il paesaggio “archeologico” - Ministero per i Beni e le Attività Culturali
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IL PAESAGGIO<br />
“ARCHEOLOGICO”<br />
Resti e contesti:<br />
prospettive<br />
di condivisione<br />
su tutela<br />
e valorizzazione<br />
X BORSA MEDITERRANEA<br />
DEL TURISMO ARCHEOLOGICO<br />
Paestum<br />
15 -18 Novembre 2007<br />
Edizioni MP MIRABILIA srl<br />
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> l’Innovazione<br />
Tecnologica e la Promozione
IL PAESAGGIO<br />
“ARCHEOLOGICO”<br />
Resti e contesti:<br />
prospettive<br />
di condivisione<br />
su tutela<br />
e valorizzazione
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> l’Innovazione Tecnologica e la Promozione<br />
Direttore Genera<strong>le</strong> Antonia Pasqua Recchia<br />
Il programma di partecipazione<br />
alla X Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico<br />
Paestum 15-18 novembre 2007 è stato organizzato dal:<br />
Servizio II - Comunicazione, Promozione e Marketing<br />
Unità Organica I - Comunicazione, Grandi Eventi e<br />
Manifestazioni Fieristiche<br />
Progettazione e realizzazione opuscolo, materiali grafici e stand<br />
Organizzazione convegno e incontri allo stand<br />
Responsab<strong>il</strong>e Antonella Mosca<br />
con Monica Bartocci, Antonella Corona, E<strong>le</strong>onora Isola,<br />
Maria Cristina Manzetti, Maria Tiziana Nata<strong>le</strong>, Amadeo Natoli, A<strong>le</strong>ssio Noè,<br />
Simona Pantella, Susanna Puccio, Maria Sic<strong>il</strong>iano, Laura Simionato<br />
Comunicazione multimedia<strong>le</strong><br />
Alberto Bruni, Renzo De Simone, Francesca Lo Forte, Em<strong>il</strong>io Volpe<br />
Segreteria Amministrativa<br />
Cristina Brugiotti, Annarita De Gregorio, Mauro De Santis,<br />
Loredana Nanni, Laura Petracci, Rosaria Pollina, S<strong>il</strong>via Schifini,<br />
Teresa Sebastiani, Fabiana Vinella<br />
Rapporti con i media<br />
Fernanda Bruno,<br />
con Vass<strong>il</strong>i Casula, Consuelo Di Tamassi, Marta Pepe, Marina Ricci<br />
Rapporti Internazionali<br />
Anna Conticello<br />
con A<strong>le</strong>ssia De Simone<br />
Supporto logistico<br />
Edoardo Cicciotto, Maurizio Scrocca<br />
Supporto o<strong>per</strong>ativo allo stand<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici <strong>per</strong> <strong>le</strong> province di Sa<strong>le</strong>rno,<br />
Avellino e Benevento<br />
Museo Archeologico Naziona<strong>le</strong> di Paestum<br />
CCTPC - Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Cultura<strong>le</strong><br />
Call Center - Omnianetwork S.p.A.<br />
Sponsor<br />
A<strong>le</strong>s S.p.A.<br />
Reply<br />
iGuzzini <strong>il</strong>luminazione S.p.A.<br />
BBS software S.r.l.
La Borsa del turismo archeologico di Paestum è diventato un appuntamento fisso<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>Ministero</strong>, segnatamente <strong>per</strong> <strong>le</strong> Soprintendenze archeologiche. È diventata<br />
un’occasione <strong>per</strong> rif<strong>le</strong>ttere, in un contesto di grande vivacità logistica ma anche di<br />
fermento intel<strong>le</strong>ttua<strong>le</strong>, sul<strong>le</strong> tematiche di maggiore attualità che riguardano soprattutto,<br />
ma non solo, <strong>il</strong> settore archeologico.<br />
Il Tema del 2007, Paesaggio: resti e contesti è assai suggestivo, stimolante e attua<strong>le</strong>,<br />
ma anche comp<strong>le</strong>sso e diffic<strong>il</strong>e <strong>per</strong>ché tocca la sostanza dell’o<strong>per</strong>are degli Istituti nel<br />
territorio, ma anche <strong>il</strong> governo stesso del territorio, quindi i rapporti tra diversi livelli<br />
istituzionali, diverse aree di competenze e i rapporti tra tutela/conservazione e trasformazione/sv<strong>il</strong>uppo,<br />
<strong>le</strong>tti e vissuti quasi sempre come momenti antinomici.<br />
È anche un tema strettamente connesso alla valorizzazione del territorio, quindi vicino<br />
alla finalità della manifestazione di Paestum.<br />
È infine un tema molto sentito dal<strong>le</strong> strutture del <strong>Ministero</strong>, e lo si r<strong>il</strong>eva dal taglio coerente<br />
che è stato dato dal<strong>le</strong> Soprintendenze ai rispettivi contributi, che <strong>per</strong>altro vengono<br />
ampiamente documentati nello stand.<br />
In una rif<strong>le</strong>ssione del 1999, nell’ambito della prima Conferenza naziona<strong>le</strong> <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong>,<br />
si apprezzava analogamente la vasta e convinta partecipazione del<strong>le</strong> strutture<br />
del <strong>Ministero</strong>, pur constatando una certa frustrazione derivante dall’impossib<strong>il</strong>ità di<br />
entrare al momento giusto nei processi decisionali riguardanti <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> che fatalmente<br />
si era trasformata nella sottovalutazione della r<strong>il</strong>evanza socia<strong>le</strong> e cultura<strong>le</strong> della<br />
tutela paesaggistica.<br />
Il sostanzia<strong>le</strong> fallimento della politica di pianificazione paesistica realizzata fino ad<br />
allora, che sola avrebbe potuto e dovuto garantire <strong>il</strong> funzionamento fisiologico e non<br />
patologico della tutela, se si fosse realizzata nei tempi prefissati e non con l’enorme<br />
ritardo con cui si stava attuando, aveva comportato la sottovalutazione della “cultura<br />
del <strong>paesaggio</strong>” come sistema comp<strong>le</strong>sso con la conseguente affermazione del principio<br />
riduttivo di una valutazione di compatib<strong>il</strong>ità strettamente confinata all’ambito visivo-<strong>per</strong>cettivo<br />
del<strong>le</strong> componenti del <strong>paesaggio</strong>, anzi, ancor più limitatamente, ai famosi<br />
“coni visuali”.<br />
Quella cultura del <strong>paesaggio</strong>, si riteneva allora, avrebbe dovuto rafforzarsi attraverso<br />
l’individuazione e l’esplicitazione di e<strong>le</strong>menti propositivi ai fini della progettazione,<br />
che andassero ad arricchire ed integrare <strong>il</strong> quadro del<strong>le</strong> prescrizioni e dei dinieghi.<br />
I Resti e i Contesti certamente coincidono con tali e<strong>le</strong>menti propositivi, proprio nel<br />
modo in cui vengono intesi e analizzati dagli archeologi, in una prospettiva di interrelazioni<br />
ben più ricche e progettualmente stimolanti di quel<strong>le</strong> derivanti da una semplice<br />
collocazione dei resti nei contesti, che si avrebbe qualora si intendessero i primi<br />
solo come emergenze accertate e visib<strong>il</strong>i – contenuti – e i secondi solo come aree circostanti<br />
– contenenti –.<br />
Tutto questo assume una r<strong>il</strong>evanza notevo<strong>le</strong> in una fase, come quella attua<strong>le</strong>, di maggiore<br />
attenzione alla tutela del <strong>paesaggio</strong>, non limitata ai dibattiti scientifici e accademici<br />
ma estesa anche alla componente normativa, considerato che nella revisione del<br />
Codice dei beni culturali e del <strong>paesaggio</strong>, in via di comp<strong>le</strong>tamento, si intende rafforzare<br />
la tutela paesaggistica.
I contributi del<strong>le</strong> Soprintendenze archeologiche e del<strong>le</strong> altre strutture del MiBAC alla<br />
Borsa di Paestum non si limitano <strong>per</strong>ò a questo aspetto, sia pur assai r<strong>il</strong>evante.<br />
Viene infatti trattata con ampiezza, nel<strong>le</strong> presentazioni allo stand e nei convegni, la<br />
componente direi quasi comp<strong>le</strong>mentare a quella fisico-territoria<strong>le</strong> del <strong>paesaggio</strong><br />
archeologico, ossia la componente immateria<strong>le</strong> propria dell’archeologia virtua<strong>le</strong>.<br />
Nel<strong>le</strong> passate edizioni si erano presentati numerosi progetti: quest’anno si espongono<br />
i risultati, i prodotti ricchi e comp<strong>le</strong>ssi di questi progetti: siti web di musei e di aree<br />
archeologiche, ricostruzioni in 3D di monumenti, siti e paesaggi, ricostruzioni virtuali<br />
di <strong>per</strong>corsi reali e virtuali, ma anche applicazioni tecnologiche innovative <strong>per</strong> <strong>il</strong> controllo<br />
del territorio e l’esercizio della tutela. Anche se l’obiettivo principa<strong>le</strong> di tali prodotti<br />
resta quello della promozione-valorizzazione, essi presentano un indubbio interesse<br />
scientifico e di ricerca.<br />
Nel comp<strong>le</strong>sso a Paestum possiamo osservare un esempio significativo, reiterato nel<strong>le</strong><br />
diverse sedi e nei diversi territori, di come si possa ut<strong>il</strong>mente coniugare tutela e trasformazioni,<br />
conservazione e sv<strong>il</strong>uppo e di come l’archeologia non sia un “rischio” ma una<br />
straordinaria risorsa.<br />
Antonia Pasqua Recchia<br />
Direttore Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> l’Innovazione Tecnologica e la Promozione
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> l’Innovazione Tecnologica<br />
e la Promozione<br />
6<br />
Ufficio di Direzione<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Antonia Pasqua Recchia<br />
Via del Col<strong>le</strong>gio Romano, 27<br />
00186 Roma<br />
Ufficio di Direzione<br />
Tel. 06 67232648<br />
Fax 06 67232209<br />
aconticello@beniculturali.it<br />
Nuove tecnologie <strong>per</strong> una migliore fruizione<br />
dei beni archeologici<br />
Anna Conticello<br />
La Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> l’Innovazione Tecnologica e la<br />
Promozione del <strong>Ministero</strong> dei <strong>Beni</strong> e del<strong>le</strong> <strong>Attività</strong> <strong>Culturali</strong><br />
(MiBAC) espone, in occasione della X Borsa Mediterranea del<br />
Turismo Archeologico di Paestum, i progetti realizzati con l’ut<strong>il</strong>izzo,<br />
in ambito archeologico, di nuove tecnologie, come servizio <strong>per</strong><br />
<strong>il</strong> miglioramento dell’offerta cultura<strong>le</strong>.<br />
Siti web di musei ed aree archeologiche, visite archeologiche virtuali,<br />
ricostruzioni in 3D di monumenti e del <strong>paesaggio</strong> circostante,<br />
archeoguide visib<strong>il</strong>i su palmare e gameboy, sono disponib<strong>il</strong>i sia <strong>per</strong><br />
adulti che <strong>per</strong> ragazzi, nei vari musei archeologici.<br />
Tutti i progetti indicati rientrano nel programma di “Archeologia online”,<br />
avviato dalla Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> l’Innovazione Tecnologica<br />
e la Promozione al fine di produrre benefici positivi sull’intero sistema<br />
del patrimonio archeologico del<strong>le</strong> aree coinvolte. La fruizione del<br />
bene – mediante la tecnologia informatica intesa come nuovo<br />
mezzo di promozione nel settore del turismo cultura<strong>le</strong> – attraverso<br />
l’ut<strong>il</strong>izzo di sistemi multimediali e postazioni mob<strong>il</strong>i, ha due finalità:<br />
<strong>il</strong> riscontro positivo sulla conoscenza del sito archeologico interessato<br />
e un incremento del sistema economico dovuto ai benefici ottenuti<br />
dall’intera area che conserva <strong>il</strong> bene storico-artistico.<br />
Alcuni dei prodotti esposti presso lo stand del MiBAC, come i siti<br />
web realizzati con i fondi del progetto – finanziato dal CIPE – sono<br />
in fase di attuazione e saranno presentati insieme a nuovi siti web<br />
archeologici.<br />
In quest’ambito rientrano <strong>il</strong> sito del Museo Naziona<strong>le</strong> di Arte<br />
Orienta<strong>le</strong> di Roma, <strong>il</strong> sito del Museo Archeologico Naziona<strong>le</strong> di<br />
Cagliari, <strong>le</strong> reti di musei ed aree archeologiche della Calabria, della<br />
Campania e della Puglia, <strong>le</strong> visite archeologiche virtuali con la ricostruzione<br />
dei siti di Velia e Paestum. Fra i progetti l’ArcheoAtlante in<br />
3D – visib<strong>il</strong>e sul web – ovvero un atlante virtua<strong>le</strong> di alcuni siti archeologici<br />
– inseriti nel loro contesto tempora<strong>le</strong>, territoria<strong>le</strong> e paesaggistico<br />
– a cui hanno aderito la Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong><br />
e Paesaggistici della Campania con <strong>il</strong> progetto del tratto della Via<br />
Appia da Sinuessa a Benevento comprese <strong>le</strong> diramazioni del<strong>le</strong> Vie<br />
Minturnum-Suessa Aurunca, Teanum – Ca<strong>le</strong>s e la via Pueteolis-Capuam<br />
e la ricostruzione del Teatro Romano di Cassino realizzata dalla<br />
Soprintendenza dei <strong>Beni</strong> Archeologici del Lazio.<br />
La visita virtua<strong>le</strong> nel <strong>paesaggio</strong> antico dell’ArcheoAtlante in 3D avviene<br />
attraverso la costruzione di un GIS (Geographical Information<br />
System) e di un sistema di realtà virtua<strong>le</strong> di tipo desktop; <strong>il</strong> risultato<br />
fina<strong>le</strong> consente al visitatore di navigare – tramite una postazione visiva<br />
– in tempo rea<strong>le</strong> nel territorio attua<strong>le</strong> (spazio) e in quello antico<br />
(tempo). L’utente si muove all’interno del <strong>paesaggio</strong> interagendo col<br />
mondo virtua<strong>le</strong>, con l’impressione di trovarsi effettivamente immerso<br />
nello spazio tridimensiona<strong>le</strong>.
Si accede anche a <strong>per</strong>corsi di visite <strong>per</strong>sonalizzati, attraverso la visualizzazione<br />
di itinerari che guidano l’utente alla visita o ad acquisire<br />
informazioni storiche – attraverso un’interrogazione interattiva.<br />
Infine l’utente può attivare vari livelli informativi relativi al <strong>paesaggio</strong><br />
storico-archeologico ricostruito: da un menù si può decidere in<br />
qua<strong>le</strong> epoca storica muoversi e visualizzare i siti ricostruiti.<br />
L’Archeoguida diffonde, invece, un modello di fruizione archeologica<br />
dei siti attraverso l’ut<strong>il</strong>izzo di postazioni mob<strong>il</strong>i. Il progetto, iniziato<br />
in via s<strong>per</strong>imenta<strong>le</strong> con V<strong>il</strong>la Adriana a Tivoli, si è poi diffuso in<br />
alcune del<strong>le</strong> regioni interessate dal programma di “Archeologia online”,<br />
come Umbria, Puglia, Sardegna e Bas<strong>il</strong>icata. Le Archeoguide –<br />
realizzate <strong>per</strong> ragazzi ed adulti su palmare e <strong>per</strong> bambini su gameboy<br />
– accompagnano gli utenti durante <strong>il</strong> <strong>per</strong>corso di visita all’area<br />
archeologica; <strong>le</strong> informazioni sono modulate a seconda del<strong>le</strong> varie<br />
fasce di età. Sono visib<strong>il</strong>i vere e proprie ricostruzioni virtuali che <strong>il</strong>lustrano<br />
momenti essenziali della storia del luogo e racconti <strong>per</strong> bambini<br />
– ideati con <strong>per</strong>sonaggi immaginari – che ne stimolano l’attenzione,<br />
la curiosità e la comprensione attraverso la divulgazione del<strong>le</strong><br />
principali notizie inerenti al sito e semplici quesiti.<br />
Il MiBAC è presente nell’esposizione “Archeovirtual” con ricostruzioni<br />
in 3D già realizzate, in via di realizzazione o ancora in fase di studio,<br />
e nel convegno “Archeologia Virtua<strong>le</strong> in Italia e <strong>il</strong> Programma<br />
Archeologia online” durante <strong>il</strong> qua<strong>le</strong> si par<strong>le</strong>rà di linee guida <strong>per</strong> un<br />
3D di qualità e di alcune realizzazioni frutto di una stretta collaborazione<br />
fra archeologi del MiBAC e del<strong>le</strong> università ed es<strong>per</strong>ti nel settore<br />
della tecnologia applicata ai beni culturali.<br />
7
Sommario<br />
10<br />
12<br />
14<br />
18<br />
19<br />
20<br />
21<br />
23<br />
26<br />
29<br />
34<br />
37<br />
39<br />
42<br />
45<br />
46<br />
48<br />
51<br />
54<br />
57<br />
61<br />
Il Parco Cultura<strong>le</strong> del Sangro Aventino.<br />
Modello di sistema integrato <strong>per</strong> lo sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e di aree interne<br />
Sandra Lapenna<br />
Il patrimonio archeologico della Bas<strong>il</strong>icata: un’occasione di sv<strong>il</strong>uppo <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
territorio<br />
Elvira Pica<br />
La ricostruzione del <strong>paesaggio</strong> antico attraverso l’archeologia: <strong>il</strong> caso di<br />
Torre di Satriano<br />
Massimo Osanna<br />
Ricostruzione virtua<strong>le</strong> della V<strong>il</strong>la della Regina di Boscorea<strong>le</strong><br />
Lorena Jannelli<br />
Il v<strong>il</strong>laggio di Oliva Torricella<br />
Il vallone di Positano<br />
Il <strong>paesaggio</strong> centuriato in Em<strong>il</strong>ia Romagna<br />
Renata Curina<br />
Conoscere e tutelare <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> antico: <strong>il</strong> caso del Friuli Venezia Giulia<br />
Paola Ventura<br />
Il Parco Archeologico Ambienta<strong>le</strong> di Vulci<br />
Anna Maria Moretti<br />
Paesaggi antichi della Piana di Alvito in Val<strong>le</strong> di Comino<br />
Giovanna Rita Bellini<br />
Il Parco Naturalistico Archeologico di Ostia<br />
Proposta di convivenza tra monumenti e vegetazione<br />
L’archeologia tra ricerca scientifica e tecnologia qua<strong>le</strong> occasione<br />
di sv<strong>il</strong>uppo territoria<strong>le</strong><br />
Marina Mengarelli, Michela Mengarelli<br />
Un promontorio, <strong>il</strong> suo popolamento e la sua storia<br />
Maurizio Landolfi<br />
Il parco archeologico di Saepinum-Alt<strong>il</strong>ia (CB)<br />
e <strong>il</strong> circuito del<strong>le</strong> mura romane<br />
Mario Pagano<br />
L<strong>il</strong>iana Pittarello<br />
Il <strong>paesaggio</strong> archeologico dell’Alta Valsessera (Biella).<br />
Un progetto in divenire<br />
Gabriella Pantò<br />
Il progetto di recu<strong>per</strong>o del Pulo di Molfetta fra erosioni, terrazzamenti e<br />
testimonianze archeologiche<br />
Francesca Radina, Maria Cioce<br />
Le concessioni d’uso<br />
Paolo Scarpellini<br />
Tuvixeddu. Al di là<br />
Giovanni Azzena, Donatella Salvi<br />
Il Paesaggio archeologico nell’agro di Sinnai<br />
Maria Rosaria Manunza<br />
V<strong>il</strong>la Tigellio, la rinascita<br />
Società Anamnesys
62<br />
65<br />
68<br />
70<br />
74<br />
79<br />
81<br />
83<br />
86<br />
91<br />
92<br />
93<br />
95<br />
96<br />
Il Sistema Informativo Territoria<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> della Sardegna<br />
Alberto Bruni, Andrea Doria, Franco Fabrizzi<br />
Paesaggio da scoprire, <strong>paesaggio</strong> da e<strong>le</strong>ggere<br />
Antonietta Boninu<br />
Sorgono. L’area monumenta<strong>le</strong> di Biru ‘e Concas<br />
Patrizia Tomassetti<br />
Il <strong>paesaggio</strong> archeologico in Alta Valtiberina<br />
Monica Salvini<br />
Il <strong>paesaggio</strong> archeologico di Spo<strong>le</strong>tium<br />
L<strong>il</strong>iana Costamagna<br />
Nasce dal mare una nuova Soprintendenza<br />
Angela Accardi<br />
I cantieri archeologici nella città di Aosta: tutela e valorizzazione<br />
A<strong>le</strong>ssia Fave<br />
Iter progettua<strong>le</strong> <strong>per</strong> <strong>il</strong> Sito Archeologico di Tusculum<br />
Maria E<strong>le</strong>na Marani<br />
CCTPC Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Cultura<strong>le</strong><br />
Call Center<br />
ALES Arte Lavoro e Servizi S.p.A.<br />
Reply<br />
iGuzzini <strong>il</strong>luminazione S.p.A.<br />
BBS software S.r.l.
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
10<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici dell’Abruzzo<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>, 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong><br />
<strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e<br />
Paesaggistici dell’Abruzzo<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
Anna Maria Reggiani<br />
Coordinamento <strong>per</strong> la comunicazione<br />
Paola Carfagnini<br />
Via Portici di San Bernardino, 3<br />
67100 L’Aqu<strong>il</strong>a<br />
Tel. 0862 487248<br />
Fax 0862 420882<br />
dr-abr@beniculturali.it<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
Archeologici dell’Abruzzo<br />
Soprintendente<br />
Giuseppe Andreassi<br />
Via dei Tintori, 1<br />
66100 Chieti<br />
Tel. 0871 331668<br />
Fax 0871 330946<br />
sba-abr@beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici dell’Abruzzo<br />
ABRUZZO<br />
Il Parco Cultura<strong>le</strong> del Sangro Aventino.<br />
Modello di sistema integrato <strong>per</strong> sv<strong>il</strong>uppo<br />
sostenib<strong>il</strong>e di aree interne<br />
Sandra Lapenna<br />
La Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici dell’Abruzzo condivide<br />
da tempo l’impegno alla tutela, valorizzazione e comunicazione<br />
del patrimonio archeologico con Enti e Amministrazioni locali.<br />
Le province di Chieti e dell’Aqu<strong>il</strong>a, quattro Comunità Montane e 27<br />
Comuni hanno così compartecipato a uno studio di fattib<strong>il</strong>ità promosso<br />
dalla Soprintendenza <strong>per</strong> la creazione del Parco Cultura<strong>le</strong> del<br />
Sangro Aventino e degli Altipiani maggiori, che ha come “componenti”<br />
territoriali i parchi nazionali d’Abruzzo e della Maiella e <strong>il</strong> sistema<br />
fluvia<strong>le</strong> fino alla linea di costa adriatica.<br />
L’ambito d’intervento – <strong>il</strong> bacino fluvia<strong>le</strong> del Sangro-Aventino – costituisce<br />
un’area paesistica omogenea con caratteri propri di identità in<br />
termini morfologico-naturali e soprattutto storico-culturali.<br />
La val<strong>le</strong> fluvia<strong>le</strong> attraversa l’Abruzzo in senso ovest-est, e si contraddistingue<br />
<strong>per</strong> la presenza di un patrimonio cultura<strong>le</strong> e natura<strong>le</strong> diffuso<br />
di enorme valore, non tanto come singola emergenza ma nel suo<br />
insieme.<br />
L’ottica d’intervento deve valorizzare questa peculiarità, arricchendo<br />
l’offerta turistica di qualità, destagionalizzando i flussi turistici, al<br />
momento più <strong>le</strong>gati al mare e alla montagna, attivando finanziamenti<br />
mirati alla riorganizzazione, rivitalizzazione e ut<strong>il</strong>izzazione del ricco<br />
patrimonio archeologico esistente nell’area.<br />
Obiettivo prioritario e di più ampia scala è quello di creare un sistema<br />
di “Parco Cultura<strong>le</strong>” in cui tutte <strong>le</strong> componenti, <strong>per</strong>fettamente<br />
integrate tra loro, inneschino la fruizione “turistica” e cultura<strong>le</strong> dell’area<br />
e lo sv<strong>il</strong>uppo economico dell’intero territorio.<br />
Nell’ambito della struttura “Parco Cultura<strong>le</strong>” si sono individuate tre reti<br />
principali: quella “cultura<strong>le</strong>”, in cui rientra <strong>il</strong> settore Parchi ed Aree<br />
archeologiche, quella “ambienta<strong>le</strong>” e quella “infrastruttura<strong>le</strong>”. Questa<br />
ripartizione non è una struttura rigida e non esclude attraversamenti<br />
trasversali di relazione tra settori apparentemente differenti, <strong>le</strong>gati<br />
invece da e<strong>le</strong>menti significativi.
È <strong>il</strong> caso dei siti archeologici, che vanno considerati in relazione al<br />
sistema del<strong>le</strong> Vie verdi e dei Percorsi pedonali che riprendono,<br />
come i tratturi, itinerari storici, ma anche in rapporto con <strong>il</strong> Patrimonio<br />
Monumenta<strong>le</strong>, Architettonico ed Artistico, e con <strong>il</strong> contesto naturalistico-paesaggistico<br />
di riferimento.<br />
La fattib<strong>il</strong>ità del Progetto Parco Cultura<strong>le</strong> del Sangro-Aventino dal<br />
punto di vista di sostenib<strong>il</strong>ità finanziaria, di validità economica e<br />
d’impatto è stata ampiamente accertata, e <strong>il</strong> <strong>Ministero</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> e <strong>le</strong><br />
<strong>Attività</strong> <strong>Culturali</strong> e <strong>il</strong> <strong>Ministero</strong> <strong>per</strong> l’Economia e <strong>le</strong> Finanze lo avevano<br />
assunto come proprio, ritenendolo valido ed innovativo e <strong>per</strong>tanto<br />
da finanziare con una quota premia<strong>le</strong>, ma nel frattempo, mutate <strong>le</strong><br />
condizioni politiche, non sono più state disponib<strong>il</strong>i <strong>le</strong> risorse economiche<br />
<strong>per</strong> <strong>le</strong> aree depresse.<br />
Nonostante ciò, <strong>le</strong> sinergie createsi non si sono dis<strong>per</strong>se e nell’ambito<br />
dell’APQ della Regione Abruzzo l’Associazione dei Comuni del<br />
Sangro Aventino ha elaborato un Progetto Integrato Territoria<strong>le</strong> –<br />
ambito Lanciano, promosso dalla Provincia di Chieti, la cui idea guida<br />
è stata “Tra memoria e natura: <strong>il</strong> Parco Cultura<strong>le</strong> del Sangro –<br />
Aventino”.<br />
Contemporaneamente la Soprintendenza ha beneficiato di finanziamenti<br />
Cipe, ai quali ha compartecipato con risorse ordinarie, intervenendo<br />
in tre importanti siti archeologici: a Monte Pallano ha costituito<br />
<strong>il</strong> parco archeologico, nel Parco Archeologico di Iuvanum ha a<strong>per</strong>to<br />
nel 2006 <strong>il</strong> Museo Archeologico, la cui gestione nel 2007 è stata<br />
affidata ad una associazione, grazie ad un protocollo d’intesa con la<br />
Provincia di Chieti, la Comunità Montana “Medio Sangro” e <strong>il</strong> Comune<br />
di Montenerodomo; Quadri avrà a breve <strong>il</strong> parco archeologico con<br />
<strong>per</strong>corso visita attrezzato all’area sacra sannitica e all’anfiteatro romano,<br />
destinato anche a spettacoli e rappresentazioni.<br />
Infine, con la creazione della Sangro-Aventino Card, un progetto<br />
p<strong>il</strong>ota e un modello di attuazione del<strong>le</strong> sinergie territoriali, si sta s<strong>per</strong>imentando<br />
l’integrazione a sistema del<strong>le</strong> ricchezze del patrimonio<br />
cultura<strong>le</strong>, ambienta<strong>le</strong>, antropologico ed enogastronomico.<br />
Il territorio così ha assunto una connotazione sua propria, fortemente<br />
identitaria, che può essere comunicata in modo organico attraverso<br />
<strong>il</strong> progetto “Informazione e promozione risorse del territorio”,<br />
proposto dalla Società Consort<strong>il</strong>e Sangro Aventino e al qua<strong>le</strong> hanno<br />
aderito la Soprintendenza, <strong>le</strong> Amministrazioni Comunali e gli Enti<br />
gestori.<br />
Ta<strong>le</strong> progetto si prefigge di presentare nell’immagine e nella sostanza<br />
un territorio che si offre al fruitore con una rete organica ed omogenea<br />
di proposte, di accrescere la qualità dell’offerta del sistema<br />
Sangro Aventino, di fornire una dimensione “multimedia<strong>le</strong>” dei siti.<br />
Ulteriore step del progetto, oltre la card, s<strong>per</strong>imentata già da un paio<br />
d’anni con buon successo, sarà l’ideazione e installazione di una cartellonistica<br />
adeguata.<br />
Lo stesso modello è stato recentemente avviato nel Trigno – Sinello,<br />
val<strong>le</strong> fluvia<strong>le</strong> più a sud, che separa l’Abruzzo dal Molise, e che presenta<br />
<strong>le</strong> medesime caratteristiche del Sangro-Aventino.<br />
11
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici<br />
della Bas<strong>il</strong>icata<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
Alfredo Giacomazzi<br />
Coordinamento <strong>per</strong> la comunicazione<br />
Elvira Pica<br />
Massimo Carriero<br />
Corso XVIII Agosto 1860, 84<br />
85100 Potenza<br />
Tel. 0971 328111<br />
Fax 0971 328220<br />
dr-bas@beniculturali.it<br />
www.bas<strong>il</strong>icata.beniculturali.it<br />
12<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici della Bas<strong>il</strong>icata<br />
BASILICATA<br />
Il patrimonio archeologico della Bas<strong>il</strong>icata:<br />
un’occasione di sv<strong>il</strong>uppo <strong>per</strong> <strong>il</strong> territorio<br />
Elvira Pica<br />
La Direzione Regiona<strong>le</strong> della Bas<strong>il</strong>icata, nel recepire <strong>le</strong> aspettative<br />
rappresentate sul territorio dagli enti locali, ha cercato di contem<strong>per</strong>are<br />
<strong>le</strong> obiettive esigenze di tutela con la necessità di sv<strong>il</strong>uppo<br />
del territorio stesso, svolgendo un’azione che consenta di<br />
coniugare <strong>le</strong> naturali aspettative della cittadinanza con la salvaguardia,<br />
<strong>il</strong> recu<strong>per</strong>o e la fruib<strong>il</strong>ità del<strong>le</strong> testimonianze del passato. Si è<br />
<strong>per</strong>tanto affiancata al<strong>le</strong> attività della Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
Archeologici della Bas<strong>il</strong>icata, sv<strong>il</strong>uppando con essa un coerente<br />
quadro di interventi che rispettino pienamente <strong>le</strong> aspettative dei<br />
cittadini: da un lato la necessità di sv<strong>il</strong>uppo di un territorio come<br />
quello lucano, che sta scontando, e attivamente recu<strong>per</strong>ando, ritardi<br />
derivanti dal passato; dall’altro la presa di coscienza dell’importanza<br />
del proprio patrimonio archeologico come risorsa di sv<strong>il</strong>uppo<br />
da valorizzare e far conoscere.<br />
Va sottolineato che la Regione e gli stessi Comuni hanno pienamente<br />
compreso che uno sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e della comunità è <strong>le</strong>gato<br />
non soltanto alla realizzazione di o<strong>per</strong>e pubbliche e di infrastrutture,<br />
ma anche alla valorizzazione e fruizione del<strong>le</strong> eccezionali testimonianze<br />
della propria storia e cultura. Ciò è tanto più significativo<br />
in Bas<strong>il</strong>icata, crocevia di popoli e culture che si sono avvicendati<br />
attraverso i secoli. Il continuo scambio di valori e di segni ha restituito<br />
straordinarie attestazioni archeologiche, documentate e vivib<strong>il</strong>i<br />
non solo attraverso <strong>il</strong> sistema dei musei archeologici nazionali<br />
della regione – Potenza, Matera, Melfi, Venosa, Muro Lucano,<br />
Grumento, Metaponto e Policoro – ma anche grazie ai parchi<br />
archeologici a<strong>per</strong>ti al pubblico – Vaglio, Venosa, Grumento,<br />
Metaponto, Policoro.
Altre realtà si stanno costituendo proprio grazie ai rapporti in corso<br />
con la Regione e gli Enti locali: ne siano soltanto un esempio <strong>il</strong><br />
Museo del<strong>le</strong> antiche genti di Lucania a Vaglio e <strong>il</strong> Centro di documentazione<br />
archeologica a Baragiano, entrambi realizzati grazie ad<br />
una proficua collaborazione con <strong>le</strong> amministrazioni comunali, <strong>le</strong><br />
comunità montane e <strong>le</strong> associazioni presenti sul territorio.<br />
Occorre evidenziare, in relazione al tema del <strong>paesaggio</strong> archeologico<br />
affrontato quest’anno dalla Borsa di Paestum, che i parchi archeologici<br />
della Bas<strong>il</strong>icata restituiscono ancora oggi una piena fruib<strong>il</strong>ità del<br />
<strong>paesaggio</strong> nella sua comp<strong>le</strong>ssità e suggestività di ambiente natura<strong>le</strong><br />
e antropico essendo in gran parte ubicati in aree extraurbane di grande<br />
valore ambienta<strong>le</strong> e paesaggistico in cui la natura rappresenta una<br />
risorsa <strong>per</strong> lo svolgimento del<strong>le</strong> attività quotidiane (grazie anche alla<br />
presenza di sorgenti, di boschi, di terreni particolarmente fert<strong>il</strong>i),<br />
oltre che un e<strong>le</strong>mento di pura godib<strong>il</strong>ità.<br />
Non a caso, quindi la Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici della<br />
Bas<strong>il</strong>icata presenta in questa occasione, <strong>il</strong> progetto realizzato in<br />
uno dei siti più suggestivi della regione dal punto di vista paesaggistico:<br />
quello della Torre di Satriano, tutelato fin dal 1970 con<br />
decreto di vincolo archeologico e dal 1997 con decreto di vincolo<br />
ambienta<strong>le</strong> proprio <strong>per</strong> <strong>le</strong> e<strong>le</strong>vate va<strong>le</strong>nze che ne fanno un luogo<br />
priv<strong>il</strong>egiato dal punto di vista paesaggistico e cultura<strong>le</strong>. Il sito ha<br />
restituito una serie di evidenze archeologiche e conserva i resti dell’abitato<br />
altomedieva<strong>le</strong>, emergenti sul terrazzo roccioso, che<br />
segnano incisivamente la fisionomia dei luoghi in un’immagine storicamente<br />
consolidata. La maestosa torre medieva<strong>le</strong> focalizza l’interesse<br />
visivo e richiama l’attenzione sull’ampio quadro paesaggistico<br />
in cui si coglie appieno ancora oggi l’antico rapporto e la profonda<br />
integrazione tra uomo e natura.<br />
13
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici della Bas<strong>il</strong>icata<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>, 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong><br />
<strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e<br />
Paesaggistici della Bas<strong>il</strong>icata<br />
Corso XVIII Agosto 1860, 84<br />
85100 Potenza<br />
Tel. 0971 328111<br />
Fax 0971 328220<br />
dr-bas@beniculturali.it<br />
www.bas<strong>il</strong>icata.beniculturali.it<br />
Soprintendenza<br />
<strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
della Bas<strong>il</strong>icata<br />
Soprintendente<br />
Massimo Osanna<br />
Via A. Serrao, 11<br />
Palazzo Loffredo<br />
Tel. 0971 323111<br />
Fax 0971 323261<br />
85100 Potenza<br />
archeopz@arti.beniculturali.it<br />
www.archeobasi.it<br />
14<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici della Bas<strong>il</strong>icata<br />
La ricostruzione del <strong>paesaggio</strong> antico attraverso<br />
l’archeologia: <strong>il</strong> caso di Torre di Satriano<br />
Massimo Osanna<br />
altura di Torre di Satriano, ubicata a circa venti ch<strong>il</strong>ometri a sud-<br />
L’ ovest di Potenza, tra <strong>il</strong> fiume Melandro e l’alta val<strong>le</strong> del Basento,<br />
con la sua e<strong>le</strong>vata cima che raggiunge quasi i 1000 metri di altezza,<br />
è <strong>il</strong> cuore di un importante insediamento antico.<br />
Le indagini condotte nel territorio hanno <strong>per</strong>messo di <strong>le</strong>ggere consistenti<br />
tracce della frequentazione risa<strong>le</strong>nti alla media età del bronzo<br />
(XIV sec. a.C.) e riferib<strong>il</strong>i ad un v<strong>il</strong>laggio di capanne.<br />
Per <strong>le</strong> epoche successive non abbiamo testimonianze significative<br />
almeno fino alla fine del VII secolo a.C., quando si assiste ad una vera<br />
e propria esplosione demografica, con un’intensa occupazione dell’area<br />
<strong>per</strong> nuc<strong>le</strong>i sparsi di abitazioni e sepolture disposti intorno<br />
all’altura. Sul versante sud-orienta<strong>le</strong> del pianoro si sv<strong>il</strong>uppa nel corso<br />
del VI secolo a.C. una grande capanna a pianta absidata, identificab<strong>il</strong>e,<br />
<strong>per</strong> <strong>le</strong> eccezionali dimensioni e <strong>per</strong> la presenza di materia<strong>le</strong><br />
ceramico fine a decorazione subgeometrica, qua<strong>le</strong> residenza di un<br />
esponente di rango e<strong>le</strong>vato.
Nel corso del<strong>le</strong> recenti attività archeologiche è stato avviato un programma<br />
di ricerca sulla ricostruzione del pa<strong>le</strong>oambiente. Sulla base<br />
dei dati archeobotanici è stato possib<strong>il</strong>e ricostruire un <strong>paesaggio</strong><br />
intensamente sfruttato. Le abetine ed <strong>il</strong> bosco misto costituivano la<br />
popolazione arborea preva<strong>le</strong>nte e fungevano da aree di approvvigionamento<br />
del materia<strong>le</strong> <strong>le</strong>gnoso, ut<strong>il</strong>e a soddisfare esigenze<br />
domestiche e tecniche, <strong>per</strong> la costruzione sia del<strong>le</strong> strutture abitative<br />
sia del<strong>le</strong> casse <strong>per</strong> <strong>le</strong> deposizioni funerarie. L’abete bianco (Abies<br />
alba) è la specie arborea più attestata, associato alla quercia a foglie<br />
decidue (Quercus tipo cerris), seguita da altre piante quali <strong>il</strong> pioppo<br />
o <strong>il</strong> salice (Populus/Salix).<br />
Carboni di Abete bianco (Abies cfr. alba)<br />
da Torre di Satriano<br />
1<br />
2<br />
Alberi di cerro<br />
3<br />
Alberi di abete bianco<br />
1: Sezione tangenzia<strong>le</strong> (100%)<br />
2: Sezione trasversa<strong>le</strong> (100%)<br />
3: Sezione radia<strong>le</strong> (200%)<br />
Carboni di Quercus tipo cerris<br />
da Torre di Satriano<br />
2: Sezione trasversa<strong>le</strong><br />
(100%)<br />
1: Sezione tangenzia<strong>le</strong><br />
(100%)<br />
15
16<br />
Documentato è anche <strong>il</strong> castagno (Castanea sativa), un’essenza<br />
importante <strong>per</strong> l’ut<strong>il</strong>izzo del <strong>le</strong>gname oltre che dei suoi frutti a scopi<br />
alimentari.<br />
Ai boschi si alternavano i campi a<strong>per</strong>ti destinati all’agricoltura e, verosim<strong>il</strong>mente,<br />
al pascolo. Dal<strong>le</strong> analisi condotte ricostruiamo <strong>per</strong> l’età<br />
arcaica un tipo di agricoltura fondata sulla coltivazione di quei cereali<br />
che Plinio (NH XVIII,10) considera “invernali”, ovvero <strong>il</strong> farro<br />
(Triticum dicoccum) e l’orzo, e di <strong>le</strong>guminose (fave, <strong>le</strong>nticchie e<br />
piselli) che dovevano rivestire un ruolo di primo piano nella pa<strong>le</strong>odieta<br />
degli abitanti del sito.<br />
Carporesti da Torre di Satriano<br />
Cariossidi di farro (Triticum dicoccum)<br />
Fava (Vicia faba)<br />
Nel corso del IV secolo a.C. si registrano <strong>le</strong> trasformazioni più significative,<br />
da mettere in relazione con <strong>le</strong> nuove presenze di genti lucane.<br />
Intorno alla metà del secolo, infatti, si registra un cambiamento<br />
nel<strong>le</strong> modalità insediative: l’altura viene cinta da mura di fortificazione<br />
e nel territorio sorgono insediamenti che possono essere interpretati<br />
come fattorie, che definiscono un articolato <strong>paesaggio</strong> agrario.<br />
Sul<strong>le</strong> pendici sud-occidentali dell’altura, in prossimità di sorgenti, si<br />
sv<strong>il</strong>uppa un santuario <strong>le</strong>gato al culto del<strong>le</strong> acque e di una divinità<br />
femmin<strong>il</strong>e.<br />
Tra fine III e inizio II secolo a.C. anche questo assetto insediativo è<br />
destinato a trasformarsi: lo scontro con Roma determina <strong>il</strong> declino<br />
di interi centri e la trasformazione di grandi aree territoriali che probab<strong>il</strong>mente<br />
ricadono nell’ager publicus romano. Nel territorio<br />
sembra realizzarsi un forte spopolamento in conseguenza del<strong>le</strong><br />
profonde trasformazioni che seguono i drammatici eventi della<br />
guerra annibalica.<br />
Nel corso dell’età im<strong>per</strong>ia<strong>le</strong> (I-II sec. d.C.) nascono nuovi insediamenti,<br />
alcuni dei quali continuano ad essere frequentati fino all’epoca<br />
tardo antica: si tratta di pochi siti di medie e grandi dimensioni<br />
che fanno pensare alla presenza di fattorie e v<strong>il</strong><strong>le</strong> rivolte alla coltivazione<br />
cerealicola intensiva e alla pastorizia.
