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Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale 70% DCB Milano<br />

numero <strong>78</strong><br />

VINCENT<br />

GALLO<br />

La mia inquieta<br />

normalità<br />

INTORNO<br />

AL MURO<br />

Da Berlino un<br />

progetto fotografi co<br />

ad hoc. Vent’anni<br />

dopo<br />

L.A.<br />

WOMAN<br />

Eterea, blue, mai banale,<br />

come la cantava Jim<br />

Morrison


Mensile · Anno IX, Numero <strong>78</strong><br />

www.urbanmagazine.it / redazione.urban@rcs.it<br />

direttore responsabile<br />

Alberto Coretti alberto.coretti@rcs.it<br />

art direction<br />

Maurizio Varotti<br />

caposervizio<br />

Floriana Cavallo fl oriana.cavallo@rcs.it<br />

segretaria di redazione<br />

Rosy Settanni rosy.settanni@rcs.it<br />

fashion<br />

a cura di Ivan Bontchev fashion.urban@rcs.it<br />

presidente<br />

Giorgio Valerio<br />

amministratore delegato<br />

Bruno Lommi<br />

marketing manager<br />

Giancarlo Piana<br />

fi eld manager<br />

Carmine Scandale<br />

URBAN via Mecenate, 87/6 · 20138 Milano<br />

tel. 02.50.95.1 · fax 02.50.95.2120<br />

testata del gruppo City Italia S.P.A.<br />

PUBBLICITÀ<br />

Direzione<br />

sales manager<br />

Augusta Ascolese augusta.ascolese@rcs.it<br />

key account<br />

Giorgia Fraccapani giorgia.fraccapani@rcs.it<br />

key account<br />

Silvia Saturni silvia.saturni@rcs.it<br />

Triveneto<br />

Federico Spiazzi info@federicospiazzi.com tel. 045.8350771<br />

Filippo Capuzzo fcapuzzo@yahoo.it tel. 049.8722702<br />

distribuzione<br />

Albatros 2001 S.r.l. · 02.45713752<br />

TNT Post Srl<br />

fotolito<br />

Mygraph s.r.l. · via S. da Vimercate, 27/5<br />

20128 Milano<br />

stampa<br />

CSQ · Centro Stampa Quotidiani<br />

via dell’Industria 6 · Erbusco BS<br />

cover: foto di Leonardo Corallini<br />

Maxi cardigan, Philosophy by Alberta Ferretti<br />

Coulotte, Eres<br />

Cintura, Prada<br />

SOMMARIO<br />

13<br />

15<br />

17<br />

19<br />

24<br />

28<br />

31<br />

32<br />

37<br />

44<br />

47<br />

55<br />

57<br />

61<br />

62<br />

65<br />

66<br />

69<br />

73<br />

82<br />

EDITORIALE<br />

ICON<br />

di Valentino Rossi<br />

INTERURBANA<br />

al telefono con Gabriele Roberto<br />

di Paolo Madeddu<br />

PORTFOLIO<br />

Young and brit<br />

VINCENT IL TETRO<br />

di Roberto Croci · foto Cesare Cicardini<br />

SULLE TRACCE DI LITTLE BOOTS<br />

di Paolo Madeddu<br />

DESIGN<br />

di Olivia Porta<br />

RAGAZZI DI STOFFA<br />

scouting Ivan Bontchev · foto Cesare Cicardini<br />

L.A. WOMAN<br />

foto Leonardo Corallini · styling Ivan Bontchev<br />

DETAILS<br />

foto Giorgio Codazzi · styling Ivan Bontchev<br />

LIKE B.B.<br />

foto Alvaro Beamud Cortes · styling Delfi na<br />

Pinardi<br />

LIBRI<br />

di Marta Topis<br />

LA RICADUTA DEL MURO<br />

di Maurizio Marsico · progetto fotografi co<br />

Martina Della Valle<br />

CULT<br />

di Mirta Oregna<br />

PERFORMANCE DI GRUPPO<br />

di Francesca Bonazzoli<br />

ARTE<br />

a cura di Floriana Cavallo<br />

MUSICA<br />

di Paolo Madeddu<br />

FILM<br />

di Alessio Guzzano<br />

FUORI<br />

ULTIMA FERMATA<br />

di Massimiliano Palmese<br />

URBAN · 7


Fermenti<br />

EDITORIALE<br />

Dove andare a vedere se in questo turbolento 2009 qualcosa stia davvero girando<br />

in modo diverso? Ci è sembrata una buona idea iniziare dalle nuove generazioni,<br />

da quelli che fino a ora si sono formati nelle scuole o hanno seguito sentieri<br />

creativi indipendenti. A Milano siamo andati a curiosare fra taccuini e bozzetti<br />

dei neodiplomati dello Ied e dell’Istituto Marangoni. A Londra siamo rimasti<br />

colpiti dagli scatti insieme malinconici e glam dei giovani fotografi del London<br />

College of Fashion. Mentre a Roma la mostra New York Minute ci ha spalancato una<br />

finestra sulla nuova scena creativa di Manhattan. Dove un gruppo di artisti-<br />

amici ha sviluppato con la città un rapporto intensissimo e proprio per questo<br />

è in grado di carpirne il minimo respiro. Un po’ come la ragazza di copertina,<br />

ispirata a una delle ultime canzoni di Jim Morrison. Una “L.A. Woman” che con<br />

il suo mood blue incarna lo spirito polveroso e rarefatto delle sconfinate<br />

periferie della città degli angeli.<br />

Alvaro Beamud Cortes · Francesca Bonazzoli · Bruno Boveri · Ciro Cacciola · Giorgio Codazzi · Leonardo<br />

Corallini · Cesare Cicardini · Roberto Croci · Martina Della Valle · Alessio Guzzano · Paolo Madeddu ·<br />

Maurizio Marsico · Mirta Oregna · Delfi na Pinardi · Olivia Porta · Leo Rieser · Francesca Roveda · Laura<br />

Ruggieri · Marta Topis<br />

URBAN · 13


VENICE BEACH<br />

icon<br />

URBAN · 15


Siamo tuoi ospiti. Dove ci porti?<br />

Al mercato del pesce – alle cinque del mattino, però,<br />

per mangiare il sushi appena pescato. Altrimenti<br />

possiamo andare al Sumitomo Building: al 52esimo<br />

piano ci sono una vista mozzafi ato della città e la<br />

pizzeria Spaccanapoli. Lì c’è Peppe, che alle coppiette<br />

prepara la pizza a forma di cuore.<br />

È lì che si ritrova la comunità italiana a Tokyo?<br />

Non c’è una vera e propria comunità italiana. Ci sono<br />

locali italiani che sono soprattutto per i giapponesi,<br />

dove vado per sentirmi un po’ a casa, come per<br />

esempio De Longhi, ristorante dove c’è un bel piano<br />

a coda. Ma Tokyo è una città molto giapponese, non<br />

internazionale. Non è una metropoli melting-pot come<br />

le pensiamo noi in Occidente. Quando vado in piscina<br />

vicino a casa mia i bambini mi guardano esterrefatti<br />

come fossi un alieno.<br />

Certo ti puoi integrare molto bene, specie se sei<br />

piemontese come me e non ti dispiace una certa<br />

cortesia formale che qualcuno può trovare ossessiva.<br />

Per un italiano può risultare persino inquietante<br />

il modo in cui tutto è studiato per funzionare<br />

perfettamente, per il massimo confort, come le<br />

famose toilette futuristiche con il bidet automatico.<br />

A volte viene quasi da pensare che sotto questa cura<br />

maniacale per i dettagli ci sia una città senz’anima.<br />

«A VOLTE VIENE QUASI DA PENSARE<br />

CHE SOTTO QUESTA CURA MANIACALE PER I DETTAGLI<br />

CI SIA UNA CITTÀ SENZ’ANIMA»<br />

Ma non ci sono movimenti giovanili, correnti<br />

artistiche che la vivacizzano?<br />

Sì, ma visti da vicino fanno un po’ sorridere: i giovani<br />

giapponesi che si vestono come punk o come rapper<br />

americani sono spesso laureati, e non veri emarginati.<br />

Chi fa la popstar lo vive come un lavoro, un rapper<br />

non è certo un mezzo delinquente come in Usa, ma un<br />

giovane con un’educazione tradizionale non troppo<br />

diverso dagli altri ragazzi che diventano impiegati, e si<br />

è fatto gli stessi loro studi. In questo sistema educativo<br />

la pressione per spingere i giovani verso il mondo<br />

del lavoro è altissima, ed è dura per chi non ce la fa:<br />

il tasso di suicidi è elevatissimo. Peraltro qui non c’è<br />

la spinta alla realizzazione personale che c’è da noi,<br />

conta più la collettività del singolo. Anche in modalità<br />

che non ti aspetti: per esempio l’anno scorso ho vinto<br />

un premio prestigioso per una colonna sonora e se l’è<br />

tenuto la compagnia produttrice, anche se il culo per<br />

scrivere la musica me l’ero fatto io!<br />

E come vedono gli italiani?<br />

L’immagine stereotipata che piace anche a noi: popolo<br />

spensierato, sorridente, che ama le cose belle…<br />

Gabriele Roberto<br />

TOKYO<br />

interurbana<br />

Continuano a venerare Baggio?<br />

A dire la verità ora come ora va fortissimo Gattuso, i<br />

ragazzi lo usano come salvaschermo del cellulare.<br />

In questo momento stai lavorando a un fi lm che<br />

si gira a Honk Kong. Per molti italiani, è “più o<br />

meno la stessa roba”: una metropoli orientale vale<br />

l’altra. In cosa invece le due città sono diverse?<br />

Guarda, Hong Kong sta a Tokyo come il sudore sta al<br />

deodorante. C’è un’umidità pazzesca, e una vitalità<br />

confusa. È sicuramente molto più multietnica. Poi dal<br />

punto di vista visuale, come Shanghai si è espansa in<br />

altezza molto più di Tokyo, che anche per i terremoti ha<br />

rinunciato ai grattacieli e si è estesa più in ampiezza.<br />

Tant’è che ci sono zone anche in centro che sono<br />

rimaste com’erano decenni fa e sembrano paesini.<br />

Quando pensi a Tokyo, che musica ti viene in<br />

mente?<br />

Mmh, come musicista non sono adatto a indicare un<br />

brano, specie uno altrui! Posso dire che secondo me<br />

la migliore descrizione della città è nei libri di Haruki<br />

Murakami.<br />

Avanti, facci anche un nome musicale: qui<br />

siamo rimasti a Cibo Matto, Pizzicato Five,<br />

Ryuichi Sakamoto.<br />

Va bene, provate ad ascoltare un duo: i Freescape, una<br />

cantante e un deejay che fanno cose molto particolari.<br />

Paolo Madeddu<br />

Musicista, nel 2005 si è trasferito a Tsukushino, nella zona di Machida, a 35 minuti dal centro di Tokyo. Compone colonne sonore<br />

per fi lm e anime e ha vinto premi molto ambiti. Attualmente sta lavorando alla musica di un horror intitolato Dream home, del regista Pang Ho-Cheung.<br />

URBAN · 17


YOUNG AND BRIT<br />

Come guardano il mondo le nuove generazioni di fotografi di moda? A rispondere ci ha provato Capsule<br />

alla Richard Young Gallery di Londra, mostra per cui sono stati selezionati i lavori fotografi ci più<br />

interessanti degli allievi del London College of Fashion, uno tra gli indirizzi più cool dove si impara a<br />

interpretare la realtà come se fosse uno shooting di moda. Quaranta i nuovi giovani talenti coinvolti:<br />

dalle loro immagini emerge ovviamente un universo frastagliato, aperto a molteplici visioni, ma che<br />

nel suo insieme contamina il glam con una radiazione malinconica di fondo.<br />

LONDON<br />

portfolio<br />

Jan Schjetne<br />

URBAN · 19


Lisanne Holly<br />

Rachel Coxhead<br />

Rachel Coxhead<br />

20 · URBAN URBAN · 21


Patrick Lindblom<br />

22 · URBAN URBAN · 23<br />

Jan Schjetne


new york<br />

cinema<br />

VinCent il tetro<br />

Calato nel personaggio del nuovo film, Tetro, Vincent Gallo<br />

si rituffa nella sua infanzia tormentata. Confessa a <strong>Urban</strong><br />

di quando mangiava solo pasta scondita mentre suo padre<br />

comprava una Cadillac nera ogni anno. Finché, sullo sfondo<br />

della New York di Basquiat, non è diventato una stella<br />

Testo: Roberto Croci · Foto: Cesare Cicardini<br />

Capelli nerissimi, bagnati, pantaloni a tubo, maglione<br />

decisamente outdated e scarpe che la dicono lunga sul<br />

percorso fatto. Non fosse per lo sguardo intenso – “non sono<br />

mai e poi mai rilassato” – e il volto magrissimo, avremmo<br />

difficoltà nel riconoscere un asciuttissimo Vincent Gallo che,<br />

in compagnia di Sofia e Roman Coppola, entra al Billy Wilder<br />

Theater di Westwood, sede della premiére americana di Tetro, da dove<br />

un imperioso Francis Ford Coppola tuona l’inizio artistico della sua<br />

seconda carriera, quella a lui più cara, quella in cui scriverà, dirigerà<br />

e produrrà piccole storie che appartengono all’immaginario della sua<br />

vita. Nel piccolo soirée che segue Tetro, mi ritrovo attratto dalle parole e<br />

