“L'asino d'oro” o “Libro delle metamorfosi”, Maria Grazia ... - Utem.it
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Univers<strong>it</strong>à della terza età Montebelluna – 2011-12<br />
<strong>Maria</strong> <strong>Grazia</strong> Pozzato<br />
APULEIO<br />
Metamorphoseon libri XI<br />
o<br />
L’asino d’oro<br />
1
Lucio (?) Apuleio<br />
Nasce a MADAURA (odierna Algeria) nel 125 d.C. ca.<br />
Studia a CARTAGINE eloquenza latina<br />
Ad ATENE studia filosofia greca: aderisce al<br />
platonismo, impregnato di misticismo e di magia, e<br />
si fa iniziare a molti culti misterici<br />
A ROMA eserc<strong>it</strong>a la professione di avvocato<br />
Torna in AFRICA: carriera di conferenziere <strong>it</strong>inerante<br />
4
Madaura<br />
5
Gli studi<br />
"La prima coppa, quella del maestro elementare,<br />
ci libera dalla rozzezza;<br />
la seconda, del grammatico, ci fornisce la dottrina;<br />
la terza, del retore, ci dà l'arma dell'eloquenza.<br />
Fin qui bevono quasi tutti.<br />
6
Gli studi<br />
Ma io altre coppe ho sorb<strong>it</strong>o ad Atene:<br />
quella, ch'è alquanto artefatta, della poesia,<br />
e quella, assolutamente sincera, della geometria;<br />
quella della musica, soave,<br />
e quella, piuttosto austera, della dialettica;<br />
ma infine la coppa della universale filosofia,<br />
ch'è tale da non saziarsene mai e davvero pari al nettare!"<br />
Dai Florida<br />
7
Il processo per magia<br />
In un viaggio verso Alessandria (155-156) si ferma a<br />
Oea (l'odierna Tripoli)<br />
A Oea sposa una ricca vedova, Pudentilla<br />
I parenti di lei lo accusano di magia<br />
In tribunale a SABRATA Apuleio si difende e viene<br />
assolto<br />
Scrive l’Apologia: unica orazione rimasta dell’età imperiale<br />
8
OEA (Tripoli)<br />
9
Sabrata<br />
10
Sabrata<br />
11
Sabrata<br />
12
Dopo il processo per magia<br />
Apuleio torna a Cartagine<br />
Diventa "sacerdos provinciae" del culto imperiale<br />
Sacerdote del culto di Asclepio<br />
Prosegue la carriera di conferenziere<br />
I Cartaginesi innalzano statue in suo onore<br />
Muore a Cartagine intorno al 170 d.C.<br />
13
Opere<br />
“Apologia” o “De magia”<br />
“Florida”: estratti di conferenze<br />
“De Platone et eius dogmate”: su fisica ed etica di Platone<br />
“De deo Socratis”: sui demoni<br />
“De mundo”: rifacimento di un trattato pseudoaristotelico<br />
Opere perdute:<br />
Opere di ar<strong>it</strong>metica, musica, medicina;<br />
"Carmina amatoria", "Ludicra“;<br />
una traduzione del "Fedone" platonico; etc. etc.<br />
15
“Le Metamorfosi" o "L'asino d'oro"<br />
Unico “romanzo” completo della letteratura latina<br />
In 11 libri (Metamorphoseon libri XI)<br />
Romanzo comico-realistico<br />
Romanzo d’avventura<br />
Romanzo picaresco<br />
Romanzo di formazione<br />
16
“Le metamorfosi" o "L'asino d'oro"<br />
3 sequenze, 3 modal<strong>it</strong>à narrative :<br />
1. Lucio in Tessaglia, terra della magia (lineare)<br />
2. Metamorfosi in asino (imprevedibile)<br />
3. XI libro “nuovo e inatteso” (mistica)<br />
Digressioni continue dalla trama principale:<br />
“novelle” magiche, avventurose, erotiche, di tono<br />
farsesco o tragico<br />
La favola di AMORE E PSICHE occupa quasi 2 libri.<br />
17
Le fonti<br />
“Romanzi” greci contemporanei<br />
Lucio o l'asino di LUCIANO di Samosata (?)<br />
Metamorfosi di LUCIO di Patre<br />