Con l’età normanna si assiste ad una concentrazione della frequentazione<br />
sulla sommità dell’altura, dove a partire dal IX-X secolo d.C. è<br />
documentata la presenza dell’abitato fortificato di Satrianum destinato<br />
a diventare una importante sede vescov<strong>il</strong>e. Nel territorio, invece,<br />
<strong>le</strong> tracce di occupazione appaiono piuttosto lab<strong>il</strong>i. Le recentissime<br />
indagini archeologiche documentano nel dettaglio la forma urbana<br />
della città fortificata che, tra XII e XV secolo occupa l’altura.<br />
All’interno della lunga cinta muraria, la sequenza di case, magazzini<br />
e aree produttive culmina, sulla sommità, negli edifici di carattere<br />
pubblico. Qui si individuano, ben distinti uno dall’altro, lo spazio<br />
religioso con la chiesa cattedra<strong>le</strong> a tre navate absidate, edificata alla<br />
fine dell’XI secolo, e lo spazio civ<strong>il</strong>e, rappresentato dalla monumenta<strong>le</strong><br />
torre che segna ancora oggi in modo tangib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong>.<br />
Direzione Scientifica:<br />
Massimo Osanna<br />
Collaborazione:<br />
Scuola di specializzazione<br />
in Archeologia<br />
Università degli Studi della<br />
Bas<strong>il</strong>icata<br />
Coordinamento attività sul campo:<br />
Lucia Colangelo<br />
In collaborazione con:<br />
Ilaria Batt<strong>il</strong>oro<br />
Gianfranco Carollo<br />
Donatella Novellis<br />
Barbara Serio<br />
17
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici<br />
della Campania<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
Vittoria Garibaldi<br />
Coordinamento <strong>per</strong> la comunicazione<br />
Maria Rosaria Nappi<br />
Via Eldorado, 1<br />
80132 Napoli<br />
Tel. 081 2464209<br />
Fax 081 76453205<br />
dirregcampania@beniculturali.it<br />
Direzione scientifica:<br />
Stefano De Caro<br />
Pietro Giovanni Guzzo<br />
Coordinamento:<br />
Lorena Jannelli<br />
Consu<strong>le</strong>nza scientifica:<br />
Grete Stefani<br />
Consu<strong>le</strong>nza tecnicaInfobyte s.p.a.<br />
18<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici della Campania<br />
CAMPANIA<br />
Ricostruzione virtua<strong>le</strong> della V<strong>il</strong>la della Regina<br />
di Boscorea<strong>le</strong><br />
Lorena Jannelli<br />
Nell’ambito del Programma Naziona<strong>le</strong> Archeologia on line, promosso<br />
dalla Direzione <strong>per</strong> l’Innovazione Tecnologica e la<br />
Promozione del MiBAC, la Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e<br />
Paesaggistici della Campania è stata beneficiaria di un finanziamento<br />
<strong>per</strong> la realizzazione di un itinerario virtua<strong>le</strong> sul tematismo dell’enogastronomia<br />
antica.<br />
Si è scelto di sv<strong>il</strong>uppare un <strong>per</strong>corso tematico sulla civ<strong>il</strong>tà del vino,<br />
incentrato sulla valorizzazione di un sito antico fortemente connotato<br />
in tal senso, com’è la V<strong>il</strong>la della Regina di Boscorea<strong>le</strong>, una fattoria<br />
rustica impiantata nel fert<strong>il</strong>e territorio vesuviano tra tarda<br />
repubblica e prima età im<strong>per</strong>ia<strong>le</strong> <strong>per</strong> la produzione del rinomato<br />
vino pompeiano.<br />
In collaborazione con la Soprintendenza Archeologica di Pompei e<br />
con la consu<strong>le</strong>nza tecnica della Infobyte S.p.a., si è elaborata la ricostruzione<br />
in grafica 3D dell’impianto di V<strong>il</strong>la Regina, contestualizzata<br />
nel territorio circostante, la cui visita virtua<strong>le</strong> è arricchita da approfondimenti<br />
multimediali tematici specifici sulla civ<strong>il</strong>tà del vino (storia<br />
della viticoltura; consumo del vino; produzione e commercio del<br />
vino).<br />
Il prodotto è concepito <strong>per</strong> una fruizione differenziata, dalla visione<br />
passiva dei f<strong>il</strong>mati su DVD alla più attiva partecipazione alla scelta dei<br />
<strong>per</strong>corsi tramite strumentazione informatica (PC-CD Rom), mentre la<br />
proiezione in ambienti immersivi (“teatri virtuali”) può potenziare la<br />
<strong>per</strong>cezione di coinvolgimento nella ricostruzione virtua<strong>le</strong> del <strong>paesaggio</strong><br />
antico.<br />
L’intervento si inserisce nel più ampio progetto, attualmente allo stato<br />
di fattib<strong>il</strong>ità, di qualificazione di V<strong>il</strong>la Regina come centro tematico<br />
sulla civ<strong>il</strong>tà del vino, allo scopo di farne un punto di innesto di itinerari<br />
fisici che si snodino lungo <strong>le</strong> moderne strade del vino del comprensorio<br />
vesuviano, nell’ambito territoria<strong>le</strong> del Parco Naziona<strong>le</strong> del<br />
Vesuvio che racchiude antichi e recenti centri di produzione vinicola.
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici della Campania<br />
Il v<strong>il</strong>laggio di Oliva Torricella<br />
Maria Antonietta Iannelli<br />
Il versante orienta<strong>le</strong> del comune di Sa<strong>le</strong>rno risulta essere un territorio<br />
particolarmente ricco di tracce della più antica frequentazione<br />
antropica in Campania. Il susseguirsi pressoché continuo di aree frequentate<br />
dall’uomo preistorico conferma l’importanza rivestita,<br />
almeno dal Neolitico al Bronzo Antico, della fascia costiera compresa<br />
tra <strong>il</strong> torrente Fuorni ed <strong>il</strong> torrente Mercatello.<br />
L’importanza dei ritrovamenti sa<strong>le</strong>rnitani risulta ancora più evidente se<br />
inserita nella straordinaria estensione area<strong>le</strong> e tempora<strong>le</strong> della frequentazione<br />
che su<strong>per</strong>a i cinque Km lungo l’antica linea di costa.<br />
La frequentazione antropica neolitica, alla luce del dato archeologico,<br />
è caratterizzata da piccoli insediamenti posti lungo orli di terrazzi<br />
marini, con una linea di costa consistentemente più arretrata di<br />
quella attua<strong>le</strong>. Una del<strong>le</strong> aree meglio indagate è quella del v<strong>il</strong>laggio<br />
di Oliva Torricella che ha documentato almeno dieci capanne con<br />
pianta absidata e orientamento pressoché concorde (asse maggiore<br />
orientato N-S) L’a<strong>per</strong>tura principa<strong>le</strong> del<strong>le</strong> capanne guardava verso<br />
Sud, era rivolta, quindi, verso mare. La pavimentazione interna era<br />
realizzata in battuto costituito da terra piroclastica mista a pomici<br />
bianche e sabbia quarzosa oltre a grumi di concotto.<br />
A monte della prima capanna indagata sono stati riconosciuti tre<br />
recinti di forma circolare o semicircolare. Le strutture sono in relazione<br />
con numerosi punti di cottura. Diverse tipologie di forni e piani di<br />
cottura attestano la pratica di differenti attività produttive ed artigianali.<br />
Il rinvenimento di scorie di bronzo è da col<strong>le</strong>gare ad attività<br />
fusorie. Il v<strong>il</strong>laggio viene seppellito dall’arrivo di una successione di<br />
sabbie miste a prodotti piroclastici, deposte in fase fluida attribuite<br />
ad uno tsunami. Le capanne infatti sono invase dall’arrivo del<strong>le</strong> sabbie,<br />
con spostamento dei materiali e conservazione sia di re<strong>per</strong>ti che<br />
di impronte umane e di animali. Ta<strong>le</strong> fenomeno disastroso, la cui origine<br />
potrebbe essere ricondotta alla nota presenza di un gran numero<br />
di apparati vulcanici nell’area tirrenica, è stato documentato in vari<br />
punti della costa sa<strong>le</strong>rnitana. Successivamente tutta l’area è investita<br />
da fenomenologie di sovralluvionamento. I pa<strong>le</strong>osuoli preistorici<br />
vengono erosi e attraversati da profondi valloni. La frequentazione<br />
successiva risulta ridotta.<br />
I <strong>le</strong>mbi dei terrazzi marini apparentemente non saranno più frequentati<br />
e i siti più recenti (media età del Bronzo) attestano un arretramento<br />
sul<strong>le</strong> alture collinari, poste a ridosso della costa.<br />
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici <strong>per</strong> <strong>le</strong> province<br />
di Sa<strong>le</strong>rno, Avellino e Benevento<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>, 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
Archeologici<br />
<strong>per</strong> <strong>le</strong> province di Sa<strong>le</strong>rno,<br />
Avellino e Benevento<br />
Soprintendente ad interim<br />
Angelo Maria Ardovino<br />
Via Trotula de Ruggiero, 6-7<br />
84100 Sa<strong>le</strong>rno<br />
Tel. 089 5647201<br />
Fax 089 252075<br />
archeosa@arti.beniculturali.it<br />
www.archeosa.beniculturali.it<br />
Direzione scientifica:<br />
Maria Antonietta Iannelli<br />
Collaborazione:<br />
Suor Orsola <strong>Beni</strong>ncasa,<br />
Università degli Studi di Napoli<br />
Federico II,<br />
Università di Roma La Sapienza<br />
Documentazione scientifica:<br />
Geomed s.r.l.<br />
Direzione tecnica:<br />
Bauen Studio<br />
19
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
20<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici <strong>per</strong> <strong>le</strong> province<br />
di Sa<strong>le</strong>rno, Avellino e Benevento<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>. 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
Archeologici<br />
<strong>per</strong> <strong>le</strong> province di Sa<strong>le</strong>rno,<br />
Avellino e Benevento<br />
Soprintendente ad interim<br />
Angelo Maria Ardovino<br />
Via Trotula de Ruggiero, 6-7<br />
84100 Sa<strong>le</strong>rno<br />
Tel. 089 5647201<br />
Fax 089 252075<br />
archeosa@arti.beniculturali.it<br />
www.archeosa.beniculturali.it<br />
Direzione scientifica:<br />
Maria Antonietta Iannelli<br />
Collaborazione:<br />
Università degli Studi di Napoli<br />
Federico II - C.I.Be.C.<br />
Documentazione:<br />
Geomed s r l<br />
Restauro:<br />
Ade<strong>le</strong> Cecchini, Walter Tuccino, ICR<br />
Laboratorio fotografico:<br />
Leonardo Vitola<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici della Campania<br />
Il vallone di Positano<br />
Maria Antonietta Iannelli<br />
Il comp<strong>le</strong>sso residenzia<strong>le</strong> che, tra la seconda metà del sec. I a.C. ed<br />
<strong>il</strong> 79 d. C., occupa <strong>il</strong> fondo del Vallone Pozzo, piccolo bacino che<br />
drena <strong>il</strong> versante meridiona<strong>le</strong> della cima più alta dei Monti Lattari<br />
(Monte Sant’Angelo a tre Pizzi 1444 m. s.l.m.), si ispira al tipo della<br />
v<strong>il</strong>la vesuviana a <strong>per</strong>ist<strong>il</strong>io.<br />
Verso <strong>il</strong> lido, in sinistra orografica del rivo, è stato individuato <strong>il</strong> portico<br />
d’ingresso del quartiere marittimo.Sul retro, verso monte (nord)<br />
si sv<strong>il</strong>uppa un lungo corridoio co<strong>per</strong>to relativo ad un criptoportico.<br />
Un ambiente mosaicato, sottoposto al sagrato della Chiesa Madre,<br />
<strong>per</strong> la presenza di tubuli di rivestimento, è da mettere in relazione<br />
con gli ambienti termali della v<strong>il</strong>la.<br />
A breve distanza dal campan<strong>il</strong>e si segnalano, fin dal 1758, p<strong>il</strong>astri,<br />
colonne, mosaici a tessere bianche, privi di decorazioni, ambienti<br />
affrescati, condotti d’acqua, giardini, portici, forse ninfei dotati di<br />
fisto<strong>le</strong> in piombo.<br />
Già <strong>il</strong> Maiuri nel 1955 attribuiva <strong>il</strong> seppellimento della v<strong>il</strong>la a fenomenologie<br />
di colata vulcanoclastica connesse con l’eruzione del 79<br />
d.C.. “Evidentemente ... <strong>il</strong> seppellimento si doveva ad una massa<br />
liquida o semidensa che era penetrata dal<strong>le</strong> finestre, dal<strong>le</strong> porte e<br />
dal<strong>le</strong> sca<strong>le</strong>, colmando e riempiendo ogni vacuo così come era avvenuto<br />
ad Ercolano... La v<strong>il</strong>la più che sepolta appare sommersa entro<br />
un banco di tufo grigio e compatto di circa 8 metri di altezza colato<br />
e rappreso tra <strong>le</strong> pareti di quel vallone”.<br />
La catastrofe arrestò <strong>per</strong> sempre la vita della v<strong>il</strong>la inglobandola in una<br />
coltre fangosa dello spessore a tratti su<strong>per</strong>iore anche ai 16 metri.<br />
Attualmente i re<strong>per</strong>ti risultano comp<strong>le</strong>tamente inglobati all’interno<br />
della vulcanoclastite consolidatasi.<br />
La messa in posto della coltre vulcanoclastica modificò profondamente<br />
l’andamento dell’antica linea di costa.
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici dell’Em<strong>il</strong>ia-Romagna<br />
EMILIA-ROMAGNA<br />
Il <strong>paesaggio</strong> centuriato in Em<strong>il</strong>ia Romagna<br />
Renata Curina<br />
Il patrimonio archeologico territoria<strong>le</strong> costituisce in Italia un e<strong>le</strong>mento<br />
ed una presenza che caratterizzano in modo determinante <strong>il</strong><br />
<strong>paesaggio</strong>; <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> che può essere considerato come ambiente<br />
natura<strong>le</strong> ma modificato dall’attività produttiva e costruttiva dell’uomo,<br />
risultanza fisica e geografica quindi di questo cambiamento e un<br />
“bene” in continua trasformazione. In Italia la densità degli avvenimenti<br />
storici umani che hanno lasciato traccia sul terreno è molto r<strong>il</strong>evante<br />
proprio <strong>per</strong> la quantità di vicende che si sono succedute, ma<br />
la loro incidenza sul territorio è ancor più consistente rispetto ad altri<br />
paesi proprio <strong>per</strong> la sua struttura fisica; da ciò deriva una maggiore<br />
correlazione fra fatti storici umani e fatti naturalistici e geografici.<br />
Se si valuta <strong>per</strong>tanto questo aspetto del <strong>paesaggio</strong> la disciplina<br />
archeologica, in uno degli aspetti che essa riveste, può essere considerata<br />
come un ottimo strumento di interpretazione dell’ambiente,<br />
volto a documentare i fenomeni di continuità o di trasformazione,<br />
tracce lasciate dal<strong>le</strong> comunità umane nel corso del<strong>le</strong> varie epoche<br />
storiche, fino a determinare la forma attua<strong>le</strong>. L’archeologia possiede<br />
infatti alcuni strumenti diagnostici che <strong>per</strong>mettono di verificare e<br />
riconoscere l’uso che l’uomo ha fatto del <strong>paesaggio</strong> attraverso <strong>le</strong> attività<br />
estrattive, agrico<strong>le</strong> intensive che possono aver creato fenomeni<br />
di dissesto idrogeologico, attività di disboscamento, di bonifica<br />
del<strong>le</strong> zone paludose, tutte pratiche che hanno lasciato un segno sul<br />
territorio.<br />
La stretta interdipendenza tra uomo e ambiente è particolarmente<br />
importante ed evidente soprattutto <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo romano in cui pur<br />
essendoci una considerevo<strong>le</strong> capacità di trasformare <strong>il</strong> territorio, ta<strong>le</strong><br />
capacità mantiene una situazione di parità tra la componente umana<br />
e quella fisiomorfologica; <strong>le</strong> modifiche e <strong>le</strong> profonde trasformazioni<br />
attuate nel <strong>paesaggio</strong> in questo <strong>per</strong>iodo storico hanno sempre infatti<br />
tenuto conto della geografia fisica del territorio in cui si veniva ad<br />
intervenire, <strong>le</strong>gando strettamente l’intervento umano al<strong>le</strong> caratteristiche<br />
morfologiche del terreno.<br />
L’esempio più evidente del<strong>le</strong> trasformazioni che in età romana hanno<br />
interessato <strong>il</strong> territorio è senza dubbio fornito dal sistema della centuriazione;<br />
la sua realizzazione ha infatti trasformato in maniera radica<strong>le</strong><br />
<strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> con l’abbattimento del bosco, <strong>il</strong> prosciugamento e<br />
la bonifica di ampie zone paludose attraverso un sistema cap<strong>il</strong>lare di<br />
scolo del<strong>le</strong> acque adattato alla morfologia del terreno, la regimazione<br />
dei corsi d’acqua; <strong>il</strong> regolare disegno della centuriazione, scandito<br />
dalla presenza di un reticolo di strade poderali o di lunga <strong>per</strong>correnza<br />
che definiscono gli spazi agricoli, è arricchito dalla presenza di<br />
impianti produttivi, edifici rurali isolati di varia volumetria e piccoli<br />
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici dell’Em<strong>il</strong>ia-Romagna<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>, 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
<strong>Culturali</strong> e Paesaggistici<br />
dell’Em<strong>il</strong>ia-Romagna<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
Madda<strong>le</strong>na Ragni<br />
Coordinamento <strong>per</strong> la comunicazione<br />
Paola Monari<br />
Via S. Isaia, 20<br />
40123 Bologna<br />
Tel. 051 3397024<br />
Fax 051 339 7077<br />
dirregem<strong>il</strong>ia@beniculturali.it<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
Archeologici dell’Em<strong>il</strong>ia-Romagna<br />
Soprintendente<br />
Luigi Malnati<br />
Via Bel<strong>le</strong> Arti, 52<br />
40126 Bologna<br />
Tel. 051 223773<br />
Fax 051 227170<br />
sba-ero@beniculturali.it<br />
21
22<br />
agglomerati che si distribuiscono in maniera organica sul territorio. Al<br />
<strong>paesaggio</strong> prettamente agricolo e così bonificato, dove <strong>le</strong> zone<br />
incolte si riducono sempre più al<strong>le</strong> fasce go<strong>le</strong>nali o al<strong>le</strong> aree topograficamente<br />
più depresse, si salda, in uno stretto e imprescindib<strong>il</strong>e<br />
binomio, lo spazio urbano e la fondazione del<strong>le</strong> città può essere<br />
considerata uno degli aspetti più importanti e significativi della romanizzazione.<br />
La pianura em<strong>il</strong>iana conserva ancora ben visib<strong>il</strong>i ampi tratti del sistema<br />
centuriato, che si sv<strong>il</strong>uppa tra la metà del III ed <strong>il</strong> I secolo a.C.e <strong>il</strong><br />
cui scopo principa<strong>le</strong> era quello di assicurare lo scorrimento del<strong>le</strong><br />
acque di su<strong>per</strong>ficie attraverso una serie di canali di scolo e di drenaggio<br />
necessari alla bonifica e all’irrigazione del territorio. Proprio<br />
<strong>per</strong> la natura stessa del sistema così strettamente <strong>le</strong>gato alla morfologia<br />
del territorio, i reticoli centuriali conservati in Em<strong>il</strong>ia Romagna e<br />
che interessano ampi areali sono quasi tutti orientati secundum naturam,<br />
ad eccezione di quello riminese-cesenate che segue l’orientamento<br />
ce<strong>le</strong>ste. Accanto <strong>per</strong>ò alla scelta dell’orientamento anche la<br />
geografia sembra aver in parte condizionato l’impianto della centuriazione;<br />
limitati settori territoriali, quali ad esempio i pianori separati<br />
da profonde incisioni distribuiti nei territorio di Fidenza e<br />
Fiorenzuola, alcune fasce di territorio costiero o fasce distribuite<br />
lungo l’asta fluvia<strong>le</strong> del Po, sembrano presentare, infatti, moduli propri<br />
ed un proprio orientamento.<br />
Nel comp<strong>le</strong>sso si può ritenere che nella regione em<strong>il</strong>iano-romagnola,<br />
come <strong>per</strong>altro in buona parte della pianura padana, è ancora ben<br />
visib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> disegno centuria<strong>le</strong>, testimonianza dello stretto rapporto tra<br />
l’uomo e l’ambiente e dello sfruttamento raziona<strong>le</strong> di un territorio,<br />
ancora oggi attua<strong>le</strong>. Nello stesso tempo la conoscenza di questo<br />
rapporto uomo/ambiente spinge ad approfondire la conoscenza<br />
del territorio anche da un punto di vista storico, e quindi riconoscere<br />
<strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> come o<strong>per</strong>a dell’uomo e della natura, come un palinsesto<br />
ricco di tracce; proprio ta<strong>le</strong> conoscenza può diventare inoltre<br />
uno strumento fattivo di pianificazione urbanistica e del <strong>paesaggio</strong>,<br />
strumento che ha avuto e riveste sempre di più un importante ruolo<br />
<strong>per</strong> la tutela; proprio dalla possib<strong>il</strong>ità di <strong>le</strong>ggere <strong>il</strong> rapporto che i<br />
manufatti archeologici hanno avuto con <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong>, infatti, può<br />
essere possib<strong>il</strong>e valutare tali presenze all’interno di relazioni di sistema<br />
e creare un’occasione di uso e di valorizzazione di vaste parti di<br />
territorio, formando <strong>per</strong>corsi articolati e comp<strong>le</strong>ssi. Attraverso una<br />
pianificazione territoria<strong>le</strong>, <strong>per</strong> la qua<strong>le</strong> si dovrebbe auspicare <strong>il</strong> coinvolgimento<br />
degli Enti rappresentativi del Territorio e in cui la scienza<br />
archeologica può essere proposta come strumento diagnostico<br />
di conoscenza sempre più approfondita, sarebbe possib<strong>il</strong>e una<br />
tutela dei resti archeologici emergenti, di quelli accertati ma non<br />
emergenti o di quelli non accertati ma potenziali, più mirata e più<br />
comp<strong>le</strong>ta.
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici del Friuli Venezia Giulia<br />
FRIULI VENEZIA GIULIA<br />
Conoscere e tutelare <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> antico:<br />
<strong>il</strong> caso del Friuli Venezia Giulia<br />
Paola Ventura<br />
es<strong>per</strong>ienza – tuttora in corso – che qui si presenta da parte della<br />
L’ Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici del Friuli Venezia Giulia<br />
vuo<strong>le</strong> essere un esempio del continuo aggiornamento degli strumenti<br />
di tutela del patrimonio archeologico in conseguenza dell’adeguamento<br />
della normativa, che tuttavia si intreccia necessariamente con<br />
<strong>il</strong> recepimento di metodi di ricerca affermatisi negli ultimi decenni<br />
grazie a diversi progetti di ricerca nel territorio, ma finora non applicati<br />
sistematicamente su scala regiona<strong>le</strong>.<br />
L’impel<strong>le</strong>nza di un riesame comp<strong>le</strong>ssivo, in una differente prospettiva,<br />
del<strong>le</strong> conoscenze sul patrimonio archeologico regiona<strong>le</strong> si è<br />
posta all’inizio del 2007, in seguito alla sottoscrizione nel novembre<br />
2006 di un accordo fra <strong>il</strong> MiBAC e la Regione Friuli Venezia Giulia:<br />
nella nuova <strong>le</strong>gge urbanistica da quest’ultima varata (L.R. 5/2007), è<br />
infatti prevista la redazione di un nuovo piano territoria<strong>le</strong> regiona<strong>le</strong><br />
(articolato su cinque “risorse”, dall’ambiente al<strong>le</strong> infrastrutture), con<br />
va<strong>le</strong>nza paesaggistica. Per conferirgli <strong>il</strong> valore di piano paesaggistico<br />
è stato deciso <strong>per</strong>tanto di s<strong>per</strong>imentare la redazione congiunta –<br />
limitatamente al tema <strong>paesaggio</strong> – fra Regione, MiBAC e <strong>Ministero</strong><br />
dell’Ambiente, come previsto dall’art. 143 D.Lgs. 42/2004 e succ.<br />
mod. (Codice dei beni culturali e del <strong>paesaggio</strong>), al fine di dare<br />
piena applicazione allo snellimento del<strong>le</strong> procedure di autorizzazione<br />
conseguente ad una elaborazione condivisa.<br />
Per garantire tuttavia un’adeguata tutela dei valori paesaggistici – che<br />
non possono essere sacrificati alla semplificazione amministrativa –<br />
viene richiesto uno straordinario sforzo di conoscenza e regolamentazione,<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> qua<strong>le</strong> sono stati chiamati a concorrere <strong>il</strong> gruppo di<br />
lavoro della Regione e gli organi <strong>per</strong>iferici del <strong>Ministero</strong><br />
(Soprintendenze di settore SBA e SBAPPSAE, sulla base del<strong>le</strong> indicazioni<br />
fornite dalla Direzione Regiona<strong>le</strong>). Ciò ha costituito da un lato<br />
un’innovazione nel metodo di lavoro, che non si limita all’esame <strong>per</strong><br />
l’approvazione di documenti già redatti, ma prevede la scrittura a più<br />
mani, a seguito di sopralluoghi, di raccolta dati, di uniformazione dei<br />
criteri e della normativa; dall’altro ha costretto gli archeologi, lavorando<br />
a stretto contatto con architetti e urbanisti, ad imparare a vedere<br />
ma soprattutto a far vedere <strong>le</strong> tracce dell’azione antropica antica<br />
sopravvissute nel <strong>paesaggio</strong> attua<strong>le</strong>, tali da essere ritenute meritevoli<br />
di riconoscimento e tutela.<br />
L’individuazione dei siti (<strong>per</strong> riportarsi a terminologia archeologica) da<br />
includere nel piano paesaggistico – rispondenti a criteri quali la visib<strong>il</strong>ità,<br />
l’appartenenza a comp<strong>le</strong>ssi tipologicamente definiti, in ambiti con<br />
valore anche ambienta<strong>le</strong> – presuppone tuttavia una conoscenza adeguata<br />
ed esaustiva qua<strong>le</strong> fornita di solito dal<strong>le</strong> carte archeologiche o<br />
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici del Friuli Venezia Giulia<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>, 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
<strong>Culturali</strong> e Paesaggistici<br />
del Friuli Venezia Giulia<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
Roberto di Paola<br />
Coordinamento <strong>per</strong> la comunicazione<br />
Claudio Barberi<br />
P.zza della Libertà, 7<br />
34132 Trieste<br />
Tel. 040 4194814<br />
Fax 040 43634<br />
dirregfriuli@beniculturali.it<br />
Soprintendenza<br />
<strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
del Friuli Venezia Giulia<br />
Soprintendente<br />
Fulvia Lo Schiavo<br />
Piazza della Libertà, 7<br />
34135 Trieste<br />
Tel. 040 4194711<br />
Fax 040 43634<br />
sba-fvg@beniculturali.it<br />
23
24<br />
carte del rischio (di cui purtroppo la nostra regione è attualmente<br />
ancora sprovvista); non è stato nemmeno possib<strong>il</strong>e ut<strong>il</strong>izzare la lista dei<br />
beni archeologici definiti ai sensi dell’ex Legge Galasso (L. 431/81, art.<br />
1 <strong>le</strong>tt. m): ciò ha costituito quindi <strong>il</strong> primo serio ostacolo ad una valutazione<br />
ragionata e con parametri oggettivi del<strong>le</strong> evidenze cui riconoscere<br />
va<strong>le</strong>nza paesaggistica. D’altra parte – pur nella ristrettezza dei<br />
tempi a disposizione, condizionati essenzialmente dal<strong>le</strong> scadenze<br />
amministrative e politiche – ciò ha costituito un indubbio stimolo sia<br />
<strong>per</strong> la ricognizione dei numerosissimi dati in nostro possesso ai fini di<br />
una loro riorganizzazione nella carta archeologica regiona<strong>le</strong>, sia –<br />
come accennato all’inizio – <strong>per</strong> focalizzare <strong>le</strong> tematiche di maggiore<br />
incidenza sul <strong>paesaggio</strong>, sul<strong>le</strong> orme della landscape archaeology e dei<br />
metodi da essa ut<strong>il</strong>izzati (analisi della cartografia storica e attua<strong>le</strong>, <strong>le</strong>ttura<br />
del<strong>le</strong> fotografie aeree e da satellite, studio dell’evoluzione geomorfologica,<br />
ove possib<strong>il</strong>e survey, etc.).<br />
Premesso che si tratta di una ricerca intrinsecamente diacronica, ci si<br />
limita qui – solo a titolo esemplificativo – al <strong>paesaggio</strong> agrario di<br />
epoca romana, in quanto gli interventi di pianificazione, conseguenti<br />
alla colonizzazione della regione a partire dalla fondazione di<br />
Aqu<strong>il</strong>eia nel 181 a.C., sono quelli che hanno lasciato <strong>le</strong> tracce più evidenti.<br />
Pur non tralasciando (ai fini della tutela) <strong>le</strong> singo<strong>le</strong> evidenze<br />
isolate, si sono infatti innanzitutto priv<strong>il</strong>egiati i sistemi infrastrutturali,<br />
che coincidono essenzialmente con la viab<strong>il</strong>ità antica e con <strong>le</strong> centuriazioni.<br />
Fra <strong>le</strong> prime, sono ancora ben riconoscib<strong>il</strong>i sul terreno <strong>le</strong><br />
principali vie della romanizzazione, ovvero l’Annia (153 a.C.) e la<br />
Postumia (148 a.C.), provenienti rispettivamente da sud (è discusso<br />
<strong>il</strong> termina<strong>le</strong>, che forse coincideva con Adria) e da ovest (Genova),<br />
senza trascurare i <strong>per</strong>corsi di penetrazione verso nord (Norico, attua<strong>le</strong><br />
Austria) ed est (Slovenia e centro Europa). Emb<strong>le</strong>matico <strong>il</strong> caso<br />
dell’Annia, che viene ricalcata <strong>per</strong> un lungo tratto dalla strada stata<strong>le</strong><br />
14 della Venezia Giulia, ma che altrove è ancora <strong>le</strong>ggib<strong>il</strong>e al di sotto<br />
del<strong>le</strong> attuali parcellizzazioni; più prob<strong>le</strong>matico quello della<br />
Postumia, di cui proprio nella nostra regione si discute se coincidesse<br />
con <strong>il</strong> tracciato della cosiddetta Stradalta (altro asse portante della<br />
viab<strong>il</strong>ità moderna) oppure con un <strong>per</strong>corso più meridiona<strong>le</strong> – al di là
tuttavia dell’eventua<strong>le</strong> identificazione con <strong>le</strong> denominazioni del<strong>le</strong><br />
fonti, è evidente che si ripropone comunque la continuità fino ad<br />
epoca moderna di un itinerario romano.<br />
La difficoltà di ricondurre <strong>le</strong> tracce sul terreno al<strong>le</strong> o<strong>per</strong>e di sistemazione<br />
territoria<strong>le</strong> note del<strong>le</strong> fonti è resa ancor più evidente dalla diffic<strong>il</strong>e<br />
attribuzione del<strong>le</strong> diverse centuriazioni riconosciute dai ricercatori<br />
già da svariati decenni; gran parte della regione attua<strong>le</strong> apparteneva<br />
infatti all’agro di Aqu<strong>il</strong>eia, al qua<strong>le</strong> tuttavia non pare corrispondere<br />
un’unica parcellizzazione: infatti oltre a quella aqu<strong>il</strong>eiese “classica”<br />
sono riconoscib<strong>il</strong>i almeno altre quattro centuriazioni (note<br />
come “nord-sud di Tricesimo”, “di San Danie<strong>le</strong>”, “della bassa pianura”,<br />
“di Manzano”), forse solo con cronologia differenziata, forse<br />
riconducib<strong>il</strong>i ad altre divisioni amministrative. La fascia orienta<strong>le</strong> è<br />
caratterizzata poi dalla centuriazione di Forum Iulii (Civida<strong>le</strong>) a nord,<br />
mentre non è mai stata individuata una centuriazione <strong>per</strong>tinente alla<br />
colonia di Tergeste (Trieste), <strong>per</strong> <strong>le</strong> stesse caratteristiche geomorfologiche<br />
del suo circondario.<br />
Il settore occidenta<strong>le</strong>, al di là del Tagliamento, è viceversa occupato<br />
dalla centuriazione di Iulia Concordia, che si estende principalmente<br />
in Veneto. Proprio in relazione a quest’ultima e alla definizione del<br />
suo confine orienta<strong>le</strong> con l’agro aqu<strong>il</strong>eiese, si evidenzia l’importanza<br />
della preliminare contestualizzazione dell’intervento antropico in<br />
quello che era <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> “natura<strong>le</strong>” antico – <strong>per</strong>altro già alterato da<br />
m<strong>il</strong><strong>le</strong>nni di frequentazione umana:<br />
<strong>il</strong> fiume Tagliamento, che costituisce oggi <strong>il</strong> confine fra <strong>le</strong> due regioni<br />
(Veneto e Friuli Venezia Giulia), era in passato diviso in due rami,<br />
<strong>il</strong> principa<strong>le</strong> dei quali (T<strong>il</strong>iaventum maius), più occidenta<strong>le</strong> dell’attua<strong>le</strong>,<br />
era presumib<strong>il</strong>mente anche allora <strong>il</strong> limite fra gli agri di Concordia<br />
ed Aqu<strong>il</strong>eia;<br />
studi anche recenti sull’evoluzione geomorfologica della bassa pianura<br />
friulana ci offrono oggi un quadro del sistema idrografico ut<strong>il</strong>e a<br />
definire questioni finora irrisolte sulla base dei dati storici.<br />
25
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
26<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici dell’Etruria Meridiona<strong>le</strong><br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>, 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong><br />
<strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong><br />
e Paesaggistici del Lazio<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
Luciano Marchetti<br />
Coordinamento <strong>per</strong> la comunicazione<br />
Anna Maria Romano<br />
Piazza di Porta Portese, 1<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 5843/5441/5434<br />
Fax 06 5810700<br />
dirreglazio@beniculturali.it<br />
www.laziobeniculturali.it<br />
Soprintendenza<br />
<strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
dell’Etruria Meridiona<strong>le</strong><br />
Soprintendente<br />
Anna Maria Moretti<br />
Piazza<strong>le</strong> di V<strong>il</strong>la Giulia, 9<br />
00196 Roma<br />
Tel. 06 3226571<br />
Fax 06 3202010<br />
sba-em@beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici del Lazio<br />
LAZIO<br />
Il Parco Archeologico Ambienta<strong>le</strong> di Vulci<br />
Anna Maria Moretti<br />
antica Vulci, uno dei comp<strong>le</strong>ssi archeologici più imponenti ed<br />
L’ importanti dell’intero Mediterraneo, che dall’età del Bronzo Fina<strong>le</strong><br />
raggiunge l’VIII sec. d. C., sorge presso la sponda destra del fiume<br />
Fiora, nel cuore di una vasta pianura, che, dislocata ai margini meridionali<br />
del comprensorio della Maremma, risulta geologicamente<br />
caratterizzata da depositi continentali fluvio-lacustri.<br />
Favorita da un clima sostanzialmente mediterraneo, questa vasta porzione<br />
di terreno appena mossa da lievi e dolci r<strong>il</strong>ievi risulta definita a<br />
nord-ovest dai monti di Pitigliano, a nord-est da quelli di Canino, a<br />
sud-est dai r<strong>il</strong>ievi di Tarquinia, a sud-ovest dal mare Tirreno.<br />
Il pianoro scelto qua<strong>le</strong> sede dell’antica città dista circa venti ch<strong>il</strong>ometri<br />
dal litora<strong>le</strong>. Noto nella <strong>le</strong>tteratura archeologica con <strong>il</strong> nome di Pian di<br />
Voce o Pian dè Voci, esso si e<strong>le</strong>va alla modesta altezza di circa settanta<br />
metri sul livello del mare. Di forma articolata e <strong>per</strong> lo più naturalmente<br />
difeso da pendici scoscese, risulta delimitato a nord dal Fosso<br />
Fontan<strong>il</strong>e o Fosso della Città, ad est dal Fiora, a sud dal Fosso di Pian di<br />
Voce o Fosso di Giano mentre ad ovest <strong>il</strong> dislivello del terreno si attenua<br />
col<strong>le</strong>gando Pian di Voce al più piccolo pianoro di Pozzatella, oramai<br />
decisamente compreso nell’area della città etrusca.<br />
Esplorata archeologicamente a partire dall’800, Vulci è nota nel<strong>le</strong><br />
fonti con <strong>il</strong> nome di Velzna e appare come una del<strong>le</strong> metropoli<br />
dell’Etruria marittima.<br />
Il centro, sorto con <strong>il</strong> Bronzo Fina<strong>le</strong> e l’età del Ferro, fiorisce e si sv<strong>il</strong>uppa<br />
fino alla conquista romana del 280 a. C., a seguito della qua<strong>le</strong><br />
si trasforma in modesta città di provincia, la cui vita prosegue fino ad<br />
età tardo antica; successivamente all’abbandono della città l’insediamento<br />
continua, al di là del fiume Fiora, con l’abbazia benedettina<br />
fortificata di S. Mam<strong>il</strong>iano, della qua<strong>le</strong> resta traccia, oltre che nei<br />
documenti archivistici, anche nel Castello della Badia, una struttura<br />
attestata fin dal IX secolo che oggi ospita <strong>il</strong> museo di Vulci.<br />
La fase etrusca è documentata soprattutto dal<strong>le</strong> necropoli, dislocate<br />
a corona intorno alla zona urbana mentre la città vera e propria conserva<br />
soprattutto resti di epoca romana.
