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LA GRANDE MAGIA - Pane del cielo

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Eduardo De Filippo La grande magia<br />

mostrandogliela) Riconosce questa calligrafia lei?<br />

CALOGERO - Mia moglie.<br />

BRIGADIERE - Basta. (Avvicinandosi ad Otto) È chiaro: cornuto è. Meschino. (Pausa<br />

lunga, durante la quale i tre si scambiano sguardi intenzionali, ciascuno per quello che<br />

pensa e sente) Professore, che ne faccio, ora, di quello là? (Allude a Calogero)<br />

OTTO - (Semplice) Io lo arresterei. Non è male se lo si tiene un po’ in disparte.<br />

BRIGADIERE - Già, ma per quale reato?<br />

OTTO - Falsa denunzia.<br />

BRIGADIERE - (Perplesso) Ma neanche la falsa denunzia esiste.<br />

OTTO - Nei confronti miei, si.<br />

BRIGADIERE - Ma, scusi, perché non glielo dice, lei? Quattro e quattro fanno otto…<br />

Tua moglie è scappata con un amante… Lui mi fa la denunzia, io li sorprendo, e finisce<br />

la giostra!<br />

OTTO - E, scusi, perché non glielo dice lei?<br />

BRIGADIERE - Io? E che me ne frega?<br />

OTTO - (pronto) E perché dovrebbe fregarmene a me?<br />

BRIGADIERE - (ammettendo) Già. Resta soltanto un fatto: io che ne faccio di quello<br />

là?<br />

OTTO - (bonario, insinuante) Entri nel giuoco, brigadiere… Entri nel giuoco anche lei.<br />

Si trarrà d’imbarazzo, lasciando nel contempo, quel disgraziato di marito nella sua illusione.<br />

(Pausa)<br />

CALOGERO - (ne ha le tasche piene di quel colloquio appartato, e spazientito) Ma volete<br />

o non volete farmi sapere qualche cosa? Insomma che si fa? (I due, muti, si interrogano)<br />

BRIGADIERE - (reagendo al tono di Calogero, quasi arrogante) E che si deve fare?<br />

Lo chiede a me?<br />

CALOGERO - (meravigliato) E a chi, se non a lei?<br />

BRIGADIERE - (risentito, quasi offeso dall’atteggiamento di Calogero) Lei faccia silenzio,<br />

ha capito? Cerchi di stare tranquillo e accenda due belle can<strong>del</strong>ine a san Gennaro<br />

che gli ha fatto la grazia di non fargli passare un brutto quarto d’ora! (Calogero è<br />

come impietrito) Il professore qui presente, giustamente, gli potrebbe sporgere una bella<br />

querela per diffamazione; mentre io, dal canto mio, potrei portarmelo in Questura, e<br />

fargli passare un paio di notti in camera di sicurezza, al fresco, per aver osato di prendere<br />

in giro un pubblico funzionario.<br />

CALOGERO - (sbarrando gli occhi) Io?<br />

BRIGADIERE - (sempre più severo) Lei, lei, lei! Lui. Iddu! Lei, quando parla, deve sapere<br />

quello che dice, specialmente quando si rivolge alla giustizia. Quale furto, quale<br />

<strong>del</strong>itto è venuto a denunciarmi? Fatti… fatti ci vogliono per muovere la Legge. Documenti,<br />

prove inconfutabili. Se lei viene e mi dice: “Mia moglie è stata assassinata!”,<br />

morta me la deve far vedere, scannata. Se mi dice, per esempio, ascolti professore: “Mia<br />

moglie è sparita perché è scappata con un altro uomo”, e mi fa sapere dove si trova, io<br />

vado e li arresto. Mi può dire tutto questo, lei? Me lo può dichiarare con una denunzia<br />

scritta e controfirmata col suo riverito nome e cognome?<br />

CALOGERO - (in buona fede) No.<br />

BRIGADIERE - E allora, che cosa dovrei fare io? Che c’entra io in tutto questo? Si è<br />

trattato di un giuoco, un esperimento d’illusione. È lei che deve farla finita, santo Iddio!<br />

Il solo responsabile è lei. Come si dice? “I panni sporchi si lavano in famiglia”. Se lei<br />

vuol chiamare la lavandaia, la chiami pure; ma allora i panni fuori di casa li deve mette-<br />

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