“Novelle” del genere milesio<br />
Satyricon di PETRONIO<br />
OMERO, Odissea, libro X (CIRCE)<br />
OVIDIO, Metamorfosi<br />
FEDRO, Favole<br />
18
Sant’Agostino di Tagaste (354 - 430)<br />
“Anch'io, quand'ero in Italia, sentii di cotali storie<br />
accadute in una contrada di quella regione: si diceva<br />
infatti che <strong>delle</strong> donne solevano propinare ai<br />
viaggiatori dei filtri, per cui di colpo quelli si<br />
mutavano in bestie da soma.<br />
Tuttavia la loro intelligenza non scadeva a livello<br />
bestiale, ma conservava l'umana razional<strong>it</strong>à, allo<br />
stesso modo di Apuleio, il quale nei libri scr<strong>it</strong>ti,<br />
int<strong>it</strong>olati l'Asino d'oro, rivelò o immaginò che anche<br />
a lui era cap<strong>it</strong>ato di mutarsi in asino”.<br />
23<br />
Agostino, De civ<strong>it</strong>ate Dei, XVIII, 18
Perché Asinus “aureus”?<br />
Colore fulvo del pelo<br />
Doti eccezionali dell'asino<br />
Qual<strong>it</strong>à artistica del romanzo<br />
Valore di edificazione morale<br />
24
La chiave "mistagogica"<br />
Tutto il romanzo è interpretabile in chiave allegorica:<br />
rappresenta la caduta e la redenzione dell’uomo,<br />
di cui l’XI libro è la conclusione religiosa.<br />
Lo stesso numero dei libri, 11, fa pensare al numero<br />
dei giorni richiesti per l'iniziazione misterica: 10<br />
giorni di purificazione, 1 giorno dedicato al r<strong>it</strong>o<br />
religioso.<br />
L'ultima parte non ha equivalente nel modello greco.<br />
25
L’ASINO manoscr<strong>it</strong>to<br />
Ms dell’XI sec. nell’Abbazia di Montecassino<br />
Giovanni Boccaccio (1313-1375) lo scopre e ne trae<br />
una copia<br />
Nel Decameron 2 novelle sono “apuleiane”:<br />
Peronella (VII, 2) e Pietro da Vinciolo (V, 10)<br />
Manoscr<strong>it</strong>to portato a Firenze<br />
Ora alla Biblioteca Medicea Laurenziana: Laur. 68, 2<br />
26
FORTUNA dell’ASINO<br />
Alla corte ferrarese di Ercole I d’Este l’opera di Apuleio viene<br />
volgarizzata da MATTEO MARIA BOIARDO (1441-1494)<br />
Si diffonde tram<strong>it</strong>e edizioni a stampa corredate di xilografie<br />
27
FORTUNA<br />
1469, Roma: prima edizione a stampa<br />
1519, Venetia: Apulegio volgare traducto per il Magnifico Conte<br />
Mattheo <strong>Maria</strong> Boiardo, con 64 xilografie<br />
28
APULEGIO<br />
.<br />
29
L’Asino alla Rocca di San Secondo<br />
A San Secondo (Parma), nella Rocca dei Rossi, è presente un<br />
ciclo di 17 affreschi tratto dall’Asino d’Oro di Apuleio, un<br />
“unicum” perché viene presentata la sola storia di Lucio,<br />
mentre è del tutto tralasciata la favola di Amore e Psiche<br />
Probabile autore: Vincenzo Tamagni di San Gimignano, allievo<br />
di Giulio Romano<br />
Epoca di esecuzione: 1525-32<br />
Uso originario: Camera nuziale<br />
30
SALA DELLE GESTA ROSSIANE<br />
33
Lector intende: laetaberis.<br />
“Eccomi a raccontarti, o lettore, storie d’ogni genere, sul tipo di<br />
quelle milesie, e a stuzzicarti le orecchie col piacevole<br />
mormorio del mio racconto”.<br />
…<br />
“E avrai di che sbalordire sentendomi dire di uomini che han<br />
preso altre fogge e mutato l’essere loro e poi sono r<strong>it</strong>ornati<br />
come erano prima”.<br />
…<br />
“Questa varietà del mio linguaggio ben si adatta alle storie<br />
bizzarre che ho deciso di raccontarti. Ecco dunque un racconto<br />
di tipo greco.<br />