Il comprensorio dell’antica città ricade oggi nell’ambito di competenza<br />
di due diversi comuni: in quello di Montalto di Castro rientrano<br />
infatti l’area urbana e <strong>le</strong> necropoli settentrionali, in quello di<br />
Canino ricadono invece <strong>le</strong> estesissime necropoli orientali ubicate<br />
lungo la sponda sinistra del Fiora, che assolve a funzioni di confine<br />
tra i due comuni.<br />
Nell’Etruria Meridiona<strong>le</strong> i comp<strong>le</strong>ssi archeologici si collocano quasi<br />
sempre in ambienti di grandissimo valore ambienta<strong>le</strong> e Vulci non fa<br />
eccezione alla regola. Naturalmente <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> attua<strong>le</strong> non è quello<br />
della città etrusca ma piuttosto quello che si è venuto sedimentando<br />
dopo la fine dell’Im<strong>per</strong>o Romano e la scomparsa del comp<strong>le</strong>sso sistema<br />
di gestione del territorio e del<strong>le</strong> acque che avevano garantito nei<br />
secoli precedenti la fert<strong>il</strong>ità del suolo e la ricchezza del<strong>le</strong> comunità<br />
umane. L’abbandono dei sistemi di drenaggio provocò la stagnazione<br />
del<strong>le</strong> acque e rese <strong>il</strong> terreno acquitrinoso: dunque l’attua<strong>le</strong> è <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong><br />
della Maremma ottocentesca, desolato e solitario come lo descrisse<br />
George Dennis quando nel 1842 <strong>per</strong>correva la campagna di Vulci<br />
alla ricerca di testimonianze del centro etrusco. Analoga era l’impressione<br />
che ne trasse D. H. Lawrence, che nel 1927 parlava della<br />
Maremma come di “una del<strong>le</strong> regioni più abbandonate e selvagge<br />
d’Italia” ma in quegli anni la campagna era già stata bonificata dalla<br />
malaria e ampie zone di terreno erano coltivate, restavano <strong>per</strong>ò ancora<br />
vasti pascoli ed un genera<strong>le</strong> senso di solitudine e abbandono.<br />
Nel suo comp<strong>le</strong>sso l’area della Città e del<strong>le</strong> circostanti necropoli si<br />
presenta ancora oggi sostanzialmente inalterata dal tempo tanto che,<br />
malgrado <strong>le</strong> massicce o<strong>per</strong>e di bonifica attuate al principio degli<br />
anni ’50 del secolo scorso, resta <strong>per</strong> essa ancor oggi valida la descrizione<br />
che ne fecero quei ce<strong>le</strong>bri viaggiatori. Questo <strong>paesaggio</strong> è animato<br />
da una componente che rafforza la sensazione di ammirare un<br />
luogo antico, si tratta degli animali tenuti semibradi al pascolo, cavalli<br />
e buoi dal<strong>le</strong> lunghe corna, grazie ai quali più volte si è parlato del<br />
<strong>paesaggio</strong> di Vulci come paradigma del<strong>le</strong> visioni che in passato si<br />
avevano del<strong>le</strong> rovine archeologiche.<br />
In questo contesto natura<strong>le</strong> e cultura<strong>le</strong> si collocano i pochi resti<br />
monumentali della città antica che connotano lo skyline del pianoro,<br />
rimasto inalterato anche dopo l’esecuzione del<strong>le</strong> ricerche archeologiche<br />
condotte a partire dagli anni ‘50 del 900.<br />
Questa area, che è una del<strong>le</strong> più caratteristiche dell’Alta Maremma<br />
Lazia<strong>le</strong>, è stata da sempre oggetto di grande attenzione da parte dello<br />
Stato, la cui azione si è sv<strong>il</strong>uppata su due linee, l’una di tutela, avviata<br />
fin dal 1916, mediante vincoli sia archeologici che paesaggistici e l’altra<br />
di acquisizione dei terreni di proprietà privata compresi nella area<br />
occupata dalla città. In questa prospettiva si è nel tempo esplicata l’attività<br />
della Soprintendenza Archeologica, impedendo l’attuazione di<br />
quella frenetica attività ed<strong>il</strong>izia che purtroppo ha sconvolto altre aree<br />
della regione: valga <strong>per</strong> tutte l’esempio della costa a nord di Roma.<br />
Per parte sua la Regione Lazio ha condiviso questo atteggiamento:<br />
infatti individua già nel Piano Territoria<strong>le</strong> Paesistico, approvato con la<br />
<strong>le</strong>gge regiona<strong>le</strong> n. 24 del 6.7.1998, l’area del parco archeologico di<br />
27
Hanno partecipato al progetto:<br />
Dott.ssa Anna Maria Moretti<br />
Dott.ssa Patrizia Petitti<br />
Dott.ssa Laura Ricciardi<br />
Dott.ssa C<strong>le</strong>mentina Sforzini<br />
Arch. Egidio Corso<br />
I Comuni di Montalto di Castro<br />
e Canino <strong>per</strong> <strong>il</strong> tramite<br />
della Soc. Mastarna<br />
28<br />
Vulci, all’interno del qua<strong>le</strong> – così come <strong>per</strong>imetrato dai PTP, zona D1<br />
parco archeologico – insistono zone di particolare interesse ambienta<strong>le</strong>.<br />
Su questa base, di genera<strong>le</strong> consenso circa <strong>il</strong> valore dell’area e la<br />
necessità di proteggerla, si imposta la creazione del Parco<br />
Archeologico Ambienta<strong>le</strong> di Vulci, che nasce <strong>il</strong> 12 7 1999 grazie ad<br />
una convenzione sottoscritta dal <strong>Ministero</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> ed<br />
Ambientali e dagli Enti Locali interessati, cioè la Regione Lazio ed i<br />
due Comuni di Canino e Montalto di Castro (VT). La convenzione raccoglieva<br />
la positiva eredità del progetto, molto comp<strong>le</strong>sso e quindi<br />
diffic<strong>il</strong>mente sintetizzab<strong>il</strong>e in breve, denominato “Scuola cantiere<br />
archeologica nel territorio di Vulci e Montalto di Castro” realizzato tra<br />
<strong>il</strong> 1994 ed <strong>il</strong> 1996 grazie alla <strong>le</strong>gge 160 del 1988, che si poneva come<br />
obiettivo <strong>il</strong> riassorbimento della disoccupazione anche attraverso<br />
programmi di formazione.<br />
La convenzione, che nel 1999 si configurava come un primo es<strong>per</strong>imento<br />
<strong>per</strong> la gestione integrata dei beni culturali e ambientali, prevede<br />
<strong>il</strong> conferimento al Parco dei beni demaniali di proprietà stata<strong>le</strong><br />
mentre gli enti locali si impegnano in particolare alla realizzazione<br />
del<strong>le</strong> o<strong>per</strong>e mancanti; la gestione del comp<strong>le</strong>sso è affidata ad una<br />
società mista pubblico – privata creata dal Comune di Montalto di<br />
Castro anche <strong>per</strong> questo obiettivo.<br />
(1) Vincoli: ai sensi della <strong>le</strong>gge 1497/1939 DM 21.9.1984, DM 22.5.1985, DM 19.01.1977, DM<br />
21.09.1984, DGR 7802 del 17.9.1991; l’area è inoltre tutelata dalla <strong>le</strong>gge 431/85 art.1, punti C ed<br />
M ed infine la zona è in gran parte protetta dalla <strong>le</strong>gge 1089/1939.<br />
(2) Zona D3 parco fluvia<strong>le</strong>, zona B2 agricola ad alto valore paesistico tutela paesaggistica, zona B3<br />
sistema idromorfologico vegetaziona<strong>le</strong> tutela orientata, zona C5 riqualificazione e salvaguardia<br />
dei caratteri vegetazionali e geomorfologici tutela orientata.
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici del Lazio<br />
Paesaggi antichi della Piana di Alvito<br />
in Val<strong>le</strong> di Comino<br />
Giovanna Rita Bellini<br />
Quella che oggi è definita “ Piana di Alvito”, estesa tra <strong>le</strong> pendici<br />
dei r<strong>il</strong>ievi su cui sorgono Vicalvi , Alvito, Atina, Casalvieri, attraversata<br />
dalla via detta Sferracavalli (SP della Vandra), nella Carta di Delis<strong>le</strong><br />
(1745) è detta “ Piano di Cominate”, con evidente richiamo a<br />
Cominium, <strong>il</strong> centro sannita teatro della battaglia decisiva che determinò<br />
la conquista della val<strong>le</strong> da parte di Roma, identificato da molti con<br />
la collina di Vicalvi e con la sua cinta apica<strong>le</strong> in o<strong>per</strong>a poligona<strong>le</strong>.<br />
Il Santuario di Casa<strong>le</strong> Pescarolo<br />
L’area sacra preromana e <strong>le</strong> terme di età augustea<br />
Fulcro della val<strong>le</strong> e del sistema di organizzazione territoria<strong>le</strong> preromano<br />
è <strong>il</strong> santuario di Casa<strong>le</strong> Pescarolo in territorio di Casalvieri, che<br />
gli scavi e gli studi condotti in particolare tra l’ultimo decennio del<br />
secolo scorso ed i primi anni dell’attua<strong>le</strong> hanno riportato in luce nella<br />
sua va<strong>le</strong>nza di crocevia di commerci e di culture.<br />
Il santuario, nato nell’VIII sec. a.C. come semplice culto in uno specchio<br />
d’acqua dove i pel<strong>le</strong>grini gettavano gli ex voto e forse si immergevano<br />
con l’aiuto di una passerella lignea, fu monumentalizzato in<br />
età el<strong>le</strong>nistica con un recinto sacro, un tempio, un altare. In età tardo<br />
repubblicana, quando <strong>il</strong> laghetto era ormai parzialmente interrato, ed<br />
<strong>il</strong> culto probab<strong>il</strong>mente in declino, sull’area sacra venne costruito un<br />
impianto terma<strong>le</strong>, successivamente rimaneggiato e adeguato forse in<br />
relazione a nuove esigenze.<br />
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici del Lazio<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>, 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong><br />
<strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong><br />
e Paesaggistici del Lazio<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
Luciano Marchetti<br />
Coordinamento <strong>per</strong> la comunicazione<br />
Anna Maria Romano<br />
Piazza di Porta Portese, 1<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 5843/5441/5434<br />
Fax 06 5810700<br />
dirreglazio@beniculturali.it<br />
www.laziobeniculturali.it<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
Archeologici del Lazio<br />
Soprintendente<br />
Marina Sapelli Ragni<br />
Via Pompeo Magno, 2<br />
00192 Roma<br />
Tel. 06 3265961<br />
Fax 06 3214447<br />
archeolz@arti.beniculturali.it<br />
29
30<br />
Il santuario si colloca su una importante arteria nata come via di transumanza,<br />
ma divenuta ben presto via commercia<strong>le</strong>, col<strong>le</strong>gata ai <strong>per</strong>corsi<br />
trasversali di comunicazione con <strong>il</strong> Sannio interno e con l’area<br />
medio-adriatica.<br />
La monumentalizzazione del tempio in età el<strong>le</strong>nistica, i re<strong>per</strong>ti votivi<br />
e <strong>le</strong> caratteristiche generali dell’area sacra richiamano <strong>il</strong> santuario di<br />
Marica alla foce del Liris.<br />
E come <strong>il</strong> santuario alla foce del Liris si configura, <strong>per</strong> la sua particolare<br />
posizione su una importante via di comunicazione commercia<strong>le</strong><br />
qua<strong>le</strong> quella fluvia<strong>le</strong>,come santuario emporico, così anche <strong>il</strong> santuario<br />
di Casa<strong>le</strong> Pescarolo, posto su rotte commerciali che attraversano<br />
e col<strong>le</strong>gano l’Italia antica, si configura come santuario emporico al<br />
confine del Sannio, difeso dal vicino centro di avvistamento sulla<br />
collina di Vicalvi.<br />
Con la romanizzazione, decaduto <strong>il</strong> culto originario, <strong>il</strong> fatto che <strong>il</strong> santuario<br />
non venga abbandonato come accade <strong>per</strong> altri, come Fontana<br />
del Fico di Satricum Volscorum o Mefete di Aquinum, ma si trasformi<br />
in impianto terma<strong>le</strong>, conferma l’importanza della strada cui è correlato.<br />
Il sovrapporsi ed <strong>il</strong> sostituirsi al santuario di terme alimentate<br />
dal<strong>le</strong> stesse acque che avevano originato <strong>il</strong> culto è infatti un fenomeno<br />
ampiamente attestato sul<strong>le</strong> arterie stradali principali, come nella<br />
stazione di sosta con impianto terma<strong>le</strong> in loc.Col<strong>le</strong> Pelliccione a<br />
Valmontone, o nel<strong>le</strong> stesse terme di Suio.<br />
Le terme di Casa<strong>le</strong> Pescarolo saranno progressivamente abbandonate<br />
con <strong>il</strong> decadere dei traffici e con la trasformazione socio-economica<br />
della Val<strong>le</strong> nei primi secoli dell’Im<strong>per</strong>o.<br />
La sistematizzazione della conoscenza<br />
La necessità di sistematizzare i dati storici, archeologici e topografici<br />
raccolti nella ordinaria attività di tutela e negli scavi effettuati nell’area<br />
di Casa<strong>le</strong> Pescarolo ha condotto nell’anno 2004 ad uno studio territoria<strong>le</strong><br />
<strong>il</strong> cui obiettivo era quello di verificare <strong>le</strong> ipotesi avanzate circa<br />
<strong>le</strong> origini del santuario e del culto, di focalizzare altre aree limitrofe,<br />
ad esso connesse, <strong>per</strong> indirizzare scavi futuri, di ricostruire la griglia<br />
insediamenta<strong>le</strong> successiva alla romanizzazione, in cui si inserisce<br />
l’impianto terma<strong>le</strong> impostatosi sull’area sacra. Il lavoro è stato organizzato<br />
in una schedatura <strong>per</strong> siti dell’edito; nella verifica mediante<br />
ricognizione degli stessi siti; nell’acquisizione di nuovi dati da ricognizione;<br />
nello studio geomorfologico sia bibliografico che di<br />
campo; nell’analisi della cartografia storica e m<strong>il</strong>itare, con particolare<br />
riguardo ad oronimi, idronimi e toponimi; nello studio del<strong>le</strong> foto<br />
aeree storiche. Il monitoraggio archeologico ha portato alla piena<br />
conoscenza del<strong>le</strong> dinamiche insediamentali ed evolutive del territorio,<br />
la “Piana di Alvito”, di cui <strong>il</strong> santuario e <strong>le</strong> successive terme sono<br />
<strong>il</strong> fulcro.
Resti e contesti<br />
Nella visione di un <strong>paesaggio</strong> come simbolo attivo nel<strong>le</strong> trasformazioni<br />
sociali, la visib<strong>il</strong>ità del<strong>le</strong> testimonianze gioca un ruolo essenzia<strong>le</strong>.<br />
È indubbio infatti che al di fuori dei grandi centri storici caratterizzati<br />
da agglomerati di resti monumentali, la <strong>per</strong>cezione del passato<br />
tenda ad appiattirsi <strong>per</strong> la mancanza di visib<strong>il</strong>ità, sia <strong>per</strong> gli studiosi,<br />
sia <strong>per</strong> <strong>il</strong> pubblico dei non specialisti.<br />
La Piana di Alvito è uno di questi luoghi, nei quali l’elusività di gran<br />
parte del<strong>le</strong> testimonianze, eloquenti <strong>per</strong> gli specialisti ma avvertite<br />
come e<strong>le</strong>menti isolati dagli altri, impone la ricostruzione di uno schema<br />
di insieme necessario <strong>per</strong> far rivivere scenari oggi scomparsi<br />
Da qui deriva dunque la necessità di tradurre gli e<strong>le</strong>menti archeologici<br />
(tombe, v<strong>il</strong><strong>le</strong>, tracce di centuriazione, ecc) isolati <strong>per</strong> la <strong>per</strong>cezione<br />
comune, in un insieme coerente, in una sintesi tra i siti e la<br />
topografia della zona , tra resti e contesti che correlati formano <strong>il</strong><br />
<strong>paesaggio</strong> archeologico.<br />
Le conclusioni dello studio territoria<strong>le</strong> sono la base scientifica <strong>per</strong><br />
una proposta di ricostruzione del <strong>paesaggio</strong> qua<strong>le</strong> verosim<strong>il</strong>mente<br />
doveva essere in età preromana e poi in età romana.<br />
La ricostruzione in grafica 3D<br />
La grafica 3D ha consentito di collocare in un coerente schema d’insieme<br />
<strong>le</strong> testimonianze in nostro possesso.<br />
Sia <strong>per</strong> l’età preromana che <strong>per</strong> quella romana base <strong>per</strong> la ricostruzione<br />
del <strong>paesaggio</strong> è stata la conformazione geomorfologica del<br />
territorio, rimasta sostanzialmente invariata fino ad oggi, nella qua<strong>le</strong><br />
sono stati inseriti i dati desunti dallo studio geologico, idrografico e<br />
da quello dei toponimi, relativamente al reticolo di corsi d’acqua ed<br />
al<strong>le</strong> sorgenti che determinano e motivano l’impiantarsi del culto del<strong>le</strong><br />
acque in prossimità di quello che <strong>le</strong> modalità di rinvenimento dei<br />
votivi e i risultati di una serie di carotaggi consentono di ricostruire<br />
come piccolo lago correlato al santuario.<br />
31
Progettazione e coordinamento:<br />
Giovanna Rita Bellini<br />
Gruppo di ricerca:<br />
Rosangela Donnici<br />
Massimo Lauria<br />
Raffae<strong>le</strong> Leonardi<br />
Antonella Molinaro<br />
Stefano Pracchia<br />
Gloria Sgrigna<br />
Simon Luca Trigona<br />
Cristina V<strong>il</strong>lani<br />
Ricostruzioni grafiche 3D e f<strong>il</strong>mato:<br />
Paolo Berardinelli<br />
Dario Lanari<br />
Stefano Pracchia<br />
32<br />
Per l’età preromana gli e<strong>le</strong>menti archeologici (passerella lignea, struttura<br />
templare, altare, portico), la cui presenza è indiziata dai dati di<br />
scavo, sono stati riproposti nel<strong>le</strong> forme dell’età in cui essi probab<strong>il</strong>mente<br />
coesistevano, e ricostruiti attraverso confronti etnografici (la<br />
passerella lignea) e architettonici (<strong>il</strong> tempio, l’altare, <strong>il</strong> portico) con<br />
esempi coevi. Per l’età romana all’ossatura costituita dall’orografia e<br />
dall’idrografia desunte dagli studi geologici è stata aggiunta l’immagine<br />
della centuriazione scandita da siepi, alberi e fossati, proposta<br />
attraverso la raccolta di modelli reali di paesaggi che ripropongono,<br />
oggi, gli stessi caratteri geologici e vegetazionali. La neve, coerente<br />
con <strong>le</strong> ipotesi climatiche avanzate <strong>per</strong> l’età romana, è stata ut<strong>il</strong>izzata<br />
<strong>per</strong> coprire porzioni di territorio ove <strong>il</strong> monitoraggio archeologico<br />
non aveva fornito indizi al di fuori di un generico richiamo al <strong>paesaggio</strong><br />
agrario.
La struttura del<strong>le</strong> terme (co<strong>per</strong>ture, proporzione degli alzati) rinvenute<br />
a livello poco più che planimetrico, come pure <strong>le</strong> v<strong>il</strong><strong>le</strong> rustiche<br />
testimoniate da muri di sostruzione in o<strong>per</strong>a poligona<strong>le</strong> puntualmente<br />
collocate e coerenti con la maglia centuria<strong>le</strong>, sono state<br />
riproposte sulla base di confronti di edifici coevi con ugua<strong>le</strong> destinazione<br />
d’uso.<br />
Le aree sepolcrali sono state contestualizzate sulla scorta del<strong>le</strong> presenze<br />
monumentali o di quel<strong>le</strong> di materia<strong>le</strong> <strong>per</strong>tinente come iscrizioni<br />
funerarie ed e<strong>le</strong>menti architettonici o scultorei sicuramente ascrivib<strong>il</strong>i<br />
a monumenti funerari.<br />
Il f<strong>il</strong>mato in DVD<br />
Le singo<strong>le</strong> immagini ricostruite attraverso l’inserimento dei dati<br />
archeologici sulla base geomorfologica sono state successivamente<br />
animate in un f<strong>il</strong>mato <strong>il</strong> cui obiettivo è una fruizione più consapevo<strong>le</strong><br />
del patrimonio cultura<strong>le</strong>, offrendo una concezione di <strong>paesaggio</strong><br />
non solo come contenitore di storia ma come storia esso stesso; <strong>paesaggio</strong><br />
in parte ancora sepolto, ma che può risultare visib<strong>il</strong>e prevedendone<br />
la possib<strong>il</strong>e presenza. L’aspetto fortemente evocativo scelto<br />
<strong>per</strong> comunicare la comp<strong>le</strong>ssità dei paesaggi antichi che hanno<br />
caratterizzato la Piana di Alvito in età preromana e romana è stato<br />
consapevolmente voluto come stimolo <strong>per</strong> una più matura coscienza<br />
dei valori nascosti di un territorio.<br />
33
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
34<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici di Ostia<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>, 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong><br />
<strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong><br />
e Paesaggistici del Lazio<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
Luciano Marchetti<br />
Coordinamento <strong>per</strong> la comunicazione<br />
Anna Maria Romano<br />
Piazza di Porta Portese, 1<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 5843/5441/5434<br />
Fax 06 5810700<br />
dirreglazio@beniculturali.it<br />
www.laziobeniculturali.it<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i<br />
<strong>Beni</strong> Archeologici di Ostia<br />
Soprintendente<br />
Maria Antonietta Fugazzola<br />
Via dei Romagnoli, 717<br />
00119 Ostia Antica<br />
Tel. 06 56358099<br />
Fax 06 5651500<br />
segreteria.ostia@arti.beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici del Lazio<br />
Il Parco Naturalistico Archeologico di Ostia<br />
Proposta di convivenza tra monumenti e vegetazione<br />
La tutela dell’area archeologica di Ostia Antica è fortemente connotata<br />
dalla notevo<strong>le</strong> presenza arborea e vegeta<strong>le</strong> che ne caratterizza<br />
<strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong>. La sua vicinanza alla costa e alla foce del fiume comporta<br />
l’esistenza di un clima particolarmente umido e fortemente<br />
salino (<strong>il</strong> sa<strong>le</strong> <strong>per</strong>altro è stato la ragione della nascita della colonia);<br />
tutto ciò non può non ri<strong>per</strong>cuotersi sui monumenti e d’altronde la<br />
vicinanza dell’Aereoporto internaziona<strong>le</strong> di Fiumicino contribuisce,<br />
ulteriormente, ad appesantire l’atmosfera.<br />
A queste prob<strong>le</strong>matiche bisogna <strong>le</strong>gare gli aspetti che scaturiscono<br />
da un intenso traffico turistico che, presentando in determinati<br />
<strong>per</strong>iodi dell’anno picchi notevoli di frequentazione, rendono<br />
necessario <strong>il</strong> risanamento del<strong>le</strong> strutture e la corretta gestione dei<br />
flussi di visita.<br />
È quasi su<strong>per</strong>fluo fare riferimento come cause di degrado del<strong>le</strong> strutture<br />
murarie, alla loro m<strong>il</strong><strong>le</strong>naria esposizione ai diversi agenti atmosferici<br />
ed all’individuazione, nella presenza della vegetazione infestante,<br />
di uno dei maggiori sintomi di usura. Le strutture, infatti, avv<strong>il</strong>uppate<br />
da una fitta coltre vegeta<strong>le</strong> subiscono inesorab<strong>il</strong>mente danneggiamenti<br />
all’interno dei nuc<strong>le</strong>i murari provocando nel contempo i<br />
distacchi degli apparati decorativi-pittorici e del<strong>le</strong> su<strong>per</strong>fici pavimentali.<br />
Da qui la necessità di cercare una risoluzione al prob<strong>le</strong>ma<br />
individuando sistemi e metodi che garantiscano interventi di diserbo<br />
e di successivi restauri con risultati relativamente durevoli nel tempo<br />
a costi contenuti.<br />
Il lavoro interdisciplinare deve prevedere una attività lavorativa<br />
d’equipe in cui la figura dell’archeologo si affianchi a quella del tecnico<br />
di restauro, a quella dell’architetto del <strong>paesaggio</strong> e a quel<strong>le</strong><br />
imprescindib<strong>il</strong>i del botanico e dell’agronomo es<strong>per</strong>ti conoscitori<br />
del<strong>le</strong> prob<strong>le</strong>matiche dell’area in gestione.
Se in anni passati l’eliminazione incondizionata del verde è apparsa<br />
come un’azione insensata, al contrario sembra indispensab<strong>il</strong>e ora<br />
ripensare ad un intervento mirato e disciplinato sul<strong>le</strong> varie essenze<br />
vegetali e arboree infestanti, intervenendo con accorgimenti tecnici<br />
di possib<strong>il</strong>e precisione, affinché <strong>le</strong> strutture antiche non abbiano a<br />
patire ulteriormente nel loro delicato equ<strong>il</strong>ibrio struttura<strong>le</strong>.<br />
Rovine e verde sono un felice binomio che incontra <strong>il</strong> favore dei frequentatori<br />
del<strong>le</strong> aree archeologiche: si dà <strong>per</strong> scontato che queste<br />
vengano “arredate con piantumazioni”, talvolta scelte con approssimazione<br />
e d<strong>il</strong>ettantismo.<br />
È evidente che <strong>per</strong> un’esatta valutazione di un intervento di restauro<br />
e di sistemazione di un’area archeologica non si può prescindere<br />
dallo studio dell’ambiente antico nella sua interezza <strong>per</strong> affrontare al<br />
meglio la progettazione e la conseguente valutazione di indicazioni<br />
propositive. Si deve sottolineare che studi mirati sul<strong>le</strong> essenze antiche<br />
(specie spontanee, specie introdotte, specie medicinali, specie<br />
alimentari, piante coronarie ecc.): sono stati compiuti quasi esclusivamente<br />
nell’area vesuviana e in particolare a Pompei.<br />
35
36<br />
Allo stato attua<strong>le</strong>, ad esempio, niente del genere in maniera sistematica<br />
è stato approntato ad Ostia Antica.<br />
La sensib<strong>il</strong>ità verso questa forma di conoscenza, tuttavia, sta certamente<br />
aumentando e fornirà indicazioni di restauro nell’area di Ostia<br />
anche in questo senso, restauro quindi del <strong>paesaggio</strong> e dell’ambiente<br />
antico e non solo dei monumenti. Un aus<strong>il</strong>io importante dovrebbe<br />
venire, con <strong>il</strong> supporto di un es<strong>per</strong>to, dall’esame della vegetazione<br />
spontanea attua<strong>le</strong> in considerazione del fatto che si può parlare di<br />
casi di continuità di essenze erbacee e arbustive di un sito antico da<br />
integrare f<strong>il</strong>ologicamente con la <strong>le</strong>ttura del<strong>le</strong> fonti <strong>le</strong>tterarie e di altri<br />
strumenti di documentazione (pitture, r<strong>il</strong>ievi ecc.).<br />
Sono tutti questi atti necessari <strong>per</strong> avviare una corretta gestione e salvaguardia<br />
del Parco Archeologico.<br />
Nei giardini dell’area degli Scavi di Ostia si è proceduto, ad esempio,<br />
ad una nuova sistemazione dei marmi di cava provenienti dal<br />
dragaggio del cana<strong>le</strong> di Fiumicino e dall’Isola Sacra.<br />
Nel corso degli anni ’90 sono state, infatti, al<strong>le</strong>stite 15 piazzo<strong>le</strong> in<br />
cemento che supportano blocchi e fusti marmorei, ordinati <strong>per</strong> singo<strong>le</strong><br />
qualità di marmo e disposti in maniera ta<strong>le</strong> da creare un <strong>per</strong>corso<br />
di visita che ne fac<strong>il</strong>iti la comprensione, tramite l’apposizione di<br />
pannelli didattici.<br />
L’es<strong>per</strong>imento di musealizzazione all’a<strong>per</strong>to, a distanza di un decennio,<br />
ha incontrato <strong>il</strong> gradimento del pubblico e ha <strong>per</strong>messo di<br />
rispondere ad una esigenza prettamente scientifica funziona<strong>le</strong> all’attività<br />
di inventariazione: l’e<strong>le</strong>nco dei blocchi, dei fusti e di altri frammenti<br />
architettonici, ha <strong>per</strong>messo di registrare i cambiamenti intervenuti<br />
e di poter definire lo stato attua<strong>le</strong> dei ritrovamenti.<br />
È in via di definizione uno studio mirato ad individuare un’area da<br />
destinare a “zona ristoro” e al ripensamento di un nuovo punto di<br />
approdo <strong>per</strong> lo sbarco dei battelli fluviali provenienti da Roma, rendendo<br />
<strong>il</strong> medesimo più sicuro e al<strong>le</strong>stendo nuove aree a verde<br />
attrezzate con viottoli, pannelli esplicativi da situare sull’argine, al<br />
fine di riqualificare l’aspetto tiberino dell’antica città che vede nella<br />
presenza del fiume l’e<strong>le</strong>mento costitutivo e significativo della sua<br />
storia e, da sempre, del suo <strong>paesaggio</strong>.
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici del<strong>le</strong> Marche<br />
MARCHE<br />
L’archeologia tra ricerca scientifica e tecnologia<br />
qua<strong>le</strong> occasione di sv<strong>il</strong>uppo territoria<strong>le</strong><br />
Marina Mengarelli, Michela Mengarelli<br />
Parlando di tutela del <strong>paesaggio</strong> la mente corre inevitab<strong>il</strong>mente al<br />
concetto di tutela architettonica quando, in realtà, molteplici sono<br />
<strong>le</strong> sfaccettature di cui essa si compone, tra <strong>le</strong> quali emerge quella del<br />
<strong>paesaggio</strong> archeologico, e<strong>le</strong>mento fondamenta<strong>le</strong> di quello storico<br />
che ha visto mutare <strong>il</strong> suo significato con <strong>il</strong> progredire della scienza<br />
archeologica. E con esso è mutato anche l’immaginario col<strong>le</strong>ttivo che<br />
ha visto estendere <strong>il</strong> concetto di patrimonio archeologico dal semplice<br />
<strong>paesaggio</strong> con rovine a quella di aree e parchi archeologici.<br />
Attualmente non esiste uno strumento normativo a livello naziona<strong>le</strong><br />
che consenta la istituzione di un parco archeologico, in quanto la<br />
creazione o l’ampliamento di un’area archeologica avviene grazie ad<br />
un provvedimento di esproprio. Esiste quindi <strong>il</strong> prob<strong>le</strong>ma di valutare<br />
se gli attuali strumenti normativi sono sufficienti alla tutela del territorio<br />
e del suo patrimonio archeologico inteso come e<strong>le</strong>mento<br />
essenzia<strong>le</strong> <strong>per</strong> la conoscenza della storia dell’uomo.<br />
Quello che è certo è che anche in materia archeologica la concertazione<br />
degli interventi tra tutti i livelli interessati del<strong>le</strong> pubbliche amministrazioni,<br />
deve diventare lo strumento ordinario di azione, da formalizzare<br />
attraverso opportune procedure come, ad esempio, l’accordo di programma.<br />
Ma accanto alla tutela, come evidenziato negli sforzi profusi<br />
negli ultimi anni dal MiBAC, fondamenta<strong>le</strong> è la conoscenza del patrimonio<br />
archeologico che altrimenti rimarrebbe re<strong>le</strong>gato all’interesse di una<br />
ristretta cerchia di studiosi ed appassionati. In ta<strong>le</strong> ottica, la Direzione<br />
Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici del<strong>le</strong> Marche prosegue <strong>il</strong><br />
progetto di valorizzazione territoria<strong>le</strong> finanziato con fondi CIPE, iniziato<br />
due anni or sono, denominato “La vallata del Potenza dalla via Flaminia<br />
al mare” che ha già portato alla creazione di un itinerario archeologico,<br />
alla realizzazione di un catalogo dei siti, di un DVD divulgativo, di un<br />
sito internet e di un volumetto didattico <strong>per</strong> <strong>le</strong> scuo<strong>le</strong>.<br />
Il progetto finanziato con Delibera CIPE 17/2003 prevede iniziative di<br />
studio, comunicazione e diffusione del<strong>le</strong> attività svolte, nonché di<br />
valorizzazione e promozione dei beni culturali e dei siti della Vallata.<br />
Come <strong>per</strong> <strong>il</strong> progetto in corso, la realizzazione del<strong>le</strong> attività verrà concretizzata<br />
anche con <strong>il</strong> contributo della Provincia di Macerata, dei<br />
Comuni interessati, di Istituti di cultura e Università, di circoli scolastici e<br />
di alcuni Istituti su<strong>per</strong>iori (Ist. Stata<strong>le</strong> d’Arte di Ancona e Macerata).<br />
Il progetto vede come beneficiari diretti dell’iniziativa, la popolazione<br />
e gli Enti della Provincia di Macerata ed in particolar modo della<br />
Vallata del Potenza, che vedranno studiati e valorizzati i beni culturali<br />
e siti della stessa, con presumib<strong>il</strong>i ricadute di tipo cultura<strong>le</strong>, turistico<br />
ed occupaziona<strong>le</strong>. Gli aspetti culturali, “tecnologici” ed innovati-<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici<br />
del<strong>le</strong> Marche<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
Paolo Carini<br />
Coordinamento <strong>per</strong> la comunicazione<br />
Marina Mengarelli<br />
Michela Mengarelli<br />
Via Birarelli, 35<br />
60121 Ancona<br />
Tel. 071 502941<br />
Fax 071 50294240<br />
dirregmarche@beniculturali.it<br />
37
38<br />
vi del progetto riguarderanno <strong>per</strong>ò, anche <strong>per</strong> l’ut<strong>il</strong>izzo di infrastrutture<br />
informatiche, prodotti multimediali, supporti digitali e diffusione<br />
sul web, un’utenza turistica e cultura<strong>le</strong> almeno di respiro naziona<strong>le</strong>.<br />
L’iniziativa è finalizzata ad un comp<strong>le</strong>sso di attività volte alla creazione<br />
di un “polo cultura<strong>le</strong>”: dalla valorizzazione del macrosistema territoria<strong>le</strong><br />
della Vallata, al comp<strong>le</strong>tamento dell’al<strong>le</strong>stimento del museo<br />
archeologico del Castello Svevo di Porto Recanati (MC), alla realizzazione<br />
di apparati espositivi che ut<strong>il</strong>izzino supporti digitali e multimediali<br />
<strong>per</strong> la didattica e la comunicazione musea<strong>le</strong>. Verranno inoltre<br />
realizzati DVD multimediali <strong>per</strong> i più importanti insediamenti di<br />
epoca romana della Vallata.<br />
Il progetto prevede <strong>il</strong> comp<strong>le</strong>tamento e la pubblicazione nel web<br />
del sito internet www.vallatadelpotenza.it, che verrà installato nel<br />
web server del Castello Svevo. Con la realizzazione di una rete wi fi<br />
<strong>per</strong> consentire l’accesso ai contenuti multimediali e ad internet, in<br />
wire<strong>le</strong>ss (senza f<strong>il</strong>i), all’interno del centro storico di Porto Recanati e<br />
nel <strong>per</strong>imetro del sito archeologico di Potentia potranno essere ut<strong>il</strong>izzate<br />
apparecchiature wire<strong>le</strong>ss quali palmari, notebook, ecc. La<br />
rete wire<strong>le</strong>ss potrà, nel tempo, essere estesa all’intera Vallata. Si può<br />
senza alcun dubbio definire <strong>il</strong> progetto, in cui si è riusciti a contem<strong>per</strong>are<br />
la rigorosa ricerca scientifica e la catalogazione dei dati<br />
archeologici con la didattica e <strong>le</strong> nuove tecnologie comunicative,<br />
esempio di “buona pratica” in grado di offrire un’occasione di contatto<br />
e confronto tra Pubblica Amministrazione, Università e mondo<br />
della scuola, in cui <strong>le</strong> nuove tecnologie costituiscono veicolo di<br />
conoscenza e formazione. La Direzione regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong><br />
e Paesaggistici del<strong>le</strong> Marche, nell’ambito del progetto di promozione<br />
di luoghi e siti di gran pregio ma poco noti alla gran parte dei cittadini<br />
realizzato dal MiBAC con <strong>il</strong> Sistema Cultura e Mirab<strong>il</strong>ia, ha preferito<br />
priv<strong>il</strong>egiare, al momento della individuazione dei luoghi di cultura<br />
presenti nella regione, nell’ambito dell’innumerevo<strong>le</strong> numero di<br />
siti da far conoscere, quelli archeologici rispetto a quelli monumentali<br />
o storico-artistici necessitando questi di maggiore attenzione e<br />
sensib<strong>il</strong>izzazione. Senza alcun dubbio di enorme valore è <strong>il</strong> progetto<br />
della Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici del<strong>le</strong> Marche “Un<br />
tetto <strong>per</strong> i piceni antichi e moderni di Numana e Sirolo” nel qua<strong>le</strong>, in<br />
collaborazione con i Comuni interessati e <strong>il</strong> Parco del Conero, si è<br />
cercato di fare <strong>il</strong> punto sulla ricerca archeologica in un territorio che<br />
ne vanta una enorme ricchezza ma che, a fronte di ciò, presenta una<br />
mancanza di mezzi, risorse economiche ed umane nonché di un’armonico<br />
piano urbanistico, e<strong>le</strong>menti tutti necessari ad una doverosa<br />
tutela e valorizzazione del patrimonio storico ed archeologico in<br />
grado anche di garantire lo sv<strong>il</strong>uppo ed<strong>il</strong>izio sostenib<strong>il</strong>e, dovere istituziona<strong>le</strong>,<br />
oltre che mora<strong>le</strong>, di tutti i soggetti cointeressati.
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici del<strong>le</strong> Marche<br />
Un promontorio, <strong>il</strong> suo popolamento e la sua storia<br />
Maurizio Landolfi<br />
Nel contesto territoria<strong>le</strong> dell’Italia centra<strong>le</strong> l’area gravitante intorno<br />
al Promontorio del Conero costituisce un comprensorio di notevo<strong>le</strong><br />
interesse ambienta<strong>le</strong>, paesaggistico e storico-cultura<strong>le</strong>. Per <strong>le</strong><br />
sue caratteristiche geomorfologiche e ambientali e <strong>per</strong> la sua felice<br />
posizione geografica, <strong>il</strong> Conero fin dal<strong>le</strong> epoche più antiche è stato<br />
un’area particolarmente adatta ad ospitare comunità umane. Vi è<br />
attestata, dall’evidenza archeologica, una continuità di frequentazione<br />
umana del tutto ecceziona<strong>le</strong>, che dal Pa<strong>le</strong>olitico, senza significative<br />
interruzioni, arriva sino ai nostri giorni, conoscendo <strong>per</strong>iodi di<br />
straordinaria fortuna e pros<strong>per</strong>ità, come in età preistorica e soprattutto<br />
in età picena (IX-III sec. a.C.), a partire dall’età arcaica con particolare<br />
riferimento ai secoli VI, V e IV a.C.<br />
A<strong>per</strong>te a contatti e influssi sia transadriatici e transappenninici, <strong>le</strong><br />
varie comunità umane che nel tempo si sono succedute nell’area del<br />
Conero hanno occupato <strong>il</strong> territorio con forme di insediamento e con<br />
cultura materia<strong>le</strong> che si adattano di volta in volta al<strong>le</strong> caratteristiche<br />
del<strong>le</strong> fasi culturali cui si riferiscono.<br />
Al giacimento del Pa<strong>le</strong>olitico inferiore e medio, individuato presso la<br />
cima del Monte conero, seguono gli insediamenti di età neolitica<br />
messi in luce a Portonovo di Ancona, a Montecolombo di Sirolo e<br />
quello recentemente individuato a S. Lorenzo di Sirolo.<br />
Nella successiva età Eneolitica si segnala <strong>il</strong> sepolcreto con tombe a<br />
grotticella di Camerano che con l’inserimento del Conero conferma<br />
come nel<strong>le</strong> Marche la cultura Eneolitica ha avuto una preva<strong>le</strong>nte diffusione<br />
paracostiera con preferenza <strong>per</strong> <strong>le</strong> zone più interne, senza<br />
escludere <strong>per</strong>ò quel<strong>le</strong> più prossime al litora<strong>le</strong>.<br />
Anche nella successiva età del Bronzo <strong>il</strong> Conero continua ad essere<br />
frequentato da diverse comunità umane che sembrano evitare<br />
comunque posizioni a diretto contatto con <strong>il</strong> mare come evidenziato<br />
dagli stanziamenti di Ancarano di Sirolo del Bronzo antico e<br />
medio e di Massignano di Ancona, del Bronzo medio e fina<strong>le</strong> unitamente<br />
agli stanziamenti appena individuati da rinvenimenti di su<strong>per</strong>ficie<br />
a S. Lorenzo di Sirolo e sul col<strong>le</strong> di Monte Albano di Numana.<br />
A questa fase è ascrivib<strong>il</strong>e l’importante insediamento individuato<br />
sulla sommità della collina del Montagnolo di Ancona che chiude<br />
verso sud-ovest la rada anconitana da cui provengono ceramiche di<br />
tipo egeo.<br />
È soprattutto nel corso dell’Età del Ferro, nell’ambito della civ<strong>il</strong>tà<br />
picena, che <strong>il</strong> comprensorio del Conero vede esaltata la sua importante<br />
funzione di testa di ponte nei col<strong>le</strong>gamenti tra <strong>il</strong> Mediterraneo<br />
e <strong>il</strong> Nord Europa. In questo <strong>per</strong>iodo, come sopraricordato, Numana,<br />
a tutto svantaggio della vicina e contrapposta Ancona, si configura<br />
come <strong>il</strong> principa<strong>le</strong> emporio del medio Adriatico attivamente inserito<br />
tra la fine del VI e <strong>il</strong> IV sec. a.C. in una rete di traffici sistematici tra<br />
l’Attica e <strong>il</strong> Delta padano.<br />
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici del<strong>le</strong> Marche<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>, 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong><br />
<strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong><br />
e Paesaggistici del<strong>le</strong> Marche<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
Paolo Carini<br />
Coordinamento <strong>per</strong> la comunicazione<br />
Marina Mengarelli<br />
Michela Mengarelli<br />
Via Birarelli, 35<br />
60121 Ancona<br />
Tel. 071 502941<br />
Fax 071 50294240<br />
dirregmarche@beniculturali.it<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
Archeologici del<strong>le</strong> Marche<br />
Soprintendente<br />
Giuliano de Marinis<br />
Via Birarelli, 18<br />
60121 Ancona<br />
Tel. 071 5029811<br />
Fax 071 202134<br />
soprint@archeomarche.it<br />
39
40<br />
In età arcaica e classica, tra VI e V sec. a.C., Numana rappresentò uno<br />
dei principali centri dell’antico Piceno, quando <strong>il</strong> suo approdo natura<strong>le</strong>,<br />
ricavato ai piedi di uno s<strong>per</strong>one del<strong>le</strong> estreme propaggini sudorientali<br />
del Conero, costituiva un crocevia marittimo di non secondaria<br />
importanza, all’interno dei flussi commerciali che coinvolgevano<br />
tutto l’Adriatico nell’ambito dei rapporti tra Mediterraneo<br />
Orienta<strong>le</strong>, Penisola Balcanica e Nord Europa.<br />
L’importanza di Numana in questa fase storica è nota sulla base di<br />
una ricca documentazione archeologica raccolta a partire dalla fine<br />
dell’8oo e costituita dal<strong>le</strong> associazioni funerarie di oltre 2000 corredi<br />
datab<strong>il</strong>i dal I al III sec. d.C. Altri materiali interessanti si sono avuti in<br />
anni recenti a seguito dell’azione di tutela assicurata sempre e<br />
comunque dalla Soprintendenza ai <strong>Beni</strong> Archeologici del<strong>le</strong> Marche<br />
pur tra difficoltà non lievi, <strong>per</strong> controllare e disciplinare la massiccia<br />
espansione ed<strong>il</strong>izia autorizzata dagli Enti Locali competenti.<br />
Oltre alla sco<strong>per</strong>ta di un nuovo sepolcreto piceno (1978), individuato<br />
in località I Pini, in cui è stata riportata alla luce (1989) l’ecceziona<strong>le</strong><br />
sepoltura monumenta<strong>le</strong> della regina picena della fine del VI<br />
sec. a.C., tumulata con ricchissima associazione con due carri, si<br />
sono verificate altre interessanti acquisizioni, con l’individuazione<br />
in via Peschiera di Sirolo (2004-2005) di un esteso settore dell’attigua<br />
necropoli Quagliotti-Davanzali (scavi 1958-1965, 1976, 1982-<br />
1984) e di un’altra necropoli in località Monte Albano di Numana,<br />
nella zona dell’attua<strong>le</strong> cimitero e nel<strong>le</strong> aree ad esso vicine (Col<strong>le</strong><br />
Sereno 2005).