dalla voce di Vincent Gallo che, oltre a elogiare il giovanissimo partner<br />

Alden Ehrenreich, ci apre uno spiraglio sul mondo attuale di Coppola.<br />

Il grande regista di origine italiana rivisita il suo cinema in un’opera a<br />

carattere autobiografico, girata in uno splendido bianco e nero, centrata<br />

sulla vicenda di una famiglia di artisti italiani emigrati in Argentina.<br />

“È una storia autobiografica, anche se gli eventi non sono quelli<br />

realmente accaduti. La traccia vera che mi ha fortemente fatto<br />

innamorare del progetto è il rapporto che il mio personaggio – Tetro:<br />

poeta, musicista e fannullone – ha con il proprio passato, e specialmente<br />

con il padre. Una relazione miseramente fallita sin dall’adolescenza<br />

che… mi ha ricordato mio padre, la mia vita, le mie lacrime, le mie<br />

lotte interne e il mio crescere lentamente, intensamente, diagonalmente<br />

a quella società che invece proseguiva diritta senza fermarsi”. Niente<br />

male come biglietto di presentazione, visto che finzione e modestia non<br />

fanno parte dell’arsenale di Vincent. La prima volta che l’ho incontrato<br />

34 · URBAN URBAN · 25


“Vivere in casa dei miei è stato un incubo, tutto quello a cui ero<br />

affezionato doveva essere nascosto, tutto quello che rappresentava<br />

un segno di vita doveva essere soppresso”<br />

personalmente è stata durante un’intervista al rapper<br />

RZA dei Wu-Tang Clan, durante la registrazione del<br />

loro quinto album 8 Diagrams. Appuntamento insolito<br />

a mezzanotte – prima e ultima volta che mi sia mai<br />

capitata un’intervista a quell’ora – e dopo aver bevuto<br />

e fumato joy sticks con i membri del gruppo, ecco<br />

che scorgo una massa di capelli informi scapigliati<br />

piegati su una chitarra. A uno sguardo più attento lo<br />

riconosco e dopo qualche domanda scopro che questo<br />

suo rifugiarsi in studio di registrazione è un rituale<br />

assai comune, specialmente quando vuole provare<br />

nuovi strumenti – solitamente chitarre costosamente<br />

vintage e rare. Sembra infatti possieda la più grossa<br />

collezione di chitarre Rickenbacker e, come listato nel<br />

suo sito, è sempre alla ricerca di casse e amplifi catori<br />

Western Electric vista l’assoluta maniacalità e dedizione<br />

riservata a questi pezzi unici, per non parlare poi delle<br />

somme incredibili che è disposto a pagare.<br />

Vincent Gallo nasce nel 1961 in quello che lui stesso<br />

defi nisce gli slum o bassifondi di Buffalo, a 600 km<br />

da New York, sede degli immigrati europei più poveri.<br />

Figlio di genitori siciliani, Vincent passa la maggior<br />

parte della sua infanzia poverissimo, sopravvivendo<br />

alla violenza del quartiere in cui vive, in prevalenza<br />

frequentato da neri e portoricani. “Rick James, il re del<br />

Funk, era il nostro vicino di casa ed era amicissimo di<br />

mio zio John ‘The Bull’ Fantazzo. A casa si mangiava<br />

sempre pasta, ma non ci si poteva permettere neanche<br />

di condirla, perché mio padre insisteva nel comprare<br />

una Cadillac nuova ogni anno, sempre nera con<br />

gli interni bianchi immacolati. Quante botte mi<br />

sono preso quando sporcavo i sedili con le scarpe!<br />

Questo rituale annuale, la scelta del modello dal<br />

concessionario, credo mi abbia trasmesso l’amore per<br />

la tecnologia, per il futuro. Da bambino ero convinto<br />

che le automobili avrebbero fi nito per funzionare ad<br />

acqua, che entro il 21esimo secolo avremmo sconfi tto<br />

tutte le malattie e non saremmo mai invecchiati,<br />

ma soprattutto che sarei stato il primo a pilotare la<br />

prima astronave su Plutone, ecco perché gli amici<br />

mi soprannominarono Future Boy. Poi un giorno<br />

mio padre rimase deluso proprio dall’avanzamento<br />

tecnologico, quando scoprì che una delle sue amate<br />

Cadillac non veniva più prodotta con lo stesso amore<br />

e attenzione al dettaglio di un tempo e, forse per<br />

delusione o solo per destino, si schiantò con il suo<br />

ultimo acquisto contro la statua di Sant’Antonio da<br />

Padova nel cortile di mio zio. A quel punto Future Boy<br />

era fi nito. Dead. Come mio padre per me, che avrebbe<br />

continuato a guidare Cadillac ma non ne avrebbe mai<br />

più amata una.<br />

Vivere in casa dei miei è stato un incubo, tutto quello<br />

a cui ero affezionato doveva essere nascosto, tutto<br />

quello che rappresentava un segno di vita doveva<br />

essere soppresso, come se qualche sconosciuto fosse<br />

dovuto venire ad abitare nella mia stanza. Compiuti<br />

i 13 anni avevo già un lavoro, quattro ore prima di<br />

andare a scuola e cinque ore dopo. Sabato e domenica<br />

mi facevo almeno dieci ore alla pompa di benzina”. Lo<br />

stesso padre lo butta fuori di casa all’età di 16 anni,<br />

facendolo diventare di fatto, Prince Vince, uno dei re<br />

della scena underground artistica newyorchese – ma<br />

solo dopo aver viaggiato un anno intero in giro per<br />

l’Europa – dopodiché lo vediamo calcare le scene<br />

teatrali romane al fi anco di Victor Cavallo, l’attore<br />

che lavorò con Bertolucci ne La tragedia di un uomo<br />

ridicolo. “Prima di diventare attore sono stato pittore<br />

e musicista. Ho formato la prima band a nove anni,<br />

poi altri gruppi tra cui Grey con Jean-Michel Basquiat,<br />

con cui facevamo rap e con cui ho condiviso l’amore<br />

per l’arte. Sono arrivato a New York per entrare a<br />

far parte della leggenda, e quando ho trovato quelli<br />

che hanno creduto in me e mi hanno assicurato che<br />

avevo talento sono andato fuori di testa. Quando<br />

mi sono “risvegliato” avevo 26 anni e mi sono reso<br />

conto che anche la vita “normale” avrebbe potuto<br />

essere interessante, oltre che vivibile. La musica è<br />

stata il primo vero amore della mia vita, ho suonato<br />

con Sean Lennon e John Frusciante, ho prodotto una<br />

decina di album e quando scrivo musica mi ispiro<br />

a cose diverse da quella che suono nei miei album.<br />

Ascolto Peggy Lee e Anita O’Day costantemente. Ma<br />

se sentite When non direste mai che ascolto quel tipo<br />

di musica”. Nonostante Vincent sia stato musicista,<br />

compositore, pittore, modello – fotografato da Richard<br />

Avedon per Calvin Klein – motociclista, collezionista<br />

di fi lm e video – sembra che ne abbia più di 6mila –<br />

free thinker e free speaker, la sua signature in questo<br />

mondo è soprattutto quella dovuta alla carriera di<br />

attore. Lo ricordiamo in capolavori come Arizona<br />

Dream, The funeral, Palookaville, Angela, e come regista<br />

con Buffalo 66 e lo “scandaloso” The Brown Bunny,<br />

con la famosa scena della live fellatio eseguita dalla<br />

allora fi danzata Chloë Sevigny. “Ho passato la maggior<br />

parte della mia vita a sperare che succedesse qualcosa,<br />

o che tutto rimanesse così com’era, o che la mia vita<br />

o i miei amici fossero e dicessero ancora quello che<br />

hanno rappresentato i miei momenti di vita più felici.<br />

Non sono mai stato un nostalgico, non ho mai amato<br />

Elvis e ho odiato profondamente gli anni ’50. Ma mi<br />

sono chiesto spesso se il meglio di quello che sarebbe<br />

“Sono arrivato a NY per entrare a far parte della leggenda e<br />

quando ho trovato quelli che hanno creduto in me e mi hanno<br />

assicurato che avevo talento sono andato fuori di testa”<br />

potuto succedere non fosse già successo. Uno dei miei<br />

più grossi problemi è stato il passaggio dagli amati<br />

hi-fi ai lettori cd. Con i miei equipaggiamenti super<br />

professionali ascolto la musica, e godo soprattutto<br />

della qualità con cui viene riprodotta. Con i cd player<br />

però sono libero di saltare da un brano all’altro e non<br />

mi preoccupo di tutti gli aspetti tecnici, posso usarli<br />

per suonarci sopra con la chitarra senza rovinare i<br />

miei dischi e mi ritrovo libero di ascoltare quello che<br />

voglio, e in più la mia fi danzata ha fi nalmente accesso<br />

al mio sistema musicale. La verità è che sono spesso<br />

uno stronzo, di sicuro sono brutto e vendicativo, a<br />

volte anche odioso. Ma proprio in questo si nasconde<br />

la mia bellezza, sono così poco interessante che divento<br />

affascinante e la ragione per cui nessuno mi ama al<br />

mondo mi rende irresistibile”.<br />

URBAN · 27


London<br />

musica<br />

28 · URBAN<br />

sulle tracce dI<br />

lIttle boots<br />

Amy Winehouse non pervenuta. AAA cercasi nuova diva.<br />

È il momento dell’electro-pop che cita gli anni Ottanta e di una<br />

biondina di nome Little Boots<br />

Testo: Paolo Madeddu<br />

Il Daily Telegraph: “Stars who will shine in 2009: Little Boots”.<br />

Caspita. Il Times: “Little Boots was made for stardom”. Perbacco.<br />

New Musical Express: “The new queen of pop”. Poffarre. Se non<br />

avessimo imparato a non prendere sul serio gli entusiasmi dei<br />

giornali inglesi (popolo impulsivo, dal sangue caldo, incline alle<br />

esuberanze), verrebbe da prepararsi a una rivoluzione. Di fatto,<br />

da quelle parti c’è voglia di una diva per il nuovo decennio, e Amy<br />

Winehouse ormai è considerata una funzione per il riempimento<br />

automatico dello spazio gossip. Così, non a caso, i nomi rivelatisi<br />

quest’estate sono delle anti-Winehouse, come personalità e come stile<br />

musicale. Niente che possa somigliarle dal punto di vista della vocalità<br />

soul (tipo Duffy o Leona Lewis) o della linguaccia irrefrenabile (tipo<br />

Lily Allen). No, il nuovo che avanza è costituito da ragazze armate di<br />

sintetizzatore e di nostalgia per quegli anni ’80 in cui sono nate. Si<br />

chiamano La Roux e soprattutto Little Boots, e condividono la passione<br />

per l’electro-pop con alcune cugine nate in altri luoghi del pianeta<br />

(Ladyhawke, Lissy Trullie, e perché no, Lady Gaga).<br />

Ora, prima di gridare che non se ne può più di revival e che sarebbe<br />

ora di uscire vivi dagli anni ’80, c’è da ammettere che un fatto nuovo<br />

c’è. Ovvero: in quegli anni, le femmine cantavano nei gruppi ad alto<br />

tasso synthetico – ma non suonavano. Quindi non sappiamo cosa<br />

possono fare quando si mettono dietro un Korg o un Casio. E del resto,<br />

davvero preferiremmo vedere ulteriori band di spettinati finti indierocker<br />

chitarrosi? S’è visto quanto durano: Kaiser Chiefs e Razorlight,<br />

Kooks e Fratellis hanno fatto un passo indietro se non tre: la sindrome<br />

degli Strokes non ha insegnato nulla. Comunque Little Boots non salta<br />

fuori all’improvviso. Il suo vero nome è Victoria Hesketh, ha 25 anni,<br />

è di Blackpool e ha lo stesso soprannome (in inglese) di uno dei più<br />

scombinati dei nostri leader politici: uno piccolo, con gli stivaletti e<br />

incline a fare ministri o senatori anche delle bestie (…stiamo parlando<br />

di Caligola – perché, chi avevate pensato?). Suona il piano da quando<br />

aveva 5 anni, e nel 2001, sedicenne, ha tentato la strada di Pop Idol, la<br />

versione rudimentale di X Factor. “Per mia fortuna mi hanno scartata:<br />

l’avevo presa come scorciatoia per il successo. Mi ero presentata con<br />

una canzone di Nina Simone, ed è assurdo, perché non è il mio genere.<br />

Il fatto è che quegli show sono il feticismo della voce: l’acuto, il do<br />

di petto, il pubblico in piedi ad applaudire sulla nota tenuta su un<br />

minuto. Ma per quello che voglio essere come artista, la vocalità è solo<br />

una piccola parte”. Così, la biondina si è fatta il mazzo: pianista nella<br />

lounge di un albergo, poi in un’orchestra jazz, quindi nei Dead Disco<br />

(con cui ha inciso quattro singoli). Infine, i primi brani in proprio,<br />

che l’hanno portata a vincere il referendum della BBC sul migliore<br />

esordiente del 2008 (vincitori nel 2006 e 2007: Mika e Adele). Ma non<br />

possiamo non chiederle delle due caratteristiche che ne fanno la musa<br />

di una generazione elettronica. In primo luogo, i suoi video su youtube,<br />

girati con una webcam, nella sua stanzetta. “Che c’è di particolare?”, ci<br />

risponde. “Ci saranno un miliardo di persone che fanno questi video<br />

di performance casalinghe”. Appunto. Identificazione, più forse un<br />

po’ di sex appeal tipo le webcam girl. “Questo lo escludo!”. Può darsi<br />

anche che molti maschi siano sorpresi nel vedere una ragazza a suo agio<br />

tra computer, programmi e cavi. “Non c’è motivo per cui una ragazza<br />

non possa schiacciare pulsanti. Non è missilistica”. A caratterizzarla c’è<br />

anche l’uso del Tenori-on, la tastiera quadrata della Yamaha di cui è un<br />

po’ testimonial. “È uno strumento versatile ma anche bello da vedere<br />

mentre lo si suona. Trasforma un impulso in luce oltre che suono. Penso<br />

sia importante restituire un aspetto visuale agli strumenti. So che attira<br />

molto l’attenzione quando lo uso sul palco: in un mondo di chitarre e<br />

tastiere piatte, pochi si aspettano una cosa simile. Ma è solo uno di tanti<br />

strumenti possibili. Che comunque non fa musica da solo. Fa quello<br />

che voglio io”. Che cosa pensi quando dicono che la tua musica ricorda<br />

quella degli anni ’80? “Penso che ci siano citazioni di quei suoni. Ma<br />

anche tante altre cose. La combinazione finale non suona anni ’80”. E<br />

di tutti gli articoli entusiasti che leggi su di te? “Mi fanno ridere. E mi<br />

preoccupano”.<br />

Il suo vero nome è<br />

Victoria Hesketh,<br />

ha 25 anni, è di<br />

Blackpool e ha lo<br />

stesso soprannome (in<br />

inglese) di uno dei più<br />

scombinati dei nostri<br />

leader politici...