Lettore, attento: ti divertirai”.<br />
37
LA TRAMA<br />
illustrata a San Secondo Parmense<br />
nella Sala dell’Asino d’oro<br />
38
Ed ecco ciò che vidi.<br />
Panfile si spoglia di tutte le sue vesti, poi apre un<br />
bauletto e ne estrae alcuni vasetti, leva il coperchio<br />
ad uno di essi, ne tira fuori una pomata, se ne<br />
sfrega a lungo le palme e si unge tutta, dalle<br />
unghie dei piedi alla cima dei capelli; quindi, dopo<br />
un lungo e segreto colloquio con la lucerna, è<br />
scossa per tutto il corpo da un trem<strong>it</strong>o insistente.<br />
Al trem<strong>it</strong>o subentra poi un lieve palp<strong>it</strong>are, mentre<br />
sul corpo spunta una molle peluria, crescono <strong>delle</strong><br />
robuste penne, il naso si incurva e si indurisce, le<br />
unghie s'ispessiscono e si fanno adunche.<br />
E così Panfile diviene un gufo. Emette uno stridulo<br />
lamento, spicca piccoli salti sul pavimento per<br />
provar le sue capac<strong>it</strong>à, poi s'innalza e vola via al di<br />
fuori con l'ali spiegate.<br />
(III, 21)<br />
40
Già cercavo di librarmi in volo, or muovendo un braccio, ora<br />
l'altro, nel mio desiderio di trasformarmi in un uccello simile,<br />
ma in nessuna parte del corpo mi spuntava piuma o penna;<br />
al contrario i miei peli acquistano lo spessore <strong>delle</strong> setole, la<br />
pelle tenera diviene solido cuoio, all'estrem<strong>it</strong>à <strong>delle</strong> palme si<br />
perde la divisione <strong>delle</strong> d<strong>it</strong>a, ed esse tutte si contraggono<br />
insieme sino a formare uno zoccolo solo, e al termine della<br />
spina dorsale mi spunta un'enorme coda.<br />
42
Ormai avevo un muso smisurato, una bocca lunga e larga,<br />
<strong>delle</strong> narici spalancate, <strong>delle</strong> labbra pendule; e così pure le<br />
orecchie eran cresciute in modo esagerato e s'eran ricoperte<br />
di ispidi peli.<br />
Un solo conforto vedevo a questa mia sciagurata<br />
metamorfosi, ed è questo: che, mentre non riuscivo più a<br />
tener Fotide fra le mie braccia, i miei attributi di maschio<br />
s'eran notevolmente sviluppati.<br />
(III, 24)<br />
43
V'era un magazzino in mezzo alla casa, solidamente<br />
sbarrato con robuste serrature, ch'era pieno dei<br />
tesori di Milone. Su di esso si accaniscono i briganti<br />
a gran colpi di scure, sino a sfondarlo; poi, dopo aver<br />
praticato diverse aperture, portan via tutta la roba<br />
che conteneva, fanno in fretta tanti fagotti, e se li<br />
dividono un po' per uno.<br />
Ma la quant<strong>it</strong>à dei bagagli superava il numero dei<br />
portatori, sicché, data la eccessiva abbondanza della<br />
preda, i band<strong>it</strong>i non sapevan più che pesci pigliare.<br />
Alla fine, conducono fuori dalla stalla noi due asini e<br />
il mio cavallo, ci caricano di fardelli sino a<br />
schiacciarci e, sotto la minaccia <strong>delle</strong> bastonate, ci<br />
spingono via dalla casa ormai vuota.<br />
(III, 28)<br />
45
Mi parve, allora, di esser proprio già con un piede<br />
nella fossa, perché da ogni parte mi vidi attorniato e<br />
aggred<strong>it</strong>o da una muta di cagnacci orrendi e bravi ad<br />
azzuffarsi persino con orsi e leoni; vista la piega che<br />
prendevano le cose, decido di interrompere la mia<br />
corsa e me ne torno in tutta fretta alla stalla dove<br />