Un’ulteriore conferma della straordinaria importanza goduta da<br />
Numana in età picena viene fornita dall’evidenza archeologica, frutto<br />
di questi interventi che in molti casi vedono la partecipazione attiva<br />
dei privati che, d’intesa con la Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
Archeologici, finanziano <strong>le</strong> necessarie ed opportune indagini e ricerche<br />
al fine del r<strong>il</strong>ascio dell’autorizzazione a costruire in quel<strong>le</strong> aree<br />
che risultino di non interesse archeologico. Lo sforzo congiunto degli<br />
Enti, del<strong>le</strong> istituzioni e dei soggetti interessati è quello di armonizzare<br />
<strong>le</strong> diverse esigenze, assicurando sempre e comunque l’azione di<br />
tutela mirando anche a una raziona<strong>le</strong> valorizzazione in piena armonia<br />
con uno sv<strong>il</strong>uppo ed<strong>il</strong>izio sostenib<strong>il</strong>e.<br />
Le difficoltà sono notevoli, viste la ricchezza e la comp<strong>le</strong>ssità della<br />
realtà archeologica effettua<strong>le</strong>, in mancanza di mezzi, di risorse economiche<br />
e di <strong>per</strong>sona<strong>le</strong> e in assenza di un armonico e integrato progetto<br />
comune tra i soggetti interessati, nonostante una dichiarata<br />
disponib<strong>il</strong>ità che, <strong>per</strong>ché generica, non produce gli effetti auspicati.<br />
I risultati ottenuti sono di estremo interesse e, a causa della ricchezza<br />
e della varietà tipologica dei materiali recu<strong>per</strong>ati, pongono non<br />
pochi prob<strong>le</strong>mi in relazione a questi ultimi in merito alla loro conservazione,<br />
al loro restauro, studio e musealizzazione.<br />
Servono a ta<strong>le</strong> scopo ambienti idonei e capienti insieme ad adeguati<br />
mezzi e <strong>per</strong>sona<strong>le</strong> <strong>per</strong> <strong>il</strong> loro restauro, studio e pubblicazione.<br />
In queste motivazioni è da ricercare la necessità e l’opportunità del<br />
progetto in parola.<br />
Assicurare una doverosa e necessaria tutela e valorizzazione di un<br />
ecceziona<strong>le</strong> patrimonio storico-archeologico e <strong>per</strong>mettere uno sv<strong>il</strong>uppo<br />
ed<strong>il</strong>izio sostenib<strong>il</strong>e è un dovere di tutti i soggetti cointeressati.<br />
Far coabitare gli antichi con i moderni deve essere <strong>il</strong> nostro obiettivo<br />
primario.<br />
41
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
42<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici del Molise<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>, 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong><br />
<strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong><br />
e Paesaggistici del Molise<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
Ruggero Pentrella<br />
Coordinamento <strong>per</strong> la comunicazione<br />
Brunella Pavone<br />
Piazza Vittorio Emanue<strong>le</strong>, 9<br />
86100 Campobasso<br />
Tel. 0874 43131<br />
Fax 0874 412403<br />
dirregmolise@beniculturali.it<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
Archeologici del Molise<br />
Soprintendente<br />
Mario Pagano<br />
Via A. Chiarizia, 14<br />
86100 Campobasso<br />
Tel. 0874 4271<br />
Fax 0874 427352<br />
archeocb@arti.beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici del Molise<br />
MOLISE<br />
Il parco archeologico di Saepinum-Alt<strong>il</strong>ia (CB)<br />
e <strong>il</strong> circuito del<strong>le</strong> mura romane<br />
Mario Pagano<br />
Il parco archeologico della città romana di Saepinum (Sepino loc.<br />
Alt<strong>il</strong>ia-CB), fac<strong>il</strong>mente accessib<strong>il</strong>e dalla su<strong>per</strong>strada Benevento-<br />
Campobasso), che si caratterizza <strong>per</strong> la buona conservazione del<br />
tessuto urbano romano e della cerchia del<strong>le</strong> mura di età augustea (4<br />
a. C.-2 d. C.), realizzata da Tiberio e da Druso col bottino di guerra,<br />
costituisce uno degli esempi meglio conservati di <strong>paesaggio</strong><br />
<strong>“archeologico”</strong>. Posto nel valico di Vinchiaturo, ai piedi dei monti del<br />
Matese, è attraversato da uno dei principali tratturi, integro <strong>per</strong>ché<br />
ut<strong>il</strong>izzato fino agli anni ’50 del Novecento, quello Pescasseroli-<br />
Candela, e da un <strong>per</strong>corso trasversa<strong>le</strong> che, valicando <strong>il</strong> Matese, raggiungeva<br />
la Campania. Alcune del<strong>le</strong> strutture romane rimasero frequentate<br />
nel corso del Medioevo e fino ad anni recenti.<br />
La Soprintendenza, dopo aver acquisito e restaurato una gran parte<br />
dell’area della città antica, è impegnata in un vasto programma di valorizzazione,<br />
che vede lo scavo e la sistemazione dell’intero circuito<br />
della cinta muraria, in alcuni punti lasciando visib<strong>il</strong>i i numerosi crolli da<br />
terremoto, con la realizzazione di un <strong>per</strong>corso ciclab<strong>il</strong>e intorno ad<br />
esso, che metta in valore anche <strong>le</strong> specie botaniche presenti nell’area.<br />
Il punto di partenza è stato individuato nella casa settecentesca che<br />
ingloba una del<strong>le</strong> torri di porta Terravecchia, dove è stata realizzata<br />
una mostra <strong>per</strong>manente sul<strong>le</strong> mura romane di Sepino.<br />
La mostra intende anche dare un’idea immediata e precisa della funzionalità<br />
m<strong>il</strong>itare del<strong>le</strong> mura stesse, e dei <strong>per</strong>ché della loro progettazione<br />
(torri a distanza regolare, presenza del fossato, struttura del<strong>le</strong> porte).<br />
A tal fine, sono stati ricostruiti modelli al vero di una catapulta (che,<br />
nel linguaggio del tempo, era la macchina che scagliava dardi, cambiando<br />
di significato solo in epoca tarda), che era ospitata nella<br />
camera inferiore del<strong>le</strong> torri, e di una balista (che scagliava grandi pietre<br />
a 400 m. di distanza), che era ospitata alla sommità del<strong>le</strong> torri
stesse, <strong>per</strong> coprire <strong>il</strong> semicerchio comp<strong>le</strong>to di tiro. Le ricostruzioni<br />
fedeli, sulla base dei ritrovamenti coevi, sono realizzate <strong>per</strong> la prima<br />
volta in Europa, e <strong>per</strong>mettono di comprendere fac<strong>il</strong>mente come l’incrocio<br />
dei tiri del<strong>le</strong> varie torri <strong>per</strong>mettesse una difesa efficace dagli<br />
assalitori e di tenere lontane <strong>le</strong> macchine obsidionali.<br />
Una tappa di questo <strong>per</strong>corso è prevista con la risistemazione del<br />
p<strong>le</strong>sso musea<strong>le</strong> nel<strong>le</strong> casette di porta Benevento.<br />
Le catapulte sono basate su un progetto ricostruttivo e un accurato<br />
studio tecnologico del<strong>le</strong> varie componenti meccaniche, e sono state<br />
realizzate, con materiali tradizionali e con componenti meccaniche<br />
in bronzo e in ferro, che necessitavano di un’altissima precisione già<br />
all’epoca, realizzate presso un’industria di componenti <strong>per</strong> l’aeronautica.<br />
È in corso di realizzazione, inoltre, lungo <strong>il</strong> tratturo, che coincide col<br />
decumano, una esposizione musea<strong>le</strong> e un <strong>per</strong>corso sulla transumanza:<br />
si tratterà di un museo narrante, con analoghi criteri museografici<br />
che <strong>per</strong>metteranno al visitatore un’immersione comp<strong>le</strong>ta nel passato,<br />
adatto a differenti livelli di utente, che, partendo dalla grande iscrizione<br />
della seconda metà del II secolo d. C. di porta Boiano, riguardante<br />
<strong>il</strong> passaggio del<strong>le</strong> greggi im<strong>per</strong>iali, partirà dal<strong>le</strong> recenti sco<strong>per</strong>te<br />
riguardanti la pastorizia in Molise <strong>per</strong> l’età del bronzo, attraverso <strong>le</strong><br />
importanti sco<strong>per</strong>te del santuario di Mefite a S. Pietro di Cantoni a<br />
breve distanza dalla città e di quello di Erco<strong>le</strong> a Campochiaro, ri<strong>per</strong>correrà<br />
<strong>le</strong> vicende di quei fondamentali aspetto di storia economica<br />
e socia<strong>le</strong> che caratterizzano l’età romana, <strong>il</strong> Medioevo e l’età moderna<br />
fin quasi ai nostri giorni.<br />
43
44<br />
I <strong>per</strong>corsi archeologici-naturalistici saranno integrati da un circuito<br />
turistico-cultura<strong>le</strong> che comprenderà una serie di importanti siti<br />
archeologici gravitanti intorno al grande attrattore rappresentato dalla<br />
città romana: <strong>le</strong> cinte murarie in poligona<strong>le</strong> di Terravecchia di Sepino<br />
e di Monteverde, <strong>il</strong> santuario di Erco<strong>le</strong> e <strong>il</strong> museo di S. Bernardino a<br />
Campochiaro, ce<strong>le</strong>bre anche <strong>per</strong> <strong>le</strong> due grandi necropoli longobarde,<br />
<strong>il</strong> santuario di Mefite con la chiesa pa<strong>le</strong>ocristiana di S. Pietro di<br />
Cantoni, la gigantesca v<strong>il</strong>la romana dei Fufidii e dei Neratii in località<br />
S. Margherita di S. Giuliano del Sannio, l’abitato medioeva<strong>le</strong> di<br />
Redo<strong>le</strong> nello stesso comune, e la dominante cinta sannitica in o<strong>per</strong>a<br />
poligona<strong>le</strong> di monte Saraceno di Cercemaggiore, <strong>per</strong> la qua<strong>le</strong> è in<br />
corso <strong>il</strong> progetto di valorizzazione denominato “La sentinella dei<br />
Sanniti”, anche qui con la realizzazione di appositi <strong>per</strong>corsi archeologico-naturalistici,<br />
dotati di idonei e durevoli pannelli in pietrarsa<br />
porcellanata.
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici del Piemonte<br />
PIEMONTE<br />
Paesaggio e archeologia post medieva<strong>le</strong> in Piemonte<br />
L<strong>il</strong>iana Pittarello<br />
Il tema proposto quest’anno <strong>per</strong> la X Borsa mediterranea del turismo<br />
archeologico “Il <strong>paesaggio</strong> ‘archeologico’. Resti e contesti: prospettive<br />
di condivisione su tutela e valorizzazione” è stimolante ed attua<strong>le</strong>,<br />
strettamente connesso agli importanti compiti che <strong>le</strong> Direzioni<br />
regionali <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici si trovano ad affrontare a<br />
seguito della ratifica ed esecuzione della Convenzione Europea sul<br />
<strong>paesaggio</strong>, fatta a Firenze <strong>il</strong> 20 ottobre 2000 (L. 9 gennaio 2006, n.14)<br />
e <strong>le</strong> “Disposizioni correttive ed integrative al D.L. 22 gennaio 2004,<br />
n.42, in relazione al <strong>paesaggio</strong>” (D.L. 24 marzo 2006, n.157).<br />
La prima individuazione degli ambiti paesaggistici proposta dalla<br />
Regione Piemonte nell’ambito dei lavori preparatori <strong>per</strong> <strong>il</strong> Piano<br />
Paesaggistico evidenzia la presenza di settori territoriali omogenei in<br />
dipendenza da una forte matrice geomorfologica. In Piemonte sono<br />
quindi ambiti di <strong>paesaggio</strong> <strong>le</strong> vallate alpine e prealpine, oppure i territori<br />
strutturati su di una rete di insediamenti rurali come si registra in<br />
collina e in parte della pianura, oppure <strong>le</strong> aree urbane distribuite<br />
lungo la fascia pedemontana o pedecollinare.<br />
Questo processo di individuazione e di riconoscimento, una volta<br />
comp<strong>le</strong>tato <strong>per</strong> gli aspetti caratterizzanti e qualificanti, concorrerà<br />
alla definizione degli aspetti di maggior r<strong>il</strong>ievo connotanti <strong>il</strong> territorio<br />
e <strong>le</strong> sue “caratteristiche di valore”.<br />
Il fattore identitario, molto radicato nel<strong>le</strong> popolazioni, è strettamente<br />
<strong>le</strong>gato ai beni culturali, ad iniziare dai beni archeologici, compresa<br />
l’archeologia post medieva<strong>le</strong> ed industria<strong>le</strong>. Una regione che ha<br />
conosciuto a varie riprese fenomeni di spopolamento massicci come<br />
<strong>il</strong> Piemonte conserva un patrimonio di resti materiali sui quali non è<br />
mai stato fatto un ragionamento comp<strong>le</strong>ssivo. La migliore conoscenza<br />
di questo patrimonio sta <strong>per</strong>mettendo ora di valorizzare in modo<br />
nuovo aree che sono rimaste intatte nei loro valori culturali e paesaggistici.<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong><br />
e Paesaggistici del Piemonte<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
L<strong>il</strong>iana Pittarello<br />
Coordinamento <strong>per</strong> la comunicazione<br />
Emanuela Zanda<br />
Piazza San Giovanni, 2<br />
10122 Torino<br />
Tel. 011 5220/457<br />
Fax 011 5220/433<br />
dr-pie.comunicazione@beniculturali.it<br />
dr-pie.stampa@beniculturali.it<br />
www.piemonte.beniculturali.it<br />
45
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
46<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici del Piemonte<br />
e del Museo Antichità Egizie<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>, 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
Archeologici del Piemonte<br />
e del Museo Antichità Egizie<br />
Soprintendente ad interim<br />
Marina Sapelli Ragni<br />
Piazza San Giovanni, 2<br />
19122 Torino<br />
Tel. 011 5213323<br />
Fax 011 5213145<br />
soprarch@yahoo.it<br />
Il <strong>paesaggio</strong> archeologico dell’Alta Valsessera (Biella).<br />
Un progetto in divenire<br />
Gabriella Pantò<br />
La dorsa<strong>le</strong> montana che cinge l’alta val<strong>le</strong> del torrente Sessera<br />
(Biella), raggiungendo nel settore occidenta<strong>le</strong> la massima e<strong>le</strong>vazione<br />
con <strong>il</strong> monte Bo, la cui cima si attesta a 2556 metri, demarca una<br />
ragguardevo<strong>le</strong> porzione di territorio disabitato e selvaggio, ma ricco<br />
di risorse naturali e <strong>per</strong> molti secoli oggetto di attenzione e sfruttamento.<br />
Per l’alta val<strong>le</strong> <strong>le</strong> scelte insediative, documentab<strong>il</strong>i almeno fin<br />
dal basso Medioevo, sono state determinate da un comp<strong>le</strong>sso<br />
intreccio di interessi che spaziavano dall’economia pastora<strong>le</strong> estensiva,<br />
alla casearia, alla coltivazione del castagno finalizzata alla produzione<br />
di frutti e <strong>le</strong>gna, ma soprattutto vertevano sull’attività estrattiva<br />
con lo sfruttamento dei grandi giacimenti minerari. Il fondo val<strong>le</strong><br />
non sembra aver avuto una densità abitativa maggiore nell’antichità,<br />
e la frequentazione fin dall’età romana è attestata solo da ritrovamenti<br />
fortuiti avvenuti lungo la direttrice viaria che conduceva alla Val<br />
Sesia e ai valichi transalpini.<br />
Le testimonianze archeologiche di età bassomedieva<strong>le</strong> sono <strong>le</strong>gate a<br />
particolari eventi storici di carattere ecceziona<strong>le</strong> o temporaneo, come<br />
<strong>per</strong> i siti coinvolti nel<strong>le</strong> vicende <strong>le</strong>gate alla presenza sull’im<strong>per</strong>vio monte<br />
Rubello dell’eretico fra Dolcino e degli apostolici nell’inverno tra <strong>il</strong> 1306<br />
e <strong>il</strong> 1307. Com’è noto la fonte contemporanea dell’Anonimo Sincrono<br />
nell’Historia fratris Dulcini heresiarche riferisce della costruzione da<br />
parte del<strong>le</strong> m<strong>il</strong>izie vescov<strong>il</strong>i impegnate nella lotta all’eresia, di strutture<br />
fortificate sul<strong>le</strong> alture poste a corona del Rubello, dal<strong>le</strong> quali sarebbe<br />
stato possib<strong>il</strong>e tenere sotto controllo <strong>le</strong> vie di comunicazione. Le indagini<br />
archeologiche condotte sul<strong>le</strong> cime dei monti Rovella, Colmetto,<br />
Sant’Eurosia e Tirlo hanno consentito di documentare <strong>le</strong> “bastite” ipotizzate<br />
quali fort<strong>il</strong>izi del<strong>le</strong> m<strong>il</strong>izie vescov<strong>il</strong>i, costruite con l’ut<strong>il</strong>izzo di strutture<br />
lignee e pietre, fossati e terrapieni. Nel caso della Rovella è stato<br />
anche possib<strong>il</strong>e portare in luce e restaurare i resti della cappella termina<strong>le</strong><br />
del Sacro Monte del santuario mariano di Banchette, costruita sui<br />
resti dell’accampamento del<strong>le</strong> m<strong>il</strong>izie vescov<strong>il</strong>i, <strong>il</strong> cui grandioso progetto<br />
di “Nuova Gerusaemme” non è mai stato portato a compimento. Le<br />
“bastite” sono oggi visitab<strong>il</strong>i in un <strong>per</strong>corso didattico archeologico che<br />
si snoda in una cornice ambienta<strong>le</strong> incontaminata, proposto con gli<br />
“Itinerari dolciniani” dal DocBi fin dal 1990.<br />
L’attenzione alla tutela dei resti archeologici di età medieva<strong>le</strong> e successiva,<br />
attuata dalla Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici del<br />
Piemonte, ha consentito, attraverso una serie di interventi archeologici<br />
anche di piccola entità, di valorizzare i beni culturali del territorio.<br />
Il “Progetto Alta Valsessera”, avviato nel 1991 nell’ambito del più<br />
ampio programma “Alpi e Cultura”, promosso dalla Regione<br />
Piemonte, si propone di focalizzare scientificamente e indagare tutti<br />
gli aspetti che contribuiscono a delineare la storia di un sito, siano<br />
essi di r<strong>il</strong>evanza naturalistica, ambienta<strong>le</strong>, etnografica o archeologica.
In quest’ottica si colloca la valorizzazione dei siti minerari sfruttati<br />
nell’antichità <strong>per</strong> <strong>le</strong> attività estrattive di rame, ferro e argento, già<br />
oggetto di sistematiche indagini archeologiche condotte sul<strong>le</strong> installazioni<br />
produttive, <strong>le</strong> cui testimonianze materiali sussistevano sui versanti<br />
rocciosi a picco sul Sessera e nell’area naturalistica afferente<br />
all’Oasi Zegna. Le ricerche hanno prodotto una cospicua messe di<br />
informazioni provenienti dal<strong>le</strong> fonti scritte, che integrate dai risultati<br />
del<strong>le</strong> indagini archeologiche hanno potuto ricostruire l’assetto degli<br />
impianti estrattivi e produttivi. Le indagini sono ancora in corso, ma<br />
grazie all’impegno finanziario della Comunità Montana Val<strong>le</strong> di<br />
Mosso, è stato possib<strong>il</strong>e presentare al pubblico nel 2005 <strong>il</strong> sito di<br />
Rondo<strong>le</strong>re a conclusione degli scavi e dei restauri conservativi condotti<br />
sull’altoforno e sul<strong>le</strong> strutture che lo affiancavano. Il sito è ora<br />
visitab<strong>il</strong>e <strong>per</strong>correndo un sentiero attrezzato con installazioni didattiche<br />
e piattaforme lignee panoramiche, che si snoda tra <strong>le</strong> gore in<br />
parte scavate e in parte costruite, che convogliavano l’acqua del<br />
Sessera necessaria al funzionamento del maglio e del<strong>le</strong> macchine<br />
soffianti costruite nell’ultimo quarto del XVIII secolo. Attualmente è in<br />
corso l’ultimazione dell’indagine e del restauro sugli imponenti ruderi<br />
dell’Opificio sorto nel XVIII secolo <strong>per</strong> <strong>il</strong> trattamento della ga<strong>le</strong>na<br />
argentifera, localizzati sulla costa dell’Argentera.<br />
La Valsessera è stata inserita tra i “Siti di importanza comunitaria” e del<strong>le</strong><br />
zone di protezione specia<strong>le</strong> proposte dall’Unione Europea <strong>per</strong> la<br />
costituzione della rete Natura 2000 e i risultati del<strong>le</strong> ricerche condotte<br />
negli ultimi quindici anni, comprendenti aspetti multidisciplinari, tra i<br />
quali quelli naturalistici, con nuove segnalazioni faunistiche in particolare<br />
<strong>per</strong> quanto riguarda la fauna ipogea degli ambienti di miniera di<br />
interesse biospe<strong>le</strong>ologico, sono stati presentati nell’anno in corso nella<br />
mostra Aqu<strong>il</strong>e, argento, carbone. Indagine sull’Alta Valsessera, curata<br />
dal DocBi, tenutasi alla Fabbrica della Ruota di Pray Biel<strong>le</strong>se. La valorizzazione<br />
dei beni culturali di un territorio montano di considerevo<strong>le</strong><br />
valore ambienta<strong>le</strong> e naturalistico, qua<strong>le</strong> quello dell’Alta Valsessera, può<br />
generare una molteplicità di benefici diretti e assicurare un potente sv<strong>il</strong>uppo<br />
economico, concorrendo a ricostruire la memoria col<strong>le</strong>ttiva<br />
attraverso la condivisione del valore storico-cultura<strong>le</strong> del patrimonio<br />
archeologico e dei diversi aspetti che hanno interessato <strong>il</strong> territorio<br />
determinandone <strong>le</strong> trasformazioni nel tempo.<br />
47
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
48<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici della Puglia<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>, 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong><br />
<strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong><br />
e Paesaggistici della Puglia<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
Ruggero Martines<br />
Coordinamento <strong>per</strong> la comunicazione<br />
Em<strong>il</strong>ia Simone<br />
Strada dei Dottula Isolato, 49<br />
70122 Bari<br />
Tel. 080 5281111<br />
Fax 080 5281114<br />
dirregpuglia@beniculturali.it<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
Archeologici della Puglia<br />
Soprintendente<br />
Giuseppe Andreassi<br />
Via Duomo, 33<br />
74100 Taranto<br />
Tel. 099 4713511<br />
Fax 099 4600126<br />
archeologica.taranto@libero.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici della Puglia<br />
PUGLIA<br />
Il progetto di recu<strong>per</strong>o del Pulo di Molfetta<br />
fra erosioni, terrazzamenti e testimonianze<br />
archeologiche<br />
Francesca Radina, Maria Cioce<br />
Natura, archeologia e storia rappresentano <strong>per</strong> <strong>il</strong> Pulo di<br />
Molfetta, proprietà della Provincia di Bari, un unicum inscindib<strong>il</strong>e<br />
all’interno di quel particolare contesto geo-territoria<strong>le</strong> che è<br />
l’altopiano murgiano, caratterizzato da dolci ripiani progressivamente<br />
digradanti verso <strong>le</strong> azzurre acque del mare Adriatico. La<br />
dolina, formazione tipica del <strong>paesaggio</strong> carsico del<strong>le</strong> Murge, si<br />
presenta come una larga voragine , con una <strong>per</strong>imetrazione di ben<br />
600 metri, tra la campagna verdeggiante di ulivi e mandorli, a 3 Km<br />
dalla <strong>per</strong>iferia di Molfetta.<br />
Il <strong>paesaggio</strong> preistorico<br />
La presenza dell’uomo in questo sito ha origini molto antiche, risa<strong>le</strong>ndo<br />
a più di 7000 anni fa, quando la grande dolina era inserita in un<br />
ambiente forestato con larghi spazi a<strong>per</strong>ti.<br />
La cavità a quel tempo doveva essere più stretta e più profonda,<br />
con uno specchio d’acqua raccolto sul fondo. Tutto intorno, sui<br />
vasti terrazzi su<strong>per</strong>iori si sv<strong>il</strong>uppò con alterne vicende tra 7000 e<br />
4000 anni fa, dunque fino all’età del Bronzo, un insediamento con<br />
capanne, recinto da una muratura imponente già nel<strong>le</strong> fasi più antiche<br />
del Neolitico, con annesse aree di attività funzionali all’economia<br />
agricola e al<strong>le</strong> produzioni artigianali dell’abitato. Numerose<br />
sepolture del Neolitico ben documentano nel contempo gli aspetti<br />
dei rituali funerari del<strong>le</strong> antiche comunità. La fert<strong>il</strong>ità del suolo,<br />
favorita da terreni ben drenati dall’incessante o<strong>per</strong>a modellante<br />
dell’uomo sulla natura, come anche la comoda disponib<strong>il</strong>ità di<br />
riserve idriche favorì sin da subito l’attecchimento dell’insediamento<br />
umano che proprio in ta<strong>le</strong> sito si distinse <strong>per</strong> la produzione di<br />
un tipo di ceramica, l’impressa “tipo Molfetta”, tra <strong>le</strong> più arcaiche<br />
del Mediterraneo preistorico.<br />
Le suggestive grotte che numerose si aprono nel<strong>le</strong> pareti sub-verticali<br />
della dolina, interrompendo la imponente sequenza degli strati di<br />
roccia calcarea in cui si <strong>le</strong>gge ancora oggi la “storia geologica” della<br />
Terra di Bari, costituirono <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> di sfondo <strong>per</strong> la frequentazione<br />
preistorica: fra tutte si distingue la ben nota “Grotta del P<strong>il</strong>astro”,<br />
con un diramato sistema di caverne sovrapposte e intercomunicanti,<br />
dove non è diffic<strong>il</strong>e immaginare riti, processioni e più in genera<strong>le</strong><br />
tutte quel<strong>le</strong> pratiche funerario-cultuali che rappresentano la proiezione<br />
diretta sull’ambiente ipogeico del comp<strong>le</strong>sso mondo ideologico<br />
del<strong>le</strong> genti preistoriche.
Il Pulo luogo di preghiera e meditazione nel 1500<br />
Risa<strong>le</strong> al pieno ‘500 la costruzione del convento dei Capuccini che<br />
sovrasta maestoso lo spettacolare strapiombo del ciglio sud-occidenta<strong>le</strong><br />
della dolina. Certamente la particolare conformazione della<br />
cavità natura<strong>le</strong>, con fitta e rigogliosa vegetazione e ripari in grotta,<br />
esercitò anche sugli um<strong>il</strong>i frati un forte e primordia<strong>le</strong> richiamo <strong>per</strong><br />
tutte quel<strong>le</strong> attività connesse alla vita conventua<strong>le</strong> (colture di erbe e<br />
piante medicamentose, meditazione, etc.).<br />
La presenza poi in una cavità, la Grotta 1, di un ossario ancora integro,<br />
alloggiato in un incavo nel banco roccioso che <strong>le</strong> ricerche effettuate<br />
ritengono di poter riferire alla sepoltura di componenti della<br />
comunità dei Capuccini del soprastante convento, conferma la vocazione<br />
del Pulo qua<strong>le</strong> sosta idea<strong>le</strong> <strong>per</strong> la devozione religiosa e la<br />
rif<strong>le</strong>ssione spiritua<strong>le</strong>.<br />
Il <strong>paesaggio</strong> minerario: una fabbrica regia di fine settecento<br />
La singolare dedicazione di due grotte ai regnanti borbonici Carolina<br />
e Ferdinando apre <strong>per</strong> <strong>il</strong> Pulo <strong>il</strong> capitolo di storia forse più controverso:<br />
già da tempo era stata motivo di interesse <strong>per</strong> i naturalisti. Ma la<br />
sco<strong>per</strong>ta di efflorescenze di nitrati all’interno del<strong>le</strong> grotte determina<br />
un nuovo interesse, tant’è che i Borboni sostengono la costruzione<br />
una fabbrica in loco <strong>per</strong> la produzione della polvere da sparo.<br />
Le ricerche e <strong>le</strong> o<strong>per</strong>azioni di restauro, avviate dalla Soprintendenza<br />
<strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici della Puglia su finanziamento della Provincia<br />
di Bari sin dal 1997 e terminate nel 2003 con risultati particolarmente<br />
proficui <strong>per</strong> l’approccio metodologico di tipo rigorosamente interdisciplinare<br />
del progetto di recu<strong>per</strong>o e valorizzazione (geologia,<br />
botanica, storia, archeologia, restauro, sentieristica natura<strong>le</strong>) hanno<br />
messo in atto un esempio possib<strong>il</strong>e di tutela integrata tra ambiente e<br />
archeologia, raccogliendo la sfida del primo grande scavo di archeologia<br />
industria<strong>le</strong> nel panorama pugliese.<br />
Grazie al<strong>le</strong> diverse professionalità specialistiche coinvolte a vario<br />
titolo nel progetto, infatti, sono riemerse dall’oblio vaste testimonianze<br />
monumentali di un articolato impianto industria<strong>le</strong>. Ubicato subito<br />
al disotto del comp<strong>le</strong>sso religioso <strong>il</strong> cd. “Corpo di Guardia”, piccolo<br />
edificio in pietra con porta<strong>le</strong> ad arco, costituisce l’inizio di un affascinante<br />
viaggio “verso <strong>il</strong> centro della terra”, verso un armonioso<br />
equ<strong>il</strong>ibrio, cioè, tra natura, archeologia e storia. Dopo aver <strong>per</strong>corso<br />
sentieri naturalistici, immersi nel fitto e verde patrimonio boschivo e<br />
vegeta<strong>le</strong> reso ancora più specia<strong>le</strong> <strong>per</strong> la ricca biodiversità osservab<strong>il</strong>e,<br />
ecco succedersi un elaborato sistema di muri di terrazzamento in<br />
pietrame calcareo a secco, in alcuni punti rico<strong>per</strong>ti da cascanti piante<br />
di edere, che rif<strong>le</strong>ttono qui come altrove secolari processi di<br />
antropizzazione del pesaggio murgiano costiero. Si giunge così sul<br />
grande terrazzo intermedio, dove sotto ombrosi boschi di alloro,<br />
campeggiano l’Opificio-dist<strong>il</strong><strong>le</strong>ria e <strong>il</strong> Magazzino della Nitriera borbonica:<br />
<strong>il</strong> primo destinato alla cottura del<strong>le</strong> terre nitrose e l’altro allo<br />
49
Ricerche archeologiche:<br />
Francesca Radina<br />
(direzione scientifica)<br />
Io<strong>le</strong> Caramuta<br />
Maria Cioce<br />
Italo Muntoni<br />
Francesco Sanseverino<br />
Aspetti geologici:<br />
Miche<strong>le</strong> Maggiore<br />
Aspetti botanici:<br />
Antonio Bernardoni<br />
Restauro:<br />
Consorzio ICONOS Bari<br />
Impresa ai lavori:<br />
A.T.I. Imprese Volpe e Lacitignola<br />
di Taranto<br />
Progetto promosso e finanziato<br />
dalla Provincia di Bari<br />
(Ufficio Tecnico – Sergio Fanelli)<br />
a cura di Nicola Martinelli<br />
Riferimenti bibliografici:<br />
Natura Archeologia e Storia<br />
del Pulo di Molfetta<br />
a cura di F. Radina, Bari 2007<br />
50<br />
stoccaggio del prodotto semi-finito <strong>per</strong> la produzione della polvere<br />
da sparo e da mina. Imponente si sv<strong>il</strong>uppa sul fondo della dolina<br />
l’impianto di vasche, canali, pozzi e cisterne, ovvero prima tappa del<br />
ciclo produttivo della fabbrica, con specifica funzione di lavaggio e<br />
decantazione del<strong>le</strong> terre nitrose rinvienenti dallo svuotamento del<strong>le</strong><br />
grotte. Il processo di estrazione dei nitrati, particolarmente ricercati<br />
durante <strong>il</strong> Regno di Napoli, fece sì che ai piedi della suggestiva parete<br />
nord si concentrassero, fra alberi di fichi, melograni e ulivi, enormi<br />
cumuli di terra circoscritti da cinture di contenimento in muretti a<br />
secco, secondo <strong>il</strong> ben noto sistema costruttivo del<strong>le</strong> Specchie che<br />
costellano numerose <strong>le</strong> assolate campagne pugliesi.<br />
Tutto questo concorre dunque a definire <strong>il</strong> Pulo come uno dei luoghi-simboli<br />
del<strong>le</strong> m<strong>il</strong><strong>le</strong>nnarie dinamiche insediative della Puglia centra<strong>le</strong><br />
strettamente <strong>le</strong>gate, quasi in rapporto simbiotico, a quel noto<br />
fenomeno geologico del carsismo di su<strong>per</strong>ficie che incide così profondamente<br />
<strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> basso-murgiano con doline, lame e grotte.