PIANETA RON ARAD<br />

No Discipline è la retrospettiva di Ron Arad al Museum of Modern Art di New York, fi no al 19<br />

ottobre. La mostra presenta circa 140 opere, la maggior parte delle quali sono visualizzate all’interno<br />

di una grande struttura trasparente, progettata dallo stesso designer di origini israeliane. Per i fans,<br />

una full immersion negli oggetti di passato e presente, tra cui il celebre Concrete Stereo del 1983.<br />

Intanto entro la fi ne del 2009, in un vecchio laboratorio industriale in via Poma a Milano, aprirà i<br />

battenti il primo “Revolutionary Atelier” del brand Notify disegnato dallo stesso Arad: il suo segno<br />

distintivo è un’immensa maglia d’acciaio lucidato che intrecciandosi attraverserà tutto l’edifi cio.<br />

Quanto basta per non passare davvero inosservato.<br />

www.moma.org<br />

Trace by Derek Welsh<br />

NEW YORK & CO.<br />

design<br />

di Olivia Porta<br />

SAN PAOLO<br />

THE CAMPANAS + LACOSTE<br />

Dopo la famosissima poltroncina per Edra,<br />

ricoperta di animaletti di peluche, fatta<br />

di soli coccodrilli, i Campana ci riprovano<br />

con Lacoste Holiday Collector’s Series<br />

2009. Hanno disegnato una serie di polo<br />

in edizione speciale e limitata, giocando<br />

come nessuno aveva mai osato fare con il<br />

coccodrillo più famoso del mondo.<br />

Che sia l’animale preferito dei designer<br />

brasiliani?<br />

www.campanas.com.br<br />

LONDRA<br />

EMERGE<br />

Da non perdere, durante la settimana<br />

del London Design Festival dal 19 al 27<br />

settembre, la mostra Emerge curata da<br />

Fraser Muggeridge. Una carrellata di<br />

giovani graphic designer neo laureati<br />

che hanno la possibilità di esporre alcuni<br />

progetti e partecipare con la realizzazione di<br />

un poster al concorso Face-Off, che culmina<br />

in una mostra al V&A Museum.<br />

I partecipanti sono selezionati da una giuria<br />

composta da 25 designer di fama mondiale.<br />

Una vetrina eccellente per i progettisti del<br />

futuro.<br />

www.londondesignfestival.com<br />

www.e-merge.info<br />

LONDRA<br />

100% DESIGN<br />

Lacoste by Fratelli Campana<br />

Al via la 15esima edizione del 100% Design<br />

a Londra. Dal 24 al 27 settembre, 350<br />

espositori britannici hanno l’obiettivo di far<br />

conoscere il design a livello internazionale<br />

e dimostrare il proprio talento, progettando<br />

mobili, arredi e materiali innovativi per la<br />

costruzione. Uno tra questi è Derek Welsh<br />

Woodworker con il progetto Trace. Più<br />

che un contenitore angolare dai volumi<br />

disegnati e privo d’interno, assomiglia a<br />

una scultura minimale.<br />

www.100percentdesign.co.uk<br />

URBAN · 31


Facce da schiaffi, idee chiare, talento che fa capolino tra bozzetti e capi<br />

sperimentali. Sono quattro, anzi cinque, tutti rigorosamente under 25,<br />

i designer freschi di diploma da tenere d’occhio. E in un paese dove i giovani<br />

hanno 40 anni, scusate se è poco<br />

ragazzi di<br />

stoffa<br />

Scouting: Ivan Bontchev · Foto: Cesare Cicardini<br />

nome: Giacomo Morelli<br />

nato: il 14 marzo 1986 a Fermo<br />

studi: fashion design/Istituto Marangoni – Milano<br />

style: moda uomo con silhouette essenziali<br />

ma grande attenzione ai dettagli<br />

tessuto preferito: pelle lavorata con borchie,<br />

intrecci zip, automatici<br />

what: giubbotti<br />

l’ultima passione: i samurai e le divise militari<br />

la passione di sempre: le foto di David LaChapelle, i quadri<br />

di Wassily Kandinsky e le invenzioni di Fabio Novembre<br />

ultima canzone ascoltata: Fall degli Evermore<br />

l’ultima cosa divertente che ha fatto: due mesi fa<br />

si è imbucato alla festa per il centenario di l’Oréal a Parigi<br />

griffe dei sogni: Dior Homme, ma firmare con il suo<br />

nome non gli dispiacerebbe affatto<br />

“Odio il disordine ma solo quello degli altri”<br />

milano<br />

new talent<br />

nome: Elisa Bettoncelli<br />

nata: il 14 gennaio 1986 a Brescia<br />

studi: textile design/Ied – Milano<br />

style: street prezioso<br />

tessuto preferito: lurex lavorato con applicazioni<br />

(paillette e perline)<br />

gruppo musicale preferito: Cypress Hill<br />

l’ultima passione: la musica dal vivo<br />

la passione di sempre: cinema<br />

film della vita: La meglio gioventù<br />

film di cui vorrebbe rifare i costumi: Giulietta degli<br />

spiriti<br />

età a cui ha iniziato a pensare alla moda: sei anni, quando è<br />

riuscita a tenere la matita in mano con criterio<br />

carattere: sereno variabile<br />

amici su Facebook: 400<br />

griffe dei sogni: Moschino<br />

“La mente è come<br />

un paracadute, funziona<br />

solo quando è aperto”<br />

32 · URBAN URBAN · 33


nome: Giacomo Savadori<br />

nato: il 4 dicembre 1987 a Cesena<br />

studi: textile design/Ied – Milano<br />

nome: Nuvola Destefano<br />

nata: il 22 ottobre 1988 a Gattinara (Vc)<br />

studi: fashion design/Ied – Milano<br />

style: linee cool, tessuti hot<br />

what: leisure wear maschile<br />

la passione di sempre: cucina<br />

registi della vita: Fellini, Gus Van Sant<br />

odiano con tutta forza: i pomodori (lei), le bucce di pomodoro (lui)<br />

il fashion system è: non così tremendo come lo dipingono<br />

l’ultima cosa veramente divertente che hanno fatto: due giorni<br />

fa all’una di notte cantare All by myself di Céline Dion da solo in<br />

autostrada (lui), sentire al telefono lui che glielo raccontava (lei)<br />

prima della moda: ha ballato latino/americano per dieci anni (lui),<br />

alle medie si divertiva a piratare cd per tutta la classe (lei)<br />

griffe dei sogni: la nostra, ma anche Prada andrebbe benissimo<br />

“Per lavorare bene insieme dedichiamo<br />

il dieci per cento del tempo a litigare”<br />

nome: Roberto Fragata<br />

nato: il 21 settembre 1986 a Monza<br />

studi: fashion design/Istituto Marangoni –<br />

Milano<br />

style: donna sofisticata con volumi<br />

importanti. Gli piace immaginare l’abito non<br />

necessariamente in relazione col corpo che lo<br />

indossa. Deve vivere di vita propria<br />

passione di sempre: disegnare<br />

passione da ragazzino: i graffiti, soprattutto<br />

quelli di Bansky<br />

età a cui ha iniziato a pensare alla moda: alle<br />

superiori, quando ha cominciato<br />

a pescare i vestiti nel guardaroba di suo padre<br />

griffe dei sogni: Balenciaga<br />

“Quello che non ti piace oggi<br />

potrebbe piacerti domani”<br />

34 · URBAN URBAN · 35


L.A. WOMAN<br />

LOS ANGELES<br />

fashion<br />

“L.A. Woman Sunday afternoon. Drive thru your suburbs.<br />

Into your blues, into your blues, yeah...<br />

I see your hair is burnin’. Hills are fi lled with fi re.<br />

If they say I never loved you...”<br />

Jim Morrison<br />

Foto: Leonardo Corallini · Styling: Ivan Bontchev<br />

Maxi collana, Maria Calderara<br />

Coulotte, American Apparel<br />

Calze trasparenti, Love Moschino<br />

Cintura, Pepe Jeans<br />

URBAN · 37


Maxi cardigan, Philosophy by<br />

Alberta Ferretti<br />

Coulotte, Eres<br />

Cintura, Prada<br />

Maglia corta con spalle a punta, Quodlibet by Dondup<br />

Stivaloni di pelle con cintura, Prada


Maglia con maniche corte e guanti, Tru Trussardi<br />

Coulotte, Petit Bateau<br />

Cintura, Pepe Jeans<br />

Scarpe, Moschino Cheap & Chic<br />

Hair: Noelia Corral @ Close Up<br />

Make up: Sara De Chirico @ Green Apple<br />

Model: Lera Korf @ Names Runway<br />

Assistente fotografo: Andrea Piras<br />

Address List<br />

American Apparel , www.americanapparel.net. Eres, www.eresparis.com. Kosym by<br />

Cheap Monday, www.cheapmonday.com. Maria Calderara, www.mariacalderara.it.<br />

Moschino Cheap & Chic, www.moschino.it. Nolita, www.nolita.it. Pepe Jeans, www.<br />

pepejeans.com. Petit Bateau, www.petit-bateau.com. Philosophy by Alberta Ferretti,<br />

www.albertaferretti.com. Prada, www.prada.com. Quodlibet by Dondup, www.<br />

dondup.com. Tru Trussardi, www.trussardi.com.<br />

Giacca corta doppio petto, Cheap Monday<br />

Top, Nolita<br />

Pantaloncini, Prada


paris<br />

details<br />

next step<br />

Scarpe indossate per marcare una differenza, per disegnare un<br />

microcosmo con un passo. O con un salto<br />

1<br />

Foto: Giorgio Codazzi<br />

Styling: Ivan Bontchev<br />

2<br />

Foto 1: camicia April 77, jeans Cheap<br />

Monday, scarpe Onitsuka Tiger.<br />

Foto 2: cardigan e jeans Meltin’Pot,<br />

camicia Wrangler, papillion Dsquared2,<br />

scarpe Camper.<br />

Foto 3: bomber Nike, tuta Blauer,<br />

scarpe Asics Gel.<br />

Foto 4: camicia April 77, jeans Cheap<br />

Monday, scarpe Tremp.<br />

Foto 5: t-shirt e jeans TRT Vintage<br />

Clothing, scarpe Lacoste.<br />

Foto 6: tuta Blauer, scarpe Nike.<br />

Model: Vladimir Rotar @ Elite Milano<br />

44 · URBAN URBAN · 45<br />

6<br />

3<br />

4<br />

5


SAINT-TROPEZ<br />

fashion<br />

Camicia di jeans con bottoni a pressione, Dsquared2<br />

Coulotte, Rosamosario<br />

Collier in micro perle lavorazione pizzo, Sharra Pagano<br />

LIKE B.B.<br />

In abito da sera come in camicia di jeans.<br />

Torna quel fascino selvaggio e sofi sticato di cui Brigitte Bardot<br />

è l’unica intramontabile icona<br />

Foto: Alvaro Beamud Cortes<br />

Styling: Delfi na Pinardi<br />

URBAN · 47


Blusa stampata in jacquard di seta, Bally<br />

Gonna effetto neoprene, Hussein Chalayan<br />

Reggiseno a balconcino, Lovable<br />

Collant, Calzedonia<br />

Occhiali, Vogue<br />

Bunny ears in seta, Louis Vuitton<br />

Giacchina avvitata con ampio scollo a v e spalle oversize, Louis Vuitton<br />

Reggiseno a balconcino, Rosamosario<br />

Cerchietto, Federica Moretti


50 · URBAN<br />

Abito monospalla in crêpe drappeggiato, Anna Molinari<br />

T-shirt in pizzo chantilly, Jo No Fui<br />

Cintura rigida traforata in ottone, Bally<br />

Orologio snake smaltato, Roberto Cavalli Timewear<br />

Calze, Giorgio Armani<br />

Décolleté in suede con tacco a clessidra, Louis Vuitton<br />

Fiocco in velluto tra i capelli, Alexis Mabille<br />

Cappotto in lana con maniche e fondo in<br />

marmotta, Allegri<br />

Reggiseno con fiocco, Lovable<br />

Coulotte in raso con applicazioni di fiori<br />

in tessuto, Rosamosario<br />

Bracciali rigidi smaltati con strass,<br />

Roberto Cavalli<br />

Collant, Calzedonia


Giacca in panno di lana taglio maschile, Closed<br />

Coulotte e reggiseno a balconcino, Rosamosario<br />

Collant, Calzedonia<br />

Tutti gli anelli, Roberto Cavalli<br />

Model: Terese Pagh Teglgaard @ Elite<br />

Hair: Barbara Bertuzzi www.barbarabertuzzi.com<br />

Make up: Nancy Gallardo @ Closeup www.<br />

nancygallardo.com<br />

Address List<br />

Alexis Mabille, www.alexismabille.com. Allegri, www.allegri.com. Anna Molinari, www.<br />

annamolinari.it. Bally, www.bally.com. Calzedonia, www.calzedonia.it. Closed, www.closed.<br />

com. Dsquared2, www.dsquared.com. Federica Moretti, www.federicamorettihandmade.com.<br />

Giorgio Armani, www.giorgioarmani.com. Hussein Chalayan, www.husseinchalayan.com. Jo No<br />

Fui, www.jonofui.it. Louis Vuitton, www.louisvuitton.com. Lovable, www.lovable.com. Roberto<br />

Cavalli, www.robertocavalli.com. Rosamosario, www.rosamosario.com. Sharra Pagano, www.<br />

sharrapagano.it. Vivì, tel. 02-89420673. Vogue, www.vogue-eyewear.com.<br />

Pullover in cachemire a righe, Vivì<br />

Corsetto usato come gonna, Rosamosario<br />

Occhiali, Vogue


UOMINI<br />

NELLO SPAZIO<br />

Tom McCarthy<br />

ISBN, 2009<br />

304 pp., 17,50 euro<br />

Un cosmonauta sovietico viene lanciato nello spazio poco prima della caduta del Muro di Berlino<br />

e della disgregazione dell’URSS in più stati. Ora siamo a Praga, fi ne del 1992, alla soglia della<br />

divisione tra Repubblica Ceca e Slovacchia, e il povero cosmonauta è ancora in orbita perché nessuno<br />

vuole accollarsi l’onere di farlo scendere a terra. Esattamente come lui fl uttuano in una città che<br />

sta per rinascere e in uno spazio dal futuro ancora incerto una pletora di estrosi personaggi dell’Est<br />

(Ivan l’artista, Mladen l’architetto dell’ex-Jugoslavia, Anton il bulgaro, criminale in erba, e tanti<br />

altri) con una mosca bianca, il britannico Nick, che per vivere fa il modello all’Accademia ma aspira<br />

a diventare critico. A tenere le fi la della complessa e a volte “sconnessa narrazione” (come confessa<br />

lo stesso autore), un’icona medievale che deve essere trafugata in America. Travolti da personaggi e<br />

storie che esplodono apparentemente senza un ordine logico, nelle prime 50 pagine la tentazione è<br />

quella di mollare il libro. Ma pian piano la storia prende corpo, gli attori assumono contorni sempre<br />

meglio defi niti, Praga si illumina di una luce tutt’altro che banale. Così, presi dalla suspense, si resta<br />

maledettamente incollati al libro fi no all’ultimo capitolo.<br />

di Marta Topis<br />

I SEI SOSPETTI<br />

Vikas Swarup<br />

Guanda, 2009<br />

500 pp., 18 euro<br />

Dimezzando il titolo si duplica il successo?<br />

È la domanda che si faranno in molti con<br />

l’uscita del nuovo romanzo dell’indiano<br />

Vikas Swarup che, dopo Le dodici domande<br />

(da cui è stato tratto il pluripremiato fi lm<br />

The Millionaire), ha scritto I sei sospetti,<br />

riproducendo – come riporta The New York<br />

Times – una sorta di partita di Cluedo in<br />

puro stile Bollywood. A ciascuno dei sei<br />

sospettati, al relativo movente e alle prove<br />

del delitto sono dedicati capitoli separati,<br />

tasselli di un mosaico ricco e variopinto<br />

come solo l’India sa regalare: un burocrate<br />

in pensione (ambiente che il diplomatico<br />

Swarup probabilmente conosce bene),<br />

un’attricetta viziata, un aborigeno delle<br />

Andamane, un ladruncolo di cellulari, un<br />

politico ambizioso e corrotto e, infi ne, un<br />

turista americano che viene a sposare la<br />

pen-friend indiana mai incontrata prima.<br />

Tra ragionamenti e divagazioni si arriva<br />

alla confessione dell’assassino di Vicky Raj,<br />

fi glio del primo Ministro, ucciso durante la<br />

festa data per l’assoluzione di un omicidio<br />

a sua volta commesso dal giovane per<br />

capriccio. Che sia stato il maggiordomo,<br />

come in tutti i gialli che si rispettino?<br />

STRANE COSE,<br />

DOMANI<br />

Raul Montanari<br />

Baldini Castoldi<br />

Dalai Editore, 2009<br />

288 pp., 17,50 euro<br />

PRAHA<br />

libri<br />

Tutto ha inizio con una storia vera, un diario<br />

scolastico che viene dimenticato su una<br />

panchina del Parco Sempione a Milano:<br />

lo trova Danio, psicologo separato con un<br />

fi glio ventenne, un’ex moglie speciale,<br />

una fi danzata giovane e appassionata,<br />

un’amante focosa sua paziente e due delitti<br />

sulla coscienza. La proprietaria del diario<br />

si chiama Federica, una studentessa tutta<br />

“baci e riccioli” con un passato altrettanto<br />

oscuro, che diventa la molla scatenante di<br />

un concatenarsi di eventi noir a scoppio<br />

continuo, fi no all’exploit fi nale con tanto di<br />

investigatore e scazzottata in stile saloon<br />

western, dove ci scappa l’ennesimo morto,<br />

mentre padre e fi glio si trovano a essere<br />

nemici-amici. Montanari non delude e si<br />

fa leggere in una notte, con l’unico neo,<br />

se possiamo permetterci, della surreale<br />

mongolfi era che si leva sulla città a chiusura<br />

della narrazione.<br />

URBAN · 55


BERLIN<br />

fotograÞ a<br />

LA RICADUTA<br />

DEL MURO<br />

A vent’anni di distanza, l’energia creativa che<br />

riempie il vuoto lasciato dal muro non si è ancora esaurita.<br />

E in un continuo rimando tra prima e dopo Berlino<br />

si costruisce una contemporaneità tutta sua<br />

Testo: Maurizio Marsico · Progetto fotografi co: Martina Della Valle<br />

URBAN · 57


In Berlin by the wall you were five foot ten inches tall”. All’inizio fu Lou Reed e poi Bowie e poi Iggy e pure Garbo: “se<br />