avevamo fatto sosta.<br />
Quelli, richiamati a stento indietro i loro cani, mi<br />
afferrano e mi legano con una fune a nodo scorsoio,<br />
ricominciano a legnarmi, e mi avrebbero senz’altro<br />
fatto la pelle a bastonate; fortuna che il ventre mio,<br />
pieno di quegli erbaggi indigesti, non reggendo al<br />
male <strong>delle</strong> percosse, in preda a diarrea, si vuotò d’un<br />
tratto, come quando si toglie lo zaffo a una botte, e<br />
così i miei persecutori furono costretti a lasciar in pace<br />
la mia schiena malconcia, gli uni inzaccherati dalla<br />
nauseante sciolta, gli altri stomacati dal puzzo atroce<br />
che ne esalava.<br />
47<br />
(IV, 3)
Con queste e altre chiacchiere del genere, invano<br />
tentavano di calmare l’addolorata fanciulla. E come fare, se<br />
essa, il capo tra le ginocchia, piangeva come una v<strong>it</strong>e<br />
tagliata! I ladroni, allora, chiaman dentro la vecchia e le<br />
ordinano di sedersi vicino alla ragazza e di consolarla con<br />
le parole più dolci che sapeva, poi se ne tornano alle<br />
consuete occupazioni. Neppure la vecchia, però, per<br />
quanto dicesse, riuscì a farle smettere il pianto. Anzi, la<br />
vista di quella giovane che gemeva ancor più forte e<br />
singhiozzava ininterrottamente, sino a rompersi il petto,<br />
strappò le lagrime anche a me.<br />
-<br />
49
- Non sono una disgraziata, io? - diceva. - Ab<strong>it</strong>avo in una<br />
casa così bella, con una folla di servi e di domestici così<br />
affezionati, avevo dei gen<strong>it</strong>ori così virtuosi! Ora, spogliata di<br />
tutto, sono rimasta v<strong>it</strong>tima di una indegna rapina, sono<br />
divenuta merce da vendere! Mi han rinchiusa in questa<br />
prigione di macigno, in questo antro di tortura e di morte!<br />
Non ho più quelle raffinatezze in cui nacqui e fui allevata!<br />
La mia v<strong>it</strong>a è in pericolo, tanti e tali sono i briganti che<br />
compongono questa orrenda turba di assassini; e come<br />
posso io trattenere il pianto o solamente continuare a<br />
vivere?<br />
Così si lamentava la giovane, e, affranta dal dolore, la gola<br />
soffocata dal pianto, era ormai allo stremo <strong>delle</strong> sue forze,<br />
quando reclinò gli occhi illanguid<strong>it</strong>i nel sonno.<br />
(IV, 24)<br />
50
Sub<strong>it</strong>o con un violento strattone rompo la corda con cui ero stato legato, e me<br />
la batto fuggendo di corsa a quattro zampe.<br />
Non potei però sfuggire alla vecchia maligna e ai suoi occhi da nibbio. Poiché,<br />
quando mi vide sciolto, con una audacia superiore al suo sesso e alla sua età,<br />
mi afferrò per la cavezza, e cercò di farmi girare e di condurmi indietro. Ma io,<br />
che ricordavo bene le funeste intenzioni dei band<strong>it</strong>i, non mi lascio affatto<br />
turbare, e con le zampe di dietro le scarico addosso un paio di calci e la<br />
stendo senz’altro a terra.<br />
52
Eppure, colei, benché giacesse sul terreno, si aggrappava tenacemente alla<br />
cavezza, sicché io, correndo innanzi, me la trascinai dietro un bel tratto. Per di<br />
più, cominciò sub<strong>it</strong>o a urlare a gran voce e ad implorare il soccorso di braccia<br />
più vigorose. Ma tutto fu inutile. Invano coi suoi pianti cercava di susc<strong>it</strong>ar un<br />
assembramento, poiché non v’era nessuno che potesse recarle aiuto, eccetto<br />
