Wu Ming – Pantegane e sangue (.pdf scaricabile) - lucatleco
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- 10 -<br />
Quando sul palco della Topaia salì un gruppo chiamato T.Rex, mi resi conto che si era fatto<br />
tardi. Che cazzo di roba, un vero schifo, mai visto niente del genere. Per un attimo, mi chiesi<br />
di cosa diavolo si trattasse. Un travestimento tanto perfetto quanto orripilante? Uno scherzo<br />
della natura giocato da qualche maniaco del DNA? L’ennesima assurdità di questi giorni<br />
confusi?<br />
Tre tirannosauri, impossibile classificarli A o Z, si contorcevano sul palco lanciando grida<br />
strazianti. Il cantante, ricoperto da squame di un rosso vivo, sbavava come un lavandino<br />
rotto, le fauci spalancate verso il pubblico e frustava l’aria con la coda. Chitarra e basso,<br />
stretti nelle minuscole braccia dei due musicisti, venivano suonati a forza di artigliate. Mi<br />
accorsi che le “mani” dei bestioni avevano solo due grosse dita e tremando di ribrezzo salutai<br />
il Papero e uscii in fretta dal locale, anche perché dovevo pisciare e i cessi della Topaia erano<br />
rinomati per la sporcizia.<br />
Mi infilai in una stradina buia a fianco dell’edificio. L’odore che ne veniva era appena più<br />
sopportabile dei miasmi tipici della TPO- latrina. Un tappeto di bottiglie rotte scricchiolava<br />
sotto le scarpe ad ogni passo.<br />
Stavo ancora sgrullandomi l’uccello, quando un fetido piccione A spennacchiato si avvicinò<br />
ciondolando con la solita richiesta:<br />
- Oh, vecchio, non è che avresti due spiiiccioli per un caffè, che so, un po’ di pane raffeeermo,<br />
del miiiglio…?<br />
Era troppo, cazzo, davvero troppo. Mi sentivo esasperato, al limite della sopportazione. La<br />
coca m’era scesa da ore eppure tremavo come una foglia, i nervi a pezzi. Il volatile<br />
pidocchioso era sempre lì e dondolava avanti e indietro come un ebete.<br />
Infilai la mano sotto la giacca, e il gesto risvegliò la sua attenzione, ma non stavo per estrarre<br />
il portafoglio e farlo contento, le dita frugavano verso l’impugnatura della pistola. Avevo<br />
bisogno di sfogarmi, di sentirmi di nuovo forte, di cancellare un po' dell'orrore che mi<br />
assediava. Nessuno avrebbe pianto sul cadavere di un piccione punkabbestia, giusto gli<br />
spazzini, domani, ci sarebbero restati un po’ male. O forse no, dato che erano tutti iene A,<br />
magari se lo sarebbero pure mangiato.<br />
Con uno scatto di nervi sfilai l’arma dalla fondina e proprio nel momento di premere il grilletto<br />
un suono improvviso, sorta di muggito prolungato, catturò la mia attenzione e mancai il colpo.<br />
Pur con i riflessi a zero, il piccione riuscì a saltare di lato, a salvarsi le zampe e barcollare<br />
lontano.<br />
Il muggito continuava, modulato, acuto e poi grave, simile a un didjeridoo australiano. Ma non<br />
era uno strumento, erano corde vocali. Proveniva dal fondo del vicolo e mi avventurai in<br />
quella direzione, curioso di scoprire che cazzo fosse.<br />
Dopo cinquanta passi nell’oscurità più fitta, ero ancora lontano, il suono sempre davanti a me,<br />
ininterrotto. Camminai per un altro minuto, ma il vicolo sembrava senza fondo e l’origine del<br />
suono sempre più distante. Mi accorsi che il puzzo di cloaca tipico del luogo stava<br />
scomparendo via via che procedevo, lasciando il posto a un odore di incenso.<br />
Adesso basta, pensai, basta con le stronzate. Perché mi vado a infilare in un altro casino?<br />
Non capivo. Cercai di distogliere la mente dal muggito e di applicarmi con tutta la volontà<br />
all’obiettivo di girare i tacchi e tornare verso casa, ma niente, una forza insondabile e potente<br />
me lo impediva.<br />
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