Ie astuzie di chi ama. Anche<br />

lui mente, ma con meno franchezza di Drusilla_<br />

Quando Ie pari a c un Paolo tutto preso della sua<br />

bella persona; per aver]a darebbe I' anima. Egli non<br />

sta piu nei panni, dacche ella gli ha detto d'amarIo, di<br />

volerIo, di seguirlo. - • Se stessi mill' anni con lei,<br />

mi parrebbe un momento; quanto piu la miro e piu<br />

mi par bella.» 63<br />

Nelle commedie del Porta la frase e senlpre viva<br />

e splendida come il cielo di Napeli; Ie sue commedie<br />

sone perle cadute <strong>nel</strong> fango, rna sempre perle.<br />

H Caro cogli Straccicni torna alIa commedia d'intrigo;<br />

rapimenti, prigionie, pellegrinaggi, turchi e corsari,<br />

nascondimenti e trafugamenti, rna tutto finisce<br />

con allegria. Agata e riconosciuta per Giulietta, creduta<br />

morta, ed e sposa con Tindaro. Giordano SI rI-


E VENEZIA NEL SECOLO XVIII II5<br />

Il vecchio Cicognini tento di dare unita all' azione<br />

delle sue commedie, di purgarle dalle immoralita del<br />

tempo, rna per esser ligio a precetti fissati cadde. <strong>nel</strong>l'<br />

artifiziato; vide Ie difficclta, rna non ebbe la forza<br />

di superarle. 80<br />

II giovane Cicognini fu piil ardito e nuevo del<br />

padre. Egli ha il merito di aver allargato il campo<br />

della commedia mettendo sulla scena, benche in modo<br />

stravagante, larghe concezioni e tipi ncn prima studiati,<br />

valendosi della storia 0 della leggenda, tenendo<br />

sveglia, come noto il Goldoni, P attenzione del pubblico<br />

colla co pia di accidenti curiosi e inattesi. Ebbe<br />

pero il torto di aver fatto servire la storia a pretesto<br />

di soggetti, e di non essersi curato della verita dei<br />

caratteri e dei fatti, di aver lavorato alia rinfusa, senza<br />

quel profondo e gentile sentimento, ch' e proprio deUa<br />

grande arte e di aver trascurata, benche toscano, anche<br />

la forma.<br />

L' attore Luigi Riccoboni, modenese (1674-1753',<br />

tento di riformare il teatro richiamando in vita Ie an-<br />

· tiche commedie, e specialmente queUe del <strong>secolo</strong> XVI,<br />

· e, fallito <strong>nel</strong> suo intento, cerco egli stesso di farne;<br />

I'esito fu pero sfortunato. Mente esaltata, non preciso<br />

neUe ricerche, e senza serii studii, riusci anche <strong>nel</strong>la<br />

critica mediocremente e fini per proporre, lui attore<br />

ed autore cornico, l' abolizione del leatro come peri-<br />

· coloso alia morale. 8r Fu in queste idee compagno al<br />

Crate Daniello Concina, il quale aveva proclamato che<br />

eran tutt'uno teatro c peccato mortale; idee combat-


CARLO GOLD·)S[<br />

tanc la parte plU giJccnda della sua stcria suI palcoscenicc.<br />

Non faro l'archeolcgc, ncn entrero <strong>nel</strong> laberintc<br />

delle investigazioni erudite, tanto pill se risalendo.<br />

pc;!r esempio, anche sine ad Aristotile trovero bujo il<br />

responso aHa mia domanda. H 10 potrei quantc remctamente<br />

volessi cercar l' origine della maschera che<br />

sarei certo che un qualche erudito ne troverebbe una<br />

di pill antica. Al di lit della storia vi e la leggenda,<br />

e ormai, come i negromanti, bisogna far derivar tuttc<br />

dal tenebroso mistero; l'indagine semplice e chianlata<br />

ingcnua; biscgna scoprir nuove terre e nuovi<br />

cieli; tentare i deserti africani, trevar Ie sorgenti del<br />

Nilo, 0 tcccar il polo, penetrar in qua1che nebulosa,<br />

c dar il nome ad un nuovo astrc. 10 posso invocar<br />

pure antiche autcrita della nostra povera terra che<br />

un bello spirito mi dira: I' idea della maschera dovete<br />

cercaria al di lit di questo misero mcndo; alzate gli<br />

ccchi in una sera di plenilunio; non la vedete? la<br />

prima idea della maschera e la luna. Essa e tonda<br />

e, come la vede Ia mobile fantasia del bambino, ha<br />

ccchi, naso e bccca. L' asserzicne e un po' lunatica,<br />

Ina trattandcsi d'indovinare, e di una cosa burlona<br />

cern' e la maschera, una ccnghiettura pescata net<br />

tncndo della luna non e che una conghiettura rc­<br />

Jnantica.<br />

La pc\'era luna e condannata alIa be"rlina; essa<br />

'ha servito di mcdello ai fabbricatcri di larve e fu ispiratrice<br />

a qualchc remctissimc- precursore dei nostri


E VENEZIA NEL SECOLO XVIII<br />

Un vecchio epigramma chiama la citta di Bergamo:<br />

• La patria d' Arlecchin, patria del Tasso .•<br />

II cantore della Gerusalemme non Ie appartiene;<br />

rna non e certo ingiuria I'essere stata la patria d' Arlecchino,<br />

anche se fu un ghiotto balordo; <strong>nel</strong>la storia<br />

anzi dell' arte teatrale, e del costume e un vanto.<br />

Bergamo pero fu non solo la patria d' Arlecchino, rna<br />

di Brighella, il quale se non e un fior di virtu, e un<br />

tipo d' astuzia e fa prova di talento. II Brighella e<br />

l' Arlecchino, dice il Geldoni, chiarnati in Italia i due<br />

,?}:lnni, sono stati presi a Bergamo, perche il prime<br />

cssendo estremamente astuto, il secondo estremamente<br />

balordo, non vi e che quel paese in cui si<br />

trovino questi due estremi <strong>nel</strong>la c1asse del po polo. E<br />

4-\rlecchino, nonostante la sua storditaggine, anzi forse<br />

per questa, fu caro al pubblico, che gli perdono velentieri<br />

tanti peccati di gola, ridendo ad ogni furto e<br />

ad ogni sua stoltezza.<br />

BrigheUa deriva anch' egli da lontano; e il vecchio<br />

tipo del servo insolente, ciarliero, raggiratore, che<br />

opera per interesse, e si piglia in pace qualunque<br />

ingiuria, purche gli sia pagata. E malizioso, briccone,<br />

mezzano; ha it talento e I' abilita dell'ingannatore e<br />

del tagliaborse. Piu volentieri che coi giovani e coi<br />

forti, combatte coi vecchi e colle donne. Non v' e imbarazzo<br />

dal quale non sappia sbrogliarsi con disinvoltura.<br />

Egli desta pero meno interesse d' Arlecchine,<br />

giacche e meno cornico di lui, meno grottescc,


E VENEZIA NEL SECOLO XVIII 165<br />

Pantalone, che secondo alcuni deriva da Piant.-z­<br />

Idona, 74 ha un casato, quello g)a' gJi'sof/Tlosi, sia perc he<br />

fosse prodigo coi miseri, sia perche pariasse sempre<br />

dei suoi bisogni. Adelfo Bartoli, d' accordo col Quadrio,<br />

dice che Pantalone «discende in linea retta dal<br />

Sene.'\: di Plauto e di Terenzio. I 75 Se non discendc<br />

proprio in linea retta da quello, 10 pub almeno centare<br />

come suo antenato; perc it nostro e migliore dell' antice,<br />

piil nobile, piil piacevole.<br />

E vero che qualche volta egli rappresenta Ia parte<br />

dell' avaro, del geloso, del bravaccio, ma Ie fa a comodo<br />

degli auteri. Carlo Gozzi, per esempio, 10 adopera<br />

come una droga, in tutti i suoi manicarctti e it<br />

buon Pantalone fa con quel capo ameno di poeta tutte<br />

Ie parti, ma i1 suo vero tipo e quello delle commedie<br />

<strong>goldoni</strong>ane. Ho notato come il Ficoroni vorrebbe troyare<br />

un riscontro fra un' antica maschera remana e<br />

il ncstro Pantalone, ma ho pure mostrato che questa<br />

somiglianza non c' e.<br />

Pantalone ora rappresenta la parte di padre, ora<br />

di vecchio celibc; talvolta stretto, tal altra largo di<br />

borsa. Il fendo del suo carattere e Ia bonta; e gioviale,<br />

ma di una giovialita temperata; e uomo praticc<br />

non parla molto, ma cib che dice gli e suggerito da<br />

un profondo buon senso. Attende alla sua mercatura<br />

e parla il linguaggio di chi e nato in mezzo agli affari;<br />

e un uomo di mondo, un omo nave.!:' j ha una figlia,<br />

che e la pupilla dei suoi occhi, talora ne ha due, che<br />

variano di ncme. E uemc piuttosto vecchiotto; quando


E VENEZIA NEL SECOLO XVIII ]71<br />

e che neUe libazioni trovavano probabilmente nuovo<br />

estro al litigio e vena di nuove argomentazioni e di<br />

dispute. E certo che il Dottore, come tutte Ie maschere,<br />

rappresenta la parte pill comica della sua<br />

classe, cosi fece il Manzoni, che per mostrare la<br />

corruzione degli avvocati del <strong>secolo</strong> XVII, ci ha dato<br />

per ti po I' Azzeccagarbugli.<br />

11 Dottor Balanzcn Lombardo, e pur di Bologna<br />

e frateHo, se non carnale, artistico del Dottor Graziano;<br />

e medico n1a nc.n ha la fortuna di guarire alcun<br />

malato; e un vecchio tipo rimbellettato. Sono parecchi<br />

gli attori celebri <strong>nel</strong>la maschera del Graziano Baloardo<br />

e del Balanzon. Oltre il Burchiella, Lodcvico<br />

De' Bianchi, pur dei gtlcs", Bernardino Lombardi dei<br />

CO'!fid411ti e molti altri ricordati dal Riccoboni, dal<br />

comico Bartoli, dal Quadrio, dal Goldoni, da Carlo<br />

Gozzi, dal Jal, da l\1. Sand.<br />

Le quattro maschere della Ccmmedia italiana sono<br />

in gradazione fra loro; grottescc e Arlecchino; brioso<br />

Brighella; semi-faceto Pantalone; semi-grave il Dottore.<br />

Quando queste maschere si sieno precisamente<br />

presentate al pubblico e incerto. Il Napoli-Signcrelli<br />

crede che I' epcca sia tra it <strong>secolo</strong> XVI e il XVII, il<br />

Quadrio Ie fa pill antiche. E certo che Arlecchino e<br />

BrigheUa, sono maschere di vecchissimo stampo. 1l1cro<br />

carattere di servi, Ie balordaggini dell' uno e Ie astuzie<br />

dell' altro dovevano esser colti dal poeta e dal popolo,<br />

prima d' altri caratteri umani. Il Dottore e il Pantalone<br />

so no tipi pill finiti, pill civili; rappresentano, sebbene


E VENEZIA NEL SECOLO XVIII<br />

che manifesto; e un regno d i pcchi giorni, rna che<br />

si rinnova ad ogni anno, come Ie foglie sugli alberi;<br />

e un regno chiasscso, pieno di fe iii e, al quale, come<br />

al mare, e detto: sino a i U': e che finisce al tocco di<br />

mezzanotte del martedi grasso; a quel tocco Ie maschere<br />

obbedienti si levano la larva, si spogliano la<br />

veste, e vanno a dormire aspettando che il buon umore<br />

del popolo Ie invili al baccanale dell' anno novello.<br />

I nuovi tempi hanno apparecchiato alle maschere<br />

nuovi onori. Esse <strong>nel</strong> carnevale si danno ora il lusso<br />

di comparire in trono come gli antiehi conquistatori.<br />

Sua Maesta Pantalone, re del buon umore, viene a<br />

consolare i suci popoli circondato da Brighella, Arlecchino<br />

e dal Dettore, una specie di consiglio ristretto,<br />

che pue dare I'idea del potere illuminato. Seguito da<br />

uno state maggiore di caricature e di pagliacci, con<br />

molta serieta recita al pubblico colto ed incolto che<br />

gli si affolla dintorne, non dire un discorso politico,<br />

rna la sua Panla/ona/a.<br />

Povero Magnifico 1 In mezzo a tante vicende e<br />

rimasto qual era, una maschera. Egli e stato spettatore<br />

di molte grandezze e di melte miserie; ha vissuto<br />

ai bei tempi della Serenissima, onesto mercante,<br />

accontentandosi di sorridere sulla parte comiea della<br />

vita, e di rappresentarla; ha vissuto suI teatro applaudito,<br />

. rna non e mai montato in superbia. Nei giorni<br />

delle rivoluzioni e dei disastri si e ritirato aspettando<br />

che lao bufera passasse, che il sole riapparisse; poi e<br />

ricomparso; e in mezzo a tanti ucmini diventati ma-


)88 CARLO GOLDONI<br />

schere, lui nlaschera, parve piil assennato di molti<br />

grand' uemini. L' arte 10 ha detronizzate; caratteri<br />

umani hanno pigliato il posto delle maschere, rna <strong>nel</strong>la<br />

:;teria del teatro esse non rnorranno. II buon popolo<br />

<strong>venezia</strong>no ha voluto rncstrare la sua affezione al vecchio<br />

Pantalone, e non potendo rirnetterlo sulla seen a,<br />

Ie ha innaIzato <strong>nel</strong> carnevale all' onore del trionfo.<br />

Regni pure fra Ie sue pompe di carta, fra Ie dcrature<br />

pcsticcie e i veli colorati del suo baldacchino, nessuno<br />

fara una riveluzione per trascinarlo aHa ghigliottina.<br />

Il suo c un regno di piccole follie; egli e it pili<br />

umano dei potenti; Ie imposte che dimanda sone pagate<br />

volentariamente e Ie spese della sua lista civile<br />

nen perturbano Ie finanze del gaio po pol" che 10 riccnosce<br />

a principe. Egli non ha Inai condannato a<br />

morte nessuno; fu un abolizionista dell' avvenire; non<br />

ha mai dichiaratc guerre; sarebbe l'ideale non del<br />

.Machiavelli, rna di Bernardino di Saint-Pierre; anzi<br />

meglio ancora, giaeche piil che pace universale Pantalone<br />

vuole l' aUegria universale. Le sue grazie sene<br />

Ie buone parole e i confetti; mercante 0 re, suI palcescenico<br />

0 in piazza, e sempre il buon Pantalcne.