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici della Sardegna<br />
SARDEGNA<br />
Le concessioni d’uso<br />
Paolo Scarpellini<br />
In Sardegna esistono numerosissimi siti archeologici di proprietà stata<strong>le</strong>,<br />
ovvero musei locali contenenti re<strong>per</strong>ti archeologici provenienti<br />
da scavo e dunque di proprietà dello Stato. Preva<strong>le</strong>ntemente siti e<br />
re<strong>per</strong>ti sono stati dati in concessione agli Enti Locali i quali, a loro<br />
volta, fruendo anche di contributi finanziari della Regione, hanno affidato<br />
la gestione dei monumenti e dei musei a società private.<br />
La Regione Autonoma della Sardegna, che si è dotata di una apposita<br />
normativa sui <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> (L.R. 14/2006), mira a ridurre i contributi<br />
finanziari alla gestione dei luoghi della cultura, ovvero a concentrarli<br />
su quelli che mostrano caratteristiche di qualità.<br />
Allo stato attua<strong>le</strong> i monumenti e i musei, che beneficiano del contributo<br />
regiona<strong>le</strong> sono circa duecento su un tota<strong>le</strong> comp<strong>le</strong>ssivo di un<br />
migliaio di luoghi di interesse cultura<strong>le</strong> effettivamente visitab<strong>il</strong>i ed<br />
a<strong>per</strong>ti al pubblico.<br />
Gli atti che disciplinano <strong>le</strong> concessioni d’uso a Comuni di beni culturali<br />
statali, in consegna al<strong>le</strong> Soprintendenze, sono eterogenei ed in<br />
massima parte precedenti al Decreto Legislativo n. 42 del 2004<br />
(Codice dei <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e del Paesaggio), che, al Capo II, detta<br />
disposizioni innovative in materia di valorizzazione e gestione.<br />
Pertanto la Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici<br />
della Sardegna ha da tempo intrapreso una trattativa con la Regione<br />
<strong>per</strong> elaborare congiuntamente una intesa quadro genera<strong>le</strong> finalizzata<br />
alla valorizzazione dei beni culturali di proprietà pubblica, nonché<br />
uno schema tipo dell’atto di concessione da ut<strong>il</strong>izzare <strong>per</strong> trasferire<br />
al Comune la disponib<strong>il</strong>ità di uso del bene stata<strong>le</strong>.<br />
Si propone qui di seguito una rassegna degli e<strong>le</strong>menti e dei requisiti<br />
che devono caratterizzare, a giudizio di chi scrive, <strong>il</strong> contenuto<br />
degli atti di concessione, allo scopo di assicurare <strong>il</strong> <strong>per</strong>seguimento<br />
dei diversi obiettivi della tutela, della salvaguardia, della ricerca,<br />
della pubblica fruizione, della convenienza e della sicurezza.<br />
Innanzitutto l’atto di concessione d’uso del bene cultura<strong>le</strong> stata<strong>le</strong><br />
dalla Soprintendenza al Comune deve essere stipulato in forma scritta<br />
e registrato nel re<strong>per</strong>torio interno dell’Istituto anche quando sussista<br />
un precedente accordo scaduto, che non è opportuno considerare<br />
tacitamente rinnovato.<br />
Oltre al<strong>le</strong> prioritarie finalità della tutela e della pubblica fruizione del<br />
patrimonio cultura<strong>le</strong> stata<strong>le</strong>, sussiste la necessità di rendere conveniente<br />
<strong>per</strong> lo Stato concedere in uso al Comune un singolo bene<br />
ovvero una raccolta di beni che la Soprintendenza stata<strong>le</strong> detiene in<br />
consegna. In tal senso <strong>il</strong> Comune, nella sua qualità di concessionario<br />
ovvero di soggetto titolare della disponib<strong>il</strong>ità del bene stata<strong>le</strong>, avrà<br />
l’obbligo di pagare allo Stato un corrispettivo pecuniario ovvero un<br />
equiva<strong>le</strong>nte corrispettivo in attività finalizzate ad assicurare la cura e<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici<br />
della Sardegna<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
Paolo Scarpellini<br />
Coordinamento<br />
Sandra Violante<br />
Via dei Salinieri, 20-22<br />
09126 Cagliari<br />
Tel. 070 34281<br />
Fax 070 3428209<br />
dirregsardegna@beniculturali.it<br />
51
52<br />
la salvaguardia del bene stesso. Inoltre occorrerà precisare che gli<br />
interventi di pulizia, di manutenzione ordinaria, e di adeguamento<br />
al<strong>le</strong> norme di sicurezza, sono a carico del Comune concessionario. E<br />
la Soprintendenza dovrà redigere e fornire al Comune un “manua<strong>le</strong> di<br />
uso del bene”, recante tutti gli interventi da compiere e tutte <strong>le</strong> caute<strong>le</strong><br />
da impiegare, <strong>per</strong> una corretta conservazione del bene stesso.<br />
In linea genera<strong>le</strong>, gli interventi finalizzati alla valorizzazione, alla fruizione<br />
e alla promozione del patrimonio cultura<strong>le</strong> e ambienta<strong>le</strong> devono<br />
rispettare al massimo l’assetto storico e natura<strong>le</strong> del sito e del contesto<br />
interessati, evitando modifiche o inserimenti che possano alterare<br />
<strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> e l’ambiente in cui i beni culturali sono situati.<br />
Eventuali e<strong>le</strong>menti che introducano alla fruizione del sito di interesse<br />
cultura<strong>le</strong> (manufatti, edifici, pannelli, segnali, ecc.) dovranno essere<br />
collocati in luoghi idonei, in maniera ta<strong>le</strong> da non interferire visivamente<br />
con i monumenti e con <strong>il</strong> loro contesto ambienta<strong>le</strong>.<br />
Gli interventi di manutenzione, restauro, recu<strong>per</strong>o e adeguamento di<br />
fabbricati storici, finalizzati all’allocazione di funzioni e attività di<br />
valorizzazione e fruizione del patrimonio cultura<strong>le</strong> (ovvero ad altre<br />
funzioni e attività turistiche, commerciali e ricettive, col<strong>le</strong>gate<br />
comunque alla fruizione) dovranno avere carattere conservativo, salvaguardando<br />
e ripristinando gli e<strong>le</strong>menti costruttivi (murature, solai,<br />
co<strong>per</strong>ture) e i corredi architettonici (pavimenti, serramenti, intonaci,<br />
tinteggiature e decorazioni) originari e tradizionali, ed escludendo<br />
l’inserimento di e<strong>le</strong>menti estranei e stridenti.<br />
Gli interventi di nuova costruzione di edifici o manufatti finalizzati<br />
all’allocazione di funzioni e attività di valorizzazione e fruizione del<br />
patrimonio cultura<strong>le</strong> (ovvero ad altre funzioni e attività turistiche,<br />
commerciali e ricettive comunque col<strong>le</strong>gate al progetto), da prevedersi<br />
solamente se ritenuti strettamente indispensab<strong>il</strong>i, dovranno<br />
avere collocazione def<strong>il</strong>ata, contenuta dimensione, semplicità di<br />
forme e caratteri coerenti con la tradizione costruttiva loca<strong>le</strong> e con <strong>il</strong><br />
contesto paesaggistico.<br />
Anche gli interventi destinati a favorire l’accessib<strong>il</strong>ità e la fruizione dei<br />
siti archeologici, sempre da ridurre al minimo indispensab<strong>il</strong>e,<br />
dovranno rispettare la tradizione costruttiva loca<strong>le</strong> ed <strong>il</strong> contesto<br />
natura<strong>le</strong> e paesaggistico. La segna<strong>le</strong>tica in e<strong>le</strong>vato (cartelli su palo)<br />
dovrà essere circoscritta al<strong>le</strong> strade carrab<strong>il</strong>i mentre semplici targhe<br />
<strong>il</strong>lustrative e direzionali, robuste e durevoli, potranno essere più<br />
opportunamente posizionate su massi lapidei naturali, poste ad una<br />
altezza non su<strong>per</strong>iore ai cm 100 dal suolo, senza comunque interferire<br />
con la visib<strong>il</strong>ità e la prospettiva dei manufatti antichi e dell’area<br />
archeologica <strong>il</strong> cui assetto dovrà conservare integri i propri caratteri<br />
di storicità e naturalità. Le pavimentazioni dei sentieri potranno essere<br />
ripristinate o rifatte secondo la tecnica esecutiva tradiziona<strong>le</strong><br />
(impietrato o selciato posato a secco su terra). Deve escludersi la<br />
realizzazione di nuove strade carrab<strong>il</strong>i o di parcheggi in prossimità<br />
dei siti di interesse cultura<strong>le</strong> ed archeologico, evitando in ogni caso<br />
sbancamenti e rimodellamenti del terreno. Le piazzo<strong>le</strong> di sosta <strong>per</strong><br />
automob<strong>il</strong>i, in zona rura<strong>le</strong>, potranno essere allocate in posizione
def<strong>il</strong>ata rispetto all’area di interesse, e non saranno comunque pavimentate,<br />
se non con pietre posate a secco. Le recinzioni potranno<br />
essere realizzate in muretto a secco (da eseguirsi secondo la specifica<br />
tecnica loca<strong>le</strong>, differente da zona a zona), ovvero con l’aus<strong>il</strong>io di<br />
arbusti autoctoni, escludendo l’impiego di staccionate in <strong>le</strong>gno, di<br />
reti plastificate, di muretti in cemento o di ringhiere metalliche.<br />
L’eventua<strong>le</strong> impianto di <strong>il</strong>luminazione, qualora sia ritenuto strettamente<br />
indispensab<strong>il</strong>e alla fruizione del sito, sarà costituito da corpi <strong>il</strong>luminanti<br />
posti a meno di 50 cm dal suolo tali da irradiare esclusivamente<br />
luce diffusa diretta verso <strong>il</strong> basso.<br />
Eventuali lavori di scavo e restauro di strutture o re<strong>per</strong>ti archeologici,<br />
dovranno essere eseguiti, previa approvazione del relativo progetto<br />
da parte della Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici, sotto la direzione<br />
scientifica di un archeologo e sotto la vig<strong>il</strong>anza della<br />
Soprintendenza stessa.<br />
Per tutti gli interventi che coinvolgano luoghi o manufatti di interesse<br />
cultura<strong>le</strong>, ovvero posti in contesti di interesse paesaggistico ambienta<strong>le</strong>,<br />
i relativi progetti preliminari ed esecutivi dovranno essere sottoposti<br />
alla preventiva approvazione della competente Soprintendenza <strong>per</strong><br />
i <strong>Beni</strong> Architettonici e/o Archeologici ed eseguiti sotto la vig<strong>il</strong>anza della<br />
medesima Soprintendenza.<br />
Altro aspetto essenzia<strong>le</strong> della concessione è quello della individuazione<br />
precisa e inequivocab<strong>il</strong>e del bene o dei beni concessi in uso.<br />
Per quanto concerne i beni immob<strong>il</strong>i, quali antichi monumenti o aree<br />
archeologiche, se ne deve dare nell’atto di concessione una definizione<br />
comp<strong>le</strong>ta indicandone la denominazione toponomastica, i<br />
riferimenti di mappa catasta<strong>le</strong>, la posizione ed <strong>il</strong> <strong>per</strong>imetro in maniera<br />
georeferenziata. Per <strong>le</strong> raccolte di oggetti o di re<strong>per</strong>ti archeologici,<br />
se ne dovrà redigere un e<strong>le</strong>nco recante, <strong>per</strong> ciascuno di essi,<br />
descrizione, fotografia, materia<strong>le</strong>, misure, datazione, provenienza.<br />
I beni statali concessi in disponib<strong>il</strong>ità al Comune restano comunque<br />
soggetti al<strong>le</strong> disposizioni fissate dal Codice in materia di riprese f<strong>il</strong>mate,<br />
te<strong>le</strong>visive, fotografiche. I Comuni dovranno <strong>per</strong>tanto acquisire<br />
<strong>il</strong> parere obbligatorio della Soprintendenza, competente <strong>per</strong> territorio,<br />
che dovrà valutare la compatib<strong>il</strong>ità del prodotto da realizzarsi<br />
con <strong>le</strong> esigenze di tutela ed <strong>il</strong> carattere storico artistico del bene.<br />
Anche in tal senso la Direzione Regiona<strong>le</strong> ha in corso la definizione<br />
di un accordo con la Regione <strong>per</strong> agevolare <strong>le</strong> società di produzioni<br />
cinematografiche e te<strong>le</strong>visive, che intendono ut<strong>il</strong>izzare i luoghi<br />
della cultura statali come location <strong>per</strong> <strong>le</strong> riprese, redigendo un<br />
regolamento che consenta di uniformare <strong>le</strong> procedure su tutto <strong>il</strong><br />
territorio regiona<strong>le</strong>.<br />
53
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
54<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici del<strong>le</strong> province<br />
di Cagliari e Oristano<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>, 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong><br />
i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici<br />
della Sardegna<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
Paolo Scarpellini<br />
Coordinamento<br />
Sandra Violante<br />
Via dei Salinieri, 20-22<br />
09126 Cagliari<br />
Tel. 070 34281<br />
Fax 070 3428209<br />
dirregsardegna@beniculturali.it<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
Archeologici del<strong>le</strong> province<br />
di Cagliari e Oristano<br />
Soprintendente ad interim<br />
Giovanni Azzena<br />
Piazza Indipendenza, 7<br />
09100 Cagliari<br />
Tel. 070 605181<br />
Fax 070 658871<br />
archeoca@beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici della Sardegna<br />
Tuvixeddu. Al di là<br />
Giovanni Azzena, Donatella Salvi<br />
Tuvixeddu è Ald<strong>il</strong>à. Gli antichi parenti dei cittadini contemporanei<br />
che “dormono sulla collina”, sono stati già in antico disturbati<br />
da cave, costruzioni, infrastrutture... La città moderna non li ha scacciati,<br />
né co<strong>per</strong>ti, ma circondandoli da ogni lato ha restituito loro, in<br />
qualche modo, la pace. Una pace che adesso sembra eccessiva,<br />
<strong>per</strong>ché sa di abbandono, ma che, forse, è <strong>il</strong> primo passo <strong>per</strong> tentare<br />
un approccio diverso al prob<strong>le</strong>ma Tuvixeddu.<br />
Tuvixeddu al di là dei prob<strong>le</strong>mi, del<strong>le</strong> po<strong>le</strong>miche, degli errori, del<strong>le</strong><br />
contrapposizioni. Perché Tuvixeddu è stato ed è ancora – <strong>per</strong> i media,<br />
<strong>per</strong> la gente, <strong>per</strong> la politica – essenzialmente un prob<strong>le</strong>ma. E niente,<br />
nella sua lunga storia, ha nuociuto tanto a questo luogo frag<strong>il</strong>e e prezioso<br />
di questo lungo <strong>per</strong>iodo di prob<strong>le</strong>maticità. Il secondo passo è<br />
accordo, coordinamento: <strong>per</strong>ché nessuno, da solo, può riuscire.<br />
Tuvixeddu al di là dei recinti. Perché <strong>il</strong> grande col<strong>le</strong> dei morti, come<br />
ogni cimitero, come ogni luogo di margine, come ogni “terzo <strong>paesaggio</strong>”<br />
rimasto intatto nella maglia stretta dei quartieri moderni, è<br />
proprietà di tutti. Tuvixeddu <strong>per</strong>meab<strong>il</strong>e alla vita, proprietà della<br />
gente, eredità da condividere. Il terzo passo è condivisione, <strong>per</strong>ché<br />
non esiste forma di tutela più <strong>per</strong>fetta del far capire a tutti e a ciascuno<br />
che ciò che vede, usa, <strong>per</strong>corre, è roba sua.<br />
Tuvixeddu al di là del <strong>paesaggio</strong>. Perché la collina solcata da cave,<br />
punteggiata da tombe, che sembra campagna, brulla e polverosa, è<br />
<strong>per</strong>ò certamente anche città. È un grande quartiere stranamente urbano,<br />
forse non <strong>per</strong>iferico ma certamente di margine. Il quarto passo è<br />
guardare Tuvixeddu come se fosse città, <strong>per</strong>ché si possa “sentire”<br />
urbano e come ta<strong>le</strong> rispondere.<br />
Tuvixeddu al di là dell’urbano. Perché è vero anche l’esatto contrario.<br />
Tuvixeddu è un frammento di campagna, un meteorite pregnante<br />
storia piombato nel mezzo di un quartiere di Cagliari. Non si può<br />
imbel<strong>le</strong>ttarlo troppo, non si può caricarlo di orpelli: è la severa campagna<br />
sarda, <strong>paesaggio</strong> di cronodiversità evidente, che chiede<br />
attenzione e cura, ma non sopporterebbe interventi pesanti. Occorre<br />
ascoltare <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio triste di Tuvixeddu con rispetto e, forse, fare tutti<br />
un passo indietro. Il quinto passo è l’addio? Forse, ma in questo caso<br />
è certamente un addio positivo.<br />
Oggi compresa nel tessuto urbano di Cagliari, ma a lungo <strong>per</strong>iferica<br />
rispetto alla città moderna, la collina di Tuvixeddu è stata ut<strong>il</strong>izzata nell’antichità,<br />
e <strong>per</strong> molti secoli, come necropoli. Città dei morti, prima, in<br />
età punica, contrapposta, nella sua estesa compattezza, alla città dei vivi<br />
che si apriva sulla laguna di Santa G<strong>il</strong>la; scenografica composizione di<br />
colombari e tombe a camera, più tardi, in età romana quando, al<strong>le</strong> pendici<br />
della collina, esterna ormai alla città, <strong>le</strong> sepolture si affacciano lungo<br />
la principa<strong>le</strong> strada che da Cagliari si dirige verso l’interno dell’isola.<br />
Progressivamente, e <strong>per</strong> settori, venuta meno la funzione funeraria,
quello stesso calcare che aveva agevolato lo scavo del<strong>le</strong> sepolture,<br />
divenne risorsa: numerosi fronti di cava furono a<strong>per</strong>ti <strong>per</strong> ricavare<br />
pietra da taglio e da calce, aprendo lacerazioni profonde su tutti i<br />
versanti del col<strong>le</strong>. A val<strong>le</strong>, affiancate o addossate al<strong>le</strong> tombe romane,<br />
con disposizione irregolare, molte case basse e poche più importanti<br />
v<strong>il</strong><strong>le</strong> posero <strong>le</strong> basi <strong>per</strong> una <strong>per</strong>iferia staccata che tendeva a congiungersi<br />
con la città, mentre <strong>le</strong> stesse tombe a camera, come è attestato<br />
fin dal Cinquecento, costituivano abitazioni di fortuna o magazzini<br />
annessi ad attività commerciali. In questo quadro, ricavab<strong>il</strong>e dal<br />
catasto ottocentesco, dal<strong>le</strong> fotografie di Desse<strong>le</strong>rt o dal<strong>le</strong> descrizioni<br />
dei primi del Novecento del Taramelli che vi vede povere case “di<br />
pescatori e panattare”, si muove la ricerca archeologica, attenta alla<br />
sco<strong>per</strong>ta del<strong>le</strong> prime tombe che apparivano allora, <strong>per</strong> la particolare<br />
struttura a pozzo e <strong>per</strong> i mon<strong>il</strong>i così sim<strong>il</strong>i a quelli egiziani, di incerta<br />
attribuzione, meno curata nell’analisi dei contesti romani, dei quali si<br />
apprezzavano <strong>le</strong> architetture e <strong>le</strong> iscrizioni ma non si descrivevano né<br />
<strong>le</strong> urne – ancora in posto, – né i corredi. La grandiosità della necropoli<br />
è <strong>per</strong>ò <strong>per</strong>cepita dagli studiosi ed è soprattutto nel<strong>le</strong> paro<strong>le</strong> di<br />
Francesco E<strong>le</strong>na, nel 1861, che ne emergono tutte <strong>le</strong> potenzialità: non<br />
solo l’avvocato-archeologo ne coglie l’unicità nell’estensione e nella<br />
quantità di sepolture, ma ne auspica lo scavo integra<strong>le</strong> che, mettendone<br />
in luce i tagli, avrebbe formato un “monumento”privo di confronti.<br />
Per quanto altri, sempre più ampi, fronti di cava siano stati<br />
a<strong>per</strong>ti nel tempo, distruggendo o sezionando i pozzi del<strong>le</strong> tombe<br />
puniche, ed anche se l’espansione ed<strong>il</strong>izia ha ormai raggiunto e pressoché<br />
inglobato i margini della collina, oggi l’auspicio di Francesco<br />
E<strong>le</strong>na sta diventando realtà. Ai cantieri non contigui, e talvolta ripetuti,<br />
che avevano consentito indagini d’urgenza o di breve <strong>per</strong>iodo, è<br />
finalmente subentrato un cantiere che, con la durata, ha garantito lo<br />
scavo in estensione. Stanno emergendo così, disposte in un tessuto<br />
fitto e <strong>per</strong> lo più regolare, i pozzi verticali, più o meno profondi, che<br />
immettono al<strong>le</strong> cel<strong>le</strong>, a<strong>per</strong>te sul lato corto, nel qua<strong>le</strong> era deposto <strong>il</strong><br />
defunto. In molti casi pozzo e cella sono risultati già scavati in un<br />
passato più o meno recente e riempiti con terra o con rifiuti di vario<br />
genere. Con una certa frequenza, <strong>per</strong>ò, la lastra in pietra posta a chiusura<br />
della porta di accesso alla cella è risultata ancora in posto e nella<br />
cella sono stati ritrovati i corredi ed i resti sche<strong>le</strong>trici. La conoscenza<br />
del<strong>le</strong> tecniche e dei rituali dell’età punica è stata notevolmente<br />
ampliata: da un lato la possib<strong>il</strong>ità di cogliere la distribuzione del<strong>le</strong><br />
tombe, <strong>il</strong> loro andamento interno e l’attenzione posta ad evitare danneggiamenti<br />
fra tomba e tomba, – talvolta sol<strong>le</strong>vando <strong>le</strong> quote, talvolta<br />
realizzando dei dislivelli nella cella o nel pozzo, – ha consentito<br />
di comprendere i criteri di espansione della necropoli; dall’altra<br />
l’analisi dei corredi, costituiti da ceramiche d’uso comune ma anche<br />
da non pochi oggetti di particolare pregio, ha favorito la <strong>le</strong>ttura del<strong>le</strong><br />
consuetudini della morte, l’attenzione <strong>per</strong> <strong>il</strong> particolare, <strong>il</strong> rapporto<br />
fra i vivi ed i loro defunti in un arco di tempo che va dal VI al IV secolo<br />
a.C. A ciò si aggiunge che in alcune porzioni è possib<strong>il</strong>e apprezzare<br />
come <strong>per</strong> qualche tempo, già in età romana, la collina fu interes-<br />
55
Foto di:<br />
Giovanni Alvito Teravista<br />
56<br />
sata da tagli di cava e come più tardi, nel II secolo d.C., tutta l’area fu<br />
<strong>per</strong>corsa dal tracciato dell’acquedotto che, da 40 ch<strong>il</strong>ometri di<br />
distanza, riforniva Cagliari di acqua corrente. Tutti questi dati si aggiungono<br />
a quelli già acquisiti negli scavi condotti più a val<strong>le</strong>, laddove la<br />
roccia calcarea è rico<strong>per</strong>ta da un suolo compatto e a tratti arg<strong>il</strong>loso nel<br />
qua<strong>le</strong>, con modifiche <strong>per</strong>cepib<strong>il</strong>i in tutto <strong>il</strong> mondo punico fra <strong>il</strong> IV ed<br />
<strong>il</strong> III secolo a.C., l’inumazione dei defunti non è più ospitata nel<strong>le</strong> cel<strong>le</strong><br />
del<strong>le</strong> tombe scavate, ma in semplici tombe a fossa. È qui, inoltre, che<br />
con l’arrivo di genti latine, si coglie, nettissimo, l’ulteriore cambiamento<br />
del<strong>le</strong> forme del ritua<strong>le</strong> con <strong>il</strong> passaggio dall’inumazione alla cremazione<br />
diretta nei cd. busta e, più tardi, a quello della cremazione indiretta:<br />
i resti combusti sono ospitati nel<strong>le</strong> urne, a loro volta deposte<br />
nella terra o nei colombari, nuova forma architettonica del<strong>le</strong> sepolture<br />
a camera ancora una volta scavate nella roccia ma questa volta<br />
accessib<strong>il</strong>i direttamente da una porta a<strong>per</strong>ta sul costone. Alla verticalità<br />
del<strong>le</strong> tombe a pozzo, interamente contenute nel banco roccioso,<br />
subentra la frontalità del<strong>le</strong> tombe romane, come case ricche di stucchi,<br />
nel caso della Tomba con pesci, spighe ed altri fregi, o come<br />
simulazione di templi: “Ciò che tu credi un tempio, viandante...” recita<br />
infatti una del<strong>le</strong> iscrizioni della Grotta della Vi<strong>per</strong>a, la più famosa<br />
del<strong>le</strong> tombe a camera, che <strong>il</strong> marito dedicò ad Att<strong>il</strong>ia Pompt<strong>il</strong>la.
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici della Sardegna<br />
Il Paesaggio archeologico nell’agro di Sinnai<br />
Maria Rosaria Manunza<br />
Il Progetto di valorizzazione del Paesaggio archeologico di Sinnai è<br />
partito dalla identificazione del<strong>le</strong> risorse archeologiche presenti nel<br />
territorio, <strong>per</strong> ricavare gli e<strong>le</strong>menti di conoscenza che ci consentissero<br />
di fare ipotesi sui modi di vita del<strong>le</strong> popolazioni antiche.<br />
Il lavoro di Censimento Archeologico della scrivente sotto la direzione<br />
scientifica della scrivente, è stato finanziato dal Comune di Sinnai.<br />
Il risultato della ricerca è stato pubblicato nel volume “Indagini<br />
archeologiche a Sinnai” a cura della medesima.<br />
Il primo compito del cantiere archeologico è stato quello di acquisire<br />
la maggior quantità possib<strong>il</strong>e di dati sul territorio. Si è fatto un preliminare<br />
esame del materia<strong>le</strong> cartografico, sul<strong>le</strong> carte I.G.M. 1:25000<br />
ed 1:10000. Per la ricerca dei monumenti ci si è basati inoltre sulla<br />
raccolta del<strong>le</strong> notizie bibliografiche e, soprattutto, sulla raccolta<br />
del<strong>le</strong> testimonianze orali. Alla raccolta dei dati è seguita una cap<strong>il</strong>lare<br />
indagine sul territorio. Una volta posizionato <strong>il</strong> punto di riferimento<br />
con <strong>il</strong> GPS si è proceduto alla misurazione del monumento con i<br />
tradizionali sistemi di r<strong>il</strong>evamento: triangolazioni etc. I monumenti<br />
sono stati quindi inseriti nel<strong>le</strong> nuove carte I.G.M. e nel<strong>le</strong> carte catastali.<br />
Una volta accertata la natura, l’estensione, lo stato del<strong>le</strong> emergenze<br />
archeologiche, si è proceduto al r<strong>il</strong>ievo del<strong>le</strong> strutture visib<strong>il</strong>i e alla<br />
loro documentazione mediante foto e diapositive che sono state<br />
al<strong>le</strong>gate al<strong>le</strong> schede descrittive.<br />
I lavori hanno evidenziato una ricchezza di siti e di monumenti di notevo<strong>le</strong><br />
interesse. Per quanto allo stato attua<strong>le</strong> del<strong>le</strong> ricerche non si abbiano<br />
rinvenimenti riferib<strong>il</strong>i al Pa<strong>le</strong>olitico, al Mesolitico, e ai <strong>per</strong>iodi più antichi<br />
del Neolitico, non si può escludere, in assenza di scavi stratigrafici,<br />
che gli uomini in quei <strong>per</strong>iodi fossero assenti in questo territorio. La cul-<br />
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici del<strong>le</strong> province<br />
di Cagliari e Oristano<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>, 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong><br />
<strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong><br />
e Paesaggistici della Sardegna<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
Paolo Scarpellini<br />
Coordinamento<br />
Sandra Violante<br />
Via dei Salinieri, 20-22<br />
09126 Cagliari<br />
Tel. 070 34281<br />
Fax 070 3428209<br />
dirregsardegna@beniculturali.it<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
Archeologici del<strong>le</strong> province<br />
di Cagliari e Oristano<br />
Soprintendente ad interim<br />
Giovanni Azzena<br />
Piazza Indipendenza, 7<br />
09100 Cagliari<br />
Tel. 070 605181<br />
Fax 070 658871<br />
archeoca@beniculturali.it<br />
57
58<br />
tura più antica finora attestata nel territorio è quella Ozieri (neolitico<br />
recente-inizi eneolitico: circa 3800-2900 avanti Cristo) documentata da<br />
domus de janas, menhirs, da ceramiche decorate e da strumenti litici. Il<br />
<strong>per</strong>iodo nuragico è quello meglio documentato. La maggior parte dei<br />
nuraghi si trova ubicata su alture rocciose, a guardia dei campi e dei<br />
pascoli e, soprattutto, del<strong>le</strong> vie di comunicazione lungo i corsi d’acqua.<br />
Strutture e re<strong>per</strong>ti documentano insediamenti nella piana ad Est di<br />
Sinnai che restituisce anche molti pozzi. I numerosi re<strong>per</strong>ti litici: asce<br />
scanalate, teste di mazza, macine, macinelli e pestelli, riportati in su<strong>per</strong>ficie<br />
dal<strong>le</strong> arature, documentano attività agrico<strong>le</strong>. Recentissima la sco<strong>per</strong>ta<br />
di un pozzo nell’entroterra di Solanas chiamato Mitza Cropetta, la<br />
cui architettura rientra nei canoni dei templi a pozzo nuragici. Si sono<br />
inoltre censite diverse tombe di giganti, rinvenute isolate o più frequentemente<br />
in gruppo di due, tutte costruite con blocchi disposti a f<strong>il</strong>ari,<br />
secondo una tipologia tipica della Sardegna Meridiona<strong>le</strong>. L’età storica è<br />
rappresentata da aree di insediamento e di necropoli, mentre mancano,<br />
<strong>per</strong> ora, rinvenimenti di monumenti.
Il sistema di presentazione del<strong>le</strong> risorse culturali del territorio di Sinnai<br />
parte dal Centro Cultura<strong>le</strong> di via Col<strong>le</strong>tta a Sinnai, dove hanno sede <strong>il</strong><br />
Museo Archeologico, la Pinacoteca, una sala <strong>per</strong> <strong>le</strong> conferenze e <strong>per</strong><br />
<strong>le</strong> mostre temporanee.<br />
Da qui partono <strong>le</strong> azioni di comunicazione e commercializzazione dei<br />
luoghi turistici con componente cultura<strong>le</strong>. Gestire <strong>il</strong> Centro Cultura<strong>le</strong> di<br />
via Col<strong>le</strong>tta, organizzare attività didattica nel<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong>, organizzare<br />
eventi, mostre, convegni, proporre itinerari diversificati <strong>per</strong> un pubblico<br />
differenziato, questi sono i compiti dei Gestori della Sede Musea<strong>le</strong><br />
e del<strong>le</strong> Aree Archeologiche comunali.<br />
Dall’identificazione del<strong>le</strong> risorse si è passati alla pianificazione territoria<strong>le</strong><br />
con l’inserimento di tutte <strong>le</strong> aree censite nel<strong>le</strong> zone H4 del<br />
Piano Urbanistico Comuna<strong>le</strong>.<br />
È seguita poi la fase di divulgazione del<strong>le</strong> conoscenze acquisite: si è<br />
al<strong>le</strong>stita la sala archeologica del Centro Cultura<strong>le</strong> “La Col<strong>le</strong>tta” con una<br />
mostra <strong>per</strong>manente dei re<strong>per</strong>ti archeologici provenienti dal territorio<br />
comuna<strong>le</strong>.<br />
59
60<br />
Si è realizzata, inoltre, una mostra fotografica a tema sui beni archeologici<br />
della località Solanas. Si sono pubblicate, sui Quaderni della<br />
Soprintendenza di Cagliari e su Riviste Specializzate, diverse relazioni<br />
scientifiche.<br />
Il Cantiere Archeologico proseguirà <strong>il</strong> lavoro con l’attività di scavo <strong>per</strong><br />
rendere fruib<strong>il</strong>i i monumenti prescelti, con la consapevo<strong>le</strong>zza che <strong>per</strong><br />
la valorizzazione di un monumento non è sufficiente metterlo in luce:<br />
occorre assicurargli continua sorveglianza, manutenzione, occorre<br />
gestirlo in maniera che si trasformi in un prodotto turistico e in risorsa<br />
economica. E <strong>per</strong>ché questo accada, <strong>per</strong>ché la risorsa cultura<strong>le</strong> assuma<br />
valore aggiunto, occorre anche che sia integrata nella risorsa<br />
ambienta<strong>le</strong> (foreste, itinerari del C.A.I., spiaggia di Solanas, etc.), e che<br />
sia supportata dalla risorsa territoria<strong>le</strong> (Piano Urbanistico Comuna<strong>le</strong>, viab<strong>il</strong>ità,<br />
trasporti etc.), dalla risorsa socia<strong>le</strong> (servizi, sicurezza socia<strong>le</strong>,<br />
sicurezza contro gli incendi nei boschi etc.) nonché dall’economia<br />
turistica (alberghi, agriturismo, ristoranti, artigianato, commercio tradiziona<strong>le</strong>,<br />
etc.). Tutto <strong>il</strong> territorio è dunque chiamato ad effettuare quest’o<strong>per</strong>azione<br />
di valorizzazione del<strong>le</strong> risorse culturali.<br />
Il volume “Indagini archeologiche a Sinnai”, che si apre con una finestra<br />
sugli aspetti geomorfologici del territorio, cui segue una breve<br />
nota sulla storia degli studi, offre due diverse <strong>le</strong>tture: una cronologica,<br />
l’altra topografica.<br />
Nella prima parte i dati sono esposti in ordine cronologico: i monumenti<br />
e i materiali vengono collocati ciascuno nel contesto cultura<strong>le</strong><br />
che l’ha prodotto. Particolarmente significativo, in questa prima<br />
parte, l’articolo sul <strong>per</strong>iodo orientalizzante, dedicato ai risultati del<strong>le</strong><br />
prime campagne di scavo archeologico effettuate nel tempietto di<br />
Bruncu Mogumu. La seconda parte è organizzata in ordine topografico:<br />
i monumenti vengono catalogati in ordine da Nord a Sud, con<br />
riferimento al numero d’ordine della Carta Archeologica al<strong>le</strong>gata.<br />
La terza parte comprende alcuni articoli specifici sul Museo: una nota<br />
sul Progetto Cultura<strong>le</strong> dell’Esposizione, due studi sui re<strong>per</strong>ti fuori<br />
contesto provenienti rispettivamente da Col<strong>le</strong>zioni Private e da<br />
Sequestro.
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici della Sardegna<br />
V<strong>il</strong>la Tigellio, la rinascita<br />
Società Anamnesys<br />
Il prodotto multimedia<strong>le</strong>, realizzato dalla società Anamnesys s.r.l., è<br />
stato realizzato con tecnologia di visualizzazione real-time che<br />
offre allo spettatore non solo la possib<strong>il</strong>ità di godere della ricostruzione<br />
virtua<strong>le</strong> degli ambienti della famosa area archeologica ubicata<br />
nel cuore di Cagliari, comp<strong>le</strong>ti di affreschi ed arredi del <strong>per</strong>iodo, ma<br />
di poter navigare liberamente all’interno della residenza e interrogare<br />
i punti di maggiore interesse grazie ad un sistema informativo a<br />
schede comp<strong>le</strong>te di tutte <strong>le</strong> informazioni ut<strong>il</strong>i a scoprire la bel<strong>le</strong>zza<br />
del sito all’inizio del I sec. d.C.<br />
“V<strong>il</strong>la Tigellio, la rinascita” è un prodotto unico nel panorama della<br />
valorizzazione dei beni culturali in Sardegna e nel suo genere, che<br />
accosta la profondità di uno studio storico-archeologico del sito,<br />
condotto dagli archeologi dell’Anamnesys in collaborazione con la<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici <strong>per</strong> <strong>le</strong> province di Cagliari e<br />
Oristano, al<strong>le</strong> potenzialità offerte dalla computer grafica e dal<strong>le</strong> tecnologie<br />
di visualizzazione in tempo rea<strong>le</strong>.<br />
Attraverso la possib<strong>il</strong>ità di una conoscenza visiva più approfondita,<br />
offerta dal prodotto multimedia<strong>le</strong>, è possib<strong>il</strong>e godere in maniera<br />
nuova e più coinvolgente <strong>il</strong> fascino della visita rea<strong>le</strong> presso la c.d.<br />
V<strong>il</strong>la di Tigellio.<br />
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici del<strong>le</strong> province<br />
di Cagliari e Oristano<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>, 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong><br />
<strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong><br />
e Paesaggistici della Sardegna<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
Paolo Scarpellini<br />
Coordinamento<br />
Sandra Violante<br />
Via dei Salinieri, 20-22<br />
09126 Cagliari<br />
Tel. 070 34281<br />
Fax 070 3428209<br />
dirregsardegna@beniculturali.it<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
Archeologici del<strong>le</strong> province<br />
di Cagliari e Oristano<br />
Soprintendente ad interim<br />
Giovanni Azzena<br />
Piazza Indipendenza, 7<br />
09100 Cagliari<br />
Tel. 070 605181<br />
Fax 070 658871<br />
archeoca@beniculturali.it<br />
61
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici del<strong>le</strong> province<br />
di Cagliari e Oristano<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>, 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong><br />
i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici<br />
della Sardegna<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
Paolo Scarpellini<br />
Coordinamento<br />
Sandra Violante<br />
Via dei Salinieri, 20-22<br />
09126 Cagliari<br />
Tel. 070 34281<br />
Fax 070 3428209<br />
dirregsardegna@beniculturali.it<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
Archeologici del<strong>le</strong> province<br />
di Cagliari e Oristano<br />
Soprintendente ad interim<br />
Giovanni Azzena<br />
Piazza Indipendenza, 7<br />
09100 Cagliari<br />
Tel. 070 605181<br />
Fax 070 658871<br />
archeoca@beniculturali.it<br />
62<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici della Sardegna<br />
Il Sistema Informativo Territoria<strong>le</strong><br />
<strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> della Sardegna<br />
Alberto Bruni, Andrea Doria, Franco Fabrizi<br />
Creazione e messa a punto<br />
Il Progetto GIS è stato finanziato, <strong>per</strong> un importo tota<strong>le</strong> di 500.000<br />
Euro dal CIPE con delibera n. 17/2003 ed è la natura<strong>le</strong> prosecuzione<br />
del processo di informatizzazione avviato dal <strong>Ministero</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> e<br />
<strong>le</strong> <strong>Attività</strong> <strong>Culturali</strong> – Servizi Informativi Automatizzati – consistente<br />
nell’imp<strong>le</strong>mentazione della rete loca<strong>le</strong> e programmi di gestione<br />
documenta<strong>le</strong> (denominato progetto WOAG).<br />
L’obiettivo del progetto è la creazione e messa a punto di un Sistema<br />
Informativo Territoria<strong>le</strong> Integrato a livello regiona<strong>le</strong> che vede interessate,<br />
secondo <strong>le</strong> singo<strong>le</strong> competenze: la Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
Archeologici <strong>per</strong> <strong>le</strong> province di CA e OR, la Soprintendenza <strong>per</strong> i<br />
<strong>Beni</strong> Archeologici <strong>per</strong> <strong>le</strong> province di SS e NU, la Soprintendenza<br />
B.A.P.P.S.A.E. <strong>per</strong> <strong>le</strong> province di CA e OR, la Soprintendenza<br />
B.A.P.P.S.A.E. <strong>per</strong> <strong>le</strong> province di SS e NU, la Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong><br />
la Sardegna, <strong>il</strong> Nuc<strong>le</strong>o Carabinieri <strong>per</strong> la Tutela del Patrimonio<br />
Cultura<strong>le</strong> con sede a Sassari località Li Punti.<br />
Linee guida<br />
Ferma restando l’impostazione genera<strong>le</strong> del progetto, così come<br />
presentata al CIPE, si evidenziano <strong>le</strong> linee guida che lo caratterizzano<br />
in termini di approccio metodologlco:<br />
- viene esclusivamente ut<strong>il</strong>izzato <strong>il</strong> metodo che <strong>il</strong> MIBAC ha seguito<br />
<strong>per</strong> la realizzazione di “CULTURA ON LINE” di cui <strong>il</strong> presente progetto<br />
può considerarsi una diretta conseguenza;<br />
- la banca Dati del Sistema GIS (che assume particolare importanza<br />
in quanto costitusce <strong>il</strong> cuore del sistema stesso, dovendo gestire<br />
tutte <strong>le</strong> informazioni necessarie al suo corretto funzionamento) sarà<br />
progettata, in modo che nel tempo sia in grado di accogliere tutte <strong>le</strong><br />
istanze informative che i singoli Enti coinvolti dovessero richiedere.<br />
Tenuto conto che gran parte dei dati del sistema GIS saranno “estrapolatl”<br />
da archivi di proprietà del MIBAC, dovrà contenere i Iinks, col<strong>le</strong>gamenti<br />
<strong>per</strong> accedere al<strong>le</strong> informazioni, relativi ai dati statici quali:<br />
idrografta, curve di livello, aree vulcaniche, toponomastica, cartografia<br />
raster, IGM e quant’altro.<br />
Obiettivi<br />
Obiettivo del progetto è mettere a disposizione dell’utenza la maggior<br />
parte del<strong>le</strong> informazioni sul territorio che <strong>per</strong>mettano di portare<br />
ad una rea<strong>le</strong> conoscenza dello stesso, in termini di interrelazioni finalizzate<br />
alla salvaguardia del patrimonio cultura<strong>le</strong> supportando, ove<br />
possib<strong>il</strong>e, <strong>le</strong> attività di pianificazone territoria<strong>le</strong> portate avanti dagli<br />
Uffici <strong>per</strong>iferici del MIBAC (direzione regiona<strong>le</strong> e soprintendenze) e<br />
dagli Enti locali coinvolti (Regione, province, comuni, ecc.). In ta<strong>le</strong><br />
ottica riveste particolare importanza la costituzione della Banca Dati<br />
intesa come informazioni da memorizzare e intercorrelare.<br />
È quindi necessario impostare in modo preciso e puntua<strong>le</strong> <strong>le</strong> varie<br />
attività di “popolamento” della Banca Dati.
