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Immaginario e ideologia apocalittica nelle rime per la battaglia di ...

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MATTEO LEFÈVRE<br />

<strong>Immaginario</strong> e <strong>ideologia</strong> <strong>apocalittica</strong><br />

<strong>nelle</strong> <strong>rime</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto.<br />

Poeti italiani e spagnoli<br />

Non è semplice orientarsi nel mare delle suggestioni da cui <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> «apocalisse»<br />

è circondata, e tantomeno questa è <strong>la</strong> sede <strong>per</strong> scendere nell’agone definitorio<br />

al<strong>la</strong> ricerca <strong>di</strong> un’accezione <strong>per</strong>entoria, univoca del termine che possa sod<strong>di</strong>sfare<br />

gli ingegni più <strong>di</strong>sparati e soprattutto provenienti dalle formazioni culturali<br />

più <strong>di</strong>fferenti 1 . Esiste all’occorrenza una vasta e ormai seco<strong>la</strong>re bibliografia<br />

sull’argomento che, partendo dai più antichi Padri del<strong>la</strong> Chiesa e sospinta poi<br />

dal respiro profetico <strong>di</strong> Gioachino da Fiore, giunge fino alle interpretazioni culturali,<br />

storiche e sociologiche degli anni a noi più vicini. Eppure, ripeto, non è<br />

questo il luogo in cui proporre un excursus sulle varie interpretazioni 2 ; approfitto<br />

invece <strong>di</strong> queste p<strong>rime</strong> riflessioni <strong>per</strong> sottolineare fin d’ora alcuni punti fermi<br />

– <strong>di</strong> derivazione strettamente biblica ed evangelica – che autorizzano una lettura<br />

degli eventi legati al<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto, sia ante che post factum, all’interno<br />

<strong>di</strong> una prospettiva <strong>apocalittica</strong>.<br />

In primo luogo, al termine «apocalisse» viene attribuito correntemente il<br />

significato <strong>di</strong> «fine del mondo», ma ciò è assolutamente arbitrario e parziale<br />

rispetto al valore originario ed etimologico del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, nonché in re<strong>la</strong>zione a<br />

uno dei libri più complessi e significativi del<strong>la</strong> letteratura cristiana, e in generale<br />

del<strong>la</strong> cultura occidentale, l’Apocalisse appunto, il cui senso più autentico e<br />

1 Cfr. anche le voci Apocalittica nel Dizionario comparato delle religioni monoteistiche.<br />

Ebraismo, Cristianesimo, Is<strong>la</strong>mismo, Casal Monferrato, Ed. Piemme, 1991; e Apocalisse nel<br />

Dizionario dei miti letterari, Mi<strong>la</strong>no, Bompiani, 1995.<br />

2 Per una bibliografia <strong>di</strong> partenza sull’argomento, soprattutto da un punto <strong>di</strong> vista storicoantropologico,<br />

cfr. <strong>di</strong>rettamente E. TEDESCHI, Per una bibliografia “occulta” sull’Apocalisse,<br />

in M. I. MACIOTI, a cura <strong>di</strong>, Attese apocalittiche alle soglie del millennio, Napoli, Liguori,<br />

1996, pp. 151-158.<br />

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Matteo Lefèvre<br />

profondo prevede invece i concetti <strong>di</strong> reve<strong>la</strong>tio e renovatio. Il libro <strong>di</strong> San<br />

Giovanni – sia stato il veggente <strong>di</strong> Pathmos o chi <strong>per</strong> lui a re<strong>di</strong>gere o semplicemente<br />

a riorganizzare il testo – è infatti un’o<strong>per</strong>a profetica, che vuole rive<strong>la</strong>re<br />

<strong>di</strong>etro una spessa coltre <strong>di</strong> elementi simbolici il futuro avvento del regno <strong>di</strong> Dio<br />

in seguito al<strong>la</strong> sconfitta definitiva del Male. E <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione, in questo senso,<br />

annuncia un nuovo mondo dopo <strong>la</strong> «fine del mondo», un’«età novel<strong>la</strong>» in cui si<br />

realizzi appieno il progetto del<strong>la</strong> civitas dei. Sia gli interpreti religiosi che quelli<br />

<strong>la</strong>ici del libro giovanneo fin dalle origini dell’era cristiana non hanno del resto<br />

fatto altro che interrogarsi sul “quando” e “dove” sarebbe concretamente avvenuta<br />

questa apocalisse annunciata con tanto ardore nel Nuovo Testamento: <strong>di</strong><br />

una circostanza comunque nessuno sembra dubitare, e cioè che tutto si compia<br />

all’interno dell’orizzonte storico e intramondano. Non esiste infatti profeta vero<br />

o falso, vestito <strong>di</strong> stracci, del saio o del<strong>la</strong> porpora, che non abbia intravisto e<br />

annunciato i presagi del<strong>la</strong> catastrofe e del<strong>la</strong> conseguente nova aetas entro <strong>la</strong><br />

nebbia del mondo, sul fosco palcoscenico del<strong>la</strong> storia.<br />

In un suo saggio Ernesto De Martino ha analizzato <strong>la</strong> «fine del mondo dell’annuncio<br />

apocalittico cristiano [...] come “dramma storico”, svoltosi e costruitosi<br />

entro un arco determinato <strong>di</strong> tempo» 3 : l’apocalisse sancisce in questo senso<br />

una rive<strong>la</strong>zione e insieme un rinvio del<strong>la</strong> cosiddetta parusía, cioè dell’avvento<br />

del Regno, e «il rinvio del<strong>la</strong> parusía costituirebbe infatti l’o<strong>per</strong>azione tecnica<br />

che consente l’al<strong>la</strong>rgamento dell’orizzonte delle o<strong>per</strong>abilità storiche [...]» 4 . C’è<br />

<strong>per</strong>tanto nel<strong>la</strong> concezione letterale, cristiana, dell’apocalisse «[...] una legittimazione<br />

e qualificazione del<strong>la</strong> o<strong>per</strong>abilità [...], legittimazione e qualificazione ottenute<br />

me<strong>di</strong>ante <strong>la</strong> immagine del<strong>la</strong> repentinità del<strong>la</strong> fine, del suo carattere <strong>di</strong> tribunale<br />

estremo e definitivo dell’o<strong>per</strong>are dei singoli, e del<strong>la</strong> conseguente vigi<strong>la</strong>nza<br />

testimoniante che essa impone al singolo e al<strong>la</strong> comunità dei singoli. [...] Uno<br />

spostarsi <strong>di</strong> accento del qui e dell’ora del decidere o<strong>per</strong>ativo intramondano <strong>per</strong><br />

cui da un qui e da un ora prevalentemente orientati verso <strong>la</strong> s<strong>per</strong>anza futura si<br />

passa ad un qui e ad un ora prevalentemente orientati verso <strong>la</strong> garanzia assoluta<br />

<strong>di</strong> un evento decisivo passato, al centro <strong>di</strong> tutto il <strong>di</strong>venire temporale [...]» 5 . In<br />

effetti, lungi dal voler proporre un’interpretazione troppo “ortodossa”, non<br />

appare esistere conflitto tra l’idea <strong>apocalittica</strong> che si forma nel<strong>la</strong> coscienza e<br />

nel<strong>la</strong> casistica biblico-cristiana e quel<strong>la</strong> che invece si origina al<strong>la</strong> luce dell’ottica<br />

mondana, storica; <strong>la</strong> <strong>di</strong>fferenza semmai risiede negli esiti a cui <strong>la</strong> catastrofe dà<br />

luogo: <strong>la</strong> dottrina religiosa presuppone insomma una renovatio che si incastona<br />

<strong>per</strong>fettamente nel progetto <strong>di</strong>vino; <strong>la</strong> considerazione storica, <strong>la</strong>ica, attende <strong>di</strong><br />

3 E. DE MARTINO, La fine del mondo: contributo all’analisi delle apocalissi culturali,<br />

Torino, Einau<strong>di</strong>, 1977, p. 283.<br />

4 Ibid.<br />

5 Ivi, p. 284.<br />

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<strong>Immaginario</strong> e <strong>ideologia</strong> <strong>apocalittica</strong> <strong>nelle</strong> <strong>rime</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto<br />

conoscere il drammatico riscontro quoti<strong>di</strong>ano dell’età nuova, sorta dopo <strong>la</strong><br />

fine <strong>di</strong> quel<strong>la</strong> precedente. Per delineare ulteriormente lo scenario, come spiega<br />

Lanternari, in base al<strong>la</strong> prospettiva del testo sacro nell’annuncio del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione<br />

«[...] si anticipa <strong>per</strong> simboli (7 calici, 7 sigilli o segni, 7 trombe con<br />

re<strong>la</strong>tive pre<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> apparizioni corrispondenti) <strong>la</strong> <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> elementi e<br />

immagini del “male” incombente sul<strong>la</strong> terra: bestie, figure <strong>di</strong> guerra, <strong>di</strong> violenza,<br />

morte, denaro, ecc.: e l’insieme <strong>di</strong> tale nucleo tematico sta a significare<br />

simbolicamente il <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne, il caos, il male da <strong>di</strong>struggere. Contestualmente,<br />

nell’immaginazione simbolica del testo viene rappresentato il tema del riscatto<br />

dal male, tramite altrettante figure dal significato augurale, <strong>di</strong> rior<strong>di</strong>natori<br />

del caos e demolitori del male: ed ecco gli angeli, gli esseri spirituali, il<br />

“figlio dell’uomo”, ecc. Sono figure antesignane del<strong>la</strong> salvezza, del riscatto,<br />

del reinizio dopo <strong>la</strong> fine. Con esse si annuncia l’avvento finale del regno <strong>di</strong><br />

Dio. [...] L’“apocalisse” dunque originariamente e storicamente è <strong>la</strong> rappresentazione<br />

immaginaria, onirica, simbolica e <strong>la</strong> prefigurazione dello scontro<br />

delle forze del male contro quelle del bene e del<strong>la</strong> salvezza dell’uomo» 6 . Nel<strong>la</strong><br />

prospettiva storico-antropologica, invece, il fenomeno «apocalisse» va indagato<br />

prettamente «[...] come ra<strong>di</strong>cale crisi fattuale, prefigurata e temuta, <strong>di</strong> un<br />

sistema <strong>di</strong> es<strong>per</strong>ienza collettiva, come <strong>per</strong>cezione <strong>di</strong> un irreversibile sconvolgimento<br />

<strong>di</strong> parametri <strong>di</strong> rife<strong>rime</strong>nto culturale e <strong>di</strong> valori comuni, dominanti<br />

del<strong>la</strong> società. Sotto questo profilo, anche in considerazione del fatto che <strong>la</strong><br />

storia procede sovente <strong>per</strong> mutamenti irruenti e travolgenti, si può ben <strong>di</strong>re<br />

che le sue apocalissi possono essere indotte da sconvolgimenti d’or<strong>di</strong>ne religioso,<br />

sociale, culturale o politico [...]» 7 . Nessuna apocalisse comunque, sia<br />

che <strong>la</strong> si intenda nel suo valore squisitamente religioso sia che <strong>la</strong> si consideri<br />

sul piano storico-culturale, appare scorporata dal<strong>la</strong> propria contemporaneità:<br />

nel primo caso, reve<strong>la</strong>tio e renovatio avvengono <strong>per</strong> volere <strong>di</strong> Dio in seguito<br />

ad un ultimo e definitivo (o supposto tale) scontro in cui il Bene trionferà sul<br />

Male, entrambi simboleggiati dai loro rappresentanti mondani; nel secondo,<br />

invece, <strong>la</strong> partita con <strong>la</strong> storia ha un esito molto più incerto, tuttavia, pur<br />

venendo meno questa garanzia provvidenziale, non si può <strong>di</strong>re che manchino<br />

altre forme <strong>la</strong>iche <strong>di</strong> fiducia e s<strong>per</strong>anza in un “futuro migliore”, e magari<br />

teleologicamente orientato, dopo <strong>la</strong> catastrofe: basti pensare al<strong>la</strong> generica<br />

“fede” nell’istituzione politica, nel progresso umano, nel<strong>la</strong> scienza ecc.<br />

I testi apocalittici par<strong>la</strong>no <strong>di</strong> visioni terrificanti e mostruose, <strong>di</strong> temibili<br />

bestie selvagge, <strong>di</strong> guerre nefande e sanguinose, e queste visioni si<br />

6 V. LANTERNARI, Tante apocalissi e <strong>di</strong> vari generi, in M. I. MACIOTI, a cura <strong>di</strong>, Attese<br />

apocalittiche..., cit., pp. 15-27 (<strong>la</strong> citazione è a p. 16).<br />

7 Ivi, p. 17.<br />

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Matteo Lefèvre<br />

accompagnano in genere a tempi molto <strong>di</strong>fficili: <strong>di</strong> fronte ai momenti <strong>di</strong> crisi<br />

epocale, alle paure <strong>di</strong> un rovescio storico-culturale cresce un sentimento <strong>di</strong><br />

attesa del<strong>la</strong> catastrofe e del<strong>la</strong> successiva rinascita. Come sostiene Maria<br />

Immaco<strong>la</strong>ta Macioti, infatti, dopo questi momenti cruciali, che hanno realmente<br />

determinato o avevano fatto temere il crollo, una cultura «[...] si<br />

aggrappa al<strong>la</strong> s<strong>per</strong>anza, all’ipotesi <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sve<strong>la</strong>mento, del<strong>la</strong> nascita <strong>di</strong> un<br />

mondo rinnovato. Di un mondo migliore» 8 . E a questa s<strong>per</strong>anza, nel<strong>la</strong> prospettiva<br />

cristiana, occorre accostare e mettere in evidenza «[...] <strong>la</strong> convinzione<br />

profonda dell’esistenza <strong>di</strong> un futuro che già è realizzato in Dio, al <strong>di</strong> là quin<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> quello che è o che può essere l’agire umano nel concreto sviluppo storico.<br />

[...] L’idea <strong>di</strong> un futuro, migliore assetto in cui i malvagi vedranno infine<br />

punite le loro azioni esecrande, in cui i buoni verranno salvati, ha un evidente<br />

compito <strong>di</strong> rassicurazione» 9 . Il rinnovamento non avviene insomma in una<br />