Icy.> CARLO GOLDONI<br />

plesso, chi ci ha superato <strong>nel</strong> numerc e <strong>nel</strong>la qualita<br />

degli autori? E furono i nostri ncn auteri di mestiere,<br />

assoldati, rna di libera elezicne. Pochi in vero sono i<br />

letterati, che ncn abbiano dato un qualche componimento<br />

teatrale, mostrando cosi che cgnuno vcleva<br />

tentar la sua prc\'a e portare a questo cdifizic, passi<br />

pure la Crase comune, la sua pictra. E se ai lctterati<br />

veri aggiungiamo tutti gli abbozzatcri di dramnli, ccmmedie<br />

c farse da recitarsi all' imprcvviso; se vi aggiungiamo<br />

tutto il contributo delle maschere e degli<br />

aUori, i quali <strong>nel</strong>la ccmmedia improvvisa spiegarono<br />

tanto talento, qualc immenso lavero e quale ricchezza!<br />

Lavoro e curnulo d'idee e di ccse in gran parte stravagante<br />

e farragincso, rna pur mirabile.<br />

E in nessun altro paese gli spettaccli teatrali,<br />

tranne che Ie Sacre rappresentazicni, ebbero tanta<br />

voga c tanto sfarzo, come presso nei. Anche al di<br />

fuori, e vero, e specialmcnte in Francia, il teatre tro\'o<br />

larghi favori da re, principi, ncbili, ministri, rna anche<br />

il favcre della Corte francese fu in parte opera di<br />

protettori italiani, quali fureno Caterina e l\-laria de'<br />

Medici e il Mazarino, che cercarono e scstcnnero scrittori<br />

italiani. E tra i nostri poeti troviamo alle Corti<br />

straniere il Relli a Londra; 10 Stampiglia, il Pariati,<br />

10 Zeno a Vienna; il Rinuccini, poi il Gcldoni, a Parigi.<br />

Tutto questa movimento, tutti questi fatti, e questa<br />

seric d'idee e di tentativi, se fureno a Carlo Gcldoni<br />

in parte d' ajuto a riuscir grande c nuovc, gli<br />

furono, eben piu, d'imbarazzo. Egli si trovo infatti


E VENEZIA N'EL 5ECOLO XVIII<br />

in un campo sfruttato e pesto; giacche crano state<br />

tentate Ie commedie di carattere e d' intrigo; tentati<br />

il dramma e la tragedia; il melodramma serio e giocoso;<br />

la farsa, gl'intermezzi c Ia commedia dell'arte;<br />

e tutto questo spiega e anche giustifica Ie incertezze<br />

del Goldoni, spinto or verso la commedia scritta, or<br />

verso I' improvvisa; oscillante fra la tragedia c l'intermezzo,<br />

fra la prosa e il verso, fra 10 studio dei caratteri<br />

e quello delle maschere, ch'cj detestava; e spiega,<br />

e in parte giustifica, il suo sconforto finche la vera<br />

idea della riforma non gli apparve in tutto il sue<br />

lume e non trovo il vero scopo della sua vita e della<br />

sua arte.<br />

NeI corso di queste pagine io mi sono ingegnatc<br />

di far risaltare chc <strong>nel</strong>la storia del teatro vi sono non<br />

pechi riscontri d'idee. d' accidenti, di ferme fra l' une<br />

c I' altro autore e il Go1:ioni; naturali riscontri, certo<br />

inavvertiti da lui stesso, rna che rnostrano come anche<br />

<strong>nel</strong>l' arte vi sia un'intima cerrispondenza fra ingegni<br />

ed ingegni, fra tempi c tempi Icntani; ccrne la voce<br />

d' oggi sia talvolta I' eco di un' altra voce remota e<br />

l'idea che bella ora splende derivi da una rude e incerta<br />

idea d' altri di, trasformata e perfezionata dalla<br />

provvida opera del tempo edell' uomo. Il Goldoni non<br />

e sorto come per incante, bello e fatto, tutto in un<br />

punto, quasi per virtu di miracolo; egli e un predigio S'l,<br />

rna un prodigio che si spiega; egli ebbe i sud prcgenitori<br />

e i suei precursori. lEse anchc egli non ccnobbe<br />

tutte Ie opere di quelli che Ie precedettero,


lJ6 CARLO GOLDON!<br />

dotto, in quella grande esposizicne di tipi egli trova<br />

queUo che cerca. Vede un vecchio Armeno, un venditore<br />

di frutta secche, di a/JI'9'9i, lacero, deriso,<br />

notissimo. Dagli scherzi popolari trae argomento di<br />

novita comiche, corre a casa, si chiude <strong>nel</strong>la sua<br />

stanza, e subito al tavolo a scrivere e scrive, ,. [Pelte •<br />

.9o/e11': commedia facile, allegra come gli ultimi giorni<br />

di carnevale. 11 concorso del pubblico si raddoppia:<br />

i palchetti salgono a prezzi favolosi, si vuol ridere,<br />

si vuole vedere questa sedicesima commedia. si vuole<br />

assistere al trionfo del poeta; 10 strepito delle ovazioni<br />

e tale che fnori del teatro si crede ad una sollevazione.<br />

L' autore piange, it capocomico ride; strani<br />

effetti della gioja I Gli amici invitano it Goldoni ad<br />

uscir seco lora dal teatro; 10 sforzano, 10 trascinano<br />

al Ridotto ov' e festeggiato da tutti. Egli poteva dirsi<br />

il poeta galantuomo.<br />

La sua salute era affaticata da tanto lavoro, da<br />

tante emozioni, ma egli aveva vinto; aveva confuso i<br />

suoi nemici e poteva ben ripetere che Ie voci maligne<br />

dei suoi avversari • erano soffocate e disperse dal<br />

tumulto dei suoi trionfi 1,:u Rivedendo pero il suo bilancio<br />

trova una grossa partita <strong>nel</strong>l' attivo morale, ma<br />

uno squilibrio <strong>nel</strong>la parteeconomica. II capocomicc<br />

perc) verdl in suo soccorso I - In suo socccrso? L' avaro<br />

Medebac e n <strong>nel</strong> segreto del suo stanzino teatrale.<br />

Egli gongola di gioja e conta e riconta il denaro<br />

guadagnato, ma non pensa a dividerlo col povera<br />

poeta. Egli fa questa monclogo: .11 bravo Gol-


It VENEZIA NEL SECOLO XVJll 217<br />

doni ha gli applausi, gli allori, non basta? Ha la parte<br />

spirituale, la parte piil bella delle spettacolo; che cosa<br />

vuole di piil? La materiale e, e dey' essere, dell'impresario<br />

e la mia pretesa e moderata. N cn e anzi<br />

neppure una pretesa; e un diritto. Se il Goldoni volesse<br />

di piil sarebbe un ingrato contro chi gli ha dato<br />

il modo di passare all'immortalita, un ingrato contro<br />

la fortuna che gli ha fatto conosccre Medebac, il Cesare<br />

dei capo-conlici. Chi 10 ha tolto dagli intrighi<br />

del Foro per Carne un pocta? 10; sono io, che ho avuta<br />

questa ispirazicne. Chi vucle esser grande bisogna<br />

che si accontenti di ncn arricchire. Ditelo vei, imparziali:<br />

it Goldoni, ricco, avrebbe scritto sedici com ..<br />

medie in un anno? Che sedici! neppur una. Lasciamo<br />

i conti; ma se Ii rifacessi sarcbbe lui che dovrebbe<br />

pagar me. Ma vcglio esser genercso; non gli dimandc<br />

la mia parte di gloria; a lui gli applausi e Ie fcste,<br />

a me j quattrini. 10 roi rimctto alIo stesso Goldeni.<br />

Vien qui; preferiresti, 0 bel poeta, il mio povero<br />

guadagno, 0 la gloria di aver fatte sedici commedie<br />

in un anno? Vuoi far baratto? Vuci diventar Medebac?<br />

Scappi? Quel capo ameno va predicando che<br />

I' uomo non vive di gloria; sia pure! .Ma se lui non<br />

10 pub, devo io viver di gloria? 10 che non I' ho mai<br />

cercata? - Egli vuol pubblicarc Ie sue opere? Oh<br />

discorrera prima con me! Le vedremo, Ie vedremo<br />

Cuori del palccscenico senza I' ajuto mio, di madama<br />

mia moglie c di Pantalone, Ie vedremo I Non ho io<br />

comperato il suo manoscrittc? E col manoscritto non


E VENEZIA NEL SECOLO XVlll 219<br />

Jihrajo, un erologio d' ero, una tabacchiera ·pur d' oro,<br />

un vassojo d' argenta con cicccolata e quattro paja<br />

di polsini di prezzo. Forse il Medebac vantava un diritto,<br />

in cuor suo, anche sull' erologio e sulla cieccelata;<br />

e chi sa quante volte nei suci mcnologhi questo<br />

sordido Shylock avra imprecato all' egoismo e all' avarizia<br />

dei pceti teatrali f


.It VENEZIA NEL SECOLO XVIJI<br />

• Bondi Venezia n1ia,<br />

Veneziani zioria,<br />

Bondi, caro campielo,<br />

No diro che ti zii bruto ne belo,<br />

Ze brute ti xe sta, mi me despiaze;<br />

No xe bel quel ch' e bel, rna quel che piaze. »<br />

Alia recita di questa grazieso bozzetto popolare,<br />

scrive l' autere, • i grandi restarono contenti al pari<br />

degli inferiori, avendo io gia assuefatti i miei spettatori<br />

a preferir sempre la semplicita al bello artifizioso;<br />

ed agli sforzi dell'immaginazione l' ingenua natura.» ::I')<br />

La morale della commedia loJ (jJuC'na f.Jmigli.z, parve<br />

un po' pedantesca e i1 Goldoni, piu che una buona<br />

commedla, fece una buona azione della quale meglio<br />

che in teatro ebbe ricompensa dal giudizio dei padri<br />

onesti e delle madri virtuose. Con quella rara mobilita<br />

d' artista ch' egli possedeva in grado eminente, e<br />

talvolta con suo svantaggio, dal Campiel" e dalla !Buona<br />

j-"'miglia passa alIa g}alm4lina {1757J, dramma romanzesco,<br />

e tratta sui serio un' azione imbrogliata di avventure<br />

di viaggio, oi corsari, di rapimenti, di amori<br />

segreti, di schiavi, di serragli, di combattimenti, di<br />

fughe, di amori tramutati in odii e di soavi ricongiungimenti.<br />

E il pubblico assiste attento e applaude<br />

commosso a tante fole.<br />

II Goldoni trasse I'idea di questo inviluppo di<br />

casi veramente strani dalle d."m4Hon; di Madama Du<br />

Boccage, ch' egli conobbe a Venezia e della quale discerre<br />

con mclta ammirazione, ma i posteri fecero<br />

F. Ga!antl J6


i. VEmZIA NEL SB.COLO XVIII 259<br />

utint" '>;8;'0;'" 10 face\'a talora sorridere di tante miserie<br />

e ne trovava il lato comice. Si dava bel tempo,<br />

si divertiva coi Corfesa",: ne studiava i tipi, il frasario.<br />

JOySSU8 ahyssum inllocat i per trovar denaro si ricor-<br />

. reva ad ogni espediente. Egli tento di opporsi a tanto<br />

disastro, ma gli si suscitarono contro Ie coHere della<br />

madre, della cognata, delle sorelle; gli mori in questa<br />

frattempo il padre e i Conti Gozzi non avevano di<br />

che seppellirl0. Il Ma neppur la morte pose pace fra<br />

quegli spiriti irrequieti. Carlo che voleva tentare una<br />

riforma economica in famiglia Cu assalito da parenti<br />

e da ignoti creditori e non sentiva altra voce che questa:<br />

pagate I pagate I EgU tentava di liberarsi dall'incomodo<br />

ronzio, ma era un vero sciame di vespe, Ie<br />

quali 10 invcstivano, 10 punzecchiavano, ed egli vi opponeva<br />

il suo beato istint" r;,io;/8. Democrito gli suggeriva<br />

di non lasciarsi vincere, di resistere, rna egli<br />

si sentiva mezzo vinto. Abbandono la casa, rna i Iitigi<br />

10 seguirono. La famiglia Gozzi ncn sapendo piil<br />

che cosa vendere porto al salumajo Ie carte di famiglia,<br />

e Carlo, a mala pena, pote sottrarre da quella<br />

strage d' innocenti alcuni atti importanti. Le liti<br />

mossegli dalla famiglia 10 trassero ad una disperata<br />

difesa dei proprii interessi, la quale gli rinforzo it<br />

naturale suo spirito cavilloso e accrebbe la sua irritabilitil.<br />

Poi da difensore diventato assalitore riappicco<br />

liti che 10 tennero occupatissimo per ben diciott' annie<br />

E riusci colla sua pertinacia a ricuperare molti beni<br />

di casa perduti e quindi a migliorare Ie condizioni della


CARLO GOLDONI<br />

l' Accademia, come socii, Federico II di Prussia, il<br />

Gran Sultano, il Sofi di Persia e avrebbe notato anche<br />

il Diavolo se qua1cuno si fosse presa la briga di mandargliene<br />

la richiesta, datandola daH'inferno. Questo<br />

melenso era servito d' estate con bevande calde, d'inverno<br />

con gelate; rimava all'improvviso, se cosi bramavano<br />

gli accademici, anche se in vita non aveva<br />

mai messo insieme due versi; si spogliava c, in camicia,<br />

duellava col fioretto fra gli applausi dei socii.<br />

E questi spassi erano richiamo alIa gioventu che si<br />

ascriveva all' Accademia, la quale ave va per emblema<br />

un gufo che portava in un artiglio .... cosa che il<br />

tacere e bello. II nome di graM/lesc"'- 0 grane//"ni derivava<br />

in via diritta dalr emblema.'7<br />

In mezzo a queste farse si leggevano lavori in<br />

prosa e in verso e si discuteva di lettere.<br />

Anche Gaspare Gozzi parla dell' crigine di quest'<br />

Accademia in una sua lettera e amenissime sono<br />

Ie C-'-c4late ch' egli, come socio, recitava dinanzi ai suoi<br />

allegri colleghi.<br />

L' Accademia dei Gra<strong>nel</strong>leschi contava fra i suci<br />

piiJ illustri i due fratelli Gozzi, il Baretti, Marco Forcel.<br />

1 ini, Natale Dalle Lasle, il De Luca, I' Abate Giuseppe<br />

Manzoni, e, fra i nobili, Giuseppe e Daniele Farsetti,<br />

Sebastiano CroUa, Paolo Balbi, Nicolo Tron e molti<br />

altri. 11 grosse del corpo Accademico era composto<br />

di ricchi che facevano i letterati 0 per sollazzo 0 per<br />

moda 0 per fasto; d' ingegni mediocri, che cercavano<br />

<strong>nel</strong>l' associazione rinforzo, col motte: virihus un;t;s i di


!. VES-EZIA HEL SECOLO XVl11 265<br />

che intitolo la Tartana aegli i'!fluss; pr1r I' an no !Jise8tiJ"<br />

1757. Prese a motto del suo libro alcuni versi del<br />

Burchiello; I' cpuscolo piacque ai Gra<strong>nel</strong>leschi e il<br />

Gozzi 10 dedico al patrizio Daniele F arsetti, che 10<br />

fece pubblicare a Parigi e diffondere con grande yoga<br />

a Venezia. II Gozzi dice che 10 scrisse per passatempo<br />

e, con molta modestia, per esempio di stile t<br />

11 Goldoni· gli rispose con alcune terzine e sfidando<br />

il Gozzi diceva:<br />

«Ho veduto stampata una rFart.Jna<br />

Piena di versi rancidi, sciapiti,<br />

Versi da spaventare una befana;<br />

Versi dal saggio imitator conditi<br />

Col sale acuto della maldicenza,<br />

Piena di falsi sentimenti arditi;<br />

Ma conceder si pub questa licenza<br />

A chi in collera va colla fortuna,<br />

Che per lui non ha molta compiacenza.<br />

Chi dice mal senza ragione alcuna,<br />

Chi non prova gli assunti e gli argomenti<br />

Fa come il can che abbaja alla luna. :10<br />

[La '¥.zrt.:zna ebbe elogi a Firenze dal Lami, direttore<br />

di un giornale letterario, e dal Padre Calogera<br />

che pubblicava in quel tempo it giornalr1 ae; letterat,:<br />

specialmente per avere il Gozzi commiserata la decadenza<br />

della lingua. Nella rFarlana volle imitare, com'egli<br />

dice, i pceti Toscani e specialmente il Pulci.<br />

La sat ira piacque. Alcuni giovani se ne invaghirono<br />

e il Gozzi Ii fece ascrivere all' Accademia dei


E VENEZIA NEL SECOLO XVIII<br />

csservazioni e, ncn cstante Ie querele del Gratarol,<br />

ne fu lasciata libera la recita: anzi fu detto al Gozzi :<br />

• Solleciti la rappresentazione... il Magistrato ncn<br />

Calla 1. - Fu infatti recitata la commedia al teatro<br />

S. Salvatore <strong>nel</strong>la sera del 10 Gennajo 1777. II teatro<br />

era affollatissimo; i palchetti erano stati venduti<br />

ad un prezzo altissimo. Il Gozzi fingeva meravigliarsi<br />

della causa di tanto concorso e mostrava anzi d' esserne<br />

adirato. La mcglie del Gratarol diceva con una<br />

certa compiacenza d'esser venuta per vedere il marito<br />

sulla scena; il Gratarol, sfidando I' autore e il pubblico,<br />

se ne stava con una sua bella in un palchetto.<br />

Le parti che il Gozzi aveva stabilite furonc scambiate<br />

dagli attori per cui, con sua meraviglia, vide ccmparire<br />

a sostenere la parte di Adone un comico, che <strong>nel</strong>la<br />

statura e nei capelli somigliava al Gratarol, e per<br />

rendere piu completa I'illusione 10 imitava <strong>nel</strong>la pettinatura,<br />