quella sola fanciulla prigioniera. Costei, richiamata dalle urla, corre fuori e<br />
vede una scena da teatro, degna, perbacco, d’esser ricordata: vede una Dirce<br />
vecchierella appesa non a un toro ma a un asino, e, facendo prova di virile<br />
intrepidezza, imprende un bel gesto d’audacia. Strappa dalle mani della<br />
vecchia la cavezza, mi richiama alla calma sgridandomi dolcemente, sale in<br />
fretta a cavalcioni su di me e di nuovo mi sprona alla corsa.<br />
(VI, 27)<br />
53
Mentre la ragazza esprimeva l’una dopo l’altra queste sue<br />
intenzioni, e alle promesse intramezzava sospiri, giungemmo ad<br />
un incrocio. La giovane tirava la cavezza e cercava in ogni modo<br />
di farmi piegare a destra, poiché evidentemente per quella<br />
direzione si andava alla dimora dei suoi gen<strong>it</strong>ori. Ma io, che<br />
sapevo bene come i briganti si fossero diretti proprio da quella<br />
parte per andare a raccogliere il resto del bottino, recalc<strong>it</strong>ravo<br />
ostinatamente, e nell’animo mio elevavo tac<strong>it</strong>amente queste<br />
lagnanze:<br />
55
"A che pensi, infelice ragazza? Che fai? Perché vuoi precip<strong>it</strong>arti<br />
all’Orco? Dove vuoi andare, con i miei piedi? Non solo te, ma<br />
anche me finirai per rovinare!".<br />
Mentre in tal modo tiravamo ciascuno in direzione opposta e<br />
l<strong>it</strong>igavamo, come se si trattasse d’una questione di confini per la<br />
proprietà d’un terreno o anche per la divisione d’una strada,<br />
ecco che ci sorprendono i band<strong>it</strong>i in persona, carichi <strong>delle</strong> loro<br />
prede. Essi ci riconoscono sin da lontano al chiaror della luna, e<br />
ci salutano con una risata di scherno.<br />
(VI, 29)<br />
56
Appena arrivammo, tutta quanta la c<strong>it</strong>tadinanza si riversò fuori per godersi uno<br />
spettacolo che esaudiva i suoi voti. Innanzi a tutti corrono i prossimi congiunti, i<br />
parenti, i clienti, i domestici, i servi, con la letizia dipinta sul volto ed esultanti di<br />
gioia.<br />
Era davvero uno spettacolo memorabile, vedere una folla di persone d’ogni età<br />
e d’ambo i sessi accompagnare in corteo una giovane portata in trionfo su di un<br />
asino. Alla fine, anch’io per parte mia ero divenuto più allegro: per assumere<br />
un’aria adatta e non sembrare estraneo al momento, tesi le orecchie, gonfiai le<br />
narici e diedi in un raglio così sonoro, che esso rimbombò col clamore del tuono.<br />
(VII, 13)<br />
58
Tuttavia, nelle tenebre della sventura, la Fortuna volle rifulgere con una luce<br />
più lieta. Forse mi riservava ai futuri pericoli, ma il fatto è che mi salvò dalla<br />
morte immediata cui ero destinato.<br />
Difatti, volle il caso che la pioggia il giorno prima avesse formato là vicino<br />
una pozza d'acqua fangosa. Vederla e gettarmici completamente dentro,<br />
senza neppur riflettere, fu tutt'uno; così l'incendio si spense del tutto, e io me<br />
ne uscii alla fine allegger<strong>it</strong>o del carico e liberato dalla morte. Ma quel<br />
pessimo soggetto, quello svergognato d'un ragazzo, anche questa sua<br />
infamia r<strong>it</strong>orse contro di me: raccontò a tutti i pastori che, mentre passavo<br />
vicino a dei fuochi accesi dai vicini, a bella posta avevo incespicato, che<br />
m'ero lasciato cadere a terra e che m'ero tirato volontariamente addosso le<br />