<strong>di</strong>mensione posta al <strong>di</strong> là del tempo storico, ma al contrario <strong>la</strong> catastrofe è<br />

immersa nell’epoca, cioè nel<strong>la</strong> storia dell’umanità, che in certi frangenti sembra<br />

preparar<strong>la</strong> e annunciar<strong>la</strong>. Emerge così l’idea cristiana che <strong>la</strong> storia sia<br />

attraversata in determinate occasioni da eventi e segni che sembrano pre<strong>di</strong>sporre<br />

il rivolgimento apocalittico 10 .<br />

La <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto, nel<strong>la</strong> coscienza <strong>di</strong> chi <strong>la</strong> visse, rappresentò proprio<br />

uno <strong>di</strong> questi eventi, uno <strong>di</strong> questi segni. Se, in pratica, <strong>la</strong> prospettiva <strong>apocalittica</strong><br />

è <strong>la</strong> forma mentis che assume l’uomo <strong>di</strong> fronte al rischio corso dal<strong>la</strong> propria<br />

cultura, <strong>la</strong> civiltà occidentale ha, sì, assunto nel tempo <strong>la</strong> mentalità del<strong>la</strong> catastrofe<br />

11 , ma quel<strong>la</strong> specificamente cristiana ha saputo affiancarvi <strong>la</strong> s<strong>per</strong>anza, o<br />

meglio il mito, del<strong>la</strong> rinascita, entrambi ra<strong>di</strong>cati nel<strong>la</strong> visione provvidenziale<br />

che è dato <strong>di</strong> scorgere all’uomo – misteriosamente – proprio all’interno del<strong>la</strong><br />

storia. E a Lepanto, il 7 ottobre del 1571, tocca proprio ad una «Armata christiana»<br />

combattere. Non c’è poeta del<strong>la</strong> seconda metà del XVI secolo che abbia<br />

vissuto il clima con cui <strong>la</strong> Santa Lega si preparava allo scontro epocale con i<br />

Turchi, e che poi vi abbia più o meno <strong>di</strong>rettamente partecipato, il quale non<br />

ricor<strong>di</strong>, commemori, celebri i fatti <strong>di</strong> Lepanto con il tono del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione e<br />

dell’annuncio <strong>di</strong> una nuova era sorta in seguito al<strong>la</strong> fine <strong>di</strong> un mondo <strong>di</strong> dolore,<br />

peccato e sofferenza. E valgano inizialmente <strong>per</strong> tutti alcuni versi del<strong>la</strong> fa-<br />

8 M. I. MACIOTI, Introduzione a ID., a cura <strong>di</strong>, Attese apocalittiche..., cit., pp. 1-12 (<strong>la</strong><br />

citazione è a p. 6).<br />

9 Ivi, p. 7.<br />

10 Cfr. anche A. PLACANICA, Segni dei tempi. Il modello apocalittico nel<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione<br />

occidentale, Venezia, Marsilio, 1990.<br />

11 Cfr., tra gli altri, <strong>per</strong> tale “mentalità del<strong>la</strong> catastrofe”, J. DELUMEAU, La paura in occidente<br />

(secoli XIV-XVIII). La città asse<strong>di</strong>ata, Torino, SEI, 1983.<br />

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<strong>Immaginario</strong> e <strong>ideologia</strong> <strong>apocalittica</strong> <strong>nelle</strong> <strong>rime</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto<br />

mosa e più volte imitata Canzone sopra <strong>la</strong> vittoria dell’Armata del<strong>la</strong> Santissima<br />

Lega <strong>di</strong> Celio Magno:<br />

Cominci homai da questo dì giocondo<br />

più che mai bello a rinovarsi il mondo.<br />

Questo è quel dì, che da propitie stelle<br />

con lieto aspetto in ciel n’era promesso,<br />

<strong>di</strong> lui, che le creò, ministre fide.<br />

Questo è quel dì, ch’in voci illustri, e belle<br />

alto spirto <strong>di</strong>vin cantò sì spesso,<br />

mentre l’antica, e nova età’l previde.<br />

Però là verso l’orto il Sol si vide<br />

<strong>di</strong>anzi oscurar d’horribil macchie il volto,<br />

e scorrer <strong>per</strong> lo ciel fiamme, e comete.<br />

(vv. 19-29) 12 .<br />

Dunque, una «Armata christiana». Certamente questa denominazione, poiché<br />

utilizzata negli anni imme<strong>di</strong>atamente successivi al Concilio <strong>di</strong> Trento, poteva<br />

apparire antistorica o quantomeno ambiziosa, visto che proprio l’assemblea<br />

tridentina dopo quasi vent’anni <strong>di</strong> <strong>la</strong>vori aveva in pratica sancito <strong>la</strong> <strong>di</strong>visione<br />

del<strong>la</strong> cristianità e dell’Europa; tuttavia, in quel<strong>la</strong> mattina d’autunno del 1571 le<br />

navi e i soldati che parteciparono al<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> dovettero davvero costituire una<br />

macchina bellica <strong>di</strong> rara forza e unità d’intenti, l’autentico braccio armato del<strong>la</strong><br />

Chiesa militante contro gli «Infedeli». In realtà, sebbene i vari letterati italiani e<br />

spagnoli del tardo Cinquecento raccontarono e cantarono lo scontro con i Turchi<br />

nei termini del<strong>la</strong> lotta tra Bene e Male, ciò che premeva all’Im<strong>per</strong>atore, a<br />

Venezia, al re <strong>di</strong> Spagna e al Papa era più che altro <strong>la</strong> sicurezza dei confini e<br />

delle rotte commerciali. Ma l’occasione <strong>per</strong> una fremente aspettativa e <strong>per</strong> una<br />

tamburel<strong>la</strong>nte propaganda, una volta sistemate le questioni <strong>di</strong>plomatiche più<br />

spinose ed urgenti, si offriva proprio al momento giusto: come ha messo in evidenza<br />

Cohn, da secoli infatti, almeno dal<strong>la</strong> fine dell’XI fino al<strong>la</strong> prima metà –<br />

pretridentina – del XVI, in Europa «[...] una generazione dopo l’altra fu presa,<br />

12 C. MAGNO, La bel<strong>la</strong> et dotta canzone sopra <strong>la</strong> vittoria dell’Armata del<strong>la</strong> Santissima<br />

Lega, nuovamente seguita contra <strong>la</strong> Turchesca, Venezia, [Di Guerra?], 1572, inserita poi<br />

<strong>nelle</strong> Rime <strong>di</strong> Celio Magno et Orsatto Giustiniano, Venezia, Andrea Muschio, 1600. I versi<br />

citati si trovano a p. 22v <strong>di</strong> quest’ultima raccolta. Come nel caso <strong>di</strong> altre composizioni che<br />

cantano <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto, <strong>la</strong> lirica <strong>di</strong> Celio Magno, oltre ad uscire a mo’ <strong>di</strong> foglio sparso,<br />

confluì anche in alcune miscel<strong>la</strong>nee pubblicate nei mesi imme<strong>di</strong>atamente successivi allo<br />

storico scontro: si ricor<strong>di</strong>, tra le altre, almeno <strong>la</strong> celebre Raccolta <strong>di</strong> varii poemi Latini, Greci,<br />

e Volgari. Fatti da <strong>di</strong>versi bellissimi ingegni nel<strong>la</strong> felice Vittoria riportata da Christiani contra<br />

Turchi alli VII. d’Ottobre del MDLXXI. Parte prima. Con <strong>la</strong> Re<strong>la</strong>tione <strong>di</strong> tutto il successo<br />

<strong>di</strong> Famagosta. Et i nomi de i Baßà, & Capitani ch’erano nell’armata Turchesca, Venezia,<br />

Sebastiano Ventura, 1572, pp. 13-15.<br />

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Matteo Lefèvre<br />

<strong>per</strong>lomeno in modo intermittente, dall’attesa spasmo<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> qualche evento<br />

improvviso e miracoloso in cui il mondo si sarebbe completamente trasformato, <strong>di</strong><br />

un pro<strong>di</strong>gioso conflitto finale fra le schiere <strong>di</strong> Cristo e le schiere dell’Anticristo<br />

attraverso il quale <strong>la</strong> storia avrebbe ottenuto coronamento e giustificazione» 13 . E<br />

questo scontro finale tra Bene e Male, tra popolo <strong>di</strong> Dio e nemici <strong>di</strong> Cristo, tra cristiani<br />

e infedeli, non era nient’altro che il celebre Armageddon, ampiamente profetizzato<br />

nel<strong>la</strong> Bibbia: solo dopo <strong>la</strong> madre <strong>di</strong> tutte le battaglie gli uomini <strong>di</strong> buona<br />

volontà avrebbero conosciuto una nuova era felice, una sorta <strong>di</strong> Para<strong>di</strong>so in terra,<br />

il cui avvento, specialmente da alcuni decenni, <strong>la</strong> propaganda cattolica vinco<strong>la</strong>va<br />

in<strong>di</strong>ssolubilmente al<strong>la</strong> sconfitta totale dell’Im<strong>per</strong>o Ottomano, «crogiuolo <strong>di</strong><br />

empietà», ma soprattutto principale nemico, terra marique, delle potenze cristiane.<br />

In questo modo, <strong>la</strong> campagna “pubblicitaria” <strong>per</strong> <strong>la</strong> formazione del<strong>la</strong> Santa<br />

Lega, stipu<strong>la</strong>ta nel<strong>la</strong> primavera <strong>di</strong> quello stesso 1571, e il “<strong>la</strong>ncio” del<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong><br />

<strong>di</strong> Lepanto, <strong>la</strong> «Naval», cioè <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> navale <strong>per</strong> eccellenza, si fondarono<br />

espressamente sull’idea che da quello scontro <strong>di</strong>pendesse non solo <strong>la</strong> sorte seco<strong>la</strong>re<br />

dell’Europa cristiana, ma anche il destino ultimo degli uomini timorati <strong>di</strong> Dio:<br />

il sultano Selim II, sia nell’immaginario popo<strong>la</strong>re che nel<strong>la</strong> retorica dei carteggi e<br />

dei resoconti ufficiali, sia <strong>nelle</strong> cronache che nei testi del<strong>la</strong> letteratura coeva, rappresentava<br />

Satana, l’Anticristo, così come, al contrario, i pii combattenti agli or<strong>di</strong>ni<br />

<strong>di</strong> don Juan de Austria, comandante generale delle truppe cristiane, venivano<br />

rego<strong>la</strong>rmente accostati agli angeli del cielo. Si ascoltino ancora, ad esempio, le<br />

parole <strong>di</strong> Celio Magno: l’autore immagina che i valorosi guerrieri cristiani che<br />

hanno <strong>per</strong>duto <strong>la</strong> vita a Lepanto siano accolti in cielo con ogni gloria e che <strong>per</strong><br />

loro si prepari un autentico trionfo in excelsis:<br />

Et novi Angioli a Dio carchi <strong>di</strong> palme<br />

vo<strong>la</strong>r <strong>di</strong> compagnia celeste cinti,<br />

risplendendo <strong>per</strong> l’aria in lunga lista.<br />

(vv. 104-106) 14 .<br />

E su questa falsariga si muovono in molti tra i cantori del<strong>la</strong> «Naval», come<br />

<strong>di</strong>mostrano anche questi versi <strong>di</strong> una delle tante anonime liriche che celebrarono<br />

l’evento:<br />

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Felici l’Alme son, c’hebbero in sorte<br />

d’esser armate à sì felice impresa;<br />

ma più felice à cui toccò <strong>per</strong> morte<br />

d’haver l’alma à Dio resa,<br />

che questi verso’l ciel spiegando l’ale<br />

13 N. COHN, I fanatici dell’Apocalisse, Treviso, E<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Comunità, 1965, p. 17.<br />

14 C. MAGNO, La bel<strong>la</strong> et dotta canzone..., cit.


<strong>Immaginario</strong> e <strong>ideologia</strong> <strong>apocalittica</strong> <strong>nelle</strong> <strong>rime</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto<br />

hebber forza <strong>di</strong> far morte immortale<br />

(vv. 61-66) 15 .<br />

Bene e Male allora, cristiani-angeli contro musulmani-<strong>di</strong>avoli. Del resto, nel<br />

corso del Cinquecento i Turchi avevano davvero mostrato una certa “empietà”<br />

agli occhi dei vari monarchi del Vecchio Continente: avevano cioè causato non<br />

poche preoccupazioni economiche e politiche alle nazioni dell’Europa centrale<br />

e meri<strong>di</strong>onale. Solo <strong>per</strong> menzionare gli episo<strong>di</strong> più importanti, nel 1522 avevano<br />

occupato Ro<strong>di</strong>, nel ’26 in seguito al vittorioso scontro <strong>di</strong> Mohàcs in Ungheria<br />

avevano saccheggiato Buda ed erano penetrati nel<strong>la</strong> pianura danubiana, nel<br />

1529 erano giunti fino a Vienna. Per non par<strong>la</strong>re delle incursioni marittime sulle<br />

coste italiane, s<strong>la</strong>ve e <strong>per</strong>fino spagnole: da qui le due azioni <strong>di</strong> allegge<strong>rime</strong>nto<br />

tentate da Carlo V, con esiti <strong>di</strong>versi, a Tunisi nel 1535 e ad Algeri nel 1541. Lo<br />

smacco più fresco prima del<strong>la</strong> «Naval» rimaneva comunque <strong>la</strong> presa <strong>di</strong> Cipro<br />

(1570), strappata al<strong>la</strong> Repubblica <strong>di</strong> Venezia dopo quasi un secolo e luogo cruciale<br />

<strong>per</strong> il commercio nel me<strong>di</strong>terraneo orientale.<br />

Non è nostra intenzione ricostruire qui le complesse vicende storiche che<br />

accompagnarono <strong>la</strong> preparazione e lo svolgimento del<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto;<br />

l’obiettivo <strong>di</strong> questo <strong>la</strong>voro consiste infatti nel<strong>la</strong> ricostruzione e nell’analisi dell’es<strong>per</strong>ienza<br />