<strong>nel</strong> colore e <strong>nel</strong> tagH" dei vestiti, nei gesti,<br />

<strong>nel</strong> passo. - La satira fu applauditissima , tranne aHa<br />

fine in cui gli applausi si alternarono coi fischi. Dopo<br />

la prima recita I' autore mutilo in parte il dramma,<br />

rna ormai <strong>nel</strong> giudizio del pubblico Adone e it Gratarol<br />

erano la stessa persona. Lo stratagemma della Ricci,<br />

concordato col Gratarol, di fingersi caduta da una scala<br />

al momento di recarsi alia recita, per impedire Ie ulteriori<br />

rappresentazioni, fu causa di nuovi rumori in teatro<br />

e di nuove dicerie in citta; invano il marito della Ricci<br />

riconfermava sui palco scenico la caduta della moglie ;<br />

i1 pubblico era incrcdulo; il chiasso era al semmo.


It VE!l:EZIA SEL SECOLO XVIII 293<br />

Ii dono lore con raro disinteresse c per ispirito d'indipendenza.<br />

- • Apollo guardi, egli diceva, un poeta<br />

dal ridursi a scrivere prezzolato per una truppa dei<br />

nostri cornici. Ncn v' e forzato alia galera piil schiavo<br />

di lui. Non v' e facchino che porti il peso ch' egli porta<br />

e non vi e asino che soffra rnaggiori punzecchiature<br />

e villanie grossolane di lui se la sua drarnrnatica non<br />

ha fatto divenire fanatico un popolo ed affollare un<br />

teatro.» 47<br />

Dell' arte non istudio i segreti e quindi non Ii conobbe;<br />

accarezzo, piil che tutto I' effetto e l' ottenne;<br />

volle il successc e I' ebbc; rna egli e piil un abbozzatore<br />

che un valente pittore. Confusa e rnanchevolc<br />

e la sua coltura; non ebbe il senso della forma, quel<br />

gusto che si perfeziona, avendolo, rna non 10 si crea<br />

mancandene; per cui il suo stile e piil notarile che<br />

letterario; <strong>nel</strong>la vita Carlo Gozzi era troppe taciturno :<br />

negli scritti invece treppe parolaje; invento vecabcli,<br />

ne adopero d' impreprii; gonfio iperbeli e frasi che<br />

sornigliane a palloni a vente; questo delle stile fu il<br />

suo maggior difetto come letterato. e per esso cadde<br />

in tanto oblio; il suo stile rararnente splende per belle<br />

irnmagini, per 8crnplicita e freschezza; a1cuni brani<br />

pero delle sue fgi.zhe valgono piil delle sue prose scritte<br />

a dispetto del buon gusto. Avvezzo a vivere fra maghi<br />

e mostri si forma un' arte cabalistica e mestruosa<br />

piil adatta ai suoi matti erci che ad un pubblico<br />

colto ed umano. La sua arte fu una specie di coreografia.


CAR.LO GOLDON}<br />

Carlo Gozzi parla di se con una apparente noncuranza<br />

che e vaniUl; rna di do non gli faro colpa;<br />

era un artista. Egli disegna a brevi tocchi il suo ritratto,<br />

parla delle sue abitudini, dei suoi gusti con<br />

civetteria. • La rnia statura e grande e rn' avvedo di<br />

questa grandezza dal rnolto panno che occerre nei<br />

miei tabarri e da parecchi colpi ch'io do aHa testa<br />

<strong>nel</strong>l' entrare in qualche stanza che abbia I' uscio non<br />

troppo alto. Ho la fortuna di non essere ne scrignuto,<br />

ne zoppo, ne cieco, ne guercio; dico che ho la fortuna,<br />

tuttoche se anche avessi l' uno 0 I' altro, 0 tutti<br />

questi difetti, Ii porte rei con quella stessa ilarita in<br />

Venezia, colla quale Scarron ha portate Ie sue imperfezioni<br />

a Parigi.»<br />

Ebbe amici pochi, perche l' amicizia gli pareva<br />

un alto dovere; e fu come il Berni<br />

• Degli amici amator miracoloso .•<br />

Confessa d' essere state irascibile, rna la flernma<br />

vinceva, dic' egli, gli sdegni passeggeri; pero i suoi<br />

scriUi e gli atti della sua vita mostrano che gli sdegni<br />

vinsero la flernma. Rideva degli uornini; tuttavia<br />

malgrado di tutte Ie sue debolezze morali aveva<br />

un' alta idea dell' uomo, ne si avvili mai «a considerarsi<br />

ne letame, ne fango, ne un cane, ne un porco<br />

come si degnano di considerarsi gli spiriti forti.» 4 8<br />

Lasciava al suo sarto la responsabilita di vestirlo<br />

alia moda. Nella capigliatura era un ostinato conservatore,<br />

giacche dal17J5 a11780 non velie che gli fesse<br />

sviato un capello malgrado dei comandi e dei ca-


ha la bencfolenza del Goldoni, ma neppurl! I' aria di<br />

un uomo burbero com' egli era. L' occhio ha un<br />

lume di dolcezza; ampia la fronte; naso e bvcca piuttosto<br />

grandi; grosso il labbro inferiore. Le linee del<br />

volto non sono delicate, ma intelligcnti; i l ritratto e<br />

d' uomo piu simpatico che non apparisca dalle sue<br />

op\!rc; certo Ie abitudini e Ie circostanze della vita<br />

alterarono il suo spirito che la natura aveva fatto piu<br />

buono che cattivo.


CARLO GOLDONI<br />

sarii, si riducesse univcrsalmente a intendere c a<br />

godere Ie sole cpere colte e sublimi, e a disprezzare<br />

e ad abbandonare Ie capricciosamente facete e seffiplici<br />

e intelligibili a ciascheduno, aHora sara, ehe i<br />

principi dovranno temere ehe i lore popoli sieno stati<br />

piil corrotti ehe edueati, ed avranno maggior neeessita<br />

d'invigilare sulla direzione di quelli.. - Cosi il<br />

Gozzi.<br />

Qui si vede non solo I' artist a che ha smarrita la<br />

diritta via, rna I' uomo ehe ha intorbidata la mente<br />

da pericoli immaginarii. Come mai Ie opere colte e<br />

sublirni possano essere fonte di corruzione non 10 si<br />

intende. Egli fa. l' elogio delle semplici opere capricciosamente<br />

facete, e sta bene; rna la sua teoria e<br />

smentita da tutta la sua vita, da tutti i suoi Iavori.<br />

Egli diee una cosa e ne fa un' altra. Proclama la semplicita<br />

come principio d' arte e, piil che d'arte, di moralita,<br />

e sarebbe <strong>nel</strong> vero; rna <strong>nel</strong>lo stesso punto<br />

eornbatte il Goldoni, I'ingegno pill sernplice e piil<br />

onesto che abbia seritto rnai pel teatro, e da l' esempio<br />

delle sue rgiahe, ehe sono la negazione della semplicita<br />

e del vero, scritte con fine di polemica poco<br />

onesta e che non percio so no modello di moralita.<br />

Carlo Gozzi, come aItre volte, si rnanifesta tutt' altro<br />

che poeta di liberi sensi, e non potendo vincere coll'arte<br />

ricorre talora a principii di politica, come quando<br />

invelenito col Milizia, perche si era scagliato contra<br />

Ie facezie popolari del teatro, gli scappa la bestemmia<br />

che insierne cen certi libri, e allude ad un'opera sui


CARLO GOLDONI<br />

stri inanimati c mance ai grandi intendimenti del<br />

vero po eta.<br />

II meraviglioso, i1 fantasticc, il misterioso sone<br />

elementi d'arte, dei quali perc il peeta deve usare con<br />

quell'attenta sapienza con cui il medico adopera neUe<br />

cure i veleni. Ma il Gczzi non ebbe il senso dei rimedi<br />

eroici che usava, Ii tratto senza misura e senza<br />

coscienza, Ii adopero ridendo come un fanciullo, e fini<br />

ad avvelenare se e il buon pubblicc. E anche quando<br />

si propose di commuover con fatti crudeli 0 pietosi non<br />

raggiunse il suo scopo, perc he manco a lui pel prime<br />

quella commozione vera, profonda, che e necessaria<br />

ad un peeta per destarla in chi 10 legge 0 l' ascolta.<br />

Le apparizioni di Banco, quella del padre di Amleto,<br />

oltre che in corrispondenza colle credenze dei tempi in<br />

cui 10 Shakespeare pone I'azione di quei suoi drammi,<br />

sono <strong>nel</strong>la natura stessa della leggenda, <strong>nel</strong>la natura<br />