poi la nebbia entra anche dai vetri… a Berlino che giorno è?”. Angeli col paltò volarono sopra e atterrarono sotto, fin<br />

sotto il metrò. A bordo di quattro improbabili Trabant persino gli U2, versione clip, giunsero e alla fine il muro non poté<br />

che cedere e cadere e sbriciolarsi in milioni di sampietrini-ricordo fino a diventare la più abusata metafora per definire il<br />

crollo del Comunismo in maiuscolo. Vent’anni dopo quel formidabile abbattimento ci sono ancora pezzi di muro più o<br />

meno lunghi un po’ qui e un po’ là. C’è il chilometro e passa rimasto in piedi a futura memoria (International Memorial<br />

for Freedom) in un’area urbana che nonostante tutto sembra ancora terra di nessuno e, costellata da edifici fantasma, assai<br />

lontana dalla vita quotidiana reale. Un incrollabile pezzo di muro che è una galleria d’arte a cielo aperto (East Side Gallery)<br />

e ormai anche un’attrazione turistica; con tutti i suoi bei murales (tipo il bacio tra Breznev e Honecker) in fila e tutti gli<br />

autori (tipo Dmitrij Vrubel), con (ohibò) assistenti al traino, sull’attenti e pronti a ridipingerli, restaurarli e a restituire loro<br />

l’originale verve; affinché il più celebre muro non-muro possa affrontare oggi nel massimo spolvero possibile le protocollari<br />

celebrazioni che ogni brava e reticolare agenzia di stampa al momento opportuno non mancherà di postare. E ce n’è un bel<br />

pezzo anche a nord della città, in Bernauer Strasse, dove sorge il Centro di documentazione del Muro, maggiormente integrato<br />

nello scenario socio-urbanistico. Ed è proprio qui che sono nate le composizioni di Martina Della Valle realizzate per <strong>Urban</strong>,<br />

attraverso l’osservazione attenta di alcuni dettagli dei poster commemorativi presenti nella Strasse. Foto di foto che accostano<br />

bianco e nero e colore. Che accostano il prima e il durante e il mai. Quello che avrebbe potuto esserci e quel che c’è adesso.<br />

Sliding doors e sliding walls. Piccoli gesti e buste della spesa. Immagini che seguono le tracce di una memoria da ripensare e da<br />

riscrivere. Immagini che ruotano dietro, intorno e attraverso il muro, tra i corsi e ricorsi della storia recente che tutto scorda e<br />

nulla dimentica. Ma Berlino, tutto sommato, resta sempre una città divisa. Separata non più dalle ideologie, ma dall’anagrafe.<br />

Una metropoli a est effervescente e under 35 e a ovest sfiancata, borghese e over 40. Il cemento è disarmato, le contraddizioni<br />

restano. La caduta è lontana (quattro lustri), la ricaduta imminente.<br />

Foto di foto che accostano bianco e nero<br />

e colore. Che accostano il prima e il durante e il<br />

mai. Quello che avrebbe potuto esserci<br />

e quel che c’è adesso. Sliding doors<br />

e sliding walls<br />

58 · URBAN URBAN · 59


RAZZA UMANA/ITALIA<br />

Lo stato dell’arte di una nazione passa anche per le facce di chi ci vive. Se poi il paese in questione<br />

è l’Italia, dove a distanza di 50 chilometri usi e costumi possono cambiare completamente, allora gli<br />

sguardi di chi ci abita possono essere più rilevanti e signifi cativi di una tabella dell’Istat. È la rifl essione<br />

che deve aver fatto Oliviero Toscani quando con il suo laboratorio creativo La Sterpaia ha dato vita al<br />

progetto Razza Umana/Italia. Uno studio socio-cultural-antropologico attraverso la lente dell’obietévo<br />

di una refl ex, che indaga i volti degli italiani sia di origine sia acquisiti, rilevandone impronte e tratti<br />

somatici diversi, perché – ed ecco il leit motiv – lo zigomo di un altoatesino non sarà mai quello di<br />

un siciliano! Tre studi mobili hanno viaggiato (e continueranno a farlo) da Milano a Firenze, da Aosta<br />

a Cagliari, a caccia di situazioni sociali e volti che, una volta impressi, sono diventati i protagonisti di<br />

una grande mostra a Suvereto presso Petra, la cantina/tempio di Terra Moretti (fi no al 31 dicembre) e,<br />

in parallelo, a Civitanova Marche (fi no al 30 settembre).<br />

www.razzaumana.it<br />

Stories of Sole from Vans Originals<br />

MILANO & CO.<br />

cult<br />

DC Shinoda Remix Series<br />

di Mirta Oregna<br />

CALIFORNIA<br />

VANS: OFF THE WALL<br />

www.vans.com/vansbook<br />

Stories of Sole from Vans Originals di Doug<br />

Palladini: un libro dalla copertina a quadretti<br />

– come il noto pattern di fabbrica – celebra<br />

il mito di Vans attraverso skater, surfer,<br />

street artist e designer che hanno ispirato<br />

il brand (da Tony Alva a Geoff Rowley, da<br />

John Cardiel a Steve Caballero fi no a Marc<br />

Jacobs), con immagini dei migliori fotografi<br />

di settore e con chicche incastonate in una<br />

grafi ca tra il punk e il californian style che lo<br />

rendono un raro must have da collezione.<br />

LONDRA<br />

BOMBAY SAPPHIRE DESIGNER<br />

GLASS COMPETITION<br />

www.bombaysapphire.it<br />

Non c’è party senza Martini, nemmeno<br />

cocktail Martini senza Bombay Sapphire Gin.<br />

L’omonima Bombay Sapphire Foundation<br />

(ne sono membri anche Ron Arad e Karim<br />

Rashid) che dal 2001 premia i migliori<br />

bicchieri da Martini fi rmati da designer<br />

emergenti, il prossimo 23 settembre, a<br />

Londra, nella Blue Room di Borough Market<br />

(con visite e degustazioni), sceglie il<br />

vincitore del 2009. In gara anche l’italiano<br />

Giuseppe Celentano con il suo Moonlight<br />

Glass ispirato alla luna, che in luglio si è<br />

aggiudicato il concorso in Italia.<br />

LOS ANGELES<br />

DC SHINODA REMIX SERIES<br />

www.dcshoes.com<br />

Qualcuno potrà studiare arte al College<br />

grazie a un cantante e a un paio di sneaker.<br />

Come è possibile? Perché Mike Shinoda,<br />

front-leader della band Linkin Park, che a<br />

sua volta ha studiato arte a Los Angeles,<br />

oggi fi rma uno speciale modello in edizione<br />

limitata di sneaker DC, marchio già leader<br />

degli action sport, amatissimo da skater e<br />

snowboarder: le Pride MS Remix Series. Il<br />

ricavato della vendita di queste esclusive<br />

scarpe, tecnologiche ma esteticamente<br />

raffi nate (i decor riprendono tattoo orientali),<br />

andrà infatti a coprire alcune borse di<br />

studio presso l’Art Center College of<br />

Design, esattamente quello dove Shinoda<br />

aveva iniziato gli studi prima di darsi, con<br />

successo, alla musica. Davvero un allievo<br />

modello!<br />

URBAN · 61


Agathe Snow<br />

Ny-Roma<br />

arte<br />

performance di gruppo<br />

Una comunità più che uno stile. Amici prima ancora che artisti. Sono i protagonisti di<br />

New York Minute. Una mostra che racconta una creatività ruvida. Quella che non è stata<br />

spazzata via dalla crisi e che, come rivela la curatrice Kathy Grayson, riesce a catalizzare<br />

l’energia anarchica della Grande Mela<br />

Testo: Francesca Bonazzoli<br />

La creatività della New York più autentica, quella ruvida, aspra e anche<br />

aggressiva, l’altra faccia della cocktail society patinata di Sex and the<br />

City, è in mostra in questi giorni al Macro Future di Roma (fino al<br />

1° novembre). In collaborazione con la fondazione Depart e con il<br />

sostegno di adidas Originals, Kathy Grayson, curatrice della mostra<br />

nonché direttrice a New York della Deitch Projects Gallery, galleria<br />

celebre per fiutare i nuovi talenti, ha messo insieme 60 artisti con le<br />

loro installazioni di grandi dimensioni, dipinti, lavori site-specific, sculture e<br />

video. New York Minute, titolo che allude alla velocità con cui la città cambia e<br />

reagisce agli stimoli trasformando in progetti artistici l’energia anarchica della<br />

strada, offre anche una serie di eventi collaterali, concerti, screening performance e<br />

dj set nonché il Downtown Don, negozio di Aaron Bondaroff con fanzine, dischi,<br />

sticker, t-shirt e libri prodotti dagli artisti in mostra.<br />

Kathy Grayson, si può ancora considerare NY come la capitale della creatività<br />

visto che con la crisi in molti hanno rinunciato agli alti costi dei suoi affitti?<br />

“Gli affitti bassi sono sempre stati l’ingrediente più importante di una scena<br />

artistica. Al momento i prezzi più bassi a Manhattan si trovano a Chinatown,<br />

dove si può incontrare Terence Koh; lo studio di Dash era sulla Bowery, così come<br />

Dan Colen, Ryan McGinley, Tim Barber e io stessa viviamo lì. Ci sono anche<br />

artisti che abitano fuori, in edifici malridotti a Greenpoint, oppure in enormi e<br />

luminosi studi a Bed-Stuy o a Bushwick, nei confini estremi di Brooklyn”.<br />

Insomma New York non avrebbe perso la sua forza rispetto a Los Angeles?<br />

“New York è stata il centro dell’attività artistica fin dai tempi dell’Espressionismo<br />

astratto. Ora assistiamo a una rinascita della sua arte grazie alla commistione di<br />

influenze non propriamente artistiche come la cultura Diy (do it yourself), la zine<br />

culture (cioè le pubblicazioni fatte in proprio e distribuite in piccola scala), graffiti,<br />

moda, design eccetera. La città stessa è una grande ispirazione e molta dell’arte che<br />

viene prodotta qui non potrebbe essere fatta da nessun’altra parte; si nutre di uno<br />

specifico spirito newyorchese, dello scenario e anche della fauna di New York”.<br />

Street punk è il nome che lei ha dato a uno dei tre movimenti artistici presentati<br />

a Roma: quali sono le caratteristiche?<br />

“Street punk indica le culture underground di bassa qualità e aggressive, un’arte<br />

legata in particolare a una città. Le strade cittadine, i suoi rifiuti, la sua miseria e<br />

bellezza sono la principale fonte di ispirazione di questo gruppo”.<br />

E per quanto riguarda gli altri due: New Abstraction e Wild Figuration?<br />

“La New Abstraction non è legata ad alcuna città: è semplicemente la tendenza<br />

dei giovani di ispirarsi all’astrattismo e al minimalismo rinvigorendoli con<br />

uno stile attuale. C’è una sovrapposizione fra questo gruppo e lo Street punk<br />

per esempio nei dipinti di Dan Colen che fa densi quadri astratti simili agli<br />

escrementi di uccelli che si accumulano sulle sculture delle strade cittadine. La<br />

Wild Figuration prende invece la sua energia soprattutto da Providence (Rhode<br />

Island) e da San Francisco. Ogni generazione ha il suo modo di riprodurre la<br />

figura e la mia la vede fratturata, decadente, ibrida e mostruosa”.<br />

Sembra che questi artisti attribuiscano un ruolo molto importante alla relazione<br />

diretta con il pubblico attraverso performance, dj set, negozi.<br />

“È vero: la collaborazione e la comunità sono parti molto importanti di questa<br />

mostra che non è organizzata intorno a una particolare teoria artistica, ma intorno<br />

alla comunità. Io mi limito a presentare questa comunità che esiste già nella vita<br />

vera, dove questi artisti sono amici, collaboratori, proprietari di negozi, photo<br />

editor, fashion designer. Si conoscono reciprocamente e lavorano insieme”.<br />

Molti nomi, come Gang Gang Dance, Fuck this life, sono curiosi: hanno un<br />

ruolo speciale?<br />

“I nomi stravaganti sono parte integrante del progetto e nei gruppi sono<br />

spesso indicativi dello spirito comune: servono a eliminare le individualità e il<br />

predominio di un nome sugli altri”.<br />

“La maggior parte degli artisti in mostra<br />

sono figure di culto semisconosciute o totalmente<br />

sconosciute. Molti non hanno una galleria che li<br />

rappresenti. Se dovessi etichettare il gruppo,<br />

la parola sarebbe ‘underground’, sia nello spirito<br />

che nella loro mancanza di notorietà”.<br />

62 · URBAN URBAN · 63<br />

Valerie Hegarty<br />

Spencer Sweeney<br />

Dash Snow


A fi anco: Western Round Table, 2007. Sotto, da sinistra: Waiting Grounds, 2007; They Shine, 2007<br />

ROSA BARBA<br />

STATING THE REAL<br />

SUBLIME<br />

dal 19 settembre<br />

al 31 ottobre<br />

Giò Marconi<br />

via Tadino, 15<br />

Milano<br />

www.giomarconi.com<br />

A 16 MM DALLA NOIA<br />

È nata nel 1972 (ma nel suo sito viene rigorosamente omesso il luogo, Agrigento, perché i nuovi<br />

artisti si sentono cittadini del mondo e guai a incasellarli in una nazionalità, tanto più quando<br />

possono vantare curriculum di studi internazionali e residenza a Berlino), ma nessuno potrebbe dire<br />

che Rosa Barba abbia vissuto l’adolescenza negli anni dell’edonismo reaganiano, i famigerati Ottanta<br />

del rifl usso guardati con disapprovazione dalla generazione precedente che aveva vissuto, se non<br />

il ’68, almeno gli anni di piombo e dell’impegno. Il media principale dell’artista, consacrata dalla<br />

Biennale di Venezia dello scorso giugno, è infatti il vecchio proiettore per la pellicola di celluloide<br />