<strong>di</strong> Lepanto <strong>per</strong> come essa fu <strong>per</strong>cepita dai contemporanei poeti italiani<br />

e spagnoli. L’idea dello scontro apocalittico, definitivo tra Bene e Male<br />

<strong>per</strong>mea infatti le molte liriche composte in seguito al conflitto allo stesso modo<br />

del<strong>la</strong> certezza nell’avvento <strong>di</strong> un’età nuova, in cui finalmente si vada realizzando<br />

il regno <strong>di</strong> Dio; e non c’è poeta, <strong>per</strong>tanto, che non accolga tra i suoi versi<br />

de<strong>di</strong>cati allo scontro e ai suoi protagonisti, accanto alle lo<strong>di</strong> e ai ringraziamenti<br />

<strong>di</strong> rito, rife<strong>rime</strong>nti <strong>di</strong>retti ed emblematici all’immaginario e al tono profetico<br />

dell’Apocalisse <strong>di</strong> Giovanni.<br />

Il linguaggio e le immagini che accompagnano <strong>la</strong> reve<strong>la</strong>tio biblico-cristiana<br />

all’interno dell’o<strong>per</strong>a giovannea integrarono, dunque, e sostanziarono le numerosissime<br />

liriche che i più o meno improvvisati cantori de<strong>di</strong>cano al<strong>la</strong> «Naval» e<br />

che, oltre ad ampliare il re<strong>per</strong>torio del<strong>la</strong> poesia cinquecentesca arricchendolo <strong>di</strong><br />

una prospettiva naturaliter ideologica, dettero soprattutto volume alle molte<br />

miscel<strong>la</strong>nee che ze<strong>la</strong>nti e “interessati” compi<strong>la</strong>tori ed e<strong>di</strong>tori stamparono nel<br />

giro <strong>di</strong> pochi mesi in seguito ai fatti delle isole Curzo<strong>la</strong>ne. Già una prima e<br />

ristretta rassegna dovrebbe fornire un quadro del fenomeno: oltre al<strong>la</strong> Raccolta<br />

<strong>di</strong> varii poemi Latini, Greci, e Volgari. Fatti da <strong>di</strong>versi bellissimi ingegni nel<strong>la</strong><br />

felice Vittoria riportata da Christiani contra Turchi alli VII. d’Ottobre del<br />

MDLXXI (Venezia, Sebastiano Ventura, 1572), già menzionata in nota, si consi-<br />

15 La Vergine, che d’Adria nel mar siede, in Raccolta <strong>di</strong> varii poemi Latini, Greci, e<br />

Volgari..., cit., p. 31v.<br />

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Matteo Lefèvre<br />

derino almeno, tra le varie, <strong>la</strong> Raccolta <strong>di</strong> varii poemi <strong>la</strong>tini, e volgari: Fatti da<br />

<strong>di</strong>uersi bellissimi ingegni nel<strong>la</strong> felice vittoria reportata da Christiani contra<br />

Turchi (Venezia, Giorgio Angelieri, 1571), nonché il Trofeo del<strong>la</strong> vittoria sacra,<br />

ottenuta dal<strong>la</strong> christianiss. lega contra turchi nell’anno MDLXXI... Con <strong>di</strong>uerse<br />

<strong>rime</strong> raccolte, e tutte insieme <strong>di</strong>sposte da Luigi Groto cieco d’Hadria (Venezia,<br />

Sigismondo Bordogna & Franc. Patriani, [1572]), che si pregiava tra l’altro del<br />

patrocinio e del<strong>la</strong> cura <strong>di</strong> un nome importante del<strong>la</strong> poesia italiana del<strong>la</strong> seconda<br />

metà del secolo quale Luigi Groto.<br />

Ad ogni modo, non bisogna credere che solo <strong>la</strong> tipologia del<strong>la</strong> miscel<strong>la</strong>nea,<br />

del<strong>la</strong> raccolta <strong>di</strong> “<strong>di</strong>versi autori” o <strong>di</strong> “<strong>rime</strong> <strong>di</strong>verse”, che all’altezza del<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong><br />

spopo<strong>la</strong>va nell’ambito del mercato del libro da almeno un quarto <strong>di</strong> secolo,<br />

costituisse l’unico formato e<strong>di</strong>toriale ado<strong>per</strong>ato <strong>per</strong> consacrare <strong>la</strong> vittoria annunciata<br />

<strong>di</strong> Lepanto: accanto a queste antologie, l’urgenza del<strong>la</strong> catastrofe e poi<br />

del<strong>la</strong> celebrazione dette luogo a un’autentica proliferazione <strong>di</strong> fogli sparsi, <strong>di</strong><br />

p<strong>la</strong>quettes, <strong>di</strong> collectanee minime, che <strong>per</strong>misero a rimatori <strong>di</strong> città, statura letteraria<br />

e fama <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong> cimentarsi nel proprio <strong>per</strong>sonale Te Deum e nell’encomio<br />

dei comandanti vittoriosi, i quali avevano saputo garantire <strong>la</strong> veri<strong>di</strong>cità<br />

del<strong>la</strong> profezia <strong>apocalittica</strong>, l’avvento del<strong>la</strong> nova aetas. Generalmente, poi, questi<br />

fogli sparsi, limitati <strong>per</strong> lo più al<strong>la</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> una o al massimo quattro-cinque<br />

liriche e pubblicati subito dopo <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong>, costituirono anche i componenti<br />

<strong>di</strong> base dei successivi e più ampi progetti miscel<strong>la</strong>nei. Oltre alle composizioni<br />

anonime, o <strong>di</strong> cui non è agevole stabilire l’effettiva paternità, esiste un autentico<br />

esercito <strong>di</strong> poeti i quali furono orgogliosi <strong>di</strong> legare il proprio nome al<strong>la</strong> celebrazione<br />

dei fatti e dei protagonisti del<strong>la</strong> «Naval», e così <strong>per</strong>sonaggi più o meno<br />

noti del<strong>la</strong> letteratura italiana dell’epoca tridentina dettero vita a un’esuberanza<br />

poetica collettiva: come spesso accade nell’orizzonte del petrarchismo del<strong>la</strong><br />

seconda metà del secolo, autori <strong>di</strong> un certo rilievo quali Celio Magno, Giro<strong>la</strong>mo<br />

Muzio, Gabriele Fiamma o Giovanbattista Amaltheo 16 con<strong>di</strong>visero <strong>la</strong> scena con<br />

poeti <strong>per</strong> lo più sconosciuti o conosciuti soltanto in ambito locale, Giovanni<br />

Mario Ver<strong>di</strong>zotti 17 , Bartolomeo Malombra 18 , Giovanni Zarotto 19 , Guido e Felice<br />

16 G. AMALTHEO, Canzone <strong>di</strong> M. Giovanbattista Amaltheo. All’Illustriss.mo et<br />

Eccellent.mo Sig. marc’Antonio Colonna General dell’armata <strong>di</strong> Santa Chiesa, sopra <strong>la</strong> vittoria<br />

seguita contra l’armata Turchesca, Venezia, Onofrio Farri, 1572.<br />

17 [G. M. VERDIZOTTI], Nova, & Dotta canzone nel<strong>la</strong> Gloriosa Vittoria contra Turchi,<br />

Venezia, Giorgio Angelieri, 1571.<br />

18 B. MALOMBRA, Nuova Canzone del<strong>la</strong> felicissima vittoria contra infideli; <strong>di</strong> M.<br />

Bartolomeo Malombra, Venezia, s. n., 1571.<br />

19 G. ZAROTTO, Sonetti <strong>di</strong> M. Gio. Zarotto Iustinopolitano, sopra <strong>la</strong> guerra turchesca. In<br />

allegrezza del<strong>la</strong> felicissima vittoria navale. Con l’essortatione fatta all’Imp. Acciò S. Maestà<br />

Cesarea entri in lega, Venezia, Onofrio Farri, 1572.<br />

104


<strong>Immaginario</strong> e <strong>ideologia</strong> <strong>apocalittica</strong> <strong>nelle</strong> <strong>rime</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto<br />

Gualtieri 20 , Giovanni Paolo Forzanini 21 , Egi<strong>di</strong>o Gravazzi 22 , Antonio Santonino 23<br />

ecc. E non mancarono autori i quali scrissero ad<strong>di</strong>rittura nel proprio <strong>di</strong>aletto <strong>di</strong><br />

origine e che a volte, indugiando all’ombra del campanile, estesero l’encomio<br />

espressamente a quegli eroi <strong>di</strong> Lepanto che vantavano le medesime origini citta<strong>di</strong>ne<br />

o regionali: è il caso del veneto Giovanni Battista Maganza 24 , ma anche<br />

dell’anonimo autore del<strong>la</strong> Canzone overo Barzelletta sopra <strong>la</strong> vittoria dell’armata<br />

christiana contra <strong>la</strong> turchesca. In Lingua For<strong>la</strong>na (Venezia, Gratioso<br />

Perchacino, 1571) e dell’altro ignoto padre del Discorso sopra il Pater noster in<br />

lingua rustica, <strong>per</strong> <strong>la</strong> vittoria de christiani contra Turchi, <strong>di</strong> cui <strong>la</strong>titano anche i<br />

dati e<strong>di</strong>toriali.<br />

A fianco delle miscel<strong>la</strong>nee e dei fogli sparsi ivi confluiti, come detto, anche<br />

alcuni nomi importanti del<strong>la</strong> poesia del secondo Cinquecento composero un<br />

canzoniere o una silloge <strong>di</strong> <strong>rime</strong> proprio in occasione del<strong>la</strong> «Naval»: è il caso,<br />

ad esempio, <strong>di</strong> Gabriele Fiamma, il quale si cimentò in un c<strong>la</strong>ssico esercizio <strong>di</strong><br />

riscrittura petrarchista proponendo al pubblico <strong>la</strong> sua Parafrasi poetica sopra<br />

alcuni Salmi <strong>di</strong> David Profeta, molto accomodate <strong>per</strong> render gratie à Dio del<strong>la</strong><br />

Vittoria donata al Christianesmo contra Turchi 25 ; nonché quello <strong>di</strong> Giro<strong>la</strong>mo<br />

20 G. GUALTIERI, Canzone <strong>di</strong> M. Guido Gualtieri <strong>per</strong> <strong>la</strong> felicissima vittoria de l’Armata<br />

Christiana contra <strong>la</strong> Turchesca, Ancona, Astolfo de’ Gran<strong>di</strong>, 1571; F. GUALTIERI, Corona <strong>per</strong><br />

<strong>la</strong> Vittoria del<strong>la</strong> santa Lega contra infideli <strong>di</strong> M. Felice Gualtieri, Venezia, Domenico & Gio.<br />

Battista Guerra, fratelli, 1572.<br />

21 G. P. FORZANINI, Canzone nel<strong>la</strong> natiuità <strong>di</strong> nostro signor Giesù Christo. Nel<strong>la</strong> allegrezza<br />

del<strong>la</strong> vittoria hauuta contra i Turchi, Venezia, Domenico Farri, 1572.<br />

22 E. GRAVAZZI, Nuoua canzone del r.p. f. Egi<strong>di</strong>o Grauatio Eremitano nel<strong>la</strong> felicissima<br />

vittoria contra Turchi, Venezia, Gio. Antonio Bindoni, 1572.<br />

23 A. SANTONINO, Canzone nel<strong>la</strong> pubblica letitia, <strong>per</strong> <strong>la</strong> felicissima vittoria nauale ottenuta<br />

contra Turchi, a i Cuzzo<strong>la</strong>ri. Di m. Agostino Santonino. Con due sonetti del medesimo,<br />

Venezia, [Domenico Farri], 1572.<br />

24 G. B. MAGANZA, Froto<strong>la</strong> de Magagnò <strong>per</strong> <strong>la</strong> Vittoria de i nuostri Signuore contra i<br />

Turchi, s.l, s.n., s.a.<br />

25 G. FIAMMA, Parafrasi poetica sopra alcuni Salmi <strong>di</strong> David Profeta, molto accomodate<br />

<strong>per</strong> render gratie à Dio del<strong>la</strong> Vittoria donata al Christianesmo contra Turchi, accioche le<br />

nostre allegrezze sieno veramente Christiane, e grate à Sua Divina Maestà, Venezia, Giorgio<br />

Angelieri, 1571. Vengono in quest’o<strong>per</strong>a «parafrasati» vari salmi, in partico<strong>la</strong>re il salmo<br />

CXLVIII (Laudate Dominum de Caelis); il CXLIX (Cantate Domino Canticum novum: Laus<br />

eius in ecclesia sanctorum); il CL (Laudate Dominum in sanctis eius); il XCV (Cantate<br />

Domino Canticum novum, cantate Domino omnis terra), il CXXIII (Nisi quia Dominus erat<br />

in nobis); e il CXXVIII (Saepe expugnaverunt me).<br />

Un altro esempio <strong>di</strong> riscrittura petrarchista, e che compare in più <strong>di</strong> una miscel<strong>la</strong>nea <strong>di</strong><br />

<strong>rime</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> vittoria <strong>di</strong> Lepanto, è poi il sonetto Giunta è l’alta Colonna, e’l verde <strong>la</strong>uro rifacimento<br />

del celebre Sonetto del Petrarca (Rotta è l’alta colonna) accomodato leggiadra-<br />

105


Matteo Lefèvre<br />

Muzio, il quale pubblicò quasi in tempo reale le sue Rime <strong>per</strong> <strong>la</strong> gloriosa vittoria<br />

contra Turchi (1571) 26 . In realtà, come accadde nel caso del Muzio e come il<br />

più delle volte già avvisava il frontespizio delle varie e<strong>di</strong>zioni, il “nome grosso”,<br />

l’autore <strong>di</strong> spicco non solo compariva, probabilmente <strong>per</strong> ragioni commerciali,<br />

in quanto “prima firma” <strong>di</strong> una raccolta che poi nel suo interno racchiudeva<br />

liriche <strong>di</strong> altri poeti generalmente meno noti e più o meno occasionali, ma ne<br />

risultava anche il selezionatore e il compi<strong>la</strong>tore. È, quest’ultimo, anche il caso<br />

del già citato Luigi Groto, <strong>di</strong> cui nell’anno successivo ai fatti <strong>di</strong> Lepanto si pubblicò<br />

il Trofeo del<strong>la</strong> vittoria sacra, ottenuta dal<strong>la</strong> christianiss. lega contra turchi<br />