fiamme, e aggiunse ridendo:<br />
- Sin quando daremo da mangiar senza costrutto a un incendiario come<br />
costui?<br />
(VII, 20)<br />
60
Detto fatto, introduce le mani sotto la veste, si scioglie la fascia dal<br />
seno, mi lega con essa i piedi l’un dopo l’altro e me li serra insieme con<br />
uno strettissimo nodo, naturalmente per non lasciarmi possibil<strong>it</strong>à alcuna<br />
di reagire; afferra una pertica con cui si soleva puntellare la porta della<br />
stalla e comincia a battermi; né la smise sinché per la stanchezza le<br />
mancarono le forze, e il bastone, opprimendola con il suo stesso peso,<br />
le sfuggì di mano. Allora, imprecando alle sue braccia che si<br />
stancavano così facilmente, corre al focolare, porta un tizzone ardente<br />
e me lo ficca tra le cosce. Alla fine io, difendendomi col solo mezzo che<br />
mi restava, le scaricai addosso uno zampillo d’un liquido maleodorante<br />
sì da imbrattarle il volto e gli occhi. Così, oltre che non ci vedeva più,<br />
anche il fetore le impedì di uccidermi. (VII,28)<br />
62
Il giorno dopo, tutti indossano <strong>delle</strong> sopravvesti<br />
multicolori, si adornano in sconcia maniera,<br />
spalmandosi la faccia con argilla colorata e<br />
dipingendosi in giro gli occhi con la mat<strong>it</strong>a nera, poi<br />
escono. Sul capo portano piccole m<strong>it</strong>re, addosso<br />
vesti di color zafferano, veli di lino finissimo,<br />
fazzolettoni di seta; alcuni indossano tuniche bianche,<br />
listate in ogni senso di strisce di porpora a forma di<br />
piccole lance, con cinture serrate alla v<strong>it</strong>a, e hanno ai<br />
piedi scarpe gialle. In quanto alla dea, dopo averla<br />
rivest<strong>it</strong>a con un mantello di seta, me la pongono sul<br />
dorso da portare.<br />
64
Essi, con le braccia nude sino alla spalla,<br />
brandiscono spade e scudi enormi, e spiccan salti<br />
alla maniera <strong>delle</strong> baccanti, mentre il suono del flauto<br />
porge nuovo inc<strong>it</strong>amento alle loro frenetiche danze.<br />
Vis<strong>it</strong>ano così parecchie ab<strong>it</strong>azioni di povera gente, e<br />
arrivano alla fattoria di un ricco proprietario; qui, sin<br />
sull’entrata, urlando in modo sconveniente, fanno un<br />
baccano del diavolo e irrompono dentro come<br />
invasati.<br />
(VIII, 27)<br />
65
Così quello scellerato carnefice si disponeva ad armar l’empie mani contro di me. Ma<br />
il pericolo, che era imminente e gravissimo, mi indusse a bruciar le tappe; senza<br />
perder tempo in riflessioni, decido di fuggire per scampare al macello che mi<br />
pendeva sul capo. Tosto con un violento strattone rompo la fune con cui ero legato,<br />
e di gran corsa me la do a gambe, non trascurando di sparar calci in abbondanza, a<br />
tutela della mia pelle; attraverso di furia il portico antistante, irrompo, senza es<strong>it</strong>are,<br />
nella sala del triclinio, dove il padrone di casa, insieme coi sacerdoti della dea,<br />
attendeva a un pranzo sacrificale, e col mio slancio mando in frantumi non poca<br />
roba, tra posate e vasellame, e faccio cadere tavole e lumi.<br />
67
Il signore, crucciato al vedere il triste scempio <strong>delle</strong> sue cose, mi<br />
affida con molte raccomandazioni a un servo e gli ordina, vista la<br />
mia insolenza ed irrequietezza, di tenermi chiuso in luogo sicuro,<br />
