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giuliano grittini - il nuovo sito di Images Art & Life

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interlocutore. È<br />

un’arte <strong>di</strong> “affioramento”,<br />

capace<br />

<strong>di</strong> essere assorbita<br />

solo attraverso<br />

un’accurata analisi<br />

della superficie,<br />

<strong>di</strong> ciò che essa<br />

rivela, <strong>di</strong> quanto<br />

delicatamente nasconde,<br />

del puro<br />

concetto <strong>di</strong> veritas<br />

che sottende. Ed è<br />

proprio dal valore<br />

semantico ed etimologicodell’aleteia,<br />

in quanto <strong>di</strong>mensione non-celata, che ha<br />

origine lo sforzo intellettuale <strong>di</strong> Siviero che<br />

gradualmente si accosta a quello materico,<br />

nella ricerca della perfezione esecutiva attraverso<br />

l’equ<strong>il</strong>ibrio degli elementi. Affannoso <strong>il</strong><br />

bisogno <strong>di</strong> strappare <strong>il</strong> vero dall’oblio. A tale<br />

scopo applica un processo induttivo: nuclei<br />

ontologici a sé stanti concorrono insieme alla<br />

creazione, alla nascita dell’uno, animati dalla<br />

consapevolezza che nella superficie vi è<br />

un qualcosa che la eccede ma che può essere<br />

intuita solo attraverso essa, secondo la concezione<br />

che vede <strong>il</strong> finito intessuto <strong>di</strong> infinito.<br />

Astrattismo e materia, tangib<strong>il</strong>e ed impalpab<strong>il</strong>e,<br />

ecco <strong>il</strong> paradosso adorniano: l’affioramento,<br />

in quanto apparenza, risulta pertanto<br />

necessario alla comprensione della profon<strong>di</strong>tà<br />

e, in qualità <strong>di</strong> fattore imprescin<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e, è<br />

destinato a <strong>di</strong>venire <strong>il</strong> maggior grado <strong>di</strong> quest’ultima.<br />

Siviero lo sa e si lascia guidare dalla<br />

dea dell’arte, ne trae ispirazione, la invoca,<br />

facendosi condurre nei non-luoghi che imprime<br />

su tela, in un iter <strong>di</strong> cui egli stesso sembra<br />

ignorare la meta finale, teorizzando l’intrin-<br />

secaincompiutezza dell’opera.<br />

Paul Klee <strong>di</strong>ceva<br />

<strong>di</strong> non aver mai<br />

finito un quadro,<br />

<strong>di</strong> non essere mai<br />

riuscito a portare<br />

nessuna opera a<br />

termine, narrando<br />

l’amara consuetu<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> essere<br />

strumento e non<br />

matrice. Siviero,<br />

pur nella naturale<br />

irrazionalità<br />

che caratterizza <strong>il</strong><br />

gesto creativo e la meta-operatività umana,<br />

tenta <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ficare <strong>il</strong> messaggio superficiale<br />

dell’apparire dettato dalla contingenza. Più<br />

che <strong>di</strong> cifra artistica allora, nel corpus dei<br />

suoi lavori, si può parlare <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> decifrare<br />

che fa dell’interpretazione <strong>il</strong> suo punto<br />

<strong>di</strong> forza e che collima con l’urgente richiesta<br />

da parte dell’uomo <strong>di</strong> volere l’infinito <strong>di</strong>spiegato<br />

ai suoi occhi. Grazie alla traduzione del<br />

criptico messaggio racchiude l’universo in<br />

una tendenza sintetica e sincretica, inducendolo<br />

ad un perpetuo movimento; appare così<br />

esplicito l’implicito, chiaro l’oscuro, svelato<br />

<strong>il</strong> segreto. Come in Fontana, l’<strong>Art</strong>e oltrepassa<br />

la linea <strong>di</strong> demarcazione, rifiutando la convenzione<br />

comune, l’etichettatura, le gabbie<br />

accademiche ansiose <strong>di</strong> catalogarla.<br />

Prima fulminei bagliori <strong>di</strong> luce, poi… buio,<br />

poi nuovamente ed eternamente luce. Arriva<br />

l’idea, la risposta, la redenzione, l’e<strong>sito</strong><br />

audace che si stava attendendo. E giunge,<br />

finalmente, dall’ovattata foschia in cui era<br />

sommersa, l’interezza: <strong>il</strong> Velo è stato squarciato.<br />

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