16 mm, di cui la Barba sfrutta anche il rumore e l’odore che fanno tanto collettivo, assemblea,<br />

cineforum. Si aggiungano il colore polveroso, quasi virato in seppia, che assumono le immagini,<br />

nonché i contenuti tratti da ricerche sociali e culturali, per esempio le batterie di pannelli solari che<br />

nel deserto Mojave in California alimentano la vita di una misteriosa e invisibile città; oppure il<br />

tramonto su un parcheggio di aerei che evoca la partenza per fantomatiche missioni. Ma le indagini<br />

della Barba si fermano un attimo prima della loro conclusione. E proprio nel mistero lasciato aperto<br />

sta il loro fascino che sfugge per fortuna alla noia della didattica e della sociologia d’accatto di tanta<br />

arte contemporanea.<br />

Francesca Bonazzoli<br />

MILANO & CO.<br />

arte<br />

a cura di Floriana Cavallo<br />

REASON WHY<br />

parola di curatore*<br />

Si scrive Premio Terna ma suona<br />

come un organismo multitasking, una<br />

complessa macchina in cui il concorso<br />

indica il cuore tolemaico del progetto<br />

generale. Tutto è partito da un’idea che<br />

ho sviluppato, assieme a Francesco<br />

Cascino, su alcuni input dell’azienda<br />

Terna. Ci interessava creare un Premio<br />

per le arti visive che fosse diverso nel<br />

panorama generale, una formula che<br />

collegasse idee, produzione, analisi,<br />

esposizione, eventi, comunicazione,<br />

didattica, mercato e confronto reale con<br />

molte fasce di pubblico. Per la seconda<br />

edizione vi confermo lo scheletro<br />

generale e alcune migliorie nel sistema<br />

nervoso e muscolare (info e dettagli<br />

sul sito web). Devo dire che la recente<br />

esperienza al Chelsea Art Museum di<br />

New York, dove ho curato una mostra<br />

coi sedici vincitori del PT01, ha lasciato<br />

un giusto segno e acceso il segnale<br />

operativo del rilanciare e volare alto. Ben<br />

venga, quindi, l’internazionalizzazione<br />

del brand Premio Terna, iniziata nella<br />

metropoli in cui senti ancora vitale il<br />

seme dell’eccellenza. L’Italia, sia chiaro,<br />

rimane il campo privilegiato su cui<br />

sto agendo assieme agli operatori che<br />

compongono il “sistema”. Mi interessa<br />

che il valore italiano cresca in concreto,<br />

senza sno<strong>bis</strong>mi ma col chiodo fi sso della<br />

qualità linguistica, dell’alto volume<br />

etico, della pulizia concettuale. Sono<br />

tante le cose in gioco: funzioneranno<br />

tutte se non diminuirà la tensione del<br />

network, la lenta educazione del fruitore,<br />

la chiarezza comunicativa, la capacità di<br />

connettere pubblico e privato, maestri<br />

e giovani autori, ricerca e istituzioni. Vi<br />

sembra poco per un “semplice” Premio?<br />

www.premioterna.com<br />

*Gianluca Marziani<br />

curatore e critico di arte<br />

contemporanea<br />

URBAN · 65<br />

Emily Keegin


Paris & CO.<br />

musica<br />

DAVID GUETTA<br />

One love<br />

emi<br />

guETTa ci cova<br />

Un brano con Kelly Rowland, preso di peso da Clocks dei Coldplay. Poi<br />

i pezzi con Will I Am, Estelle, Akon… Mmh, ma sarà una buona idea,<br />

in un’era in cui i dischi non vendono in ogni caso, uscire dalla nicchia e<br />

mescolarsi ai nomi da Mtv per tentare di fare il colpaccio? Non è meglio<br />

continuare a fare il guru, essere citato da una ristretta cerchia di fighetti<br />

– anzi, figuetti? Non pompavano di più i primi lavori del dj francese,<br />

quelli degli anni di Ibiza, prima che fosse arruolato dalla radio italiana<br />

più dance? Che è come dire: non era più creativo Moby, quando lo<br />

conoscevano solo quelli che se ne intendevano? Non era più rispettato<br />

William Orbit, prima di essere “quello che ha lavorato con Madonna”?<br />

Non era più influente Timbaland, quando tutti pensavano che fosse una<br />

marca tarocca di scarponi? Non era più trendy Bob Sinclar, prima di<br />

diventare l’uomo dei jingle delle ricariche telefoniche? Insomma, non è<br />

che il motto di Guetta “Fuck me, I’m famous”, significa che sei famoso<br />

ma sei anche fottuto? Beh, ascoltate il suo nuovo disco One love. Se non vi<br />

piace, siete avanti. Se invece vi piace, a essere avanti è lui – e quindi, anche<br />

voi. Ci fate comunque un affare.<br />

Florence + the Machine<br />

Lungs<br />

Universal<br />

• • • • •<br />

Who: Quattro tizi più Florence Welch, rossa, londinese,<br />

23 anni. Where: In estate, nelle parti alte della classifica<br />

britannica. Non fosse morto Michael Jackson, avrebbero<br />

debuttato al n.1. Una cosa simile accadde a Janis<br />

Joplin. doveva essere in copertina su Newsweek, ma<br />

morì il presidente eisenhower. “14 infarti, e quando<br />

va a morire? Nella MIA settimana”. poi morì anche lei.<br />

Why: Gli inglesi stanno cercando una specie di nuova<br />

cantante-sacerdotessa (link: kate Bush, enya, dolores<br />

o’Riordan, Tori Amos). Se Bat For Lashes non dovesse<br />

decollare, Florence potrebbe farlo. What: “Sono dislessica<br />

e disprassica”. When: Quando realizzate quanto si sono<br />

accorciate le giornate – che angoscia, no?<br />

La Roux<br />

La Roux<br />

polydor<br />

• • • • •<br />

Who: Un tizio più elly Jackson, rossa, londinese, 21 anni.<br />

Where: In estate, al n.1 della classifica britannica. Appena<br />

in tempo, prima che morisse Michael Jackson – chissà,<br />

forse erano parenti. Una cosa simile accadde ad Antonello<br />

Venditti. Fece in tempo ad andare al n.1 con Benvenuti in<br />

Paradiso, poi in paradiso ci andò Freddie Mercury e la gente<br />

si fiondò a comprare la raccolta dei Queen. Why: Gli inglesi<br />

stanno cercando una specie di nuovo duo synth-pop anni<br />

’80 (link: eurythmics, Yazoo). What: “Siamo un duo, non<br />

un’artista che si porta il produttore in scena. Anche se è<br />

ciò che sembriamo”. When: Quando non vedete l’ora che i<br />

giorni si accorcino e faccia buio alle tre. che sballo, no?<br />

Arctic Monkeys<br />

Humbug<br />

domino Records<br />

• • • • •<br />

Who: Tre tizi di Sheffield più Alex Turner, di Sheffield<br />

anche lui. Where: Al terzo disco. È il momento della<br />

verità! e la verità è che sono meno brillanti di quello che<br />

sembravano all’inizio. Why: Si sono specializzati nel<br />

dare esattamente il suono che ci si aspetta da un gruppo<br />

“indie”. Il che è forse molto figo, ma se scrivessero una<br />

canzone bella rotonda da portare a casa e mangiarla calda<br />

sarebbe più figo ancora. What: “Hai presente gli Arctic<br />

Monkeys? Sveglia, sono uno dei 10 gruppi più famosi<br />

d’europa”. (da I cesaroni) (avete presente I cesaroni?)<br />

(Sveglia, sono una delle 10 serie tv più famigliose<br />

d’europa!) When: Quando scrivete una serie tv e volete<br />

strizzare l’occhio ai gggiovani.<br />

Jet<br />

sHaka Rock<br />

emi<br />

• • • • •<br />

Who: due tizi di Melbourne più due fratelli, di Melbourne<br />

anche loro. Where: Al terzo disco. È il momento della verità!<br />

e la verità è che sono più brillanti di quello che sembravano<br />

all’inizio. Why: Si sono specializzati nel dare esattamente<br />

il suono che ci si aspetta da un gruppo rock. Il che non è<br />

affatto figo, ma il disco è pieno di canzoni da mangiare<br />

una dopo l’altra tipo patatine. No, non le rustiche, bensì,<br />

in omaggio ai Rolling Stones, le sticky. What: “Se trovi il<br />

successo, non è che trovi la felicità. Ma se trovi la felicità<br />

può portarti al successo. Si è capito che cosa volevo dire?”<br />

(Nic cester, cantante). When: Quando spegnete il computer<br />

e vi si chiude l’occhio. Sveglia, siete ancora gggiovani.<br />

cd pokeR<br />

LA COLONNA SONORA<br />

DEL MESE<br />

UNA SU 15<br />

Muse<br />

upRising<br />

da The Resistance (Warner)<br />

c’erano artisti citazionisti iperbolisti,<br />

ambiziosi vanitosi virtuosi,<br />

classicheggianti magniloquenti<br />

musicanti, le cui raffiche epiche<br />

romantiche si rivolgevano a sognanti<br />

esigenti studenti. erano bravi e soavi,<br />

erano eccessivi e ossessivi – in breve,<br />

progressivi. I loro devoti gli erano grati,<br />

ogni loro ardimento era dolce tormento,<br />

ogni loro fanfara era una perla rara. chi<br />

li criticava era una serpe corriva, chi<br />

li sminuiva non li capiva. poi vennero<br />

i punk, che si dissero stank di inni<br />

imperiosi e concepti capziosi: il prog<br />

e il moog, Ian e Jon, si fecer da parte,<br />

con la loro arte. Ma altre generazioni<br />

di orecchi buoni chiedevan languori e<br />

vulcani sonori. e nessun più dei Musi ha<br />

consolato i delusi: nessun più dei Musa,<br />

oggi ne abusa. che esagerazioni, le<br />

nuove canzoni; che grevi fritture, queste<br />

partiture: mescolando e imitando,<br />

carpendo e gonfiando, qui l’aria è<br />

barocca – ma Uprising si stacca. Va<br />

dritta al punto, si presta anche al canto,<br />

non è maionese di pazze pretese. Nel<br />

resto del disco, purtroppo si eccede. Ma<br />

al fan questo piace, è quello che chiede.<br />

66 · URBAN di Paolo Madeddu<br />

URBAN · 67


SEGNALI DAL FUTURO<br />

di Alex Proyas<br />

Tu chiamale se vuoi atmosfere. Sono il tocco d’Autore, la capacità di un regista di trasformare il già<br />

visto in gusto visionario, di infondere nuovo personale vigore in temi bolliti. Qui ce ne sarebbero a<br />

suffi cienza per starsene alla larga: un triste astrofi sico vedovo con fi glioletto mezzo sordo; una serie<br />

di numeri scritti furiosamente da una scolara tetra, sotterrati nel 1959 e riportati a galla 50 anni<br />

dopo per rivelarsi la mappa dei disastri passati e di qualcuno futuro; bimbi predestinati; sussurri<br />

alieni e grida terrestri; cose (e creature) dell’altro mondo che passeggiano in questo. Ma Alex Proyas<br />

non sbaglia un incubo, un colore, un’accelerazione. Sa cavalcare le impennate degli effetti speciali<br />

e mantenere in avventuroso equilibrio, in una trama ad alto rischio di ridicolo cosmico, la bilancia<br />

dei destini segnati e del caos casuale. Sprigiona il rosso degli aceri del Massachusetts, di rassicuranti<br />

arredi famigliari, del fuoco che brucia la foresta come nel cartoon di Bambi. E vi installa il freddo<br />

gelido della fantascienza che vuole essere profezia. Poi ci spinge dentro un toccante fi nale azzeccando<br />

l’incontro ravvicinato con Spielberg. In un contesto così, prevedibile e ispirato allo stesso tempo,<br />

tutto diventa accettabile, anche la faccia di Nicolas Cage: identica in ogni sventura.<br />

DAL CORVO IN POI<br />

Alex Proyas, chi è costui? Nato in Egitto da genitori greci, subito trasferito in Australia, sbocciato a Los<br />

Angeles come regista di spot per Mtv e di videoclip per Sting e gli Alphaville (Forever Young vi ricorda<br />

qualcosa?), nel 1994 realizza il primo – e unico, a dispetto di due seguiti – The Crow con Brandon Lee che<br />

muore sul set. Il corvo Eric Draven vola macabro e disperato su un nobile fi lm fumetto. Successo al botteghino<br />

<strong>bis</strong>sato da Io, robot, ma il suo capolavoro è Dark City, il Metropolis dell’era moderna: nero cinema adulto<br />