onde ev<strong>it</strong>are ch’io tornassi con egual sfacciataggine a scompigliare<br />
la seren<strong>it</strong>à del conv<strong>it</strong>o. Con questa trovata carina seppi<br />
egregiamente difendermi e, scampato dalle mani del beccaio, ero<br />
tutto contento d’essere custod<strong>it</strong>o in quel carcere che per me<br />
rappresentava la salvezza.<br />
(IX, 1)<br />
68
Nel frattempo, grazie all’alimentazione generosa e all’abbondanza <strong>delle</strong> vivande,<br />
fatte per gli uomini, con cui mi riempivo la pancia, il mio corpo era divenuto<br />
rotondo, pingue ed obeso; su quel lardo m’era spuntata una cotenna morbida e<br />
grassa, e il pelame aveva preso uno sviluppo e un lustro pien di decoro.<br />
Purtroppo, la bellezza che faceva onore al mio corpo fu causa di grave disonore<br />
pel mio amor proprio. Infatti, i fratelli furon sorpresi dalla rotond<strong>it</strong>à della mia<br />
groppa e, vedendo che il fieno ogni giorno rimaneva completamente intatto,<br />
appuntarono su di me la loro attenzione.<br />
70
All’ora consueta chiudono come al sol<strong>it</strong>o la porta con l’intento, in apparenza, di<br />
recarsi ai bagni; invece si mettono a spiare attraverso una piccola fessura, e<br />
scoprono ch’io m’ero già attaccato alle pietanze esposte qua e là. Tutta la<br />
preoccupazione pel danno gli era già passata. Osservando con stupore un asino<br />
compiacersi di quei cibi raffinati in modo che aveva del prodigioso, scoppiano in<br />
grandi risate e inv<strong>it</strong>ano un compagno, un secondo e poi parecchi altri a<br />
contemplare, spettacolo che sfidava ogni descrizione o ricordo, la golos<strong>it</strong>à di<br />
un’ottusa bestia da soma.<br />
(X, 15)<br />
71
Durante questo spasso, nella sala del banchetto scoppiava una risata dopo l’altra, e<br />
uno dei presenti, un buffone, gridò:<br />
- Offr<strong>it</strong>e un po’ di vino sincero all’amico.<br />
Il padrone si prestò alla celia, e replicò:<br />
- Birbante che non sei altro! Lo scherzo non è poi tanto assurdo. Potrebbe<br />
benissimo darsi che al nostro amicone piacesse di bere un bicchiere di vino col<br />
miele. - E rivoltosi a uno schiavo:<br />
- Ehi tu! Ecco un boccale d’oro. Lavalo come si deve, empilo di vino al miele, e<br />
offrilo al mio inv<strong>it</strong>ato. Avvertilo anche che io ho bevuto alla sua salute.<br />
Tra i commensali si destò sub<strong>it</strong>o una viva curios<strong>it</strong>à. Ma io, senza turbarmi affatto,<br />
con molta calma e piacevolezza, arrotondai le estrem<strong>it</strong>à <strong>delle</strong> labbra a mo’ d’una<br />
lingua, e in una sola sorsata vuotai quella coppa gigantesca. Sub<strong>it</strong>o si levò un coro<br />
di voci, e tutti mi augurarono buona salute.<br />
(X, 16)<br />
73
Allora la signora si spoglia d’ogni sua veste, compresa la fascia che le stringeva il<br />
bel seno, e, stando in piedi vicino alla luce, da un vasetto di stagno trae un<br />
unguento profumato e se ne unge abbondantemente le membra; poi col medesimo<br />
unguento, senza risparmio, mi sfrega il corpo e in particolare me ne asperge con<br />
cura le narici. Dopodiché, mi copre dolcemente di baci; ma non quei baci che si<br />
soglion scambiare nei postriboli, quando le prost<strong>it</strong>ute bussano a soldi e i clienti<br />
fanno il nesci; puri e sinceri erano i baci che mi dava, e tenerissime le parole, come:<br />