dei caratteri che agiscono e in armenia cei sentimenti<br />

dei personaggi stessi, colle situazioni drammatiche<br />

in cui l'apparizione succede. II pubblico condetto dal<br />

poeta stesso, quasi aspetta quelle apparizioni, per cui<br />

esse gli si presentano naturali e quindi efficaci; cosi<br />

non accade mai nei laveri del Gozzi, ove sono continue,<br />

puerili, strane fino al ridicolo, non volute da alcuna<br />

ragione drammatica, non aspettate, non logiche. Anche<br />

il deforme, anche l'orrido possono essere elementi<br />

d'arte; ma trattati con sapienza e come mezzi, come<br />

forme di contrasto artistico c di effetto morale, non gill<br />

per se stessi unicamente. Come dice Ignazio Ciampi<br />


3)0 CARLO GOLDONI<br />

Carlo Gczzi non tratto I' arte come un' arma per<br />

far trionfare piuttosto una che altra idea politica<br />

o socia Ie ; scrisse com' egli confessa per capriccio e<br />

per ostinazicne. Egli e un retrivo come ucmo, e 10<br />

diventa come artista oppcnendosi alia riforma <strong>goldoni</strong>ana,<br />

rna tutto questa 10 fa per proprio conto senza<br />

badare a cio che pensassero l' aristccrazia e iI governo.<br />

Egli, come ho riccrdato, ha messo anche in<br />

mala vista il Goldoni perche rappresentava virtuoso<br />

il popolo, e viziosa la nobilta, c fu bassa accusa. anzi<br />

quasi denunzia, rna non opera di sistema politicC',<br />

non accordo tra gcverno e poeta.<br />

II Gozzi ebbe per se, e vero, la ncbilta, rna perc he<br />

egli stesso vi apparteneva e aveva <strong>nel</strong>l' alta cIasse<br />

parentele ed amici, perche la novita delle fiabe allettava<br />

il mondo elegante, perc he la polemica desta<br />

sempre curiosita, perche colle sue futtucchierie egli<br />

era diventato di moda. Ma si puo dire che Ie sue<br />

idee fossero queUe del governo, e chc fosse scstenuto<br />

e applaudito da questa perche non toccava la religione<br />

dominante, la mcrale d' uso, Ie leggi • perche<br />

divertiva e distraeva iI popolo con fiabe innocenti<br />

senza insinuargli iI veleno di novita pericolose e di<br />

doUrine sovversive ? i Prima di lui dallo stesso pubblico<br />

non era stato applaudito iI Chiari, che aveva portato<br />

sulla scena i costumi francesi e aveva imbandito<br />

nei romanzi e nei drammi una morale poco pudibenda?<br />

E non era state applaudito iI Goldoni stesso fa<br />

Ncn furono anzi gli applausi dati al Goldcni che mcs-


CARLO GOLDONI<br />

che colui, il quale sciogliesse tre enigmi. Molti s' crano<br />

presentati al curioso torn eo, rna nessuno era<br />

riuscito vincitore; in pena dell' ardimento essi avevano<br />

perduto la vita, e Ie lore teste si vedevano infisse .<br />

sopra Ie aste. Calaf vede il rilratto della bella Turandot,<br />

se ne innarnora alla follia e vuole tentare la fertuna;<br />

nessun prego 10 distoglie.<br />

Atto II. - La Corte aspetta di giudicare Ie risposte<br />

di Calaf. Truffaldino e Brighella parlano del<br />

nuovo pretendente. Accempagnato da una marcia di<br />

tamburelli arriva il vecchio Altoum con otto dottori;<br />

l'Irnperatore, Pantalone e Tartaglia tentano dissuadere<br />

il giovane dal cimento, ma egli e irrernovibile.<br />

Viene l' altera Turandot; essa e scossa dall' aspetto<br />

di Calaf, rna resiste e diventa pili che mai imperiosa.<br />

Fra il suo seguito vi e un' altra bella, una schiava, la<br />

povera Adelma, non morta come n' era cersa la fama,<br />

ma prigioniera. Essa riconosce il principe e, amandolo,<br />

e in grande trepidazione. Turandot sconsiglia<br />

il principe dalla difficile impresa, ma rimanendone<br />

fermo, ella gli propene il primo quesito:<br />

«Dimmi stranier: chi e la creatura<br />

D' ogni Citta, d' ogni Castello e Terra,<br />

Per ogni loco ed e sernpre sicura,<br />

Fra gli sconfitti e fra i vincenti in guerra?<br />

Nctissima ad ogn' uomo e sua figura,<br />

Ch' ella e amica di tutti in sulla terra.<br />

Chi eguagliarla volesse e in gran follia<br />

Tu l' hai presente e ncn saprai chi sia .• 13


CARLO GOLDONI<br />

di pescatcri In costume. Nell'iscla di S. Giorgio dcveva<br />

essere imbandito un sontucso banchetto e con<br />

una fantasmagoria, conle quelJe delle fiabe di Carlo<br />

Gozzi, la sccna incantata dove va sparire per lasciare<br />

10 spazio a gondole, barche, barchette illuminate. Nel<br />

secondo suo viaggio <strong>nel</strong> maggio 1775 fatto coi fratelli<br />

Arciduchi assistette alia celebre Fiera dell' Ascensione<br />

e alia regata. 7<br />

Venezia fu visitata <strong>nel</strong> 15 maggio 1782 da Pio VI<br />

reduce da Vienna, ove si era recato inutilmente per<br />

ridurre a nuovi consigli Giuseppe II, e <strong>nel</strong>le onoranze<br />

e <strong>nel</strong>la solennita della pubblica benedizione data dal<br />

Pontefice al popolo, Venezia mostro, come <strong>nel</strong>le feste<br />

civili, il suo sfarzo. R<br />

Splendidc furono <strong>nel</strong>la stcsso anne Ie feste in onore<br />

del Granduca ereditario Paolo di Russia c della moglie<br />

Teodorowna, col titolo di Conti del Nord. E . curiosi<br />

particclari ne abbiamo dalle lettere di Luigi Ballarini<br />

a Daniele Dolfin, ambasciatore di Venezia a Parigi, Q<br />

oltre aIle notizie di Giustiniana \Vynne di Rcsenbergh.<br />

Per un pranzo dato al Casinc filarmonico ed una<br />

eena in teatro, furono disposti .80 camerieri, con abito<br />

bleu con piccolo galon d' oro, tutti uniformi; e dodici<br />

staffieri con livree da gala, acquistate dal Procuratcr<br />

Pesaro. Sei maestri di easa e eento trcntadue uomini<br />

da cucina eompresi i cuochi d' ogni sorte; eaffettieri<br />

senza finc, credenzieri e altre persone .•<br />

Fra i molti, due spettacoli grandiosi furono dati<br />

in lore on ore, una festa da ballo al teatro e la caccia


CARLO GOLDONI<br />

deva col Casino filarmonico. E dalla parte opposta<br />

agli stendardi I' elittica era chi usa da un arco trion­<br />

Cale. II 11 selciato della gran piazza coperto tutto di<br />

un tavolate ricopcrto di sabbia; otto crchestre disposte<br />

atterno all' anfiteatrc ... rna lasciamo la parola<br />

al corrispondente del Dolfin e nci assistiamo a110 spettacolo<br />

ch' egli ci descrive: •... entrarono dall'arco con<br />

ordine militare quaranta uomini vestiti alia spagnola,<br />

bleu e rosso gallonati in argento e Ii precedcvano<br />

otto capi caccia vestiti alia francese con abito verde<br />

e giallo, similissimi a quelli che scrvirono <strong>nel</strong> ballo<br />

di Enrico quarto. Indi s' avanzo un carro trionfale<br />

conducente Cerere cd ornate con tutte Ie allusicni<br />

all' agricoltura, tirato da q uattro bovi, preceduti da<br />

altri quattro, tutti adcrni allusivamente al carro, it<br />

quale era seguitato da venti tori, tenuti da oUanta<br />

uomini, tutti vestiti uniformemente da villici cen·<br />

abiti elegantissimi e affatto teatrali che univano la<br />

vista pill aggradevcle. Continuo iI secondo carro<br />

rappresentante iI Die Pane con tutte Ie insegne pastorali,<br />

cen tutti Ii assistenti e seguite da altri venti<br />

tori. Questo vestiario fu celeste e biance cen Ie indicazioni<br />

dei pastori, il tutto cembinate con leggiadria<br />

ed eleganza. Susseguito il terzo carro rappresentante<br />

Pallade e Mercurio e adornato di tutte Ie arti col<br />

seguito di altri venti tori sempre custoditi da altrettanti<br />

ottanta uomini vestiti in relazione del carro<br />

trionfale che seguivano. Continuava il quarto, che<br />

dimostrava il Commercic e conduceva varie persone


K VENEZIA N&L SECOLO XVIII 3.J5<br />

al Bucintoro tre grandi barche dorate, a servizio del<br />

Doge; seguivano Ie gondole del Nunzio pontificio, del<br />

Patriarca, degli Ambasciatori; indi sei galee, pur dorate<br />

e dipinte, con truppa e bande musicali; pci altri<br />

dodici legni, tre galeazze e navigli e bare he con altra<br />

truppa e musiche; Ie peote della Comunita, del 00gada<br />

e una folia di gondole, di barche e barchette<br />

adorne a festa e suoni ed evviva fra Ie salve d' artiglieria.<br />

A Sant' Andrea del Lido il Doge compiva la<br />

cerimonia dell' a<strong>nel</strong>lo e ascoltava la messa, poi ritornava<br />

a Venezia; indi <strong>nel</strong> palazzo Ducale grande banchetto<br />

e dopo il pranzo il "fresco] (corsa di barche) <strong>nel</strong><br />

canale della Giudecca, e al Lido e <strong>nel</strong>le isolette della<br />

laguna divertimenti popolari. La festa della Gens.J<br />

inaugurava <strong>nel</strong>la piazza di S. Marco i"a famosa Fiera.<br />

per la quale s'innalzava un edifizio architettonico in<br />

legno, con colonne ed archi, di forma elittica, con<br />

eleganti botteghe all'interno e all' esterno. Era un<br />

ritrovo di commercio, di brio, di curiosita; un accorrere<br />

d' ogni classe socihle di cittadini e di forestieri.<br />

Lc maschere rallegravano Ia ,Fiera che durava per<br />

quindici giorni e aHa sera il recinto era sfolgorante<br />

di lumi. 'f '<br />

Oltre a queste vi erano Ie feste storiche, e certo<br />

nessuna citta n'ebbe tante e cosi splendide come<br />

Venezia. Dalla festa per la fon.:la;,..me aella ci/t;" che<br />

si celebrava <strong>nel</strong> Marzo, a quella per la conquista<br />

della Morea, ogni storice avvenimento era ricordato<br />

o con pubblici spettacoli, 0 con riti religiosi. f7


E VENEZIA NEL SECOLO XVIII<br />

suo patriziatc e quella turpissima della Corte di<br />

Francia?<br />

A Venezia vi fu <strong>nel</strong>la seconda meta del <strong>secolo</strong><br />

scerso la colta e prepotente Caterina Dolfin Tron<br />

ch' ebbe impero sull' animo del marito, Procuratore<br />

di San Marco, e d'altri uomini di Stato e fu anima<br />

e centro di lotte e d'intrighi, ma non fu una cortigiana<br />

comperata che dominasse colle lusinghe principi<br />

e ministri, e regolasse col sorriso e coi dispetti<br />

la politica del suo paese. Neppur volendolo l' avrebbe<br />

potuto. Nella vita politica <strong>venezia</strong>na dell' ultimo <strong>secolo</strong><br />

la donna, piil che <strong>nel</strong>le alte faccende di Stato,<br />

aveva mane nei piccoli brogli, <strong>nel</strong>le elezioni, <strong>nel</strong>le<br />

nemine; era un mezzo di favori e di ricompense, piil<br />

che di agitazione e di corruttela politica.<br />

Sulla Tron corsero sconci epigrammi e, mentre<br />

tanti gloriosi ricordi della Repubblica si spensero <strong>nel</strong>la<br />

labile memoria dei posteri, rimasero vive Ie oltraggiose<br />

parole di anonimi satirici dirette a quella gentildonna.<br />

Caterina Tron ebbe certo Ie sue colpe, ma<br />

credo sia stata miglicre della sua fama, ne ella pub<br />

cssere confusa con Cecilia Tron sua cognata, arnica,<br />

per non dire amante, del Cagliostro. Caterina, nata<br />

di nobile, rna non ricca famiglia, ebbe una saggia ed<br />

elevata educazione che accompagnata dal talento, dal<br />

brio, dalla bellezza, e in seguito dalle ricchezze, fecero<br />

di lei un' eroina della moda. Moglie da prima di Marcantonio<br />

Tiepolo, ch' ella aveva sposato, piil che per<br />

amore, per vclont3 dei parenti e per uscir dal con-


CARLO GOLDOSI<br />

• AlIa citta de Tiranni<br />

Dio ha manda tanti Menui de<br />

Formenti pieni i Graneri, Yin<br />

abastanza e tutto redutto in Carestia,<br />

Benedetta I' anima del Dose Silvestro<br />

Valier. Maladetta 1a Vostra<br />

e de vostri fioli.<br />

La Giustizia de Dio fulmini<br />

i vostri Graneri e Ie Vostrc Caneve .•<br />

Ma ritorniamo alIa magnificenza del costume <strong>venezia</strong>no.<br />

I palazzi patrizi crano reggie. Dagli atrii ornati<br />

di trofei, dalle scale spaziosc e deccrate agli appartamenti<br />

ricchi di arazzi, di quadri, di statue, d'intagli.<br />

di specchi di Murano, di mobiglie dipinte e dorate.<br />

di decorazioni capricciose, tutto era ricchezza che,<br />

per sovrabbcndanza, riusciva talora anche goffa. E ori<br />

c argenti e avorii e porcellane adornavano e arricchivano<br />

Ie mense e i festini. 31<br />

E in tutto la Moda spiegava i piu strani e costcsi<br />

capriccio Sino dal secclo XVI anchc Ie gondolc servivano<br />

a sfoggio di Iusso: e rasi, drappi, trine, stemmi,<br />

fiocchi, dcrature, fregi" {anali, e gondclieri in fcggic<br />

sfarzose avevano mutato carattere aHa svelta, semplice<br />

e melanconica barchetta, finche la legge prescrisse<br />

il panno nero e un modesto costume ai gondolieri.<br />

Tenevano molti patrizi, oltre i loro Palazzi, <strong>nel</strong>l(!<br />

vicinanze della Piazza piccoli appartamenti per disbrigc<br />

d' affari, per comodita ed anche per particolari


E VENEZIA NEL SECOLO XVIII<br />

Tra figli e genitori mancava quel vivo amorc chc<br />

ha bisogno della confidenza, della calda paroIa, del<br />

frequente contatto. I maschi crano piu cari che Ie<br />

femmine; il primogenito era il prediletto come eredc<br />

del nome e delle tradizioni del casate. I nobili vcnivane<br />

educati <strong>nel</strong>l' Accademia della Giudecca, <strong>nel</strong> Collegio<br />

di S. Marco a Padcva, a S. Cipriano di Murano<br />

e poi fuod del dominio Veneto e compivano la loro<br />

educazione presso alcune speciali accademie <strong>venezia</strong>ne;<br />

<strong>nel</strong>le magistrature acquistavano quella pratica<br />

degli affari, quell' arte politica alIa qua Ie eran gilt iniziati<br />

sin dalla giovinezza dall' esempio dei grandi uomini.<br />

Per non isperperarc il patrimonio delle famiglie<br />

si favoriva I' entrata delle donne nei monasteri; alcune<br />

vi si rinchiudevano con solenne professione, altre non<br />

facevano voto di RegoIa, ma Ie prime e Ie seconde.<br />

erano sottomesse ad un giogo al quale il lore spirito<br />

si ribellava. Proven iva da questo che i Conventi non<br />

erano piu rifugio di anime accorate e contemplative,<br />

Ie quali nei silenzi del chiostro e <strong>nel</strong> sacrifizio cercassero<br />

asilo dalle tempeste del mondo e rimedio a<br />

profondi dolori, ma fcrzato domicilio e condanna ail'<br />

anima e at corpo giovani, e bisognosi di libera vita.<br />

Di qui i monasteri, specialmente quelli che non erano<br />

di RegoIa, tramutati in convegni cleganti; e gelosie<br />

e capricci e amori c passioni impctuose e torbide.<br />

Ne poteva essere altrimenti; mentrc al di fuori la vita<br />

era lieta e spensierata e i padri e Ie madri la spendevana<br />

in veglie e teatri, si poteva sperare che nei


E VB.="lEZIA NEL SItCOLO XVIII J67<br />

rna quale e il ree che ncn trcvi un avvccatc? La legge<br />

stessa glielo accorda e lei stessa talvolta glie10 provvede;<br />

tutt' e che 1a giuria della pubblica cpinicne 10<br />

assolva. Nacque in Venezia <strong>nel</strong> 1725 da genitori<br />

commedianti; il Goldcni ricerda fra Ie attrici della<br />

Ccmpagnia Imer c una vedcva bellissima e di somma<br />

abilita chiamata Zanetta Casanova, che recitava Ie<br />

parti di giovane amorosa <strong>nel</strong>la ccmmedia .• 4() Era<br />

questa la madre del celebre avventuriere, la qua1e<br />

senza conoscere, come un'altra attrice sua compagna,<br />

e come Imer, una ncta di musica, pure negli rInt"rme;:;,:<br />

«rendeva contento il pubbJico perche aveV3, a1<br />

par degli altri due, gusto, crecchio delicate, esecuzione<br />

perfetta .•<br />

Giacomo Casanova, per divieto dei genitori, non<br />

fu ccmrnediante, rna recito se ncn sulla scena, sui<br />

gran teatro del mcndo mclte parti; come il chierico,<br />

it letteratc, il filosofo, I' enciclopedico, I' umanitario,<br />

I' amantc cercato, il libertino, il gran signore col denaro<br />

altrui, il giuocatcrc, il scldato, it bibliotecario,<br />

il maestro, il .cabalista, il prigioniero, il fuggiasco, 1a<br />

spia. Qualcllno vi ha aggiunto anchc illadro, rna mancano<br />

Ie prove e Ia giuria 10. assolve. Coi fatti e cogli<br />

scritti mostro manifestamente due ccse; che gli mancava<br />

il carattere e che ave va un grande talento. 11<br />

Casanova aggiunse al suo modesto cognome il titolo<br />

ae S,J;'!9.Jlt. nobilta trovata <strong>nel</strong> gran guardaroba delle<br />

sue imposture. Il Fulin con sottili ricerche e giunto<br />

a mostrar inverosimili alcune cose asserite dal Casa-


3i4<br />

CARLO GOLDONl<br />

questo sfoggio fosse stato espressione di gicja vera,<br />

e il bambino fosse stato salutato come un nobile erede<br />

della casa, come il frutto dell' amore e il futuro conforto<br />

della vecchiaja; ma la festa non era che una<br />

occasione di mostrar pompa. I genilori si occupavano<br />

poco della educazione dei figli non primogeniti, lasciati<br />

aIle fanti ed ai famigli<br />

• Malcreati, idlcti e spesso brutti<br />

D'ogni magagna e d' ogni vizio infami .... 6<br />

Gli Sponsali mettevano non la casa, rna il parentado<br />

c direi I' aristocrazia tutta in movimento. Visite,<br />

ricevimenti sontuosi, cerimonie caratteristiche, e balli<br />

con uno sfarzo principesco. 1 '<br />

Ne minor pompa si spiegava nei funerali dei patrizi.<br />

Se poi moriva un Doge 0 un alto Magistrato la<br />

funzione diventava uno spettacolo al quale assisteva<br />

dalJe case, dalle vie, una ressa di gente che pareva<br />

desiderasse la morte di un grande dignitario per godere<br />

una scena teatrale di piu.<br />

Mettiamoci era tra la folia e vediamo piil da vicino<br />

anche it popolo, quel popolo che servl tanto di<br />

modello al nostro Goldoni.<br />

Le antiche differenze sociali eran venute scemando<br />

col tempo, tanto che un patrizio, Carlo Contarini se<br />

ne lamentava in un suo discorso politico. Anche fra<br />

i mercanti e fra gli operai la vita scorreva, piu che<br />

prima libera e spensierata.<br />

Non solo il ricco cercava 10 svago <strong>nel</strong>le villeggiature,<br />

rna anche la c1asse bcrghese e iI popolo lascia-


CAPITOLO x.<br />

Venezia intellettuale - Patrizi illustri <strong>nel</strong>l' arte di governo,<br />