(1572) 27 . Altri autori minori, invece, dovettero affidare esclusivamente al<strong>la</strong> cele-<br />

mente sotto il nome del Senato et popolo Romano in lode del Signor Marcantonio Colonna<br />

mentre in Roma vittorioso entra in modo trionfale, con ingegnosa espositione <strong>di</strong> esso<br />

sonetto.<br />

26 G. MUZIO, Rime del Mutio Iustinopolitano, <strong>per</strong> <strong>la</strong> gloriosa vittoria contra Turchi,<br />

Venezia, s.n., 1571.<br />

La <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto non fu comunque l’unica occasione in cui gli ingegni poetici<br />

italiani e spagnoli cantarono le gesta dei soldati cristiani contro i Turchi. Nei decenni precedenti<br />

ricor<strong>di</strong>amo almeno, sul fronte italiano, i Sonetti... <strong>per</strong> <strong>la</strong> presa d’Africa. E ’l <strong>di</strong>segno<br />

d’una col<strong>la</strong>na d’oro che Napoli dona al sig. D. Garzia <strong>di</strong> Toledo, Napoli, s.n., 1551, e<br />

il Capitolo <strong>per</strong> <strong>la</strong> liberazione <strong>di</strong> Venosa, Napoli, s.n., 1551, entrambi <strong>di</strong> Luigi Tansillo; ma<br />

anche il poemetto in ottave <strong>di</strong> un giovane Lodovico Dolce, le Stanze composte nel<strong>la</strong> vittoria<br />

africana novamente havuta dal sacratissimo im<strong>per</strong>atore Carlo Quinto, Venezia, 1535.<br />

Tra i poeti ispanici, a parte le singole liriche <strong>di</strong> celebrazione delle imprese <strong>di</strong> Carlo V, a cui<br />

<strong>per</strong> altro numerosi poeti cinquecenteschi parteciparono in prima <strong>per</strong>sona (Juan Boscán,<br />

Garci<strong>la</strong>so de <strong>la</strong> Vega, Hernando de Acuña ecc.), è qui opportuno menzionare Gutierre de<br />

Cetina, che de<strong>di</strong>cò due suoi sonetti «A los huesos de los españoles muertos en Castelnovo»<br />

(CCXVII-CCXVIII) proprio in uno scontro contro i Turchi. Queste liriche sono altresì interessanti<br />

poiché testimoniano dei rapporti <strong>di</strong>retti tra Cetina e lo stesso Tansillo: <strong>la</strong> circostanza<br />

biografica è essenziale, infatti entrambi parteciparono al<strong>la</strong> spe<strong>di</strong>zione del biennio 1538-<br />

40; ma soprattutto <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione è letteraria, poiché Tansillo aveva composto proprio nel<br />

1540 tre sonetti de<strong>di</strong>cati «ai tremi<strong>la</strong> soldati spagnuoli morti nel 1539, <strong>di</strong>fendendo<br />

Castelnuovo in Dalmazia contro il pirata Barbarossa, e rimasti insepolti» (Questi, ch’il<br />

mondo in reverenza tiene; Non <strong>per</strong>ché il vento volva e l’aria bagne; Mentre gli alti, sassosi,<br />

orri<strong>di</strong> monti), sonetti inclusi poi nel Sesto libro delle <strong>rime</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>v. eccell. aut., Venezia, A.<br />

Arrivabene, 1553. Fornisce comunque una convincente serie <strong>di</strong> ipotesi sugli incontri e i<br />

rapporti tra Tansillo e Cetina B. LÓPEZ BUENO, Introducción in G. de Cetina, Sonetos y<br />

madrigales completos, e<strong>di</strong>ción de Begoña López Bueno, Madrid, Cátedra, 1990, in partico<strong>la</strong>re<br />

pp. 37-38.<br />

27 L. GROTO, Trofeo del<strong>la</strong> vittoria sacra ottenuta dal<strong>la</strong> Christianissima Lega contra turchi<br />

nell’anno MDLXXI, rizzato dai più dotti spirtiti de’ nostri tempi, <strong>nelle</strong> più famose lingue<br />

d’Italia, con <strong>di</strong>verse <strong>rime</strong>, raccolte e tutte insieme <strong>di</strong>sposte da Luigi Groto, cieco <strong>di</strong> Hadria,<br />

con uno brevissimo <strong>di</strong>scorso del<strong>la</strong> Giornata, Venezia, Sigismondo Bordogna & Franc.<br />

Patriani, 1572.<br />

106


<strong>Immaginario</strong> e <strong>ideologia</strong> <strong>apocalittica</strong> <strong>nelle</strong> <strong>rime</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto<br />

brazione del<strong>la</strong> vittoria cristiana e al<strong>la</strong> musa eroica <strong>la</strong> propria fama poetica: nel<strong>la</strong><br />

selva <strong>di</strong> questi rimatori isoliamo qui almeno i nomi <strong>di</strong> Giulio Nuti, con le sue<br />

Pie <strong>rime</strong> sopra <strong>la</strong> felice vittoria de Christiani contra il Turco (1571) 28 ; <strong>di</strong><br />

Jacopo Tiepolo, con le sue Tre sorelle (1572) 29 , a cui concesse una citazione lo<br />

stesso Dionisotti 30 ; e <strong>di</strong> Nico<strong>la</strong> Maria Fazali, con le sue Rime (1577) 31 .<br />

Infine, parteciparono dell’emozione collettiva e del<strong>la</strong> suggestione derivata<br />

dall’avvento del<strong>la</strong> novel<strong>la</strong> età annunciata dall’apocalisse lepantina anche alcuni<br />

letterati che composero poemi narrativi de<strong>di</strong>cati a ricostruire le vicende belliche<br />

<strong>di</strong> quel<strong>la</strong> provvidenziale e fortunata mattinata d’ottobre: a puro titolo d’esempio,<br />

ricor<strong>di</strong>amo il napoletano Gaspare Caffarino e le ottave del suo Naval conflitto <strong>di</strong><br />

christiani con turchi 32 , il suo conterraneo Tommaso Costo 33 e anche l’anonimo<br />

del<strong>la</strong> Narratione del<strong>la</strong> felice vittoria, che ha conseguito l’armata christiana<br />

contra quel<strong>la</strong> del turco, anch’essa in ottava rima 34 .<br />

Dopo aver osservato le tipologie e<strong>di</strong>toriali attraverso le quali nei mesi imme<strong>di</strong>atamente<br />

successivi al<strong>la</strong> vittoria <strong>di</strong> Lepanto ebbero voce alcuni rappresentanti<br />

del<strong>la</strong> poesia italiana del<strong>la</strong> seconda metà del XVI secolo – ma il <strong>di</strong>scorso, come<br />

avremo occasione <strong>di</strong> osservare, vale anche <strong>per</strong> i rimatori iberici –, desideriamo<br />

ora occuparci in modo specifico dell’immaginario apocalittico che <strong>per</strong>mea e<br />

anima dal profondo le liriche dei <strong>di</strong>versi <strong>la</strong>udatores del<strong>la</strong> «Naval». Scorrendo i<br />

numerosi testi che costituiscono l’ampio re<strong>per</strong>torio del<strong>la</strong> poesia commemorativa<br />

dell’epico scontro è infatti possibile stabilire una serie <strong>di</strong> topoi, <strong>di</strong> immagini<br />

ricorrenti che identificano fin da subito e incana<strong>la</strong>no le <strong>di</strong>verse composizioni<br />

all’interno <strong>di</strong> un universo <strong>di</strong> simboli e figure che richiama da vicino, fedelmente,<br />

le visioni dell’Apocalisse biblica.<br />

28 G. NUTI, Pie <strong>rime</strong> sopra <strong>la</strong> felice vittoria de Christiani contra il Turco <strong>di</strong> Giulio da’l Borgo<br />

a S. Sepolcro. All’illustrissimo il Sign. don Pietro Orsino, Perugia, Valente Panizza, 1571.<br />

29 J. TIEPOLO, Tre sorelle: corone <strong>di</strong> sonetti... sopra <strong>la</strong> felicissima vittoria navale,<br />

Venezia, 1572.<br />

30 Cfr. C. DIONISOTTI, La guerra d’Oriente nel<strong>la</strong> letteratura veneziana del Cinquecento,<br />

«Lettere italiane», XVI, 1964, pp. 233-250, poi in ID., Geografia e storia del<strong>la</strong> letteratura<br />

italiana, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1967, pp. 163-182.<br />

31 N. M. FAZALI, Rime del s. Co<strong>la</strong>maria Fazali gentil’huomo del<strong>la</strong> citta <strong>di</strong> Tropea al serenissimo<br />

et inuittissimo sig. don Giouanni d’Austria <strong>per</strong> <strong>la</strong> felice & gloriosa vittoria, Napoli,<br />

Giuseppe Cacchi, 1577.<br />

32 G. CAFFARINO, Il naval conflitto <strong>di</strong> christiani con turchi, e <strong>la</strong> gloriosa vittoria del<strong>la</strong><br />

Santa Lega del sereniss. don Gio. d’Austria generale <strong>di</strong> quel<strong>la</strong>. Scritta in ottaua rima da<br />

Gasparro Caffarino, Napoli, Giuseppe Cacchi, 1571.<br />

33 T. COSTO, Del<strong>la</strong> rotta <strong>di</strong> Lepanto canti cinque <strong>di</strong> Tomaso Costo, Napoli, appresso Gio.<br />

Battista Cappelli, 1573.<br />

34 Narratione del<strong>la</strong> felice vittoria, che ha conseguito l’armata christiana contra quel<strong>la</strong><br />

del turco. Nouamente posta in ottaua rima, s.l., s.n., 1571.<br />

107


Matteo Lefèvre<br />

Uno dei primi elementi comuni, da un <strong>la</strong>to, al<strong>la</strong> propaganda del<strong>la</strong> Santa<br />

Lega e, dall’altro, al<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione che del<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto ebbero i contemporanei,<br />

fossero essi or<strong>di</strong>nari citta<strong>di</strong>ni o mercanti, poeti o soldati – o come<br />

a volte avvenne l’una e l’altra cosa insieme –, fu senza dubbio il fatto <strong>di</strong> considerare<br />

lo scontro tra l’«Armata Christiana» e <strong>la</strong> «flotta turchesca» al<strong>la</strong> stregua<br />

del conflitto definitivo tra il Bene e il Male, che Giovanni aveva annunciato<br />

in Apocalisse 16:16 35 e a seguito del quale si sarebbe dovuto manifestare<br />

il Regno <strong>di</strong> Dio. Lepanto, dunque, non fu so<strong>la</strong>mente lo scontro decisivo <strong>per</strong> le<br />

sorti del Me<strong>di</strong>terraneo e dell’Europa tutta, ma <strong>per</strong> l’impegno ideologico profuso,<br />

<strong>per</strong> il carico <strong>di</strong> aspettativa e <strong>per</strong> l’impegno letterario dei poeti che vi presero<br />

parte, chi in prima <strong>per</strong>sona chi solo emotivamente, quel<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> rappresentò<br />

un momento chiave nel<strong>la</strong> storia dell’umanità: le immagini poetiche convocate<br />

e declinate nei testi ad essa de<strong>di</strong>cati rive<strong>la</strong>no infatti una prospettiva<br />

profondamente religiosa e provvidenziale, che spesso si rifà letteralmente ai<br />

passaggi del libro giovanneo. Il giorno del<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto equivale <strong>per</strong>tanto<br />

a un «giorno del giu<strong>di</strong>zio», e <strong>la</strong> vittoria arrisa al<strong>la</strong> Santa Lega non fece<br />

che evidenziare come il Bene avesse ormai trionfato sul Male, incarnato dagli<br />

Ottomani. In una canzone contenuta in una delle miscel<strong>la</strong>nee precedentemente<br />

menzionate emerge proprio questo sentimento <strong>di</strong> sollievo e <strong>di</strong> fede nel<strong>la</strong><br />

Provvidenza <strong>di</strong>vina, che ha ormai <strong>di</strong>strutto il «Maligno Pianeta», cioè secondo<br />

<strong>la</strong> simbologia del tempo <strong>la</strong> «luna» del<strong>la</strong> ban<strong>di</strong>era turca, il nemico numero uno<br />

del<strong>la</strong> cristianità:<br />

108<br />

O giorno aventuroso; ò giorno lieto,<br />

quanto contento, e quanto ben n’apporti?<br />

Vinto il Barbaro fiero, i legni suoi<br />

condotti furo à più sicuri porti,<br />

e fu quel giorno il mar tranquillo, e queto,<br />

ben chiaro segno ond’hà voluto à noi<br />

dar <strong>la</strong> vittoria Dio, <strong>per</strong>ché <strong>di</strong> poi<br />

non si temesser più futuri oltraggi,<br />

(che più non son <strong>per</strong> noi ceppi, ò cathene).<br />

(vv. 81-89)<br />

[...]<br />

Più non proverem noi de cani il morso,<br />

che <strong>per</strong> <strong>di</strong>vin voler hoggidì è scorso<br />

il Maligno Pianeta e’l miglior regna<br />

35 GIOVANNI DI PATHMOS, Apocalisse, in La Bibbia <strong>di</strong> Gerusalemme, Bologna, E<strong>di</strong>zioni<br />

Dehoniane, 1988 (8a ed.). Tutti i rife<strong>rime</strong>nti ai versetti del libro giovanneo sono tratti da quest’e<strong>di</strong>zione.


