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16. Sindromi da alterata pressione endocranica

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Di fronte all’ipotesi clinico-neuroradiologica<br />

di idrocefalo normoteso è necessario valutare<br />

attentamente assieme al neurochirurgo i benefici<br />

ed i rischi connessi ad una valutazione preoperatoria<br />

della <strong>pressione</strong> intracranica con sonde<br />

a permanenza. Il tema è sempre attuale e<br />

molto dibattuto (Burns e Ravindran, 2001;<br />

Reilly, 2001; Rosenfeld e Siraruj, 2001), poiché<br />

esistono molte evidenze che non tutti i pazienti<br />

operati migliorano in egual misura, e che alcuni<br />

di essi tendono a peggiorare dopo un iniziale<br />

miglioramento sviluppando una demenza<br />

degenerativa, o paradossalmente, a migliorare<br />

“nonostante” la coesistenza di una demenza<br />

degenerativa. In linea di massima, sembra fon<strong>da</strong>mentale<br />

porre una diagnosi meditata, incentrata,<br />

ma non esclusivamente basata, sui criteri<br />

manometrici.<br />

ESAMI COMPLEMENTARI<br />

La diagnosi di idrocefalo è essenzialmente<br />

neuroradiologica. La definizione dei suoi meccanismi<br />

patogenetici e dell’opportunità di un<br />

drenaggio, tradizionalmente basata su in<strong>da</strong>gini<br />

funzionali invasive di competenza neurochirurgica,<br />

si appoggia sempre più sulle moderne tecniche<br />

di acquisizione ed elaborazione delle<br />

neuroimmagini in RM.<br />

Diagnostica neuroradiologica. È ormai integralmente<br />

basata sulla TC e la RM dell’encefalo,<br />

che hanno completamente soppiantato l’angiografia<br />

cerebrale, la pneumoencefalografia, la<br />

pneumocisternografia frazionata e la iodo-ventricolografia<br />

(Figg. 9.75 e 9.76).<br />

La TC, e con maggior risoluzione la RM,<br />

permettono di visualizzare direttamente gli spazi<br />

liquorali intra- ed extracranici (Fig. <strong>16.</strong>6).<br />

La RM, in particolare, utilizzando tecnica<br />

pesata in T2, permette di osservare iperintensità<br />

dei segnali periventricolari e della sostanza<br />

bianca ed assottigliamento del corpo calloso,<br />

mentre la valutazione comparativa T1-T2 consente<br />

di discriminare le alterazioni della sostan-<br />

<strong>Sindromi</strong> <strong>da</strong> <strong>alterata</strong> <strong>pressione</strong> intracranica<br />

627<br />

Fig. <strong>16.</strong>6 - Idrocefalo normoteso. Dilatazione tetraventricolare<br />

(a, b, c) con normalità dei solchi della convessità (d)<br />

dimostrata mediante TC.<br />

za bianca associate ad idrocefalo attivo <strong>da</strong> quelle<br />

associate ad idrocefalo passivo «ex-vacuo». Infine,<br />

la possibilità di visualizzare il flusso liquorale<br />

lento e rapido con tecnica RM di diffusione<br />

pesata eco-planare consente di documentare<br />

un ridotto o assente flusso di liquor attraverso i<br />

forami di Monro o l’acquedotto di Silvio. La TC<br />

e la RM permettono inoltre di verificare l’evoluzione<br />

dell’idrocefalo dopo drenaggio, documentandone<br />

eventuali anomalie di funzionamento<br />

(idrope residua o, all’opposto, sindrome<br />

<strong>da</strong> collasso ventricolare).<br />

Nell’idrocefalo normoteso, la RM dimostra<br />

una tipica iperintensità protonica periventricolare<br />

di spessore superiore a 5 mm., talora con<br />

disomogeneità puntiformi riferibili a sofferenza<br />

ischemica. Tali reperti tendono progressivamente<br />

a regredire dopo derivazione liquorale<br />

seguita <strong>da</strong> netto miglioramento clinico.

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