<strong>nel</strong>la guerra, negli studii - Donne celebri - Le Accademie<br />

di scienze, lettere ed arti _. 11 giornalismo a<br />

Venezia - Gaspare Gozzi pubbJicista - La stampa -<br />

La pittura, l'incisione, la scultura, I"architettura, la musica<br />

- Cenni sugh ordini interni, sulle lotte per Ie riforme,<br />

sulla storia dell' ultimo <strong>secolo</strong> di Venezia - II<br />

Bonaparte e fine della Repubblica.<br />

1 lusso e il divertimento non furono In V cnezia<br />

Ie sole manifestazioni di vita. Accanto<br />

aile feste fiorivano gli studii; in<br />

mezzo agli spensierati v' erane i savii e gli<br />

operosi, e non eran pochi; ed e per questo un'ingiustizia<br />

il dire che Venezia in codesta eta era anche<br />

intellettualmente scad uta.<br />

Nel <strong>secolo</strong> XVIII i1 movimento letterario a Venezia<br />

fu maggiore che negli antecedenti e in un senso<br />

piil largo, piil generate e con intendimenti piilliberi.<br />

Accademie di lettere, scienze cd arti, ritrovi in<br />

palazzi patrizi a scopo di studio, biblioteche, colle-


CARLO GOLDOSI<br />

Ebbero pur fama di csperti politici Antonio Cappello<br />

Ambasciatore <strong>nel</strong>la Spagna, in Francia, aRoma,<br />

del quale parla it Goldoni <strong>nel</strong>le sue :l£6morie, e che si<br />

trovo a Parigi come rappresentante ancora la Repubblica<br />

di Venezia <strong>nel</strong> momento in cui scoppio la rivoluzione<br />

deI17&}; importantissimi sene i suoi Dispacci; 3 -<br />

Daniele Dolfin Senatore e Ambasciatore in Francia e<br />

in Austria, del quale fu pubblicata una 1.l.e/IJPcne sulla<br />

sua ambascieria a Parigi; - Francesco Pesaro pronto<br />

e avveduto uomo, Ambasciatore a Madrid, la cui fama<br />

fu oscurata da una ambigua condo Ua politica, ma<br />

suI quale la storia non ha ancora pronunziato il suo<br />

ultimo giudizio. :I(!formalore delle Studio di Padova e<br />

pubblico bibliotecario, promosse la grande edizione<br />

diretta dal Morelli della 8toria 'Pene;iana del Bembo e<br />

degli scritti di Gaspare Gozzi.<br />

Altera figura e quella d' Angelo Emo (173l-179lJ,<br />

che Provveditore alia Sanita, Esecutore del Magistrato<br />

aIle Acque, Censore, Savio alia Mercanzia, fu<br />

sempre pari al suo ufficio. Egli, anima dell' Arsenale<br />

e del commercio, ebbe in alto dei suoi pensieri la<br />

gloria marittima di Venezia e fregio la bandiera di<br />

San Marco, insultata dal Bey di Tunisi, dell' ultima<br />

foglia d' alloro. E il suo nome fu pronunziato con angoscioso<br />

ricordo dagli atterriti cittadini quando <strong>nel</strong>l'<br />

ora del pericolo si cerco un capitano che salvasse<br />

almeno I' onore della floUa <strong>venezia</strong>na.<br />

Grande e it nurnero dei patrizi illustri; - Flaminio<br />

Corner, illustratore delle Clliese Vellete :Forest/fine ece.,.


E VESEZIA NEL SECOLO XVIII<br />

Buratti poeta satirico non cerretto, rna brioso ; anche<br />

questi vissero parte del nostro <strong>secolo</strong>.<br />

Sarei tentato a parlare anche di quelli che, pur<br />

non <strong>venezia</strong>ni, vissero e fiorirono nei deminii della<br />

Repubblica e che fruirono dei benefizii accordati dal<br />

Governo veneto agli studii e trassero quindi da<br />

Venezia gran parte della lore educazione spirituaIe,<br />

delle lore idealita ed ebbero da lei esempii di nobile<br />

cperosita ed incitamento ad aite cose; rna io sarei<br />

tratto a divagar troppo, a dir troppi nomi; d'altronde<br />

anche quelli che ho citati e Ie note qui raccclte,<br />

benche brevi, prcvano a sufficienza che gli studii<br />

ebbero sino agH ultimi anni della Repubblica largo<br />

ajuto, numercsi e illustri cultcri e che forse nessuna<br />

dtta ebbe tanti uomini di valore quanti Venezia.<br />

Belle sarebbe iI vedere quale corrispondenza vi<br />

fosse fra gli uornini illustri di Venezia e quelli delle<br />

altre citta e, per dire un esernpio, tra Marco Foscarini<br />

e Scipione Maffei; quale scambio fra loro d'idee e di<br />

sentimenti; come Venezia abbia col suo splendere illuminato<br />

anche Ie altre parti a lei peliticamente soggette.<br />

Venezia fu certo gelosa della propria grandezza,<br />

rna cure anche il lustro d' altre citta; all' Universita<br />

di Padova ella fu larga di prctezione e vi chiamo<br />

sempre i piu valenti cultori delle scienze e delle lettere,<br />

e in ogni citta del suo dominio vi sono riccrdi<br />

della sua grandezza e del suo sapiente governo.<br />

A Venezia Ie accademie di lettere e scienze furono<br />

sempre in cnore. Sono celebri fra tutte I' Jhll'fI.J 0


CARLO GOLDONI<br />

stremata ancor piu per la neutralita. mezzo armata<br />

sostenuta durante Ie guerre di successione combattutesi<br />

da stranieri in questa povera Italia, e pei danni<br />

da esse recati al suo territorio. Rivolta d' altronde<br />

Venezia alla terraferma, ove si dispulavano tanti<br />

interessi, desidercsa di non provccare i Turchi con<br />

armamenti navali, e fidente <strong>nel</strong> suo buon dritto e <strong>nel</strong><br />

rispetto ai patti, fu per pretesto assalita, trascinata<br />

:i'improvviso alia guerra, abbandonata dai Greci. Venezia<br />

si mostro fiacca; vi furono atti di pusillanimita.<br />

rna essa Ii puni; Bernardo Balbi, per la cessicne di<br />

Tine, fu condannato al carcere in vita; e se cadeva<br />

Egina vilmente, Cor into, per la virtu di Giacomo<br />

Minetto e dei suoi difensori, lasciava <strong>nel</strong>la storia un<br />

nome onorato; e a Napoli di Romania Alessandro Bon<br />

ed altri patrizi si mostravano degni della patria, vinti<br />

piu che dalle armi nemiche daB' avversa fcrtuna e<br />

costrelti alia resa per mancanza di nlezzi e degli<br />

sperati soc corsi. '9<br />

In altri luoghi dttaccati dai Turchi si compivano<br />

atti di valore da Francesco Giustinian a Spinalunga<br />

e da Luigi Magnc a Suda, ultime reliquie di Candia.<br />

e in Dalmazia dalle genti di Sing che incendiarono<br />

i loro villaggi per non lasciare al nemico vittoria<br />

allegra. A Modone, e verc, il presidio alterrito rifiutava<br />

di combattere, ma anche lit salvava la rama di<br />

Venezia un eroe, Vincenzo Pasta, provveditore, che<br />

ferito negava al vizir di rispondere aile richieste<br />

sull' esercito, ne si piegava sebbene, postagli al collo


It VENEZIA NEL SECOLO XVIII<br />

una catena, fosse censegnato al carnefice, tante che la<br />

sua fermezza vinse I' animo del barbaro. Miseramente<br />

cad eva Malvasia, forte per giacitura e per difese di<br />

guerra, e abbandonata era Santa Maura. Piil ferma<br />

fu pero Venezia quando aHeata dell' Austria ricombatte<br />

il Turco e fu valorosa a Cerfu con Antonio<br />

Leredano e cello Schulemburg (1716), ardita <strong>nel</strong>le sue<br />

corse sull' Arcipelago; e fra i suoi prodi conto Lcdovi<br />

co Flangini che, lerito, dal cassero della sua nu ve<br />

volle assistere alia sconfitta del nemico e lieto della<br />

vitteria mori. Nella pace di Passarewitz (1718) ottenne<br />

Venezia qua1che vantaggic, ma il bel regno di Morea,<br />

do po breve godimento, fu per sempre perdutc!<br />

La politica di Venezia <strong>nel</strong>le questieni italiane ed<br />

Europee fu <strong>nel</strong> <strong>secolo</strong> XVIII la neutralita; essa non<br />

prese parte ai piani audaci dell' Alberoni, non ai<br />

conflitti per Ie successieni di Parma e Tcscana, ne<br />

mostro piil fede nei rinnovati progetti di confederazione<br />

italiana, gia sorti e svaniti al tempo della pace<br />

d' Utrecht. Raccolta in se non si lascio trascinare ad<br />

imprese guerresche daUa Russia e dall' Austria contro<br />

il Turco (17J6-39), scansandosi diplomaticamente dal<br />

trattato della pubblica lega del 1733; ne accetto piu<br />

tardi I' alleanza <strong>nel</strong>la guerra per la successione Austriaca,<br />

offertale da Maria Teresa, ne queUa dei<br />

Gallo-Ispani, vigile pero sempre sulle sorti d'ItaHa.<br />

Essa cerco invece di ravvivare il suo commercio<br />

con nuove relazioni in Levante, cen nuove leggi sui<br />

dazii all'interno e eel frenare l' audacia dei corsari,


E VESEZIA NEL SECOLO XVIII<br />

quanto accadeva in Francia, dicevagli aperta la verita,<br />

gli da,'a consigli, ma esso poco se nc allarmava.<br />

Le buone rebzioni che Venezia ave va cella Francia,<br />

it pensiero che la rivoluzione non si sarebbe allargata<br />

al di III di quello Stato; che la Francia all' estero<br />

era in difficili condizioni, e d· altronde la certezza<br />

che aveva la Repubblica d'essere in ottime relazioni<br />

cogli altri Stati e sicura da rivolte all' interno; di<br />

avere sudditi <strong>nel</strong> pericolo prcnti, e d' essere temuta,<br />

giustificano in parte la sua attitudine. Anton io Cappello<br />

pero vedeva I'avvenire con occhio esperto;<br />

aveva studiate Ie cause della rivoluzione e ne indovinava<br />

Ie conseguenze; egli consigliava a ncn rimanere<br />

isolati e, se non a stringere alleanze, ad aprir<br />

almena negcziati. Ma ne i suoi consigli, ne quelli<br />

del suo successore Alvise Pisani, e di Recco Sanfermo<br />

furono, come ben meritavano, apprczzati. Venezia<br />

rimase neutrale, e aile prime disfatte degli<br />

eserciti francesi ebbe argomento di rallegrarsi del<br />

partito preso; rna dichiarata decaduta la monarchia,<br />

rotte Ie armi della lega, e scomposti i suoi piani<br />

politici e militari, anche Venezia vide la gravitll dell'avvenire,<br />

pure rifiuto ogni alleanza. e non fu sola in<br />

questa risoluzione; e barcameno djplomaticamente<br />

tra Francia ed Austria.<br />

La morte di Luigi XVI scosse il Senato e vi<br />

£Urono agitatissime discussioni; ma i giorni e i mesi<br />

passavano senza frutto; non alleanze, non guerre, non<br />

aspettare gli eventi a mane armata.