<strong>Immaginario</strong> e <strong>ideologia</strong> <strong>apocalittica</strong> <strong>nelle</strong> <strong>rime</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto<br />

propitio in tutto à <strong>la</strong> Christiana insegna.<br />

(vv. 97-100) 36 .<br />

E tutte le metafore <strong>di</strong> carattere guerresco, tutte le immagini belliche che<br />

abbondano all’interno delle <strong>rime</strong> <strong>di</strong> cui stiamo par<strong>la</strong>ndo si inquadrano nell’orizzonte<br />

dell’Armageddon, ma non in funzione genericamente simbolica – del<br />

resto, motivi <strong>di</strong> questo tipo rientravano a titolo <strong>di</strong>verso nell’immaginario del<strong>la</strong><br />

poesia occidentale da vari secoli (schermaglie e ferite d’amore, <strong>battaglia</strong> tra vizi<br />

e virtù ecc.): vogliono al contrario testimoniare l’assoluta verità dello scontro<br />

tra Bene e Male, l’hic et nunc del conflitto <strong>di</strong> questi ultimi all’interno del<strong>la</strong> storia<br />

dell’uomo. Nel<strong>la</strong> Canzone nel<strong>la</strong> felicissima vittoria christiana contra infideli<br />

del Guarnello, ad esempio, quest’ultimo, nell’enumeratio che contrad<strong>di</strong>stingue<br />

il secondo verso del<strong>la</strong> strofa riportata <strong>di</strong> seguito, non solo offre un saggio dell’ampio<br />

re<strong>per</strong>torio del<strong>la</strong> terminologia guerresca usata dai poeti che cantarono <strong>la</strong><br />

«Naval», ma mostra, anche nel<strong>la</strong> similitu<strong>di</strong>ne successiva, <strong>la</strong> volontà <strong>di</strong> instaurare<br />

uno stretto legame tra i recenti acca<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> Lepanto e i cruenti scontri<br />

descritti in più luoghi e occasioni dell’Antico Testamento:<br />

et fù quel empio stuol da te repente<br />

vinto, ucciso, sommerso, arso, & troncato;<br />

come già il popol reo <strong>di</strong> Faraone;<br />

(vv. 25-27) 37 .<br />

Il rife<strong>rime</strong>nto a questo e ad altri episo<strong>di</strong> biblici all’interno <strong>di</strong> numerose <strong>di</strong><br />

queste liriche non appare soltanto il corroborante <strong>per</strong> una dotta similitu<strong>di</strong>ne, un<br />

paragone <strong>di</strong> impianto c<strong>la</strong>ssicistico: <strong>di</strong>etro a questi richiami sembra risiedere una<br />

forte interpretazione figurale, a cui già l’Apocalisse <strong>di</strong> Giovanni faceva ampiamente<br />

ricorso. In pratica, ai poeti che celebrano Lepanto interessa stabilire delle<br />

corrispondenze precise tra <strong>la</strong> storia predetta e pre<strong>di</strong>sposta ad Israele dal Dio<br />

dell’Antico Testamento e il corso storico dell’era cristiana inaugurato dal<br />

Messia e sintetizzato dal<strong>la</strong> dottrina dei Vangeli. L’Apocalisse stessa utilizza questa<br />

strategia affiancando <strong>la</strong> condanna del regno del Male, contro cui si schiera<br />

l’esercito degli angeli nel<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> definitiva, al castigo <strong>di</strong> Babilonia, forse <strong>la</strong><br />

più celebre città corrotta del<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione veterotestamentaria, allegorizzata nel<br />

libro giovanneo dal<strong>la</strong> «prostituta famosa» (Ap. 17: 1-18). Così, seguendo il<br />

modello, molti rimatori cinquecenteschi paragonano l’im<strong>per</strong>o turco a una novel<strong>la</strong><br />

Babilonia, <strong>la</strong> «grande meretrice» <strong>di</strong> Apocalisse 19: 2, finalmente (o quasi)<br />

36 Perché’l piacer, che vostri cori ingombra, in Raccolta <strong>di</strong> varii poemi Latini, Greci, e<br />

Volgari..., cit., p. 22r.<br />

37 Canzone nel<strong>la</strong> felicissima vittoria christiana contra infideli. Al Sereniss. D. Gio.<br />

d’Austria. Del Cavalier Guarnello, Venezia, Domenico & G. B. Guerra, 1572.<br />

109


Matteo Lefèvre<br />

sconfitta, e accostano <strong>la</strong> vittoria dell’armata cristiana a quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> Israele dopo il<br />

seco<strong>la</strong>re conflitto con l’Egitto dei faraoni, risoltosi favorevolmente proprio in<br />

virtù dell’intervento del «Dio degli eserciti» a fianco del suo popolo. Fernando<br />

de Herrera, ad esempio, nel<strong>la</strong> sua famosissima Canción en a<strong>la</strong>bança de <strong>la</strong><br />

Divina Magestad por <strong>la</strong> vetoria del señor Don Juan, adotta proprio questo<br />

duplice richiamo biblico, ricordando appunto i nomi dei due im<strong>per</strong>i pagani storicamente<br />

nemici del “popolo eletto”, <strong>per</strong> sottolineare in senso figurale <strong>la</strong> continuità<br />

dell’eterno scontro tra Bene e Male all’interno del<strong>la</strong> storia, dal<strong>la</strong> notte dei<br />

tempi ai recenti acca<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> Lepanto:<br />

[...] tú solo, Señor, fuiste exaltado:<br />

que tu día es llegado,<br />

Señor de los exércitos armados,<br />

sobre <strong>la</strong> alta cerviz y su dureza,<br />

sobre derechos cedros y esten<strong>di</strong>dos,<br />

sobre empinados montes y crecidos,<br />

sobre torres y muros y <strong>la</strong>s naves<br />

de Tiro, que a los tuyos fueron graves.<br />

Babilonia y Egito, amedrentada,<br />

del fuego y hasta temb<strong>la</strong>rá sangrienta,<br />

y el humo subirá a <strong>la</strong> luz del cielo<br />

[...]<br />

(vv. 142-152) 38 .<br />

La natura inesorabile del conflitto in cui si risolve <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> avvenuta presso<br />

le Isole Curzo<strong>la</strong>ne è evidenziata altresì da Francisco de Aldana <strong>nelle</strong> Octavas<br />

al Serenísimo Señor Don Juan de Austria: qui l’autore ricorre al contrasto tra <strong>la</strong><br />

«grande meretrice» (Babilonia appunto, «el gran Babel») e <strong>la</strong> «sposa mistica» <strong>di</strong><br />

Cristo (<strong>la</strong> Chiesa e, <strong>per</strong> tras<strong>la</strong>to, <strong>la</strong> Santa Lega, da quest’ultima tanto caldeggiata).<br />

Sul piano stilistico, <strong>la</strong> forte caratterizzazione metaforica con cui Aldana<br />

organizza <strong>la</strong> sua strategia e il suo <strong>di</strong>scorso retorico nei confronti del<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong><br />

<strong>di</strong> Lepanto rappresenta anche un esempio concreto e para<strong>di</strong>gmatico del<strong>la</strong> solen-<br />

38 F. de HERRERA, Cantemos al Señor, que en <strong>la</strong> l<strong>la</strong>nura, in ID., Poesía castel<strong>la</strong>na original<br />

completa, ed. de Cristóbal Cuevas, Madrid, Cátedra, 1985, pp. 257 e sgg. corsivo mio. Da<br />

ricordare, sul piano delle ricostruzioni storico-filologiche, che <strong>la</strong> canzone comparve <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

prima volta al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> sua Re<strong>la</strong>ción de<strong>la</strong> guerra de Cipre, y sucesso de <strong>la</strong> batal<strong>la</strong> Naval<br />

de Lepanto, Sevil<strong>la</strong>, «por Alonso Escrivano Impressor de Libros», 1572. Herrera esalta <strong>la</strong><br />

figura <strong>di</strong> don Juan de Austria, comandante generale dell’Armata cristiana, anche in occasione<br />

del<strong>la</strong> dura lotta in cui coinvolsero <strong>la</strong> Spagna i moriscos delle Alpujarras, <strong>la</strong> cui ribellione<br />

(1568-1571) fu sedata dallo stesso don Juan. A quest’ultima impresa dell’Asburgo l’autore<br />

de<strong>di</strong>cò infatti <strong>la</strong> canzone Al Señor D. Juan de Austria, vencedor de los moriscos en <strong>la</strong>s<br />

Alpujarras.<br />

110


<strong>Immaginario</strong> e <strong>ideologia</strong> <strong>apocalittica</strong> <strong>nelle</strong> <strong>rime</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto<br />

nità che contrad<strong>di</strong>stingue il canto <strong>di</strong> questo evento epocale. Inoltre, sul piano<br />

ideologico, ciò che preme all’autore – come a molti altri poeti-soldati iberici più<br />

o meno celebri – è sottolineare il sodalizio storico tra potere militare spagnolo e<br />

Chiesa militante, rafforzatosi in partico<strong>la</strong>r modo dopo il Concilio <strong>di</strong> Trento:<br />

La evangélica esposa militante<br />

sobre tus fuertes hombros se reclina,<br />

hácete Dios cau<strong>di</strong>llo de su nuera,<br />

¡sus, caiga el gran Babel, sus, caiga y muera!<br />

(vv. 29-32) 39 .<br />

L’immaginario apocalittico dell’Armageddon tiene benissimo anche sul<br />

fronte delle descrizioni dei protagonisti dello scontro. Ovviamente, il più lodato<br />

è don Giovanni d’Austria: se, da una parte, un po’ tutti i poeti gli riconoscono<br />

coraggio, fede e abilità nel comando generale dell’impresa, dall’altra, come<br />

abbiamo appena notato, i rimatori ispanici mettono soprattutto in evidenza <strong>la</strong><br />

sua appartenenza al<strong>la</strong> famiglia reale spagno<strong>la</strong> – era fratello, non amato, <strong>di</strong><br />

Filippo II – e i suoi meriti nel consolidamento dell’asse Roma-Madrid. In più<br />

occasioni don Juan è paragonato al cavaliere dell’Apocalisse, che stermina le<br />

nazioni pagane e affronta senza paura gli eserciti dei re del<strong>la</strong> terra sedotti dal<strong>la</strong><br />

bestia; ma anche all’angelo che al<strong>la</strong> fine dello scontro scende dal cielo con <strong>la</strong><br />

chiave dell’Abisso e una grande catena nel<strong>la</strong> mano, con cui afferra il dragone, il<br />

serpente antico – cioè il <strong>di</strong>avolo, satana – e lo incatena <strong>per</strong> mille anni (Ap. 20: 1-<br />

2). Nell’anonima Canzone in <strong>la</strong>ude et honore del s. don Giouanni d’Austria<br />

l’incipit accosta <strong>di</strong>rettamente <strong>la</strong> figura dell’Asburgo all’invitto cavaliere del<br />

libro giovanneo:<br />

O dal ciel Cavalier <strong>di</strong>sceso, quando<br />

<strong>di</strong> te l’Italia tutta<br />

anzi tutta l’Europa, & l’Occidente<br />

maggior bisogno havea, che in strana lutta<br />

con l’Oriente stando<br />

temea <strong>di</strong> rimaner’ vinto, & <strong>per</strong>dente,<br />

se <strong>la</strong> tua man possente<br />

non fosse stata presta, ar<strong>di</strong>ta, & pronta<br />

a darli aiuto [...]<br />

(vv. 1-9) 40 .<br />

39 F. de ALDANA, La mujer militar que tiene el pecho (LIX), in Poesías castel<strong>la</strong>nas completas,<br />

e<strong>di</strong>ción de José Lara Garrido, Madrid, Cátedra, 1985, pp. 395-96.<br />

40 Canzone in <strong>la</strong>ude et honore del s. don Giouanni d’Austria, <strong>per</strong> <strong>la</strong> trionfante Vittoria de<br />

l’Armata Christiana, Contra i Turchi. Composta da un gentilissimo spirito. Con vna re<strong>la</strong>tione<br />

de tutto il successo seguito, nel<strong>la</strong> felice giornata, che si hebbe <strong>la</strong> Vittoria, [Venezia, 1571].<br />

Corsivo mio.<br />

111


Matteo Lefèvre<br />

E in un sonetto «Di Gio. Angelo Tirabosco, Aso<strong>la</strong>no» i vari capi del<strong>la</strong> Santa<br />

Lega vengono schierati – e lodati – uno a fianco all’altro nell’intento <strong>di</strong> catturare<br />

e imprigionare, in ortodossia con <strong>la</strong> profezia <strong>apocalittica</strong>, il serpente infernale,<br />

cioè l’armata turca, <strong>per</strong> i “consueti” mille anni:<br />

Pietro, Filippo, e’l buon Marco, & Giovanni,<br />

Giovanni, General <strong>di</strong> questa Impresa,<br />

<strong>la</strong> grande armata d’Oriente han presa,<br />

fatto, che viverà mille, & mill’anni.<br />

(vv. 1-4) 41 .<br />

Ovviamente, in questi versi, se i nomi <strong>di</strong> Filippo e Giovanni richiamano i<br />

due figli <strong>di</strong> Carlo V, Pietro rappresenta il proprio “successore” sul trono papale,<br />

cioè papa Pio V, così come san Marco simboleggia, <strong>per</strong> via del suo illustre<br />

patronato, <strong>la</strong> città <strong>di</strong> Venezia. Significativa è del resto tutta <strong>la</strong> simbologia “c<strong>la</strong>ssica”<br />

che riconduce ai <strong>per</strong>sonaggi <strong>di</strong> spicco che animarono <strong>la</strong> formazione del<strong>la</strong><br />

Lega e che sulle <strong>di</strong>verse navi combatterono il <strong>di</strong>abolico nemico in prima linea:<br />

l’Aqui<strong>la</strong> rappresenta l’Im<strong>per</strong>o e anche <strong>la</strong> Spagna <strong>di</strong> Filippo II, quest’ultima a<br />

volte raffigurata anche attraverso l’apostolo Giacomo, suo patrono; il Leone,<br />

storicamente, Venezia; <strong>la</strong> Croce e il Pastore simboleggiano il Papa; <strong>la</strong> Colonna,<br />

in <strong>per</strong>fetto stile petrarchista, richiama il Colonna, cioè il principe Marc’Antonio,<br />

esaltato in genere sia <strong>per</strong> le sue doti militari sia soprattutto <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua grande abilità<br />

<strong>di</strong>plomatica che dette in pratica vita al<strong>la</strong> Santa Lega; il Giglio rappresenta<br />

Firenze ecc. In molte liriche encomiastiche, secondo l’uso c<strong>la</strong>ssicistico, questi<br />

«Gran<strong>di</strong>» del secondo cinquecento vengono dunque raffigurati attraverso<br />

emblemi caratteristici del loro rango e del<strong>la</strong> loro tra<strong>di</strong>zione, tuttavia siffatta c<strong>la</strong>ssificazione<br />

e identificazione simbolica dei protagonisti, specie sul fronte animale,<br />

non risponde so<strong>la</strong>mente al<strong>la</strong> pratica poetica del secolo, bensì si ispira <strong>di</strong>rettamente<br />

al<strong>la</strong> complessa simbologia dell’Apocalisse. L’aqui<strong>la</strong>, ad esempio, è presenza<br />

cruciale tra le pagine del libro giovanneo mentre appare alta nel cielo<br />

dopo <strong>la</strong> quarta tromba, gridando i terrificanti tre «guai» agli abitanti del<strong>la</strong> terra,<br />

scan<strong>di</strong>ti dagli ultimi tre squilli. Una sintesi <strong>di</strong> tutta questa iconografia sia sul<br />

fronte cristiano che su quello ottomano si ha comunque nell’anonima canzone<br />

«Al Santiss. Sig. Papa Pio V», nei cui versi sono appunto elencate e lodate,<br />

attraverso i propri emblemi, le principali potenze dell’Armata cristiana contro i<br />

feroci ed empi turchi, tra<strong>di</strong>zionalmente in<strong>di</strong>cati, questi ultimi, dall’astro lunare:<br />

112<br />

Ma, che poteva un Lupo, un Can feroce,<br />

a l’Aqui<strong>la</strong>, al Leon, a l’Orso incontra?<br />

41 G. A. TIRABOSCO, Pietro, Filippo, e’l buon Marco, & Giovanni, in Raccolta <strong>di</strong> varii<br />

poemi Latini, Greci, e Volgari..., cit., p. 42v.