costruito su una trama che nasce bamboccia. Cult da recuperare.<br />

di Alessio Guzzano<br />

BOSTON<br />

Þ lm<br />

THE WACKNESS<br />

di Jonathan Levine<br />

Improvvisamente l’estate del 1994, mentre<br />

per le strade di New York dilagano i passi<br />

della cultura hip-hop, il sindaco/sceriffo<br />

Rudolph Giuliani sposa la ‘tolleranza zero’.<br />

Ignorata da un teenager pronto per il college<br />

che spaccia marijuana o la baratta con ogni<br />

cosa, comprese le sedute da uno psicanalista<br />

disinvolto. L’uno ha alle spalle la consueta<br />

famiglia yankee con le stampelle, l’altro ce<br />

l’ha addosso. Sir Ben Kingsley e il giovane<br />

Josh Peck, fi nora noto solo come voce<br />

dell’opossum ne L’era glaciale, si fronteggiano<br />

complici. Ma quando il ragazzo s’innamora<br />

della nipote del suo Freud, innesca una<br />

brutta miccia. Vincitore al Sundance Festival<br />

(sezione drammatica), il fi lm scritto (bene) e<br />

diretto (benissimo) da Jonathan Levine ha<br />

pescato anche un buon sottotitolo italiano:<br />

Fa’ la cosa sbagliata, citando la rabbia urbana<br />

di Spike Lee.<br />

PERCHÉ SÌ / PERCHÉ NO<br />

BAARÌA<br />

di Giuseppe Tornatore<br />

La storia di tre generazioni, di un’isola bella<br />

e tormentata e – di rifl esso – di un intero Bel<br />

Paese incompiuto sullo sfondo della cittadina<br />

natale di Peppuccio Tornatore. Epopea<br />

nostrana, melodramma storico, kolossal made<br />

in Italy predestinato per le note di Morricone<br />

e la Mostra veneziana.<br />

Perché sì. Il Nuovo Cinema Bagheria<br />

sfoggia un cast sudista doc: Ficarra<br />

& Picone, i Fiorello Brothers, Bova,<br />

Salemme, Frassica, Gullotta, Lo Cascio,<br />

Lo Verso, Aldo Baglio, Lina Sastri. Facce<br />

giuste, se non altro. Più la Bellucci e la<br />

Chiatti: corpi al sole, se non altro. Più<br />

Faletti, perché tanto è dappertutto.<br />

Perché no. Vecchio Cinema gattopardo:<br />

si grida all’italico miracolo, ma non cambia<br />

mai nulla. Persiane spalancate sulla fi ction,<br />

bandiere rosse tra le ginestre, muli, moli,<br />

strade ‘nfose, segni della croce, soldati…<br />

Tornatore ha una grande anima. Al servizio di<br />

uno stile da Zeffi relli.<br />

URBAN · 69<br />

The wackness


“IL MIO PROBLEMA<br />

CON IL RESTO<br />

DEL MONDO<br />

E’ CHE TUTTI<br />

HANNO BEVUTO<br />

QUALCHE DRINK<br />

MENO DI ME”<br />

Humphrey Bogart<br />

FUORI<br />

URBAN · 73


ChEF<br />

LOw<br />

COST<br />

L’alta cucina diventa<br />

accessibile<br />

JoiA KitChen<br />

via Castaldi, 18<br />

solo a cena. Chiuso domenica<br />

02-29522124<br />

Vegetariano. Finalmente anche<br />

Pietro Leemann ha deciso di rendere<br />

accessibili a tutti le sue creazioni.<br />

Esattamente di fronte alla cucina<br />

dello stellato Joia ha allestito un’area<br />

più informale dove i clienti possono<br />

scegliere da un menu con ricette<br />

del giorno e stagionali: dal risotto<br />

interessante, con fragole, pepe<br />

Sarawak e spuma di taleggio, alla<br />

crema di yogurt con scapece di<br />

zucchine e mousse di fagioli azuki allo<br />

sformato fondente di cioccolato con<br />

tre salse adatte, tutti piatti tra i 9 e i<br />

15 euro, preparati con la medesima<br />

qualità e attenzione dei “piatti quadri”<br />

serviti nelle sale accanto. Buoni, belli e<br />

finalmente raggiungibili!<br />

BulgAri hotel<br />

ristorAnte<br />

via Privata Fratelli Gabba, 7/b<br />

sempre aperto<br />

02-8058051<br />

regionale. La mente vulcanica e la<br />

mano abile di Elio Sironi, executive<br />

chef del ristorante interno al Bulgari,<br />

hanno partorito “Piccoli Morsi a<br />

Tavola”, un menu di mini-gioielli<br />

gastronomici, capaci di soddisfare<br />

occhi e palato con una spesa<br />

contenuta tra i 12 e i 18 euro. La<br />

caratteristica? Baby raffinati antipasti<br />

da condividere, in cui gli ingredienti<br />

della tradizione regionale si incontrano<br />

per contrasto di sapori e colori, come<br />

nel caso di polpo e bottarga, dove<br />

uvetta, pistacchi, marsala e succo<br />

d’arancia dalla Sicilia sono abbinati e<br />

nobilitati dal radicchio di Treviso.<br />

ChiC’n quiCK<br />

via Ascanio Sforza, 77<br />

chiuso domenica e lunedì<br />

02-89503222<br />

Veloce. Poco più di un anno fa<br />

Claudio Sadler aveva già inaugurato<br />

sui Navigli la sua “trattoria moderna”,<br />

per far sentire i clienti liberi di poter<br />

ordinare ciò che preferiscono anche a<br />

pranzo, senza l’obbligo di un oneroso<br />

pasto completo. Sobrie pareti in legno<br />

zebrato chiaro fanno da contorno a<br />

un menu agile di dieci voci (tra cui<br />

gourmet, salumi, tutto crudo, dalla<br />

griglia, vegetariani, primi piatti, piatti<br />

freschi) e un menu del giorno a 18<br />

euro con piatti più tradizionali come<br />

roast-beef con misticanza o lasagnette<br />

con fiori di zucchina. Pratica la carta<br />

dei vini del giorno, al calice (da 4 euro).<br />

milano di<br />

Angelo’s Bistrot<br />

via Savona, 55<br />

02-45548642<br />

chiuso sabato<br />

Mirta Oregna<br />

CONSIGLIATO PER<br />

portarci le amiche a fare<br />

un lunch o una colazione<br />

modello Sex & City, a base<br />

di torte fatte in casa, brioche,<br />

fruit salad e uova<br />

Moda, design e una buona spolverata di mondanità: gli ingredienti di<br />

Zona Tortona sono ormai noti, ma nella pletora di insegne glamour che<br />

spuntano a ogni angolo è comparso un delizioso <strong>bis</strong>trot dalle atmosfere<br />

cosmopolite firmato da Angelo Di Saverio, vecchia conoscenza della zona.<br />

Angelo, estroso architetto d’interni e già ideatore del 360° di via Tortona, ha rilevato uno spazio di 55 metri quadri poco prima<br />

del cinema Mexico e lo ha interamente ristrutturato lanciandolo durante il Salone del Mobile come “temporary panino”, ma<br />

come vero e proprio <strong>bis</strong>trot decolla solo ora. Ambiente easy: una decina di tavoli smaltati azzurro yogurt, sedie vintage in legno,<br />

pareti in mattoni a vista “effetto gesso” su cui domina un cartellone del circo Orfei con il primo piano della mitica Moira, e una<br />

serie di piante grasse succulenti del sud Africa che pendono in retini dal soffitto. La cucina è a vista, dietro un’originale quinta<br />

di legno: è il regno di Tokida, chef giapponese che ha rinnegato il sushi per la cucina mediterranea. Nel menu, che funziona dal<br />

pranzo alle 4 del pomeriggio, ma che Angelo vuole estendere a breve anche alla cena, trovate piatti sempre originali nella loro<br />

semplicità e con un tocco fusion: parmigiana di melanzane “a torretta”, prosciutto e fichi tiepidi riempiti di formaggio di capra,<br />

noodle di udon o soba, spezzatino con curry di riso e le gettonatissime pesche sciroppate nello yogurt. Pochi vini, al calice o in<br />

bottiglia, ma biologici e biodinamici: li potete ordinare anche all’aperitivo (fino alle 22) accompagnati da un piattino di food.<br />

MAestrAle<br />

Prima & doPo<br />

Superata la porta d’ingresso, la prima cosa che appare è l’imponente teca in<br />

vetro mosaicata dove viene esposto il pesce crudo e dietro la quale opera a<br />

vista chi è addetto all’apertura di ostriche e affini: ma se l’occhio qui vuole<br />

la sua parte, questo non vale per il naso, così privato da eventuali cattivi odori.<br />

Idem per l’orecchio, perché l’elegante sala è stata studiata per evitare la caciara da<br />

tavolata in trattoria. In sala Simone e Marco, i giovani soci, entrambi con auricolare<br />

per comunicare senza strillare, in cucina Luigi, chef pugliese giramondo: la carta<br />

propone ricette moderne, non esageratamen-<br />

te creative o pasticciate, ma neanche straviste,<br />

come l’orata marinata con cous cous alle<br />

verdurine servita nella coppa da Martini, la<br />

tartare di pesce con papaya e tatsoi (spinacini<br />

esotici) o il riso mantecato con bianco di<br />

branzino, broccoletti nani all’estratto di caffè<br />

forte. Un anticipo sul conto: 60 euro la sola<br />

zuppa di pesce per due persone.<br />

74 · URBAN URBAN · 75<br />

sottonove<br />

C’era una volta una galleria d’arte<br />

& design con bar annesso che,<br />

per quanto originale, intimidiva<br />

gli avventori. Oggi, mantenuti gli<br />

arredi, nelle mani di Mario e Roberto<br />

(Cantina di Manuela e Jazz Café)<br />

ha ripreso a vivere con un aperitivo<br />

lungo (18-23), musica lounge e food<br />

internazionale (quiche salate, minitempura,<br />

riso nero Venere).<br />

DA NON PERDERE<br />

la verdissima kiwiriña, caipiriña a<br />

base di kiwi, o i centrifugati freschi<br />

(a tutte le ore)<br />

via Sottocorno, 9<br />

chiuso domenica<br />

02-87395082<br />

wi-fi<br />

via Petrarca, 4<br />

chiuso lunedì<br />

02-4693025<br />

ChAtulle lounge<br />

Dal Kineo in chiusura estiva si sono<br />

portati il bravo barman Tommaso,<br />

dallo Chatulle il nome e la buona<br />

cucina, dal cugino Gattopardo Café<br />

il savoir faire dei drink bar. Con i suoi<br />

35 metri quadri di dehors il lounge<br />

bar dello Chatulle va vissuto prima<br />

che arrivi il freddo, con i suoi drink al<br />

tavolo (10 euro) e i suoi giochi di luce<br />

(candele, bancone bar e stazione).<br />

DA NON PERDERE<br />

un drink di fine estate da<br />

consumare all’aperto guardando<br />

l’affascinante facciata liberty della<br />

ex Stazione Bullona illuminata<br />

via Piero della Francesca, 68<br />

chiuso lunedì<br />

02-342008<br />

no wi-fi<br />

CONSIGLIATO PER<br />

un’occasione davvero speciale<br />

da festeggiare senza urla ma<br />

con un plateau a tre alzate di<br />

crostacei crudi e frutti tropicali<br />

toCquevillesette<br />

In piena movida di corso Como<br />

inaugura il Lounge Live Restaurant<br />

del cantautore Vittorio Gucci<br />

(avete presente il mitico video di<br />

Tequila & Rum?) a base di cucina<br />

mediterranea creativa. Per il prima<br />

e dopo cena, cocktail (8 euro), food<br />

al tavolo su ispirazione dello chef e<br />

tanta musica dal vivo, che siglano<br />

una serata unica.<br />

DA NON PERDERE<br />

la one-night del giovedì quando i<br />

vip invitati si alterneranno ai fornelli<br />

per regalare ad amici e ospiti il loro<br />

repertorio culinario segreto<br />

via Tocqueville, 7<br />

chiuso lunedì<br />

02-29014591<br />

no wi-fi<br />

ROSSO<br />

& BIANCO<br />

FAttore A<br />

Antinori<br />

Questa volta l’X Factor non<br />

è una questione di ugola o<br />

di note, bensì di grappoli<br />

e vigneti: talenti rari e potenziali<br />

nascosti nel nettare<br />

di Bacco, tutti da scoprire<br />

come accadeva sul palco<br />

dell’arci-noto talent show<br />

televisivo. È per questo che<br />

Marchesi Antinori ha selezionato<br />

sei bottiglie di recente<br />

produzione e provenienti<br />

da tenute differenti,<br />

le ha chiuse in una raffinata<br />

cassa di legno e poi spedite<br />

in tour per un centinaio di<br />

ristoranti e wine bar d’Italia:<br />

durante ogni serata ciascun<br />

vino diventerà attore<br />

in carne e ossa per raccontarsi,<br />

essere degustato in<br />

abbinamento a piatti speciali<br />

e fare tesoro del vostro<br />

giudizio (in pista Bramasole<br />

2006, Achelo 2007, Aleatico<br />

2007, il bianco Mezzo<br />

Braccio 2008, Vie Cave 2006<br />

dell’Aldobrandesca e, infine,<br />

Montenisa Rosé, firmato<br />

dalle tre figlie del marchese<br />

Piero). Per partecipare basta<br />

prenotare una serata tra<br />

quelle in programma: tappa<br />

milanese il 16 settembre<br />

al ristorante la Brughiera<br />

di Senago (dove la cassa<br />

di legno Fattore A può essere<br />

acquistata a 100 euro), le<br />

altre tappe online.<br />

www.antinori.it/fattorea


OVER<br />

ThE TOP<br />

A tavola a caccia di<br />

emozioni<br />

BlACK hotel<br />

via Sardiello, 18<br />

sempre aperto<br />

06-66410148<br />

Se il distacco dalle vacanze fa soffrire,<br />

la soluzione ve la offre il Black con una<br />

sbandata di esotismo a due passi da<br />

casa. Architettura rigorosa e firmata,<br />

design avveniristico e tanto verde<br />

intorno, così che la capitale sembra<br />

lontana. Piscina, solo musica soft,<br />

luci rilassanti. Quando arriva l’ora<br />

dell’aperitivo meglio lasciar perdere la<br />

lista e affidarsi al barman con proposte<br />

home made, spizzicando qualcosa tra<br />

un tagliere di affettati del territorio o<br />

la classica bruschetta al pomodoro.<br />

Oppure, optare per una cena sulla<br />

terrazza con molti piatti rigorosamente<br />

vegetariani, abbinati a vini regionali.<br />

Fino alla fine di settembre un<br />

massaggio ayurvedico, l’uso della<br />

piscina con idromassaggio, la sauna,<br />

il cocktail e la cena a lume di candela<br />

costano 105 euro. Solo aperitivo e<br />

cena, massimo 40 euro.<br />

CAPo D’AFriCA<br />

via Capo d’Africa, 54<br />

sempre aperto<br />

06-772801<br />

Qui la vista fa la differenza: naso in su,<br />

oltre l’orlo del bicchiere c’è il Colosseo.<br />

In alto sulla terrazza, tra gli alberi di<br />

limoni, melograni e ulivi, sembra di<br />

stare in un angolo di campagna.<br />

E allora che cosa c’è di più adatto<br />

di un barbecue? Infatti questa è la<br />

proposta forte. Con soli 22 euro, vini<br />

esclusi, mangerete spiedini, oppure<br />

filetto o arrosticini, o anche il pesce<br />

spada, il tutto arricchito da insalatone<br />

a buffet, verdure grigliate, bruschette,<br />

frutta fresca. Per chi non vuole cenare,<br />

dalle 18 si prende l’aperitivo e per<br />

gli eco impegnati c’è una proposta a<br />

basso impatto ambientale, la “Green<br />

hour”: l’aperitivo a zero CO2, con una<br />

parte del ricavato che serve a piantare<br />

alberi nel territorio di Campagnano.<br />

terrAzzA-giArDino<br />

hotel eDen<br />

via Ludovisi, 49<br />

sempre aperto<br />

06-4<strong>78</strong>12752<br />

Si sale in alto, qui, in tutti i sensi:<br />

al sesto piano il Bar Giardino con<br />

tramonti mozzafiato ad accompagnare<br />

un aperitivo (21 euro) con flûte di<br />

bollicine, vini al bicchiere, cocktail<br />

fatti ad arte e tanti finger golosi<br />

realizzati dall’instancabile Adriano<br />

Cavagnini. Che è anche in cucina,<br />

sappiatelo, per chi vuole proseguire tra<br />

le stelle. Con delle tagliatelle di farina<br />

integrale con lepre in salmì, asparagi<br />

e uovo affogato in crosta (30 euro), per<br />

esempio, o un filetto di branzino al<br />

forno, guazzetto di pomodoro, olive e<br />

verdure (35 euro). In lista oltre 700 vini.<br />

roma di<br />

AngelinA<br />

via Galvani, 24/A<br />

06-57283840<br />

sempre aperto<br />

Laura Ruggieri<br />

CONSIGLIATO PER<br />

l’aperitivo del giovedì a cura<br />

di Ursula: cocktail e ricco<br />

buffet a 10 euro nella zona<br />

lounge in terrazza e molta<br />

musica<br />

Colpisce subito perché è un locale davvero nuovo per tipologia e spazi, in un<br />

palazzo del ’700, tra il Monte Testaccio e l’antico mercato: 250 metri quadri<br />

distribuiti su tre piani e livelli diversi con sale e tanti terrazzi-giardini immersi<br />

tra gli alberi (che in inverno diventeranno serre dove mangiare nel verde e al caldo).<br />