E VENEZIA NEL SECOLO X VIII<br />

altro Giustinian, Angelo Giacomo, provveditore a Treviso,<br />

che nego di partire dalla sua residenza senza un<br />

Ordine del Senate; che per risposta aile accuse di<br />

slealta mosse dal Bonaparte contro Venezia, gli si of­<br />

C\!rse prigioniero finche fesse provata I' innocenza della<br />

Repubblica, e che rifiuto Ie grazie del vincitore, iI<br />

quale ammirando il suo carattere gli voleva assicurare<br />

la vita e gli averi, dicendo che non vcleva disgiungere<br />

la sua dalla sorte degli altri patrizio E non dimentichera<br />

la storia la Cedelta dimostrata dall' Istria e dalla<br />

Dalmazia, oggi an cora commovente ricordo. 11 cuore<br />

di quelle popolazioni batteva per San Marco e if glorio<br />

so vessillo della Repubblica fu con tutti gli onori<br />

militari seppellito a Perasto sotto un altare come<br />

sacra reliquia; e a quella reliquia fu dato, in povero<br />

dialetto, il piil eloquente addio: •... Nessun con ti,<br />

o San Marco, n' ha visto scam par, nessun con ti n' ha<br />

visto vinti e paurosi. Se i tempi presenti, infelicissimi<br />

per imprevidenza, per dissension, per arbitrj illegali,<br />

per vizj offendenti la natura e el/u8 delle genti, non<br />

avesse ti tolto dall'Italia, per ti in perpetuo sarave<br />

stae Ie nostre sostanze, el sangue, Ia vita nostra; e<br />

piuttosto che vederte vinto e disonora dai toi, el coragio<br />

nostro, la nostra Cede se averave sepelio sotto<br />

de ti I Ma za che altro no ne resta da far per ti, el<br />

nostro onor sia l' onoratissima to tomba e el piil puro<br />

e el piu grande to elogio Ie nostre lagrime .• 2S<br />

Se abbia esercitato atti piu tirannici la vecchia<br />

oligarchia veneta 0 Ia nuova democrazia; se il Bona-


CARLO GOLDON[<br />

governa. Ghe n' ha parte i ministri, i sudditi, el tempo,<br />

l'incontro de mille accidenti, la natura delle cose inclinade<br />

a peggiorar, e altre circostanze superiori aIl'<br />

umana vigilanza 1 • :26<br />

In codesta tragedia tre furono gli attori; due carnefici,<br />

Francia ed Austria, ed una vittima, Venezia;<br />

ma la vittima Cu piu grande dei suoi oppressori. n<br />

Bonaparte ebbe un alto talento militare, uno spirito<br />

vasto, sempre audace e fulmineo, ma non sempre il<br />

genio politico, e poche VJae il senso morale. Fu una<br />

natura in cui il sentimento si trovo in grande squi­<br />

Iibrio colla mente. Egli ebbe tutte Ie prepotenti qualita<br />

del genio, ma tutti ancora gl'istinti del tiranno. Scompiglio<br />

i1 mondo coi suoi giganteschi piani di guerra<br />

favoriti da una grande fortuna, 10 coperse di cadaveri,.<br />

distrusse piil che nen edifico, rna quale fu il grande<br />

risultato delle sue geste t Lui scomparso, che cosa<br />

rimase di saldo, d'immortale, degno ccmpenso di tante<br />

lotte e di tante stragi t Par quasi che il seo metto<br />

sia stato: la .gU6rra per la 9uerra /<br />

La critica va ognJr piil mettendo <strong>nel</strong>la sua vera<br />

luce questa portentoso uomo aborrito dagli uni, esaltato<br />

dagli altri. 11 Thiers gli aveva gia dato i suo.<br />

Iineamenti storici e il semidio era diventato un eree<br />

umano. Ma ora Madama de Rem usat e il Metternich,<br />

colle loro pubblicazioni,:2 7 hanno rimpicciolita ancor<br />

piil la sua figura e effuscato 10 splendore del qua Ie<br />

essa era circondata. Napoleone e era svestito dei<br />

molti ornamenti della leggenda e della adulazione,.<br />

,


It VltNKZlA N&L SKCOLO XVlll<br />

- flu "era .Jlcria? - Noi posteri, passato l' assordante<br />

rimbombo delle sue imprese spettacolose, meditando<br />

su codesta eta, e su codesto uomo singolare, proviamo<br />

insieme coll' ammirazione un senso di dolore e di<br />

scoraggiamento. Egli poteva essere un benefattore<br />

dell' umanita e non 10 fu I<br />

¥<br />

•••


CARLO GOLDONI<br />

suo cuore dey' essere in mano di lui, padrone lui di<br />

darlo a chi gli piace; lei non c' entra che per dire<br />

di si, quando questo.i Ie sara imposto dal nonno<br />

Tcdero. Ma egli che veglia su tutto e su tutti, non<br />

veglia abbastanza sopra di se e, senza accorgersene,<br />

cade neUe reti di un uomo astuto che dirige i suoi<br />

affari e che riesce quasi a combinar il matrimonio<br />

del proprio figlio colla buona e sfortunata Zanetta.<br />

Con quale novita d' arte non e dipinta }' avarizia<br />

sospettosa di Todero t<br />

E codesto tipo egli l' ha tratto dal vero, come ha<br />

tratto queUo di Pellegrino; c e a teatro i due eriginali<br />

avevan ricenosciuto benissimo se stessi. ed infatti<br />

furono visti entrambi tornar dalla commedia uno<br />

in Curia e I' altro umiliato .• 3<br />

La ccmmedia finisce colla punizione dell'intrigante<br />

Desiderio, col trionfo della nuora Marcolina, e<br />

cel pieno contento della buona Zan etta, che trova uno<br />

speso degno di lei e Todero, brontclando, abbraccia la<br />

famiglia.<br />

Dal Voltaire prese il Goldoni l' argomento, anzi<br />

anccr piil che l' argomento, della Scones6 colla quale<br />

ebbe un successo c che non pcteva essere ne piil<br />

generate ne piil strepitoso .• Egli mostro il suo valore<br />

centro la Ccmpagnia Medebac, che aveva pur recitato<br />

una pseudo-scozzese col titolo: /(1 116//(1 PI/JII6,gr;n.:l, e<br />

contro la Compagnia del teatro San Samuele, In quale<br />

aveva annunziata fa ,'era 6 fe.g;ltim(l ScoHcse, dando ccsi<br />

della bastarda a quella dei conjugi Medebac.


430<br />

CA.RLO GOLDONI<br />

vesse, compensera el despiaser de star lontan da chi<br />

me vol ben .•<br />

Il nostro poeta parla di quei momenti con commozione:<br />

• L' ultima sera di carnevale fu la piil brillante<br />

per me, poiche tutta la platea risonava di applausi,<br />

in mezzo ai quali si sentiva distintamente<br />

gridare: Buon viaggio I Felice ritorno I Non mancate 1<br />

Confesso che ne fui commosso fino al punto di piangere.<br />

s<br />

II buon Gaspare Gozzi piglia I'impegno di correggere<br />

I' edizione delle commedie del Goldoni gia<br />

cominciata dal Pasquali, e il Senatore Nicolo Balbi<br />

assicura il Goldoni della sua protezione. Il nostro poeta,<br />

colla moglie c col nipote, parte al principio dell' Aprile<br />

del 1761, dice egli <strong>nel</strong>le sue fJ!leInON"r1, ma in rea Ita invece<br />

del 1762.6 E scrivendo all' Aibergati-Capacelli si<br />

mostra tutto lieto di partire: .Oll che bella novita<br />

-Ie rechera questa lettera: Goldoni va a Parigi e pare<br />

tira, a Dio piaccndo, <strong>nel</strong>la ventura quaresima .•...<br />

• Una mia com media si e posta in scena cola il<br />

e di 8 Luglio e dureranno a farla tutto Luglio e tutto<br />

- Agosto. Cib ha posto sottosopra Parigi; si sono in-<br />

- teressati i Gentiluomini della Camera e ne hanno<br />

- scritto all' Ambasciatore in Venezia .• 7 Da tutta la<br />

letter a traspira ch' egli vole va mostrarsi Hare, rna <strong>nel</strong><br />

fondo Ie parole della com media corrispondevano di<br />

piil aIlo stato inquieto dell' animo suo.<br />

Poco Vi e <strong>nel</strong> suo viaggio di notevole come autor<br />

comico; un' operetta buffa, scritta a Bologna colla


E VENEZIA NEL SECOLO XVIII 433<br />

• Non iscordo e non lascio di desiderare la mia cara<br />

Italia. Oh amabile paese che e la nostra Italia 1 La sua<br />

bellezza, 1a sua bonta trovasi sparsa e divisa in mille<br />

parti. ,II E a Domenico Caminer, che gli aveva chiesto<br />

se si fesse scordato di Venezia, rispondeva affettuosamente:<br />

• Non mi scordero mai l' amore, il rispetto e<br />

la gratitudine ch'io deggio alia mia patria, che ha<br />

faUo il mio bene e la mia riputazione .• Jl<br />

Egli era d' altronde a Parigi non per godere i<br />

dolci ezii, non per dormire sugli allori, ma per dar<br />

pro va di se; tutte Ie difficolta di riuscire gli si assiepavano<br />

dinanzi cosi che se ne sentiva sgomento. -<br />

Studia l' arte francese e la paragona all' italiana; l' opera<br />

buffa gli pare • un si ngolare miscuglio di prose<br />

e ariette pill mestruoso del dramma in musica. e il<br />

recitativo francese peggiore dell'italiano. Ammira invece<br />

gli attori francesi. - Frequenta i comici italiani ..<br />

e per istudiarli con pill opportunita prende un quartiere<br />

vicino al lore teatro. 13 . Madama Riccoboni, celebre<br />

per il suo talento letterario e drammatico, 10<br />

ricrea colla vivacita della sua parola, e gli dll notizie<br />

suI teatro, sui comici, suI pubblico. Egli diviene in<br />

breve amico del famoso Carlino (Carlo Bertinazzi), eA.rkccnino<br />

eccellente, rivale del Sacchi e dei pill celebri<br />

Arlecchini francesi, e i1 beniamino del pubblico; e si<br />

affeziona a madamina Camilla, amabile ed elegante<br />

seN/ella. Rivede il Collalto, celebrate Pantalone da lui<br />

conosciuto a Venezia, e pel quale aveva laverato;<br />

• cornico veramente <strong>nel</strong>l' anima, e che possedeva<br />

i'. Gallatl


E VENEZa NEL SECOLO XVIII<br />

vita e sempre serena e, in mezzo allo sfarzo. al<br />

rumore, agl'intrighi, rimane placido osservatore, contento<br />

dell' affetto delle sue principesse, della stima<br />

dei grandi, del sorriso del Re; contento di passare da<br />

Versailles a Marly, daUa villeggiatura di Compiegne<br />

a Fontainebleau; di assistere agli splendori della<br />

Corte come a scene teatrali, di azzardare per capriccio<br />

qualche luigi al lans'lu(!net, quando Luigi XV teneva<br />

it banco; pronto a ridere, inesperto com' era del fran­<br />


E V&N&ZI,\ NEL SECOLO XVIII 447<br />

scende, cercandc la sua carrozza; rna gli spettatori<br />

10 attendono applaudendo. Apre 10 sportello, entra<br />


CARLO GOLDONI<br />

il giudizic del grande scrittore. II Baretti agli elogi<br />

del V cltaire cpponeva dei dileggi insulsi da lui ripetuti<br />

anche dopo che il Goldoni aveva lasciato Venezia;<br />

10 chiamava un ha'1..96", riconosciuto per tale<br />

anche dalla Corte di Parigi 1 Nelle leUere agli amici,<br />

oltre che <strong>nel</strong>la ,'[rus/", sfogava la sua stizza; era una<br />

persecuzionc in privato e in pubblico indegna e stolta.<br />

Lo metteva, come avea gia latto Carlo Gozzi, a fascio<br />

col Chiari e ne dicevu, cosa ridicola, i,yam; Ie commedie<br />

1 Chi aveva chiamato il Goldeni in Francia? -<br />

Ce 10 dice subito il Baretti: .1 Pantaloni e i BrigheUa<br />

che sui teatro italiano di Parigi ripetono una 0 due<br />

velte la settimana quelle tante plebee scempiaggini<br />

che recitarono un tempo sui teatri di Venezia e di<br />

Milano e che fecero ridere i gondolieri d' una citta e<br />

i facchini dell' altra, fra i quali gondolieri e facchini,<br />

bisogna non si scordare d' annoverare quei tanti che<br />

non 10 sono e che meriterebberc d' esserlo .• 7<br />

Il Goldoni si accontentava invece di scrivere in<br />

lettera all"amico Albergati-Capacelli, il quale gli aveva<br />

latto cenno delle invettive della !Kru,t,,: • iI Baretti<br />

non e i1 primo i nsolente che mi abbia insultato, ne io<br />

10 stimo piil degJi altri per farne caso. 10 sono queUo<br />

chc sono, vaglio quello chc vaglio. Buono, cattivo<br />

o mediocre ch'io sia, iI Baretti non pub ne darmi,<br />

ne togliermi.. 8 Ma il Baretti scaraventb piu volte<br />

matti giudizi e bastedl ricordare com'ei chiamasse il<br />

lamoso libro di Cesare Beccaiia, [/14; tlelitt; 6 tlells pene,<br />

• una cesaccia scritta molto bastardamente 1. tribu-


It VENEZIA. NEL SltCOLO XVIII 481<br />

Jette <strong>venezia</strong>no, pur si doleva che non fosse il toscano.<br />

Malgrado de'suci studii sugli auteri sentiva<br />

di non poter vincere I' uso e i difetti del nativo Iinguaggio;<br />

studiava e confrontava il Vecabolario della<br />

Crusca col Iinguaggio parlato, dibattendosi fra arcaismi<br />

e ne010gismi, e per quattr' anni si fermo in Toscana<br />

cell' unico scopo di rendersene famigliare la<br />

favella, e a Firenze diresse la prima ediziene delle<br />

sue Opere «sotto gli occhi e la censura dei dotti di<br />

que1 paese per renderla cosi netta da qualunque difetto<br />

di lingua .• :30 Come nota il Masi, c anche <strong>nel</strong>la<br />

questione" della lingua, iI Goldoni pensava diritto e<br />

precorreva altri col giudizio se non coli' esempio. V cleva<br />

cioe che fosse legge I' uso, ma l' uso dei migliori<br />

e della provincia che parla meglio .• :31 Assalito dai<br />

rigorislt: e poteva dir meglio dalla petulanza dei pedanti,<br />

egli esclamava con meraviglia: «Ma sara dunque<br />

necessario esser nato in Toscana per ardir di scrivere<br />

in lingua italiana? E conchiudeva: IE vero<br />

che bisogna scrivere in buon italiano, rna e altresi<br />

necessario di scrivere in un medo da essere intesi<br />

in tutte Ie regioni d' ltalia .• :3:3 11 suo concetto era insomma<br />

quello della lingua parlata, concetto ch' egli<br />

ripete discorrendo anche della lingua francese in una<br />

sua lettera da Parigi a Giambattista Roberti.:33<br />

Si rimprovera al Goldoni di avere scritto alcune<br />

commedie in dialetto e di essersi quindi guastato<br />

ancor piu <strong>nel</strong>lo stile e <strong>nel</strong>la lingua. Osservo che Ie<br />

cemmedie in dialetto del Goldoni son poche; che iI<br />

.'. Galanti.


It VENEZIA NaL SaCOLO XVIII 4B5<br />

sua dirnora e quasi direi <strong>nel</strong> suo esilio di Parigi I Ma<br />

fu fatto codesto appunto, forse perche non apparisce<br />

<strong>nel</strong>le sue Opere un concetto italiano? E dov'era al suo<br />

tempo questa Italia? Dove questa societa italiana da<br />

dipingere? E vi e oggi, oggi stesso, questa societa?<br />

Ma qual'e I' autor comico che abbia questo concetto,<br />

per cosi dire, d' i/.,li:mtiJz? E doveva il Goldoni far della<br />

sua arte un' arrna politica? E l' avrebbe, anche volendolo,<br />

potuto? E, se I' avesse fatto, ne avrebbe egli<br />

guadagnato come artista?<br />

I caratteri dei suoi personaggi, Ie scene delle sue<br />

azioni, Ie frasi dei suoi dialoghi sentono delluogo ove<br />

cgli viveva e scriveva, rna tranne Ie commedie popolari:-<br />

Ie altre, con poche variazioni, hanno caratteri, e<br />

scene, con impronta direi umana, giacche Ie passioni<br />

sono pre:isoche Ie stesse da per tutto, in Italia e fuori.<br />

Le commedie del Goldoni furono, e sono ancora, recitate<br />

e applaudite, tradotte e lette con avidita; e questo<br />

giudizio cosi aperto, cosi concorde del pubblico,<br />

basta per se a dimostrare come da per tutto si sia<br />

riconosciuto che il Goldoni fu qualche cosa di piil<br />

che un ritrattista di alcuni tipi speciali, di alcune<br />

particolari costumanze della sua ciUa, che fu doe un<br />

pittore ben piu largo, il pittore della natura.<br />

Ne fu il Gcldoni timido poeta; certo egli non attacco<br />

di fronte il patriziato, ma punse il gioco, illusso<br />

smodatc, i cicisbei, i fastosi, la falsa educazione, e<br />

tutto questo in Venezia e quando, com' egli dice, non<br />

si poteva sui teatri d'Italia pronunciare la parola con-


E VENEZIA NEL SECOLO XVlII<br />

ebbe quindi una larga tradizione dalla quale pote<br />

trarre esempi ed ammaestramenti; dal passato pero<br />

egli non cavo tutto il frutto chc pur poteva, perche<br />

gli manco piena liberta d' azione, perche non ebbe,<br />

come il Metastasio, un maestro che 10 guidasse, ne<br />

I' agiatezza indipendente dell' Alfieri; egli deve quasi<br />

tutto a se stesso.<br />

Ma se egli ebbe ajuti dalla tradizione letteraria<br />

italiana, trovo anc:he in essa forti ostacoli, giacche il<br />

terreno da lui scelto era stato in gran parte corso e<br />

sfruttato; concetti ed intrecci di commedie, situazioni<br />

teatrali, caratteri, imitazioni dal vero, imitazioni dall'<br />

antico, dal franccse e dallo spagnuolo; stile e lingua<br />

adutti alia commedia erano stati gia studiati e tentati<br />

sulla scena. E anche <strong>nel</strong>le refine quanta varic:!ta!<br />

Prosa; versi piani e sdruccioli; sciolti e rimati; prosa<br />

e verso misti. A tutta questa ricchezza letteraria<br />

s' aggiungano Ie ccmmedie dell' arte.<br />

E della com media dell'arte, il Goldoni, sebbene a<br />

ragione l'abbia tanto combattuta, pur si giovo. 10 non<br />

ripetero che la commedia <strong>goldoni</strong>ana derivi direttamente,<br />

come qualcuno vorrebbe, da quella dell'arte,<br />

ma certo ha cen essa affinita. 11 Goldoni coil' acuto suo<br />

occhio vide quale e quanta ne fosse la parte viva e<br />

duratura e la fece sua. S'impadrcnl di quella ispirazione<br />

popolare ch'essa ave va e la rese piil schietta, piil<br />

varia, piil nobile censervandole un carattere pur democratico;<br />

si giovo delle scherzo spontaneo che scaUa<br />

improvviso e naturale; del gioco della frase spesso a


B VENEZIA NEL SECOLO XVUI 49 1<br />

!Let/e,.e, <strong>nel</strong>le sue Poesie, anche poco felici, di vario<br />

genere, egli e lui, lui e ncn altri. Irnitatore ncn fu e<br />

non poteva essere e per I' indole particclare del suo<br />

ingegno, e per la natura pur particolare del .suo<br />

carattere. La sua com media, infatti, non pub essere<br />

contraffatta, non riprodctta da altri comrnediografi,<br />

ne quindi scarnbiata con altra; essa rirnane spiccata,<br />

originale e, <strong>nel</strong>la sua alta generalita, affatto personale.<br />

