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Wu Ming – Pantegane e sangue (.pdf scaricabile) - lucatleco

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ogni sorta di depravazione interspecifica, dai supervibratori flessibili per stalloni froci ai pulcini<br />

gonfiabili per pennuti pedofili.<br />

In ogni caso, lo zapping sui canali Toposat rivelava un inquietante zero di informazione, men<br />

che meno la diretta dell’assedio al QG delle Pantere Vere. Ma John Stronzo Africa aveva<br />

ragione, lo spettacolo stava appena cominciando. Pantere, giaguari maculati, leopardi con<br />

dreadlocks finissimi tirati all’indietro, coguari di tutti i tipi di manto se ne stavano dritti, marziali,<br />

lungo i muri del salone, con la divisa del servizio d’ordine delle PV, l’AK-47 ed il fucile a<br />

pompa incrociati dietro la schiena, esperti di ogni disciplina di combattimento, occhiali scuri e<br />

cuffie che sparavano musica afro a tutto volume.<br />

J-Strong-sono-io-il-re-della-cazzuta-foresta se ne stava ora sinuosamente adagiato su una<br />

strana poltrona di pelli europee di prima qualità, proibite perché quasi tutte di speci protette,<br />

dal vitellino svizzero al cerbiatto alpino. Entrò uno gnu inserviente in livrea portando un<br />

vassoio con la brocca della bevanda preferita dello Stronzone, frullato di mango e <strong>sangue</strong> di<br />

vitello di due anni. Un orrore da selvaggi coi capelli cotonati. Appena lo gnu fu uscito, non<br />

prima di essersi inchinato deferente e ingobbito, fecero il loro ingresso due linci bottane,<br />

bellissime, strafatte, che gli si acquattarono ai lati, sottomesse e adoranti. Vaffanculo, Africa.<br />

- Come te la cavi con la pay-tv, sorcio? Ti regalo il mio abbonamento.<br />

Il primissimo piano a tutto schermo era veramente schifoso. Aveva i piccoli occhi serrati, e<br />

con un sibilo disse:<br />

- Chiamami Iena.<br />

Allargando il campo, dentro una stanza squallida di Motel, insieme alla Iena c’era Minnie,<br />

nuda, sul letto, anche lei fatta dura, gambe aperte e sguardo ebete, con quelle grandi<br />

orecchie adagiate sul cuscino che adesso facevano ribrezzo.<br />

- Me la lavoro un po’ io, prima della sorpresa finale, buona visione. <strong>–</strong> disse sempre a voce<br />

bassa la iena, sporgendo il muso a lato della telecamera, invitando a seguirlo verso il letto.<br />

Altra inquadratura: Pippo appeso al soffitto per i polsi, con una grossa incudine legata ai<br />

piedi.<br />

Terza inquadratura. Pluto, ormai sfinito, ognuna delle zampe legate a formare il quattro di<br />

bastoni delle carte da gioco, appeso a una spalliera da palestra, con l’occhio del cane molto<br />

più che bastonato. Allargando un po’, alla sua destra, Mbotu, sorridente, azzimato, libero, mi<br />

guardava: - Basettoni ti manda a dire di non avere fretta! Anche l’ammasso di pulci qui a<br />

fianco non ne ha affatto! Ahr, ahr, ahr.<br />

Mentre pronunciava sguiatamente quelle frasi con la punta del corno destro apriva fulmineo<br />

uno squarcio longitudinale al povero Pluto, che lo attraversava dal basso verso l’alto, con<br />

l’immediata e rovinoso uscita delle budella, che caddero a terra come scarti di macelleria.<br />

- E’ un buon giorno per morire, oggi, bastardo? Ahr,ahr,ahr!<br />

Mugghiò ancora ‘Mbotu alla buon’anima di Pluto, voltandosi poi verso di me.<br />

Non era previsto che Pluto morisse. Addirittura ero ormai certo che non fosse tecnicamente<br />

possibile. Non era mai accaduto prima che uno della cerchia dei “garantiti” di Topolinia fosse<br />

stato non dico accoppato, ma nemmeno morto. Era sconvolgente. Che cazzo stava<br />

succedendo?<br />

- Sorcio, lo hai capito allora che non vali un cazzo? Sei confuso? Già ti manca la rogna del<br />

tuo bastardo? E la tua fidanzata? Già, ma tu sei un duro, anche se non sai niente, solo che<br />

non puoi uscire da qui se non ti ci accompagno io.<br />

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