<strong>Immaginario</strong> e <strong>ideologia</strong> <strong>apocalittica</strong> <strong>nelle</strong> <strong>rime</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto<br />

A <strong>la</strong> Colonna? & contra<br />

a Christo? A i Santi, Pier, Iacomo, e Marco<br />

li dei bugiar<strong>di</strong> loro? & come scontra<br />

<strong>la</strong> lor non loro Luna l’alma Croce?<br />

(vv. 81-86) 42 .<br />

L’immaginario che sostiene le rappresentazioni dell’Armageddon apocalittico<br />

e lepantino si definisce ulteriormente <strong>nelle</strong> descrizioni mirabili e terrificanti<br />

del “nemico”. Nell’Apocalisse, e in partico<strong>la</strong>re nel momento dello scontro definitivo,<br />

il re del Male, cioè Satana, è raffigurato al<strong>la</strong> stregua <strong>di</strong> un drago enorme<br />

e rosso con <strong>di</strong>verse teste e corna. Scrive proprio Giovanni: «Scoppiò quin<strong>di</strong> una<br />

guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. [...] Il<br />

grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il <strong>di</strong>avolo [...], fu precipitato<br />

sul<strong>la</strong> terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli» (Ap. 12: 7-9).<br />

Allo stesso modo, dunque, <strong>nelle</strong> liriche composte <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto si<br />

declina un rosario <strong>di</strong> immagini dell’«empio Ottomano», avversario storico dell’Armata<br />

cristiana e nemico universale delle forze del Bene, che hanno una singo<strong>la</strong>re<br />

identità <strong>di</strong> intenti e vedute rispetto al testo giovanneo. Le rappresentazioni<br />

simboliche del Turco generano <strong>nelle</strong> <strong>di</strong>verse <strong>rime</strong> una proliferazione descrittiva<br />

che converge comunque verso <strong>la</strong> caratterizzazione mostruosa <strong>di</strong> quest’ultimo.<br />

Bartolomeo Malombra, nel<strong>la</strong> sua Nuova Canzone del<strong>la</strong> felicissima vittoria<br />

contra infideli, offre un primo e <strong>la</strong>mpante esempio <strong>di</strong> questo atteggiamento<br />

mentre descrive del nemico<br />

[...] il fiero dorso<br />

<strong>di</strong> doppie scaglie horribilmente armato<br />

da spaventar ogni animo più forte:<br />

e d’una testa in loco<br />

quaranta capi havea tutti <strong>di</strong> foco,<br />

folgorando <strong>per</strong> gli occhi empie faville<br />

e fiamme <strong>per</strong> le fauci a mille a mille;<br />

veramente ministro de <strong>la</strong> morte,<br />

parto già delle furie e del peccato,<br />

[...]<br />

(vv. 38-46) 43 .<br />

42 Almo spirto d’Amor, Bontade eterna («Al Santiss. Sig. Papa Pio V»), in Raccolta <strong>di</strong><br />

varii poemi Latini, Greci, e Volgari..., cit., pp. 17r-17v.<br />

43 Nuova Canzone del<strong>la</strong> felicissima vittoria contra infideli; <strong>di</strong> M. Bartolomeo Malombra,<br />

Venezia, s. n., 1571. Ad ulteriore testimonianza dell’analogia fortissima con le descrizioni<br />

presenti nell’Apocalisse, nel sonetto seguente, In fianco antico un giovenil valore («In lode<br />

dell’Invittissimo Generale il Sig. Sebastiano Veniero»), Malombra descrive il nemico sempre<br />

come un «rio Dracon» dalle «corna acute».<br />

113


Matteo Lefèvre<br />

In questo frangente i rife<strong>rime</strong>nti numerici non sembrano preludere ad ulteriori<br />

allusioni simboliche, ma senza dubbio col<strong>la</strong>borano anch’essi all’i<strong>per</strong>bolica<br />

mostruosità nel<strong>la</strong> cui sfera viene raffigurato il «gran Serpe infernale». E Malombra<br />

non è davvero il solo a <strong>la</strong>vorare in questa <strong>di</strong>rezione. Tra i Sonetti <strong>di</strong> M. Gio.<br />

Zarotto Iustinopolitano, sopra <strong>la</strong> guerra turchesca, ad esempio, è efficace l’immagine<br />

ante eventum del «mostro d’Oriente», che non sembra <strong>per</strong> niente <strong>di</strong>sposto<br />

a farsi sopraffare dal<strong>la</strong> flotta cristiana e si prepara a dar <strong>battaglia</strong> scatenando<br />

tutta <strong>la</strong> sua forza:<br />

S’ode muggir il mostro d’Oriente,<br />

e del futuro danno il segno appare,<br />

scuote <strong>la</strong> Terra, e’l Cielo fa turbare<br />

l’Aquilon geme, l’Austro, e l’Occidente.<br />

(vv. 1-4) 44 .<br />

Siamo <strong>di</strong> fronte ad uno scontro <strong>di</strong> civiltà, <strong>di</strong>pinto con i colori originali<br />

dell’Apocalisse e con questi ultimi elevato al rango <strong>di</strong> lotta definitiva tra il Bene<br />

e il Male nel mondo. La vittoria dell’«Armata Christiana» è imminente ma il<br />

prezzo da pagare sarà alto: se, da un <strong>la</strong>to, come afferma Giovanni, il serpente<br />

sarà vinto e il drago sconfitto si potrà osservare «sul<strong>la</strong> spiaggia del mare» – e<br />

qui le corrispondeze geografico-ambientali con <strong>la</strong> «Naval» sono fin troppo evidenti:<br />

lo scontro, com’è noto, si tenne nello specchio d’acqua delimitato dalle<br />

Isole Curzo<strong>la</strong>ne <strong>di</strong> fronte alle coste dalmate –, dall’altro, <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>la</strong>scerà <strong>la</strong><br />

sua macabra scia <strong>di</strong> sangue da una parte e dall’altra e si vedrà «il mar farsi vermiglio»,<br />

secondo il celebre topos dell’Apocalisse che descrive <strong>la</strong> tramutazione<br />

in sangue delle acque marine (Ap. 11: 6 e 16: 3). E <strong>per</strong> quest’ultimo aspetto<br />

recu<strong>per</strong>iamo, tra i molti, ancora dei versi che testimoniano <strong>la</strong> durezza e <strong>la</strong> ferocia<br />

del pur vittorioso scontro:<br />

Tutto fù il mar co<strong>per</strong>to in vista fiera<br />

d’hostil sangue, & <strong>di</strong> corpi, in cui ciascuna<br />

spada stimò pietà l’essere crudele.<br />

(vv. 55-57) 45 .<br />

Come abbiamo evidenziato in precedenza, se i vari principi cristiani sono<br />

rappresentati attraverso le icone più appropriate al<strong>la</strong> loro tra<strong>di</strong>zione e <strong>di</strong>gnità,<br />

44 M. G. ZAROTTO, S’ode muggir il mostro d’Oriente, in Sonetti <strong>di</strong> M. Gio. Zarotto Iustinopolitano,<br />

sopra <strong>la</strong> guerra turchesca. In allegrezza del<strong>la</strong> felicissima vittoria navale. Con<br />

l’essortatione fatta all’Imp. Acciò S. Maestà Cesarea entri in lega, Venezia, Onofrio Farri,<br />

1572.<br />

45 C. MAGNO, La bel<strong>la</strong> et dotta canzone..., cit.<br />

114


<strong>Immaginario</strong> e <strong>ideologia</strong> <strong>apocalittica</strong> <strong>nelle</strong> <strong>rime</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto<br />

anche i Turchi nell’immaginario dell’Europa occidentale, e in quello <strong>di</strong> queste<br />

<strong>rime</strong> in partico<strong>la</strong>re, quando non sono accostati a bestie feroci, vengono identificati<br />

<strong>per</strong> mezzo del<strong>la</strong> luna, del «maligno pianeta». E tale simbologia “lunare” si<br />

adatta al<strong>la</strong> <strong>per</strong>fezione alle modalità rappresentative e alle esigenze ideologiche<br />

che animano le composizioni poetiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> «Naval». Per prima cosa, <strong>la</strong> luna è<br />

a tutti gli effetti un elemento presente all’interno del libro dell’Apocalisse, e<br />

proprio in re<strong>la</strong>zione alle ragioni profonde del testo l’astro assume una forte connotazione<br />

negativa: <strong>la</strong> donna, che interviene quale figura salvifica dopo le sette<br />

trombe che hanno sconvolto l’or<strong>di</strong>ne del mondo, appare vestita <strong>di</strong> sole e con <strong>la</strong><br />

luna sotto i suoi pie<strong>di</strong>. La «Luna», nell’o<strong>per</strong>a <strong>di</strong> Giovanni <strong>di</strong> Pathmos, allude<br />

<strong>per</strong>ciò ai seguaci del<strong>la</strong> Bestia, ai nemici <strong>di</strong> Dio, generalmente allegorizzato dal<br />

Sole proprio <strong>per</strong>ché immagine che richiama fulgore e potenza. In secondo<br />

luogo, e in termini <strong>di</strong> più imme<strong>di</strong>ata riconoscibilità, <strong>la</strong> (mezza)luna campeggiava<br />

da secoli sul<strong>la</strong> ban<strong>di</strong>era dell’Im<strong>per</strong>o Ottomano, <strong>la</strong> cui mera vista atterriva<br />

ormai da generazioni le regioni che venivano investite <strong>per</strong> terra e <strong>per</strong> mare dalle<br />

incursioni degli «Infedeli». Circostanza, quest’ultima, che confermava purtroppo<br />

<strong>per</strong>fettamente <strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zionale equazione biblica «Sole:Bene=Luna:Male».<br />

Pertanto, l’associazione simbolica del<strong>la</strong> luna all’Is<strong>la</strong>m – in questa duplice valenza<br />

militare ed etnico-religiosa – rientrava <strong>per</strong>fettamente <strong>nelle</strong> logiche del<strong>la</strong> propaganda<br />

ufficiale e del<strong>la</strong> celebrazione poetica dei fatti <strong>di</strong> Lepanto. Solo <strong>per</strong><br />

riportare un paio <strong>di</strong> esempi tratti da un panorama piuttosto vasto e <strong>di</strong>fferenziato,<br />

nel<strong>la</strong> già menzionata Canzone in <strong>la</strong>ude et honore del s. don Giouanni d’Austria,<br />

l’anonimo autore loda il supremo comandante dell’impresa motivando l’elogio<br />

in questo modo:<br />

[...]<br />

<strong>per</strong>ché tu sol le corna<br />

<strong>di</strong> sì maligna Luna<br />

ecclisserai dopo tante ruine,<br />

con dar meglior Fortuna<br />

al principio del mondo, al mezzo, e al fine.<br />

(vv. 108-112) 46 .<br />

E a questi versi affianchiamo ancora quelli <strong>di</strong> Celio Magno, il quale senza<br />

dubbio riveste un ruolo para<strong>di</strong>gmatico in quanto alle strategie retoriche e alle<br />

procedure poetiche investite nel<strong>la</strong> consacrazione del<strong>la</strong> «Naval». Questi, secondo<br />

<strong>la</strong> consueta prospettiva simbolica (Luna=Im<strong>per</strong>o Ottomano), così commenta<br />

i meriti dei protagonisti dell’«Armata Christiana» e <strong>la</strong> conseguente sconfitta<br />

dei Turchi:<br />

46 Canzone in <strong>la</strong>ude et honore del s. don Giouanni d’Austria..., cit. Corsivo mio.<br />

115


Matteo Lefèvre<br />

Ma Pietro, & col Leon, l’Aqui<strong>la</strong> Hispana<br />

che contra l’Ottomana<br />

forza sì stretti il ciel pietoso unio;<br />

spinte ver lui l’invitte armate vele;<br />

fiaccaro i corni a <strong>la</strong> su<strong>per</strong>ba Luna,<br />

e strage fer de <strong>la</strong> nemica schiera.<br />

[...]<br />

Così giacque il nemico empio infedele,<br />

et vittoria dal ciel con preste penne<br />

a far d’huomini Dei <strong>per</strong> merto venne.<br />

(vv. 49-60) 47 .<br />

Nel testo giovanneo, dopo <strong>la</strong> drammatica ma necessaria e vittoriosa <strong>battaglia</strong><br />

del Bene contro il Male, il veggente <strong>di</strong> Pathmos ha <strong>la</strong> visione <strong>di</strong> «un nuovo cielo<br />

e una nuova terra», dove non saranno più né morte né affanni (Ap. 21: 1-4).<br />

Giovanni può annunciare l’avvento del Regno <strong>di</strong> Dio, profetizzato in lungo e in<br />

<strong>la</strong>rgo all’interno del Vecchio Testamento, e <strong>la</strong> nuova e santa città che scorge è <strong>la</strong><br />