Si e voluto fare un confronto tra il Goldoni e il<br />

Moliere; si e voluto dire anzi di piil, che si rassomigliano;<br />

che l'italiano ha imitato il francese. 10 non<br />

mi fermerb a lungo su questa tesi diventata quasi un<br />

tern a obbligato di dissertazione ogni volta che si<br />

scrive di Carlo Goldoni. E certo ch' essi hanno dei<br />

punti di contatto neHe opere e <strong>nel</strong>la vita, rna perc he<br />

non si notano anche Ie grandi differenze che vi sono<br />

fra uno e I' altro, come scrittcri e come uomini? Certo<br />

tutti e due nacquero pel teatro, eel sentimento dell'<br />

arte comica grande e vera; tutti e due si giovarono<br />

del passato e, ancor piil che iI Goldoni, il Moliere<br />

si avvantaggio della commedia dell' arte; tutti e due<br />

studiarono la vita reale e la ritrassero; meditarono<br />

piil sui caratteri che sull' azione, e posero I' animo a<br />

render educatrice la lore arte; tutti e due amarono<br />

gli attori, vagarono con loro, Ii diressero e illuminarono;<br />

tutti e due vissero alia Corte di Francia amati<br />

e stimati dai grandi, applauditi dal pubblico di Parigi;<br />

rna tuttavia quale diversita tra I' uno e I' altro come<br />

autori e come uomini I E giacche altri si occupo delle


49 1<br />

CARLO GOLDONI<br />

lcro rasscmiglianze, io nctere, e piu volentieri, Ie lora<br />

dissimiglianze.<br />

Il Moliere trove aiuti sino dalla sua fanciullezza ;<br />

ebbe Ie cure d' una madre intelligente; giovinetto ancera<br />

ame la Bibbia e Plutarco; crebbe con valenti condiscepoli.<br />

che divennero poi uomini celebri, e in quel<br />

ccntatto e in quella gara rinvigori il fervido suo spirito.<br />

Fra i suoi maestri ebbe uomini illustri come il filoscfo<br />

Gassendi; e la fortuna gli fu cortese d'una buona educazicne<br />

letteraria, in guisa che pete conoscere e gustare<br />

veramente i classici, e crescere ccsi al culto cletto<br />

dell' arte antica, acquistare un gusto fino, delicato,<br />

apprendere il magistero della ferma, riuscire eltre che<br />

comico, letterato eccellente, perfczionare sempre pill<br />

il suo stile, la sua lingua, e scrivere versi ccsi leggiadri,<br />

e cen tale facilita di rima, da essere invidiato<br />

dal Boileau. Trascurata fu invece I' educazione del<br />

Gcldoni in famiglia e fuori, ne Ia buona sua madre,<br />

pete essergli guida; Ie sue prime letture furono il<br />

Cicognini e la ;J{'wnjr.1.'l,,"ra; poco cencbbe i classici, la<br />

coltura scolastica affatto superficiale e noiosa; non<br />

amici eletti, non degni maestri; crcbbe quindi grande<br />

per virtu propria; fu lui che ferme sc stesso; peco 0<br />

nulla deve agli altri, e i suoi meriti e i suoi difetti letterari<br />

provengono in gran parte da questo. Della sua<br />

scarsa celtura ho gia parlato, e scrivendo versi pur facili<br />

non trove alcun Beileau che 10 invidiasse; passe<br />

d' uno in altro stile c persino d'una in un'altra lingua,<br />

e fini a scrivere, in lingua non sua, tre fra Ie migliori


E VENEZIA NKL SECOLO XVIII 493<br />

sue opere, 16 Wourru hiel!f(lIsant, /' ...AlIare fastueux e les<br />

Ximoli',J8, emulando i piiJ vivaci scrittori francesi.<br />

Il Moliere fiori <strong>nel</strong>la sua Francia, <strong>nel</strong> suo ambiente<br />

naturale e, dopo alcuni anni mal passati in<br />

provincia, pote vivere lautamente alia capitale negli<br />

anni piiJ splendidi del regno di Luigi XIV, suo protettore<br />

ed amico. II Goldoni muto cielo e fu come<br />

uno sviato che do vette rifare tra pericoli parte del<br />

cammino; egli stento ]a vita sempre, in Italia e in<br />

Francia. sebbene fosse alia Corte; anzi l'aver vissuto<br />

in Corte fu com'egli scrive, Ia sua a"sf,'afia. :18<br />

II Moliere fu serio, meditabondo, un poeta filosofo,<br />

talora piiJ drammatico che comico; studiava lungamente<br />

il concetto dei suoi lavori, e Ii disegnava con<br />

cura forse soverchia; per cui non si mostro fecondissimo<br />

sebbene, essendo morto a soli cinquantun anno,<br />

abbia lasciato trcntatre lavori teatrali. Nelle sue commedie<br />

c'e profumo aristocratico e qua e lA il ricordo<br />

dei vecchi studi di filosofia che qualche volta 10 fanno<br />

peccare di dottrinarismo. Egli fu un poeta civilmente<br />

satirico e ardito.<br />

II Goldoni invecc, faceto, mobile ha una filosofia<br />

tutta sperimentale, la filosofia d' ogni giorno, fatta<br />

sulle persone e sui casi della vita, come la sapienza<br />

popolare dei proverbi. Non ha spirito dram matico, ma<br />

comico, essenzialmente comico; improvvisa, abbozza;<br />

e franco <strong>nel</strong> chiaroscuro; comincia talvolta senza<br />

sapere ove andra a finire, ma anche ad occhi chiusi<br />

dll tocchi da maestro; visse molto, e vero, ma diede


494<br />

CARLO GOLDONI<br />

anche saggio d' una fecondita affatto fenomenale,<br />

gi:tcche lascio circa duecento lavori teatrali I Net<br />

bucn Goldoni, pur garbato e gentilucmo, non c' e<br />

aria aristocratica, egli e anzi 10 scrittore del ceto<br />

n:tedio e del po polo ; punge, stimola, ma non ha un<br />

compito arditamente satirieo come il Moliere e nei<br />

suoi assalti e prudente. 11 Moliere fu un esimio attore,<br />

10 che gli giovo per conoscere I' efCetto teatrale<br />

e tutti quei piccoli segreti che agevolano il buon successo<br />

d' una rappresentazione; il Goldoni, dopo qualche<br />

tentativo fallito, rinunzib al recitare, e I'effetto<br />

scenico era da lui indovinato, sentito per istinto, e Catto<br />

poi arte vera per la lunga pratica del teatro. E tutte<br />

ccdeste diversita <strong>nel</strong>l'indole del talento e <strong>nel</strong>le varie<br />

attitudini hanno il lore naturale riscontro fra ucmo<br />

ed uomo. 11 Moliere fu insofferente di freno, pronto<br />

all' ira e alIa polemica, amante del lusso, della eleganza;<br />

il Goldoni invece docile, pacifico, contento<br />

della sua mcdesta fortuna e della sobria vita casalinga.<br />

11 francese senti gagliarde passioni; caldo e<br />

gclcsc, amb senza melto riserbo Ie attrici De Brie e<br />

Du Pare; amo la famosa Ninon e fece sua seconda<br />

moglie la bella Armanda Bejard, che colla sua infedelta<br />

gli amareggib la vita. 11 Goldoni fu pago di<br />

avventure amorose piiJ democratic he, piu tranquille<br />

e percio piil dimenticabili, e <strong>nel</strong> suo cuere ebbe il<br />

culto d' una sola donna, la buona sua Nicoletta Conio,<br />

la vera mo.gli" 8.1.9.!i'a. II povero Moliere mori, in eta<br />

aneor verde e <strong>nel</strong>la pienezza della sua vigoria, assa-


& VENEZIA NEL SECOLO XVJII 495<br />

lito dal male, che doveva in poche ore freddarlo, la<br />

suI palcoscenico, mentre pallidc, sfinito, benche sorridente,<br />

recitava I' ultima delle sue commedie che,<br />

quasi per ironia, e per contrasto drammatico, portava<br />

il titdo 16 f!l.aI33c1 im.:t,gin.zire I II Goldoni mori<br />

vecchissimo, gia ritiratosi dall'arte, dimenticato fra il<br />

tumulto degli avvenimenti politici, poveramente e<br />

<strong>nel</strong> silenzio come l' ultimo degli uomini. Ma non<br />

insistero piu su codesto studio d'analisi e d' antitesi.<br />

Il Goldoni venero il Moliere come un grande<br />

maestro e mettendo il piede in Francia ne invoco<br />

I' om bra come quella d'un genio amico che gli fosse<br />

guida ed ispirazicne, rna ncn per questo egli se 10<br />

propose a modello fisso, ne si studio di calcarne<br />

Ie orme. 11 Voltaire chiarrio il nostro pc eta il Woltert1<br />

"l1lf [[t.JIi.z, colla quale espressione non volle gia significare<br />

che il Goldoni fosse un imitatore, rna I'emulo<br />

del francese, e 10 Chenier infatti ripete la frase del<br />

Voltaire dinanzi alia Convenzione per fare il piu<br />

ncbile elogio del poeta italiano, lusingando in pari<br />

tempo coi nomi del Voltaire e del Moliere l' amor<br />

proprio dei francesi. 29<br />

Considerando la grande varieta dei tipi presentati<br />

sulla scena dal Moliere e dal Goldoni, la varieta dei<br />

casi umani e degli incidenti, la ricchezza delle osservazioni,<br />

la bonta degli ammaestramenti, la profusione<br />

dei mezzi adoperati e degli effetti da essi ottenuti, si<br />

puo dire che essi hanno presentato sulla scena it<br />

mondo <strong>nel</strong>la sua varieta e <strong>nel</strong>la sua comica realta.


It VENEZIA NEL SECOLO XVIII<br />

che eglino non vogliono gia ccnsigli, ma congratulazioni<br />

ed applausi. Provatevi a correggerli e vedrete<br />

con qual tenacita sostengano la lore opinione equal<br />

colorito diano ai lore sbagli, e se avvenga che voi<br />

insistiate passerete in ultimo per stolti.» Sl<br />

A proposito di un giovane, che con proponimenti di<br />

Sansone era caduto <strong>nel</strong>le mani di una Dalila, osserva:<br />

«Ci lamentiamo delle donne che con Ie lore grazie<br />

c'incatenano, e con Ie lore lusinghe incatenano gli<br />

uomini, e a1cune volte Ii rovinano coi loro capricci;<br />

rna Ie lore attrattive son conosciute, ed e l' uomo<br />

stesso che lore somministra Ie armi per esser vinto.- 53<br />

E come ben giudica, e con quanta sale, quando vuol<br />

giudicare con arguzia I Com' e libero, vero e spirito so<br />

quando dice dei francesi: • Se essi perdono una battaglia,<br />

un epigramma Ii consola; se una nuova imposizione<br />

Ii aggrava, una pubblica canzonetta Ii rifa<br />

del danno; e se un affare d'importanza Ii tiene occupati,<br />

una semplice arietta Ii distrae; e 10 stile piil<br />

semplice e naturale e sempre falto risaltare da tratti<br />

maligni e da punture amare. _ 54<br />

11 lieto vivere gIi e caro, rna con quella moderazione<br />

che in lui era natura, egIi dice: « Accetto quasi<br />

sempre i pranzi, evito per quanto posso Ie cene e<br />

non ricuso mai Ie partite di gioco .• 55 E del gioco parla<br />

con una sincerita amena : Talora, egIi scrive, uno che<br />

perde si scusa d' essersi adirato col dire che non e<br />

pel denaro, rna per l'amor proprio offeso. II Goldoni<br />

pero, uomo pratico, confessa di aver piil piacere di


E VENEZIA NEL SECOLO XVIII<br />

e gli lascino prender parte al gioco. Ma tosto egli ne<br />

trova la ragione: «Cio dipende senza dubbio dall'essere<br />

elleno buone, affabili, compite; dal sapere io<br />

giocare ad ogni sorte di gioco, dal non ricusar mai<br />

nessuna partita, dal non ispaventarmi al gioco grosso,<br />

dal non annojarmi al piccolo, dal non essere giocatere,<br />

in una parola dall'essere, eccettuati i miei difetti,<br />

il bonomo (Ie hon diahle) della societa.» 6l E non gli<br />

passava neppur per la mente, e gli pareva temerita di<br />

scriverlo, che la societa colta 10 desiderasse, perche<br />

egli era Carlo Goldoni.<br />

Nessuno ci ha narrato la storia della sua estrema<br />

vecchiezza e com' egli abbia finito i suoi giorni; pero<br />

sappiamo che la lieta fortuna 10 abbandonb suI finir<br />

della vita. Due anni dopo la pubblicazicne delle sue<br />

r;)f.emcrle, la Francia fu travelta dal turbine della rivoluzione.<br />

La sventura che piombo sulla Cas a Reare,<br />

cclpi anche il vecchio poeta, il quale fu privato di<br />

quella pensione che la Corte gli aveva concesso quale<br />

ricompensa ai suoi servigi e al suo genio.<br />

10 non incclpero la Francia di essersi dimcnticata<br />

in quei momenti di convulsione sociale di un<br />

letterato, e per di pill italiano, ne faro della rettorica<br />

facile ed ingiusta. Mi addoloro soltanto che il povero<br />

poeta, pill che ottantenne, dopo tanti plausi, e negli<br />

ultimi anni dopo tanta benignita della fortuna, abbia<br />

chiuso i suoi giorni <strong>nel</strong>l' amarezza e <strong>nel</strong>la poverta.<br />

Ma anche questa triste ricordo me 10 rende piil caro,.<br />

giacche e I' aureola di una sventura immeritata che<br />

511 .