Sorta di corte scoperta è la macelleria-griglieria sotto le stelle con il camino e spiedo dietro al bancone, i tagli in mostra e gli<br />

chef all’opera. Al centro un tavolo comune di un vecchio convento olandese, un bancone di legno e piano di marmo con tanti<br />

oggetti da cucina del secolo scorso sparsi in giro. Sui tavoli le tovagliette all’americana sono carta di macelleria, le stoviglie<br />

sono ceramiche francesi di campagna. Molti oggetti arrivano infatti dai mercatini d’Oltralpe dove Anna Lopresti ha scovato<br />

arredi vintage e tante altre chicche che fanno ambiente. Anche la cucina è quella di casa e oltre alla carne alla brace (oltre ai<br />

tagli nobili, lode per l’hamburger e i cosciotti di pollo), troverete amatriciana, gricia e carbonara in scodella oversize (9 euro).<br />

Anche se non mancano piatti più leggeri tipo il padellotto di verdure mediterranee, i carpacci, l’insalata Angelina (6 euro) o<br />

la pizza al forno a legna. i dolci Angelina e i classici non superano i 6 euro.<br />

domenica si comincia con la prima colazione con brioche e <strong>bis</strong>cotti appena sfornati e si prosegue col brunch a 13 euro, dolce<br />

e bevande esclusi. Poi si continua con la merenda, l’aperitivo, la cena.<br />

tiger tAnDoori<br />

PitBull nAish<br />

Cercatelo nel labirinto di Trastevere<br />

dove prima c’era uno di quei<br />

tristi pub finto irlandese. Da poco<br />

ecco questo cocktail bar che si<br />

“cela” dietro una grande vetrata<br />

a parete. Tanti sgabelloni dietro<br />

un bancone dove si pestano una<br />

marea di long drink e si miscelano<br />

moijto, caipiroska e spritz. Otto<br />

etichette di vini in mescita ogni<br />

giorno, tenute sottovuoto. Il buffet è<br />

semplice e rustico con bruschette,<br />

mini toast, pinzimonio.<br />

DA NON PERDERE<br />

il French Naish a base di lime,<br />

fragole, aperol, vodka e cranberry<br />

vicolo del Cinque, 60<br />

chiuso lunedì<br />

339-4<strong>78</strong>4795<br />

no wi-fi<br />

Prima & doPo<br />

grAnDe BlACK<br />

Modaiolo da morire questo<br />

piccolissimo <strong>bis</strong>trot in miniatura<br />

in vetro, acciaio cromato, metallo e<br />

legno nel bel mezzo di viale Parioli.<br />

Da quando l’aprì un noto giornalista<br />

Rai si è accaparrato la clientela<br />

migliore under 40 di Roma nord<br />

per la quale certe sere si stappano<br />

anche bottiglie ed etichette rare. Il<br />

Black Thai, variazione del My Thai a<br />

base di ananas, rum chiaro e scuro,<br />

orzata, granatina e blu curacao è il<br />

cocktail che va di più (9 euro).<br />

DA NON PERDERE<br />

le serate a tema, per esempio con<br />

whisky invecchiati e cioccolata<br />

76 · URBAN URBAN · 77<br />

viale Parioli, 192<br />

sempre aperto<br />

06-80687201<br />

no wi-fi<br />

è quella di trovare a tavola ma anche nell’ambiente e nelle atmosfere<br />

un’India lontana dai cliché e dall’etnico un po’ logoro. Un’India<br />

L’idea<br />

di oggi che strizza l’occhio con ironia a Bollywood, porta in tavola la<br />

fragranza di piatti fatti al momento, di prodotti che arrivano regolarmente dal<br />

Bangladesh, di spezie magari piantate nel giardino di casa dei ragazzi in cucina.<br />

Un’India autentica ma vista con occhi occidentali.<br />

L’idea è di Benjamin hirst, Massimo Innocenti e Altab hossain, stesso team<br />

collaudato del mitico Necci lì a due passi al Pigneto. Fino alle due di notte i<br />

forni tandoori sfornano pollo, pesce, agnello,<br />

pane che accompagna specialità di di-<br />

verse culture e aree: dall’India del sud al<br />

Punjab, dal Bangladesh al Pakistan. Gli idli<br />

(sformati di riso), i dosa (crêpes di farina<br />

di riso e lenticchie), i fritti (gamberi, aloo<br />

tikka, samosa). Take away oppure da consumare<br />

in questo diner anni ’50, tra poster<br />

cinematografici dei cult indiani, B movie<br />

o altre citazioni smaccate. Spesa massima<br />

20 euro.<br />

via del Pigneto, 193<br />

06-97610172<br />

chiuso martedì<br />

CONSIGLIATO PER<br />

per chi cerca Bollywood<br />

in salsa trendy<br />

e un po’ ironica,<br />

non disdegnando<br />

una cucina autentica<br />

Molo 23<br />

Sembra di stare su una scena<br />

teatrale dove l’ambientazione<br />

ottocentesca del porto di New York<br />

è ricreata alla perfezione. Non a<br />

caso la firma è dello scenografo<br />

di Gangs of New York di Martin<br />

Scorsese che ha lavorato a<br />

Cinecittà. Tra vecchie banchine<br />

e scorci da taverna malfamata,<br />

tutte le sere musica dal vivo con i<br />

Sound System Tribe e un rapper.<br />

Dj resident che propone selezioni<br />

dance dall’hip-hop al reggaeton.<br />

DA NON PERDERE<br />

la selezione di rum con oltre 100<br />

bottiglie speciali da tutto il mondo<br />

via Libetta, 23<br />

chiuso lunedì<br />

06-57287338<br />

wi-fi<br />

ROSSO<br />

& BIANCO<br />

AnniBAle<br />

vini & sPiriti<br />

Di quando era una piccola<br />

bottiglieria di quartiere<br />

è rimasta una straordinaria<br />

aria di casa, che aleggia<br />

nel dehors o nel piccolo<br />

ambiente interno. Giovanni<br />

Capuano, architetto “folgorato”<br />

dalla passione per<br />

l’enogastronomia, propone<br />

250 etichette soprattutto<br />

italiane, a parte una decina<br />

di bianchi francesi più<br />

otto champagne. In mescita<br />

trovate sei bianchi e<br />

quattro rossi più due bollicine.<br />

I prezzi vanno dai 5<br />

agli 8-9 euro. Per una bottiglia<br />

di Salice Salentino o un<br />

Primitivo di Manduria starete<br />

intorno ai 15 euro, ma<br />

se scegliete un Sassicaia,<br />

ça va sans dire, aggiungete<br />

uno zero. Ottimo rapporto<br />

costo/qualità per il Frascati<br />

Superiore Riserva Villa<br />

dei Preti a 20 euro. Stesso<br />

prezzo anche per l’Erbaluce<br />

di Roberto Crosio. Perfetto<br />

con la tartare di pezzogna o<br />

col carpaccio di spigola ma<br />

anche con i filetti di triglia<br />

in crosta di mandorle. Al<br />

bancone-cucina del piccolo<br />

ambiente interno c’è infatti<br />

Marco Castagnini, abilissimo<br />

a comporre piatti curati<br />

e riusciti.<br />

piazza dei Carracci, 4<br />

chiuso domenica<br />

06-3223835


AL<br />

CALICE<br />

Ottimi ingredienti,<br />

menu accattivanti.<br />

Ma è il vino a fare la<br />

differenza<br />

sCAnnABue<br />

largo Saluzzo, 25/h<br />

chiuso lunedì e domenica sera<br />

011-2079445<br />

Dietro allo pseudonimo del Baretti e<br />

a una fascinosa immagine di <strong>bis</strong>trot<br />

parigino d’antan si nasconde una<br />

cucina semplice, ma di sostanza,<br />

arricchita dall’utilizzo di ottime<br />

materie prime (i fornitori sono<br />

riportati sul menu). Eccellente la<br />

carta dei vini, con oltre duecento<br />

referenze, di cui molte a bicchiere.<br />

Ottima la cruda della Granda<br />

battuta al coltello con le verdure<br />

alla griglia, il tonno di coniglio e il<br />

brandacujun ligure. Si sta sotto i 30<br />

euro, la metà a pranzo.<br />

Consorzio<br />

via Monte di Pietà, 23<br />

chiuso sabato a pranzo e<br />

domenica<br />

011-2767661<br />

Aperto da circa un anno, ha saputo<br />

conquistarsi l’apprezzamento<br />

di tutti gli appassionati torinesi.<br />

Ottime materie prime, proposte con<br />

misurata innovazione: interessanti<br />

le “variazioni” sulla trippa e<br />

sulla carne cruda, piacevoli gli<br />

spaghetti con alici, pinoli, menta<br />

e pangrattato, mentre il pollo<br />

tonchese croccante sta diventando<br />

un classico. Originale la carta dei<br />

vini, con moltissime etichette non<br />

scontate e intelligenti incursioni<br />

nel mondo dei vini biodinamici e<br />

naturali. Trenta euro per il menu<br />

degustazione, un po’ di più alla<br />

carta.<br />

enÒ<br />

via Bernardino Galliari, 12/L<br />

chiuso domenica sera<br />

011-6596031<br />

Locale davvero carino, con<br />

atmosfera di altri tempi, tra<br />

movimento e femminismo. Il<br />

bancone poi è tutto da guardare,<br />

come le decorazioni alle pareti. Ma<br />

anche il cibo è di tutto riguardo,<br />

sia le proposte a buffet sia quanto<br />

esce preparato sul momento<br />

dalla cucina. Si va, quindi, dai<br />

peperoncini verdi grigliati a una<br />

buonissima torta di verdure,<br />

pomodorini ripieni, e un mare di<br />

altre squisitezze. Da non perdere<br />

i dolci. Vini e birre di assoluta<br />

qualità (bevete la birra svizzera<br />

hanfblüte… da sballo).<br />

<strong>78</strong> · URBAN<br />

PorCorosso<br />

N<br />

on siamo nelle solite zone trendy di Torino, ma in un quartiere di confine, una volta operaio, ora solidamente<br />

e tranquillamente multietnico. Bello il locale in sé, con i soffitti alti e le pareti ricoperte di mattoni, e originale<br />

la barriera in legno che divide in due lo spazio, con quadri variopinti à la Mondrian. E bella la ricerca di “una<br />

cucina internazionalista: curiosa, multicolore, multietnica”. A leggere “La Carta Maiala” c’è da lucidarsi occhi, naso e bocca:<br />

millefoglie caramellato di fegato grasso, anguilla affumicata e mele verdi (un piatto da sogno), pesto al bicchiere (letterale…<br />

buonissimo). E poi inno agli spaghetti (tricolori con pomodoro, mozzarella e pesto) e, tra i secondi, il buonissimo maialino<br />

da latte morbido-croccante con patate fritte e tè di zenzero. Ottimi pure i dolci per non parlare del pane e dei grissini fatti in<br />

casa. Che altro… una carta dei vini originale a prezzi corretti. Ve la caverete con 44 euro per il menu Porcorosso (quattro piatti<br />

a scelta dalla carta), mentre altri due (uno tradizionale e l’altro vegetariano) battono tra i 32 e i 36 euro. E bravo Porco…<br />

torino<br />

green CAFé<br />

Un indirizzo sicuro in una delle vie più<br />

commerciali della Crocetta, dove latitano i<br />

locali per un buon aperitivo. Al Green Café<br />

cocktail o birre vengono accompagnati<br />

da una serie di buoni stuzzichini, frittate,<br />

pasta fredda, prosciutto e melone. Con un<br />

prosecco o un analcolico si sta sui 5 euro,<br />

qualcosa in più per il classico Negroni o<br />

l’Americano.<br />

DA NON PERDERE<br />

un posto nel tranquillo dehors<br />

di via Pastrengo<br />

via San Secondo, 31<br />

chiuso domenica<br />

011-5817601<br />

no wi-fi<br />

Prima & doPo<br />

giA.MA.Di.<br />

È il locale con la più alta vocazione musicale<br />

di piazza Emanuele Filiberto, cuore pulsante<br />

del Quadrilatero. Giovedì discopub, venerdì<br />

festa latina e sabato si suona dal vivo. La<br />

carta dei cocktail è ampia e l’Americano<br />

e il Negroni sono preparati come si deve.<br />

L’apericena è previsto tutte le sere dalle 18<br />

alle 22 e il prezzo è fisso, indipendentemente<br />

dalla consumazione, a 7 euro.<br />

DA NON PERDERE<br />

il karaoke della domenica<br />

piazza Emanuele Filiberto, 10/i<br />

sempre aperto<br />

011-0201081<br />

no wi-fi<br />

via Giachino, 53/D<br />

aperto solo a cena<br />

da martedì a sabato<br />

011-2071160<br />

CONSIGLIATO PER<br />

fare la vostra “porca” figura<br />

con gli amici…<br />

di Bruno Boveri e Leo Rieser<br />

l’APeritivo Degli ulivi<br />

Un po’ incasinato trovare parcheggio, ma<br />

lo sforzo sarà ripagato. Locale piccolino, ma<br />

con un bel dehors su via Nizza. Per il resto<br />

c’è da togliersi degli sfizi… Con in mano un<br />

buon calice di bollicine o un cocktail fatto<br />

bene, sotto con le ostriche e i gamberoni,<br />

la pasta al sugo e il salmone affumicato,<br />

senza dimenticare le tartine caserecce che si<br />

alternano in continuazione. Prezzi ottimi.<br />

DA NON PERDERE<br />

la carne cruda piemontese<br />

via Valperga Caluso, 1<br />

chiuso domenica pomeriggio<br />

011-7940823<br />

no wi-fi<br />

osteriA Al Borgo<br />

Una scritta di hans Barth, che definisce<br />

Verona “la grande osteria dei popoli”, sovrasta<br />

il bancone di legno. Non ci si può esimere<br />

dall’assaggiare il prosecco del posto, il rosso<br />

Valpolicella o il bianco delle limitrofe Custoza<br />

e Soave (da 1,50 a 2,50 euro a bicchiere),<br />

accompagnandoli con una polpetta di manzo<br />

o un bocconcino con la soppressa.<br />

DA NON PERDERE<br />

vodka alla menta e Red Bull on the rocks<br />

via Longhena, 29/d<br />

Verona<br />

chiuso domenica<br />

045-8105145<br />

no wi-fi<br />

JADore<br />

Prima & doPo<br />

BlooM<br />

veneto<br />

Ecco un posto dove restare in vetrina dalle<br />

9 del mattino alle 2 di notte, a partire dalle<br />

colazioni a base di pasticceria mignon da<br />

accompagnare con mousse fredda al caffè (4<br />

euro) o con succo di mela di prima spremitura<br />

per le patite del bio (5). Per l’ape e l’after dinner<br />

si va dal Fru fru, a base di fragole e champagne<br />

al classico jack e cola (5).<br />

DA NON PERDERE<br />

il bloom (rum scuro, succo di pompelmo,<br />

succo di limone, maraschino, ostrica)<br />

piazza Erbe, 24<br />

Verona<br />

sempre aperto<br />

045-8002410<br />

no wi-fi<br />

PAsión esPAñolA<br />

Se ve gustano le tapas, i boccadillos e la<br />

cerveza questo è il posto che fa per voi, spesso<br />

allietato da live session. Imbarazzo della<br />

scelta tra cerveza en bottella, tipo San Miguel<br />

Especial (3,70 euro), e Beamish Irish Stout<br />

(4,50). Per non parlare della chupitomania, che<br />

qui è contagiosa: alla fragola, ananas, papaia,<br />

banana, kiwi, granatina, cocco, più rum (3).<br />

DA NON PERDERE<br />

fata verde, assenzio con zolletta di zucchero<br />

e acqua pura (4 euro)<br />

via Marconi, 4<br />

Verona<br />

chiuso lunedì<br />

045-596038<br />

no wi-fi<br />

di Francesca Roveda<br />

via Riva del Grappa, 24<br />

Cittadella (Padova)<br />

chiuso lunedì<br />

347-6942377<br />

CONSIGLIATO PER<br />

quelli che non si<br />

accontentano del solito<br />

aperitivo e che amano<br />

il japan, ma solo di qualità<br />

S<br />

trutturato su due piani, zona bar e sushi restaurant, collegati da un ascensore in vetro, nel nuovo Jadore i sapori dell’arte<br />

del sushi incontrano quelli dei cocktail innovativi. il barchef Giacomo diamante propone una selezione esclusivamente<br />

a base di prodotti naturali freschi, trasformati in spremute o centrifugati: ci sono gli appetitosi Smashed, tipo Caipiroska<br />

albicocca, con lime in pezzi, zucchero raffinato, purea di albicocca e vodka (5 euro) o Mojito Jadore (menta, zucchero di canna,<br />

succo di limone, sakè, rum chiaro, pelmo soda rosa). Su prenotazione c’è anche un menu degustazione, che va provato e spazia<br />

dal Puccini destrutturato, ovvero con sfere di Aperol, spuma di Aperol o Campari, ai cilindri di whisky sour e liquore di Mozart al<br />

cioccolato bianco su mousse di fragola e vodka, il tutto accompagnato da sorprese varie (dai 30 ai 50 euro). Se invece optate per<br />

il japan, sappiate che gli chef provengono dalla scuola brasiliana di sushi, considerata addirittura migliore della nipponica. Anche<br />

in questo caso, ci sono Jadore selection (dai 50 ai 60 euro), estrose creazioni degli chef al momento o semplicemente misto sushi<br />