«Gerusalemme celeste», adornata <strong>di</strong> oro e pietre preziose e in cui scorre «un<br />

fiume d’acqua viva e limpida come cristallo» (Ap. 22: 1) scaturito <strong>di</strong>rettamente<br />

dal trono dell’Altissimo. La visione giovannea contemp<strong>la</strong> infine anche alberi<br />

fruttuosi e rigogliosi e denota un clima <strong>di</strong> profonda e definitiva felicità: insomma,<br />

dopo lo scontro finale, <strong>la</strong> vittoria dell’Onnipotente dà inizio a una nuova era<br />

<strong>di</strong> pace, pienezza e pros<strong>per</strong>ità. Siamo <strong>di</strong> fronte a un altro motivo ricorrente che<br />

contrad<strong>di</strong>stingue in maniera decisiva le <strong>rime</strong> <strong>per</strong> il successo cristiano a Lepanto;<br />

ai cantori del<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong>, così attenti a sfruttare l’immaginario apocalittico <strong>nelle</strong><br />

proprie imprese poetiche, il carico <strong>di</strong> s<strong>per</strong>anza insito nel<strong>la</strong> profezia <strong>di</strong> Giovanni<br />

non può sfuggire: Satana è sconfitto, e con lui tutte le sue pompe, seduzioni e<br />

illusioni, e si annuncia in <strong>per</strong>petuum un’epoca felice, una sorta <strong>di</strong> Para<strong>di</strong>so in<br />

terra. Quasi tutte le liriche, sia sul fronte italiano che spagnolo, riconoscono<br />

infatti un’assoluta centralità tematica proprio all’annuncio-rive<strong>la</strong>zione – all’apocalisse<br />

appunto – <strong>di</strong> un’«età novel<strong>la</strong>», che secondo il volere del<strong>la</strong> Provvidenza<br />

<strong>di</strong>vina succede allo scontro epocale tra Bene e Male. Il che, riportato all’interno<br />

del tempo storico, <strong>per</strong> i poeti che vissero gli avvenimenti o quantomeno il clima<br />

del<strong>la</strong> «Naval» equivaleva a pronosticare, anzi a constatare, nei giorni successivi<br />

a quel fati<strong>di</strong>co 7 ottobre del 1571, l’avvento <strong>di</strong> una nuova epoca <strong>di</strong> pace <strong>per</strong> le<br />

potenze cristiane, epoca che faceva ad<strong>di</strong>rittura rinver<strong>di</strong>re i fasti – <strong>per</strong> <strong>la</strong> verità un<br />

po’ fuori tempo – del sogno universalistico, già <strong>di</strong> Carlo V e ora <strong>di</strong> Filippo II,<br />

47 C. MAGNO, La bel<strong>la</strong> et dotta canzone..., cit. Corsivo mio. Come anche nei versi citati<br />

in precedenza, <strong>la</strong> Luna, proprio in quanto astro maligno e <strong>di</strong>abolico, in analogia con le<br />

descrizioni del Drago e del<strong>la</strong> Bestia nel Libro dell’Apocalisse, è dotata frequentemente <strong>di</strong><br />

corna.<br />

116


che auspicava l’avvento <strong>di</strong> un unico «pastore» che reggesse le sorti del mondo<br />

nel nome <strong>di</strong> Cristo. La cronaca si inserisce nel tessuto misterioso dell’eternità:<br />

un’umanità – e una civiltà – che si vedeva <strong>di</strong> fronte all’abisso dei tempi, allo<br />

scontro più importante <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua medesima esistenza, <strong>per</strong>cepisce ora <strong>di</strong> essere<br />

nel mezzo del<strong>la</strong> plenitudo temporis; un’armata <strong>di</strong> nazioni fiaccate dai vizi dei<br />

loro stessi sovrani, dagli o<strong>di</strong> e dalle invi<strong>di</strong>e seco<strong>la</strong>ri si re<strong>di</strong>me – potere del<strong>la</strong><br />

<strong>di</strong>plomazia e del<strong>la</strong> paura... – e ottiene l’appoggio <strong>di</strong> Dio nel conflitto finale contro<br />

gli «Infedeli». Come aveva scritto Giovanni: «[...] <strong>la</strong> bestia fu catturata e con<br />

essa il falso profeta» (Ap. 19: 20); e quale più <strong>per</strong>fetto e preciso rife<strong>rime</strong>nto a<br />

Maometto e alle sue «rie ed empie genti»?<br />

Tra le pagine <strong>di</strong> canzonieri e miscel<strong>la</strong>nee destinati al<strong>la</strong> celebrazione del<strong>la</strong><br />

«Naval» l’annuncio del<strong>la</strong> nascita <strong>di</strong> un’età nuova occupa dunque le energie <strong>di</strong><br />

tutti i rimatori. Soprattutto, si sottolinea il contrasto tra l’oppressione dei tempi<br />

passati e il nuovo clima <strong>di</strong> pace e ottimismo post eventum. Giovan Battista<br />

Amaltheo, ad esempio, nel<strong>la</strong> già ricordata canzone All’Illustriss.mo et<br />

Eccellent.mo Sig. marc’Antonio Colonna, <strong>di</strong> qualità poetica nettamente su<strong>per</strong>iore<br />

a molte <strong>di</strong> queste liriche, al <strong>di</strong> là del<strong>la</strong> ripresa dei consueti topoi generali – in<br />

partico<strong>la</strong>re quelli riservati al<strong>la</strong> figura del Colonna, con <strong>la</strong> sottolineatura del<br />

gioco fonico e simbolico del<strong>la</strong> «colonna» che sostiene il peso dell’impresa –<br />

sembra voler offrire al lettore un quadro analitico del<strong>la</strong> situazione generale<br />

prima e dopo Lepanto:<br />

Prima:<br />

<strong>Immaginario</strong> e <strong>ideologia</strong> <strong>apocalittica</strong> <strong>nelle</strong> <strong>rime</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto<br />

Da l’Oriente più non venia’l Sole<br />

né’l pianeta d’amor, né i chiari giorni,<br />

ma <strong>di</strong> turbati venti atra procel<strong>la</strong>,<br />

et havea sgombre l’herbe, e le viole<br />

da i nostri <strong>di</strong>lettosi almi soggiorni,<br />

e tenea fosco il Ciel, chiusa ogni Stel<strong>la</strong><br />

Nebbia gravosa, e fel<strong>la</strong>,<br />

e s’alcuna talhor pur n’apparea,<br />

era importuna e rea,<br />

[...]<br />

e in verno era cangiata primavera.<br />

(vv. 14-26)<br />

Dopo:<br />

[...]<br />

e rivedran le Muse i sacri monti,<br />

e i lor cigni, e i lor fonti,<br />

gli antri, le piaggie, i fior, l’ombre, e gli allori<br />

(vv. 88-90)<br />

Al <strong>per</strong>iodo precedente al<strong>la</strong> vittoria corrisponde <strong>la</strong> descrizione <strong>di</strong> un mondo<br />

buio e cupo, agitato da una tempesta meteorologica e morale in cui anche <strong>la</strong><br />

natura è schiacciata dal<strong>la</strong> presenza del Male nel mondo; al contrario, <strong>la</strong> nova<br />

aetas, con i partico<strong>la</strong>ri del<strong>la</strong> rinascita naturale, propone un universo fresco e rin-<br />

117


Matteo Lefèvre<br />

novato, un clima sereno – anche qui sia in senso “naturalistico” che morale –<br />

che richiama da vicino il topos del locus amoenus. Proprio questo motivo, che<br />

con le sue varie sfumature domina l’universo c<strong>la</strong>ssicistico <strong>per</strong> tutto il secolo,<br />

offre un rife<strong>rime</strong>nto forte ai cantori dell’età nuova e del<strong>la</strong> rinascita del mondo<br />

cristiano in seguito al<strong>la</strong> provvidenziale vittoria. E come Giovanni proc<strong>la</strong>mava<br />

l’avvento del<strong>la</strong> Gerusalemme celeste in quanto luogo <strong>di</strong> eternità felice, così i<br />

poeti spagnoli e italiani cantano <strong>di</strong> un mondo rinnovato e pacificato, in armonia<br />

con <strong>la</strong> natura umana e <strong>di</strong>vina delle cose.<br />

Gabriele Fiamma, ad esempio, nell’intento <strong>di</strong> lodare il Signore a seguito<br />

del<strong>la</strong> vittoria nel<strong>la</strong> «Naval», riscrive vari salmi biblici <strong>di</strong> ringraziamento che<br />

alludono esplicitamente al<strong>la</strong> forza dell’Onnipotente al<strong>la</strong> guida del suo «gregge»<br />

e che si inseriscono in modo <strong>per</strong>fetto all’interno del<strong>la</strong> sfera etico-filosofica del<strong>la</strong><br />

renovatio. In partico<strong>la</strong>re, nel<strong>la</strong> prima delle due ottave del Salmo CL, così scrive<br />

Fiamma:<br />

La Gloria <strong>di</strong> colui che’l mondo regge<br />

cantate nel suo illustre, e santo albergo,<br />

voi, che sete il suo caro amato gregge;<br />

[...]<br />

<strong>di</strong>te <strong>la</strong> forza sua, <strong>la</strong> maestade:<br />

<strong>per</strong>ché l’inunda <strong>la</strong> futura etade.<br />

(vv. 1-3 e 7-8) 48 .<br />

E nel<strong>la</strong> successiva «parafrasi», il poeta delle Rime spirituali annuncia l’avvento<br />

<strong>di</strong> un’età nuova, ricca <strong>di</strong> pace e pros<strong>per</strong>ità e sorvegliata dallo sguardo<br />

<strong>di</strong>vino. Dopo lo scontro tra Bene e Male, tra Cristiani e «Infedeli», il «Re immortale»<br />

118<br />

[...]<br />

darà il suo arbitrio giusto,<br />

al mondo legge e norma;<br />

il Ciel <strong>di</strong> pace onusto,<br />

prenderà lieta forma;<br />

farà festa <strong>la</strong> terra,<br />

il salso regno, e quel ch’ei chiude e serra.<br />

Fiorito e verde il crine,<br />

gli arbori havranno tutti;<br />

le tempeste e le brine,<br />

non torran loro i frutti;<br />

poi ch’ei regnante viene,<br />

48 G. FIAMMA, La Gloria <strong>di</strong> colui che’l mondo regge, in Id., Parafrasi poetica sopra alcuni<br />

Salmi <strong>di</strong> David Profeta..., cit., p. 26r.


<strong>Immaginario</strong> e <strong>ideologia</strong> <strong>apocalittica</strong> <strong>nelle</strong> <strong>rime</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto<br />

e già del mondo ormai lo scettro tiene.<br />

Ovunque <strong>la</strong> terrena<br />

gente ha matino e sera;<br />

farà giustitia piena,<br />

con ferma fede intera,<br />

populo alcun non fia,<br />

che così dal Signor retto non sia.<br />

(vv. 55-72) 49 .<br />

Del resto, <strong>la</strong> reve<strong>la</strong>tio, appunto l’annuncio del<strong>la</strong> nascita <strong>di</strong> un’era nuova e<br />

felice – con il pendant già ricordato, e fin troppo abusato sul piano del<strong>la</strong> propaganda<br />

politica, <strong>di</strong> «un pastore e un ovile» – appare come un minimo comun<br />

denominatore <strong>di</strong> tutte le liriche che celebrano <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto: secondo<br />

<strong>la</strong> prospettiva <strong>apocalittica</strong>, lo scontro epocale e definitivo, storico eppure<br />

ultramondano, non può non presupporre successivamente l’avvento del<strong>la</strong> nova<br />

aetas. Giovanni Maria Ver<strong>di</strong>zotti, ad esempio, nel<strong>la</strong> sua Nova, & Dotta canzone<br />

nel<strong>la</strong> Gloriosa Vittoria contra Turchi proc<strong>la</strong>ma ad<strong>di</strong>rittura un ritorno<br />

dell’«età dell’oro»:<br />

Hor ch’i dì tristi, e negri<br />

sen vanno; hor ch’à noi torna<br />

l’età de l’oro, e l’alma pace prima:<br />

porta in questo, e’n quel clima<br />

l’alta nova Vittoria,<br />

i gran<strong>di</strong> honor concessi,<br />

gli ampi Regni promessi<br />

[...]<br />

(vv. 4-10) 50 .<br />

E <strong>la</strong> profezia <strong>apocalittica</strong> dell’avvento del Regnum Dei è riba<strong>di</strong>ta anche nel<strong>la</strong><br />

Canzone al Serenissimo Sig. D. Giovanni d’Austria Generale dell’Armata del<strong>la</strong><br />

Santissima Lega: qui, in partico<strong>la</strong>re, l’autore fonde insieme <strong>di</strong>versi motivi – da<br />

quelli del locus amoenus a quelli dell’ortodossia, culminanti nel<strong>la</strong> visione del<strong>la</strong><br />

Gerusalemme celeste – che comunque col<strong>la</strong>borano tutti al<strong>la</strong> definizione<br />

dell’«età beata» in seguito al<strong>la</strong> vittoria sui Turchi:<br />

[...]<br />

sarà tra noi de l’or l’età beata,<br />

che da tutte le Gratie accompagnata<br />

gioir farà <strong>di</strong> tutti i beni il Mondo.<br />

49 G. FIAMMA, Del gran Fattor’eterno, ivi, p. 26v.<br />

50 [G. M. VERDIZOTTI], Nova, & Dotta canzone nel<strong>la</strong> Gloriosa Vittoria contra Turchi,<br />