"Ti voglio bene", "Ti desidero", "Amo te solo" e "Senza te non posso più vivere", e<br />
altre frasi del genere che le donne dicono sia per adescare gli uomini, sia per dare<br />
maggior calore alle proprie effusioni. Mi prende poi per la cavezza e mi fa sdraiare<br />
in terra, così come m’era stato insegnato; io l’assecondai facilmente, poiché ciò che<br />
stavo per fare non mi pareva né nuovo né difficile, tanto più che dopo tanto tempo<br />
pregustavo di ricevere gli amplessi di una donna bella e per di più appassionata.<br />
D’altronde, e l’ebbrezza di quel vino squis<strong>it</strong>o che avevo bevuto in abbondanza, e<br />
l’acuto profumo di quell’unguento, avevano destato in me un desiderio di voluttà.<br />
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Ecco ch’era arrivato il giorno destinato allo spettacolo, e con un<br />
codazzo di popolo plaudente vengo condotto in pompa magna<br />
sino alla cinta <strong>delle</strong> gradinate. Mentre si svolgeva un<br />
avanspettacolo, consistente in balletti danzati da attori di<br />
professione, io me ne stavo momentaneamente davanti a una<br />
porta d’ingresso, e con molto piacere ero occupato a brucare<br />
l’erbetta che cresceva abbondante proprio sul lim<strong>it</strong>are: di tanto in<br />
tanto gettavo un’occhiata curiosa attraverso la porta aperta e mi<br />
ricreavo allo spettacolo davvero divertente.<br />
Infatti, ragazzi e ragazze nel fiore della loro fresca adolescenza,<br />
segnalati per la loro bellezza, splendidamente vest<strong>it</strong>i, espressivi<br />
nella loro mimica, si presentarono sulla scena per ballare la<br />
danza pirrica dei Greci. Essi, disposti in ordine, intrecciando<br />
leggiadre evoluzioni, ora si volgevano in un circolo che ruotava<br />
su se stesso, ora sfilavano di traverso l’uno dietro l’altro come in<br />
una catena, ora prendevano la forma di tanti cunei sì da formare<br />
un quadrato, ora aprivano la schiera in due file.<br />
(X, 29)<br />
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Ed ecco avvicinarsi il momento fatale del beneficio<br />
promessomi dalla dea misericordiosa. Il sacerdote che recava<br />
con sé la mia salvezza si avanza, e tien nella destra, proprio<br />
in quella foggia che aveva prescr<strong>it</strong>to la divina promessa, un<br />
sistro per la dea e una corona per me. Perbacco! La corona<br />
faceva proprio al caso mio, poiché, dopo tante e tali fatiche<br />
affrontate, dopo tanti rischi superati, riuscivo finalmente,<br />
grazie al provvidenziale ausilio della massima divin<strong>it</strong>à, a<br />
vincere la Fortuna che mi persegu<strong>it</strong>ava così crudelmente.<br />
Eppure, non mi lasciai commuovere dall’improvvisa gioia, né<br />
mi precip<strong>it</strong>ai di corsa, tutto d’un balzo. Temevo, infatti, e con<br />
ragione, che se mi fossi lanciato bruscamente, con l’impeto<br />
conveniente a una bestia a quattro zampe, avrei turbato la<br />
tranquill<strong>it</strong>à e l’ordine della cerimonia; perciò, con quel passo<br />
calmo che è proprio ab<strong>it</strong>uale a un essere umano, mi avvicinai<br />
di traverso pian piano e con molta circospezione, e mi<br />
insinuai nella sfilata, mentre la folla mi faceva largo, certo per<br />
divina ispirazione.<br />
(XI, 12)<br />
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