(uramaki, nigiri, hossomaki, 18 euro) e sashimi (ostrica, salmone, branzino, tonno, calamaro, amaebi ecc., 20).<br />

RIENTRO<br />

LIGhT<br />

In linea. Con le<br />

vacanze<br />

ForCellini 172<br />

via Forcellini,172<br />

Padova<br />

chiuso martedì sera<br />

e il weekend a pranzo<br />

049-8033722<br />

Nessuna location è più adatta<br />

per un pranzo rilassante o una<br />

romantica cena senza abbondare<br />

con le calorie di questo ristorante<br />

fuso nel verde al punto da sembrare<br />

un’opera di Frank Lloyd wright.<br />

Alcuni piatti hanno nomi artistici,<br />

come Botticelli, con crema di<br />

broccoli calabresi, capesante e<br />

crostini caldi con lardo conciato (9<br />

euro), o Gauguin, riso nero saltato<br />

con gamberi e carciofi violetti<br />

(8). Per gli strascichi della bella<br />

stagione particolarmente indicati<br />

sono i ravioli di rape rosse o i<br />

chitarrucci al carpaccio di polipo e<br />

pistacchi di Sicilia (8,50).<br />

DonnA irene<br />

vicolo Pontecorvo, 1<br />

Padova<br />

chiuso lunedì<br />

049-656852<br />

Ancora per questo mese,<br />

tempo permettendo, si possono<br />

degustare nel giardino incantato<br />

di Donna Irene le sue sfiziosità,<br />

come sgombro in saor di agrumi<br />

con aspretto di lampone (15<br />

euro), spaghettini all’uovo con<br />

bottarga, pomodorini e sedano<br />

croccante (12). Interessanti i menu<br />

degustazione, di pesce a 35 euro<br />

e di carne a 33. Must del posto,<br />

l’intramontabile surra di tonno con<br />

dadolata di verdure croccanti (11<br />

euro). Per sentire ancora un po’ il<br />

profumo di mare.<br />

CAsA MAzzAnti<br />

piazza delle Erbe, 32<br />

Verona<br />

sempre aperto<br />

045-8003217<br />

Alla Casa Mazzanti si viene non<br />

solo per i proverbiali aperitivi,<br />

ma anche per un’originale pausa<br />

pranzo o cena a base di ricette<br />

sfiziose e light, adatte per stare<br />

in forma al rientro dall’estate: dal<br />

tataki di tonno rosso in crosta di<br />

sesamo con conditella di pachino,<br />

zenzero, aceto balsamico ed<br />

extra vergine di oliva (10 euro),<br />

all’insalata Scanziani (rucola,<br />

valerianella, tonno rosso sott’olio,<br />

uova, cipolla di Tropea, capperi, 6),<br />

al branzino in camicia di melanzane<br />

con purè di sedano, rapa e<br />

pomodorini confit (14).<br />

URBAN · 79


SAINT TROPEZ<br />

L’omaggio a B.B. è subito dichiarato.<br />

L’arredo cita le ultime tendenze del<br />

modernariato, a tratti maculato un po’<br />

zebrato, con identiche esternazioni nella<br />

toilette e sui tavoli open air con vista sul<br />

golfo. Brigitte potrebbe spuntare da un<br />

momento all’altro, e invece ammicca a farsi<br />

bere dalla lista dei drink. Finché è caldo gli<br />

“intrugli” tropicali restano in top of the pops.<br />

DA NON PERDERE<br />

l’offerta degli appetizer per l’aperitivo, che<br />

fi nalmente ragiona con più varietà e fantasia<br />

via Aniello Falcone, 336/338<br />

sempre aperto<br />

081-644437<br />

no wi-fi<br />

napoli<br />

LOST PARADISE<br />

PRIMA & DOPO<br />

GRAN CAFFÈ CIMMINO<br />

Tra le più antiche pasticcerie di Chiaia,<br />

con nuova sede a Posillipo in via Petrarca<br />

e dependance in quel di Milano, resta un<br />

must per gli spizzichi/stuzzichi dell’aperitivo.<br />

Complice l’area semipedonale, tutte le sere<br />

centinaia di giovani, incalliti p.r., professionisti<br />

mondani ma anche tante eleganti vecchine<br />

del quartiere chic vi si intrufolano a saggiar<br />

tartine, pizzette e quant’altro.<br />

DA NON PERDERE<br />

“Non dimenticar”: il gelato artigianale e il vero<br />

caffè napoletano, pluripremiato!<br />

via Petrarca, 147<br />

chiuso domenica<br />

081-5757697<br />

no wi-fi<br />

HEMINGWAY CAFÉ<br />

Molti continuano a chiamarlo Bar dell’Ovo ma<br />

dai tavoli di questo trendenzionso american<br />

bar Castel dell’Ovo non si vede! Il posto<br />

però, affacciato sul lungomare, tira e stratira<br />

soprattutto tra new yuppie, post-preppy e<br />

semprabbronzati in generale specialmente per<br />

quei tavoli all’aperto in posizione prendisole<br />

tutto l’anno, perfetti anche per un veloce<br />

snack insalatoso.<br />

DA NON PERDERE<br />

le one night del venerdì nel basement<br />

dell’edifi cio, strutturato come un dance club<br />

via Partenope, 6<br />

sempre aperto<br />

081-2405306<br />

no wi-fi<br />

di Ciro Cacciola<br />

via Castello, 49<br />

Bacoli<br />

sempre aperto<br />

081-8549319<br />

CONSIGLIATO PER<br />

godere del più assolato relax,<br />

recuperare letture interrotte,<br />

prendere tempo, complice un<br />

calice di sulfureo vino fl egreo<br />

A<br />

perto<br />

pastello, solarium, corsi d’acqua e piccole piscine, salotti lounge e panorama incantevoli. Prima di raggiungere l’area ristorante e<br />

in piena estate ai piedi del Castello di Baia, ha lasciato tutti senza fi ato. Occupa una piccola baia naturale<br />

nascosta dalle architetture marinare della vecchia Bacoli che, dalla strada, digrada fi no al mare passando per una serie<br />

di ambienti arredati con semplice design mediterraneo, terrazze con prato all’inglese, fi ori e piante tropicali, tinte<br />

american bar impieghi forse dieci minuti, seguito dall’accoglienza di giovani addetti alla cordialità prima che al servizio clienti.<br />

Ci si può regalare una prima colazione, un light lunch prendisole, un caffè pomeridiano e poi, naturalmente, meravigliosi sunset<br />

aperitiv, cena e dopocena, da consumare magari proprio nell’area beach bar, a due centimetri dall’acqua. Il menu ha scelto di<br />

combinare freschezza e leggerezza, senza rinunciare alla tipicità. Pesce, pasta, verdure, ma anche piatti di carne e buona pasticceria<br />

e gelateria. La programmazione artistica di questo Paradiso Perduto mette in campo mostre di fotografi a, live performance e dj set.<br />

Tra i servizi, anche un taxi elettrico che fa da navetta per il parcheggio e una vetrina shopping per regalini last minute.<br />

FRESH<br />

& FISH<br />

Tre indirizzi: dal golfo<br />

al piatto<br />

AL FARETTO<br />

via Marechiaro, 127<br />

chiuso lunedì<br />

081-5750407<br />

Menu à la carte, pizza, wine &<br />

spirit bar. In posizione strategica<br />

su Marechiaro, ma un po’ defi lato,<br />

è uno dei risto più in voga tra<br />

i giovani professionisti e l’alta<br />

borghesia un po’ aristocratica che<br />

per fortuna resiste ai tempi e ai<br />

modi del presente. La conduzione<br />

è familiare ma di grande garbo, e il<br />

cuoco è bravissimo. Tra gli antipasti,<br />

l’insalata di bufala, con ricotta e<br />

latticini freschissimi. Primi piatti ai<br />

sapori del mare; pescato del giorno<br />

e tranci di ricciola tra i secondi<br />

migliori. Per i vini, affi darsi alle<br />

proposte della casa, sempre super<br />

selezionate. Ottima anche la pizza.<br />

Prenotare.<br />

TERRAZZA<br />

CALABRITTO<br />

piazza Vittoria, 1<br />

chiuso domenica<br />

081-2405188<br />

L’ambiente non è dei più ricercati<br />

o attuali – semplice e funzionale,<br />

questo sì – ma decisamente<br />

in secondo piano perché tutti<br />

apprezzano questa terrazza per<br />

il ristorante con vista sulle palme<br />

della Villa Comunale per il pesce<br />

sempre freschissimo e per le originali<br />

e sapienti insalate di mare. Al<br />

piano terra, fronte strada, c’è il più<br />

stiloso cocktail bar che negli ultimi<br />

tempi è tra i ritrovi più eccitanti in<br />

fatto di aperitivi e dopocena. I vip<br />

consigliano: mercoledì e giovedì<br />

sera. Già stati? Mascalzoncelli…<br />

LA LANTERNA<br />

via Castello,71<br />

Bacoli<br />

chiuso lunedì<br />

081-5232480<br />

Piccolo ristorante a conduzione<br />

familiare, su più livelli con magnifi ca<br />

terrazza sul mare. Pochi piatti di<br />

pesce freschissimo, tipici della<br />

cucina fl egrea. Il patron, Gianni,<br />

sub di professione, ogni giorno,<br />

estate e inverno, s’immerge per<br />

assicurare magnifi ci frutti di mare<br />

alla affezionata clientela: cozze,<br />

tartufi , vongole, unghie di cavallo<br />

e tutto quanto rievoca il sapore<br />

unico del golfo. Sua moglie Giulia si<br />

occupa delle deliziose fritturine di<br />

paranza, portate in tavola caldissime<br />

come <strong>bis</strong>ogna. Tanta cordialità e<br />

cuoco supersimpatico che ogni<br />

tanto si allontana dai suoi fornelli per<br />

misurare da vicino la soddisfazione<br />

degli avventori!<br />

URBAN · 81


NAPOLI<br />

ultima fermata<br />

In viaggio con<br />

sulla linea<br />

82 · URBAN<br />

MASSIMILIANO PALMESE<br />

LINEA 1<br />

da Chiaiano al Vomero<br />

Io ho una mia sofi sticata teoria su dove comincia il Vomero: il Vomero comincia dentro di te.<br />

È una teoria che ho sofi sticato un po’ di anni fa quando ho sorpreso per le strade del Vomero<br />

un sacco di cani che si vedeva benissimo che non erano cani del Vomero.<br />

E questa della metropolitana che fa arrivare al Vomero un sacco di cani che del Vomero non<br />

sono, ecco, è proprio una di quelle cose che di notte non ti fanno dormire e di giorno ti<br />

tengono preda di fortissimi mal di testa.<br />

Io posso capire che la metropolitana sia una santa cosa per arrivare da un posto all’altro, il problema nasce<br />

quando quella santa cosa della metropolitana serve solo a invadere i quartieri degli altri cani. Io per esempio<br />

non mi sognerei mai il sabato pomeriggio di prendere la metropolitana e andarmene nei quartieri degli<br />

altri cani, e se c’è una cosa che mi fa venire le nausee è il Vomero di sabato pomeriggio pieno di cani che si<br />

vede lontano un miglio che arrivano, non so, da Chiaiano. E vorrei proprio vedere se di sabato pomeriggio<br />

noi cani del Vomero prendessimo la metropolitana e ce ne andassimo tutti quanti a passeggiare per Chiaiano.<br />

E vorrei proprio vedere se nel giro di quindici minuti non verrebbero tutti insieme i cani di Chiaiano<br />

a dirci brutti stronzi e ritornate immediatamente da dove siete venuti. Il fatto è che, se tu il tuo quartiere<br />

non lo senti cominciare dentro di te, hai voglia a dire che appartieni a quel quartiere. Per quello mi vengono<br />

sempre dei gran travasi di bile quando di sabato pomeriggio vedo che tutti i cani di Chiaiano hanno<br />

preso la metropolitana e calpestano le mie strade, fanno la pipì nelle mie aiuole e cacca davanti alle vetrine<br />

dei miei negozi. Per quello mi sale la pressione a duemila quando di sabato pomeriggio il Vomero sembra<br />

diventato tutt’un altro quartiere: perché c’è pericolo che poi diventi tutt’un altro quartiere per il resto della<br />

settimana. Allora, io sarei anche d’accordo che il Vomero diventasse per sempre tutt’un altro quartiere e i<br />

cani, non so, di Chiaiano venissero ad abitare al Vomero e noi cani del Vomero ce ne andassimo ad abitare<br />

da un’altra parte. Se il Vomero deve diventare, non so, Chiaiano, allora dico io: – Voi chiaianesi venite<br />

pure qui, ma lasciate il tempo a noi vomeresi di fare i bagagli e trasferirci, non so, a Capri.<br />

Massimiliano Palmese (Napoli, 1966) ha esordito nella narrativa con L’amante proibita (NewtonCompton),<br />

fi nalista al Premio Strega 2006 e poi pubblicato anche in Spagna e Germania. A febbraio 2009 è uscito il suo secondo romanzo,<br />

Pop Life (NewtonCompton). Ha da poco curato Napoli per le strade (Azimut), 21 racconti di nuovi narratori, per un progetto<br />

benefi co a favore di un ospedale pediatrico. Scrive per le pagine napoletane della Repubblica.

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