Venezia, Giorgio Angelieri, 1571.<br />

119


Matteo Lefèvre<br />

E <strong>la</strong> Vergine Astrea dal Ciel <strong>di</strong>scesa<br />

Caccierà i vitii de l’Inferno al fondo:<br />

e regnerà <strong>la</strong> Pace, e <strong>la</strong> Bontade.<br />

O fortunata etade.<br />

D’haver soverchio allhor cieco appetito<br />

non trarrò l’huomo à <strong>per</strong>igliosa impresa:<br />

né il troppo ardor <strong>la</strong> State, ò’l ghiaccio il Verno<br />

sarà d’oltraggio: correranno i fiumi<br />

<strong>di</strong> nettare, e <strong>di</strong> <strong>la</strong>tte in ogni riva:<br />

stilleran mel le quercie: e i lupi appresso<br />

gli agnelli havranno in pace un nido stesso:<br />

né produrran più l’herbe alcun veleno:<br />

che in buoni cangeransi i rei costumi<br />

d’ogni elemento: e con <strong>per</strong>petuo rito<br />

il Mondo fia senza <strong>di</strong>fetto alcuno,<br />

e, quasi una Città patria d’ognuno.<br />

(vv. 177-195) 51 .<br />

La giornata <strong>di</strong> Lepanto sembra segnare un autentico spartiacque tra un’era <strong>di</strong><br />

dolore, paura e sofferenza e l’inizio <strong>di</strong> una «fortunata etade»: <strong>per</strong> questa ragione<br />

molti poeti insistono nel sottolineare, in <strong>per</strong>fetto stile petrarchista, il giorno,<br />

l’ora, il luogo dello scontro come elementi ormai stabili <strong>di</strong> una data cruciale<br />

sotto il profilo storico e metastorico. Nel<strong>la</strong> già ricordata e adespota canzone «Al<br />

Santiss. Sig. Papa Pio V» il giorno del<strong>la</strong> vittoria inaugura una cesura epocale<br />

che sancisce <strong>la</strong> sconfitta definitiva del male nel mondo:<br />

120<br />

Che più, che più resta à temerne hormai?<br />

O quanto fia questa Vittoria lieta,<br />

<strong>di</strong> cui termine & meta<br />

fia l’Oceano intorno, & quanto il Sole<br />

vede de l’ampia mole<br />

de <strong>la</strong> terra, & de l’onde.<br />

[...]<br />

Nel mille cinquecento e settant’uno,<br />

il dì sette d’Ottobre, a l’hora quinta;<br />

fu l’Idra presa e vinta,<br />

che ne l’Ambracio seno ascosa giacque,<br />

et con mille catene insieme avvinta.<br />

(vv. 104-115) 52 .<br />

51 Dagli antri ascosa hor fuori à l’aria sorgi («Canzone al Serenissimo Sig. D. Giovanni<br />

d’Austria Generale dell’Armata del<strong>la</strong> Santissima Lega»), ivi, pp. 69r-69v.<br />

52 Almo spirto d’Amor, Bontade eterna..., cit., pp. 17v-18r.


<strong>Immaginario</strong> e <strong>ideologia</strong> <strong>apocalittica</strong> <strong>nelle</strong> <strong>rime</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto<br />

La precisione del<strong>la</strong> data e <strong>per</strong>fino dell’ora del<strong>la</strong> «Naval», dunque, fa pensare<br />

alle in<strong>di</strong>cazioni profetiche del<strong>la</strong> Bibbia, all’ineluttabilità con cui <strong>la</strong> Provvidenza<br />

<strong>di</strong>vina si manifesta nel<strong>la</strong> storia dell’uomo mo<strong>di</strong>ficando<strong>la</strong> in modo incontrovertibile.<br />

Il giorno del<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto equivale a un giorno del giu<strong>di</strong>zio, il cui<br />

responso positivo promette un’era <strong>di</strong> pace e libertà.<br />

Nel<strong>la</strong> Canzone <strong>di</strong> Andrea Brabante Rho<strong>di</strong>gino, <strong>la</strong> descrizione del<strong>la</strong> nova<br />

aetas seguita al conflitto si attiene invece scrupolosamente ai parametri del<strong>la</strong><br />

rappresentazione c<strong>la</strong>ssica, topica, dell’età dell’oro:<br />

Ride l’Aria, <strong>la</strong> Terra, il Cielo, e i mari;<br />

i fiumi corrono mansueti e chiari<br />

<strong>di</strong> ricche gemme il fondo ornati, e d’oro;<br />

tutti i dumi amorose<br />

hanno viole, acantho, gigli, e rose.<br />

(vv. 103-107) 53 .<br />

E in un’altra canzone <strong>di</strong> questa stessa miscel<strong>la</strong>nea Arca<strong>di</strong>a sembra aver trovato<br />

nuovo spazio sul<strong>la</strong> terra mentre il trionfo <strong>di</strong> una natura rigogliosa annuncia<br />

una «<strong>per</strong>petua primavera» <strong>per</strong> tutta l’Europa cristiana sotto gli auspici <strong>di</strong> papa<br />

Pio V:<br />

Hor, sotto i santi suoi sacrati auspici,<br />

torna il dolce giocondo secol d’oro,<br />

che i dì <strong>rime</strong>na, & le notti felici,<br />

carchi <strong>di</strong> verde alloro,<br />

nel suo mese Natale hai <strong>la</strong> Vittoria,<br />

ond’Illustre sormonti à tanta gloria,<br />

le rose poi, che d’or<strong>di</strong>ne del cielo,<br />

nel suo scudo <strong>di</strong>pinse eterna mano<br />

<strong>di</strong>mostrarono al mondo <strong>di</strong> lontano<br />

quel ch’or le rose, tra <strong>la</strong> neve, e’l gelo,<br />

mostran da presso; & è, che gioia intera<br />

ti promette <strong>per</strong>petua primavera.<br />

(vv. 97-108) 54 .<br />

Sul fronte spagnolo i rimatori che impegnano le proprie energie nel<strong>la</strong> celebrazione<br />

del<strong>la</strong> vittoriosa <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto si soffermano anch’essi sul<strong>la</strong> presa<br />

<strong>di</strong> coscienza del<strong>la</strong> nascita <strong>di</strong> un’«età novel<strong>la</strong>», ma <strong>per</strong> lo più preferiscono mettere<br />

in evidenza i meriti del proprio sovrano, Filippo II, e del suo valoroso fratel-<br />

53 Dive che’l sacro e venerando colle («Canzone <strong>di</strong> Andrea Brabante Rho<strong>di</strong>gino»), in<br />

Raccolta <strong>di</strong> varii poemi Latini, Greci, e Volgari..., cit, p. 30r.<br />

54 La Vergine, che d’Adria nel mar siede, ivi, pp. 32r-32v.<br />

121


Matteo Lefèvre<br />

lo, don Juan de Austria. Se i poeti italiani cantano <strong>di</strong> un mondo rinnovato, <strong>di</strong><br />

una sorta <strong>di</strong> Para<strong>di</strong>so terrestre in cui è Dio stesso a garantire pace e benessere, i<br />

letterati iberici attribuiscono <strong>per</strong> lo più queste virtù <strong>di</strong> sorveglianza e giusta<br />

“amministrazione” – ovviamente sempre su provvidenziale commissione <strong>di</strong>vina<br />

– al proprio monarca, che vantava un curriculum ben assortito in fatto <strong>di</strong> lotta<br />

contro i nemici del<strong>la</strong> cristianità. Se infatti Fernando de Herrera, mantenendo il<br />

consueto tono alto e solenne, inaugura <strong>la</strong> sua Canción 55 con due versi che<br />

appaiono inneggiare <strong>di</strong>rettamente all’Onnipotente e inquadrano <strong>la</strong> canzone in<br />

una prospettiva da salmo <strong>di</strong> ringraziamento:<br />

Cantemos al Señor, que en <strong>la</strong> l<strong>la</strong>nura<br />

venció del mar al enemigo fiero<br />

(vv. 1-2),<br />

dal canto suo e in modo più esplicito Francisco de Aldana conferma tale pre<strong>di</strong>lezione<br />

<strong>per</strong> il proprio sovrano proponendo, in un famoso sonetto <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

«Naval» (Al Rey don Felipe, Nuestro Señor), un elogio <strong>di</strong> Filippo II orientato<br />

sostanzialmente a confermare <strong>la</strong> missione <strong>di</strong> quest’ultimo quale unico e fidato<br />

guar<strong>di</strong>ano del gregge <strong>di</strong> Dio sul<strong>la</strong> terra:<br />

Desde <strong>la</strong> eternidad, antes que el cielo<br />

amaneciese al mundo el p<strong>rime</strong>r día,<br />

nombrado, ¡oh gran Felipe!, Dios te había<br />

por rey universal de todo el suelo;<br />

y así como esparció con tanto celo<br />

Bautista <strong>la</strong> venida del Mesía,<br />

así ora Juan de un polo al otro envía,<br />

tras su fama inmortal, tu cetro a vuelo.<br />

Ha seis mil años casi que camina<br />

el mundo con el tiempo, a consagrarte<br />

<strong>la</strong> grey <strong>di</strong>versa reducida en una.<br />

¡Oh cómo en tí paró <strong>la</strong> edad más <strong>di</strong>na<br />

bien <strong>di</strong>namente, y va tras tu estandarte<br />

<strong>la</strong> gente, el mundo, el tiempo y <strong>la</strong> fortuna 56 .<br />

E tutto questo spiegamento <strong>di</strong> forze retoriche, che continuano organicamente<br />

il <strong>la</strong>voro <strong>di</strong> quelle militari, non fa altro che confermare ancora una volta, sul<br />

piano del<strong>la</strong> propaganda, il tentativo <strong>di</strong> aggiornamento dell’ormai decennale – e<br />

frustrata – tesi politica del<strong>la</strong> riunificazione <strong>di</strong> tutta <strong>la</strong> cristianità – o almeno <strong>di</strong><br />

55 F. de HERRERA, Cantemos al Señor..., cit.<br />

56 F. de ALDANA, Desde <strong>la</strong> eternidad, antes que el cielo (LII), in ID., Poesías castel<strong>la</strong>nas<br />

completas, cit., pp. 381-382.<br />

122


<strong>Immaginario</strong> e <strong>ideologia</strong> <strong>apocalittica</strong> <strong>nelle</strong> <strong>rime</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto<br />

quel<strong>la</strong> <strong>di</strong>sponibile dopo Trento... – sotto un solo monarca che governasse appunto<br />

secondo i principi cristiani.<br />

Nonostante l’apocalisse lepantina e <strong>la</strong> campagna “me<strong>di</strong>atica” intrapresa <strong>per</strong><br />

<strong>la</strong> celebrazione dell’evento, l’auspicato annuncio del<strong>la</strong> «fine dei tempi» e dell’avvento<br />

<strong>di</strong> una nuova epoca felice non sembrò tuttavia ottenere conferma nel<strong>la</strong><br />

realtà. La propaganda, con tutte le sfumature e le parzialità del caso, fece il suo<br />

dovere, ma le nazioni cristiane non si videro presto riunite e custo<strong>di</strong>te sotto<br />

un’unica a<strong>la</strong> protettrice; al contrario, nuovi e consueti <strong>di</strong>ssi<strong>di</strong> agitarono le<br />

coscienze <strong>di</strong> sud<strong>di</strong>ti e sovrani e smagliarono rapidamente <strong>la</strong> rete <strong>di</strong>plomatica<br />

così abilmente intessuta nei mesi precedenti <strong>la</strong> «Naval». Inoltre, l’Im<strong>per</strong>o ottomano,<br />

il presunto esercito del Male, lungi dall’essere definitivamente sconfitto,<br />

non tardò a rialzare <strong>la</strong> testa e già negli anni seguenti ricominciò a turbare i sonni<br />

degli umili e dei potenti d’Europa sia lungo le coste che nell’entroterra. Se i<br />

nemici storici del<strong>la</strong> cristianità venivano in<strong>di</strong>viduati fin dagli anni <strong>di</strong> Carlo V, da<br />

un <strong>la</strong>to, nello scisma protestante, dall’altro, nell’Im<strong>per</strong>o turco, gli anni imme<strong>di</strong>atamente<br />

successivi al<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Lepanto <strong>di</strong>mostrarono come i «Principi christiani»<br />

del secondo cinquecento non solo non avessero risolto i problemi né sull’uno<br />

né sull’altro fronte, ma neppure quelli interni ai propri insicuri confini.<br />

Sorvo<strong>la</strong>ndo sui vari episo<strong>di</strong> del<strong>la</strong> riscossa turca, <strong>la</strong> cattolica Spagna si impe<strong>la</strong>gò<br />

<strong>di</strong> lì a poco in un’altra crociata <strong>di</strong> carattere ideologico – ma che in realtà era<br />

anch’essa, e forse soprattutto, <strong>di</strong> natura economico-strategica – contro <strong>la</strong> scismatica<br />

Inghilterra dell’audace Elisabetta I, crociata dal<strong>la</strong> quale uscì <strong>di</strong>ssanguata<br />

su tutti i fronti, da quello economico a quello del prestigio internazionale. Gli<br />

stati italiani, da Firenze a Venezia allo Stato pontificio, anche se non conobbero<br />

un’autentica destabilizzazione dovuta al<strong>la</strong> <strong>di</strong>ffusione delle idee del<strong>la</strong> Riforma,<br />

mostrando fedeltà al<strong>la</strong> propria tra<strong>di</strong>zione riattizzarono tempestivamente il braciere<br />

del<strong>la</strong> <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>a. La Francia, governata fino a un paio <strong>di</strong> decenni prima <strong>di</strong><br />

Lepanto da un «Re cristianissimo», fu invece investita con violenza inau<strong>di</strong>ta dal<br />

conflitto politico-religioso tra il partito cattolico e quello ugonotto <strong>per</strong> <strong>la</strong> successione<br />

al trono. E i territori tedeschi, che già conoscevano da qualche decennio<br />

vantaggi e svantaggi dell’eterogeneità religiosa e giuri<strong>di</strong>ca, continuarono ognuno<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> propria strada con una politica a seconda dei casi anti- o filoim<strong>per</strong>iale,<br />

che comunque avrebbe condotto tutti, alcuni decenni dopo, al<strong>la</strong> Guerra dei<br />

Trent’anni.<br />

Un’Europa <strong>di</strong>visa e frammentata, dunque: <strong>la</strong> stessa eco del<strong>la</strong> propaganda <strong>di</strong><br />

Lepanto e dell’«Armata Christiana» si esaurì molto presto. E così bastarono<br />

pochi anni, mesi forse, <strong>per</strong>ché le acque delle Isole Curzo<strong>la</strong>ne che tanto erano<br />

apparse calme dopo <strong>la</strong> «Naval» riprendessero ad agitarsi e a riportare in su<strong>per</strong>ficie<br />

le ataviche debolezze e gli antichi torbi<strong>di</strong> del<strong>la</strong> politica <strong>di</strong> un Vecchio<br />

Continente tutt’altro che pacificato e tutt’altro che “cristiano”.<br />

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