Presso <strong>le</strong> strutture del MIBAC Sardegna sono presenti, in formato cartaceo,<br />
informazioni inerenti <strong>il</strong> patrimonio cultura<strong>le</strong> quali, a solo titolo<br />
di esempio, schede catalografiche, decreti di vincolo, ecc. Un caricamento<br />
più consistente e articolato, comprensivo di georeferenziazione<br />
del sito, sarà effettuato nell’ambito dell’Accordo di Programma<br />
Quadro tra MIBAC e Regione Sardegna.<br />
Cartografia<br />
Parte r<strong>il</strong>evante di un sistema G.I.S. è la cartografia. Una volta acquisita<br />
questa costituirà la base sulla qua<strong>le</strong> andranno inseriti i dati r<strong>il</strong>evati<br />
attraverso campagne di ricognizione e r<strong>il</strong>ievo mediante l’ut<strong>il</strong>izzo di<br />
strumenti ad alta tecnologia (Penna Digita<strong>le</strong>) e/o apparecchlature GPS<br />
che consentono una puntua<strong>le</strong> “georefernzlazlone” dei siti.<br />
Le varie fasi lavorative possono essere schematizzate in:<br />
Responsab<strong>il</strong>e del procedimento:<br />
E<strong>le</strong>na Romoli<br />
Progettisti e Direttore dei Lavori:<br />
Alberto Bruni, Andrea Doria<br />
Franco Fabrizi<br />
O<strong>per</strong>atori GIS:<br />
Andrea Agus, Pietro Matta<br />
Marco Piras<br />
Consu<strong>le</strong>nte:<br />
Antonio Colucci<br />
Ditta appaltatrice:<br />
Servizi d’Azienda S.p.a.<br />
63
64<br />
I FASE<br />
Lavoro di campagna. R<strong>il</strong>ievo dell’area interessata sia tramite l’ut<strong>il</strong>izzo<br />
di strumentazione ottica classica, sia attraverso l’ut<strong>il</strong>izzo di strumenti<br />
di ultima generazione quali i G.P.S. topografici.<br />
II FASE<br />
Il trattamento dei dati avviene in ufficio tramite l’ut<strong>il</strong>izzo di software<br />
applicativi specifici.<br />
III FASE<br />
Il sistema <strong>per</strong>mette di produrre elaborati in grado di soddisfare una<br />
vasta gamma di necessità.<br />
Alcuni esempi sono: la stampa o <strong>il</strong> plotaggio degli elaborati; la creazione<br />
di schede tematiche quali <strong>le</strong> monografie dei punti di riferimento;<br />
l’inserimento dati in sistemi informativi al fine di favorirne la fruizione<br />
da parte di varie categorie di utenti
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici della Sardegna<br />
Paesaggio da scoprire, <strong>paesaggio</strong> da e<strong>le</strong>ggere<br />
Antonietta Boninu<br />
identità di un popolo è tema di grande interesse e di notevo<strong>le</strong><br />
L’ significato, ma anche di ardua esemplificazione. Nel pred<strong>il</strong>igere <strong>il</strong><br />
<strong>le</strong>game tra l’ambiente, <strong>il</strong> territorio e l’uomo si <strong>per</strong>corre un’analisi <strong>per</strong><br />
individuare <strong>le</strong>tture attraverso dati riscontrab<strong>il</strong>i. Il fattore natura ed <strong>il</strong><br />
fattore storia interagiscono tra di loro con modalità ininterrotta sia nel<br />
passato e sia nel presente. Per <strong>il</strong> futuro la costruzione dell’interazione<br />
è affidata all’attua<strong>le</strong> rapporto dell’uomo con <strong>il</strong> territorio, la storia,<br />
ed <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> ereditato.<br />
Le trasformazioni, connaturate alla vita e al<strong>le</strong> sue articolazioni, creano<br />
modifiche ineluttab<strong>il</strong>i, anche involontarie. L’esito di un equ<strong>il</strong>ibrio,<br />
proporzionato al rispetto del<strong>le</strong> risorse, comporta la partecipazione<br />
consapevo<strong>le</strong> dell’uomo in un circuito di crescita cultura<strong>le</strong>, e verifica<br />
da affidare alla col<strong>le</strong>ttività.<br />
L’apporto del<strong>le</strong> scienze che offrono strumenti di conoscenza del territorio,<br />
da sezionare virtualmente lunga la diacronia stratificatasi, e<br />
oggi r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e in forme troppo sincopate, giustapposte, talvolta<br />
capovolte e sovvertite, si manifesta in un contributo di confronto e di<br />
coinvolgimento con <strong>le</strong> popolazioni residenti, proponendo itinerari<br />
di indagine comune.<br />
In terra di Sardegna ben si adatta la definizione di <strong>paesaggio</strong>, qua<strong>le</strong><br />
stato d’animo che incamera immagini di luoghi, f<strong>il</strong>tra sentimenti e li<br />
rielabora nella <strong>per</strong>cezione, con ritorni, profumi, ed esplorazioni, <strong>per</strong><br />
attivare circuiti di immagini e di sensazioni. Il richiamo forte <strong>per</strong> ri<strong>per</strong>correre<br />
passaggi, impressioni, nel<strong>le</strong> città, nel<strong>le</strong> campagne, nei santuari,<br />
nei monumenti, riconduce ad una aspirazione di conoscenza <strong>per</strong><br />
poter radicare <strong>il</strong> sentimento dei luoghi. La ricerca contemporanea sul<br />
<strong>paesaggio</strong>, anche con discussioni vivaci, affronta <strong>il</strong> tema con <strong>il</strong> centra<strong>le</strong><br />
obiettivo di coinvolgere i cittadini in azioni e comportamenti di<br />
rispetto.<br />
Nell’indagine sul rapporto tra uomo e spazio, tra cultura e natura, l’archeologia<br />
dispone di mezzi e riserve adeguati, e offre sul piano<br />
metodologico, risorse singolarmente stimolanti.<br />
La ricerca interessa sostanzialmente la storia del<strong>le</strong> idee e della<br />
scienza; nello specifico la ricerca archeologica analizza <strong>le</strong> testimonianze<br />
materiali dell’uomo nel<strong>le</strong> epoche antiche, che partecipano<br />
con formu<strong>le</strong> e quantità molto comp<strong>le</strong>sse della vita dell’uomo contemporaneo.<br />
La giustapposizione e/o l’integrazione tra gli uomini del passato e gli<br />
uomini del momento presente si <strong>le</strong>ggono attraverso <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> ereditato<br />
e <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> che si modifica nell’evolversi della vita nel territorio.<br />
La <strong>per</strong>cezione dei valori, sensazioni, segni del territorio è l’esito<br />
di una costruzione antecedente e di una mutazione che si registra<br />
in termini razionali, diretti, con consapevo<strong>le</strong>zza, e partecipazione,<br />
anche non volontaria. Il rapporto tra uomo e territorio, tra idee e<br />
ambiente suscita discussioni, e propone quesiti anche all’interprete<br />
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici <strong>per</strong> <strong>le</strong> province di Sassari e Nuoro<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>, 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong><br />
<strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong><br />
e Paesaggistici della Sardegna<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
Paolo Scarpellini<br />
Coordinamento<br />
Sandra Violante<br />
Via dei Salinieri, 20-22<br />
09126 Cagliari<br />
Tel. 070 34281<br />
Fax 070 3428209<br />
dirregsardegna@beniculturali.it<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
Archeologici <strong>per</strong> <strong>le</strong> province<br />
di Sassari e Nuoro<br />
Soprintendente<br />
Giovanni Azzena<br />
Piazza Sant’Agostino, 2<br />
07100 Sassari<br />
Tel. 079 206741<br />
Fax 079 232666<br />
segreteria.genera<strong>le</strong>@archeossnu.it<br />
65
66<br />
della scienza archeologica, che costituisce un e<strong>le</strong>mento della società,<br />
ed in quanto ta<strong>le</strong> chiamato a contribuire allo sv<strong>il</strong>uppo cultura<strong>le</strong>.<br />
Un’Isola nella mente umana è luogo distante, relativamente lontano,<br />
da raggiungere con impegno, con atto di decisione <strong>per</strong> su<strong>per</strong>are<br />
l’e<strong>le</strong>mento acqua che la circonda; <strong>per</strong> essa l’uomo ha necessità di<br />
strumenti e mezzi costruiti, adattati alla funzione, che con i propri<br />
mezzi fisici non è assolvib<strong>il</strong>e.<br />
Anche la Sardegna, isola <strong>per</strong> chi arriva, isola <strong>per</strong> chi parte, è terra di<br />
incontro, di comunicazione, di scambio, di creazione, sia fisici, sia<br />
culturali. Ha tesaurizzato <strong>le</strong> vicende passate, ha conservato, ha modificato,<br />
e progetta <strong>per</strong> <strong>il</strong> futuro, indaga ciò che è accaduto, scruta ciò<br />
che può accadere. Il presente <strong>le</strong> può riservare potenzialità da individuare<br />
con <strong>il</strong> concorso degli intel<strong>le</strong>tti che guardano all’interesse<br />
comune, nell’ottica di contribuire <strong>per</strong> l’interpretazione dei segni, che<br />
<strong>per</strong>mangono nel territorio, visib<strong>il</strong>i e ascosi.<br />
La metodologia archeologica contempla lo scavo fra <strong>le</strong> attività che<br />
scoprono nella terra documenti di articolate dimensioni, dai m<strong>il</strong>limetri<br />
ai metri, che compongono pagine della storia dell’uomo, anche<br />
nel<strong>le</strong> scelte di intervento. La sco<strong>per</strong>ta che l’arrivo in un approdo<br />
comporta si sv<strong>il</strong>uppa e si approfondisce nel <strong>per</strong>corso lungo la costa,<br />
che mantiene <strong>il</strong> visivo rapporto con <strong>il</strong> mare, e si ingigantisce nell’itinerario<br />
che conduce all’interno.<br />
L’uomo che è giunto nel<strong>le</strong> grotte <strong>per</strong> ripararsi dal<strong>le</strong> intem<strong>per</strong>ie naturali,<br />
che ha appreso e affinato l’arte dell’agricoltura, della caccia,<br />
della pesca, che ha costruito capanne, che ha s<strong>per</strong>imentato <strong>le</strong>ggi di<br />
fisica e principi di statica con l’empiria, che ha confermato <strong>le</strong><br />
prove, che ha edificato ardite architetture con impegno ingegneristico,<br />
che si è rivolto alla divinità <strong>per</strong> affidar<strong>le</strong> i proprî cari <strong>per</strong> l’ald<strong>il</strong>à<br />
e <strong>per</strong> richieder<strong>le</strong> la protezione e la cura sovrannatura<strong>le</strong> del<strong>le</strong><br />
imprese, <strong>le</strong> assicura riconoscimento con o<strong>per</strong>e espressive <strong>per</strong><br />
significato e <strong>per</strong> efficacia di pensiero, tradotte con forme raffinate,<br />
instaura rapporti e scambi di materie prime e di prodotti, consegna<br />
l’es<strong>per</strong>ienza in una tradizione ininterrotta, è sempre presente, è fortemente<br />
radicato, ancorché non sempre platealmente visib<strong>il</strong>e e<br />
<strong>per</strong>cepib<strong>il</strong>e. Suscita grande interesse pensare di poter mettere in<br />
campo energie <strong>per</strong>ché la sco<strong>per</strong>ta coopti menti e mani <strong>per</strong> disvelare<br />
e<strong>le</strong>menti, <strong>per</strong> far espandere la conoscenza. L’archeologia e lo<br />
scavo archeologico assommano strumenti da rendere disponib<strong>il</strong>i,<br />
da <strong>per</strong>fezionare e da ut<strong>il</strong>izzare <strong>per</strong> l’o<strong>per</strong>a scientifica, con prospettiva<br />
socia<strong>le</strong> e cultura<strong>le</strong>. Identificare un <strong>per</strong>corso che garantisca fondamento<br />
e funzionalità <strong>per</strong> applicare i principi dello scavo con<br />
costanza e ampia partecipazione è in programmi e disegni, che<br />
particolari concomitanze ed eclatanti situazioni offrono <strong>per</strong> misurarsi<br />
con interventi innovativi, che salvaguardino gli interessi del<br />
patrimonio cultura<strong>le</strong> fisico e dell’uomo che con esso coabita.<br />
L’archeologia può lanciare una sfida: procedere in uno scavo senza<br />
terra, in uno scavo virtua<strong>le</strong>, che individui gli e<strong>le</strong>menti costitutivi del<br />
<strong>paesaggio</strong>, rimuovendo i veli della conoscenza ricomponendo<br />
pagine <strong>per</strong> una nuova <strong>le</strong>ttura.
Le tracce lasciate dall’uomo, prepotenti o modeste, coesistono, rinserrano<br />
dati, si modificano, si degradano, unite ai fattori della natura,<br />
anch’essi modificatesi nel corso dei m<strong>il</strong><strong>le</strong>nni, <strong>per</strong>mangono in un contesto<br />
individua<strong>le</strong>, ma soltanto parzialmente o settorialmente noto.<br />
Indirizzare la ricerca in un ambito definito, anche <strong>per</strong> convenzionali<br />
confini, articolarne <strong>le</strong> finalità, strutturare <strong>il</strong> processo del<strong>le</strong> conoscenze,<br />
in una prospettiva di un progetto nuovo, garantisce l’indagine sul<br />
<strong>paesaggio</strong> storico. Il r<strong>il</strong>evamento dello stato dei luoghi, la comprensione<br />
degli e<strong>le</strong>menti antropici e degli e<strong>le</strong>menti naturali, la ricostruzione<br />
dei frammenti, la tessitura dei rapporti tra cittadini e risorse, la<br />
comparazione dei dati, l’informazione diffusa, compongono <strong>il</strong> progetto.<br />
La redazione stessa del progetto intende su<strong>per</strong>are i limiti dell’equiparazione<br />
ed omologazione di interventi conclusi nella rispondenza<br />
procedimenta<strong>le</strong>. L’investimento cultura<strong>le</strong> di un progetto di<br />
ricerca sul <strong>paesaggio</strong> attraversa la fase di scomposizione dei fattori,<br />
<strong>per</strong> identificarli, classificarli, estrarne i valori, renderli comprensib<strong>il</strong>i,<br />
tradurli in patrimonio di consapevo<strong>le</strong>zza, rinsaldare i rapporti tra<br />
l’uomo del passato e l’uomo del presente, assicurare un f<strong>il</strong>o continuo<br />
tra i beni culturali e naturali del territorio e i cittadini, in un processo<br />
di riappropriazione e di <strong>le</strong>game fra <strong>le</strong> parti, che scelgono di stare<br />
insieme, <strong>per</strong>ché sono stati già insieme. Il monumento più evidente,<br />
la minuta traccia ad esso connesso, <strong>il</strong> luogo ove è stato edificato, <strong>il</strong><br />
luogo ove si sono cavati i materiali <strong>per</strong> la costruzione, i campi che<br />
sono stati coltivati, <strong>il</strong> luogo <strong>per</strong> <strong>le</strong> sepolture, <strong>il</strong> substrato che li ha<br />
accolti, l’ambiente che li ha nutriti, coesistono ancora oggi, ancorché<br />
mutati e trasformati.<br />
Tutti gli e<strong>le</strong>menti dell’uomo e della natura costituiscono contesto irripetib<strong>il</strong>e,<br />
riconoscib<strong>il</strong>e nel <strong>paesaggio</strong> che oggi si <strong>per</strong>cepisce, assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>e<br />
ad un cantiere della conoscenza.<br />
Ma allora <strong>il</strong> <strong>per</strong>corso dello scavo virtua<strong>le</strong> ha sco<strong>per</strong>to <strong>il</strong> passato che<br />
appartiene all’uomo che vive nel luogo, e quindi agli uomini che<br />
vivono in quei luoghi, traducendo anche nel <strong>paesaggio</strong> conosciuto<br />
espressioni di identità di popolo?<br />
La Sardegna procede nel tracciare <strong>le</strong> linee del proprio futuro, dispone<br />
di un patrimonio cultura<strong>le</strong> notevo<strong>le</strong>; <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> dalla costa all’interno,<br />
negli itinerari pluritematici, presenta e nasconde monumenti<br />
eccezionali, invita alla ricerca, e restituisce i risultati di imprese compiute<br />
ed in corso d’o<strong>per</strong>a. Momenti favorevoli e progetti eccel<strong>le</strong>nti<br />
possono mettere in movimento emozioni e condurre <strong>le</strong>tture nuove<br />
del <strong>paesaggio</strong> anche con <strong>le</strong> ricostruzioni del passato, che appartengono<br />
al<strong>le</strong> comunità che partecipano con ruoli da protagonisti.<br />
67
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
68<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici <strong>per</strong> <strong>le</strong> province di Sassari e Nuoro<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>, 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong><br />
i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici<br />
della Sardegna<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
Paolo Scarpellini<br />
Coordinamento<br />
Sandra Violante<br />
Via dei Salinieri, 20-22<br />
09126 Cagliari<br />
Tel. 070 34281<br />
Fax 070 3428209<br />
dirregsardegna@beniculturali.it<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
Archeologici <strong>per</strong> <strong>le</strong> province<br />
di Sassari e Nuoro<br />
Soprintendente<br />
Giovanni Azzena<br />
Piazza Sant’Agostino, 2<br />
07100 Sassari<br />
Tel. 079 206741<br />
Fax 079 232666<br />
segreteria.genera<strong>le</strong>@archeossnu.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici della Sardegna<br />
Sorgono (NU). L’area monumenta<strong>le</strong> di Biru ‘e Concas<br />
Patrizia Luciana Tomassetti<br />
area oggetto dell’intervento è riportata nella cartografia con <strong>il</strong><br />
L’ toponimo di Coa ‘e sa Mandara, ed è denominata Biru ‘e Concas,<br />
così come alcune emergenze all’interno di essa. La regione storica è<br />
quella del Mandrolisai, versante ovest del Gennargentu, e si estende<br />
<strong>per</strong> circa 40 ettari. Vi si accede dalla provincia<strong>le</strong> che col<strong>le</strong>ga Sorgono<br />
ad Ortueri in corrispondenza dell’incrocio <strong>per</strong> Austis, non distante<br />
dall’importante comp<strong>le</strong>sso del santuario monumenta<strong>le</strong> di San Mauro.<br />
Dal punto di vista naturalistico l’area collinare è caratterizzata dalla<br />
presenza predominante di <strong>le</strong>cci secolari da sughero. Tra <strong>le</strong> essenze<br />
ad alto fusto si r<strong>il</strong>eva la presenza di <strong>per</strong>astri, bagolari, querce e roverel<strong>le</strong>.<br />
Le essenze arbustive ed erbacee sono quel<strong>le</strong> classiche del sottobosco<br />
mediterraneo.<br />
Le emergenze archeologiche sono costituite da una ecceziona<strong>le</strong><br />
concentrazione di menhirs, isolati ed in allineamento, da strutture<br />
abitative riconoscib<strong>il</strong>i dall’affioramento degli e<strong>le</strong>menti murari e dal<br />
nuraghe denominato Biru ‘e Concas sul confine dell’area acquisita.<br />
In tutta l’area sono riconoscib<strong>il</strong>i sentieri naturali che si sono formati<br />
con l’uso antropico, soprattutto <strong>le</strong>gato all’al<strong>le</strong>vamento del bestiame,<br />
che hanno segnato <strong>il</strong> <strong>per</strong>corso ottima<strong>le</strong>. Percorrendo l’area si aprono<br />
sp<strong>le</strong>ndidi scorci di <strong>paesaggio</strong>, sulla val<strong>le</strong> sottostante, sul<strong>le</strong> cime di<br />
monti su orizzonti vastissimi, sul vicino santuario di san Mauro, sui<br />
vigneti; scorci così diversificati e suggestivi da caratterizzare l’area a<br />
volte anche più del<strong>le</strong> stesse emergenze antropiche.<br />
Infatti, da un primo impatto visivo e veloce dell’area nella sua globalità,<br />
non traspare l’importanza del<strong>le</strong> emergenze archeologiche che vi<br />
sono ubicate. La scala del <strong>paesaggio</strong> natura<strong>le</strong> predomina sulla scala<br />
del manufatto umano e quest’ultimo nasce quasi in tota<strong>le</strong> simbiosi<br />
con l’ambiente che lo circonda e lo accoglie.<br />
Il contesto ambienta<strong>le</strong> dai connotati così spiccatamente naturalistici,<br />
ha imposto lo studio di un intervento di valorizzazione calibrato, ta<strong>le</strong><br />
da non compromettere <strong>le</strong> componenti del <strong>paesaggio</strong> ed in particolare<br />
<strong>le</strong> componenti naturalistiche, storiche, archeologiche e più in<br />
genera<strong>le</strong> culturali.<br />
Biru ‘e Concas, infatti, rappresenta un’area di grande interesse <strong>per</strong><br />
l’evidente semantizzazione del <strong>paesaggio</strong> stesso, cioè l’attribuzione<br />
di significati simbolici al territorio, attuata dal<strong>le</strong> popolazioni preistoriche<br />
con l’erezione dei menhir, e <strong>per</strong> la stratificazione della presenza<br />
umana continua fino all’età storica.<br />
Dentro “<strong>il</strong> luogo” odierno, <strong>per</strong>correndolo e scrutandolo, si scoprono<br />
i significati dell’uomo preistorico, con gli eccezionali monumenti<br />
<strong>per</strong>venuti alla società odierna in eredità.<br />
Il progetto enfatizza i tre aspetti peculiari fortemente caratterizzanti<br />
questo ambiente, che possono essere riassunti in archeologia, <strong>paesaggio</strong>,<br />
natura, portandoli all’attenzione del visitatore che potrà<br />
godere di questi aspetti ricevendo impulso e stimoli lungo i sentieri
adeguatamente attrezzati, si propongono tre <strong>per</strong>corsi tematici denominati:<br />
<strong>il</strong> cammino del<strong>le</strong> pietre<br />
<strong>il</strong> cammino del<strong>le</strong> sensazioni<br />
<strong>il</strong> cammino della natura<br />
che avranno tra loro punti di intersezione o tratti in comune. Il sistema<br />
informativo enfatizzerà i tre aspetti rispettivamente dell’archeologia,<br />
del <strong>paesaggio</strong> e della natura, sottolineando soprattutto i reciproci<br />
condizionamenti. Lungo i <strong>per</strong>corsi saranno posizionati pannelli<br />
esplicativi che intendono <strong>il</strong>lustrare gli aspetti peculiari in aree specifiche<br />
e significanti. È evidente che i temi individuati avranno punti<br />
importanti di sovrapposizione in cui ognuno di loro partecipa alla<br />
creazione dell’altro, così come l’emergenza archeologica e <strong>le</strong> essenze<br />
arboree hanno determinato aspetti specifici del <strong>paesaggio</strong> così<br />
quest’ultimo ha certamente condizionato <strong>le</strong> scelte nel<strong>le</strong> costruzioni<br />
preistoriche oggi visib<strong>il</strong>i.<br />
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Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
70<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici della Toscana<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>, 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong><br />
<strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong><br />
e Paesaggistici della Toscana<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
Mario Lolli Getti<br />
Coordinamento <strong>per</strong> la comunicazione<br />
Rosalba Tucci<br />
Lungarno A.M. Luisa de’ Medici, 4<br />
50122 Firenze<br />
Tel. 055 27189750<br />
Fax 055 27189700<br />
dirregtoscana@beniculturali.it<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
Archeologici della Toscana<br />
Soprintendente<br />
Fulvia Lo Schiavo<br />
Via della Pergola, 65<br />
50121 Firenze<br />
Tel. 055 23575<br />
Fax 055 242213<br />
sba-tos@beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici della Toscana<br />
TOSCANA<br />
Il <strong>paesaggio</strong> archeologico in Alta Valtiberina<br />
Monica Salvini<br />
All’origine del Progetto stanno la redazione di una Carta del<br />
Rischio Archeologico e uno scavo stratigrafico.<br />
La prima è stata elaborata <strong>per</strong> <strong>il</strong> Piano Struttura<strong>le</strong> del Comune di<br />
Anghiari dalla Coo<strong>per</strong>ativa Archeologia di Firenze, sotto la Direzione<br />
Scientifica della Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici della<br />
Toscana, che ha disposto anche <strong>le</strong> prescrizioni <strong>per</strong> <strong>le</strong> Norme attuative<br />
del Piano; <strong>il</strong> secondo, condotto dalla stessa Soprintendenza e<br />
situato in località Le Vignacce ad Anghiari, interessa un comp<strong>le</strong>sso di<br />
epoca romana, impostato tra I secolo a.C. e I d.C. con continuità di<br />
vita fino al V secolo d.C.<br />
La possib<strong>il</strong>ità di disporre di una carta di distribuzione dei ritrovamenti<br />
archeologici e di un scavo stratigrafico <strong>per</strong>metterà di tentare<br />
di ricostruire la forma e <strong>le</strong> potenzialità economiche del territorio,<br />
trovando i due strumenti tra loro stessi motivazione e spiegazione.<br />
Per questo settore della lunga val<strong>le</strong> del Tevere la particolarità di non<br />
poco conto è la qualità del Paesaggio come, già nel I secolo d.C., ci<br />
testimoniava Plinio.<br />
C. PLINIUS DOMITIO APOLLINARI SUO S.<br />
“[...] Regionis forma pulcherrima. Imaginare<br />
amphitheatrum aliquod immensum, et qua<strong>le</strong><br />
sola rerum natura possit effingere. Lata et<br />
diffusa planities montibus cingitur, montes<br />
summa sui parte procera nemora et antiqua<br />
habent. […] Prata florida et gemmea trifolium<br />
aliasque herbas teneras sem<strong>per</strong> et mol<strong>le</strong>s<br />
et quasi novas alunt. Cuncta enim<br />
<strong>per</strong>ennibus rivis nutriuntur; [...]”<br />
PLINIO A DOMIZIO APOLLINARE<br />
“[...] L’aspetto della zona è bellissimo. Immagina<br />
una sorta di anfiteatro immenso, qua<strong>le</strong> solo la<br />
natura può creare. Una val<strong>le</strong> ampia e pianeggiante<br />
cinta da monti che recano sul<strong>le</strong> loro<br />
sommità alte e antiche foreste. Prati pieni di fiori<br />
fanno crescere di continuo <strong>le</strong> gemme del trifoglio<br />
ed altre erbe tenere e sempre fresche. Tutti<br />
essi infatti sono alimentati da corsi d’acqua<br />
<strong>per</strong>enni; [...]” (Plinio, Epist. V, VI)
Ancora oggi, salvo qualche impianto industria<strong>le</strong> e una sistemazione<br />
agraria che ha solo in parte modificato l’ordinamento agrario, <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong><br />
è rimasto integro e confrontab<strong>il</strong>e con quello antico. Si possono,<br />
infatti, ancora <strong>le</strong>ggere sul terreno i ‘segni’ lasciati dal passaggio<br />
dell’uomo, dagli avvenimenti storici, dall’uso del suolo, ma anche<br />
quelli lasciati dagli eventi naturali, come <strong>le</strong> variazioni climatiche o <strong>le</strong><br />
alluvioni, spesso causate, di nuovo, dall’uomo che deforestò <strong>le</strong> montagne<br />
o, a causa dell’abbandono in epoca tardoromana dei territori<br />
di pianura, sospese <strong>le</strong> o<strong>per</strong>azioni di regimazione del<strong>le</strong> acque provenienti<br />
dal<strong>le</strong> alture che circondano la piana tiberina.<br />
Si è pensato di procedere con un progetto-quadro più genera<strong>le</strong> e<br />
con un progetto-p<strong>il</strong>ota da svolgere su un settore del territorio più<br />
limitato.<br />
Il progetto-quadro si articola in una serie di insiemi, espressione dei<br />
temi che, <strong>per</strong> ciascuna epoca, possono essere affrontati. La necessità<br />
di porsi, preliminarmente e ‘a priori’ dei temi di ricerca deriva dalla<br />
necessità di comprendere, sulla base dei dati ad oggi a noi noti, <strong>il</strong><br />
contesto nel qua<strong>le</strong> ciascun ritrovamento trova posto e di <strong>le</strong>ggere diacronicamente<br />
<strong>il</strong> territorio. D’altra parte, è quasi certo che la ricerca<br />
aprirà prob<strong>le</strong>mi e mostrerà aspetti oggi impensab<strong>il</strong>i, ma che potranno<br />
essere esaminati in corso d’o<strong>per</strong>a.<br />
Gli insiemi ruotano attorno al tema dominante che è l’ambiente e <strong>il</strong><br />
<strong>paesaggio</strong> storico-archeologico. Il tema è, nello stesso tempo, base<br />
di partenza e di arrivo del progetto che prende spunto e troverà<br />
esito anche nel Piano Paesaggistico in corso di approvazione tra<br />
MiBAC e Regione Toscana.<br />
Si ut<strong>il</strong>izza <strong>il</strong> mito di Erco<strong>le</strong> <strong>per</strong> studiare e seguire i movimenti del<strong>le</strong><br />
popolazioni locali e allogene che, seguendo tragitti montani e vallivi,<br />
<strong>per</strong>correvano la Penisola lungo la dorsa<strong>le</strong> appenninica, in direzione<br />
Nord Sud, e l’attraversavano raggiungendo i due mari.<br />
Il mito greco: Erac<strong>le</strong><br />
italico: Erco<strong>le</strong><br />
I <strong>per</strong>corsi trans-apenninici<br />
La transumanza<br />
I santuari <strong>le</strong>gati al<strong>le</strong> risorse idriche e alla viab<strong>il</strong>ità<br />
I toponimi<br />
Gli oggetti<br />
I depositi votivi<br />
I santuari<br />
I materiali dis<strong>per</strong>si<br />
La ricerca del<strong>le</strong> risorse<br />
I monti Rognosi (ferro, rame)<br />
IL PAESAGGIO ARCHEOLOGICO IN ALTA VALTIBERINA<br />
EPOCA PRE-ROMANA<br />
PREISTORIA<br />
L’AMBIENTE E IL PAESAGGIO<br />
Se l’ambiente è l’aspetto natura<strong>le</strong> dei luoghi, prima che l’uomo<br />
iniziasse a intervenire modificandolo, <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> è <strong>il</strong> risultato<br />
dell’azione e dell’industria umana. Ciò avviene, in particolare,<br />
con l’avvento dell’agricoltura che, in Alta Valtiberina, può essere<br />
documentata dal<strong>le</strong> fasi tarde del Neolitico.<br />
Le risorse<br />
Il clima<br />
La pianura<br />
Il Tevere e <strong>il</strong> suo corso<br />
Gli spostamenti dell’alveo<br />
Le alluvioni e i sedimenti<br />
I Monti Rognosi<br />
I metalli<br />
Le miniere<br />
Le officine e <strong>le</strong> industrie<br />
EPOCA MODERNA<br />
EPOCA ROMANA<br />
In assenza di un quadro esatto della sistemazione territoria<strong>le</strong> in<br />
epoca romana <strong>per</strong> l’alta Alta Valtiberina, si prende avvio dai materiali<br />
dis<strong>per</strong>si sul territorio <strong>per</strong> tentare di ricostruire la centuriazione tra I<br />
secolo a.C. e I secolo d.C. nella piana. Lo scavo presso Le Vignacce<br />
focalizza l’attenzione sul sistema di v<strong>il</strong><strong>le</strong> e insediamenti pedemontani<br />
della Valtiberina.<br />
I limiti del municipium di Tifernum Tiberinum<br />
I limiti della Regio VI (Umbria) e VII (Etruria)<br />
Le tracce della centuriazione<br />
I toponimi<br />
La viab<strong>il</strong>ità<br />
I confini<br />
Gli oggetti come ‘segni’ del <strong>paesaggio</strong> costruito<br />
Gli insediamenti e <strong>le</strong> necropoli dalla Carta Archelogica<br />
La Carta del Rischio Archeologico<br />
Le risorse<br />
Il <strong>paesaggio</strong> archeologico in relazione al corso del Tevere e agli altri<br />
fiumi/torrenti non più esistenti<br />
Lo scavo del<strong>le</strong> Vignacce<br />
Il sistema del<strong>le</strong> v<strong>il</strong><strong>le</strong> e degli insediamenti produttivi<br />
L’attività di scavo<br />
EPOCA TARDOANTICA-ALTOMEDIOEVALE<br />
I materiali dis<strong>per</strong>si (oggetti, sculture) sul terreno e raccolti presso<br />
chiese e provati, ma anche <strong>le</strong> chiese con <strong>le</strong> loro dedicazioni<br />
distribuite sul territorio dell’Alta Valtiberina parlano del confronto<br />
e coesistenza di Bizantini (arroccati a Tifernum/Città di Castello)<br />
e dei Longobardi, ad Arezzo. Il successivo confine tra <strong>le</strong> due<br />
diocesi testimoniava fino agli inizi del XVI secolo (quando viene<br />
creata la Diocesi di Sansepolcro) la presenza dei due gruppi che<br />
si scontrarono nel VI e VII secolo <strong>per</strong> <strong>il</strong> predominio sull’Italia.<br />
I confini della loro presenza<br />
I confini della Diocesi<br />
Le testimonianze<br />
I toponimi<br />
I documenti<br />
La scultura<br />
Gli oggetti<br />
I modelli di popolamento tra epoca tardoantica e altomedieva<strong>le</strong><br />
Il <strong>paesaggio</strong> archeologico in rapporto col Tevere e gli altri fiumi,<br />
anche non più esistenti<br />
Le risorse<br />
EPOCA A MEDIOEVALE<br />
71
72<br />
Dallo studio dell’ambiente natura<strong>le</strong> (o <strong>per</strong>lomeno come oggi si <strong>per</strong>cepisce),<br />
caratterizzato in Valtiberina da più unità territoriali (ad<br />
esmpio, <strong>le</strong> valli fluviali più o meno ampie a carattere torrentizio, i<br />
sistemi montuosi e collinari con caratteristiche proprie, tra <strong>le</strong> quali la<br />
presenza di valichi agevoli o la ricchezza di minerali ut<strong>il</strong>i all’industria<br />
umana sui Monti Rognosi, o <strong>le</strong> prime pendici della dorsa<strong>le</strong> appenninica<br />
centra<strong>le</strong>), è possib<strong>il</strong>e formulare uno studio dell’ambiente<br />
umano, attraverso la raccolta di testimonianze <strong>le</strong>tterarie, storiche,<br />
archeologiche necessarie alla ricostruzione del <strong>paesaggio</strong> storicoarcheologico,<br />
così come si è venuto configurando a seguito della<br />
presenza dell’uomo, testimoniata sui Monti Rognosi e sui residui foss<strong>il</strong>i<br />
della val<strong>le</strong> p<strong>le</strong>istocenica – riconoscib<strong>il</strong>i nella dorsa<strong>le</strong> compresa tra<br />
<strong>le</strong> valli del Tevere e del Sovara, fin dal Pa<strong>le</strong>olitico Inferiore. Sebbene<br />
l’agricoltura e l’al<strong>le</strong>vamento dovettero essere praticati in Valtiberina e<br />
lungo <strong>il</strong> corso su<strong>per</strong>iore del Tevere fin dal<strong>le</strong> fasi tarde del Neolitico, la<br />
prima sistemazione agraria della piana avvenne in epoca tardo-repubblicana<br />
e, poi, im<strong>per</strong>ia<strong>le</strong> romana. Le coltivazioni di vite e olivo dovettero<br />
incidere sulla produzione loca<strong>le</strong>, come ci attestano foss<strong>il</strong>i-guida,<br />
quali <strong>le</strong> anfore ritrovate presso la c.d. V<strong>il</strong>la di Plinio a San Giustino.<br />
Forse la compresenza in quest’area di Bizantini e Longobardi non<br />
comportò alcun intervento sul <strong>paesaggio</strong> (passava, infatti, da questa<br />
val<strong>le</strong> <strong>il</strong> confine tra <strong>le</strong> due posizioni contrapposte), mentre, sicuramente,<br />
<strong>le</strong> bonifiche e <strong>le</strong> sistemazioni agrarie condotte in occasione<br />
del<strong>le</strong> prime occupazioni monastiche (Vallombrosani ad Anghiari)<br />
dovettero influire sul <strong>paesaggio</strong>. Nel Medioevo, tra XII e XIII secolo,<br />
si assistè anche alla deviazione del corso del Tevere tra i Comuni di<br />
Anghiari e Sansepolcro; ta<strong>le</strong> variazione è, oggi, assai influente sulla<br />
<strong>le</strong>ttura del<strong>le</strong> tracce archeologiche e sul <strong>paesaggio</strong> storico che, naturalmente,<br />
doveva presentarsi ben diverso fino a ta<strong>le</strong> epoca. Si pensi<br />
soltanto al sistema dei mulini che, oggi, è rimasto come memoria<br />
concreta dell’antico corso del fiume posto sul Fosso di Rimaggio,<br />
forse residuo dell’antico Tevere.<br />
Già fermandosi a quest’epoca, senza vo<strong>le</strong>r procedere fino al<strong>le</strong> sistemazioni<br />
granducali, appare evidente come lo studio del<strong>le</strong> tracce<br />
archeologiche, associate al<strong>le</strong> fonti storiche e al<strong>le</strong> prospezioni geologiche,<br />
possono contribuire alla <strong>le</strong>ttura del <strong>paesaggio</strong> di fondoval<strong>le</strong>.<br />
Tuttavia, la Valtiberina non esaurisce <strong>le</strong> sue peculiarità nella fert<strong>il</strong>e e<br />
amena pianura. Essa, probab<strong>il</strong>mente, ebbe vocazione di area di transiti<br />
e scambi fin dalla preistoria, proprio in considerazione della sua<br />
posizione al centro della Penisola, dall’essere <strong>per</strong>corsa dall’importante<br />
via d’acqua del Tevere in direzione nord-sud, dal trovarsi sulla<br />
direttrice che, attraversando gli Appennini ai passi di Viamaggio,<br />
Bocca Serriola e Bocca Trabaria, poneva in col<strong>le</strong>gamento i versanti tirrenico<br />
e adriatico, e possedendo nel suo territorio ricchezze minerarie<br />
(ferro, rame, in piccolissima <strong>per</strong>centua<strong>le</strong> oro) provenienti dai<br />
Monti Rognosi. Le prime testimonianze in tal senso risalgono all’<br />
Eneolitico; fu attraversata, poi, in epoca preromana da <strong>per</strong>corsi<br />
appenninici ut<strong>il</strong>izzati come col<strong>le</strong>gamenti commerciali e culturali; fu<br />
via di penetrazione <strong>per</strong> gli eserciti (forse, già i Galli nel IV secolo <strong>per</strong>
giungere da Arezzo a Roma e durante la Seconda Guerra Punica); fu<br />
solcata da grandi vie romane consolari (<strong>per</strong> tutte la via Ariminiensis<br />
che col<strong>le</strong>gava Arezzo a Rimini); fu, infine, divisa tra Bizantini e<br />
Longobardi.<br />
All’interno del progetto-quadro si pone un primo progetto riguardante<br />
l’area nord-orienta<strong>le</strong> della Alta Valtiberina ricadente interamente<br />
nel territorio del Comune di Anghiari; esso è ancora in corso di<br />
definizione tra la Soprintendenza, gli Enti locali, <strong>le</strong> strutture private e<br />
coo<strong>per</strong>ative o<strong>per</strong>anti sul territorio e alcuni Istituti Universitari, ma già<br />
si configura come progetto p<strong>il</strong>ota interattivo e multidisciplinare <strong>il</strong> cui<br />
scopo sarà quello di ricostruire la stratificazione del <strong>paesaggio</strong> attraverso<br />
i dati storici, archeologici, pa<strong>le</strong>oambientali, cartografici, e suo<br />
compito porre in relazione tra loro tutti coloro che variamente investono<br />
sul progetto al fine della tutela, valorizzazione, fruizione e<br />
gestione del territorio, anche con un approccio innovativo che tenga<br />
conto dei nuovi mezzi di comunicazione, i quali saranno ut<strong>il</strong>izzati<br />
<strong>per</strong> presentare non solo alla comunità loca<strong>le</strong>, ma anche al più vasto<br />
pubblico disponib<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> progetto e <strong>le</strong> fasi di realizzazione in corso<br />
d’o<strong>per</strong>a.<br />
I due obbiettivi avranno una prima verifica con una mostra degli<br />
oggetti recu<strong>per</strong>ati sul territorio e con la gestione a<strong>per</strong>ta a contributi<br />
esterni, nell’ottica della creazione di una serie di aree archeologiche<br />
all’a<strong>per</strong>to da dare in gestione all’esterno.<br />
La <strong>le</strong>ttura del <strong>paesaggio</strong> antico, oltre che un valido supporto alla<br />
comprensione dei mutamenti idro-geologici e agrari-storici, si pone<br />
nell’ottica della migliore comprensione della realtà ambienta<strong>le</strong> odierna<br />
e, ai fini della tutela archeologica, <strong>per</strong> predisporre del<strong>le</strong> linee<br />
guida di uso del territorio nei Piani strutturali comunali e sovracomunali.<br />
L’indicazione di una gerarchia di rischio archeologico <strong>per</strong> chi<br />
deve concedere i <strong>per</strong>messi urbanistici, se inserita in un quadro paesaggistico<br />
storico, sarà, forse, meglio accettata e condivisa. La ricostruzione<br />
del <strong>paesaggio</strong> archeologico, senza niente togliere alla<br />
necessità di sv<strong>il</strong>uppo urbano e industria<strong>le</strong>, aiuta, inoltre, a disporre<br />
del territorio in un momento che, a seguito del declinare della crescita<br />
industria<strong>le</strong>, dovrà trovare una nuova vocazione.<br />
73
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
74<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici dell’Umbria<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>, 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong><br />
<strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong><br />
e Paesaggistici dell’Umbria<br />
Direttore Regiona<strong>le</strong><br />
Francesco Scoppola<br />
Coordinamento <strong>per</strong> la comunicazione<br />
S<strong>il</strong>vana Tommasoni<br />
Piazza IV Novembre, 36<br />
06121 Perugia<br />
Tel. 075 5750631<br />
Fax 075 5720966<br />
dirregumbria.info@beniculturali.it<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i<br />
<strong>Beni</strong> Archeologici dell’Umbria<br />
Soprintendente<br />
Mariarosaria Salvatore<br />
Piazza Partigiani, 9<br />
06121 Perugia<br />
archeopg@arti.beniculturali.it<br />
Direzione Regiona<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Paesaggistici dell’Umbria<br />
UMBRIA<br />
Il <strong>paesaggio</strong> archeologico di Spo<strong>le</strong>tium<br />
L<strong>il</strong>iana Costamagna<br />
La Regione Umbria ha avviato negli ultimi anni attività di studio e<br />
ricerca allo scopo di definire <strong>le</strong> linee guida <strong>per</strong> la verifica e l’adeguamento<br />
degli strumenti di pianificazione paesaggistica PUT e PTCP,<br />
ed in genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> la gestione del <strong>paesaggio</strong> ai diversi livelli di governo<br />
del territorio. È stato definito un <strong>per</strong>corso metodologico che ha<br />
condotto ad una definizione dei caratteri identitari del <strong>paesaggio</strong><br />
umbro seguito da una s<strong>per</strong>imentazione o<strong>per</strong>ativa degli indirizzi<br />
metodologici su ambiti territoriali locali.<br />
Il territorio del Comune di Spo<strong>le</strong>to è stato individuato come sede di<br />
s<strong>per</strong>imentazione loca<strong>le</strong> del metodo di <strong>le</strong>ttura, valutazione e definizione<br />
degli obiettivi <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>paesaggio</strong> e della possib<strong>il</strong>e disciplina del<br />
<strong>paesaggio</strong> nella pianificazione ordinaria.<br />
Il vasto territorio compreso amministrativamente nel Comune di<br />
Spo<strong>le</strong>to rappresenta un esempio straordinariamente articolato e<br />
comp<strong>le</strong>to di <strong>paesaggio</strong> archeologico. L’es<strong>per</strong>ienza di pianificazione<br />
<strong>le</strong>gata alla fondazione della colonia latina di Spo<strong>le</strong>tium nel 241 a.C.<br />
ha inde<strong>le</strong>b<strong>il</strong>mente connotato questo territorio attraverso <strong>le</strong> tracce<br />
materiali di un progetto organico la cui va<strong>le</strong>nza territoria<strong>le</strong> è dimostrata<br />
dal suo <strong>per</strong>petuarsi attraverso i secoli. Le gravi manomissioni<br />
subite negli ultimi decenni impongono di definire strategie di tutela<br />
e di consapevo<strong>le</strong> considerazione della sua validità.<br />
Il carattere qualificante e specifico di questo territorio è la relazione<br />
inscindib<strong>il</strong>e tra i boschi sacri e la campagna coltivata, tra <strong>le</strong> aree “marginali”<br />
e quel<strong>le</strong> “a forte pressione antropica”.<br />
La presenza di boschi sacri in epoca romana nel territorio di<br />
Spo<strong>le</strong>tium è ben nota grazie in primo luogo al<strong>le</strong> eccezionali testimonianze<br />
epigrafiche che vi sono state rinvenute.