CARLO GOLDONl<br />

siderate notizie. In questi ultimi anni si era sparsa<br />

pei giornali una diceria strana e dolorosa; che Carlo<br />

Goldoni fosse morto sotto la ghigliottina! Questa voce<br />

venne di Francia; un italiano, un ricercatore di novita<br />

letterarie diceva di aver trovato nei registri delle<br />

prigioni di Maria Antonietta la seguente nota:<br />

- • Charles Goldoni litterateur venitien guillotine,<br />

1792.. - •<br />

Codesta notizia, accolta sino dal suo primo annunzio<br />

con diffidenza, e smentita da fatti e dccumenti;<br />

dai discorsi cioe dello Chenier alia Convenzione, registrati<br />

<strong>nel</strong> ;)fc'lI"teur j dal fatto della pensione accordata<br />

prima al Gddoni, poi alIa mcglie, e dall' Alto di<br />

morte del poeta. 66 Non risulta nemmeno che un altro<br />

delle stesso casato sia morto cosi miseramente; ne<br />

pub essere stato il nipote la vittima, giacche egli<br />

ebbe altro nome, ne fu, sebbene succeduto a110 zio<br />

presso Madarna Elisabetta, e profcssore di lingua italiana<br />

alla Scuola H.eale militare, letterato noto per<br />

pubblicazioni, per fama; d' altronde e dallo stesso<br />

Chenier ricordato con elogio <strong>nel</strong> suo primo discorso<br />

alia Convenzione Nazionalc come I' unico ajuto chc<br />

avesse il vecchio poeta <strong>nel</strong>la sua miseria. 6 ;<br />

Le ultime notizie chc abbiamo sulla vita del Goldoni<br />

sono quelle che si leggono in una sua lettera<br />

del J Settcrnbre 1792, vale a dire quattro mesi e qualche<br />

gicrno prima della sua morte. La letter a c d' altro<br />

carattere, perb la firma c autografa, rna stentata e<br />

scritta con mane rnalferrna. In codesta lettera il Gol-


NOTE


CARLO GGLDONI<br />

On ne savait A quel titre<br />

On doit juger ses ecrits;<br />

Dans ce procl:s on a pris<br />

La nature pour arb.tre.<br />

Aux critiques, aux rivaux<br />

La nature a dit sans feinte;<br />

Tout auteur a ses defauts<br />

Mais ce Go.doni m'a peinte. »<br />

Accompagnato con lettera, che fu stampata <strong>nel</strong>la GlUe<br />

:nta Veil eta di G. Gozzi, 1J lugho 1760, it Goldoni mandava<br />

al GtJ'Zzettiere amico II seguentc<br />

MADRIGALB<br />

« Nel mondo m' assicura<br />

L'onore e il bU('In concetto<br />

\'olter, della natura<br />

Conoscilor r.-erletto.<br />

Volter <strong>nel</strong>la Tragedia<br />

Primo maestro eDuce;<br />

VOller che aHa Commedia<br />

Diede ornamenlo c luce;<br />

Talenlo universale<br />

Plen dl Fllosolia,<br />

Di CrltJca e Morale<br />

Di Storia e Poesia.<br />

La gloria mia no\-°ella<br />

SO!Jhte, 0 malcontenti,<br />

Tacete, ove favella<br />

L' Oracol delle Genti. »<br />

Nella lettera (riportata dal Masi) l61uglio 1760 all' Albergati-Capacelli<br />

i due priml versi so no cosi variali:<br />

« La fama mi assicura,<br />

Dc' Critici a dispetto . . • »<br />


E VENEZIA NEL SECOLO XVIII<br />

(91) Le parole « pili che una tragedia e I'inno della liberta<br />

padovana» sono di Giacomo Za<strong>nel</strong>la. Vedi il suo<br />

scritto -- GUl'r)'e p'a Padovani e Vicentini al tempo di Dante:<br />

AlIle"tino ltfussato - che fa parte del volume Dante e Padnva<br />

pubblicato <strong>nel</strong> 1865 quando fu inaugurato in Firenze i1 monurr.ento<br />

all' Allighieri, Le citta del Veneto, benche allora<br />

ancor sotto it dominio austriaco, concorsero tutte ad onorare<br />

I' altissimo poeta, e fu quella una festa, piu che letteraria,<br />

politica c civile.<br />

L' Eccer,nis valse al suo poeta I'incoronazione. Ricordo<br />

Ie traduzioni di questa tragedia fatte da L. Mercantini -<br />

F. Balbi - A. Dall' Acqua" Giusti.<br />

(9:&) II titolo di questa strano componimento e: « lllltz"an.scad<br />

it GiUl'ine - Arcisopratragichissima Tragedia. Elaborata<br />

ad uso del buon gusto de' Grecheggianti Compositori da Cattuffio<br />

Panchianio Bubulco Arcade» - Venezia per G. Betti<strong>nel</strong>li<br />

e P. Bassaglia, Zaccaria Valaresso fu autore del poema<br />

giocoso Bajamonte Tiepolo.<br />

(93) G. Leopardi Canzone ad Angelo Mai,<br />

CAPITOLO IV.<br />

(I) E rifl!rita da Alfonso Paulucci. che ne fu testimonio,<br />

una sCPo nata 0 burla, toccata ad un frate, fatta in pr esenza<br />

e per volontA di Papa Leone X, che non si pub immaginare<br />

la piu tri viaJe e balorda. (Vedi Noti:ie inedile di Raffaf!llo d' U,'bino<br />

- per Giuseppe Campori - Modena, Vince.:zi 1863,.<br />

(1) Marin Sanudo ricorda Ie molte commedie recltate in<br />

Venezia, a Murano, alia Giudecca, fra Ie quali alcune nei<br />

Monasteri.<br />

L' Asanaria di Plauto, tradotta, fu recitata <strong>nel</strong>l'I1 Febbrajo<br />

1514 in Venezia <strong>nel</strong> monastero di Santo Stefano. \'edi Not,<br />

al Fontanini di A. Zeno. Vot. I, Cl. IV, Capo Ill, page 401.<br />

JI Sansovino (\'enet.a Citla nobilissima a singolartl - \'e-


E VENEZIA NEL SECOLO XVIII 551<br />

\"oleva spacciarla da dottore, nativo di Francolino. II Quadrio<br />

dA iI rnerito di aver rnesso sulla scena questa rnaschera,<br />

come ho altrove accennato, a certo Lucio cornico, (seconda<br />

metA del <strong>secolo</strong> XVI).<br />

(83) Il Baretti se ne trae d'irnpaccio con queste parole:<br />

« Pulci<strong>nel</strong>la fu un celiatore di Apuleja I I) - Gl'ltaliani 0 s;a Rela:ume<br />

dtgli l}si e Co,tum; d' Ila{ia. Trad. di G. Pezzoli. Tom. VI,<br />

Cap. V, p. 64.<br />

Di questo paladino della baral'Ca si occup6 Giulio Cesare<br />

Cortese <strong>nel</strong> Viagmo di Parnaso. Venezia, Missirini 1611.<br />

M. Scherillo scrisse sui Pulci<strong>nel</strong>la. sulla sua prosapia e sulle<br />

sue Inn am orale. Egli 10 dice nato sui cadere del Cinquecento.<br />

Carlo Del Balzo: II Regno di Pulci<strong>nel</strong>la.<br />

Jl Feuillet pure traUb del Pulci<strong>nel</strong>la, rna fantasticarnente.<br />

G. Arcoleo tenne una conl'erenza col titolo: Un filolOfo<br />

In mascherfl, pubblicata in Napoli, 18;5.<br />

(84) Con(erenza cit. (Vedi qui, Nota 83.<br />

(85) "edi, rra Ie altre, la Cornmedia del Ruzante la Vaccaria.<br />

(86) Vedi il Nipote del V,'sla Vt)'de, anno lB49. - Questa<br />

pubblicazior.e popolare ispirata e diretta da Cesare Correnti,<br />

ben rneglio che una stl'e,ma, fu un Iibro pieno di sapiente arguzia<br />

che insegnava, oltre Ie vcnta che diceva, queUe che<br />

taceva, e che it pubblico ita:iano, educato al sentirnento della<br />

patria, e avvezzo al gergo politico, con un po' di testa, e pili con<br />

un po' di cuore, sapeva leggere benissirno tra riga e riga. La<br />

eonclusionc del Nipote del Ve.la Verde sulle Masehere e questa:<br />

« L' eta nostra non ha saputo creare neppure una rnaschera.<br />

- 11 <strong>secolo</strong> XIX ba la rnissione di scrivere la necrologia<br />

dei barnbocci, ehe per tanti seeoH sollazzarono i padci<br />

nostri, e di fare un epltaffio all' allegria .•. e di raecogliere<br />

sottoserizioni per erigere un sepolcro aUe rnaschere sui quale<br />

starA seritto:<br />

D' ora innanzi<br />

E vietato<br />

II dire<br />

La veritA<br />

Ric!endo.


CARLO GOLDONI<br />

Chiozzolte, e molte plebee, e trivialissim:: opere del signor<br />

Goldoni. t<br />

(13) Atto II, Scena 5. a<br />

(14) La Turandot e tolta dalle Fole Persiane, come dice<br />

10 stesso Gozzi <strong>nel</strong>la Prefazione. Riesce comicamente curiosa<br />

1a lettura della Turandot dello Schiller, giacche sono molto<br />

ameni Pantalone, Brigbella, Tartaglia e Truffaldino cbe parlano<br />

in tedesco I Vedi la Prefa=ione posta da A. Maffei alia<br />

sua versione.<br />

(15) Prefa'lione alia fiaba (ilo8ofica - r Augellino bel tJerdtl.<br />

(16) Arrigo Boito - Re 01"80 - fiaba.<br />

CAPITOLO IX.<br />

(I) Storia documentala di Vent,.;a di Samuele Romanin. -<br />

Venezia, tip. Naratovich 1853-186, - Vol. IX, Cap. J.<br />

Vedi A. Longo - Dell' origintl e della prtmnlien.ltJ in Vcm".:ia<br />

de' cittadini Originarj - Di'lionario del Dirilto Comune Veno!to di<br />

M. Ferro, Venezia 1779 - E. Cicogna - Bibliogtoafaa Vene.:iana.<br />

Intorno ad alcune famiglie Veneziane vedi la doUa illustrazione<br />

fatta di esse da Federico Stefani <strong>nel</strong>la continuazione<br />

del Litta: Le famiglie celebr; d' 1talia.<br />

(1) Marco Foscarini e Venezia <strong>nel</strong> <strong>secolo</strong> XV 111, per cura<br />

di Emilio Morpurgo - Firenze, Le Monnier, 1880.<br />

(3) Alvise IV Mocenigo, giA ambasciatore in Francia e<br />

in Roma, fu eletto <strong>nel</strong> 19 aprile 1763. Fu il CXVJII doge. Un<br />

anonimo fece una particolareggiata relazione delle feste allora<br />

celebrate e delle sfarzo spiegatovi. Vedi Romanin (op. cit.),<br />

Vol. VIII, Cap. V, p. 147. E. Cicogna, Codice 229 - 353'4.50<br />

1741 - 7of:iJ7 - 35333.50


E VENEZIA NEL SECOLO XVIII<br />

Franc. Lorcdan 1752 - 134290 - 67145.­<br />

Marco Foscarini 1761 - 110868 - 60434.­<br />

Alvise Mocenigo 1763 - 125234 - 62617.­<br />

Paolo Renier 1779 - 121410 - 111205.­<br />

Lodovico Manin 17&J - 378387 - 18


E VBNEZIA NEL SECOLO XVIII<br />

(31) Vedi alcuni Documenti della Raccolta Stefani e dell'<br />

Arcliil'iD privato di Casa Mocenigo di San Stae (Sant' Eustachio)<br />

pubblicati dal Molmenti <strong>nel</strong> suo libro: Sloria di Vene:ia<br />

<strong>nel</strong>la vila privata etc., gia citata.<br />

(3l) Can:on dell' Ab. Angelo Maria Barbaro: PiaJlto c lamenlo<br />

dei poDeri LUBtJ.;ssimi della ConDersa:ione Trona andada a<br />

mOJlie, e che comincia:<br />

u Oh poveri lustrissimi<br />

EI luni avemo perso. »<br />

(33) II Ridouo - Cenni storici di Cesare Biliotti - Venezia<br />

Tip. Naratovich 1870. Vedi: Alcuni Palazzi ed Antichi<br />

Edificii di Venena sloricamente illust,'ati (Venezia., 1879, p. l5)<br />

per Giuseppe Dott. Tassini, l' egregio scrittore delle Curiositrl<br />

Vene.:iane.<br />

(34) Charles Yriarte - La ,,;e d'un Palricitm de Vl'nise au<br />

XVI siecle - Paris, Pion, 1874.<br />

(35) S. Romanin, Ope cit., Vol. IX, Cap, I, p. 18,<br />

(36) Componimenti diversi - Torno I.<br />

(37) NUOM Enciclopedia - Vol. V. - Parola Ciciweo - Torino,<br />

SocietA Unione tip. cd. 1558.<br />

(38) GI'ltaliaJli etc. (op. cit.) - Cap. III, p. l6.<br />

(39) Esopo alia Grata - Canti tre - Per la solcmne Profcssione<br />

della N. D. Maria Quintilia Rezzonico - Canto III -<br />

Venezia 1755, tip. Pitteri.<br />

(40) Memo"ie - Parte I, Cap. XXXV, p. 326.<br />

(41) Gial,'omo Casanova e gl'Inquisitori di Stalo, - Riccrche<br />

del Prof. Ab. Rinaldo Fulin. - Venezia Tip. Anto<strong>nel</strong>li 1877.<br />

Giacomo Casanova c diventato un soggetto di moda;<br />

oltre 10 scritto qui citato, tralasciando Ie recenti storie che<br />

ne parlano, e Ie varie 13iografie, fra Ie .quali merita ricordo<br />

quella di 13. Gamba, pubblicata da P. Tipaldo, parecchi si<br />

occuparono di questo celebre avvcnturiere e nomine pel<br />

primo Armand 13aschet, intelligente e fortunato investigatore<br />

dei nostri Archivi, autore della Memoria: Les Al-cltiVe8 de la<br />

Sfh-cnissime Repub/ique de Venise, Paris-Venise 1857 e d' altri notcvoli<br />

studii su Venezia, c che recentcmente pubblico quattro<br />

importantissimi artico1i <strong>nel</strong> periodico: Le Livre - (Paris 1881).


The End.<br />

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