Nel mondo romano <strong>il</strong> lucus (in latino arcaico: loucos) era un bosco<br />
a cui veniva attribuito un carattere sacro e che come ta<strong>le</strong> era dedicato<br />
a una divinità ed era soggetto a particolare tutela. Il riconoscimento<br />
della sacralità di un bosco era strettamente correlato alla <strong>per</strong>cezione<br />
col<strong>le</strong>ttiva della sua importanza, compresa la necessità di salvaguardarlo<br />
dal disboscamento dissennato al fine di mantenere l’equ<strong>il</strong>ibrio<br />
idrogeologico comp<strong>le</strong>ssivo del territorio.Ma <strong>il</strong> ricordo dei<br />
molti luci che proteggevano e marginavano <strong>le</strong> risorse agrarie dell’antica<br />
colonia latina di Spo<strong>le</strong>tium è giunto a noi attraverso i nomi evocativi<br />
mantenuti dai luoghi. Con <strong>il</strong> Cristianesimo gli antichi culti sono<br />
sostituiti da santi che nel loro nome tradiscono <strong>il</strong> sovrapporsi su luoghi<br />
sacri precristiani. Le tracce degli antichi luci intorno a Spo<strong>le</strong>to<br />
sopravvivono nella toponomastica: Monteluco e Madonna di Lugo in<br />
primo luogo, ma anche <strong>le</strong> ripetute attestazioni di S. S<strong>il</strong>vestro, S.<br />
S<strong>il</strong>vano e S. Quirico, e ancora Madonna della Selvetta e Selva Santa.<br />
Nel nome di San Quirico, associato presso Morgnano a San S<strong>il</strong>vestro,<br />
traspare <strong>il</strong> nome stesso della quercia (quercus) sacra a Giove.<br />
Il carattere sacro del fitto bosco che riveste <strong>il</strong> Monteluco, la montagna<br />
che domina Spo<strong>le</strong>to, si è <strong>per</strong>petuato attraverso l’età medieva<strong>le</strong> fino ad<br />
oggi nei vari eremi situati al<strong>le</strong> pendici e nella presenza francescana tuttora<br />
presente. La dedica a San S<strong>il</strong>vestro di due chiesette, erette sui due<br />
versanti della montagna, entrambe in relazione a strutture risa<strong>le</strong>nti ed<br />
epoca romana, sembra provare che questo bosco ebbe una connotazione<br />
sacra già in antico e non solo in età più tarda, in relazione agli<br />
insediamenti eremitici che caratterizzarono la montagna.<br />
Una testimonianza ecceziona<strong>le</strong> della presenza di boschi sacri e del<strong>le</strong><br />
norme che ne regolavano la conduzione sono i due famosi cippi rin-<br />
75
76<br />
venuti ai margini settentrionali del territorio spo<strong>le</strong>tino dall’archeologo<br />
Giuseppe Sordini (1853-1914). I due cippi, come è noto, riportano<br />
in lingua latina arcaica e in due versioni, tra loro molto sim<strong>il</strong>i, <strong>il</strong> testo<br />
di una <strong>le</strong>gge promulgata <strong>per</strong> difendere da manomissioni i boschi<br />
sacri dedicati a Giove. La trascrizione della <strong>le</strong>gge su un cippo di pietra<br />
apposto verticalmente sul limitare del bosco la rendeva di pubblica<br />
conoscenza, scongiurando la profanazione del luogo sacro.<br />
Entrambi i cippi, oggi esposti nel Museo Archeologico di Spo<strong>le</strong>to,<br />
sono semplici paral<strong>le</strong><strong>le</strong>pipedi di calcare rosato di provenienza loca<strong>le</strong>.<br />
L’iscrizione occupa entrambi i lati principali e nel cippo A <strong>le</strong> <strong>le</strong>ttere<br />
terminali di alcune righe risvoltano anche sui lati brevi. Il cippo A<br />
venne rinvenuto murato in una proprietà dello stesso Sordini, ubicata<br />
in località San Quirico, sui colli a NW di Spo<strong>le</strong>to. Il cippo B fu sco<strong>per</strong>to,<br />
sempre dal Sordini, nel 1913, murato nella parte su<strong>per</strong>iore<br />
dell’antica chiesa di Santo Stefano del<strong>le</strong> Picciche. Per <strong>le</strong> caratteristiche<br />
epigrafiche e glottologiche <strong>le</strong> iscrizioni sono riferib<strong>il</strong>i alla seconda<br />
metà del III sec. a.C. In ogni caso devono essere collocate dopo<br />
<strong>il</strong> 241 a.C., anno in cui nel sito dell’antico centro umbro i Romani fondarono<br />
la colonia di diritto latino di Spo<strong>le</strong>tium.<br />
In entrambe <strong>le</strong> iscrizioni la tutela del bosco è affidata ad un magistrato<br />
incaricato di vig<strong>il</strong>are sui sacrifici di espiazione e di riscuotere <strong>le</strong><br />
multe previste dalla <strong>le</strong>gge <strong>per</strong> i trasgressori. Il magistrato (dicator) è<br />
probab<strong>il</strong>mente uno dei due praetores che costituivano <strong>le</strong> massime<br />
autorità della colonia e che avevano dedicato <strong>il</strong> bosco alla divinità.<br />
La dedica di boschi sacri sul<strong>le</strong> pendici montane intorno a Spo<strong>le</strong>to<br />
entro pochi anni dalla fondazione della colonia è da mettere certamente<br />
in rapporto con <strong>il</strong> progetto genera<strong>le</strong> di pianificazione territoria<strong>le</strong><br />
e di ripartizione agraria della piana coltivab<strong>il</strong>e, effettuato contestualmente<br />
alla fondazione della colonia.<br />
La piana spo<strong>le</strong>tina, già sede di un grande bacino lacustre in età pliocenica,<br />
è particolarmente ricca di acque che defluiscono nel torrente<br />
Marroggia e nei suoi affluenti. Per l’e<strong>le</strong>vato apporto detritico di<br />
questi torrenti la piana tende all’impaludamento qualora non si inter-
venga con una oculata gestione della co<strong>per</strong>tura boschiva del<strong>le</strong> pendici<br />
montane e con o<strong>per</strong>e di bonifica e di regimazione del<strong>le</strong> acque.<br />
Lo scrittore latino Cassiodoro riferisce di un intervento di bonifica<br />
promosso dal re ostrogoto Teodorico (inizi del VI secolo), intervento<br />
che viene tradizionalmente localizzato a Madonna di Lugo dove,<br />
al centro di una depressione, è un piccolo stagno <strong>per</strong>fettamente circolare<br />
con un cana<strong>le</strong> di deflusso che corre in parte sotterraneo, in<br />
una conduttura co<strong>per</strong>ta a volta.<br />
L’assetto idrografico della piana spo<strong>le</strong>tina fu chiaramente <strong>per</strong>cepito<br />
dai Romani i quali con la fondazione della colonia nel 241 a.C., intesero<br />
sfruttare al meglio <strong>le</strong> risorse agrico<strong>le</strong> offerte da questo territorio<br />
e provvidero <strong>per</strong>tanto a pianificarne lucidamente la gestione.<br />
Attraverso <strong>le</strong> tracce residue individuab<strong>il</strong>i ancora oggi nel<strong>le</strong> suddivisioni<br />
dei campi è possib<strong>il</strong>e riconoscere <strong>il</strong> vasto progetto di assegnazione<br />
ai coloni del territorio acquisito, che venne suddiviso in poderi<br />
di dimensioni regolari e prestab<strong>il</strong>ite. La suddivisione fu basata su<br />
alcuni assi principali, regolari e paral<strong>le</strong>li individuab<strong>il</strong>i come decumani,<br />
orientati NE/SW e scanditi da serie di assi ortogonali, definiti in<br />
maniera meno sistematica. Il progetto unitario e omogeneo di pianificazione<br />
risulta esteso da Poreta (al limite NE) a Santo Chiodo (al<br />
limite SW) <strong>per</strong> una lunghezza comp<strong>le</strong>ssiva di quasi 10 km.<br />
L’orientamento fu dettato dalla scelta ottima<strong>le</strong> del<strong>le</strong> linee di pendenza<br />
<strong>per</strong> assicurare <strong>il</strong> migliore deflusso del<strong>le</strong> acque, individuando al<br />
contempo l’impostazione progettua<strong>le</strong> che meglio si adattava alla<br />
conformazione del territorio da suddividere. La suddivisione sembra<br />
rispondere a quella definita dagli autori latini <strong>per</strong> strigas et scamna,<br />
dove <strong>le</strong> partizioni dei campi non sono segnate da strade, muri ecc.,<br />
ma con rigores, linee ideali congiungenti i cippi confinari, destinate<br />
<strong>per</strong> ciò stesso a conservarsi meno nel tempo. Le partizioni ancora<br />
<strong>le</strong>ggib<strong>il</strong>i corrispondono a multipli di 70,96 m, corrispondenti a 2<br />
actus, la misura base del<strong>le</strong> partizioni agrarie romane, e rappresentano<br />
quindi multipli del singolo podere assegnato, che era di 4 actus<br />
quadrati, cioè di 1 heredium (pari a 0,504 ettari). L’asse principa<strong>le</strong><br />
del progetto, probab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> decumanus maximus, sembra<br />
77
78<br />
potersi individuare nella lunga strada rett<strong>il</strong>inea che da Poreta giunge<br />
presso San Giacomo, al qua<strong>le</strong> corrisponde, al limite Sud del progetto,<br />
un asse paral<strong>le</strong>lo che dalla sponda sinistra del torrente Tessino si<br />
incunea nella val<strong>le</strong> del Marroggia e arriva fino alla vecchia fermata ferroviaria<br />
di Morgnano. Questo progetto di suddivisione agraria non<br />
tenne conto del ventaglio di <strong>per</strong>corsi stradali, di origine preromana,<br />
che si dipartivano da Spo<strong>le</strong>to, ma si sovrappose ad essi e la definizione<br />
dei limiti dei poderi assegnati ne fu condizionata in minima<br />
parte. Solo nel settore a Nord di Protte e a Ovest del lungo rettif<strong>il</strong>o<br />
della Flaminia antica, che da Spo<strong>le</strong>to muove in direzione Nord, <strong>le</strong><br />
partizioni dei campi, scandite da strade in senso Est/Ovest, sembrano<br />
presupporre l’esistenza di questo tracciato.<br />
La suddivisione agraria si materializzò sul terreno sia nei limiti dei<br />
poderi assegnati, sia nel<strong>le</strong> necessarie strade di distribuzione e di<br />
accesso, alcune del<strong>le</strong> quali ancora in uso, orlate di lunghi f<strong>il</strong>ari di<br />
sp<strong>le</strong>ndide querce che costituiscono <strong>il</strong> tratto caratteristico della campagna<br />
spo<strong>le</strong>tina.
SICILIA<br />
Nasce dal mare una nuova Soprintendenza<br />
Angela Accardi<br />
La Soprintendenza del Mare della Regione Sic<strong>il</strong>iana, nata nel 2004, è<br />
un caso unico in Italia ed è stata creata sul modello della Ephoria<br />
Archeologica greca, <strong>il</strong> solo esempio esistente in Europa. Ma la<br />
Soprintendenza del Mare non è stata destinata ad occuparsi unicamente<br />
degli aspetti archeologici: temi come l’ambiente e l’antropologia<br />
<strong>le</strong>gati al patrimonio cultura<strong>le</strong> marino sic<strong>il</strong>iano sono obiettivi di ricerca<br />
assolutamente nuovi, che la pongono in una situazione di primato europeo.<br />
I suoi compiti istituzionali sono di ricerca, protezione e valorizzazione<br />
del patrimonio sommerso della Sic<strong>il</strong>ia: oltre ai re<strong>per</strong>ti archeologici,<br />
sono oggetto di studio rotte e commerci antichi e moderni, riti e credenze,<br />
su<strong>per</strong>stizioni e mestieri del mare, paesaggi costieri e sottomarini.<br />
La Soprintendenza è costituita da o<strong>per</strong>atori subacquei, archeologi,<br />
etnoantropologi, naturalisti, ingegneri, architetti, geologi, ricercatori<br />
bibliografici, geometri, fotografi e video-o<strong>per</strong>atori, informatici e disegnatori,<br />
ed ha già effettuato numerose ricerche recu<strong>per</strong>ando re<strong>per</strong>ti di<br />
epoche diverse, ed istituendo aree protette in situ. Uno dei primi progetti<br />
è <strong>il</strong> “Progetto Egadi”, ideato con lo scopo di raggiungere un<br />
importante risultato scientifico: la ricerca e lo studio del<strong>le</strong> navi partecipanti<br />
alla battaglia del<strong>le</strong> Egadi (241 a.C.) durante la 1° guerra punica.<br />
L’esplorazione dei siti, realizzata con sommozzatori ed altre tecnologie<br />
d’avanguardia – ROV, Side Scan Sonar, Multibeam, Sub Bottom Prof<strong>il</strong>er<br />
– ha <strong>per</strong>messo di ottenere dati <strong>per</strong> la ricerca scientifica ut<strong>il</strong>i anche <strong>per</strong><br />
l’istituzione di itinerari subacquei guidati. A nord di Capo Grosso a<br />
Levanzo è stato individuato <strong>il</strong> luogo dove <strong>le</strong> navi romane sferrarono l’attacco<br />
fina<strong>le</strong> contro la flotta cartaginese: numerose ancore giacciono<br />
nella loro posizione origina<strong>le</strong> e costituiscono un interessante itinerario<br />
sottomarino guidato. Poco distante un altro <strong>per</strong>corso guidato è disponib<strong>il</strong>e<br />
a Cala Minnola, dove si si può visitare un antico relitto con <strong>il</strong> suo<br />
carico di anfore. Qui è stato installato <strong>il</strong> primo sistema di te<strong>le</strong>controllo:<br />
i turisti che non si immergono possono effettuare una visita virtua<strong>le</strong><br />
grazie ad un sistema di te<strong>le</strong>camere che trasmettono <strong>le</strong> immagini dal<br />
fondo del mare sullo schermo situato presso <strong>il</strong> Comune di Favignana.<br />
Assessorato <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> e Ambientali e P.I.<br />
Dipartimento <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong> ed E.P - Soprintendenza del mare<br />
Soprintendenza del mare<br />
Soprintendente<br />
Sebastiano Tusa<br />
Palazzetto Mirto<br />
Via Lungarini, 9<br />
90133 Pa<strong>le</strong>rmo<br />
Tel. 091 455142<br />
Fax 091 6230821<br />
urp.sopmare@regione.sic<strong>il</strong>ia.it<br />
79
80<br />
A Pantel<strong>le</strong>ria, nella Cala Gadir, è stato installato un altro sistema di te<strong>le</strong>controllo<br />
sul <strong>per</strong>corso archeologico: <strong>le</strong> te<strong>le</strong>camere mob<strong>il</strong>i mandano <strong>le</strong><br />
immagini ad un sito Internet dedicato, ed un più vasto pubblico,<br />
comodamente seduto davanti al proprio PC, può effettuare la visita virtua<strong>le</strong><br />
24 ore su 24. Altri itinerari subacquei sono stati realizzati lungo<br />
<strong>le</strong> coste della Sic<strong>il</strong>ia e nel<strong>le</strong> iso<strong>le</strong> minori, e del<strong>le</strong> apposite guide plastificate<br />
sono state realizzate <strong>per</strong> guidare i subacquei sui siti. L’attività<br />
cultura<strong>le</strong> della Soprintendenza prevede la partecipazione al<strong>le</strong> più<br />
importanti esposizioni nazionali ed internazionali nei settori dell’archeologia<br />
e del<strong>le</strong> attività subacquee, e l’organizzazione di conferenze,<br />
seminari e workshops. Due importanti conferenze, organizzate<br />
a Pa<strong>le</strong>rmo e Siracusa nel 2001 e nel 2003, hanno contribuito al<br />
dibattito sulla Convenzione UNESCO <strong>per</strong> la Protezione del<br />
Patrimonio cultura<strong>le</strong> sottomarino del Mediterraneo, firmata a Parigi nel<br />
novembre 2001. Nel quadro della protezione del patrimonio cultura<strong>le</strong><br />
mediterraneo, è stata avviata una campagna di ricerca archeologica<br />
in Libia, nel<strong>le</strong> acque di Ras al H<strong>il</strong>al, dove è stato rinvenuto <strong>il</strong> relitto<br />
di una fregata veneziana armata di 31 cannoni <strong>per</strong>duta durante la<br />
guerra di successione di Spagna (1702); in Turchia è iniziato lo studio<br />
del porto sommerso dell’antica città greca di Kyme Eolica. Il<br />
programma didattico della Soprintendenza si realizza in corsi di formazione<br />
destinati ai professori ed ai loro alunni su temi archeologici ed<br />
antropologici. Gli archeologi spiegano la storia e <strong>le</strong> tecniche dell’archeologia<br />
subacquea, poi <strong>le</strong> classi partecipano alla simulazione di un cantiere<br />
sottomarino al<strong>le</strong>stito in acque protette. Guardando <strong>il</strong> fondo del<br />
mare dalla barca attraverso batiscopio i ragazzi assistono al<strong>le</strong> varie fasi<br />
dello scavo, oppure direttamente dalla su<strong>per</strong>ficie del mare – con<br />
opportuna assistenza e la protezione di muta, maschera e pinne – vivono<br />
un’es<strong>per</strong>ienza diretta osservando <strong>il</strong> lavoro dei subacquei. Il corso<br />
antropologico prevede invece la partecipazione del<strong>le</strong> classi a laboratori<br />
di mestieri tradizionali del mare: decorazione di barche da<br />
pesca, fabbricazione di corde, cerimonie, riti e credenze dei pescatori<br />
e dei marinai. Una maniera semplice ed efficace di insegnare al<strong>le</strong><br />
nuove generazioni la conoscenza, <strong>il</strong> rispetto e la salvaguardia del<br />
patrimonio cultura<strong>le</strong> sottomarino della Sic<strong>il</strong>ia. Campi-scuola di<br />
archeologia subacquea sono inoltre organizzati annualmente a livello<br />
universitario <strong>per</strong> studenti e laureati, che sono ammessi a partecipare<br />
a scavi se<strong>le</strong>zionati (Pantel<strong>le</strong>ria Scauri, Ustica, S.Vito Lo Capo).
VALLE D’AOSTA<br />
I cantieri archeologici nella città di Aosta:<br />
tutela e valorizzazione<br />
A<strong>le</strong>ssia Favre<br />
Nell’ambito della attività istituzionali di tutela e valorizzazione del<br />
Dipartimento Soprintendenza <strong>per</strong> i beni e <strong>le</strong> attività culturali,<br />
sono stati programmati i lavori di indagini archeologiche su due piazze<br />
cittadine di Aosta, Piazza Giovanni XXIII e Piazza Roncas. Le indagini<br />
attualmente in corso, suddivise in lotti successivi secondo una<br />
programmazione plurienna<strong>le</strong> e finalizzate alla ricerca scientifica,<br />
hanno <strong>per</strong>messo di documentare e ricostruire i processi formativi dei<br />
depositi archeologici stratificati che dall’epoca romana giungono<br />
fino ai giorni nostri, confermando che l’importanza del contesto<br />
urbano si è mantenuta inalterata nel corso dei secoli. L’area corrispondente<br />
all’attua<strong>le</strong> Piazza Giovanni XXIII infatti si connotava in<br />
epoca romana come parte integrante del comp<strong>le</strong>sso forense di<br />
Augusta Praetoria, fulcro della vita della città antica, e si è successivamente<br />
trasformata in area funziona<strong>le</strong> al principa<strong>le</strong> edificio di culto<br />
cristiano della città, <strong>il</strong> comp<strong>le</strong>sso episcopa<strong>le</strong>. A poche centinaia di<br />
metri di distanza si trova Piazza Roncas, sede di una della porte urbiche<br />
che in epoca romana davano accesso alla colonia. Va sottolineato<br />
che oltre alla finalità principa<strong>le</strong> della tutela, gli interventi in questione<br />
si pongono anche l’obbiettivo di acquisire i dati necessari a formulare<br />
un progetto di riqualificazione urbanistica comp<strong>le</strong>to ed esaustivo<br />
che tenga conto del<strong>le</strong> testimonianze archeologiche presenti nel<br />
sottosuolo e dell’importanza storica del<strong>le</strong> due piazze, finalizzato alla<br />
valorizzazione e alla promozione turistico-cultura<strong>le</strong> dell’intera zona<br />
cittadina. L’archeologia si delinea quindi qua<strong>le</strong> risorsa al servizio dei<br />
cittadini, forma di conoscenza e tutela del proprio patrimonio cultura<strong>le</strong>,<br />
necessaria <strong>per</strong> giungere successivamente alla valorizzazione e<br />
alla fruizione pubblica. In quest’ottica di pensiero, all’interno di un<br />
più articolato discorso sulla necessità di dialogo tra tutela e valorizzazione,<br />
sono stati proposti dalla Direzione restauro e valorizzazione,<br />
nell’estate 2007, i cosiddetti cantieri evento, iniziativa finalizzata<br />
a favorire la presa di coscienza da parte della cittadinanza dell’attivi-<br />
Assessorato Istruzione e Cultura<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> e <strong>le</strong> attività <strong>Culturali</strong><br />
Direzione restauro e valorizzazione<br />
Direzione restauro<br />
e valorizzazione<br />
Direttore<br />
Gaetano De Gattis<br />
Piazza Roncas, 12<br />
11100 Aosta<br />
Tel. 0165 275904<br />
Fax 0165 275948<br />
g.degattis@regione.vda.it<br />
Soprintendenza<br />
<strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> e <strong>le</strong> <strong>Attività</strong> <strong>Culturali</strong><br />
Soprintendente<br />
Roberto Domaine<br />
Piazza Narbonne, 3<br />
11100 Aosta<br />
Tel. 0165 272708<br />
Fax 0165 272666<br />
r.domaine@regione.vda.it<br />
81
Ideazione e coordinamento<br />
del progetto:<br />
Gaetano De Gattis<br />
A<strong>le</strong>ssia Favre<br />
82<br />
tà svolta dalla Soprintendenza e a ingenerare spunti di rif<strong>le</strong>ssione nei<br />
confronti di una tematica, finora oggettivamente poco conosciuta ai<br />
non addetti ai lavori, come quella dei beni archeologici. Entrando<br />
nello specifico del progetto <strong>il</strong> cantiere archeologico di piazza<br />
Roncas è stato reso fruib<strong>il</strong>e attraverso un <strong>per</strong>corso di visita sicuro<br />
dove un gruppo di archeologi, gli stessi incaricati del<strong>le</strong> attività di<br />
ricerca, ha fornito ai visitatori, con l’aiuto di un apparato divulgativo<br />
predisposto in loco, costituito da pannelli didattici, gli strumenti <strong>per</strong><br />
comprendere la metodologia propria dell’indagine archeologica,<br />
con particolare riferimento allo scavo eseguito in contesto urbano e<br />
<strong>il</strong>lustrato quanto emerso dal<strong>le</strong> indagini archeologiche in corso. Nella<br />
seconda piazza invece è stata proposta una <strong>per</strong>formance teatra<strong>le</strong>,<br />
che rivisitando un’o<strong>per</strong>a della tradizione classica, <strong>il</strong> Simposio di<br />
Platone, ha visto coinvolti giovani artisti locali di differente formazione<br />
ed es<strong>per</strong>ienza nell’intento di valorizzare <strong>il</strong> patrimonio <strong>le</strong>tterario e<br />
archeologico attraverso l’interazione di teatro, immagini e musica nel<br />
contesto dello scavo archeologico. Entrambe <strong>le</strong> attività sono state<br />
condotte <strong>per</strong> un fine settimana (2 giorni) e hanno registrato la presenza<br />
di circa 2000 <strong>per</strong>sone in ogni sito. Questa iniziativa risulta particolarmente<br />
adatta a testimoniare la possib<strong>il</strong>ità di fruizione turistica del<br />
patrimonio archeologico, in modo ancora più particolare trattandosi,<br />
nel caso specifico di patrimonio archeologico in corso di studio.<br />
Azzardiamo <strong>il</strong> termine di fruizione in corso d’o<strong>per</strong>a. Questo progetto<br />
testimonia come <strong>le</strong> due attività proprie di una Soprintendenza<br />
archeologica, la tutela e la valorizzazione, possano coesistere in termini<br />
non reciprocamente limitativi, ma assolutamente comp<strong>le</strong>mentari,<br />
l’una rivolta alla tutela in ambito conservativo, l’altra finalizzata ad<br />
una fruizione pubblica più consapevo<strong>le</strong> ed allargata del patrimonio<br />
cultura<strong>le</strong>. Senza dimenticare che la mission della Soprintendenza è la<br />
tutela, si è resa la popolazione partecipe del<strong>le</strong> o<strong>per</strong>azioni scientifiche<br />
svolte, comunicando ciò che l’istituzione sta facendo. Nella consapevo<strong>le</strong>zza<br />
che uno scavo in contesto urbano è <strong>il</strong> più del<strong>le</strong> volte<br />
inteso dalla comunità come dispendioso e inut<strong>il</strong>e ai fini del pubblico<br />
godimento, si sono forniti gli strumenti culturali <strong>per</strong> comprendere<br />
non solo <strong>le</strong> logiche che portano dalla tutela alla valorizzazione, ma<br />
l’importanza del <strong>paesaggio</strong> nascosto. Il cantiere evento garantisce <strong>il</strong><br />
dialogo con la maggior parte dei cittadini con i quali altrimenti un dialogo<br />
non sarebbe possib<strong>il</strong>e. Fruire un sito archeologico <strong>per</strong>mette alla<br />
comunità di riappropriarsi di un passato nascosto, fruire un sito in<br />
corso d’o<strong>per</strong>a garantisce al pubblico di sentirsi parte in causa nei <strong>le</strong>nti<br />
processi di tutela del bene cultura<strong>le</strong>. Allora la diffidenza di trasforma<br />
in voglia di sa<strong>per</strong>e e la voglia di sa<strong>per</strong>e in consapevo<strong>le</strong>zza dell’unicità<br />
e irriproducib<strong>il</strong>ità del proprio patrimonio. La tutela diventa indiretta e<br />
dialoga con la valorizzazione. Ecco <strong>per</strong>ché attività di tipo divulgativo<br />
(supporti didattici, visite guidate, fino a giungere a <strong>per</strong>formance teatrali<br />
e al<strong>le</strong>stimenti divulgativi e ricostruzioni virtuali) sebbene comportino<br />
sforzi economici notevoli, rientrano nei compiti degli istituti<br />
culturali: la diffusione della cultura è un obbligo etico oltre che istituziona<strong>le</strong>.
Iter progettua<strong>le</strong> <strong>per</strong> <strong>il</strong> Sito Archeologico<br />
di Tusculum<br />
Maria E<strong>le</strong>na Marani<br />
Il Restauro come Finalità e Metodo<br />
Il restauro del <strong>paesaggio</strong> ri<strong>per</strong>corre <strong>le</strong> fasi e <strong>le</strong> ritmiche colturali avvicendatesi<br />
nel tempo (analisi catasta<strong>le</strong>) ricomponendo l’identità dei<br />
luoghi nel<strong>le</strong> epoche (verde antropico e verde natura<strong>le</strong>).<br />
La reintegrazione deve essere minima<strong>le</strong>, ma riconoscib<strong>il</strong>e e con <strong>il</strong><br />
rispetto dei valori coloristico, forma<strong>le</strong> (trame e tessiture), dimensiona<strong>le</strong><br />
(portamento) e di caratterizzazione dei luoghi.<br />
Iter progettua<strong>le</strong><br />
L’ e<strong>le</strong>mento ordinatore<br />
Esemplifica l’effetto antropico sul <strong>paesaggio</strong>, ma dove <strong>il</strong> luogo conserva<br />
la sua caratteristica di naturalità, si deve lasciare che la natura<br />
irrompa generando un proprio ordine apparentemente casua<strong>le</strong> ma<br />
dominante. In presenza dei ruderi, la natura si frammenta e ne evoca<br />
la caducità, mentre <strong>per</strong> contro, <strong>il</strong> rudero accoglie in se la natura e<br />
confluisce in essa.<br />
Finalità<br />
Il restauro del <strong>paesaggio</strong> di Tusculum è proposto con:<br />
l’individuazione del <strong>per</strong>imetro del parco, la localizzazione di accessi,<br />
<strong>per</strong>corsi e punti panoramici; nonché visioni ed immagini esemplificative<br />
dell’assetto e del<strong>le</strong> sistemazione del<strong>le</strong> aree verdi.<br />
Sv<strong>il</strong>uppo<br />
Lettura del <strong>paesaggio</strong>: si articola su un arco tempora<strong>le</strong> che va dal<br />
1818 allo stato attua<strong>le</strong>, abbracciando <strong>le</strong> analisi catasta<strong>le</strong>, paesaggistica<br />
ed archeologica.<br />
Sintesi<br />
Studio del <strong>paesaggio</strong> fisiografico suddiviso in: inquadramenti e<strong>le</strong>mentari<br />
di <strong>paesaggio</strong>, sue unità e<strong>le</strong>mentari e zone di omogeneità.<br />
Studio della realtà <strong>per</strong>cettiva del territorio, storicamente riguardate.<br />
Il tutto fra <strong>il</strong> 1818 e lo stato attua<strong>le</strong>.<br />
Università di Roma “La Sapienza”<br />
Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni”<br />
Tesi di laurea del corso<br />
di Restauro dei Monumenti<br />
Prof. Paolo Francelli<br />
83
84<br />
METODI<br />
Aspetto archeologico<br />
Esso s’incentra sull’impatto indotto sul rudero e proponendone la conservazione<br />
sia del<strong>le</strong> rovine sia dei siti su cui queste insistono; <strong>il</strong> “Parco<br />
archeologico” ha l’estensione di quasi 70 ettari; cronologicamente<br />
abbraccia gli anni dal 1500 al 1994. Si segnalano: 1500 - A. da Sangallo<br />
<strong>il</strong> Giovane; 1800 - L. Bonaparte; 1825 - L. Biondi e successivamente L.<br />
Canina; 1859 - Campana; 1867 1887 - ancora <strong>il</strong> Canina; 1900 - F. Grossi<br />
Gondi, Th. Ashby, T. Garnier, L. Reina; 1930 - G. Tomassetti e Mac<br />
Gracken; 1952/1957 - M.Borda; 1994 - La Scuola Spagnola.<br />
Aspetto naturalistico<br />
Aspetto geo-morfologico e geognostico<br />
L’aspetto tuscolano è la risultante della vegetazione dei Colli Albani,<br />
del<strong>le</strong> sue v<strong>il</strong><strong>le</strong> storiche e della morfologia del vulcanismo lazia<strong>le</strong>.<br />
Aspetti idrologeologici<br />
L’idrologia è distinguib<strong>il</strong>e <strong>per</strong> aree: l’area orienta<strong>le</strong> (l’Aniene); i fossi<br />
dell’apparato lazia<strong>le</strong>.<br />
Aspetto antropico<br />
Antiche colture agrico<strong>le</strong> ed agresti; residui di priv<strong>il</strong>egi storici e<br />
medievali; picco<strong>le</strong> proprietà.<br />
Le specie vegetali caratteristiche del <strong>paesaggio</strong> sono: essenze indigene<br />
di valore ornamenta<strong>le</strong>;<br />
essenze di frutto di valore ornamenta<strong>le</strong>; essenze acclimatate nel <strong>paesaggio</strong><br />
agrario ed urbano;<br />
essenze allogene (etniche) di valore ornamenta<strong>le</strong>.<br />
Cartografia ed elaborati grafici<br />
Analisi catasta<strong>le</strong> dal 1818 allo stato attua<strong>le</strong> (proprietà, costruito, frazionamenti,<br />
contrade, colture).<br />
Analisi paesaggistica (alternanza del<strong>le</strong> stagioni dal 1818 all’attualità).<br />
Analisi archeologica (aspetti storici del sito archeologico; carta<br />
archeologica; tavola della <strong>per</strong>cezione visiva e cioè individuazione<br />
dello skyline del sito archeologico, in relazione agli scavi ed all’incuria).<br />
Tavola sull’antico <strong>per</strong>corso dell’acqua e tavola comparativa con altri<br />
siti archeologici.
Vincoli<br />
Vincoli archeologici (ex <strong>le</strong>ge 1089/39); vincoli paesistico/ambientali<br />
(ex <strong>le</strong>ge 1497/39); vincoli paesistico ambientali (ai sensi del D.M. di<br />
Galassini 219/84); vincoli conservativi sul patrimonio castellano del<br />
Lazio (ai sensi della L.R. 68/83).<br />
Piano Territoria<strong>le</strong> Paesistico (ex <strong>le</strong>ge 431/85), suddiviso in: tutela integra<strong>le</strong><br />
<strong>per</strong> paesaggi; tutela orientata <strong>per</strong> zone degradate; tutela paesaggistica<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> tessuto agrario; tutela limitata (processi di urbanizzazione).<br />
Proposte progettuali<br />
Delimitazione del <strong>per</strong>imetro del “Parco archeologico” e del<strong>le</strong> aree<br />
contigue. Localizzazione accessi e punti singolari panoramici. Visioni<br />
ed esempi di immagini. Sistemazione del<strong>le</strong> aree verdi.<br />
Nell’elaborazione del<strong>le</strong> proposte progettuali <strong>per</strong> <strong>il</strong> restauro del <strong>paesaggio</strong>,<br />
va tenuto presente che l’“e<strong>le</strong>mento ordinatore” è <strong>le</strong>gato<br />
all’impronta antropica concretatasi sul sito da restaurare, quindi, è<br />
connesso al momento storico nel qua<strong>le</strong> la proposta viene formulata,<br />
ma anche alla <strong>per</strong>cezione che <strong>il</strong> progettista coglie dai fatti reali e che<br />
egli traduce nel<strong>le</strong> sue proposte. Nel caso di Tusculum, si <strong>per</strong>segue<br />
la linea guida del “minimo intervento”, enfatizzato attraverso l’e<strong>le</strong>mento<br />
vegeta<strong>le</strong>, che disegna una trama più o meno fitta, adagiata<br />
sulla morfologia dei luoghi alternanti crinali e go<strong>le</strong>. Il progetto ripropone<br />
in parte la ritmica coltura<strong>le</strong> storica, ma prevede anche l’introduzione<br />
di nuovi allineamenti vegetali e artificiali evocativi del connubio<br />
fra rudero e natura, <strong>le</strong>game frammentato dall’alterno predominio<br />
reciproco. Essenzia<strong>le</strong> è la ricucitura dei margini e la valorizzazione<br />
del<strong>le</strong> radure, nonché <strong>il</strong> tracciamento di corridoi naturali e di direttrici<br />
che individuano i singoli siti archeologici all’interno del bosco. Gli<br />
allineamenti vegetali confluiscono, a partire dal <strong>per</strong>corso di crina<strong>le</strong><br />
sv<strong>il</strong>uppato sull’area archeologica, su panoramici belvedere a<strong>per</strong>ti su<br />
visuali che si stagliano all’orizzonte.<br />
85
CCTPC<br />
Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Cultura<strong>le</strong><br />
Comandante<br />
Gen. Giovanni Nistri<br />
Piazza Sant’Ignazio, 152<br />
00186 Roma<br />
Tel. 06 6920301<br />
Fax 06 69203069<br />
www.carabinieri.it<br />
tcp@carabinieri.it<br />
86<br />
Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Cultura<strong>le</strong> è stato istituito nel<br />
1969, precedendo in tal modo di un anno la Convenzione UNESCO<br />
di Parigi del 1970, con la qua<strong>le</strong> si invitavano tra l’altro gli Stati Membri<br />
ad adottare <strong>le</strong> opportune misure <strong>per</strong> impedire l’acquisizione di beni<br />
<strong>il</strong><strong>le</strong>citamente esportati e favorire <strong>il</strong> recu<strong>per</strong>o di quelli trafugati, nonché<br />
a istituire uno specifico servizio a ciò finalizzato.<br />
Il Comando, inserito funzionalmente nell’ambito del <strong>Ministero</strong> <strong>per</strong> i<br />
<strong>Beni</strong> e <strong>le</strong> <strong>Attività</strong> <strong>Culturali</strong>, svolge compiti concernenti la sicurezza e la<br />
salvaguardia del patrimonio cultura<strong>le</strong> naziona<strong>le</strong>, attraverso la prevenzione<br />
e la repressione del<strong>le</strong> connesse, molteplici attività delittuose.<br />
Il particolare settore di tutela è un comparto di specialità che è stato<br />
affidato all’Arma con Decreto del <strong>Ministero</strong> dell’Interno del 12 febbraio<br />
1992; con successivo decreto del 28 apr<strong>il</strong>e 2006, <strong>il</strong> medesimo<br />
Dicastero ha confermato <strong>il</strong> ruolo di preminenza attribuito all’Arma,<br />
con ciò individuando <strong>il</strong> Comando CC T.P.C. qua<strong>le</strong> polo di gravitazione<br />
informativa e di analisi a favore di tutte <strong>le</strong> Forze di Polizia.<br />
Il Comando è composto da circa 300 m<strong>il</strong>itari che hanno una preparazione<br />
specializzata acquisita attraverso la frequenza di appositi<br />
corsi in “Tutela del Patrimonio Cultura<strong>le</strong>”, organizzati <strong>per</strong>iodicamente<br />
dal <strong>Ministero</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> e <strong>le</strong> <strong>Attività</strong> <strong>Culturali</strong>.<br />
L’attua<strong>le</strong> articolazione prevede a livello centra<strong>le</strong> un Ufficio Comando,<br />
organo di staff, un Reparto O<strong>per</strong>ativo <strong>per</strong> <strong>le</strong> indagini di polizia giudiziaria<br />
(a sua volta suddiviso nel<strong>le</strong> sezioni Antiquariato, Archeologia,<br />
Falsificazione e Arte Contemporanea) e a livello territoria<strong>le</strong> in 12<br />
nuc<strong>le</strong>i con competenza regiona<strong>le</strong> o interregiona<strong>le</strong>, ubicati a Bari,<br />
Bologna, Cosenza, Firenze, Genova, Monza, Napoli, Pa<strong>le</strong>rmo, Sassari,<br />
Torino, Venezia ed Ancona.<br />
Reparto<br />
Comando CC<br />
TPC Roma<br />
Reparto CC TPC<br />
Roma<br />
Nuc<strong>le</strong>o CC TPC<br />
Torino<br />
Nuc<strong>le</strong>o CC TPC<br />
Monza<br />
Nuc<strong>le</strong>o CC TPC<br />
Venezia<br />
Nuc<strong>le</strong>o CC TPC<br />
Genova<br />
Nuc<strong>le</strong>o CC TPC<br />
Bologna<br />
Nuc<strong>le</strong>o CC TPC<br />
Ancona<br />
Indirizzo<br />
Roma<br />
Piazza di<br />
Sant’Ignazio, 152<br />
Roma,<br />
Via Anicia, 24<br />
Torino,<br />
Tel.011.5215636<br />
Via XX Settembre, 88 Fax 011.5170000<br />
Monza,<br />
Via Brianza, 2<br />
Venezia<br />
P.zza S. Marco, 63<br />
Genova,<br />
Via S. Chiara, 8<br />
Bologna,<br />
Via Castiglione, 7<br />
Ancona,<br />
Via Pio II<br />
Pal. Bonarelli<br />
Te<strong>le</strong>fono/Fax<br />
Tel.06.6920301<br />
Fax 06.69203069<br />
Tel.06.585631<br />
Fax 06.58563200<br />
Tel.039.2303997<br />
Fax 039.2304606<br />
Tel.041.5222054<br />
Fax 041.5222475<br />
Tel.010.5955488<br />
Fax 010.5954841<br />
Tel.051.261385<br />
Fax 051.230961<br />
Tel.071/201322<br />
Fax 071/2076959<br />
e-ma<strong>il</strong><br />
tpc@carabinieri.it<br />
tpcro@carabinieri.it<br />
tpctonu@carabinieri.it<br />
tpcmznu@carabinieri.it<br />
tpcvenu@carabinieri.it<br />
tpcgenu@carabinieri.it<br />
tpcbonu@carabinieri.it<br />
tpcannu@carabinieri.it<br />
Competenze<br />
territoriali<br />
Lazio<br />
Abruzzo<br />
Piemonte<br />
Val<strong>le</strong> D’Aosta<br />
Lombardia<br />
Veneto<br />
Trentino A.A.<br />
F.V.Giulia<br />
Liguria<br />
Em<strong>il</strong>ia<br />
Romagna<br />
Marche
Nuc<strong>le</strong>o CC TPC<br />
Firenze<br />
Nuc<strong>le</strong>o CC TPC<br />
Napoli<br />
Nuc<strong>le</strong>o CC TPC<br />
Bari<br />
Nuc<strong>le</strong>o CC TPC<br />
Cosenza<br />
Nuc<strong>le</strong>o CC TPC<br />
Pa<strong>le</strong>rmo<br />
Nuc<strong>le</strong>o CC TPC<br />
Sassari<br />
Firenze,<br />
Via Romana, 37/a<br />
Napoli,<br />
Via Tito Angelici, 20<br />
Bari,<br />
P.zza Federico II, 2<br />
Cosenza,<br />
Via Col<strong>le</strong>triglio, 4<br />
Pa<strong>le</strong>rmo,<br />
C.so Calatafimi, 213<br />
Sassari,<br />
Strada Prov.<strong>le</strong> La<br />
Crucca, 3<br />
Tel.055.295330<br />
Fax.055.295359<br />
Tel.081.5568291<br />
Fax.081.5784274<br />
Tel.080.5213038<br />
Fax.080.5218244<br />
Tel.0984.795548<br />
Fax.0984.784161<br />
Tel.091.422825<br />
Fax.091.422452<br />
Tel.079.3961005<br />
Fax.079.395654<br />
tpcfinu@carabinieri.it<br />
tpcnanu@carabinieri.it<br />
tpcbanu@carabinieri.it<br />
tpccsnu@carabinieri.it<br />
tpcpanu@carabinieri.it<br />
tpcssnu@carabinieri.it<br />
Toscana<br />
Umbria<br />
Campania<br />
Puglia<br />
Molise<br />
Bas<strong>il</strong>icata<br />
Calabria<br />
Sic<strong>il</strong>ia<br />
Sardegna<br />
Il Comando CC TPC esp<strong>le</strong>ta i suoi compiti <strong>per</strong> la protezione e la salvaguardia<br />
del patrimonio cultura<strong>le</strong> attraverso la predisposizione di<br />
peculiari attività preventive e repressive. Le stesse possono riassumersi<br />
in:<br />
- prevenzione dei reati contro <strong>il</strong> patrimonio cultura<strong>le</strong>;<br />
- attività investigativa specialistica;<br />
- recu<strong>per</strong>o di beni culturali e oggetti d’arte;<br />
- gestione della Banca Dati dei beni culturali <strong>il</strong><strong>le</strong>citamente sottratti<br />
(art.85 D.Lgs. 42/2004);<br />
- consu<strong>le</strong>nza specialistica a favore del <strong>Ministero</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> e <strong>le</strong> <strong>Attività</strong><br />
<strong>Culturali</strong> e dei suoi organi territoriali.<br />
L’attività o<strong>per</strong>ativa consiste principalmente nel:<br />
- individuare i responsab<strong>il</strong>i dei reati concernenti beni culturali (principalmente<br />
furti, ricettazioni, scavi archeologici <strong>il</strong><strong>le</strong>gali, falsificazioni)<br />
e deferirli all’Autorità Giudiziaria;<br />
- recu<strong>per</strong>are i beni culturali sottratti o esportati <strong>il</strong><strong>le</strong>citamente dal territorio<br />
naziona<strong>le</strong>, estendendone <strong>le</strong> ricerche anche all’estero, nei<br />
limiti stab<strong>il</strong>iti dal<strong>le</strong> differenti convenzioni e nell’ambito della coo<strong>per</strong>azione<br />
giudiziaria tra gli Stati, attraverso i Ministeri degli Affari<br />
Esteri e della Giustizia, nonché attraverso l’INTERPOL, con <strong>le</strong> Forze<br />
di Polizia del<strong>le</strong> altre Nazioni;<br />
- collaborare nella repressione di violazioni al<strong>le</strong> norme di tutela paesaggistica;<br />
- effettuare controlli in occasione di mostre, mercati d’antiquariato,<br />
sui cataloghi del<strong>le</strong> più importanti case d’asta, anche on-line, nonché<br />
presso antiquari, nei laboratori dei restauratori e degli altri o<strong>per</strong>atori<br />
del settore;<br />
- svolgere servizi finalizzati alla prevenzione dei reati in aree archeologiche<br />
particolarmente sensib<strong>il</strong>i, anche in coo<strong>per</strong>azione con <strong>il</strong><br />
Raggruppamento Elicotteri, <strong>le</strong> pattuglie a cavallo ed altri mezzi<br />
dell’Arma dei Carabinieri.<br />
Il Comando CC TPC conduce attività all’estero, non solo nell’ambito<br />
della coo<strong>per</strong>azione internaziona<strong>le</strong> di polizia, ma anche <strong>per</strong>:<br />
87
88<br />
- supporto specialistico a o<strong>per</strong>azioni di Peace-Keeping, come in<br />
Iraq dal 2003 al 2006;<br />
- attività di formazione di o<strong>per</strong>atori di polizia e del<strong>le</strong> dogane di Stati<br />
che lo richiedano;<br />
- consu<strong>le</strong>nza al <strong>Ministero</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> e <strong>le</strong> <strong>Attività</strong> <strong>Culturali</strong> <strong>per</strong> <strong>le</strong> attività<br />
volte alla restituzione di re<strong>per</strong>ti archeologici appartenenti al patrimonio<br />
naziona<strong>le</strong> ed esposti in Musei e col<strong>le</strong>zioni private stranieri.<br />
Sin dagli anni ’80, <strong>il</strong> Comando si avva<strong>le</strong> di un potente strumento di<br />
aus<strong>il</strong>io al<strong>le</strong> indagini di polizia giudiziaria: la “Banca Dati dei beni culturali<br />
<strong>il</strong><strong>le</strong>citamente sottratti”, prevista da ultimo dall’art. 85 del<br />
Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, che contiene informazioni<br />
sui beni da ricercare di provenienza sia italiana sia estera ed informazioni<br />
circa gli eventi delittuosi col<strong>le</strong>gati: in essa sono informatizzati<br />
oltre 118.000 eventi, oltre 2.870.000 oggetti, con oltre 318.000<br />
immagini.<br />
Essa costituisce, grazie anche all’ut<strong>il</strong>izzo di sofisticata tecnologia<br />
informatica, punto di riferimento <strong>per</strong> tutta l’Arma e <strong>per</strong> <strong>le</strong> altre Forze<br />
di Polizia italiane ed estere e consente, tra l’altro, di compiere una<br />
attenta analisi del fenomeno “furti del<strong>le</strong> o<strong>per</strong>e d’arte”, così come di<br />
altre tipologie delittuose, fornendo indicazioni specifiche idonee ad<br />
indirizzare con maggiore precisione l’attività preventiva e investigativa<br />
dei vari reparti.<br />
La stessa, alimentata giornalmente:<br />
- è strutturata in moduli che consentono da un lato, l’inserimento e la<br />
ricerca di eventi, <strong>per</strong>sone, oggetti e <strong>le</strong> loro relazioni, dall’altro l’elaborazione<br />
di statistiche;<br />
- impostata su interfaccia WEB e supporto mult<strong>il</strong>ingua, consente<br />
modalità di ricerca visua<strong>le</strong> e capacità di georeferenziazione degli<br />
eventi;<br />
- interagisce in tempo rea<strong>le</strong> con palmari e <strong>per</strong>sonal computer portat<strong>il</strong>i,<br />
agevolando la redazione di rapporti/schede sul luogo dell’intervento<br />
e la consultazione e l’alimentazione diretta.<br />
Per quanto attiene specificatamente alla funzione di comparazione<br />
del<strong>le</strong> immagini, un software di indicizzazione <strong>le</strong> analizza assegnando<br />
loro un’“impronta” sulla base di definite informazioni, quali <strong>il</strong><br />
colore, <strong>il</strong> contrasto, la forma e la trama.<br />
Relativamente alla georeferenziazione degli eventi, un apposito programma<br />
consente:<br />
<strong>il</strong> posizionamento del<strong>le</strong> entità sul territorio in base al col<strong>le</strong>gamento<br />
tra dati alfanumerici e geografici, nonché l’individuazione di zone a<br />
rischio e dei <strong>per</strong>corsi <strong>le</strong>gati alla criminalità;<br />
la rappresentazione grafica di tutte <strong>le</strong> connessioni logiche tra <strong>le</strong><br />
informazioni censite, integrando<strong>le</strong> con dati locali e remoti attinti <strong>per</strong><br />
fini investigativi e tabulati te<strong>le</strong>fonici (società italiane).<br />
Ta<strong>le</strong> efficace strumento consente altresì una concreta intero<strong>per</strong>ab<strong>il</strong>ità<br />
con <strong>le</strong> altre Forze di Polizia e altri Istituti, quali <strong>le</strong> Soprintendenze e<br />
gli Uffici Esportazione, che potranno a breve consultare alcuni campi<br />
del database e <strong>per</strong>tanto usufruire di un più ampio e specifico servi-
zio, e la Conferenza Episcopa<strong>le</strong> Italiana (CEI), che ha concesso un<br />
ut<strong>il</strong>issimo accesso priv<strong>il</strong>egiato al suo database informatizzato, a integrazione<br />
degli items inseriti nella Banca Dati del Comando.<br />
Lo sv<strong>il</strong>uppo dell’attività investigativa, l’abbattimento del<strong>le</strong> barriere<br />
doganali nell’ambito dell’Unione Europea, nonché una sempre maggiore<br />
fac<strong>il</strong>ità di movimento di <strong>per</strong>sone e merci a livello transnaziona<strong>le</strong>,<br />
ha suggerito al Comando di ut<strong>il</strong>izzare <strong>le</strong> eccezionali potenzialità<br />
offerte dalla rete Internet <strong>per</strong> diffondere in qualsiasi parte del mondo<br />
<strong>le</strong> informazioni relative ai beni culturali sottratti, così che da tempo<br />
vengono monitorati i principali siti di “e-commerce” dedicati ai beni<br />
culturali. La stessa rete è infine ut<strong>il</strong>izzata <strong>per</strong> la diffusione di informazioni<br />
ut<strong>il</strong>i alla cittadinanza.<br />
Il Comando cura la pubblicazione del bol<strong>le</strong>ttino “Arte in Ostaggio”<br />
contenente <strong>le</strong> riproduzioni fotografiche dei più importanti beni da<br />
ricercare, corredate dei dati necessari <strong>per</strong> l’individuazione. Distribuito<br />
gratuitamente in Italia ed all’estero, con la venticinquesima edizione<br />
ne è terminata la stampa, poiché, a vantaggio di un più rapido e tempestivo<br />
aggiornamento, <strong>le</strong> medesime informazioni sono ora fac<strong>il</strong>mente<br />
consultab<strong>il</strong>i on-line sul sito istituziona<strong>le</strong> (www.carabinieri.it), raggiungib<strong>il</strong>e<br />
anche attraverso <strong>il</strong> sito del <strong>Ministero</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> e <strong>le</strong> <strong>Attività</strong><br />
<strong>Culturali</strong>. Sul sito infatti è presente un ben strutturato motore di ricerca<br />
attraverso <strong>il</strong> qua<strong>le</strong> possono essere consultati circa 14.000 beni culturali<br />
di va<strong>le</strong>nza artistica tra beni archeologici, dipinti, sculture, oggetti<br />
chiesastici, beni librari, estratti dalla Banca Dati del Comando.<br />
Peraltro nello stesso database i cittadini possono accedere ad un<br />
cospicuo e<strong>le</strong>nco di immagini e di descrizioni di beni archeologici<br />
saccheggiati durante i due conflitti bellici avvenuti negli ultimi anni in<br />
IRAQ, oltre che avva<strong>le</strong>rsi di “link” diretti sul sito UNESCO dedicato<br />
al<strong>le</strong> “Red list” di Paesi a rischio.<br />
Per fac<strong>il</strong>itare la consultazione di tali informazioni e favorire <strong>il</strong> recu<strong>per</strong>o<br />
dei beni culturali da ricercare, <strong>il</strong> data-base e <strong>le</strong> pagine web del<br />
Comando sono in corso di duplicazione in lingua ing<strong>le</strong>se, nonché è<br />
in atto una loro ulteriore imp<strong>le</strong>mentazione <strong>per</strong> offrire al cittadino e<br />
al<strong>le</strong> associazioni di categoria la possib<strong>il</strong>ità di consultare un sempre<br />
maggior numero di beni culturali.<br />
Nell’apposita sezione tematica del sito www.carabinieri.it (<strong>Beni</strong><br />
d’interesse cultura<strong>le</strong>) sono disponib<strong>il</strong>i “consigli” <strong>per</strong> orientare gli<br />
utenti che intendano avvicinarsi al mercato dell’arte (tra cui un “decalogo”<br />
contro gli incauti acquisti di o<strong>per</strong>e d’arte contemporanea,<br />
redatto con la collaborazione della Gal<strong>le</strong>ria Naziona<strong>le</strong> d’Arte<br />
Moderna) o che subiscano furti di beni culturali.<br />
Dal sito è inoltre possib<strong>il</strong>e scaricare un modulo “Documento dell’o<strong>per</strong>a<br />
d’arte - Object ID” (vedasi foto) che <strong>per</strong>altro può essere<br />
richiesto presso qualsiasi comando dell’Arma. Comp<strong>il</strong>ando questa<br />
“scheda preventiva”, ciascuno può costituirsi un archivio fotografico<br />
89
90<br />
e descrittivo dei propri beni culturali, determinante in caso di furto,<br />
poiché ne consente l’agevo<strong>le</strong> informatizzazione nella Banca Dati, in<br />
modo da favorire la costante comparazione con quanto giornalmente<br />
sia oggetto di controllo. Un’o<strong>per</strong>a rubata, infatti, se fotografata ed<br />
adeguatamente descritta, può essere recu<strong>per</strong>ata più fac<strong>il</strong>mente.<br />
Inoltre, <strong>per</strong> evitare di acquistare un bene cultura<strong>le</strong> trafugato, ovvero<br />
<strong>per</strong> conoscere l’eventua<strong>le</strong> <strong>il</strong><strong>le</strong>cita provenienza di uno posseduto, <strong>il</strong><br />
cittadino può richiedere al Comando o ai Nuc<strong>le</strong>i dislocati sul territorio<br />
un controllo presso la Banca Dati dei beni culturali <strong>il</strong><strong>le</strong>citamente<br />
sottratti. In caso di riscontro negativo <strong>il</strong> Comando r<strong>il</strong>ascerà un’attestazione<br />
in cui è indicato che in quel momento <strong>il</strong> bene controllato<br />
non risulta segnalato tra <strong>le</strong> o<strong>per</strong>e da ricercare presenti in Banca Dati.<br />
Un eventua<strong>le</strong> esito positivo dell’accertamento darà luogo ai dovuti<br />
riscontri di polizia giudiziaria.<br />
Esempio di modello<br />
“Documento dell’o<strong>per</strong>a d’arte” - Object iD
Nell’ambito del<strong>le</strong> competenze del <strong>Ministero</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> e <strong>le</strong> <strong>Attività</strong><br />
<strong>Culturali</strong> si colloca <strong>il</strong> servizio di call center atto a migliorare l’accesso<br />
alla fruizione del patrimonio cultura<strong>le</strong> naziona<strong>le</strong> da parte dei cittadini<br />
italiani e stranieri nonché dei turisti in visita nel nostro Paese,<br />
<strong>per</strong> fornire informazioni (in lingua italiana, ing<strong>le</strong>se e spagnola) inerenti<br />
<strong>le</strong> attività di <strong>per</strong>tinenza del <strong>Ministero</strong>, su musei, mostre temporanee,<br />
archivi, biblioteche attraverso <strong>il</strong> numero verde 800 99 11 99.<br />
Il Servizio è interamente affidato alla Società Omnia Network*, che<br />
gestisce <strong>le</strong> chiamate tramite <strong>il</strong> numero verde attivo tutti i giorni, compreso<br />
i festivi, dal<strong>le</strong> 9 al<strong>le</strong> 19. L’o<strong>per</strong>atore di front office, mediante la<br />
consultazione di Banche Dati ed un costante col<strong>le</strong>gamento al sito<br />
Internet del <strong>Ministero</strong>, è in grado di fornire tutte <strong>le</strong> informazioni<br />
richieste, ivi comprese quel<strong>le</strong> relative alla struttura organizzativa del<br />
<strong>Ministero</strong> ed al<strong>le</strong> competenze istituzionali dello stesso.<br />
L’o<strong>per</strong>atore ha a disposizione anche un banca dati integrata curata<br />
dal <strong>per</strong>sona<strong>le</strong> di back office di Omnia Network contenente <strong>le</strong> informazioni<br />
relative a manifestazioni, beni, musei, eventi di <strong>per</strong>tinenza<br />
non stata<strong>le</strong> (comunali, privati, etc.).<br />
Nello specifico, <strong>il</strong> front office svolge:<br />
un servizio di ricezione reclami da parte del Cittadino e di segnalazione<br />
all’Amministrazione;<br />
un servizio di supporto all’Ufficio Relazione con <strong>il</strong> Pubblico (URP);<br />
un servizio di supporto al Servizio II Comunicazione, promozione e<br />
Marketing della direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> l’Innovazione Tecnologica e<br />
la promozione.<br />
un servizio di segnalazioni al Comando dei Carabinieri <strong>per</strong> la Tutela<br />
del Patrimonio Cultura<strong>le</strong>;<br />
L’attività di back office consiste in:<br />
attività di verifica e segnalazioni del<strong>le</strong> necessità di aggiornamento dei<br />
dati presenti sul sito del <strong>Ministero</strong> dei <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong>;<br />
acquisizione di informazioni sul<strong>le</strong> iniziative culturali in essere su tutto<br />
<strong>il</strong> territorio naziona<strong>le</strong> con partecipazione diretta o indiretta del<br />
<strong>Ministero</strong>;<br />
acquisizione di informazioni al servizio del cittadino sui principali siti<br />
non statali mediante la creazione di un Data Base interno a favore del<br />
Front office;<br />
diffusione di informazioni mirate nei confronti di soggetti terzi quali<br />
scuo<strong>le</strong>, università, organismi culturali secondo valutazioni di opportunità<br />
da parte del <strong>Ministero</strong>. Tali informazioni sono fornite sul numero<br />
comp<strong>le</strong>ssivo di 10.000 contatti annui.<br />
A fronte del<strong>le</strong> suddette attività, vengono prodotti <strong>per</strong>iodicamente<br />
report statistici quantitativi e qualitativi, che consentono una continua<br />
analisi e monitoraggio dei servizi resi.<br />
*Omnia Network s.p.a., gestore del servizio, è uno dei principali<br />
o<strong>per</strong>atori italiani nel settore della progettazione, realizzazione e<br />
gestione dei servizi di outsourcing al<strong>le</strong> imprese.<br />
Call Center<br />
Omnia Network S.p.A<br />
Referente<br />
Stefania Subinaghi<br />
Via Cristoforo Colombo, 6<br />
20094 Corsico (MI)<br />
Tel. 335 7742381<br />
Fax 02 784417333<br />
91
ALES - Arte Lavoro e Servizi S.p.A<br />
ALES S.p.A.<br />
Via Cristoforo Colombo, 98<br />
00147 Roma<br />
Tel. 06 70450922<br />
Fax 06 77591514<br />
Via S. Brigida, 51<br />
80133 Napoli<br />
Tel. 081 7810701<br />
Fax 081 5511518<br />
Via To<strong>le</strong>do, 153<br />
80132 Napoli<br />
Tel. 081 19562115<br />
Fax 081 4206001<br />
www.a<strong>le</strong>s-spa.it<br />
92<br />
ALES Arte Lavoro e Servizi S.p.A è una società a capita<strong>le</strong> pubblico<br />
partecipata dal <strong>Ministero</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> e <strong>le</strong> <strong>Attività</strong> <strong>Culturali</strong>.<br />
Svolge servizi finalizzati alla conservazione, valorizzazione e fruizione<br />
dei beni culturali <strong>per</strong> strutture centrali e <strong>per</strong>iferiche del MiBAC.<br />
Attiva dal 1999 ALES fornisce numerosi servizi all’interno di parchi,<br />
aree archeologiche, musei, aree espositive, edifici e giardini storici,<br />
biblioteche, archivi e uffici nel Lazio e nella Campania.<br />
Il costante intervento sul territorio da parte di <strong>per</strong>sona<strong>le</strong> qualificato e<br />
la particolare attenzione alla formazione continua dei lavoratori, ha<br />
<strong>per</strong>messo ad ALES di imporsi come importante realtà nella progettazione<br />
e realizzazione di attività relative alla tutela e alla promozione<br />
dei beni culturali.<br />
ALES ha ottenuto la Certificazione di Qualità ISO 9001:2000 e l’attestazione<br />
SOA <strong>per</strong> <strong>le</strong> categorie OG1, OG2, OS24.<br />
Es<strong>per</strong>ienze significative<br />
Manutenzione architettonica ordinaria degli edifici.<br />
Manutenzione del<strong>le</strong> strutture archeologiche.<br />
Manutenzione del verde.<br />
Supporto tecnico-amministrativo agli uffici del MiBAC.<br />
Supporto al funzionamento di biblioteche ed archivi.<br />
Servizi <strong>per</strong> la gestione di musei ed aree archeologiche (sorveglianza,<br />
biglietteria, accoglienza al pubblico).<br />
<strong>Attività</strong> di monitoraggio.
La veloce evoluzione dei mezzi di comunicazione unita all’affermarsi<br />
di una economia digita<strong>le</strong> hanno imposto nuove modalità di<br />
comunicazione, interazione e lavoro, fondate sulla capacità di scambiare<br />
dati ed informazioni in tempo rea<strong>le</strong> con tutti gli attori coinvolti<br />
nella catena del valore.<br />
Reply mette al servizio della Pubblica Amministrazione <strong>le</strong> proprie<br />
competenze sul<strong>le</strong> nuove tecnologie integrando sistemi multimediali<br />
ed interattivi, progettando piattaforme applicative composte con<br />
“servizi configurab<strong>il</strong>i” e ab<strong>il</strong>itando tecnologie di comunicazione sempre<br />
più comp<strong>le</strong>sse e differenziate.<br />
Tra <strong>le</strong> più recenti attività sv<strong>il</strong>uppate da da Reply in tali ambiti vi sono<br />
<strong>il</strong> progetto Leonardo <strong>per</strong> <strong>il</strong> Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio<br />
Cultura<strong>le</strong> e l’attua<strong>le</strong> sv<strong>il</strong>uppo del nuovo porta<strong>le</strong> del <strong>Ministero</strong> <strong>per</strong> i<br />
<strong>Beni</strong> e <strong>le</strong> <strong>Attività</strong> <strong>Culturali</strong>.<br />
Il Progetto Leonardo ha visto Reply lavorare con <strong>il</strong> Comando Genera<strong>le</strong><br />
dell’Arma dei Carabinieri, in un processo di adeguamento tecnologico<br />
e potenziamento del sistema informatico attualmente in uso presso<br />
<strong>il</strong> Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Cultura<strong>le</strong> (CCTPC), <strong>per</strong><br />
supportare i processi di investigazione e di pianificazione degli<br />
interventi a salvaguardia del<strong>le</strong> o<strong>per</strong>e d’arte.<br />
Il risultato è la realizzazione di un nuovo sistema informativo,<br />
“Leonardo”, che introduce nuove tecnologie emergenti <strong>per</strong> consentire<br />
di interagire con la banca dati in tempo rea<strong>le</strong> attraverso apparecchiature<br />
di ultima generazione ed eseguire ricerche ed analisi su tutto<br />
<strong>il</strong> patrimonio informativo raccolto in oltre venti anni di attività.<br />
La nuova piattaforma alla base del Progetto Leonardo è dotata di una<br />
interfaccia mult<strong>il</strong>ingue e rende accessib<strong>il</strong>i funzionalità avanzate quali<br />
la gestione documenta<strong>le</strong>, la ricerca e l’analisi di tipo geografico e l’integrazione<br />
con un prodotto <strong>le</strong>ader di mercato <strong>per</strong> l’analisi di tipo<br />
investigativo.<br />
Grazie al nuovo sistema informativo <strong>il</strong> <strong>per</strong>sona<strong>le</strong> dell’Arma, o<strong>per</strong>ativo<br />
sul territorio, può interagire con la banca dati in tempo rea<strong>le</strong> attraverso<br />
una applicazione wire<strong>le</strong>ss e apparecchiature di ultima generazione,<br />
come palmari e <strong>per</strong>sonal computer portat<strong>il</strong>i.<br />
Ciò consente, ad esempio durante una o<strong>per</strong>azione di controllo, di<br />
avere a disposizione direttamente sul posto tutte <strong>le</strong> informazioni ut<strong>il</strong>i<br />
all’attività o<strong>per</strong>ativa, richiedendo eventualmente al sistema di verificare<br />
la <strong>le</strong>cita provenienza dell’o<strong>per</strong>a d’arte a partire da una foto,<br />
scattata sul momento con apparecchiature digitali. Inoltre, dal luogo<br />
dell’intervento, l’o<strong>per</strong>atore del Comando Carabinieri Tutela<br />
Patrimonio Cultura<strong>le</strong> può comp<strong>il</strong>are un verba<strong>le</strong> su supporto e<strong>le</strong>ttronico<br />
e inviarlo al sistema centra<strong>le</strong> <strong>per</strong> successive o<strong>per</strong>azioni di verifi ca<br />
e analisi investigativa.<br />
A livello centra<strong>le</strong>, ogni informazione inviata dal luogo dell’intervento<br />
da parte dei Carabinieri, o proveniente da segnalazioni di altre Forze<br />
di Polizia, è sotto <strong>il</strong> controllo della Sezione Elaborazione Dati del<br />
Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Cultura<strong>le</strong>.<br />
Qui <strong>per</strong>sona<strong>le</strong> altamente specializzato, ut<strong>il</strong>izzando un comp<strong>le</strong>sso<br />
software di classificazione (basato su un database iconografico), cura<br />
www.reply.it<br />
Reply<br />
Corso Francia, 110<br />
10143 Torino<br />
Tel. 011 7711594<br />
Fax 0117495416<br />
info@reply.it<br />
www.reply.it<br />
93
94<br />
l’inserimento di ogni caratteristica peculiare del bene artistico di interesse,<br />
come ad esempio la sua tipologia (dipinto, scultura, libro antico,<br />
ecc...), <strong>il</strong> soggetto raffigurato, gli autori, i materiali e la tecnica di<br />
esecuzione. Tali informazioni vengono ulteriormente arricchite attraverso<br />
la consultazione di banche dati esterne, integrate nel sistema.<br />
Il punto di forza del nuovo sistema si esprime nel<strong>le</strong> evolute capacità<br />
di ricerca, in grado non soltanto di verifi care e ritrovare termini <strong>le</strong>ssicali<br />
ut<strong>il</strong>izzati <strong>per</strong> la descrizione dell’o<strong>per</strong>a, ma anche di confrontare<br />
“immagini” o porzioni di immagini sulla base del<strong>le</strong> sue caratteristiche<br />
grafi che, nonché di ut<strong>il</strong>izzare come chiavi di ricerca “concetti” contenuti<br />
nel contesto da ricercare.<br />
Il Porta<strong>le</strong> Cultura Italia, principa<strong>le</strong> punto di riferimento <strong>per</strong> la comunicazione<br />
sul cana<strong>le</strong> Internet in ambito di <strong>Beni</strong> <strong>Culturali</strong>, vede Reply<br />
impegnata come <strong>il</strong> partner scelto dell’Amministrazione con la<br />
responsab<strong>il</strong>ità tecnica e grafica della soluzione.<br />
Il porta<strong>le</strong>, online a partire dalla fine del 2007, renderà disponib<strong>il</strong>i<br />
contenuti informativi ricercab<strong>il</strong>i sia <strong>per</strong> area geografica sia <strong>per</strong> tematica:<br />
archeologia, architettura e monumenti, arti visive, design, cinema<br />
e multimedia, musica, spettacoli, tradizioni e folclore, cultura e<br />
scienze umane, cultura scientifica, formazione e ricerca, biblioteche,<br />
<strong>le</strong>tteratura, archivi, mostre e musei.<br />
Tramite questo nuovo punto di contatto <strong>il</strong> <strong>Ministero</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> e <strong>le</strong><br />
<strong>Attività</strong> <strong>Culturali</strong> renderà disponib<strong>il</strong>e, ai citttadini, un gran numero di<br />
servizi tra cui: accesso all’indice del<strong>le</strong> risorse in ambito dei <strong>Beni</strong><br />
<strong>Culturali</strong>, forum tematici, news<strong>le</strong>tter, piattaforma di e-commerce,<br />
indice dei monumenti.<br />
Il porta<strong>le</strong>, grazie alla ricchezza di informazioni contenute e alla fac<strong>il</strong>ità<br />
di navigazione svolgerà inoltre un importante ruolo <strong>per</strong> la promozione<br />
turistica di località di interesse cultura<strong>le</strong> grazie alla possib<strong>il</strong>ità<br />
di costruire “viste digitali” di <strong>per</strong>corsi ed itinerari <strong>per</strong>sonalizzati.
Appartenente alla Finanziaria Fimag, a cui fanno capo <strong>le</strong> aziende<br />
del Gruppo Guzzini (Teuco Guzzini, F.lli Guzzini), la iGuzzini<br />
<strong>il</strong>luminazione è nata nel 1958. Ha 17 agenzie commerciali in Italia, 11<br />
f<strong>il</strong>iali, in Germania, Francia, Spagna, Regno Unito, Norvegia, Svizzera,<br />
Danimarca, Benelux, Cina, Singapore, Hong Kong, e distributori<br />
esclusivi in tutti i paesi del mondo. Nel 1995 è stato creato <strong>il</strong> centro<br />
Studi e Ricerca la cui attività vuo<strong>le</strong> contribuire al dibattito cultura<strong>le</strong><br />
approfondendo molteplici aspetti della luce; sia quelli inerenti la sua<br />
natura di fenomeno fisico, sia quelli ancor più vasti e comp<strong>le</strong>ssi che<br />
sono alla base della <strong>per</strong>cezione umana. La iGuzzini, azienda certificata<br />
ISO 9001, è oggi la prima azienda italiana del settore <strong>il</strong>luminotecnico<br />
e si colloca fra <strong>le</strong> prime 5 aziende europee. Il suo fatturato<br />
consolidato del 2006 è stato di 197,3 m<strong>il</strong>ioni di euro. Il numero dei<br />
dipendenti è pari a 1.039 unità.<br />
L’attività: progettare l’uso efficace della luce.<br />
La missione de iGuzzini non è solo quella di produrre apparecchi di<br />
<strong>il</strong>luminazione al massimo livello di qualità, ma anche di studiare,<br />
capire, far capire la luce e renderne migliore l’integrazione con l’architettura,<br />
attraverso l’industrial design. Un’attività produttiva fondata,<br />
nel corso degli anni, su investimenti in ricerca, sull’innovazione<br />
tecnologico-produttiva, sulla collaborazione con prestigiosi designer<br />
ed architetti internazionali come Luigi Massoni, Giò Ponti,<br />
Rodolfo Bonetto prima, Bruno Gecchelin, Renzo Piano, Gae Au<strong>le</strong>nti,<br />
Piero Castiglioni, Lord Norman Foster, Massim<strong>il</strong>iano Fuksas poi.<br />
Gli apparecchi iGuzzini trovano applicazione in vari settori: arredo<br />
urbano, musei, spazi commerciali, alberghi. Nel mondo sono <strong>il</strong>luminati<br />
da apparecchi iGuzzini: <strong>il</strong> Beaubourg di Parigi, <strong>il</strong> Museo della<br />
Gal<strong>le</strong>ria Borghese e <strong>il</strong> nuovo Palazzo del<strong>le</strong> Esposizioni a Roma, <strong>il</strong><br />
Museo Egizio di Torino, <strong>il</strong> Tempio di Luxor in Egitto, <strong>il</strong> Museo<br />
dell’Ermitage e la Chiesa della Resurrezione a San Pietroburgo, <strong>il</strong><br />
Museo de Bellas Artes a L’Havana, l’Oriental Arts Centre di Shanghai,<br />
la nuova sede della National Assembly for Wa<strong>le</strong>s nel Gal<strong>le</strong>s, <strong>il</strong> Centro<br />
Design della Mercedes di Stoccarda, la nuova sede della Trienna<strong>le</strong><br />
Bovisa, di M<strong>il</strong>ano. Nel 1997 la iGuzzini ha adottato, come prima<br />
azienda privata, <strong>il</strong> Museo della Gal<strong>le</strong>ria Borghese a Roma nel quadro<br />
della Convenzione Veltroni-Fossa. La stessa procedura è stata ut<strong>il</strong>izzata<br />
anche <strong>per</strong> <strong>il</strong> Beaubourg di Parigi. Numerosi i premi assegnati<br />
all’azienda, dal Compasso d’Oro 1989 all’apparecchio Shutt<strong>le</strong> di<br />
Bruno Gecchelin, a quello del 1991 assegnato al Gruppo Guzzini<br />
“<strong>per</strong> aver sv<strong>il</strong>uppato nel tempo una f<strong>il</strong>osofia progettua<strong>le</strong> e produttiva<br />
di grande coerenza in cui la cultura del Design ha rappresentato un<br />
comune denominatore ed un e<strong>le</strong>mento di distinzione” al Compasso<br />
d’Oro 1998 al prodotto Nuvola di Piano Design Workshop, fino al<br />
recentissimo Premio iF promosso dall’International Forum Design di<br />
Hannover, ai prodotti Glim Cube (design Piero Castiglioni), i24<br />
(design Piano Design) e Radial (design Foster & Partners).<br />
Nel 1998 la iGuzzini ha ricevuto <strong>il</strong> Premio Guggenheim qua<strong>le</strong> riconoscimento<br />
al suo costante impegno nel campo della cultura.<br />
iGuzzini <strong>il</strong>luminazione SpA<br />
Contact | Italy<br />
iGuzzini <strong>il</strong>luminazione SpA<br />
Via Mariano Guzzini, 37<br />
62019 Recanati (MC)<br />
Italy<br />
Tel. +39 071 758 81<br />
Fax +39 071 758 82 95<br />
Video +39 071 758 84 35<br />
iguzzini@iguzzini.it<br />
www.iguzzini.com<br />
95
BBS software Srl<br />
BBS software s.r.l.<br />
Via del Bettolino, 3<br />
25050 Paderno Franciacorta (BR)<br />
www.bbsitalia.com<br />
www.companytv.it<br />
96<br />
BBS Software ha realizzato <strong>il</strong> progetto Company TV, una innovativa<br />
te<strong>le</strong>visione d’attesa in grado di fornire informazioni TV on demand<br />
grazie all’ut<strong>il</strong>izzo di codici a barre.<br />
Questa tecnologia, realizzata nell’ambito di un progetto di ricerca<br />
finanziato dalla Regione Lombardia, <strong>per</strong>mette ad Enti ed Aziende di<br />
fornire informazioni aggiuntive on demand a visitatori e clienti, in<br />
modo semplice, interattivo, immediato e mult<strong>il</strong>ingua.<br />
Infatti grazie al codice a barre posizionato sulla documentazione cartacea<br />
a corredo di un servizio o un prodotto, <strong>il</strong> sistema e’ in grado di<br />
fornire tutte <strong>le</strong> informazioni necessarie <strong>per</strong> approfondire i singoli<br />
argomenti. Grazie ad un <strong>le</strong>ttore ottico e ad una pulsantiera <strong>per</strong> la<br />
se<strong>le</strong>zione della lingua, con un semplice e fac<strong>il</strong>e testo, l’utente puo’<br />
fac<strong>il</strong>mente interrogare <strong>il</strong> palinsesto TV <strong>per</strong> approfondire gli argomenti<br />
di suo interesse con f<strong>il</strong>mati, video, immagini e testi animando la<br />
documentazione cartacea esposta. Turismo, prodotti tipici e servizi<br />
sono i primi settori nei quali la tecnologia Company TV e’ gia’ stata<br />
applicata con successo in oltre 190 installazioni in Italia e all’estero.<br />
Nell’ambito dei beni culturali la tecnologia <strong>per</strong>mette di costruire e<br />
divulgare palinsesti TV sui siti archeologici, musei, monumenti e rendere<br />
fruib<strong>il</strong>i in modo semplificato all’utente visitatore nella propria<br />
lingua di consultazione tutte <strong>le</strong> informazioni disponib<strong>il</strong>i sul luogo che<br />
si sta visitando e su quel<strong>le</strong> ad esso col<strong>le</strong>gate.<br />
La forza della soluzione Company TV si manifesta nella realizzazione<br />
di circuiti culturali nei quali più Company TV vengono posizionate<br />
all’ingresso di siti archeologici, musei e monumenti non solo <strong>per</strong><br />
fornire informazioni sul luogo che si sta vistando ma su tutta l’offerta<br />
musea<strong>le</strong> dell’intero circuito, accattivando <strong>il</strong> visitatore con immagini e<br />
f<strong>il</strong>mati forniti dalla Company TV.<br />
La realizzazione di circuiti museali Company TV <strong>per</strong>mette inoltre<br />
all’Ente di recu<strong>per</strong>are risorse finanziarie da sponsor fortemente interessati<br />
a divulgare la propria immagine attraverso questo nuovo e origina<strong>le</strong><br />
media, fac<strong>il</strong>mente <strong>per</strong>sonalizzab<strong>il</strong>e in occasione di manifestazioni<br />
ed eventi.<br />
L’ut<strong>il</strong>izzo della tecnologia Company TV <strong>per</strong>mette di ridurre la quantità<br />
di carta stampata, riducendo <strong>il</strong> numero di pagine di guide e opuscoli,<br />
favorendo la fruizione dell’informazione via Company TV.<br />
Il contenuto del<strong>le</strong> Company TV viene preconfezionato fornendo<br />
all’Ente cliente una Company TV già riempita di contenuti nel palinsesto<br />
principa<strong>le</strong>; in automatico e in tota<strong>le</strong> autonomia, l’utente può<br />
aggiornare semplicemente i singoli contenuti decidendo di inviare i<br />
dati alla Company TV desiderata attraverso una connessione internet<br />
ad un sistema di gestione dei contenuti fornito col sistema.<br />
Orari, servizi aggiuntivi, informazioni sempre aggiornate: tutto questo<br />
fac<strong>il</strong>mente e in modo diretto può essere immesso dal gestore del<br />
museo. In automatico i dati inseriti si distribuiscono sul<strong>le</strong> Company Tv<br />
del circuito fornendo <strong>le</strong> informazioni aggiornate agli utenti.<br />
Infine <strong>per</strong> rendere <strong>il</strong> palinsesto più accattivante ed interessante, la<br />
tecnologia Company TV viene fornita con Notizie Ansa aggiornate<br />
ogni ora e Previsioni meteo aggiornate quotidianamente.
Il Patrimonio Cultura<strong>le</strong> italiano, unico al mondo, è costituito da beni archeologici, architettonici, archivistici,<br />
artistici e storici, librari e paesaggistici, nonché dal<strong>le</strong> diverse attività culturali promosse dallo spettacolo dal<br />
vivo, con riferimento al cinema, al teatro, alla musica, alla danza, allo spettacolo viaggiante e al<strong>le</strong> tradizioni<br />
popolari.<br />
Il MiBAC, amministra e promuove la conoscenza di questo imponente patrimonio storico, artistico e<br />
cultura<strong>le</strong> di cui è custode con l’obiettivo di salvaguardarlo e valorizzarlo.<br />
Alla Direzione <strong>per</strong> l’Innovazione Tecnologica e la Promozione, una del<strong>le</strong> novità della riforma del 2004, spetta<br />
<strong>il</strong> compito noda<strong>le</strong> e impegnativo di attuare la modernizzazione dell’Amministrazione attraverso linee di<br />
indirizzo e interventi o<strong>per</strong>ativi basati sul<strong>le</strong> più nuove e sofisticate tecnologie e su strategie di comunicazione<br />
e marketing.<br />
Nell’ambito di queste attività, la Direzione Genera<strong>le</strong> partecipa annualmente, insieme a tutti gli Istituti centrali<br />
e territoriali, ad una serie di manifestazioni fieristiche che sono un veicolo efficace <strong>per</strong> diffondere ad un<br />
pubblico differenziato <strong>le</strong> attività ed i progetti più innovativi realizzati negli ultimi anni ed in corso d’o<strong>per</strong>a.<br />
Tali manifestazioni rappresentano anche un momento molto importante di incontro tra <strong>le</strong> realtà territoriali,<br />
gli Enti locali, i settori del<strong>le</strong> imprese ed <strong>il</strong> privato.<br />
Le fiere a cui partecipare vengono programmate in base alla tipologia del<strong>le</strong> attività istituzionali del MiBAC<br />
– Tutela, Restauro, Comunicazione – e agli interessi di settore (Monumenti, Archivi, Biblioteche, Patrimonio<br />
Storico-Artistico, Cinema, Teatro, Spettacoli, Paesaggio) che ogni anno si vogliono evidenziare.<br />
Programmazione 2007<br />
22-25 Marzo FERRARA<br />
Salone dell’Arte del Restauro e della Conservazione dei beni culturali<br />
21-25 Maggio ROMA<br />
FORUM P.A. Forum della Pubblica Amministrazione<br />
6-8 Novembre BOLOGNA<br />
COM.PA Salone Europeo della Comunicazione Pubblica dei servizi al cittadino e al<strong>le</strong> imprese<br />
15-16 Novembre LUCCA<br />
LU.BE.C. Digital Tecnology 2007<br />
15-18 Novembre PAESTUM<br />
X Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico<br />
29 Nov-1 Dic. VENEZIA<br />
XI Salone dei <strong>Beni</strong> e del<strong>le</strong> attività culturali<br />
Via del Col<strong>le</strong>gio Romano, 27<br />
00186 Roma<br />
Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> l’Innovazione Tecnologica e la Promozione<br />
Servizio II - Comunicazione, Promozione e Marketing<br />
Unità Organica I - Comunicazione, Grandi Eventi e Manifestazioni Fieristiche<br />
Tel. 06.6723.2851-2927 - Fax 06.6723.2358<br />
eventi@beniculturali.it<br />
URP - Ufficio Relazioni con <strong>il</strong> Pubblico<br />
Tel. 06.6723.2980-2990 - Fax 06.6798.441<br />
urp@beniculturali.it<br />
www.beniculturali.it<br />
numero verde 800 99 11 99